Tibet
I grandi festival del Tibet classico
Dhamark a Gyantse e il grande Cham di Ganden









Sintesi del viaggio
Il viaggio si svolge in un periodo del calendario tibetano di ottimo auspicio, e offre così l’opportunità di partecipare ai festival di Gyantse e dell’università monastica di Ganden, due momenti intensi della vita culturale e del folclore, dove ci si potrà immergere tra le miriadi di pellegrini giunti da ogni dove per queste ricorrenze. Il tour è molto completo, porta nei luoghi più affascinanti e storicamente importanti del Tibet Classico offrendo una visione completa dei siti principali delle antiche regioni tibetane di U e di Tsang.
Si inizia con la visita di Lhasa e delle università monastiche di Drepung e Sera, si esplorano le altre tre principali città: Gyantse, Shigaste e Tsetang e si arriva fino a Sakya. Oltre ai siti storici più noti si raggiungono luoghi importanti nella tradizione che sono raramente visitati, inclusi eremi in cui risedettero i grandi mistici che ora sono nuovamente utilizzati. Si alloggia in hotel di buona qualità; solo a Sakya e a Samye gli alloggi sono piuttosto modesti, ma entrambi situati in luoghi incomparabili. Tutti i trasporti vengono effettuati con veicoli privati.
Presentazione del viaggio
Si inizia con la visita di Lhasa e delle università monastiche di Drepung e Sera, si esplorano le altre tre principali città: Gyantse, Shigaste e Tsetang e si arriva fino a Sakya. Oltre ai siti storici più noti si raggiungono luoghi importanti nella tradizione che sono raramente visitati, inclusi eremi in cui risedettero i grandi mistici che ora sono nuovamente utilizzati. Si alloggia in hotel di buona qualità; solo a Sakya e a Samye gli alloggi sono piuttosto modesti, ma entrambi situati in luoghi incomparabili. Tutti i trasporti vengono effettuati con veicoli privati.
L’ALTA QUOTA DEL TIBET
Andare in Tibet significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Lhasa stessa si trova a 3600 metri di altitudine. La buona riuscita di un viaggio quindi deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e bisogna non esagerare negli sforzi fisici nei primi giorni. L’itinerario previsto tiene conto di queste esigenze; si inizia da Lhasa e le soste a quote più elevate si hanno dopo alcuni giorni, con il punto più alto a Sakya a circa 4200 mt. Si valicano anche dei passi, ma la quota di questi non deve preoccupare perché poi si scende a elevazioni inferiori.
Molte persone hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2/3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico.
Si consideri comunque che migliaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.
CLIMA E ATTREZZATURA
Nei centri principali del Tibet Classico è raro che la temperatura scenda sotto i 10°c e le massime sono sopra i 20°c; il punto più freddo del tour è Sakya, con minime possibili di 5°c. Si tenga presente che alle alte quote del Tibet le escursioni termiche possono essere notevoli e il sole può bruciare la pelle nonostante l’aria fresca. Possono esserci piogge, che solitamente se si verificano sono di breve durata; ma negli ultimi anni anche in Tibet il clima è meno prevedibile. È opportuno attrezzarsi con indumenti caldi per passare con tranquillità le serate più fredde; si consiglia di portare dei capi in pile e una giacca da montagna possibilmente in goretex piuttosto larga sotto cui indossare degli strati termici. Scarpe comode, e un paio di scarponcini caldi adatti ai percorsi a piedi. Portare anche un piccolo zaino per gli oggetti d’uso giornaliero. È importante un buon paio di occhiali perché la luce solare può essere particolarmente intensa; anche guanti, cappello, creme da sole efficaci, protettivo per le labbra, quanto serve per lavarsi e una pila, possibilmente frontale. Per chi ama la fotografia, si consiglia di portare il filtro polarizzatore.
Programma del viaggio
1°g. Venerdì 17 luglio, partenza per Chengdu
2°g. 18/7 Chengdu – Lhasa
Da Chengdu alle 12.30 ci si imbarca sul volo per Lhasa (orario da confermare). A Gonsar, l’aeroporto posto sulle rive dello Tsangpo, è in attesa dei partecipanti la guida tibetana. Trasferimento in pulmino privato a Lhasa, sistemazione presso l’hotel Gang Gyen nella città vecchia e riposo. In serata per iniziare ad assaporare la parte vecchia della città ci si reca con una tranquilla passeggiata al Barkor, la strada che pullula di pellegrini e circumambula la cattedrale di Lhasa, punto focale della vita tibetana e vivacissimo mercatino.
