Tibet
Da Lhasa all’Everest, traversata himalaiana con il festival del Tashilhumpo
Estensione in Bhutan: Thimpu e Gangte Tsechu

Puntshok Ling

Rongbuk Gompa

Donne a Bodompa Gompa

Affresco a Puntshok Ling

Everest da Rongbuk









Sintesi del viaggio
Partendo da Lhasa si attraversa la catena himalaiana arrivando in Nepal a Katmandu; si visitano i siti classici del Tibet, iniziando da Lhasa e le università monastiche, e lambendo le acque turchesi dello Yamdrok si giunge a Gyantse e Shigatse, dove si partecipa al festival del Tashihumpo, il grande monastero del Panchen Lama. Si percorre quindi il cuore della regione himalaiana, con Sakya e Shegar, e si arriva alle falde della parete settentrionale dell’Everest e nelle regioni nomadiche dello Shisha Pangma; oltre l’immacolato lago del Pelkho si valica la possente catena di monti arrivando in Nepal. L’itinerario tocca anche siti preziosi e meno conosciuti che avvicinano al cuore della cultura del Paese delle Nevi.
Giunti a Katmandu è prevista un’estensione in Bhutan, in occasione dei festival di Thimpu e Gangte.
- Lhasa Airport
- Lhasa
- Drepung
- Nechung
- Sera
- Lago Yamdrok Tso
- Gyantse
- Shigatse
- Puntshok Ling
- Sakya
- Shegar
- Rongbuk
- Tingri
- Pelkho Tso
- Kyirong
- Rasuwa
- Katmandu
- Paro
- Thimphu
- Punakha
- Gangte
- Taktshang
- Patan
Presentazione del viaggio
Per maggiori dettagli sul Paese, vedi Tibet.
Arrivati a Lhasa vi si sosta per tre notti potendo visitare i siti della città e dei dintorni mentre ci si adatta all’alta quota. Per favorire l’adattamento si inizia tranquilli immergendosi nel circuito sacro del Barkor che pullula di pellegrini ed è animato da un bel mercato; l’hotel è situato nei pressi, nella città vecchia. Nei giorni seguenti si visitano il Potala, il palazzo estivo (Norbulingka), il Jokhang (la veneratissima cattedrale di Lhasa) e le due grandi università monastiche di Drepung e Sera, oltre ad un insieme di interessanti luoghi meno celebri ma eccezionalmente interessanti. Si lascia quindi la grande valle dello Tsangpo e si transita dal lago turchese di Yamdrok, arrivando a Gyantse, dove tra le mura dell’antico complesso monastico di Pelkor Chode si erge il grandioso Stupa del Kumbum, lo stupa delle 100.000 divinità. Da Gyantse si prosegue per Shigatse, sede del monastero del Panchen Lama: il Tashilhumpo, sopravvissuto quasi indenne alla rivoluzione culturale, dove sarà in pieno svolgimento un grande festival, di cui si segue l’ultima e più importante giornata di rappresentazioni. Continuando poi verso il cuore della zona himalaiana ci si reca a Phuntshok Ling, situato in posizione magnifica lungo lo Tsangpo e ricco di affreschi molto interessanti, a Sakya, il monastero – fortezza che fu anche capitale del Tibet, e, nella valle di Shegar, si esplorano i resti dello spettacolare Dzong. Si giunge quindi a Rongbuk di fronte alla parete nord del Chomolungma (Everest), a circa 5000 mt di altezza. Dopo questa spettacolare sosta si prosegue ad ovest superando lo Shisha Pangma tra le pasture nomadiche del lago di Pelkho e, valicato l’Himalaia, si giunge in Nepal arrivando fino a Katmandu, da dove si potrà rientrare o seguire l’estensione prevista per il Bhutan.
Si alloggia in hotel di buona qualità nei centri principali; solo a Sakya e a Rongbuk gli alloggi sono piuttosto modesti, ma situati in luoghi incomparabili. In Bhutan e in Nepal, per chi segue l’estensione, si utilizzano alberghi comodi; si avrà una sistemazione piuttosto semplice solo a Gangte, la località rurale dove si segue uno dei festival, ed a Katmandu si alloggia in un hotel storico, con un grande fascino ma che alcuni trovano un poco vetusto. Gli spostamenti vengono effettuati con veicoli privati utilizzando mezzi moderni.
