Tibet
I grandi Festival del Kham
Celebrazioni estive a Kandze, Palpung, Pelyul e Litang

Palpung Gompa

Sekyelgo, tempio Mani

Kandze Gompa

Donna del Kham

Pewar Gompa









Sintesi del viaggio
Il viaggio si svolge nelle regioni storiche del Kham, il Tibet Orientale, in un ampio territorio che il governo cinese ha inglobato nello stato del Sichuan. In questo periodo dell’anno si tengono i festival più importanti; il circuito previsto segue un ampio anello che, partendo e rientrando da Chengdu, tocca le località più significative ed arriva in quattro di queste durante lo svolgimento di bellissime ricorrenze: a Kandze, Palpung, Pelyul e Litang.
Si deve però tener presente che a volte le autorità vietano, anche all’ultimo momento, il loro svolgimento, ed il fatto che nel 2018 non vi siano stati problemi non è una garanzia assoluta per il 2019. Ma, anche se capitasse la sfortuna di qualche cancellazione, il viaggio non perderebbe di contenuto, perché le aree ed i siti che si esplorano sono assolutamente meritevoli a prescindere dagli eventi di folclore. S’incontra la sorprendente vitalità del mondo tibetano, che qui ha mantenuto vive ed intense le proprie tradizioni, si visitano territori che spaziano da altissime montagne coperte dai ghiacci a valli ricche di foreste, solcate da fiumi dalla forza impetuosa, praterie d’alta quota punteggiate dalle scure tende di pelo di yak, le case dei clan nomadi, e si visitano templi di qualità e raffinatezza sorprendente. Un tour che sicuramente resterà nel cuore tra le belle esperienze della vita!
- Chengdu
- Kanding
- Lhagang
- Garthar Chode
- Dawu
- Kandze
- Derge
- Palpung
- Katok Dorjeden
- Pelyul
- Yarchen Gar
- Litang
Presentazione del viaggio
Si deve però tener presente che a volte le autorità vietano, anche all’ultimo momento, il loro svolgimento, ed il fatto che nel 2018 non vi siano stati problemi non è una garanzia assoluta per il 2019. Ma, anche se capitasse la sfortuna di qualche cancellazione, il viaggio non perderebbe di contenuto, perché le aree ed i siti che si esplorano sono assolutamente meritevoli a prescindere dagli eventi di folclore. S’incontra la sorprendente vitalità del mondo tibetano, che qui ha mantenuto vive ed intense le proprie tradizioni, si visitano territori che spaziano da altissime montagne coperte dai ghiacci a valli ricche di foreste, solcate da fiumi dalla forza impetuosa, praterie d’alta quota punteggiate dalle scure tende di pelo di yak, le case dei clan nomadi, e si visitano templi di qualità e raffinatezza sorprendente. Un tour che sicuramente resterà nel cuore tra le belle esperienze della vita!
I dettagli del viaggio sono indicati nella descrizione del programma.
IL TIBET ORIENTALE, UNA NOTA GENERALE
La gran parte delle vaste regioni tibetane dell’Amdo e del Kham in seguito all’invasione cinese sono state inglobate nelle province del Qingai, Gansu, Sichuan e Yunnan, ma in questi territori i tibetani sono ancora il gruppo maggioritario e la gente, aiutata dalla fierezza che le è propria e dal territorio selvaggio, è riuscita a tener testa alla politica di assimilazione culturale del governo cinese. Fu proprio nel Kham orientale che scoppiò la grande rivolta alla fine degli anni ’50, che portò gli sconfitti guerrieri Khampa a cercare rifugio nel lontanissimo Mustang, in Nepal. Oggi è in corso un eroico sforzo per far riemergere, con pochi mezzi ma con un’assoluta volontà, le tradizioni; molti monasteri sono stati ricostruiti e alcuni Lama hanno potuto ricominciare, sotto attenta sorveglianza, a diffondere i propri insegnamenti. Dopo gli incidenti del 2008 nel periodo delle olimpiadi e la violenta repressione cinese che ne è seguita, la vita è poi tornata alla normalità; la gente svolge in discreta autonomia le proprie attività ed anche la religione può essere praticata, a condizione che non si contesti il partito e la legittimità del regime di occupazione. Ora si osservano anche parecchi praticanti buddisti cinesi che frequentano i monasteri ed alcuni di questi istituti si sono grandemente espansi con l’ausilio di fondi contribuiti da discepoli cinesi.
