Tibet
Tibet sud orientale
Una grande cultura, tra colossi glaciali e praterie









Sintesi del viaggio
Le regioni sud orientali del Tibet, oggi inglobate nelle province cinesi di Sichuan e Yunnan, offrono un ambiente naturale di interesse eccezionale e preservano la più autentica cultura del Tibet. In queste regioni incontriamo città e siti monastici di bellezza eccezionale: tra i siti maggiori Gyeltang, conosciuta anche come ‘Shangrila’ per la grandiosa bellezza del luogo, e Litang; e luoghi intrisi di magia come Lhagang e Dechenling. L’ambiente e la natura hanno caratteristiche uniche: gli sconvolgimenti geologici che hanno portato alla formazione dell’altopiano tibetano qui hanno generato un complesso sistema di catene montuose intersecate da fiumi possenti, dal Mekong allo Yangtse fino al Gyarong. Tra questi si ergono colossi glaciali di stupefacente bellezza, dal Kawa Karpo a sud ovest fino al Rigsum Gompo, ribattezzato Dabpa Lhari dal V Dalai Lama, e al Gangkar a nord est: un mastodontico monte di 7556 mt d’altezza che regna sulla catena del Minyak Rabgang, dove ben 20 picchi superano i 6000 metri. Nello Yunnan, ai bordi delle regioni più tipicamente tibetane, si incontrano molte interessanti etnie, tra cui le principali sono i Naxi e i Moxi, che nella regione del lago di Lugu hanno formato un’interessante civiltà di stampo matriarcale, e città come Dali dove da secoli risiedono ben 20 gruppi differenti.
Presentazione del viaggio
Il viaggio, preparato con approfondito studio, prevede un’attenta esplorazione di tutti i siti storici, naturali ed etnici principali di questa regione. Si prevede un massimo di 12 partecipanti.
L’itinerario prevede di arrivare in volo a Chengdu, capitale dello stato cinese del Sichuan e di partire da qui in jeep, utilizzando vetture tipo land cruiser o simili in massimo 4 passeggeri per veicolo, seguendo un ampio anello che si completa nello Yunnan a Kunming, capitale dello stato, da dove si torna in volo a Chengdu per il rientro in Italia. Lungo il percorso si usufruirà delle migliori sistemazioni disponibili, utilizzando ovunque possibile degli hotel, che in alcune località saranno piuttosto modesti; al monastero di Minyak Gangkar ci si dovrà adattare alloggiando per due notti in case private, in questa zona remota non esiste ancora il turismo. Ma non sono richieste notti in tenda. In alcune giornate sono previsti dei tratti a piedi lungo semplici sentieri. Il clima previsto è buono, con settembre che è considerato il mese migliore per visitare la gran parte di questi territori; è però opportuno attrezzarsi per poter affrontare comodamente delle giornate piovose, con temperature previste sempre sopra lo zero.
Lasciata Chengdu si raggiungono le montagne che formano la barriera naturale tra Cina e Tibet arrivando a Mozhi, dove si entra nel parco nazionale per ammirare il ghiacciaio di Hailuogou, che fluisce da vette che superano i 7000 metri calando con seraccate possenti fino a circa 2900 mt.; un luogo turistico ma che merita per la bellezza naturale. Si transita quindi da Dartsedo e oltrepassato un valico si arriva a Lhagang, una piccola e pittoresca cittadina tibetana nei pressi dello Zara Lhatse, un monte che ha valore sacrale pere i nomadi Golok che abitano qui, con un tempio Sakya che è meta di pellegrinaggi da tutta la regione e altri siti interessanti. Da Lhagang ci si porta a sud per esplorare i versati occidentali del Minyak Gangkar, arrivando all’omonimo monastero tra valli spettacolari e paesi con solide case di pietra perfettamente lavorata. Si prosegue quindi verso ovest oltrepassando il fiume Yalong e oltre una serie di passi e praterie d’alta quota si arriva a Litang; qui il complesso monastico ospita una grande comunità e presenta templi con statue e affreschi di ottima fattura. A sud di Litang si incontra Dabpa Yangteng Gompa e oltre un alto passo di arriva ai bordi del parco nazionale di Yading, creato per preservare la regione del Ringsum Gompo, dove le tre vette glaciali principali che svettano sui 6000 mt per i tibetani rappresentano i Bodhisattva principali e sono meta di pellegrinaggio. Da qui si raggiunge in due giorni Dechen: attraverso Chaktreng, il paese da dove giunse Trijang Rimpoce, tutore del XIV Dalai Lama, e le remote regioni di Derong, oltrepassando lo Yangtse e lambendo per un breve tratto il territorio tibetano inglobato nello Yunnan. Dopo l’esplorazione del massiccio del Kawa Karpo, che si affaccia con i suoi poderosi ghiacciai sull’impetuoso fiume Mekong, tra luoghi a cui il V Dalai Lama diede in nome di ‘Suprema beatitudine’ per via della dirompente bellezza, si inizia il tragitto in direzione sud est per la regione tibetana che ora è parte dello Yunnan, con due importanti siti storici: il monastero di Ganden Dondrubling e Gyeltang, dove si trova una città monastica; una località che si è guadagnata il nome di Shangri La, sempre per la bellezza naturale dei luoghi. Si prosegue per Jang Sadam (Lijiang), la storica città dell’etnia naxi nello stato cinese dello Yunnan, punto di partenza per raggiungere il lago di Lugu, dove si esplora anche un’interessante isoletta con un tipico Gompa dei moxi. Si continua per Dali, dove si sosta due notti per apprezzarne l’interessante complessità etnica, e si prosegue per Kunming, da dove torna in volo a Chengdu per il rientro in Italia. L’itinerario ha una lunghezza complessiva di circa km 3800.