3°g. 19/7 Lhasa (Jokhang, Norbulingka, Sera)
Si iniziano le visite dalla magnifica cattedrale del Jokhang che custodisce la statua di Jowo Sakyamuni, una reliquia circondata di mito e leggende che è sicuramente l’oggetto più prezioso del Tibet. Prossima tappa, il palazzo estivo dei Dalai Lama, il Norbulingka. Nel pomeriggio si visita l’università di Sera, dove spesso si può assistere al dibattito dei monaci, e si rientra nella città vecchia a curiosare nel Barkor.
4°g. 20/7 Lhasa (Potala, Drepung, città vecchia)
Ci si reca al Potala e, completata la visita, all’università monastica di Drepung, che prima dell’invasione era la più grande del Tibet, e al vicino tempio di Nechung, antica sede dell’oracolo di stato tibetano che conserva dipinti difficilmente visibili altrove. Si dedica il pomeriggio alle visite della città vecchia, che fortunatamente è ancora abitata in prevalenza da tibetani. Si passeggia dal Barkor fino al convento di Ani Tshamkhung, al Gyume, al tempio di Ramoce, che fu fondato nel medesimo periodo del Jokhang e ospitò la sede del collegio tantrico del Gyuto, toccando anche altri siti minori, cari al cuore dei tibetani.
5°g. 21/7 Lhasa – Yamdrok Tso – Gyantse
Si lascia la grande valle dello Tsangpo salendo verso sud al passo di Gampa (4794 mt) che offre una visuale indimenticabile sul vasto specchio turchese dello Yamdrok Tso, una delle perle naturali del Tibet, incastonato tra magnifiche vette di cui alcune superano i 7000 metri. Raggiunte le sponde del lago se ne segue il perimetro per un bel tratto e con una deviazione ci si reca al monastero di Samding, uno dei rari siti dell’esoterica scuola dei Bodonpa che risale al XII secolo, la cui badessa è riconosciuta come una Kandroma (dakini) ed è considerata una delle maestre spiritualmente più elevate del Tibet. La posizione è fantastica, con grandiosi panorami sui monti e sul lago, e nel Gompa si trovano molti affreschi recentemente restaurati. Proseguendo, si valica lo spettacolare passo di Khari (5045 mt) dove la strada passa tra le pasture degli yak sfiorando i poderosi ghiacciai del Nyengchen Kang Ksa, la cui vetta si staglia oltre i 7000 metri, e, dopo aver costeggiato un lago di origine artificiale, si arriva a Gyantse, dove si alloggia all’hotel Yeti.
6°g. 22/7 Gyantse, festival di Dhamark
Gyantse è la città del Tibet Classico meglio preservata. L’enclave monastica prima delle distruzioni perpetrate conteneva 16 collegi monastici appartenenti a diverse scuole; fortunatamente il tempio principale, lo Tsuklakhang (XV sec.), e la costruzione più preziosa, l’inestimabile stupa di Kumbum, sono rimasti intatti. Lo “Stupa delle 100.000 divinità” è una struttura costituita da più piani progettati secondo una planimetria mandalica arricchita da 75 cappelle, statue e affreschi: chi è in grado di decifrarne la complessa simbologia può leggervi l’intero percorso iniziatico del misticismo tibetano. La visita al castello di Gyantse regala un’ottima panoramica sul complesso, sulla cittadina e le valli circostanti. Oggi è in pieno svolgimento il grande festival annuale, e si dedica la maggior parte del tempo a seguire le diverse attività; uno dei momenti più particolari è la gara degli yak, che sembrano quasi più impegnati a disarcionare chi si azzarda a cavalcarli che a competere tra loro! Si effettueranno anche alcune visite, che si completeranno nel corso della mattina del giorno successivo.
7°g. 23/7 Gyantse – Shalu – Shigatse
Si utilizza la mattina per completare le visite a Gyantse; si parte quindi per la vicina Shigatse. Prima di giungere in città con una breve deviazione ci si reca a Shalu, sito del tempio di Serkhang Tramo, che conserva un’antica atmosfera dove si indovinano interessanti affreschi nella penombra; fu qui che Buton Rimpoce nel XIV secolo editò i 227 volumi del Canone Buddista Tibetano; nei pressi si trova l’antichissimo tempio di Gyengong Lhakang, fondato nel 997. Giunti a Shigatse, dopo una passeggiata nella parte vecchia della città ci si sistema al Manosarowar hotel.