NOTA TECNICA, CLIMA E ATTREZZATURA
Il viaggio è molto speciale per l’unicità del percorso e per la possibilità di incontrare luoghi e situazioni che offrono un genuino contatto con la cultura tradizionale del Tibet. Ma non è un viaggio turistico: si richiede un certo spirito di adattamento perché, pur non essendo necessario utilizzare dei campi, in alcune località gli alloggi sono di bassa qualità, ci sono alcuni spostamenti lunghi e si arriva in alta quota. In particolare si segnala che a Palpung si alloggia nel monastero, una situazione molto spartana che può essere gradita solo dai veri viaggiatori; qui è necessario avere un proprio sacco a pelo. Le temperature minime previste possono arrivare intorno ai 10°C., e si tenga presente che alle alte quote del Tibet le escursioni termiche possono essere notevoli e il sole può bruciare la pelle nonostante l’aria fresca. Possono esserci piogge, che solitamente se si verificano sono di breve durata; ma negli ultimi anni anche in Tibet il clima è meno prevedibile. È opportuno attrezzarsi con indumenti caldi per passare con tranquillità le serate più fredde; si consiglia di portare dei capi in pile ed una giacca da montagna possibilmente in goretex piuttosto larga sotto cui indossare degli strati termici. Scarpe comode, e un paio di scarponcini adatti ai percorsi a piedi. Portare anche un piccolo zaino per gli oggetti d’uso giornaliero. È importante un buon paio di occhiali perché la luce solare può essere particolarmente intensa; anche guanti, cappello, creme da sole efficaci, protettivo per le labbra, quanto serve per lavarsi ed una pila, possibilmente frontale. Per chi ama la fotografia, si consiglia di avere con sé il filtro polarizzatore.
L’ALTA QUOTA DEL TIBET
Andare in Tibet significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Lhagang, punto d’arrivo, si trova a 3770 metri di quota. La buona riuscita di un viaggio deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e bisogna non esagerare negli sforzi fisici nei primi giorni. L’itinerario tiene conto di queste esigenze.
Molte persone hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2/3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico.
Si consideri comunque che migliaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.
Programma del viaggio
(Nel testo si trovano tra parentesi in corsivo i nomi delle località tibetane traslitterati dal cinese come su Google Maps)
1°g. Giovedì 1 agosto, partenza in volo per la Cina
Il volo suggerito è quello per Pechino della China Airlines parte da Milano Malpensa alle 13.30 per Pechino; da Roma Fiumicino ci si può collegare a questo volo con Alitalia con partenza alle 9.05 e arrivo a Malpensa alle 10.20. Per gli orari da altre località o di altre compagnie contattare Amitaba..
2°g. 2/8 Arrivo a Chengdu
Si atterra a Pechino alle 5.30; qui ci si imbarca per Chengdu alle 7.40 con arrivo alle 10.35, dove è in attesa dei partecipanti il corrispondente locale di Amitaba. Trasferimento presso l’hotel Holiday In Chengdu Wuhou e tempo libero.
