Tibet
Da Lhasa all’Everest, con il festival di Dhamak
Meraviglie del Tibet e colossi dell’Himalaia









Sintesi del viaggio
Da Lhasa, dove si visitano tutti i siti della città, si segue un percorso che porta in gran parte dei luoghi importanti del Tibet Classico, include siti preziosi e meno conosciuti che ci avvicinano al cuore della cultura del Paese delle Nevi e giunge nel cuore della regione himalaiana alle falde della parete settentrionale dell’Everest (Chomolungma in tibetano). Si arriva a Gyantse in occasione del festival annuale di Dhamak, dove vengono ancora eseguite le gare di corsa con gli yak.
Giunti a Lhasa si sosta per tre notti, godendo dei siti della città mentre ci si adatta all’alta quota. La prima giornata è tranquilla per favorire l’adattamento, ci si immerge nel circuito sacro del Barkor che pullula di pellegrini ed è animato da un bel mercato; l’hotel è situato nei pressi, nella città vecchia. Nei due giorni seguenti ci si reca a visitare il Potala, il palazzo estivo (Norbulingka), il Jokhang (la veneratissima cattedrale di Lhasa), e le due grandi università monastiche di Drepung e Sera, oltre ad un insieme di interessanti luoghi meno celebri ma eccezionalmente interessanti.
- Chengdun
- Lhasa
- lago Yamdrok Tso
- Gyantse
- Shalu
- Shigatse
- Puntshok Ling
- Sakya
- Shegar
- Rongbuk
- Yungdrungling
Presentazione del viaggio
Giunti a Lhasa si sosta per tre notti, godendo dei siti della città mentre ci si adatta all’alta quota. La prima giornata è tranquilla per favorire l’adattamento, ci si immerge nel circuito sacro del Barkor che pullula di pellegrini ed è animato da un bel mercato; l’hotel è situato nei pressi, nella città vecchia. Nei due giorni seguenti ci si reca a visitare il Potala, il palazzo estivo (Norbulingka), il Jokhang (la veneratissima cattedrale di Lhasa), e le due grandi università monastiche di Drepung e Sera, oltre ad un insieme di interessanti luoghi meno celebri ma eccezionalmente interessanti. Si lascia quindi la grande valle dello Tsangpo arrivando al lago turchese di Yamdrok, dove ha sede il monastero di Samding, e a Gyantse, dove tra le mura dell’antico complesso monastico di Pelkor Chode si erge il grandioso Stupa del Kumbum, lo stupa delle 100.000 divinità. Si sosta a Gyantse due notti per poter seguire gli eventi del festival annuale del Dhamak: nella giornata del 22/7 il programma prevede anche la divertente corsa degli yak; si tenga però presente che può succedere che le autorità cinesi sospendano il festival, questo non capita spesso, ma può essere e in questo caso si adatterà il programma in modo opportuno aggiungendo altre visite. Da Gyantse si prosegue per Shalu e Shigatse, sede del monastero del Panchen Lama: il Tashilhumpo, sopravvissuto quasi indenne alla rivoluzione culturale. Continuando poi verso il cuore della zona himalaiana ci si reca a Phuntshok Ling, situato in posizione magnifica lungo lo Tsangpo e ricco di affreschi molto interessanti, Sakya, il monastero – fortezza che fu anche capitale del Tibet, e, nella valle di Shegar, si esplorano i resti dello spettacolare Dzong. Si giunge quindi a Rongbuk di fronte alla parete nord del Chomolungma, a circa 5000 mt di altezza. Dopo questa spettacolare sosta si rientra direttamente a Shigatse e da qui a Lhasa seguendo il corso dello Tsangpo, potendo visitare il monastero bön di Yungdrungling e Nyetang Dolma Lhakhang, che fu la dimora di Atisha, e completare con un’irrinunciabile passeggiata al Barkor nella parte vecchi di Lhasa.
