KASHMIR
Il Kashmir è la parte più occidentale dell’Himalaia indiano, le valli assomigliano ad alcune delle nostre aree alpine, con foreste di conifere e monti glaciali, tra cui il Kolohoi, alto circa 5800 metri, è il più ardito. In diverse parti della regione ci sono dei sentieri interessanti, ma purtroppo le zone di montagna più remote abitate dalle popolazioni musulmane sono ancora per la gran parte da considerarsi poco sicure, e ci si augura che non passi troppo tempo prima di poterci tornare con tranquillità.
Nella regione del Kolohoi vi sono infatti alcuni percorsi molto belli, iniziando dal sentiero che collega le valli di Pahalgam e Sonamarg, utilizzato dai pellegrini induisti che ogni estate si recano alla grotta di Amarnath per venerare il lingam di ghiaccio, con alcune belle varianti che da Liddervat portano a sud ovest di Sonamarg o ad est fino al fiume Suru, verso il Ladakh e lo Zanskar.
Nel sud est del Kashmir, verso il Lahaul, si trova poi l’interessante regione di Kishtwar, da dove sono possibili dei percorsi di trekking in aree poco esplorate che portano fino in Zanskar; tra questi il più conosciuto è il sentiero del passo dell’Umasi.
ZANSKAR
Nel centro dello Zanskar si trova l’ampia valle formata dalla confluenza del Dado con lo Tsarap che dà origine al poderoso fiume Zanskar, dove sono ubicati i villaggi ed i monasteri principali della regione, la vecchia capitale, Zangla,e l’attuale piccolo centro amministrativo, Padum. Esiste solo una strada che giunge fin qui risalendo la gola del Suru ai piedi del Nun Kun, un colosso che supera i 7000 metri di quota, ed il valico del Pensi, che è transitabile per circa quattro mesi all’anno. L’unica esoterica alternativa per un accesso invernale nella regione è l’ormai famoso trekking del
Chadar, che segue le acque gelate del fiume Zanskar partendo in Ladakh a sud di Chilling, percorribile solitamente tra metà gennaio e febbraio – ma la fattibilità di questa avventurosissima e potenzialmente pericolosa spedizione va sempre verificata attentamente perché le condizioni di congelamento del fiume possono variare molto di anno in anno. All’interno della regione una strada in parte sterrata segue il circuito della grande vallata dello Zanskar toccandone i villaggi principali ed una diramazione nei pressi di Ating, un villaggio situato lungo il fiume Doda, porta all’eremo di Dzongkul. C’è poi una strada jeeppabile che risale il fiume Tsarap da Padum: in futuro dovrebbe giungere fino a Darcha in Lahaul ma per ora non arriva molto oltre il Gompa di Mune. Tutto il resto di questa vasta area himalaiana è percorribile solo a piedi. La mappa dei sentieri è ampia e variegata. Ve ne sono alcuni che portano dallo Zanskar verso nord alla valle dell’Indo, di cui due sono i più utilizzati, uno più breve da Rangdum porta alla base occidentale del passo del Fatu, vicino a Lamayuru; l’altro, il più frequentato, conduce a Lingshed Gompa e Photoksar e da qui a Wanla e Lamayuru, con una serie di possibili varianti. Molti camminatori utilizzano il secondo partendo da nord e giunti in Zanskar proseguono lungo la valle dello Tsarap fino al passo di Shinku che porta a Darcha in Lahaul, compiendo quella che è divenuta una delle traversate classiche dell’Himalaia; un percorso bello e vario che ha la sola pecca di seguire per un tratto le mulattiere jeeppabili della valle di Zangla e Padum, e preferendolo si può fare questo tratto con i veicoli. Risalendo lo Tsarap, invece di puntare al Lahaul, un’alternativa interessante è attraverso il passo più settentrionale di Phirtse che conduce nella zona di Serchu in Rupshu, tra i passi del Baralacha e di Lachlung della strada che sale da Manali. Ma la vera chicca si trova in una valle laterale dello Tsarap oltre il villaggio di Ichar, che conduce in poche ore al monastero di Phuktal, uno dei siti più spettacolari dell’Himalaia. Se da qui si prosegue lungo la stessa valle, in 3 giorni circa si può tornare nel bacino dello Zanskar emergendo da un passo sopra al Gompa di Thongde.