3°g. 3/8 Chengdu – Dartsedo (Kanding) – Lhagang (Tagongxiang)
Si parte presto lasciando le calde regioni della Cina arrivando in autostrada fino a Yaan, dove si inizia a seguire il corso di un fiume che serpeggia tra monti boschivi. Ora che il tunnel sotto il passo di Khakha è completato si percorrono i circa 320 km in approssimativamente sei ore. Dartsendo è una cittadina situata a circa 2500 metri di quota che storicamente ha segnato il confine tra il mondo cinese Han ed il Tibet, oggi inglobata nello stato del Sichuan e con la popolazione in maggioranza cinese. Da Dartsedo la strada sale direttamente al Gye La (4219 mt), accedendo ad una bella regione dove i monti sono coperti di un manto erboso e le case costruite in pietra hanno la bella simmetria tipica di quest’area del Kham; si vedono qua e la anche le tende dei nomadi: ci si sente arrivati in Tibet! Lhagang per la strada più diretta dista da Dartsedo circa 90 km (2 ore). La quota di questo interessante villaggio, spesso affollato dai nomadi Golok e Khampa giunti per acquisti o in pellegrinaggio, è di 3770 mt, la medesima di Lhasa; ci si accomoda in un semplice hotel locale.
4°g. 4/8 Lhagang
Si dedica la giornata alle visite; con il tempo limpido l’orizzonte è ornato dalla sagoma del monte Zhara Lhatse (5820 mt), considerato il trono dell’entità di protezione locale, attorno a cui vivono molti nomadi di stirpe Golok. Sulla piazza principale si affaccia un importante monastero di scuola Sakya, ricco di sale ed affreschi, dove molti pellegrini giungono per ricevere la benedizione di una veneratissima statua del Jowo, il Buddha sedicenne. Il tempio ha un’origine antichissima: era infatti il tempio geomantico più orientale costruito da Songtsen Gampo nell’VIII secolo, uno dei 108 templi che furono da lui fatti edificare per sopire l’orchessa del Tibet. A Lhagang si trovano anche una grande scuola monastica Nyingmapa ed il tempio di Muya, edificato ai margini della prateria che si estende verso lo Zhara Lhatse. A breve distanza dal paese, nei pressi della località di Jiagulong, si trova il grande complesso di Sekyelgo Gompa e, nei pressi del villaggio, un gigantesco tempio Mani con grandissime ruote di preghiera, stupa ed innumerevoli pietre scolpite, con alle spalle un’intera collina coperta di bandiere di preghiera; un insieme molto particolare, tra i primi assaggi di cosa riesce a creare la devozione dei tibetani in queste terre remote.
5°g. 5/8 Lhagang – Dawu
Proseguendo oltre il passo di Nedreheka (4050 mt) si transita dal villaggio di Bame: da qui con una deviazione verso nord di circa 10 km si raggiunge l’idilliaca valle del monastero di Garthar Chode, fondato dal VII Dalai Lama, e, nella stessa valle, si visita il luogo di nascita dell’XI Dalai Lama. In questa regione i monti sono piacevolmente coperti di foreste e pasture verdi; si coprono in tutto circa 150 km, un percorso di circa 4 ore. A Dawu, sistemazione in un semplice hotel locale e visita del monastero di Nyitso, che prima dell’invasione ospitava 400 monaci ed è stato ricostruito
6°g. 6/8 Dawu – Kandze (Garze)
Lasciata Dawu si risale il corso del fiume fino a Drango (Luhuo), che dista circa 70 km, dove su di un colle sopra la confluenza di due fiumi sorge un grande monastero, che oggi ospita più di 300 monaci. Venne consacrato dal Panchen Lama nel 1985 (il precedente era stato distrutto da un terremoto). Vi sono molte sale interessanti, di cui quella principale è retta da 63 pilastri, e un tempio dedicato al Jowo, una bellissima statua di recente fattura portata dall’India. Proseguendo verso ovest si raggiunge, sul versante settentrionale del fiume, il complesso monastico di Chori Gompa; rientrati sulla strada principale si sale il passo del Latseka (3950 mt) godendo di una stupenda visuale, con anche un laghetto dove si affaccia l’eremo femminile di Joro; verso Kandze si ha la vista dell’imponente catena del Kawalungring che cinge a sud la valle del fiume Yalong. Si percorrono circa 170 km in circa quattro ore e mezza. A Kandze, posta a circa 3400 mt di quota, ci si sistema presso l’hotel Yakser o simile.