ESTENSIONE IN BHUTAN
Da Katmandu si parte in volo per Paro in Bhutan dove, oltre alla visita dei siti classici, si partecipa a due interessantissimi festival con caratteristiche diverse, il grande tsechu annuale di Thimpu, eccellente incontro con la solennità regale dei grandi rituali di Druk Yul, il Paese del Drago, ed il festival di Gangte, dove ci si immerge nell’intensità del folclore himalaiano in un monastero che si erge tra le case di un bucolico villaggio nella valle di Phobjikha. Il percorso è poi arricchito da alcuni siti fuori dal circuito turistico, vicini al mondo culturale dei bhutanesi. Tornati in volo a Katmandu, si sosta per due notti completando il tour con alcune visite ai siti storici e d’importanza spirituale della valle [NB: se vi fosse urgenza di tornare si può richiedere di saltare questa parte].
L’ALTA QUOTA DEL TIBET
Andare in Tibet significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Lhasa stessa si trova a 3600 metri di quota. La buona riuscita di un viaggio quindi deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e bisogna non esagerare negli sforzi fisici nei primi giorni. L’itinerario previsto tiene conto di queste esigenze; nella tappa tra Lhasa e Gyantse si valicano due passi di cui il più alto, il Kari, arriva a 5045 metri; ma la quota di questo non deve preoccupare perché poi si scende ai 4000 metri di Gyantse e ai 3900 mt di Shigatse; si procede quindi per Sakya e Shegar a circa 4300 mt, pronti oramai per affrontare i 5000 mt di Rongbuk.
Molte persone hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2/3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico curante.
Si consideri comunque che migliaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.
NOTA TECNICA – CLIMA E ATTREZZATURA
Nei centri principali del Tibet Classico è raro che la temperatura notturna nella prima metà di settembre scenda sotto i 4°c e le massime sono di circa 19°c.; nella parte himalaiana a Sakya e Shegar di notte ci si può invece avvicinare allo zero termico ed a Rongbuk, alle falde dell’Everest, è normale andare sotto lo zero di notte, con rare punte di minima anche a -10°c. Si tenga inoltre presente che alle alte quote del Tibet le escursioni termiche possono essere notevoli e il sole può bruciare la pelle nonostante l’aria fresca. Sono molto poco frequenti le piogge, che solitamente se si verificano sono di breve durata; ma negli ultimi anni anche in Tibet il clima è meno prevedibile. È opportuno attrezzarsi con indumenti caldi per passare con tranquillità le serate più fredde; si consiglia di portare dei capi in pile e una giacca da montagna possibilmente in goretex piuttosto larga sotto cui indossare degli strati termici. Scarpe comode, e un paio di scarponcini caldi adatti ai percorsi a piedi. Portare anche un piccolo zaino per gli oggetti d’uso giornaliero. È importante un buon paio di occhiali perché la luce solare può essere particolarmente intensa; anche guanti, cappello, creme da sole efficaci, protettivo per le labbra, quanto serve per lavarsi e una pila, possibilmente frontale. Per chi ama la fotografia, si consiglia di portare il filtro polarizzatore.
L’estensione in Bhutan non presenta problemi tecnico; si tenga solo conto che a fine estate le piogge in Bhutan, a sud dell’Himalaia, sono più frequenti che a nord.
Programma del viaggio
1°g. Sabato 8 settembre, partenza in volo
Per arrivare a Lhasa in Tibet vi sono diverse possibilità di volo; i collegamenti suggeriti per il viaggio, che fanno da riferimento per i servizi di trasferimento aeroportuale, sono, per partenze da Milano Malpensa, con Lufthansa alle 11.05 per Francoforte con arrivo alle 12.20 o da Roma Fiumicino con Lufthansa alle 10.10 per Francoforte con arrivo alle 12.10. Si parte da qui per Pechino alle 13.55. Per gli orari da altre località o di altre compagnie contattare Amitaba.
