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Tibet


Tibet classico e festival di Shoton; est. Everest

Estensione: traversata himalaiana fino a Katmandu


PARTENZA
09/08/2015
RITORNO
22/08/2015
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
28/08/2015
2a ESTENSIONE
DURATA
14 – 20 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Il viaggio inizia con la visita di Lhasa, le università monastiche e la partecipazione all’importante festival di Shoton, il momento più atteso dell’anno nella vita culturale e nel folclore tibetano, quando nel giardino del Norbulingka si tengono le rappresentazioni del teatro classico tibetano in concomitanza con le celebrazioni delle grandi università monastiche di Drepung e Sera. Il tour porta nei luoghi più affascinanti e storicamente importanti del Tibet Classico; si toccano le altre tre principali città: Tsetang, Gyantse e Shigatse, molti dei siti storici delle antiche province di U e Tsang e si raggiungono luoghi importanti nella tradizione tibetana che sono raramente visitati, inclusi gli eremi in cui risedettero i grandi mistici del passato e che ora sono nuovamente utilizzati. E’ prevista un’estensione che porta nella regione himalaiana da Sakya ai piedi della parete nord dell’Everest e attraversa la catena fino a Katmandu in Nepal.

È meglio accendere una candela piuttosto che maledire l’oscurità.

 Presentazione del viaggio


L’itinerario fornisce così una visione d’insieme completa del Tibet Classico e offre anche l’opportunità di giungere ai piedi della mitica parete nord del monte più alto della Terra. Si alloggia in hotel di buona qualità nei centri principali; solo a Samye e a Sakya e Rongbuk, per chi segue l’estensione, gli alloggi sono piuttosto modesti, ma tutti situati in luoghi incomparabili. Gli spostamenti vengono effettuati con veicoli privati.

L’ALTA QUOTA DEL TIBET

Andare in Tibet significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Lhasa stessa si trova a 3600 metri di altitudine. La buona riuscita di un viaggio quindi deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e bisogna non esagerare negli sforzi fisici nei primi giorni. L’itinerario previsto tiene conto di queste esigenze; si inizia da Lhasa e le soste a quote un poco più elevate a Gyantse e Shigatse (si sfiorano i 4000) avvengono dopo 9 giorni; le quote più alte si hanno nella parte dell’estensione, dopo che ci si è ben acclimatati, con Sakya a circa 4200 mt e Rongbuk a quasi 5000. Si valicano dei passi sopra i 5000, ma la quota di questi non deve preoccupare perché poi si scende subito a elevazioni inferiori.

Molte persone hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2/3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico.

Si consideri comunque che migliaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.

CLIMA E ATTREZZATURA

Nei centri principali del Tibet Classico è raro che la temperatura scenda sotto i 10°c e le massime sono sopra i 20°c; il punto più freddo del tour è durante l’estensione all’Everest: a Rongbuk bisogna essere attrezzati per temperature che possono andare a volte anche sotto lo zero. Si tenga presente che alle alte quote del Tibet le escursioni termiche possono essere notevoli e il sole può bruciare la pelle nonostante l’aria fresca. Possono esserci piogge, che solitamente se si verificano sono di breve durata; ma negli ultimi anni anche in Tibet il clima è meno prevedibile. E’ opportuno attrezzarsi con indumenti caldi per passare con tranquillità le serate più fredde; si consiglia di portare dei capi in pile e una giacca da montagna possibilmente in goretex piuttosto larga sotto cui indossare degli strati termici. Scarpe comode, e un paio di scarponcini caldi adatti ai percorsi a piedi. Portare anche un piccolo zaino per gli oggetti d’uso giornaliero. E’ importante un buon paio di occhiali perché la luce solare può essere particolarmente intensa; anche guanti, cappello, creme da sole efficaci, protettivo per le labbra, quanto serve per lavarsi e una pila, possibilmente frontale. Per chi ama la fotografia, si consiglia di portare il filtro polarizzatore.