7°g. 7/8 Kandze (festival)
Oggi è la seconda ed ultima giornata del festival annuale di Kandze, la più importante; come citato nella presentazione del viaggio, può succedere che le autorità del governo locale anche all’ultimo momento lo sospendano, nel qual caso una giornata qui è comunque molto ben spesa. Se tutto avviene senza intoppi, si dedica la maggior parte del tempo alle attività del festival, con le rappresentazioni di danze e musiche eseguite dai monaci, attese dalla popolazione locale agghindata col meglio dei propri abiti tradizionali. Nella gradevole cittadina di Kandze, ricca anche di bei negozietti e con alcune parti vecchie, si trova un grande monastero che risale al XVII secolo, che è stato restaurato. In questo panoramico sito le sale dei protettori conservano molte tanke antiche e statue di magnifica fattura e sul tetto si trova un mandala tridimensionale di Kalachakra; è peculiare il nuovo tempio dove è stato realizzata una gigantesca composizione coloratissima che rappresenta il “campo dei meriti”. Al centro del paese nell’antico tempio di Den, dedicato a Mahakala, sono sopravvissuti molti degli affreschi antichi perché durante la rivoluzione culturale era usato come granaio. Tempo permettendo, nei dintorni ci si può recare con una breve escursione a Beri, sito della capitale di un regno Bon del XVII secolo, dove si trovano due piccoli monasteri, Beri (Ghelupa) e Kablung (Nyingmapa).
8°g. 8/8 Kandze – Derge
Lasciata Kandze si risale il corso del fiume Yalong e dopo 26 km s’incontra Dargye Gompa, un bel monastero, in gran parte ricostruito, che merita una visita. Superata Manigango (Manigangexian) ci si addentra tra i monti a meridione godendo della vista del magnifico lago di Yilhun Tso, dedicato alla divinità tantrica Chakrasamvara, circondato da muri mani che affiancano il sentiero che i pellegrini seguono attorno alle sue acque turchesi. Oltre, al cospetto di colossali montagne irte di spettacolari cuspidi granitiche e sovrastate da ghiacciai dove vivono alcuni nomadi, si valica il passo di Tro (4750 mt), da cui si scende rapidamente entrando in un ambiente boschivo. Superato uno spettacolare canyon si raggiunge Derge (3250 mt), che dista circa 200 km da Kandze, un percorso di circa 4 ore; si alloggia presso l’hotel Trola o simile. Questa località è considerata il cuore culturale del Kham; fu la capitale del regno più potente di questa regione tra il XV e il XIX secolo. Qui il sito più interessante è l’antica stamperia di Parkhang, che produce i testi sacri del canone buddista tibetano utilizzando le tecniche tradizionali: si potranno osservare tutte le fasi di lavorazione. Impressionano anche la quantità di antiche matrici di legno, la più grande collezione dell’ìntero Tibet, e la bellezza degli affreschi del tempio. Tempo permettendo, si visitano anche il monastero di Derge Gonchen, edificato nel XV secolo e ricostruito dopo il 1987 attorno alla struttura originaria, ed il tempio di Tangyel, entrambi di tradizione Sakya.
9°g. 9/8 Derge – Palpung (Babangsi) festival
Per raggiungere il monastero di Palpung esiste oggi una nuova strada in parte sterrata che si inerpica sui monti direttamente da Derge, senza dover arrivare prima allo Yangtse e poi risalire la lunga valle che vi giunge, con una percorrenza di meno di due ore. Questo stupendo sito di scuola Kagyu, situato a 3950 metri sulle creste di monti ricchi di pinete, è il più importante della regione; fu fondato dall’VIII reincarnazione del Tai Situ, il cui lignaggio iniziò nel 1377 ed è attualmente giunto alla XII manifestazione. Qui ci si accomoda nel monastero, dove gli alloggi sono rudimentali. Oggi è la giornata iniziale del festival annuale, con le diverse rappresentazioni ottimamente eseguite dai monaci; un luogo superbo per gustare l’essenza del folclore del Tibet, un magico intreccio tra contenuti religiosi, musiche e costumi con la presenza di un gran numero di pastori nomadi, contadini e gente dei villaggi che confluisce per la ricorrenza.