2°g. 9/9 Arrivo a Lhasa
Si atterra a Pechino alle 5.15; il volo per Lhasa parte da qui alle 7.35 con arrivo alle 12.05. All’aeroporto è in attesa dei partecipanti la guida tibetana; trasferimento in pulmino privato a Lhasa (64 km, poco più di un’ora), sistemazione presso l’hotel Gang Gyen o simile nella città vecchia e riposo. Per favorire l’acclimatazione e iniziare ad assaporare la parte vecchia della città ci si reca con una tranquilla passeggiata al Barkor, la strada che pullula di pellegrini e circumambula la cattedrale di Lhasa, punto focale della vita tibetana e vivacissimo mercatino. Ci si muove con calma, piano, per iniziare ad acclimatarsi; la quota è di circa 3600 mt.
3°g. 10/9 Lhasa
(NB: una nota pratica: l’ingresso al Potala viene fissato dalle autorità ad un orario predeterminato, quindi la sequenza delle visite dei siti di Lhasa potrà variare) Si iniziano le visite dalla magnifica cattedrale del Jokhang che custodisce la statua di Jowo Sakyamuni, una reliquia circondata di mito e leggende, sicuramente l’oggetto più prezioso del Tibet. Ci si reca quindi al Potala, l’imperdibile Palazzo del Dalai Lama colmo di tesori d’arte – dove per molti di noi la lunga scalinata per entrare è il test più duro dell’intero viaggio! Prossima tappa il Norbulingka, il palazzo estivo dei Dalai Lama immerso in un bel giardino. Nel pomeriggio si esplora la città vecchia che è abitata in prevalenza da tibetani; passeggiando dal Barkor si vedono il convento di Ani Tshamkhung, il tempio di Ramoce, che fu fondato nel medesimo periodo del Jokhang ed ospitò la sede del collegio tantrico del Gyuto, il Gyume e diversi altri siti minori, cari al cuore dei tibetani.
4°g. 11/9 Lhasa: Drepung, Nechung e Sera
Oggi si visitano le università monastiche nei pressi di Lhasa. Si inizia con Drepung, che prima dell’invasione era la più grande del Tibet, includendo il vicino tempio di Nechung, antica sede dell’oracolo di stato tibetano che conserva dipinti difficilmente visibili altrove. Nel pomeriggio ci si reca a visitare l’università monastica di Sera, posta ai margini della città, dove spesso si può assistere al dibattito dei monaci. Rientrati in città si avrà un po’ di tempo libero, ottima occasione per recarsi a curiosare nel Barkor.
5°g. 12/9 Lhasa – Yamdrok Tso – Gyantse
Si lascia la grande valle dello Tsangpo salendo, in direzione sud, al passo di Gampa (4794 mt), che offre una visuale indimenticabile sul vasto specchio turchese del lago Yamdrok Tso, una delle perle naturali del Tibet, incastonato tra magnifiche vette di cui alcune superano i 7000 metri. Raggiunte le sponde del lago se ne segue il perimetro per un bel tratto e quindi si valica verso ovest lo spettacolare passo di Khari (5045 mt) dove la strada passa tra le pasture degli yak sfiorando i poderosi ghiacciai del Nyengchen Kang Ksa, la cui vetta si staglia oltre i 7000 metri, e, dopo aver costeggiato un lago di origine artificiale, si arriva a Gyantse, dove si alloggia all’hotel Gyantse o simile; la tappa è di circa 260 km. Si completa la giornata con la visita al castello di Gyantse che regala un’ottima panoramica sulla cittadina, del perimetro monastico e le valli circostanti.