Per informazioni sul Tibet, consultare Paesi e tradizioni.
L’itinerario fornisce così una visione d’insieme stupenda del Tibet Classico e offre l’opportunità di giungere ai piedi della mitica parete nord del monte più alto della Terra. Si alloggia in hotel di buona qualità nei centri principali; solo a Sakya e a Rongbuk gli alloggi sono piuttosto modesti, ma situati in luoghi incomparabili. Gli spostamenti vengono effettuati con veicoli privati.
L’ALTA QUOTA DEL TIBET
Andare in Tibet significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Lhasa stessa si trova a 3600 metri di quota. La buona riuscita di un viaggio quindi deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e bisogna non esagerare negli sforzi fisici nei primi giorni. L’itinerario previsto tiene conto di queste esigenze; nella tappa tra Lhasa e Gyantse si valicano due passi di cui il più alto, il Kari, arriva a 5045 metri; ma la quota di questo non deve preoccupare perché poi si scende ai 4000 metri di Gyantse e ai 3900 mt di Shigatse; a seguire a Sakya e Shegar a circa 4300 mt, pronti oramai per affrontare i 5000 mt di Rongbuk.
Molte persone hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2/3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico.
Si consideri comunque che migliaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.
CLIMA E ATTREZZATURA
Nei centri principali del Tibet Classico è raro che la temperatura notturna a luglio scenda sotto i 5°c e le massime sono di circa 20°c.; nella parte himalaiana a Sakya e Shegar anche a luglio di notte ci si può invece avvicinare allo zero termico ed a Rongbuk, alle falde dell’Everest, è normale andare sotto lo zero di notte, con rare punte di minima anche a -10°c. Si tenga inoltre presente che alle alte quote del Tibet le escursioni termiche possono essere notevoli e il sole può bruciare la pelle nonostante l’aria fresca. Possono esserci piogge, che solitamente se si verificano sono di breve durata; ma negli ultimi anni anche in Tibet il clima è meno prevedibile. E’ opportuno attrezzarsi con indumenti caldi per passare con tranquillità le serate più fredde; si consiglia di portare dei capi in pile e una giacca da montagna possibilmente in goretex piuttosto larga sotto cui indossare degli strati termici. Scarpe comode, e un paio di scarponcini caldi adatti ai percorsi a piedi. Portare anche un piccolo zaino per gli oggetti d’uso giornaliero. E’ importante un buon paio di occhiali perché la luce solare può essere particolarmente intensa; anche guanti, cappello, creme da sole efficaci, protettivo per le labbra, quanto serve per lavarsi e una pila, possibilmente frontale. Per chi ama la fotografia, si consiglia di portare il filtro polarizzatore.
Programma del viaggio
1°g. Domenica 16 luglio, partenza in volo per Chengdu
Per andare a Chengdu, capitale dello stato cinese del Sichuan, vi sono diverse possibilità di volo offerte da British Airways, Etihad, Lufthansa, KLM e altre compagnie. Il volo suggerito, che fa da riferimento per i servizi del viaggio (orari da confermare), è quello della KLM con partenza da Milano Linate per Amsterdam (17.25 – 19.20); si riparte da Amsterdam per Chengdu alle 21.05. Per gli orari da altre località o di altre compagnie contattare Amitaba.
2°g. 17/7 Arrivo a Chengdu
Si arriva a Chengdu alle 12.50, dove è in attesa dei partecipanti il corrispondente locale di Amitaba; trasferimento presso l’hotel Chengdu Airport Express nei pressi dell’aeroporto.
