Tibet
Kailash, Shangshung, Gughe e Drak Yerpa
Un viaggio dove la realtà supera ogni possibile immaginazione









Sintesi del viaggio
Un viaggio al Kailash è tra le esperienze più importanti per ciascuno di noi; Amitaba da lungo tempo vi si reca ogni anno e conosce a fondo il territorio ed anche i modi migliori per esplorarlo. Questo percorso è ben calibrato e molto completo: si inizia godendo dei siti del Tibet Classico e, giunti nel Tibet occidentale, ci si reca ai monasteri del lago Manosarovar, al Raksal Tal e si esplorano i territori di Shangshung e del Regno di Gughe, arrivando così ben acclimatati all’imbocco del sentiero del Kailash. Sul rientro si attraversa la regione nomadica del Pelkho Tso, ai piedi dello Shisha Pangma, tornando a Lhasa nella ricorrenza del festival di Drak Yerpa.
- Chengdun
- Lhasa
- Shigatse
- lago di Ngaring
- Zangzang
- Saga
- Dargyeling Gompa (Jongba)
- Manosarowar Est
- Shangshung
- Toling
- Tsaparang
- Dunkhar e Piyang
- Darchen
- Kailash
- Pelkho Tso
- Shegar
- Sakya
Presentazione del viaggio
Per informazioni sul Tibet, consultare Paesi e tradizioni.
Il programma prevede di raggiungere Lhasa in volo da Chengdu, capitale dello stato cinese del Sichuan e, dopo una visita di Lhasa, molto utile anche per l’acclimatazione (si sosta qui 2 notti), si risale il corso dello Tsangpo fino a Shigatse. Proseguendo verso ovest, oltre Lhartse si segue la strada che porta al lago di Ngaring accedendo all’altopiano del Ciangtang, dove si valicano alcuni passi e si transita dalle vallate di Zangzang, toccando ancora lo Tsangpo nei pressi di Saga. Si segue quindi il bordo settentrionale dell’arco himalaiano, le cui vette glaciali spesso occhieggiano a sud, toccando luoghi molto belli, tra cui le dune di sabbia oltre Paryang ed il lago di Te Tso che sono particolarmente apprezzati dai viaggiatori, oltre ai monasteri di Dargyeling e Trongsa. Giunti nel Tibet Occidentale si percorrono le rive del lago Manosarowar, l’immenso specchio turchese impreziosito da piccoli monasteri benedetti dalla visione della cuspide del sacro Kailash a nord ovest, un luogo di bellezza impareggiabile che si estende ai piedi del grandioso Gurla Mandata, un monte glaciale che sfiora gli 8000 metri. Per completare la visita dei laghi sacri oltre al Manosarowar, che trasmette la purezza dell’energia femminile, ci si reca al maestoso Raksal Tal, che secondo la tradizione ne nasconde invece l’aspetto iniziatico.
Si prosegue quindi per Shangshung e il regno di Gughe, ad ovest del Kailash, in una regione di vastità e bellezza inimmaginabili che stupisce per la cromaticità delle erosioni, contornata a sud dalle grandiose vette glaciali del Garwal indiano, tra cui svettano il Kamet e il Nanda Devi, templi della sacralità induista. La capitale rupestre di Shangshung, Nugulkhar Kyunglung, fu il centro di un regno che contrastò l’espansione di Bod, il nascente impero tibetano, e secondo la tradizione è il luogo da dove si era propagata la religione Bön ed anche il punto d’origine dello Dzogchen. Sicuramente è uno dei siti più interessanti da visitare in Tibet. Giunti poi a Gughe si visitano Toling, che fu il monastero principale di questa vasta regione del Tibet, dove sono sopravvissuti stupendi affreschi; quindi Tsaparang, la grandiosa città rupestre che fu capitale del regno, dall’aspetto misterioso che trasporta in un mondo fuori dal tempo, dove si respira ancora la presenza di Yeshe O, Atisha e Rinchen Zangpo. Ci si sposta poi nella valle di Dunkhar e Piyang per esplorare queste antiche cittadine che sembrano fondersi con le falesie rocciose, ai cui piedi vivono piccole comunità rurali, scoprendo affreschi di impareggiabile bellezza nascosti tra le grotte.