6°g. 13/9 Gyantse – Shigatse
Gyantse è la città del Tibet Classico meglio preservata. Ci si reca a visitare l’enclave monastica, il Pelkhor Chode, che prima delle distruzioni perpetrate conteneva 16 collegi monastici appartenenti a diverse scuole; fortunatamente il tempio principale, lo Tsuklakhang (XV sec.), e la costruzione più preziosa, l’inestimabile stupa di Kumbum, sono rimasti intatti. Lo “Stupa delle 100.000 divinità” è una struttura costituita da più piani progettati secondo una planimetria mandalica arricchita da 75 cappelle, statue e affreschi: chi è in grado di decifrarne la complessa simbologia può leggervi l’intero percorso iniziatico del misticismo tibetano. Si parte quindi per Shigatse (90 km), seconda città del Tibet. Qui già oggi è corso il festival del monastero del Tashilhumpo, il grande complesso monastico che fu fondato nel 1447 dal primo discepolo di Tsong Khapa, retrospettivamente riconosciuto come la prima incarnazione del Dalai Lama, e sede storica del Panchen Lama; è uno dei più grandi del Tibet, con molti templi e sale dove sono conservati inestimabili tesori, tra cui primeggiano i giganteschi Stupa dei Panchen Lama. Ci si reca subito al monastero per assistere alle danze di chiusura della giornata. Si alloggia presso il Manosarowar hotel o simile
7°g. 14/9 Shigatse (festival del Tashilhumpo)
Oggi si svolge la giornata conclusiva e più importante del festival del Tashihumpo; le maschere, le musiche, le danze ed i costumi sono spettacolari ed è forse ancora più interessante l’inteso folclore creato dalla massiccia presenza di devoti tibetani che seguono l’evento. Si seguono le rappresentazioni e si visitano con calma le moltissime sale e templi del complesso, rese particolarmente vive dalla presenza dei pellegrini giunti per questa grande ricorrenza. Nel corso della giornata si effettua anche un giro nella parte vecchia della città ai piedi del ricostruito Dzong.
8°g. 15/9 Shigatse – Puntshok Ling – Sakya
Si imbocca la strada che porta verso Lhartse e la regione himalaiana lasciandola per seguire una valle che riporta verso nord al fiume Tsangpo attraverso un bucolico ambiente rurale; si sosta in un semplice villaggio per visitare un antico tempio della scuola Bodompa. Arrivati al maestoso Tsangpo se ne risale il corso lungo una spettacolare vallata fino al monastero di Puntshok Ling. Il Gompa sorge vicino al fiume immerso in una natura splendida a ridosso di contrafforti rocciosi che delimitano l’ingresso di una valle che si apre verso sud, è incorniciato da incredibili dune di sabbia e sovrastato da vaste fortificazioni che ne testimoniano il grandioso passato. Questo sito fu la sede principale della scuola Jonang fino ai tempi del maestro Taranatha (XVII secolo); sorprende per la bellezza architettonica dell’insieme e la qualità dei ben conservati affreschi. Si prosegue lungo lo Tsangpo fino al vecchio villaggio di Lhartse, dove si trova anche un interessante monastero, e si continua quindi per Sakya dove si alloggia presso il Sakya Manosarovar Hotel o simile.
9°g. 16/9 Sakya – Shegar
Il colossale tempio – fortezza di Sakya, posto alle propaggini della grande catena himalaiana, tra il 1268 e il 1365 fu sede del governo del Tibet; è un sito ottimamente conservato di dimensioni impressionanti, con molti monaci che sono da tempo tornati a viverci, ed è ricchissimo da visitare. Già nelle torri perimetrali sono alloggiati dei templi e all’interno delle poderose mura si trovano una serie di edifici importanti, tra cui la casa dell’Abate accanto a cui si trova un impressionante Gonkhang, e, se qui si sale sul tetto del tempio centrale, si trova la cappella del protettore principale, luogo di grande forza esoterica. Ma è dal cortile più interno che si accede a tre colossali Lhakhang, con una profusione di affreschi e reperti artistici eccezionali: a sinistra quello dedicato alle cerimonie rituali, a destra uno che conserva colossali Stupa dei maestri storici dei Sakya e incredibili affreschi di mandala e, di fronte, la sala principale dove nella mistica penombra vi sono statue di fattezza perfetta. Dietro a quest’ultimo tempio si trova una delle biblioteche più preziose del Tibet, con migliaia di testi originali posti su scaffali alti una decina di metri o più. Sul monte di fronte al complesso, oltre il precipitoso torrente, vi sono le rovine dello Dzong più antico ed i resti di vecchi templi con un certo numero di chorten, alcuni templi attivi, tra cui quello edificato di fronte alla grotta del grande Siddha Kunga Nienpo, mitico fondatore della scuola sakyapa, e il convento femminile. Dopo pranzo si lascia Sakya tornando per un tratto a nord e, raggiunta la strada principale che porta verso il Nepal, la si segue verso sud ovest valicando il passo del Gyatso che supera i 5000 mt e si apre sulla valle di Shegar, dove si alloggia presso l’hotel Tibet Roof of the World; la tappa è di 136 km.
