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Tibet


Kailash e regno di Gughe

Il sogno di una vita


PARTENZA
07/08/2015
RITORNO
27/08/2015
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
2a ESTENSIONE
DURATA
21 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Il Kailash per molti rappresenta una delle mete più ambite; chi vi è stato non fa che confermare quanto sia ben riposto questo forte desiderio, ed ha quasi sempre trovato una risposta all’ispirazione che spinge ad andare in un luogo così remoto e traboccante di energia spirituale. La montagna sacra si erge al centro del punto geomantico indicato dalle tradizioni d’oriente come l’asse d’unione tra i piani del cosmo; di certo è una zona dell’altopiano del Tibet tra i più bei luoghi in assoluto al mondo, ricca di testimonianze storiche affascinanti. Il viaggio, frutto di anni di esperienze, è molto completo, perché include i territori del Regno di Gughe e prevede la visita dei siti storici più importanti del Tibet Classico.

È meglio accendere una candela piuttosto che maledire l’oscurità.

 Presentazione del viaggio


Il programma prevede di raggiungere Lhasa in volo da Chengdu, capitale dello stato cinese del Sichuan e, dopo una visita di Lhasa completa, molto utile anche per l’acclimatazione (si sosta qui 3 notti), si risale il corso dello Tsangpo fino a Shigatse. Proseguendo verso ovest, si visita Puntsholing e si sosta a Sakya e oltre Lhartse si segue la strada che porta al lago di Ngaring accedendo all’altopiano del Ciangtang, dove si valicano alcuni passi e si transita dalle vallate di Zangzang, toccando ancora lo Tsangpo nei pressi di Saga. Si segue quindi il bordo settentrionale dell’arco himalaiano, le cui vette glaciali spesso occhieggiano a sud, toccando luoghi molto belli, tra cui le dune di sabbia oltre Paryang ed il lago di Te Tso che sono particolarmente apprezzati dai viaggiatori, oltre ai monasteri di Dargyeling e Trongsa. Giunti nel Tibet Occidentale si percorrono le rive del lago Manosarowar, l’immenso specchio turchese impreziosito da piccoli monasteri benedetti dalla visione della cuspide del sacro Kailash a nord ovest, un luogo di bellezza impareggiabile che si estende ai piedi del grandioso Gurla Mandata, un monte glaciale che sfiora gli8000 metri. Per completare la visita dei laghi sacri oltre al Manosarowar, che trasmette la purezza dell’energia femminile, ci si reca al maestoso Raksal Tal, che secondo la tradizione ne nasconde invece l’aspetto iniziatico.

Si prosegue quindi per il regno di Gughe, ad ovest del Kailash, una regione di vastità e bellezza inimmaginabili che stupisce per la cromaticità delle erosioni, contornata a sud dalle grandiose vette glaciali del Garwal indiano, tra cui svettano il Kamet e il Nanda Devi, templi della sacralità induista. A Gughe si esplorano i siti più importanti: Toling, che fu il monastero principale di questa vasta regione del Tibet, dove sono sopravvissuti stupendi affreschi; quindi Tsaparang, la grandiosa città rupestre che fu capitale del regno, dall’aspetto misterioso che trasporta in un mondo fuori dal tempo, dove si respira ancora la presenza di Yeshe O, Atisha e Rinchen Zangpo. Ci si sposta poi nella valle di Dunkhar e Piyang per esplorare queste antiche cittadine che sembrano fondersi con le falesie rocciose, ai cui piedi vivono piccole comunità rurali, scoprendo affreschi di impareggiabile bellezza nascosti tra le grotte.