Da Gughe si torna al Kailash per iniziare la circumambulazione (il kora), avendo ormai acquisito un’ottima acclimatazione, molto utile per percorrere con minor fatica i 54 km del sentiero sacro; il percorso a piedi può essere facilitato dall’utilizzo di docili cavalli da monta, un’opzione che può essere presa in seria considerazione dai meno allenati che desiderano assaporare il piacere di valicare il leggendario passo di Dolma. Nell’ultima giornata del kora, completato il cammino, si pone un campo sul lago Manosarowar e da qui si ripercorre la strada fino a Saga, godendo ancora una volta degli splendidi panorami sulla catena himalaiana. Attraversato lo Tsangpo sul ponte di Saga ci si avvia alla parte finale dell’itinerario che si svolge nella stupenda regione nomadica di Pelkho Tso, un lago turchese di bellezza tale da rivaleggiare con il Manosarowar, nei cui pressi si erge grandioso lo Shisha Pangma. Oltre Shegar, dove si trova uno stupendo dzong conosciuto come la “Montagna di cristallo”, si valica un passo per Lhartse e si torna a Shigaste e da qui a Lhasa.
Arrivati a Lhasa si corona questo stupendo viaggio partecipando alle festività dell’eremo di Drak Yerpa, situato poco lontano a nord est della città.
NOTA TECNICA
Un viaggio al Kailash richiede spirito d’avventura e una discreta condizione fisica, ma è affrontabile da chiunque sia animato da una sufficiente motivazione; i partecipanti devono avere un buon spirito di adattamento e disponibilità, anche perché le quote elevate possono rendere il carattere più spigoloso. Amitaba conduce spedizioni al Kailash fin dall’inizio della propria attività, e fa ovviamente tutto il possibile perché ogni cosa funzioni al meglio. Fino ad oggi, tutti i partecipanti hanno avuto la soddisfazione di valicare il mitico “Dolma La”, il temuto passo a nord del monte; per facilitare la salita, se richiesto con buon anticipo, è possibile noleggiare un cavallo tibetano.
Si passano 9 notti (per 4 notti consecutive al massimo) in campi ben allestiti con tende per dormire da due o una persona, tenda comune per mangiare e tende per i servizi; accompagnano il gruppo un cuoco e assistenti per il montaggio. Solo durante il kora del Kailash non vengono utilizzati il tavolo e le sedie. Le sistemazioni in alloggio a Toling e Darchen non sono il massimo…, ma devono essere utilizzate obbligatoriamente. Si viaggia con al seguito il supporto logistico, che trasporta scorte di viveri, combustibile, attrezzature da campo e bagagli. Il clima previsto in questa stagione è solitamente bello, ma bisogna essere comunque sempre attrezzati per possibili piogge e nevicate. Le temperature minime previste si incontrano a Dirapuk a nord del Kailash, dove di notte si può scendere anche oltre i –5°c. Oltre all’usuale attrezzatura da montagna serve quindi un sacco a pelo caldo, omologato per essere comodi a –10°c.
L’ALTA QUOTA DEL TIBET
Andare in Tibet significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Lhasa stessa si trova a 3600 metri di altitudine. La buona riuscita di un viaggio quindi deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e bisogna non esagerare negli sforzi fisici nei primi giorni. L’itinerario previsto tiene conto di queste esigenze; si inizia pernottando a Lhasa due notti con un aumento della quota a seguire graduale (3600 / 4000 / 4500). Si resta poi intorno a questa quota, scendendo un poco quando ci si reca a Gughe, e si effettua il kora del Kailash come ultima fase.
Molte persone hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2/3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico.
Si consideri comunque che migliaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.
Programma del viaggio
1°g. Sabato 12 agosto, partenza in volo per Chengdu
Per andare a Chengdu, capitale dello stato cinese del Sichuan, vi sono diverse possibilità di volo offerte da Air France, Etihad, Lufthansa, KLM e altre compagnie. Il volo suggerito, che fa da riferimento per i servizi del viaggio (orari da confermare), è quello della KLM con partenza da Milano Linate per Amsterdam (13.05 – 14.55) o Roma Fiumicino (13.45 – 16.15); si riparte da Amsterdam per Pechino alle 17.25. Per gli orari da altre località o di altre compagnie contattare Amitaba.
2°g. 13/8 Arrivo a Chengdu
Si atterra a Pechino alle 8.55; si prosegue con China Southern per Chengdu alle 11.10 con arrivo alle 14.15. All’arrivo è in attesa dei partecipanti il corrispondente locale di Amitaba; trasferimento presso l’hotel Chengdu Airport Express nei pressi dell’aeroporto.