8°g. 24/7 Shigaste – Sakya
A Shigatse, seconda città del Tibet, ci si reca a visitare il grandioso monastero di Tashilhumpo fondato dal primo Dalai Lama nel 1447, uno dei più grandi del Tibet, con molti templi e sale dove sono conservati inestimabili tesori tra cui primeggiano i giganteschi Stupa dei Panchen Lama. Si parte quindi in direzione ovest seguendo la strada che porta verso il Nepal. Nei pressi della città si visita Nartang, un complesso di cui restano ancora buona parte delle mura perimetrali, dove è custodita un’antica collezione delle matrici in legno del Kangyur, il Canone Buddista Tibetano, che si dice risalire all’epoca di Buton Rimpoce che ne fu l’editore nel XIV secolo; ci si reca poi con una deviazione al monastero di scuola Sakya di Ngor. Valicato un alto passo reso facile dalla comoda strada asfaltata, prima di Lhartse si devia a sud arrivando a Sakya, dove si alloggia presso il Sakya Manosarovar Hotel.
9°g. 25/7 Sakya
Il colossale tempio – fortezza di Sakya, posto alle propaggini della grande catena himalaiana, tra il 1268 e il 1365 fu anche sede del governo del Tibet; è un sito ottimamente conservato di dimensioni impressionanti, con molti monaci che sono da tempo tornati a viverci, ed è ricchissimo da visitare. Già nelle torri perimetrali sono alloggiati dei templi e all’interno delle poderose mura si trovano una serie di edifici importanti, tra cui la casa dell’Abate accanto a cui si trova un impressionante Gonkhang, e, se si sale sul tetto del tempio centrale, si trova la cappella del protettore principale, luogo di grande forza esoterica. Ma è dal cortile più interno che si accede a tre colossali Lhakhang, con una profusione di affreschi e reperti artistici eccezionali: a sinistra quello dedicato alle cerimonie rituali, a destra quello che conserva colossali Stupa dei maestri storici dei Sakya e incredibili affreschi di mandala e, di fronte, la sala principale dove nella mistica penombra vi sono statue di fattezza perfetta. Dietro a questo tempio si trova una delle biblioteche più preziose del Tibet, con migliaia di testi originali posti su scaffali alti una diecina di metri o più. Sul monte di fronte al complesso oltre il precipitoso torrente vi sono le rovine dello Dzong più antico e i resti di vecchi templi con un certo numero di chorten, alcuni templi attivi, tra cui quello edificato di fronte alla grotta del grande Siddha Kunga Nienpo, mitico fondatore della scuola sakyapa, e il convento femminile.
10°g. 26/7 Sakya – Shigaste
Si torna verso nord e, superato l’incrocio con la strada principale, si prosegue per il vecchio villaggio di Lhartse, dove si trova anche un interessante monastero. Arrivati allo Tsango Po se ne segue il flusso fino al monastero di Puntshok Ling. Il Gompa sorge vicino al fiume immerso in una natura splendida a ridosso dei contrafforti rocciosi che delimitano l’ingresso di una valle che si apre verso sud, è incorniciato da incredibili dune di sabbia e sovrastato da vaste fortificazioni che ne testimoniano il grandioso passato. Questo sito fu la sede principale della scuola Jonang fino ai tempi del maestro Taranatha (XVII secolo); sorprende per la bellezza architettonica dell’insieme e la qualità dei ben conservati affreschi. Si prosegue attraverso uno splendido ambiente rurale e in un semplice villaggio si sosta per visitare un antico tempio della scuola Bodompa; ci si ricongiunge quindi con la strada principale che proviene dal Nepal arrivando a Shigaste, dove si alloggia nel medesimo hotel.
11°g. 27/7 Shigatse – Tsetang
Si risale il corso dello Tsangpo verso est fino al ponte che porta verso le valli di Oyuk; lo si attraversa giungendo con una strada sterrata al monastero bön di Yungdrungling, uno dei principali centri di questa religione, in buona parte ricostruito, che contiene alcune interessanti statue e una serie di mandala dipinti tipici di questa scuola tibetana. Nell’ampia piana alluvionale sottostante si trova un tipico villaggio rurale tibetano. Si riprende la strada principale percorrendo le gole dello Tsangpo e, oltre la confluenza col fiume Kyuchu, si sosta al monastero sakyapa di Gonsar Chode, dove molti degli affreschi originali sono sopravvissuti alle vicissitudini dell’invasione cinese. Si continua quindi fino a Tsetang, dove si alloggia presso l’hotel Tsetang.