Da Gughe si torna al Kailash per iniziare la circumambulazione (il kora), avendo ormai acquisito un’ottima acclimatazione, molto utile per percorrere con minor fatica i 54 km del sentiero sacro; il percorso a piedi può essere facilitato dall’utilizzo di docili cavalli da monta, un’opzione che può essere presa in seri considerazione dai meno allenati che desiderano assaporare il piacere di valicare il leggendario passo di Dolma. Nell’ultima giornata del kora, completato il cammino, si pone un campo sul lago Manosarowar e da qui si ripercorre la strada fino a Saga, godendo ancora una volta degli splendidi panorami sulla catena himalaiana. Attraversato lo Tsangpo sul nuovo ponte di Saga ci si avvia alla parte finale dell’itinerario che si svolge nella regione nomadica di Pelkho Tso, un lago turchese di bellezza tale da rivaleggiare con il Manosarowar, nei cui pressi si erge grandioso lo Shisha Pangma. Oltre Shegar si valica un passo per Lhartse e si torna a Shigaste e da qui a Lhasa.

NOTA TECNICA

Un viaggio al Kailash richiede spirito d’avventura e una discreta condizione fisica, ma è affrontabile da chiunque sia animato da una sufficiente motivazione; i partecipanti devono avere un buon spirito di adattamento e disponibilità, anche perché le quote elevate possono rendere il carattere più spigoloso. Amitaba conduce spedizioni al Kailash fin dall’inizio della propria attività, e fa ovviamente tutto il possibile perché ogni cosa funzioni al meglio. Fino ad oggi, tutti i partecipanti hanno avuto la soddisfazione di valicare il mitico “Dolma La”, il temuto passo a nord del monte; per facilitare la salita, se richiesto con buon anticipo, è possibile noleggiare un cavallo tibetano.

Si passano 9 notti (per 4 notti consecutive al massimo) in campi ben allestiti con tende per dormire da due o una persona, tenda comune per mangiare e tende per i servizi; accompagnano il gruppo un cuoco e assistenti per il montaggio. Solo durante il kora del Kailash non vengono utilizzati il tavolo e le sedie. Le sistemazioni in alloggio a Toling e Darchen non sono il massimo…, ma devono essere utilizzate obbligatoriamente. Si viaggia con al seguito un camion per il supporto logistico, che trasporta scorte di viveri, combustibile, attrezzature da campo e bagagli. Il clima previsto in questa stagione è solitamente bello, ma bisogna essere comunque sempre attrezzati per possibili piogge e nevicate. Le temperature minime previste si incontrano a Dirapuk a nord del Kailash, dove di notte si può scendere anche oltre i –5°c. Oltre all’usuale attrezzatura da montagna serve quindi un sacco a pelo caldo, omologato per essere comodi a –10°c..

L’ALTA QUOTA DEL TIBET

Andare in Tibet significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Lhasa stessa si trova a3600 metridi altitudine. La buona riuscita di un viaggio quindi deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e bisogna non esagerare negli sforzi fisici nei primi giorni. L’itinerario previsto tiene conto di queste esigenze; si inizia pernottando a Lhasa tre notti con un aumento della quota a seguire graduale (3900 / 4200 / 4500). Si resta poi intorno a questa quota, scendendo un poco quando ci si reca a Gughe, e si effettua il kora del Kailash come ultima fase.

Molte persone hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2/3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico.

Si consideri comunque che migliaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.

 Programma del viaggio


1°g.  Venerdì 7 agosto, partenza per Chengdu  

2°g.  8/8 Chengdu – Lhasa 
Arrivo a Chengdu alle 12.30, da dove ci si imbarca sul volo per Lhasa (orario da confermare). A Gonsar, l’aeroporto posto sulle rive dello Tsangpo, è in attesa dei partecipanti la guida tibetana. Trasferimento in pulmino privato a Lhasa, sistemazione presso l’hotel Gang Gyen nella città vecchia e riposo. In serata per iniziare ad assaporare la parte vecchia della città ci si reca con una tranquilla passeggiata al Barkor, la strada che pullula di pellegrini e circumambula la cattedrale di Lhasa, punto focale della vita tibetana e vivacissimo mercatino. Ci si muove con calma, piano, per iniziare ad acclimatarsi; la quota è di circa 3600 mt.