3°g. 14/8 Chengdu – Lhasa
Il volo della China Eastern parte alle 9.50 con arrivo alle 11.50 (orari da confermare). A Gonsar, l’aeroporto posto sulle rive dello Tsangpo, sono in attesa dei partecipanti la guida italiana e l’assistente tibetano. Trasferimento in pulmino privato a Lhasa, sistemazione presso l’hotel Gang Gyen o simile nella città vecchia e riposo. Nel pomeriggio per favorire l’acclimatazione e iniziare ad assaporare la parte vecchia della città ci si reca con una tranquilla passeggiata al Barkor, la strada che pullula di pellegrini e circumambula la cattedrale di Lhasa, punto focale della vita tibetana e vivacissimo mercatino. Ci si muove con calma, piano, per iniziare ad acclimatarsi; la quota è di circa 3600 mt.
4°g. 15/8 Lhasa
Si iniziano le visite dalla magnifica cattedrale del Jokhang che custodisce la statua di Jowo Sakyamuni, una reliquia circondata di mito e leggende, sicuramente l’oggetto più prezioso del Tibet. Ci reca quindi al Potala – dove per molti di noi la lunga scalinata per entrare è il test più duro dell’intero viaggio! Nel pomeriggio si esplora la città vecchia che è abitata in prevalenza da tibetani; passeggiando dal Barkor si vedono il convento di Ani Tshamkhung, il tempio di Ramoce, che fu fondato nel medesimo periodo del Jokhang ed ospitò la sede del collegio tantrico del Gyuto, il Gyume e diversi altri siti minori, cari al cuore dei tibetani.
5°g. 16/8 Lhasa – Shigatse
Si lascia la valle di Lhasa iniziando il viaggio verso ovest, si segue il deflusso del fiume Kyuchu incontrando in breve lo Tsangpo, di cui si seguono le rive fino a Shigatse, dove si alloggia presso l’hotel Manosarovar o simile. Ci si reca a visitare il grandioso monastero di Tashilhumpo, fondato nel 1447 dal primo discepolo di Tsong Khapa, retrospettivamente riconosciuto come la prima incarnazione del Dalai Lama, e sede storica del Panchen Lama; è uno dei più grandi del Tibet, con molti templi e sale dove sono conservati inestimabili tesori, tra cui primeggiano i giganteschi Stupa dei Panchen Lama. La quota qui è di circa 4000 mt.
6°g. 17/8 Shigatse – Zangzang
Si lascia Shigatse seguendo la strada che porta verso il Nepal; a Lhartse la si lascia per seguire un percorso più settentrionale che supera un passo e transita da un primo lago e quindi dal lago di Ngaring, e, attraverso un ambiente di praterie d’alta quota, si arriva a Zangzang, un villaggio dove si trova un interessante convento femminile di scuola Nyingmapa. Si pone il primo campo di questo bellissimo viaggio nelle vicinanze; la quota è di circa 4500 mt.
7°g. 18/8 Zangzang – Saga – Dargyeling Gompa (Jongba)
Si prosegue sempre verso ovest attraverso valli e passi erbosi in un bell’ambiente naturale fino a Saga, sul fiume Tsang Po. Si prosegue oltre un altro passo fino a Jongba, dove si pone il campo nei pressi di un bel monastero posto panoramicamente sopra le vaste valli erbose; la quota è di circa 4600 mt.
8°g. 19/8 Jongba – Manosarowar Est
Il bellissimo percorso di questa lunga tappa, che impegna per circa 8 ore di guida ed è resa possibile grazie ai lavori di miglioramento che sono stati recentemente eseguiti sulla strada, attraversa una regione dove spesso si incontrano le tende dei nomadi. A Trongsa si trova un interessante monastero e, prima di Paryang, una zona di dune di sabbia sullo sfondo dell’alto Himalaia. Oltre il passo del Mayum ed il lago di Te Tso si raggiungono le acque turchesi del “lago della madre”, il sacro Manosarowar, che viene circumambulato a piedi da molti pellegrini tibetani; da qui si vede per la prima volta il Kailash, oltre le vaste acque del lago. Si pone il campo nei pressi della riva; la quota è di circa 4600 mt. Dal 2013 qui è stato istituito un ‘Parco Nazionale’; quindi ci si deve adeguare alle nuove regole che non consentono di utilizzare i propri veicoli lungo il perimetro del lago e si dovrà necessariamente usufruire degli autobus forniti dalle autorità.