12°g. 28/7 Tsetang
Si dedica la giornata alle visite di Tsetang e Yarlung iniziando dal tempio di Tradruk, la cui fondazione è attribuita a Songtsen Gampo nell’VIII secolo. La struttura architettonica è simile al Jokhang di Lhasa e l’interno regala una splendida atmosfera con molte cappelle affrescate e statue di fine fattura; vi sono custodite anche alcune importanti reliquie. Si prosegue lungo la valle dello Yarlung, ricchissima di testimonianze che risalgono all’origine della storia del Tibet, con la visita del Yumbulagang, tra i luoghi più pittoreschi, che fu il primo palazzo degli antichi re ed è stato restaurato nel 1982. Ci continua con il sito delle tombe dei re di Yarlung, dove primeggia il grande tumulo di Songtsen Gampo, su cui è stato costruito un piccolo tempio da dove si ha una stupenda visuale di Riwo Dechen, un monastero dove però i cinesi non permettono di andare. I tumuli dei re di Yarlung non sono mai stati oggetto di scavi archeologici e pare che non siano stati profanati: la tradizione tramanda che sotto il tempio dedicato a Songtsen Gampo vi siano interrati cinque templi a struttura mandalica, con la salma del grande re posta nel tempio centrale e circondata da innumerevoli tesori. Ci si reca quindi a due delle grotte di meditazione più venerate di questa parte del Tibet. La prima, Bairo Phuk, è il minuscolo eremo utilizzato nell’VIII secolo da Vairochana, uno dei discepoli principali di Guru Padmasambhava, o Guru Rimpoce per i tibetani. A Rechung Phuk si ritirò il prediletto discepolo di Milarepa, il grande Rechung; il monastero è stato distrutto dai barbari invasori, ma i tibetani hanno ripristinato il tempio all’ingresso della grotta che conserva oggetti appartenuti al grande mistico.
13°g. 29/7 Tsetang – Samye
Si segue lo Tsangpo per un breve tratto e lo si attraversa con un ponte che porta sulla sponda nord; la si risale incontrando inaspettatamente grandi dune di sabbia, e si giunge a Samye. È il più antico monastero buddista del Tibet, fondato nell’VIII secolo da Guru Rimpoce, nei pressi di una zona di belle dune di sabbia non lontano dallo Tsangpo. Il tempio principale, costruito su 4 livelli, rivela affreschi di bellezza indimenticabile e all’interno del grande recinto sacro, delimitato da un lungo muro circolare sormontato da piccoli chorten, si trovano diversi templi e grandi Stupa. La forma mandalica dell’insieme si ammira nella luce migliore al tramonto dalla vicina collina del Hepori, dove si trova un tempietto in cui spesso la sera un monaco recita le preghiere di buon auspicio alla divinità protettrice che qui risiede: la tradizione lo individua in un potente demone soggiogato da Guru Rimpoce. Si alloggia presso la ‘Monastery Guest House’, un semplice hotel situato nei pressi del monastero.
14°g. 30/7 Samye – Lhasa
Ci si reca al vicino eremo di Chimpu, dove alla base del monte un monastero ospita giovani monache; passeggiando lungo il sentiero che si inerpica sul monte alle spalle del Gompa, tra formazioni di grandi massi e il bosco s’incontrano le casupole di solitari monaci e monache, piccoli templi e grotte di meditazione utilizzate dai maestri spirituali: qui si ritirarono anche Guru Rimpoce e Atisha e chi vi giunge con rispetto potrà essere invitato in alcuni di questi potenti luoghi d’energia spirituale dai sereni meditatori che hanno posto qui la propria dimora. Dopo l’esplorazione del sito si parte per Lhasa, dove si alloggia nel medesimo hotel.
15°g. 31/7 Lhasa: Ganden festival
Ganden Namgyeling, l’università monastica fondata da Tsongkhapa, capostipite della scuola Ghelupa, è costruita in posizione panoramica a 4500 mt su un monte che sovrasta la valle del fiume Kyuchu circa 30 km a est di Lhasa. Lo sforzo tenace e la devozione dei tibetani ha reso possibile la ricostruzione di tutti i templi principali; il grande stupa di Tsongkhapa contiene alcune reliquie del suo corpo che furono ritrovate passando con le mani le macerie lasciate dalla distruzione perpetrata dai cinesi, esaminando ogni pietra e setacciando anche la terra. Oggi è una giornata molto speciale perché viene esposta la grande tanka che rappresenta Buddha Sakyamuni, momento culminante di un complesso insieme di rituali officiati dai monaci a cui assistono stuoli di pellegrini, richiamati sia dall’evento che dal valore molto speciale che Ganden ha nella tradizione del Tibet. Nell’arco della giornata si eseguirà anche la breve circumambulazione del monte dove sorgono i molti templi e collegi, unendosi ai pellegrini devoti e festosi, godendo sia dell’atmosfera intensa che degli splendidi panorami che il kora offre sulla vallata del Kyuchu; sul percorso vi sono alcune grotte di meditazione e alla fine del sentiero il piccolo Gompa di Tsongkhapa. Nel pomeriggio si rientra a Lhasa.
16°g. Sabato 1 agosto, volo di rientro
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Festival di Gyantse
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