3°g.  9/8 Lhasa  
Si iniziano le visite dalla magnifica cattedrale del Jokhang che custodisce la statua di Jowo Sakyamuni, una reliquia circondata di mito e leggende, sicuramente l’oggetto più prezioso del Tibet. Ci reca quindi al Potala e nel pomeriggio si esplora la città vecchia che fortunatamente è ancora abitata in prevalenza da tibetani; passeggiando dal Barkor si vedono il convento di Ani Tshamkhung, il tempio di Ramoce, che fu fondato nel medesimo periodo del Jokhang ed ospitò la sede del collegio tantrico del Gyuto, il Gyume e diversi altri siti minori, cari al cuore dei tibetani.

4°g.  10/8 Lhasa  
Si visitano le università monastiche, iniziando da Drepung, che prima dell’invasione era il Gompa più grande del Tibet, e ci si reca al vicino tempio di Nechung, una volta sede dell’Oracolo di Stato tibetano, che conserva dipinti difficilmente visibili altrove. Nel pomeriggio si visita l’università di Sera, dove è abbastanza usuale poter assistere al dibattito dei monaci.

5°g.  11/8 Lhasa – Yungdrunling – Shigatse  
Lasciata Lhasa si sosta per una visita del monastero di Nyetang Dolma Lhakhang, storicamente importante perché fu la dimora di Atisha, con reperti artistici belli ed importanti. Si prosegue lungo il fiume Kyuchu fino alla confluenza con lo Tsangpo, di cui si risale il corso fino al ponte che porta verso le valli di Oyuk; lo si attraversa giungendo con una strada sterrata al monastero Bön di Yungdrungling, uno dei principali centri di questa religione, in buona parte ricostruito, che contiene alcune interessanti statue e una serie di mandala dipinti tipici di questa scuola tibetana. Nell’ampia piana alluvionale sottostante si trova un tipico villaggio rurale tibetano. Tornati al fiume si prosegue per Shigatse, la seconda città del Tibet, dove ci si sistema presso l’hotel Manosarovar o simile. La quota qui è di circa 3900 mt.

6°g.  12/8 Shigatse – Puntshok Ling – Sakya  
Prima di lasciare Shigatse si visita il grandioso monastero di Tashilhumpo, che fu fondato dal primo Dalai Lama nel 1447; è uno dei più grandi del Tibet, ricco di inestimabili tesori con molti templi e sale. Si lascia Shigatse seguendo la strada che porta verso Lhartse e il Nepal, lasciandola per seguire una valle che riporta verso nord al fiume Tsangpo, attraverso uno splendido ambiente rurale dove in un villaggio si trova un piccolo, antichissimo monastero dell’esoterica scuola dei Bodonpa. Arrivati al fiume lo si segue per un tratto con panorami stupendi arrivando al monastero di Puntshok Ling, colmo di stupendi affreschi e ricchissimo di storia, costruito a ridosso dei contrafforti rocciosi che delimitano insieme a giganteschi crinali di sabbia l’ingresso di una valle che si apre verso sud. Si prosegue il viaggio continuando la risalita del fiume; si transita dalla vecchia Lhartse, dove si trova un piccolo monastero, e arrivati alla strada principale la si attraversa andando un poco più a sud fino a Sakya, dove si alloggia presso il Sakya Manosarovar Hotel. La quota qui è di circa 4200 mt.