9°g. 20/8 Manosarowar: Seralung, Trugo, Raksal Tal, Chiu
Si seguono le rive del lago sacro in senso orario; i panorami sono fantastici, con i colori dell’acqua che continuano a variare nell’arco della giornata, si ha la mole del Gurla Mandata (7800 mt) a sud est e, se è limpido, la visuale del Kailash a nord ovest oltre le acque del lago. Si sosta per una visita al monastero di Seralung, che come tutti i siti della regione è piuttosto piccolo: furono infatti sempre molto poche le persone che risiedevano in queste remote regioni. Si prosegue per Trugo, un Gompa posto alle pendici del Gurla Mandata sul lato meridionale del lago, che dista circa 23 km; si contorna la sponda meridionale e, se si avrà l’autorizzazione dalle autorità del Parco, si viene raggiunti dai propri mezzi per recarsi al lago Raksal Tal, un bacino d’acqua altrettanto vasto, temutissimo dai pellegrini perché secondo la tradizione esoterica cela l’energia magica del principio femminile: sulle sue sponde non si trovano segni di devozione (bandiere, muri mani, né monasteri); la vista del Gurla Mandata che si specchia nelle acque riesce però a mitigare almeno per un po’ ogni timore! Si raggiunge quindi il monastero di Chiu, vera perla del Manosarowar, posto su di colle che domina una spiaggia della costa nord ovest, dove si pone il campo.
10°g. 21/8 Chiu – Shangshung – Toling
Si procede per la regione di Gughe, transitando di fronte al monte Kailash e continuando verso nord ovest; dopo un tratto con una deviazione ci si dirige verso sud incontrando in breve il fiume Sutlej e il monastero Bön di Gurugam. Si prosegue lungo il fiume arrivando alla misteriosa città rupestre di Shangshung, un regno che precedette Gughe; il Prof. G. Tucci qui ha individuato alcuni insediamenti che risalgono almeno a 3000 anni fa. Questo luogo sconosciuto è il sito più antico del Tibet: una città cesellata in un anfiteatro di rocce policrome che contorna una valle deserta solcata dal fiume blu. Dopo la visita si ritorna verso la strada principale e si continuando attraverso una regione di praterie, scavalcando poi verso sud alcuni passi che si aprono sul vasto bacino erosivo del fiume Sutlej, con panoramiche uniche al mondo. Ci si immerge nei meravigliosi canyon colorati arrivando a Toling, dove ci si accomoda presso il semplice Chengbao hotel o simile.
11°g. 22/8 Toling – Tsaparang – Dunkhar
Si visita l’enclave monastica: il Tempio Rosso e il Tempio Bianco sono stati costruiti sotto la guida del Grande Traduttore, Rinchen Zangpo; questi templi secondo il Prof. G. Tucci costituiscono l’esempio più elevato dello stile artistico del Tibet Occidentale. Ci si reca quindi alla vicina Tsaparang, il sito forse più affascinante di tutta Gughe: un sentiero si inerpica tra alcuni templi e miriadi di abitazioni rupestri (alcune sono affrescate) immergendosi in un tunnel scavato nella roccia che emerge nella cittadella che corona l’inaccessibile monte, dove l’imperatore aveva il semplice palazzo ed i suoi templi. Al fascino del luogo si unisce il senso della presenza dei grandi santi che vi hanno abitato. Da Tsaparang si prosegue per circa due ore attraverso stupendi canyon erosivi con punti panoramici verso i monti glaciali dell’India arrivando nella valle di Dungkhar, dove si pone il campo. Se si arriva in tempo si visita già oggi il sito di Piyang, uno dei feudi dell’antica Gughe, con resti estremamente interessanti e, nascosti in alcune grotte dell’antica cittadella, antichissimi affreschi.