 Programma del viaggio


1°g.  Domenica 9 agosto, partenza per Chengdu  

2°g.  10/8 Chengdu – Lhasa 

Arrivo a Chengdu alle 12.30, da dove ci si imbarca sul volo per Lhasa (orario da confermare). A Gonsar, l’aeroporto posto sulle rive dello Tsangpo, è in attesa dei partecipanti la guida tibetana. Trasferimento in pulmino privato a Lhasa, sistemazione presso l’hotel Gang Gyen nella città vecchia e riposo. In serata per iniziare ad assaporare la parte più interessante della città ci si reca con una tranquilla passeggiata al Barkor, la strada che pullula di pellegrini e circumambula la cattedrale di Lhasa, punto focale della vita tibetana e vivacissimo mercatino.

3°g.  11/8 Lhasa  

Si iniziano le visite con la magnifica cattedrale del Jokhang, che custodisce la statua di Jowo Sakyamuni, una reliquia circondata di mito e leggende che è sicuramente l’oggetto più prezioso del Tibet. Si dedica il resto della giornata alle visite della città vecchia, che fortunatamente è ancora abitata in prevalenza da tibetani. Si passeggia dal Barkor fino al convento di Ani Tshamkhung, al Gyume, al tempio di Ramoce, che fu fondato nel medesimo periodo del Jokhang e ospitò la sede del collegio tantrico del Gyuto, toccando anche altri siti minori, cari al cuore dei tibetani.

4°g.  12/8 Lhasa  

Al mattino si visita il Potala e nel pomeriggio l’università di Sera, dove spesso si può assistere al dibattito dei monaci. Nei pressi di Sera ci si reca poi al piccolo monastero di Pawangka, dove in una grotta posta ai piedi della roccia sotto le mura circolari del Gompa meditava Songtsen Gampo, il re del Tibet, nell’VIII secolo.

5°g.  13/8 Lhasa: escursione a Ganden e Drak Yerpa  

Ganden Namgyeling, l’università monastica fondata da Tsongkhapa, capostipite della scuola Ghelupa, è costruita in posizione panoramica a 4500 mt su un monte che sovrasta la valle del fiume Kyuchu circa40 km a est di Lhasa. Lo sforzo tenace e la devozione dei tibetani ha reso possibile la ricostruzione di tutti i templi principali; il grande stupa contiene alcune reliquie del corpo di Tsongkhapa che furono ritrovate setacciando con le mani le macerie lasciate dalla distruzione perpetrata dai cinesi, esaminando ogni pietra e la terra. Si eseguirà anche la breve circumambulazione del monte dove sorgono i molti templi e collegi, godendo sia dell’atmosfera intensa che degli splendidi panorami che il kora offre sulla vallata del Kyuchu; sul percorso vi sono alcune grotte di meditazione e alla fine del sentiero il piccolo Gompa di Tsongkhapa. Rientrando a Lhasa con una deviazione  verso nord si raggiunge Drak Yerpa, dove sorgeva il monastero di Atisha che qui dimorò e insegnò attorno all’anno 1057 (si può vedere il trono di pietra da lui utilizzato), un sito che divenne il luogo di ritiro del collegio tantrico del Gyuto; all’intorno vi sono molte grotte di meditazione poste in un anfiteatro di rocce chiare. In tempi ancora più antichi, il re Songtsen Gampo e le sue consorti venivano qui per i loro ritiri spirituali; e a Dawa Puk, la “Grotta della Luna”, Guru Rimpoce fece un ritiro di 7 mesi. Il sito ha oggi una vitalità sorprendente, e vi dimorano molti mediatori. Da qui, in poco più di un’ora di guida si torna a Lhasa.