10°g. 17/9 Shegar – Rongbuk
Ci si reca a visitare le rovine dell’affascinante Dzong di Shegar, che i tibetani chiamavano la “Montagna di Cristallo”; nella parte più bassa il tempio principale è stato ricostruito e vi vivono dei monaci. Per chi ha voglia di cimentarsi, dalla sommità dell’affascinante colle fortificato nelle giornate limpide lo sguardo spazia fino all’Everest. Si prosegue valicando un passo verso sud che supera anch’esso i 5000 mt da dove, se è limpido, lo sguardo spazia dal Makalu al Cho Oyu con l’Everest (chiamato Chomolungma in tibetano) che troneggia al centro. Raggiunte le acque dell’Arun, dove lungo la bella vallata si incontrano tipici villaggi di montagna tibetani, se ne risale il corso per un tratto e, seguendo una valle laterale, di colpo ad una svolta si ha la grandiosa visuale della parte nord del monte più lato della Terra! Le albe e i tramonti che si godono da questo prezioso luogo restano per sempre nel cuore. Sistemazione in una semplice locanda.
11°g. 18/9 Rongbuk – Tingri – Pelkho Tso – Kyirong
A Rongbuk il monastero è stato in parte ricostruito mentre sul versante est della valle le rovine del convento femminile testimoniano la scelleratezza degli invasori; ci si reca al vicino campo base del Chomolungma, posto a circa 5000 metri d’altezza, utilizzando l’autobus della “Everest Conservation”, l’organizzazione che cura il parco. La visuale sulla parete nord dell’Everest è onnipresente. Si lascia la valle tornando verso nord utilizzando per un tratto la strada seguita arrivando e la si lascia verso ovest percorrendo una panoramica strada sterrata che valicando un alto passo arriva a Tingri, dove si riprende la strada principale che giunge da Shigatse. Si prosegue verso ovest attraverso un magnifico ambiente nomadico con splendidi panorami sullo Shisha Pangma, “l’8000” tutto tibetano, e sul lago del Pelkho Tso. Si valica quindi la catena himalaiana e ci si immerge nella valli che conducono verso sud a Kyirong, situata a circa 2800 mt, dove si alloggia presso il comodo hotel Kyirong. La tappa è di circa 360 km e richiede approssimativamente 6 ore di guida.
12°g. 19/9 Kyirong – Rasuwa – Katmandu
Si prosegue per il confine con il Nepal a Rasuwa (circa 20 km) dove si consuma la colazione. Si salutano la guida e l’autista tibetano e, superate le formalità di frontiera e ottenuto il visto nepalese, si procede per Katmandu con guida, autista e veicolo nepalesi. Si segue la rigogliosa valle, abbellita da villaggi tradizionali, e pian piano si arriva – sono circa 150 km di distanza ma le condizioni disagevoli della strada possono richiedere anche più di 7 ore di guida. A Katmandu si alloggia presso l’hotel Vajra, posizionato ad un quarto d’ora di cammino dal centro della città; è immerso in un bel giardino e forse un poco vetusto, ma è costruito nello stile tradizionale newari con decorazioni in legno eseguite dall’artista Utam Raj di Patan, uno dei pochi luoghi dove s’incontra la vecchia atmosfera della valle.
PER CHI RIENTRA
13°g. 20/9 Katmandu e volo di rientro
Tempo libero fino al trasferimento all’aeroporto per il volo di rientro; si avrà una vettura con autista a disposizione. Quasi tutti i voli partono nel pomeriggio con arrivo nella giornata successiva; il volo suggerito parte della Air India alle 15.35 con arrivo a Delhi alle 16.50, dove si resta nell’area transiti fino all’imbarco.