La regione ad est di Zangla è una delle parti più tortuose e incavate, con canyon stretti dove bisogna fare i conti con guadi che possono essere impraticabili se la portanza dei torrenti è forte e con molti dislivelli particolarmente marcati. Ma vi sono alcuni percorsi eccezionali, il più noto conduce fino alla valle di Markha in Ladakh, e da qui a Hemis o Chilling. Molto belli sono anche i percorsi che escono verso Alchi a nord o verso Kharnak in Rupshu, a sud est del Kang Yaze.
Verso sud vi sono diversi sentieri, tutti piuttosto avventurosi e poco frequentati, che portano nel nord ovest del Lahaul o nel sud est del Kashmir. Un percorso affascinante parte dal villaggio di Ating e risale la valle dell’eremo di Dzongkul valicando il passo glaciale dell’Umasi, attraverso le ripidissime e pressoché sconosciute montagne del Sikle Moon, una catena che giunge fino ai bordi del grandioso ghiacciaio che si ammira dal passo del Pensi quando si arriva con le jeep da Rangdum verso la valle del Dado. Ancora più ad ovest alcuni sentieri portano a meridione del gruppo del Nun Kun emergendo nella regione di Kishtwar, dove la maggioranza della popolazione è musulmana. Tutti questi percorsi meridionali vanno valutati anche in funzione della situazione locale, che cambia di anno in anno a causa della presenza di banditi islamici: è perciò necessario avere informazioni recenti e precise su quali parti sono percorribili senza problemi.
LADAKH
Il riferimento principale della regione è dato dal corso del fiume Indo, che l’attraversa fluendo da est verso ovest. A nord del fiume ci sono alcuni sentieri che scavalcano le montagne verso Nubra, in alternativa alla strada del Kardong La, sfruttando dei passi un poco più bassi. Ad ovest di Leh sul versante settentrionale dell’Indo si trova un percorso facile ma molto interessante, che si sviluppa tra Likir e Temisgum,
Monasteri dell’Indo, con tratti dove ci sono mulattiere jeeppabili e parti dove c’è solo il sentiero.
Ma i tracciati principali del Ladakh sono tutti a sud dell’Indo; iniziando da est vi sono i grandiosi sentieri della
valle di Markha che formano un grande circuito attorno alla catena dello Stock Kangri e portano ai piedi del Kang Yaze. Oltre all’anello classico si possono disegnare percorsi molto più ampi raggiungendo le regioni del Rupshu, transitando prima dalla valle di Gya o arrivandovi direttamente da Kharnak e Dat alle spalle del Kang Yaze; e per i più avventurosi da Kharnak si può arrivare fino in Zanskar. Tra questa regione e la zona più ad ovest, dove si trova Lamayuru e da dove partono i sentieri più classici per lo Zanskar, si trova un’interessante rete di sentieri che collegano la vallata di Chilling, un villaggetto sul fiume Zanskar che è uno dei possibili punti d’imbocco o uscita di Markha, con Sumdo e da qui Alchi o Mogyu; oppure si può scegliere il percorso che porta verso la valle di Wanla nei pressi di Lamayuru.