6°g.  14/8 Lhasa, festival di Shoton  

Oggi è il giorno di Shoton, conosciuto anche come il “Festival dello yogurt”. Nelle grandi università monastiche di Drepung e Sera vengono esposti sulla montagna  giganteschi dipinti del Buddha; si opta per seguire gli eventi presso la prima perché è l’evento più grande e gli spazi sono più ampi ed è quindi più facile seguirli. In questo giorno di buon auspicio una grande folla di tibetani si reca già dalle prime luci del giorno a Drepung, che prima dell’invasione era la più grande del Tibet. Qui prima del sorgere del sole la grande tanka di Buddha Sakyamuni viene portata a spalle con una coloratissima processione che parte dal tempio principale tra suoni di corni e fumo di erbe aromatiche, per essere issata sul bordo della montagna. Per arrivare sarà necessario camminare un poco, perché i mezzi nella ricorrenza di oggi si devono lasciare all’inizio della strada che sale al monastero. Il festival è anche un ottimo momento per visitare i molti templi di questo storico sito, che per un periodo fu anche sede del Dalai Lama, perché in questa occasione pullulano di pellegrini. Nei pressi, ci si reca al tempio di Nechung, una volta sede dell’Oracolo di Stato tibetano, che conserva dipinti difficilmente visibili altrove. Ovunque nei pressi di Drepung migliaia di famiglie tibetane festeggiano con gioiosi picnic, ed è frequente essere invitati a bere un tè in compagnia. Rientrati in città ci si reca al giardino del Norbulinka dove sono in corso le rappresentazioni di teatro tradizionale, anche qui ci si mescola con miriadi di tibetani che fanno festa.

7°g.  15/8 Lhasa – Samye  

Arrivati allo Tsangpo se ne segue il corso fino al ponte nei pressi di Tsetang che porta sulla sponda nord; la si risale per un tratto incontrando inaspettatamente grandi dune di sabbia, e si giunge a Samye. E’ il più antico monastero buddista del Tibet, fondato nell’VIII secolo da Guru Rimpoce, nei pressi di una zona di belle dune di sabbia non lontano dallo Tsangpo. Il tempio principale, costruito su 4 livelli, rivela affreschi di bellezza indimenticabile e all’interno del grande recinto sacro, delimitato da un lungo muro circolare sormontato da piccoli chorten, si trovano diversi templi e grandi Stupa. La forma mandalica dell’insieme si ammira nella luce migliore al tramonto dalla vicina collina del Hepori, dove si trova un tempietto in cui spesso la sera un monaco recita le preghiere di buon auspicio alla divinità protettrice che qui risiede e la tradizione dice essere un potente demone soggiogato da Guru Rimpoce. Si alloggia presso la ‘Monastery Guest House’, un semplice hotel situato nei pressi del monastero.

8°g. 16/8 Samye – Tsetang  

Ci si reca al vicino eremo di Chimpu, dove alla base del monte un piccolo monastero ospita giovani monache; passeggiando lungo il sentiero che si inerpica alle spalle del Gompa, tra formazioni di grandi massi e il bosco s’incontrano le casupole di solitari monaci e monache, piccoli templi e grotte di meditazione utilizzate dai maestri spirituali: qui si ritirarono anche Guru Rimpoce e Atisha e chi vi giunge con rispetto potrà essere invitato in alcuni di questi potenti luoghi d’energia spirituale dai sereni meditatori che hanno posto qui la propria dimora. Completata l’esplorazione si ripercorre il tratto di strada che riporta verso Tsetang, dove si alloggia presso l’hotel Tsetang. Ci si reca per una passeggiata nella piccola parte vecchia, visitando tempo permettendo il tempio tibetano e il convento femminile.