14°g. Venerdì 21 settembre, arrivo a destinazione
Il volo Lufthansa per Monaco parte alle 0.55 con arrivo alle 5.30; da qui ci si imbarca per Milano Malpensa alle 7.00 con arrivo alle 8.05 o per Roma via Francoforte alle 6.30 con arrivo alle 8.00. Per gli orari di altri collegamenti e di altre compagnie contattare Amitaba.
PER CHI SEGUE L’ESTENSIONE IN BHUTAN
13°g. 20/9 Katmandu – Paro – Thimpu
Il volo per Paro parte alle 8.45 con arrivo alle 10.20 (orari da confermare); la visuale della catena himalaiana a nord è stupefacente, si vedono ben 6 “8000”, tra cui l’Everest e il Kanchendzonga, e arrivando anche il Chomolhari, montagna sacra del Bhutan. Arrivati nel piccolo aeroporto di Paro, che è l’unico punto d’ingresso aereo del Bhutan, si viene accolti dalla guida bhutanese che parla la lingua inglese. Per gli spostamenti in Bhutan si utilizzano pulmini giapponesi; la velocità è sempre moderata per via delle curve ed il limite ufficiale è comunque di 40 km/h, si ha così modo di gustare gli stupendi panorami. Paro è un bel villaggio che ha conservato le proprie caratteristiche tradizionali; ci si reca a visitare lo Dzong, reso celebre anche dal film giratovi da Bertolucci, e si pranza. Si parte quindi per Thimpu, che dista circa 65 km, la capitale del Bhutan che sta rapidamente crescendo, mantenendo però lo stile tradizionale nelle costruzioni. Ci si reca al grandioso Trashichhoe Dzong, dove vi sono la sede del governo, la sala del trono del re e la sede estiva dell’Abate del Bhutan, dove sono in corso le rappresentazioni del festival annuale, per un primo assaggio del grande festival. Si alloggia presso l’hotel Pedling.
14°g. 21/9 Thimpu (festival)
Oggi nel grande spazio a nord dello Dzong di Trashichhoe si tiene l’ultima e principale giornata del grande Tsechu di Thimpu, uno dei momenti più importanti di tutto l’animato folclore del Bhutan. Sulle balconate del grande Dzong si affiancano al Je Kempo (l’Abate a capo della scuola Drukpakagyu bhutanese) i diversi dignitari ed i membri della famiglia reale, e, spesso, lo stesso Re. Le danze in costume occupano buona parte della giornata; il momento più atteso è la sfarzosa rappresentazione delle otto manifestazioni di Guru Rimpoce (Padamsambhava) ma ognuna delle danze ed anche le scene a sfondo comico sono eseguite con grande maestria dai monaci che utilizzano costumi e maschere di fattura squisita accompagnati da musiche tradizionali. Assiste all’evento con grande attenzione una grande folla di persone agghindate con gli abiti più belli, sembra quasi una gara a chi ha il broccato più pregiato; ma lo spirito di tutti è molto gioviale, non austero, e partecipare è interessantissimo. Nell’arco della giornata si eseguiranno anche alcune visite, in funzione di quanto tempo si dedica al festival; i luoghi di maggior interesse sono Pangri Zampa, un monastero posto un poco più a nord della città che fu la prima residenza dello Shabdrung quando giunse in Bhutan nel XVII secolo ed oggi ospita la scuola astrologica ed il vicino tempio di Dechen Phu, oltre a Dechen Podrang, un magnifico palazzo che fu la sede del governo prima della costruzione di Trashichhoe, ed al tempio di Changangkha Lhakhang.