3°g. 18/7 Chengdu – Lhasa
Il volo della China Eastern parte alle 9.50 con arrivo alle 11.50 (orari da confermare). A Gonsar, l’aeroporto posto sulle rive dello Tsangpo, sono in attesa dei partecipanti la guida italiana e l’assistente tibetano. Trasferimento in pulmino privato a Lhasa, sistemazione presso l’hotel Gang Gyen o simile nella città vecchia e riposo. Nel pomeriggio per favorire l’acclimatazione e iniziare ad assaporare la parte vecchia della città ci si reca con una tranquilla passeggiata al Barkor, la strada che pullula di pellegrini e circumambula la cattedrale di Lhasa, punto focale della vita tibetana animato da un vivace mercato e frequentato dai pellegrini, alcuni dei quali eseguono l’intera circumambulazione con le prostrazioni. Ci si muove a piedi, con calma, per favorire l’acclimatazione.
4°g. 19/7 Lhasa
Giornata dedicata alla visita di Lhasa. Al mattino ci si reca al Potala e al palazzo estivo, il Norbulingka. Si dedica il pomeriggio alle visite della città vecchia che fortunatamente è ancora abitata in prevalenza da tibetani, iniziando dalla magnifica cattedrale del Jokhang che custodisce la statua di Jowo Sakyamuni, una reliquia circondata di mito e leggende che è sicuramente l’oggetto più prezioso del Tibet. Si passeggia dal Barkor, il circuito sacro che la circonda, fino al convento di Ani Tshamkhung e al tempio di Ramoce, che fu fondato nel medesimo periodo del Jokhang ed ospitò la sede del collegio tantrico del Gyuto, toccando anche altri siti minori, cari al cuore dei tibetani.
5°g. 20/7 Lhasa
Si visitano le università monastiche poste negli immediati dintorni di Lhasa iniziando da Drepung, che prima dell’invasione era la più grande del Tibet, dove ci si reca anche al tempio di Nechung, una volta sede dell’Oracolo di stato tibetano che conserva dipinti difficilmente visibili altrove. Nel pomeriggio ci si reca all’università di Sera, dove spesso si può assistere al dibattito dei monaci, e si rientra nella città vecchia a curiosare nel Barkor.
6°g. 21/7 Lhasa – Gyantse
Si lascia la grande valle dello Tsangpo salendo verso sud al passo di Gampa (4794 mt) che offre una visuale indimenticabile sul vasto specchio turchese del lago Yamdrok Tso, una delle perle naturali del Tibet, incastonato tra magnifiche vette di cui alcune superano i 7000 metri. Raggiunte le sponde del lago se ne segue il perimetro per un bel tratto e con una deviazione ci si reca al monastero di Samding, uno dei rari siti dell’esoterica scuola dei Bodonpa che risale al XII secolo, la cui badessa è riconosciuta come una Kandroma (dakini) ed è considerata una delle maestre spiritualmente più elevate del Tibet. La posizione è fantastica, con grandiosi panorami sui monti e sul lago, e nel Gompa si trovano molti affreschi recentemente restaurati. Proseguendo, si valica lo spettacolare passo di Khari (5045 mt) dove la strada passa tra le pasture degli yak sfiorando i poderosi ghiacciai del Nyengchen Kang Ksa, la cui vetta si staglia oltre i 7000 metri, e, dopo aver costeggiato un lago di origine artificiale, si arriva a Gyantse, dove si alloggia all’hotel Yeti o simile; la tappa è di 263 km, a cui si aggiunge la deviazione per Samding.
7°g. 22/7 Gyantse, festival di Dhamak
Gyantse è la città del Tibet Classico meglio preservata. L’enclave monastica prima delle distruzioni perpetrate conteneva 16 collegi monastici appartenenti a diverse scuole; fortunatamente il tempio principale, lo Tsuklakhang (XV sec.), e la costruzione più preziosa, l’inestimabile stupa di Kumbum, sono rimasti intatti. Lo “Stupa delle 100.000 divinità” è una struttura costituita da più piani progettati secondo una planimetria mandalica arricchita da 75 cappelle, statue e affreschi: chi è in grado di decifrarne la complessa simbologia può leggervi l’intero percorso iniziatico del misticismo tibetano. La visita al castello di Gyantse regala un’ottima panoramica sul complesso, sulla cittadina e le valli circostanti. Oggi è in pieno svolgimento il grande festival annuale, e si dedica la maggior parte del tempo a seguire le diverse attività; uno dei momenti più particolari è la gara degli yak, che sembrano quasi più impegnati a disarcionare chi si azzarda a cavalcarli che a competere tra loro!