7°g.  13/8 Sakya – Zangzang  
Si visita il colossale tempio – fortezza di Sakya, posto alle propaggini della catena himalaiana, che tra il 1268 e il 1365 fu anche sede del governo del Tibet; è un sito ottimamente conservato di dimensioni impressionanti, con molti monaci che sono da tempo tornati a viverci. Già nelle torri perimetrali sono alloggiati dei templi e all’interno delle poderose mura si trovano una serie di edifici importanti, tra cui la casa dell’Abate accanto a cui si trova un impressionante Gonkhang, e, se si sale sul tetto del tempio centrale, si trova la cappella del protettore principale, luogo di grande forza esoterica. Ma è dal cortile più interno che si accede a tre colossali Lhakhang, con una profusione di affreschi e reperti artistici eccezionali: a sinistra quello dedicato alle cerimonie rituali, a destra quello che conserva colossali Stupa dei maestri storici dei Sakya e incredibili affreschi di mandala e, di fronte, la sala principale dove nella mistica penombra vi sono statue di fattezza perfetta. Dietro a questo tempio si trova una delle biblioteche più preziose del Tibet, con migliaia di testi originali posti su scaffali alti una decina di metri o più. Si parte quindi ritornando a nord sulla strada che conduce verso il Nepal; la si segue per un tratto fino alla vicina Lhartse, da dove si segue un percorso più settentrionale che supera un passo e transita da un primo lago e quindi arriva al lago di Ngaring, e attraverso un ambiente di praterie d’alta quota si arriva fino a Zangzang, un villaggio dove si trova un interessante convento femminile di scuola Nyingmapa. Si pone il campo nelle vicinanze; la quota è di circa 4500 mt.

8°g.  14/8 Zangzang – Saga – Dargyeling Gompa (Jongba)  
Si prosegue sempre verso ovest attraverso valli e passi erbosi in un bell’ambiente naturale fino a Saga, sul fiume Tsang Po. Si prosegue oltre un altro passo fino a Jongba, dove si pone il campo nei pressi di un bel monastero posto panoramicamente sopra le vaste valli erbose; la quota è di circa 4600 mt.

9°g.  15/8 Jongba – Manosarowar Est  
Il bellissimo percorso di questa lunga tappa, che impegna per circa 8 ore di guida ed è resa possibile grazie a dei lavori di miglioramento che sono stati recentemente eseguiti sulla strada, attraversa una regione dove spesso si incontrano le tende dei nomadi. A Trongsa si trova un interessante monastero e, prima di Paryang, una zona di dune di sabbia sullo sfondo dell’alto Himalaia. Oltre il passo del Mayum ed il lago di Te Tso si raggiungono le acque turchesi del “lago della madre”, il sacro Manosarowar, che viene circumambulato a piedi da molti pellegrini tibetani; da qui si vede per la prima volta il Kailash, oltre le vaste acque del lago. Si pone il campo nei pressi delle acque del lago; la quota è di circa 4600 mt. Dal 2013 il governo d’occupazione cinese ha istituito qui il ‘Parco Nazionale’; quindi ci si deve adeguare alle nuove regole che non consentono di utilizzare i propri veicoli lungo il perimetro del lago e si dovrà necessariamente usufruire degli autobus forniti dalle autorità.

10°g.  16/8 Manosarowar: Seralung, Trugo, Raksal Tal, Chiu  
Si seguono le rive del lago sacro in senso orario; i panorami sono fantastici, con i colori dell’acqua che continuano a variare nell’arco della giornata, si ha la mole del Gurla Mandata (7800 mt) a sud est e, se è limpido, la visuale del Kailash a nord ovest oltre le acque del lago. Si sosta per una visita al monastero di Seralung, che come tutti i siti della regione è piuttosto piccolo: furono infatti sempre molto poche le persone che risiedevano in queste remote regioni. Si prosegue per Trugo, un Gompa posto alle pendici del Gurla Mandata sul lato meridionale del lago, che dista circa 23 km; si contorna la sponda meridionale e, se si avrà l’autorizzazione dalle autorità del Parco, si viene raggiunti dai nostri mezzi per recarsi al lago Raksal Tal, un bacino d’acqua altrettanto vasto, temutissimo dai pellegrini perché secondo la tradizione esoterica cela l’energia magica del principio femminile: sulle sue sponde non si trovano segni di devozione (bandiere, muri mani, né monasteri); la vista del Gurla Mandata che si specchia nelle acque riesce però a mitigare almeno per un po’ ogni timore! Si raggiunge quindi il monastero di Chiu, vera perla del Manosarowar, posto su di colle che domina una spiaggia della costa nord ovest, dove si pone il campo.