RUPSHU
L’altopiano del Rupshu è situato per la gran parte a sud del fiume Indo, un vasto spazio tra Ladakh e Spiti che custodisce alcuni stupendi laghi, di cui i maggiori sono Tso Kar e Tso Moriri, uno specchio turchese lungo circa 30 km. Una porzione è situata a nord del fiume, dove si trova il lago di Pangong, ma qui il trekking è vietato perché si è a ridosso del confine con il Tibet a dominio cinese. Nel Rupshu la base delle valli è sempre sopra i 4000 metri e vi sono dei meravigliosi percorsi che si svolgono tutti in alta quota ma che spesso non richiedono di cimentarsi con troppi dislivelli in salita. Ad ovest della strada che collega Manali al Ladakh si trovano dei sentieri poco frequentati che esplorano la regione che va da Kharnak, a ridosso del Kang Yaze, fino alle vallate del passo del Lachlung, belli di per sé ed a volte utilizzati come parte di un trekking che arriva in Zanskar.
I sentieri più rinomati sono nella regione dei due grandi laghi, con diverse opzioni, tutte entusiasmanti. Partendo dalla valle di Gya, dove la strada per Manali si inerpica verso il passo del Taklang, si può raggiungere il bacino di Tso Kar e da qui proseguire verso il lago di Tso Moriri; per chi ha problemi di tempo anche solo una delle due sezioni vale assolutamente la pena, e dovendo scegliere la nostra preferenza va sul tratto tra Nuruchen, a sud di Tso Kar, e Tso Moriri: si godono panoramiche stupende sui due laghi e si incontrano quasi sempre accampamenti di nomadi. È molto bello anche il sentiero che si sviluppa attorno al lago di Tso Moriri, e si possono raggiungere anche dei laghi più ad est; una via stupenda segue la costa occidentale e, poco oltre il lago a sud, devia verso ovest giungendo in pochi giorni a Pang, sulla strada di Manali. Proseguendo verso sud si arriva invece in Spiti.
LAHAUL E SPITI
Il Lahaul è incastonato tra il Kashmir ad ovest, lo Zanskar a nord, il Rupshu a nord est, lo Spiti ad est e l’Himachal a sud. La maggior parte dei visitatori vi transita per andare in Ladakh o ne visita la valle di Chandra per collegarsi allo Spiti, anche se a Keylong, il centro principale, e nei dintorni ci sarebbero molti siti interessanti da visitare. Per il trekking la regione è solitamente solo un punto di partenza o di arrivo delle grandi traversate che portano in Zanskar, ma le possibilità sono varie. A nord del passo del Rothang, porta di accesso alla regione giungendo da Manali, la strada che prosegue verso est arrivando al valico del Kunzum si snoda tra colossali guglie granitiche dove possenti ghiacciai fanno capolino: sono i versanti settentrionali di una delle regioni più selvagge, dove ci sono vaghe tracce di sentieri che portano alla catena del Pin Parbati, ma sono tutti estremamente difficili e non ci sono guide che conoscano bene il territorio, è quindi necessario organizzare delle vere spedizioni esplorative. Un sentiero bello e fattibile si trova nella vallata del lago di Chandra Tal, poco più a nord del passo del Kunzum, e conduce al passo del Baracha, dove arriva la strada che sale da Keylong. Ad est del Kunzum si entra nello Spiti, dove i percorsi principali per il trekking sono due, il più importante parte da Kibber nei pressi di Kaza, un paesotto elevato a capitale della regione, ed arriva in Rupshu al lago di Tso Moriri. La parte iniziale passa due canyon che separano una vasta area di pasture e quindi s’impenna risalendo un passo oltre i 5000 metri con un piccolo ghiacciaio sul lato settentrionale, oltre il quale si resta poi sempre sopra i 4500 metri seguendo le stupende valli del Rupshu fino al grande lago: per via di questa conformazione Amitaba suggerisce sempre di partire da nord, piuttosto che iniziare da Kibber. L’altro sentiero, più breve e tutto in Spiti, collega i villaggi di Tag Yud e Lhalung seguendo le creste ed i dirupi dei monti ad est della valle principale. La linea disegnata da questi due percorsi corrisponde approssimativamente al limite di accessibilità verso est concesso ai visitatori, perché in questa parte dell’Himalaia indiano si è vicinissimi al confine con il Tibet a dominio cinese, un territorio militare.