8°g. 23/7 Gyantse – Shalu – Shigatse
Prima di arrivare a Shigatse (90 km) una breve deviazione porta a Shalu, sito del tempio di Serkhang Tramo, che conserva un’antica atmosfera dove si indovinano interessanti affreschi nella penombra. Fu qui che Buton Rimpoce nel XIV secolo editò i 227 volumi del Canone Buddista Tibetano; nei pressi si trova l’antichissimo tempio di Gyengong Lhakang, fondato nel 997. Giunti a Shigatse, seconda città del Tibet, ci si reca a visitare il grandioso complesso monastico di Tashilhumpo fondato nel 1447 dal primo discepolo di Tsong Khapa, retrospettivamente riconosciuto come la prima incarnazione del Dalai Lama, e sede storica del Panchen Lama; è uno dei più grandi del Tibet, con molti templi e sale dove sono conservati inestimabili tesori, tra cui primeggiano i giganteschi Stupa dei Panchen Lama. Si alloggia presso il Manosarowar hotel o simile.
9°g. 24/7 Shigatse – Puntshok Ling – Sakya
Si imbocca la strada che porta verso Lhartse e la regione himalaiana lasciandola per seguire una valle che riporta verso nord al fiume Tsangpo attraverso un bucolico ambiente rurale; si sosta in un semplice villaggio per visitare un antico tempio della scuola Bodompa. Arrivati al maestoso Tsang Po se ne risale il corso lungo una spettacolare vallata fino al monastero di Puntshok Ling. Il Gompa sorge vicino al fiume immerso in una natura splendida a ridosso di contrafforti rocciosi che delimitano l’ingresso di una valle che si apre verso sud, è incorniciato da incredibili dune di sabbia e sovrastato da vaste fortificazioni che ne testimoniano il grandioso passato. Questo sito fu la sede principale della scuola Jonang fino ai tempi del maestro Taranatha (XVII secolo); sorprende per la bellezza architettonica dell’insieme e la qualità dei ben conservati affreschi. Si prosegue lungo lo Tsangpo fino al vecchio villaggio di Lhartse, dove si trova anche un interessante monastero, e si continua quindi per Sakya dove si alloggia presso il Sakya Manosarovar Hotel o simile.
10°g. 25/7 Sakya – Shegar
Il colossale tempio – fortezza di Sakya, posto alle propaggini della grande catena himalaiana, tra il 1268 e il 1365 fu anche sede del governo del Tibet; è un sito ottimamente conservato di dimensioni impressionanti, con molti monaci che sono da tempo tornati a viverci, ed è ricchissimo da visitare. Già nelle torri perimetrali sono alloggiati dei templi e all’interno delle poderose mura si trovano una serie di edifici importanti, tra cui la casa dell’Abate accanto a cui si trova un impressionante Gonkhang, e, se si sale sul tetto del tempio centrale, si trova la cappella del protettore principale, luogo di grande forza esoterica. Ma è dal cortile più interno che si accede a tre colossali Lhakhang, con una profusione di affreschi e reperti artistici eccezionali: a sinistra quello dedicato alle cerimonie rituali, a destra uno che conserva colossali Stupa dei maestri storici dei Sakya e incredibili affreschi di mandala e, di fronte, la sala principale dove nella mistica penombra vi sono statue di fattezza perfetta. Dietro a quest’ultimo tempio si trova una delle biblioteche più preziose del Tibet, con migliaia di testi originali posti su scaffali alti una diecina di metri o più. Sul monte di fronte al complesso, oltre il precipitoso torrente, vi sono le rovine dello Dzong più antico e i resti di vecchi templi con un certo numero di chorten, alcuni templi attivi, tra cui quello edificato di fronte alla grotta del grande Siddha Kunga Nienpo, mitico fondatore della scuola sakyapa, e il convento femminile. Dopo pranzo si lascia Sakya tornando per un tratto a nord e, raggiunta la strada principale che porta verso il Nepal, la si segue verso sud ovest valicando il passo del Gyatso che supera i 5000 mt e si apre sulla valle di Shegar, dove si alloggia presso l’hotel Everest o simile; la tappa è di 136 km.