11°g.  17/8 Chiu – Toling  
Si procede verso ovest per la regione di Gughe, transitando di fronte al monte Kailash e, oltre una regione di praterie si scavalcano verso sud alcuni passi che si aprono sul vasto bacino erosivo del fiume Sutlej, con panoramiche uniche al mondo. Ci si immerge nei meravigliosi canyon colorati arrivando a Toling, dove ci si accomoda in un semplice hotel. Si visita l’enclave monastica: il Tempio Rosso e il Tempio Bianco sono stati costruiti sotto la guida del Grande Traduttore, Rinchen Zangpo; questi templi secondo il Prof. Tucci costituiscono l’esempio più elevato dello stile artistico del Tibet Occidentale.

12°g.  18/8 Toling – Dunkhar  
Ci si reca alla vicina Tsaparang, il sito forse più affascinante di tutta Gughe: un sentiero si inerpica tra alcuni templi e miriadi di abitazioni rupestri (alcune sono affrescate) immergendosi in un tunnel scavato nella roccia che emerge nella cittadella che corona l’inaccessibile monte, dove l’imperatore aveva il suo semplice palazzo ed i suoi templi. Al fascino del luogo si unisce il senso della presenza dei grandi santi che vi hanno abitato. Da Tsaparang si prosegue per circa due ore attraverso stupendi canyon erosivi con punti panoramici verso i monti glaciali dell’India arrivando nella valle di Dungkhar, dove si pone il campo. Si visita il sito di Piyang, uno dei feudi dell’antica Gughe, con resti estremamente interessanti e, nascosti in alcune grotte dell’antica cittadella, antichissimi affreschi.

13°g.  19/8 Dunkhar – Darchen  
Si visitano i templi rupestri di Dungkhar; i capolavori d’arte preservati in questa falesia furono riscoperti nel 1992 e presentano alcuni degli affreschi più raffinati dell’antica arte tibetana; lo sfondo azzurro dei dipinti rende le figure ancora più eteree, incredibilmente sospese fuori dal tempo. Si potrà anche visitare la cittadella, individuando il sentiero che, alle spalle delle poche case del minuscolo paese di Dunkar, si inerpica sul monte e, attraverso una stretta apertura, conduce sulla sommità: i resti sono molto interessanti, e i panorami incredibili. Dopo queste indimenticabili esplorazioni si parte per tornare ad est verso il Kailash. Si riemerge dalle valli erosive di Gughe attraverso i grandiosi passi utilizzati per giungere fin qui godendo di panorami impossibili da immaginare, e proseguendo verso est si arriva ai piedi del monte Kailash a Darchen, punto di partenza del pellegrinaggio attorno alla  montagna sacra. E’ un percorso di 54 chilometri; lungo il sentiero sacro si incontrano una miriade di luoghi legati a storia, mito e leggenda, ed anche alcuni piccoli monasteri: l’insieme lo rende decisamente unico al mondo. Darchen è un villaggio pieno di sporcizia che ad alcuni toglie la poesia del luogo; purtroppo la sosta qui è obbligatoria e si riposa per necessità in una squallida locanda.

14°g.  20/8 Kora del Kailash: Darchen – Dirapuk  
Il percorso a piedi porta dopo le prime due ore circa sulla piana di Tarboche, all’ingresso della valle occidentale del Kailash, il luogo dove si svolge Saga Dawa. Si transita ai piedi del monastero di Choku che si erge sul versante occidentale, e viene visitato solo dai più tenaci, e si sale gradualmente al cospetto dei colossali muraglioni occidentali del Kailash; a tratti dal sentiero appare altissima la cuspide sommitale. Si aggira il monte finché appare l’immortale parete nord, ai cui piedi si trova l’eremo di Dirapuk, dove si pone il primo campo (5000 mt circa) in vista della maestosa parete.