9°g.  17/8 Tsetang  

Si dedica la giornata alle visite di Tsetang e Yarlung iniziando dal tempio di Tradruk, la cui fondazione è attribuita a Songtsen Gampo nell’VIII secolo. La struttura architettonica è simile al Jokhang di Lhasa e l’interno regala una splendida atmosfera con molte cappelle affrescate e statue di fine fattura; vi sono custodite anche alcune importanti reliquie. Si prosegue lungo la valle dello Yarlung, ricchissima di testimonianze che risalgono all’origine della storia del Tibet, con la visita del Yumbulagang, tra i luoghi più pittoreschi, che fu il primo palazzo degli antichi re ed è stato restaurato nel 1982. Ci continua con il sito delle tombe dei re di Yarlung, dove primeggia il grande tumulo di Songtsen Gampo, su cui è stato costruito un piccolo tempio da dove si ha una stupenda visuale di Riwo Dechen, un monastero dove però i cinesi non permettono di andare. I tumuli dei re di Yarlung non sono mai stati oggetto di scavi archeologici e pare che non siano stati profanati: la tradizione tramanda che sotto il tempio dedicato a Songtsen Gampo vi siano interrati cinque templi a struttura mandalica, con la salma del grande re posta nel tempio centrale e circondata da innumerevoli tesori. Ci si reca quindi a due delle grotte di meditazione più venerate di questa parte del Tibet. La prima, Bairo Phuk, è il minuscolo eremo utilizzato nell’VIII secolo da Vairochana, uno dei discepoli principali di Guru Padmasambhava, o Guru Rimpoce per i tibetani. A Rechung Phuk si ritirò il prediletto discepolo di Milarepa, il grande Rechung; il monastero è stato distrutto dai barbari invasori, ma i tibetani hanno ripristinato il tempio all’ingresso della grotta che conserva oggetti appartenuti al grande mistico.

10°g.  18/8 Tsetang – Gyantse  

Si parte da Tsetang risalendo verso ovest il corso del grande fiume; si sosta per una visita al monastero sakyapa di Gonsar Chode, dove molti degli affreschi originali sono sopravvissuti alle vicissitudini dell’invasione cinese, e si lascia la grande valle dello Tsangpo salendo verso sud al passo di Gampa (4794 mt) che offre una visuale indimenticabile sul vasto specchio turchese dello Yamdrok Tso, una delle perle naturali del Tibet, incastonato tra magnifiche vette di cui alcune  superano i7000 metri. Raggiunte le sponde del lago se ne segue il perimetro per un bel tratto e con una  deviazione ci si reca al monastero di Samding, uno dei rari siti dell’esoterica scuola dei Bodonpa che risale al XII secolo, la cui badessa è riconosciuta come una Kandroma (dakini) ed è considerata una delle maestre spiritualmente più elevate del Tibet. La posizione è fantastica, con grandiosi panorami sui monti e sul lago; nel Gompa si trovano molti affreschi recentemente restaurati. Proseguendo, si valica lo spettacolare passo di Khari (5045 mt) dove la strada passa tra le pasture degli yak sfiorando i poderosi ghiacciai del Nyengchen Kang Ksa, la cui vetta si staglia oltre i7000 metri, e, dopo aver costeggiato un lago di origine artificiale, si arriva a Gyantse, dove si alloggia all’hotel Yeti.

11°g.  19/8 Gyantse  

Gyantse è la città del Tibet Classico meglio preservata. L’enclave monastica prima delle distruzioni perpetrate conteneva 16 collegi monastici appartenenti a diverse scuole; fortunatamente il tempio principale, lo Tsuklakhang (XV sec.) e la costruzione più preziosa, l’inestimabile stupa di Kumbum, sono rimasti intatti. Lo “Stupa delle 100.000 divinità” è una struttura costituita da più piani progettati secondo una planimetria mandalica arricchita da 75 cappelle, statue e affreschi: chi è in grado di decifrarne la complessa simbologia può leggervi l’intero percorso iniziatico del misticismo tibetano. La visita al castello di Gyantse regala un’ottima panoramica sul complesso, sulla cittadina e le valli circostanti.

12°g.  20/8 Gyantse – Shigatse  

Prima di arrivare a Shigatse una breve deviazione porta a Shalu, sito del tempio di Serkhang Tramo, che conserva un’antica atmosfera dove si indovinano interessanti affreschi nella penombra; fu qui che Buton Rimpoce nel XIV secolo editò i 227 volumi del Canone Buddista Tibetano; nei pressi si trova l’antichissimo tempio di Gyengong Lhakang, fondato nel 997. Giunti a Shigatse, seconda città del Tibet, ci si reca a visitare il grandioso monastero di Tashilhumpo fondato dal primo Dalai Lama nel 1447, uno dei più grandi del Tibet, con molti templi e sale dove sono conservati inestimabili tesori tra cui primeggiano i giganteschi Stupa dei Panchen Lama. Dopo una passeggiata nella parte vecchia della città ci si sistema al Manosarowar hotel.