Ad ovest dello Spiti, verso l’Himachal, si frappongono catene di montagne estremamente selvagge; ma dalla valle di Kungri in Spiti si può arrivare alla regione di Manali compiendo la traversata del Pin Parbati, impiegando un minimo di 8 giorni. È un percorso piuttosto impegnativo ma fattibile da persone esperte e per questa via si riescono a trovare alcune affidabili guide locali e cavallai dell’Himachal disposti a fare il trasporto dei materiali; si tenga presente che l’organizzazione della spedizione va predisposta con buon anticipo.
HIMACHAL
La straordinaria barriera di monti che delimita l’Himachal dalle regioni del Lahaul e dello Spiti è attraversata da pochi sentieri che si prestano a percorsi a piedi particolarmente avventurosi; il più spettacolare è attraverso la catena del Pin Parbati, che partendo dai pressi di Manali arriva alla valle di Kungri in Spiti, toccando luoghi dove non è raro avvistare il leopardo delle nevi! Ma la gran parte di questa vastissima regione di grandiosi monti impervi è pressoché irraggiungibile e quasi disabitata. Nelle parti più meridionali dell’Himachal, ad esempio sui monti di Dharamsala, o anche nei dintorni di Manali, sono invece possibili belle passeggiate o trekking non eccessivamente impegnativi di pochi giorni.
GARWAL
Se ci si addentra nelle valli più settentrionali dell’Uttarkhand si accede alla regione del Garwal, dove sono ubicati i percorsi che portano alle fonti del Gange: Yamunotri, Gangotri, Kedarnath e Badrinath. Gangotri e Badrinath sono raggiungibili in auto, ma le strade di accesso aprono di solito non prima della fine di maggio e chiudono verso fine settembre. Se si desidera visitare gli altri siti o giungere oltre Gangotri a Gaumuck, ovvero alla bocca del ghiacciaio dove sgorga il Gange, spingersi da qui a Tapovan ai piedi del monte Shivling, ci si deve muovere a piedi. In questo si è usualmente in buona compagnia: moltissimi indiani seguono questi pellegrinaggi, e si incontrano anche molti Sadhu e Swami, più qualche ricca signora indiana portata a spalle sulla portantina… Oltre all’interesse culturale, la regione è di per sé splendida da un punto di vista naturale, con vette che arrivano fino al culmine dei 7816 metri del Nanda Devi e molti monti entrati nella leggenda dell’alpinismo.
Nel Garwal sono possibili numerosi percorsi di trekking ed anche epiche traversate in alta quota, tra cui lo stupendo collegamento tra i ghiacciai di Gangotri e Bradinath, o esperienze più accessibili come l’esplorazione della “Valle dei fiori” nella regione del Nanda Devi. Per una visione d’insieme di come poter percorrere al meglio la regione può essere interessante vedere questo programma:
Gangotri, le fonti del Gange.SIKKIM
Il Sikkim è una regione himalaiana arborea incuneata tra il Nepal e il Bhutan, che confina a nord con il Tibet. La possente mole del Kanchendzonga, terzo per altezza al mondo ma il meno scalato tra i colossi, è una presenza costante di queste valli, e ne colora miti e leggende. I due percorsi di trekking più rinomati hanno le visuali di questo gigante come loro motivo principe, anche se in realtà l’ambiente che percorrono è di per sé molto bello. Il sentiero più conosciuto parte dall’antica capitale di Yuksom, nell’ovest della regione, e risalendo un ambiente incontaminato con foreste vergini di rododendri e pasture di yak arriva al passo di Goeche, finestra che si affaccia sulle pareti inaccessibili del Kanchendzonga; le tappe sono riportate nella pagina
Trekking in Sikkim. Un altro percorso entusiasmante ma abbastanza impegnativo parte più a nord ed arriva fino al Lago Verde, al cospetto della formidabile parete est.