10°g. 10/8 Palpung (festival) – Pelyul (Baiyu)
Si seguono gli eventi del festival; quindi si scende a sud verso il fiume Yangtse, che da Palpung dista circa 30 km; sul percorso si sosta a Pewar Gompa (Baimengsi), di scuola Sakya, appollaiato sulle falesie, dove gli antichi affreschi sono stati ben restaurati. Si segue il deflusso delle acque; tempo permettendo, per completare le esplorazioni delle vallate a nord dello Yangtse, dopo circa 8 km lungo il fiume con una deviazione che porta ad est si arriva al villaggio di Horpo (Hepoxiang) (3170 mt), nei cui pressi si imbocca una valle a sud e ci si inerpica per circa 900 mt di salita fino a Katok Dorjeden (Gongbucun), un sito Nyingmapa che risale al XII secolo, di grandissima sacralità storica, posto sulla cima dei monti a 25 km dallo Yangste. Il sito è uno dei monasteri più importanti di questa scuola ed è tra le più importanti mete di pellegrinaggio del Kham: i tibetani dicono che la vista di Katok renda evidente il significato di “visione pura”. In questi ultimi anni sono stati edificati un gran numero di palazzi e templi, il luogo è ora una fiorente università monastica, e per i visitatori queste nuove costruzioni contrastano un poco con l’aspettativa che si ha sull’apparenza di un luogo rinomato per la qualità delle pratiche meditative e per gli approfonditi studi filosofici. Si torna quindi a valle, e raggiunto ancora lo Yangtse, lo si segue per un tratto per poi entrare nella valle che porta a Pelyul, posta a 3015 mt, che da Katok dista in tutto 52 km; si alloggia presso l’hotel Pelyul o simile.
11°g. 11/8 Pelyul (festival)
A Pelyul nella giornata di oggi si svolge il festival al grande monastero cittadino di Namgyel Jangchubling, di tradizione Nyingmapa, fondato nel XVII secolo. Le case attorno al colle dove sorge il complesso monastico hanno l’aspetto caratteristico di questa regione, con la base in muratura, i tetti piatti ed il piano abitativo edificato con pali di legno messi orizzontalmente. Anche qui l’intera comunità è coinvolta con le celebrazioni e si trascorre la giornata seguendo gli eventi.
12°g. 12/8 Pelyul – Yarchen Gar
La meta di oggi è Yarchen Gar (Yaqiandou), uno dei luoghi più sorprendenti del Tibet; da Pelyul dista circa 130 km verso est, un tragitto che richiede da 3 a 4 ore di viaggio. Da Pelyul si prosegue lungo la valle per circa 15 km fino al villaggio di Ronggaixiang, dove si lascia la strada principale che porta a sud addentrandosi verso est con un percorso che attraversa monti e valli giungendo in un’area di ampie praterie. Tra queste pasture d’alta quota a circa 4000 metri si sono raccolti più di 10.000 praticanti buddisti, la maggioranza donne, di cui solo una parte sono monaci o monache, perché l’ordinazione è soggetta a restrizioni da parte del governo cinese, anche se tutti portano gli abiti del Sangha. Il maestro fondatore Achuk Rimpoce, di scuola Nyingmapa, è spirato nel 2011; iniziò ad insegnare qui nel 1985 ispirato in modo particolare dalle pratiche Dzogchen, che trasmetteva sia in cinese che tibetano, attirando a sé un gran numero di praticanti anche dalla Cina. Si alloggia in una semplice locanda, ma fermarsi in questo luogo così particolare vale senza dubbio un poco di disagio.