PER CHI RIENTRA

13°g.  21/8 Shigatse – Lhasa  

Si saluta la capogruppo italiana e si torna verso Lhasa accompagnati da una guida locale di Amitaba. Si risale il corso dello Tsangpo verso est fino alla confluenza col fiume Kyuchu, di cui si risale il corso fino a Lhasa; prima di giungere in città si visita il monastero di Nyetang Dolma Lhakhang, storicamente importante perché fu la dimora di Atisha, con reperti artistici belli e importanti. A Lhasa si alloggia presso l’hotel Gang Gyen; pomeriggio libero.

14°g.  Sabato 22/8, volo di rientro  

Ci si imbarca di prima mattina sul volo per Chengdu, dove è in attesa il corrispondente locale per aiutare con il trasferimento ai voli internazionali.

PER CHI PROSEGUE

13°g.  21/8 Shigatse – Sakya  

Nei pressi di Shigatse si sosta a Nartang, un complesso di cui restano ancora buona parte delle mura perimetrali, dove è custodita un’antica collezione delle matrici in legno del Kangyur, il Canone Buddista Tibetano, che si dice risalire all’epoca di Buton Rimpoce. Si continua lungo  la strada che porta verso Lhartse e il Nepal lasciandola per seguire una valle che riporta verso nord al fiume Tsangpo, attraverso uno splendido ambiente rurale, e se ne risale il corso fino al monastero di Puntshok Ling. Il Gompa sorge vicino al fiume immerso in una natura splendida a ridosso dei contrafforti rocciosi che delimitano l’ingresso di una valle che si apre verso sud, è incorniciato da incredibili dune di sabbia e sovrastato da vaste fortificazioni che ne testimoniano il grandioso passato. Questo sito fu la sede principale della scuola Jonang fino ai tempi del maestro Taranatha (XVII secolo); sorprende per la bellezza architettonica dell’insieme e la qualità dei ben conservati affreschi. Si prosegue lungo lo Tsangpo fino al vecchio villaggio di Lhartse, dove si trova anche un interessante monastero e si continua quindi per Sakya dove si alloggia presso il Sakya Manosarovar Hotel.

14°g.  22/8 Sakya  

Il colossale tempio – fortezza di Sakya, posto alle propaggini della grande catena himalaiana, tra il 1268 e il 1365 fu anche sede del governo del Tibet; è un sito ottimamente conservato di dimensioni impressionanti, con molti monaci che sono da tempo tornati a viverci. Già nelle torri perimetrali sono alloggiati dei templi e all’interno delle poderose mura si trovano una serie di edifici importanti, tra cui la casa dell’Abate accanto a cui si trova un impressionante Gonkhang, e, se si sale sul tetto del tempio centrale, si trova la cappella del protettore principale, luogo di grande forza esoterica. Ma è dal cortile più interno che si accede a tre colossali Lhakhang, con una profusione di affreschi e reperti artistici eccezionali: a sinistra quello dedicato alle cerimonie rituali, a destra quello che conserva colossali Stupa dei maestri storici dei Sakya e incredibili affreschi di mandala e, di fronte, la sala principale dove nella mistica penombra vi sono statue di fattezza perfetta. Dietro a questo tempio si trova una delle biblioteche più preziose del Tibet, con migliaia di testi originali posti su scaffali alti una diecina di metri o più. Sul monte di fronte al complesso, oltre il precipitoso torrente, vi sono le rovine dello Dzong più antico e i resti di vecchi templi con un certo numero di chorten, alcuni templi attivi, tra cui quello edificato di fronte alla grotta del grande Siddha Kunga Nienpo, mitico fondatore della scuola sakyapa, e il convento femminile.