15°g. 22/9 Thimpu – Punakha
Si parte presto per salire al passo di Dochu, alto 3166 mt, per godere del grandioso panorama: il valico è situato in una foresta lussureggiante con una stupenda visuale dell’arco himalaiano e si ammirano le bandiere di preghiera colorate che circondano 108 Chorten (reliquiari); si trovano anche tanti piccoli tsa tsa impastati con le ceneri dei defunti, posti in gran numero attorno al Chorten più antico. Si sosta in un rifugio per consumare la colazione e si prosegue la discesa tra scenari grandiosi arrivando fino a valle, dove si trova lo Dzong di Punakha, il più bello e storicamente importante del paese, situato a 1250 mt. Lo Dzong è curato con amore e senza badare a spese, come si riscontra dalla qualità dei lavori che sono stati fatti per restaurare il tempio principale, che era stato danneggiato da un’inondazione. Tra gli affreschi si ammirano anche rarissimi mandala che non si trovano facilmente rappresentati altrove, neppure nei testi specifici. L’antica arte iconografica qui è … nel presente. Nel pomeriggio se ci sarà tempo sufficiente si effettua un’escursione col pulmino sui monti della valle, dove si trovano le scuole monastiche di Talo e Nalanda ed il tempio di Nabgang tra tipici, ben curati villaggi. Si alloggia in un hotel nei pressi del villaggio di Punakha, il Zangtopelri o simile.
16°g. 23/9 Punakha – Gangte
Prima di lasciare la valle ci si reca con una passeggiata che transita per un bel villaggio al tempio della fertilità di Chimi Lhakhang, posto in cima ad una panoramica collina, a metà strada tra Punakha e Wangdue. Questo tempio fu fondato dal grande Lama Kunley, “l’illuminato pazzo” il cui emblema fallico adorna l’ingresso di molte case rurali. Le coppie che non riescono ad avere figli e chiedono qui con fiducia questa grazia vengono quasi sempre esaudite… anche gli stranieri! Si prosegue lungo la valle fino al vicino Dzong di Wangdi Phodrang, recentemente distrutto da un incendio, posto su di un monte che domina il fiume, e si prosegue verso est risalendo dai 1200 mt del fondovalle fino a superare i 3000, godendo del graduale cambiamento della tipologia arborea delle foreste, formate nelle parti più elevate da gigantesche conifere su cui si aggrappano argentei licheni. Una strada che scavalca le creste dei monti verso sud porta nella valle di Phobjikha, dove tra le piante di bambù nano è frequente vedere gli yak che pascolano tranquilli; la vallata è anche il punto d’arrivo delle gru dal collo nero che migrano qui dal Tibet, e a volte a fine settembre si vedono già le prime. In questa bellissima natura tra graziose case di campagna si erge su di un colle, attorniato dalle abitazioni tradizionali del villaggio, il monastero Nyingmapa di Gangte retto da Lama Kunzang, l’abate riconosciuto come la nona reincarnazione di Pema Lingpa, il famoso Santo bhutanese che visse nel XV secolo. Si alloggia in un semplice albergo: il Dewachen, il Thegchenprodrang o simile
17°g. 24/9 Gangte (festival)
Il festival di Gangte è un evento molto interessante e di ottima qualità, si tengono diverse rappresentazioni di danze con costumi tradizionali e a cui solitamente presenzia l’Abate; i monaci, che qui sono di scuola Nyingmapa, hanno un altissimo livello di preparazione. Ma l’evento non è formale come al grande Tsechu di Thimpu, qui prevale l’atmosfera di villaggio e, pur senza nulla togliere alla sacralità dell’insieme, si ha la sensazione di condividere con le persone un lieto momento comune; tutti vestono gli abiti tradizionali più belli e anche nel cortile del Gompa ai margini delle danze le famiglie siedono in serenità con i bimbi che giocano. All’intorno del monastero e nel villaggio si crea un vivace mercatino dove si trovano anche oggetti d’artigianato e vi sono diversi banchetti dove i bhutanesi si cimentano con diversi tipi di semplici giochi d’azzardo, con piccole puntate e grandi bevute in compagnia. Si trascorre questa bella giornata seguendo gli eventi e curiosando tra la gente e il mercatino.