13°g. 13/8 Yarchen Gar – Litang
Si lascia la grande vallata erbosa di Yarchen Gar proseguendo verso est; ci si allontana gradatamente dalle praterie e si valicando i monti arrivando con circa 3 ore di viaggio nella regione del Nyarong, con le tipiche case squadrate dove la stanza residenziale in tronchi di legno si affaccia sul terrazzo del piano superiore, giungendo alla strada principale che collega Kandze a Litang (105 km). Da qui mancano circa 230 km, ma la strada è migliore e servono meno di tre ore; si segue il deflusso delle tumultuose acque del fiume Yalong, uno dei più importanti affluenti dello Yangtse, per poi rientrare tra i monti inerpicandosi su alcuni passi che portano fino alla vasta vallata di Litang, ricca di pasture, a circa 4000 metri di quota. Si alloggia presso l’hotel Potala o simile.
14°g. 14/8 Litang (festival)
Si dedica la giornata agli eventi del festival, con una piena immersione nel modo tibetano. La ricorrenza di Litang è uno degli eventi più importanti del folclore dell’altopiano: un mare di tende punteggia la prateria nella grande vallata erbosa che si estende a sud della cittadina. Migliaia di persone si riuniscono indossando i propri abiti tradizionali migliori per condividere un momento festoso, tra gare di cavalli e commerci. È un momento in cui s’incontrano anche molti nomadi delle etnie Golok e Khampa, uomini e donne dagli sguardi semplici e fieri, che approfitta del festival per incontrarsi. Vedere un certo numero di cinesi che si aggirano tra i tibetani nel ruolo di tranquilli turisti, impegnati a fotografare e riprendere, fa quasi dimenticare per un momento la realtà dell’invasione.
15°g. 15/8 Litang – Dartsedo (Kanding)
Prima di lasciare Litang si visita il grande monastero, un grandioso complesso costituito da molti templi che venne fondato nel 1580 dal terzo Dalai Lama. Il percorso di oggie si svolge in gran parte lungo la comoda nuova strada. Si inizia ripercorrendo per circa 20 km la strada con cui si è giunti qui il 13/8, risalendo lo spettacolare passo a nord est di Litang, e si prosegue seguendo uno stupendo tracciato che serpeggia per lunghi tratti sopra i 4000 mt di quota tra le creste delle montagne, superando diversi passi (8 in tutto) con poco dislivello. Si scende quindi a Pundadrong, una cittadina amministrativa situata nella stretta valle del fiume Yalong a circa 2800 mt, risalendo poi sul versante opposto fino ad un passo di circa 4200 mt dove si attraversano alcune praterie; se si ha fortuna, verso sud est da alcuni punti è visibile la vetta del misterioso Minyak Gangkar (7556 mt) ed a nord est lo Zara Lhatse. Si scende quindi in una bella regione con i monti coperti di un manto erboso con le tipiche case in pietra; si vedono ancora qua e là tende dei nomadi. Oltre Minyak Chakdra si valica il passo del Gye La, dove si era trasitati l’8/8, arrivando a Dartsedo. La distanza complessiva da Litang è di 282 km, circa 6 ore di guida; si alloggia presso l’hotel Kangding Qingke Dajiudian. Qui si possono visitare i monasteri Ghelupa di Ngachu (origina dal XVII sec, tradizionalmente legato a Drepung) e Nyingmapa di Dordrak (collegato al monastero Sakya di Dorje Drak).
16°g. 16/8 Dartsedo (Kanding) – Chengdu e volo di rientro
Si ripercorre la strada fino a Chengdu, dove ci si reca in aeroporto per il rientro; se si utilizza il volo suggerito si parte per Pechino con China Airlines alle 20.25 con arrivo alle 23.15.
17°g. Sabato 17 agosto, arrivo a destinazione
La partenza da Pechino è alle 1.30 con arrivo a Milano Malpensa alle 6.30. Il collegamento Alitalia per Roma Fiumicino parte alle 11.05 con arrivo alle 12.20.
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Amdo, donna nomade
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