11°g. 26/7 Shegar – Rongbuk
Ci si reca a visitare le rovine dell’affascinante Dzong di Shegar, che i tibetani chiamavano la “Montagna di Cristallo”; nella parte più bassa il tempio principale è stato ricostruito e vi vivono dei monaci. Per chi ha voglia di cimentarsi, dalla sommità dell’affascinante colle fortificato nelle giornate limpide lo sguardo spazia fino all’Everest. Si prosegue valicando un passo verso sud che supera anch’esso i 5000 mt da dove, se è limpido, lo sguardo spazia dal Makalu al Cho Oyu con l’Everest (chiamato Chomolungma in tibetano) che troneggia al centro. Raggiunte le acque dell’Arun, dove lungo la bella vallata si incontrano tipici villaggi di montagna tibetani, se ne risale il corso per un tratto e, seguendo una valle laterale, di colpo ad una svolta si ha la grandiosa visuale della parte nord del monte più lato della Terra! Le albe e i tramonti che si godono da questo prezioso luogo restano per sempre nel cuore. Sistemazione in Guest House.
12°g. 27/7 Rongbuk – Shigaste
A Rongbuk il monastero è stato in parte ricostruito mentre sul versante est della valle le rovine del convento femminile testimoniano la scelleratezza degli invasori; ci si reca al vicino campo base del Chomolungma, posto a circa 5000 metri d’altezza, utilizzando l’autobus della ‘Everest Conservation’, l’organizzazione che cura il parco. La visuale sulla parete nord dell’Everest è onnipresente. Si lascia la valle tornando verso nord, godendo ancora delle splendide visuali del passo che porta a Shegar; si segue la strada principale fino a Shigatse, dove si alloggia nel medesimo hotel.
13°g. 28/7 Shigatse – Yungdrungling – Lhasa
Lhasa dista 270 km, un percorso che si svolge lungo un’ottima strada che segue il flusso dello Tsangpo e richiede circa 5 ore. Dopo un tratto, giunti al ponte che porta a nord verso Oyuk e il Nam Tso, lo si attraversa arrivando con una breve deviazione al monastero bön di Yungdrungling, il centro maggiore di questa tradizione nella provincia tibetana di Tsang, in buona parte ricostruito, che contiene alcune interessanti statue e una serie di mandala dipinti tipici di questa scuola tibetana. Nell’ampia piana alluvionale sottostante si trova un tipico villaggio rurale tibetano. Tornati alla strada principale si continua il viaggio fino alla confluenza col fiume Kyuchu, di cui si risale il corso fino a Lhasa; prima di giungere in città si visita il monastero di Nyetang Dolma Lhakhang, storicamente importante perché fu la dimora di Atisha, con reperti artistici belli e importanti. A Lhasa si alloggia presso il medesimo hotel.
14°g. Sabato 29 luglio, Lhasa – Chengdu e volo di rientro
Il volo della Sichuan Airlines parte alle 9.20 con arrivo a Chengdu alle 11.20 (orari da confermare – vi sono anche dei voli più tardi ma non è prudente prenderli per non avvicinarsi troppo all’ora dell’imbarco del transcontinentale). Ci si trasferisce al terminal internazionale per l’imbarco sul volo di rientro. Chi è giunto con KLM parete per Amsterdam alle 14.35 con arrivo alle 19.05; per Milano Linate la prosecuzione è alle 20.15 con arrivo alle 21.50.
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