15°g.  21/8 Kora del Kailash: Dirapuk – Dolma La – valle di Zutrulpuk  
Salendo verso il passo di Dolma si transita da alcuni laghetti e da un punto dove i pellegrini usano lasciare qualcosa di personale: solitamente dei vestiti, e a volte anche delle … dentiere, per significare l’abbandono del peso del proprio karma e delle negatività del passato. Il mitico passo è alto circa 5600 metri; quindi la salita viene sempre svolta procedendo con grande tranquillità, senza fretta: sarà faticoso, ma fino ad oggi tutti coloro che sono giunti qui con Amitaba ce l’hanno fatta!! Dal Dolma, dove un’infinità di bandiere di preghiera sventolano al vento e non si vede più la vetta del Kailash, un luogo che commuove molti pellegrini, si scende ripidi passando subito dal laghetto di Tara, dove può capitare di vedere pellegrini induisti che eseguono un’abluzione nell’acqua gelida, a circa 5500 metri di altezza. Arrivati alle pasture della valle sottostante, dove si trovano usualmente degli yak al pascolo, si continua con un lungo tratto di cammino pianeggiante allietato da una visuale dello spigolo nord est del Kailash e finalmente si pone il campo.

16°g.  22/8 Kora del Kailash: Zutrulpuk – Darchen; Manosarowar est  
Nell’ultima giornata, ormai  in vista dei laghi sacri di Manosarowar e Raksal Tal, si passa dal monastero di Zutrulpuk, costruito sul luogo dove il santo Milarepa meditava in una grotta, e si esce dalla valle di Akshobya raggiungendo Darchen, completando il cammino. Si ‘fugge’ subito da questo posto mal gestito dai cinesi per porre il campo sulle rive del grande lago turchese Manosarovar, per un ultimo saluto al “Lago della Madre”.

17°g.  23/8 Manosarowar Est – Dargyeling Gompa (Jongba)  
Oggi si ripercorre la tappa più lunga del viaggio, i cui meravigliosi panorami compensano egregiamente i tempi di guida: si rivedono il lago di Te Tso, il Mayun La, il versante settentrionale dell’arco Himalaiano, le dune di Paryang, Trongsa Gompa, ecc. Si pone il campo presso il monastero di Dargyeling, come all’andata.

18°g.  24/8 Dargyeling – Pelkho Tso – Shegar  
Superata Saga si attraversa lo Tsangpo con il nuovo ponte, si costeggiano laghi minori e si valicano alcuni passi raggiungendo la stupenda area nomadica del lago di Pelko, una zona di bellezza incomparabile: su questo grande lago blu turchese, in un ambiente abitato solo dai nomadi, si affacciano maestose vette himalaiane tra cui lo Shisha Pangma, che supera gli8000 metri di quota. Oltre Pelkho ci si congiunge con la strada che giunge dal Nepal, e si continua a seguire l’arco himalaiano; nei giorni limpidi si possono vedere il Cho Oyu e l’Everest; superata Tingri si arriva a Shegar, dove si alloggia in albergo.

19°g.  25/8 Shegar – Shigatse  
Si visita la ‘Montagna di cristallo’: le ardite mura del castello di Shegar giungono altissime fino in vetta alla montagna che sovrasta il bel villaggio, che conserva lo stile tradizionale. Se si sale sul punto più alto si vede la vetta dell’Everest; ma già sotto, dove si trova l’interessante Gompa, si effettua una visita di prim’ordine! Si lascia Shegar valicando un alto passo che porta a Lhartse, e si prosegue verso est attraverso un altro valico fino a Shigatse, dove ci si sistema presso l’hotel Manosarovar.

20°g.  26/8 Shigatse – Lhasa  
Da Shigatse si ripercorre la strada con cui si è giunti da Lhasa, dove si alloggia nel medesimo hotel. Pomeriggio libero.

21°g.  Giovedì 27 agosto, volo di rientro  
Ci si imbarca di prima mattina sul volo per Chengdu, dove è in attesa il corrispondente locale per aiutare con il trasferimento ai voli internazionali.

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Kailash da nord

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.