18°g. 25/9 Gangte – Paro
Oggi si rientra a Paro, un percorso di circa 190 km che richiede circa sei ore, ma allietato dai magnifici paesaggi che includono un secondo transito dal passo del Dochu, dove si sosta al rifugio del passo per il pranzo. Oltre il passo giunti nella vallata di Thimpu si visita lo Dzong di Semtokha, recentemente restaurato, che fu il primo ad essere edificato dallo Shabdrung all’inizio del XVII secolo ed oggi è una scuola monastica. Si prosegue per Paro, dove, prima di andare in hotel, ci si reca al Dungtse Chorten, costruito dal celebre Tamgtok Gyalpo, che all’interno rivela una potente atmosfera mistica e stupendi affreschi. Si alloggia presso il Rema Resort.
19°g. 26/9 Paro, escursione a Taktshang
A nord di Paro si trova Taktshang, il “nido della tigre” di Guru Rimpoce, sicuramente il luogo di ritiro più famoso del Bhutan, sospeso tra le rocce sopra la valle. Per facilitare la salita (circa 2 ore in tutto), con una modica spesa chi vuole può noleggiare un cavallo; sul percorso si giunge ad un rifugetto da cui si gode una vista stupenda, il punto dove si fermano i meno allenati e dove si sosta anche per il pranzo. Tornati a valle ci si reca al villaggio ed al forte di Drukyel e poi a Kyuchu Lhakhang, uno dei templi più antichi del Bhutan, la cui fondazione è attribuita al re del Tibet Songtsen Gampo (VIII sec.), che contiene alcune preziosissime statue di Cenresi.
20°g. 27/9 Paro – Katmandu
Il volo per Katmandu della Druk Air parte alle 11.40 con arrivo alle 12.25 (orari da confermare); si potrà così godere ancora una volta della visione dell’arco himalaiano dal Chomolhari al Kanchendzonga, Makalu, Lhotse, Everest, Cho Oyu e Shisha Pangma – per menzionare solo i sei “8000” – oltre ad un’infinità di altri picchi! All’arrivo ci si reca per il pranzo allo Stupa di Bodnath, che è poco distante dall’aeroporto, nel cuore del quartiere tibetano, ricco di botteghe, negozi e importanti templi e monasteri. Si potranno visitare quello Nyingma di Sechen, sede della reincarnazione di Dilgo Kyentse Rinpoche, il “monastero bianco” Ka-Nying di tradizione Kagyu e Nyingma fondato da Urgyen Tulku e, tempo permettendo, anche altri. Si prosegue per il vicino sito di Pashupatinath, l’antichissimo santuario indù lungo le rive del fiume Bagmati dedicato a Shiva, luogo di pellegrinaggio dove giungono anche molti pittoreschi Sadhu. L’intera collina è un mondo da scoprire, disseminata di antichi tempietti immersi nel verde; sulla riva del fiume avvengono le cremazioni. Ci si reca quindi nel medesimo albergo utilizzato all’arrivo.
21°g. 28/9 Katmandu – Patan
Ci si reca a Patan, la più antica delle tre capitali della valle di Katmandu. La piazzetta centrale, dove sono ancora evidenti i danni causati dal recente terremoto, è un gioiello dell’architettura newari; tra i vari templi della zona circostante i più importanti sono il Tempio d’Oro e il Kumbeshwor. Ci si sposta quindi nel centro storico di Katmandu: Durbar Square e dintorni con i magnifici templi, l’antico palazzo reale e la galleria nazionale d’arte.
22°g. 29/9 Katmandu e volo di rientro
Tempo libero fino al trasferimento all’aeroporto per il volo di rientro; si avrà una vettura con autista a disposizione. Quasi tutti i voli partono nel pomeriggio con arrivo nella giornata successiva; il volo suggerito di rientro della Air India alle 15.35 con arrivo a Delhi alle 16.50, dove si resta nell’area transiti fino all’imbarco.
23°g. Domenica 30 settembre, arrivo a destinazione
Il volo Lufthansa per Monaco parte alle 0.55 con arrivo alle 5.30; da qui ci si imbarca per Milano Malpensa alle 7.00 con arrivo alle 8.05 o per Roma alle 6.30 con arrivo alle 8.00. Per gli orari di altri collegamenti e di altre compagnie contattare Amitaba.
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Amdo, donna nomade
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L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.
Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.