12°g. 23/8 Dunkhar – Darchen
Si visitano i templi rupestri di Dunkhar; i capolavori d’arte preservati in questa falesia furono riscoperti nel 1992 e presentano alcuni degli affreschi più raffinati dell’antica arte tibetana; lo sfondo azzurro dei dipinti rende le figure ancora più eteree, incredibilmente sospese fuori dal tempo. Si potrà anche visitare la cittadella, individuando il sentiero che, alle spalle delle poche case del minuscolo paese di Dunkar, si inerpica sul monte e, attraverso una stretta apertura, conduce sulla sommità: i resti sono molto interessanti, e i panorami incredibili. Dopo queste indimenticabili esplorazioni si parte per tornare ad est verso il Kailash. Si riemerge dalle valli erosive di Gughe attraverso i grandiosi passi utilizzati per giungere fin qui godendo di panorami impossibili da immaginare, e proseguendo verso est si arriva ai piedi del monte Kailash a Darchen, punto di partenza del pellegrinaggio attorno alla montagna sacra. È un percorso di 54 chilometri; lungo il sentiero sacro si incontrano una miriade di luoghi legati a storia, mito e leggenda, ed anche alcuni piccoli monasteri: l’insieme lo rende decisamente unico al mondo. Darchen è un villaggio pieno di sporcizia che ad alcuni toglie la poesia del luogo; purtroppo la sosta qui è obbligatoria, si utilizza per la sosta l’hotel Himalaya, che è ragionevolmente decoroso.
13°g. 24/8 Kora del Kailash: Darchen – Dirapuk
Il percorso a piedi porta dopo le prime due ore circa sulla piana di Tarboche, il luogo dove si svolge Saga Dawa ai piedi della piattaforma dei Mahasiiddha, all’ingresso della valle occidentale del Kailash che è denominata dai tibetani valle di Amitabha. Si transita ai piedi del monastero di Choku che si erge sul versante occidentale, e viene visitato solo dai più tenaci, e si sale gradualmente al cospetto dei colossali muraglioni occidentali del Kailash; a tratti dal sentiero appare altissima la cuspide sommitale. Si aggira il monte finché appare l’immortale parete nord, ai cui piedi si trova l’eremo di Dirapuk, dove si pone il primo campo del kora (5000 mt circa) in vista della maestosa parete.
14°g. 25/8 Kora del Kailash: Dirapuk – Dolma La – valle di Zutrulpuk
Salendo verso il passo di Dolma si transita da alcuni laghetti e da un punto dove i pellegrini usano lasciare qualcosa di personale: solitamente dei vestiti, e a volte anche delle … dentiere, per significare l’abbandono del peso del proprio karma e delle negatività del passato. Il mitico passo è alto circa 5600 metri; quindi la salita viene sempre svolta procedendo con grande tranquillità, senza fretta: sarà faticoso, ma fino ad oggi tutti coloro che sono giunti qui con Amitaba ce l’hanno fatta!! Dal Dolma, dove un’infinità di bandiere di preghiera sventolano al vento e non si vede più la vetta del Kailash, un luogo che commuove molti pellegrini, si scende ripidi passando subito dal laghetto di Tara, dove può capitare di vedere pellegrini induisti che eseguono un’abluzione nell’acqua gelida, a circa 5500 metri di altezza. Arrivati alle pasture della valle sottostante, dove si trovano usualmente degli yak al pascolo, si continua con un lungo tratto di cammino pianeggiante allietato da una visuale dello spigolo nord est del Kailash e finalmente si giunge al campo.
15°g. 26/8 Kora del Kailash: Zutrulpuk – Darchen; Manosarowar est
Nell’ultima giornata, ormai in vista dei laghi sacri di Manosarowar e Raksal Tal, si passa dal monastero di Zutrulpuk, costruito sul luogo dove il santo Milarepa meditava in una grotta, e si esce dalla valle di Akshobya raggiungendo Darchen, completando il cammino. Si ‘fugge’ subito da questo posto mal gestito per porre il campo sulle rive del grande lago turchese Manosarovar, per un ultimo saluto al “Lago della Madre”.
16°g. 27/8 Manosarowar Est – Dargyeling Gompa (Jongba)
Oggi si ripercorre la tappa più lunga del viaggio, i cui meravigliosi panorami compensano egregiamente i tempi di guida: si rivedono il lago di Te Tso, il Mayun La, il versante settentrionale dell’arco Himalaiano, le dune di Paryang, Trongsa Gompa, ecc. Si pone il campo presso il monastero di Dargyeling, come all’andata.
17°g. 28/8 Dargyeling – Pelkho Tso – Shegar
Superata Saga si attraversa lo Tsangpo con un ponte, si costeggiano laghi minori e si valicano alcuni passi raggiungendo la stupenda area nomadica del lago di Pelko, una zona di bellezza incomparabile: su questo grande lago blu turchese, in un ambiente abitato solo dai nomadi, si affacciano maestose vette himalaiane tra cui lo Shisha Pangma, che supera gli 8000 metri di quota. Oltre Pelkho ci si congiunge con la strada che giunge dal Nepal, e si continua a seguire l’arco himalaiano; nei giorni limpidi si possono vedere il Cho Oyu e l’Everest. Superata Tingri si arriva a Shegar, dove si alloggia presso l’Everest Hotel o simile.