15°g.  23/8 Sakya – Rongbuk

Rientrati sulla strada principale si supera Lhartse e si valica un passo di circa5000 metri che si apre sulla valle di Shegar, dove con una breve deviazione ci si reca a visitare le rovine di un affascinante Dzong che i tibetani chiamavano la “Montagna di Cristallo”; nella parte più bassa il tempio principale è stato ricostruito e vi vivono dei monaci. Per chi ha voglia di cimentarsi, dalla sommità dell’affascinante colle fortificato nelle giornate limpide lo sguardo spazia fino all’Everest. Si prosegue valicando un altro passo che supera anch’esso i 5000 da dove, se è limpido, lo sguardo spazia dal Makalu al Cho Oyu con l’Everest (chiamato Chomolungma in tibetano) che troneggia al centro. Raggiunte le acque dell’Arun, dove lungo la bella vallata si incontrano tipici villaggi di montagna tibetani, se ne risale il corso per un tratto e, seguendo una valle laterale, di colpo ad una svolta si ha la grandiosa visuale della parte nord del monte più alto della Terra! Le albe e i tramonti che si godono da questo prezioso luogo restano per sempre nel cuore. Sistemazione presso la semplice Monastery Guest House.

16°g.  24/8 Rongbuk: campo base dell’Everest  

Giornata dedicata all’esplorazione; a Rongbuk il monastero Nyingmapa è stato in parte ricostruito mentre sul versante est della valle le rovine del convento femminile testimoniano la scelleratezza degli invasori. Il campo base del Chomolungma, posto a circa5000 metri d’altezza, si può raggiungere a piedi (circa8 km per la maggior parte pianeggianti) o utilizzando l’autobus della ‘Everest Conservation’, l’organizzazione che cura il parco. Al campo base si trovano delle tende dove si può mangiare e riposare; la visuale sulla parete nord dell’Everest è onnipresente. Sul lato orientale della valle poco oltre Rongbuk tra i colossali massi di un’antica frana si nascondono gli eremi di meditazione dove gli yogi tibetani si ritiravano, sfidando anche il freddissimo inverno; è un sito interessantissimo da esplorare. Qui un piccolo tempio è stato ricostruito nel punto in cui vi è una grotta che i devoti dicono essere stata utilizzata anche da Guru Rimpoce. Tornando dal campo base il percorso più bello si ha salendo per un tratto le morene che lo sovrastano a est e seguendo da lì il bordo della montagna, individuando il vecchio sentiero.

17°g.  25/8 Rongbuk – Tingri – Zangmu  

Si segue per un breve tratto la strada dell’arrivo e la si lascia verso ovest seguendo le alte pasture degli yak valicando un passo che porta nel bacino del Cho Oyu e da qui verso Tingri, dove si incontra la strada che porta verso il confine nepalese. Oltre Tingri si valica il passo di Lalung, a 5200 mt, dove le vaste pendici dello Shisha Pangma dominano la vista a sud ovest e la visuale ad est è coronata da un mare di monti glaciali. Si scende rapidamente e si arriva al sito del monastero di Milarepa, recentemente restaurato, dove si trova un’importante grotta di meditazione del grande Santo. Si continua verso sud immergendosi in gole ripidissime e umide, ricche di cascate che si fan largo nella foresta; un totale cambiamento ambientale. Si sosta a Zangmu, punto di confine, presso l’omonimo hotel.

18°g.  26/8 Zangmu – Katmandu  

Si attraversa il “Ponte dell’amicizia”, che segna l’ingresso in Nepal. Si viene accolti dal corrispondente nepalese di Amitaba e si arriva nel pomeriggio a Katmandu, dove si alloggia presso l’hotel Vajra.

19°g.  27/8 Katmandu e volo di rientro  

Tempo libero fino alla partenza, ottima opportunità anche per fare degli acquisti, un’attività per cui la città è giustamente famosa. In funzione del volo di rientro utilizzato, Amitaba potrà fornire ogni servizio aggiuntivo che possa essere richiesto sia a Katmandu che a Delhi.

20°g.  Venerdì 28 agosto, arrivo a destinazione  

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L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.