18°g. 29/8 Shegar – Shigatse
Si visita la ‘Montagna di cristallo’: le ardite mura del castello di Shegar giungono altissime fino in vetta alla montagna che sovrasta il bel villaggio, che conserva lo stile tradizionale. Se si sale sul punto più alto si vede la vetta dell’Everest; ma già sotto, dove si trova l’interessante Gompa, si effettua una visita di prim’ordine! Si lascia Shegar valicando il passo del Gyatso che porta a Lhartse e si ripercorre da qui un tratto di strada utilizzato il 17/8 proseguendo verso est attraverso un altro valico fino a Shigatse, dove ci si sistema presso il medesimo hotel, il Manosarovar o simile.
19°g. 30/8 Shigatse – Lhasa
Da Shigatse si ripercorre la strada con cui si è giunti da Lhasa, dove si alloggia nel medesimo hotel, il Gang Gyen o simile. Pomeriggio libero.
20°g. 31/8 Lhasa, festival di Drak Yerpa
L’eremo di Drak Yerpa, situato in una valle laterale a nord del fiume Kichu circa 30 km ad est di Lhasa, è un luogo molto importante nella tradizione del Tibet: qui sorgeva il monastero di Atisha che vi dimorò e insegnò attorno all’anno 1057 (si può vedere il trono di pietra da lui utilizzato), e il sito divenne anche il luogo di ritiro del collegio tantrico del Gyuto. All’intorno vi sono molte grotte di meditazione poste in un anfiteatro di rocce chiare dove in tempi ancora più antichi il re Songtsen Gampo e le sue consorti venivano qui per i loro ritiri spirituali; a Dawa Puk, la “Grotta della Luna”, Guru Rimpoce (Padmasambhava) fece un ritiro di 7 mesi. Il sito ha oggi una vitalità sorprendente, e vi dimorano molti mediatori. Nella data odierna vi si tiene il festival annuale, un momento che richiama molti pellegrini; si tenga però presente che a volte le autorità cinesi per motivi insondabili e anche all’ultimo momento vietano le celebrazioni, un comportamento che riflette loro timore dello spirito indipendentista tibetano. Se si dovesse incorrere in questo divieto si visita il sito, che merita di per sé la visita, e quindi si prosegue per Ganden Namgyeling, l’università monastica fondata da Tsongkhapa, capostipite della scuola Ghelupa, costruita in posizione panoramica a 4500 mt su un monte che sovrasta da sud la valle del fiume Kyuchu circa 40 km a est di Lhasa. Lo sforzo tenace e la devozione dei tibetani ha reso possibile la ricostruzione di tutti i templi principali; il grande stupa contiene alcune reliquie del corpo di Tsongkhapa che furono ritrovate setacciando con le mani le macerie lasciate dalla distruzione perpetrata dai cinesi, esaminando ogni pietra e la terra. Si consiglia de vi è il tempo di eseguire anche la breve circumambulazione del monte dove sorgono i molti templi e collegi, godendo sia dell’atmosfera intensa che degli splendidi panorami che il kora offre sulla vallata del Kyuchu; sul percorso vi sono alcune grotte di meditazione e alla fine del sentiero il piccolo Gompa di Tsongkhapa.
21°g. 1/9 Lhasa – Chengdu e volo di rientro
Il volo della Air China parte alle 11.00 con arrivo a Chengdu alle 12.50 (orari da confermare – vi sono anche dei voli più tardi ma non è prudente prenderli per non avvicinarsi troppo all’ora dell’imbarco del transcontinentale). Ci si trasferisce al terminal internazionale per l’imbarco sul volo di rientro; chi è giunto con KLM parte alle 16.50 per Pechino con arrivo alle 19.40; si riparte per Amsterdam alle 0.50.
22°g. Sabato 2 settembre, arrivo a destinazione
L’arrivo ad Amsterdam è previsto alle 5.40; per Milano Linate la prosecuzione è alle 8.25 con arrivo alle 10.05, per Roma Fiumicino alle 7.20 con arrivo alle 9.35.
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