Programma del viaggio
(NB: distanze, tempi e quote riportate sono indicativi; per le località si utilizzano i nomi tibetani)
1°g. Venerdì 31 agosto, partenza dall’Italia
Per raggiungere Chengdu, capitale dello stato del Sichuan in Cina, ci sono diverse possibilità di volo che possono essere scelte secondo le preferenze dei viaggiatori.
2°g. 1/9 Arrivo a Chengdu
Arrivo a Chengdu alle 12.20; ci si sistema presso l’hotel Holiday Inn Express. Nel pomeriggio è prevista una visita della città: ci si reca al tempio taoista di Qing Yang, alla casa del poeta Du Fu e al tempio di Wu Hou, situato in uno splendido giardino cinese.
3°g. 2/9 Chengdu – Hailuogou
Si lascia Chengdu in direzione sud ovest con le jeep che verranno utilizzate per l’intero percorso; si segue inizialmente l’autostrada e arrivati alla base dei monti che delineano i confini delle grandi pianure cinesi se ne risalgono le valli fino a Chakzamka sul fiume Gyarong. Si giunge così ai piedi della vasta catena del Minyak Rabgang, una selva di monti che si estende per 290 kmq con circa 20 vette che superano i 6000 metri di quota. Si prevede di arrivare nel tardo pomeriggio a Hailuogou, dove ci si accomoda presso l’hotel Mingzhu o simile; la tappa è di 350 km.
4°g. 3/9 Hailuogou – Lhagang
Con il pullman del Parco Nazionale con un tragitto di circa 25 km si attraversa il fiume e si risale una profondissima e lussureggiante valle verso est dove si ammirano molte cascate; si monta quindi su un’ovovia che attraversa con lunghissime arcate l’ampio ghiacciaio arrivando in un punto panoramicissimo in vista della grandiosa seraccata del Minyak Gangkar, a circa 3500 mt. L’ampio bacino di giganteschi monti è ornato da diversi ghiacciai che calano a valle, con la grande lingua del Hailuogou alimentata dalla colossale seraccata che prosegue sotto di noi verso la valle, la vetta principale (7556 mt) occhieggia a sinistra della seraccata principale; attorno crescono ancora le pinete. Si torna a valle per il pranzo partendo in direzione nord ovest risalendo la vallata verso Dartsedo (Kanding), che dista circa 80 km oltre il valico del Yagya Ge (3900 mt); la vallata in salita offre una peculiare visuale per via dei massi resi rosso ruggine brillante da un tipo di lichene che creano delle ampie coloratissime striature tra torrenti e foreste, in un ambiente sempre contornato da altissime vette dove abbonda la neve. Oltre Dartsedo, una cittadina che segnava il confine tra Tibet e Cina posta a circa 2500 mt, si valica il Gye La (4219 mt), accedendo a una bella regione dove i monti sono coperti di un manto erboso e le case costruite in pietra hanno la bella simmetria tipica di quest’area del Kham; sulle praterie si vedono anche delle tende di nomadi. Si transita dal Chorten di Minyak Chakdra, dedicato agli 8 Buddha della medicina, dove si trova anche un piccolo monastero. Si arriva in serata a Lhagang a 120 km da Dartsedo, dove si alloggia in un hotel locale, il Heavenly Jewels o simile.
5°g. 4/9 Lhagang
Lhagang è un interessante villaggio spesso affollato dai nomadi Golok e Khampa giunti per acquisti o in pellegrinaggio. Infatti qui si trova un importante monastero di scuola Sakya che ospita circa 300 monaci, ricco di sale e affreschi, dove i devoti affluiscono per ricevere la benedizione di una veneratissima statua di Jowo Sakyamuni, il Buddha sedicenne; il sito ha un’origine antichissima: era infatti il tempio geomantico più orientale costruito da Songtsen Gampo nell’VIII secolo. A Lhagang si trova anche una scuola monastica Nyingmapa, edificata nel tipico stile del Kham e a pochi chilometri dall’abitato un villaggio con un peculiare tempio dedicato al mantra di Chenresi e l’interessante convento femminile di Manigangar. A nord est l’orizzonte è ornato dalla sagoma del monte Zhara Lhatse (5820 mt), considerato il trono del protettore locale, attorno a cui vivono molti nomadi di stirpe Golok; per chi fosse interessato, nel pomeriggio si può organizzare una gita a cavallo verso questo sacro monte in compagnia dei nomadi, andando a visitare con loro qualche accampamento (programma extra).
6°g. 5/9 Lhagang – Minyak Gangkar occidentale
Si ripercorre per un tratto verso sud la strada con cui si è giunti, quindi da Dzongzhab (cinese: Xinduqiao) si continua sempre in direzione sud transitando dal villaggio di Chakeshang, dove ci si ricongiungerà nella giornata di domani, attraverso un ambiente dove gradatamente iniziano le foreste e le valli diventano sempre più ripide; si vedono alcuni stupendi villaggi con solidissime case finemente modellate costruite in pietra e si notano parecchie torri che furono edificate come granai e a scopo difensivo. Oltre Lugba e Muju si sale ai monasteri di Gangkar; uno è di scuola Sakya e l’altro Kagyu, posti a circa 3700 mt. In queste località non esistono strutture ricettive e ci si accomoderà in una casa privata.
7°g. 6/9 Minyak Gangkar occidentale – Pundadrong
Si sale presto al passo di Yako (4400 mt), che si apre sul grandioso versante sud occidentale del Minyak Gangkar. La valle che porta al campo base con una sinuosa lingua glaciale si ammira sul versante opposto; la strada jeeppabile porta a fondovalle, ma non prosegue fino al Gompa o al ghiacciaio, il punto panoramico più spettacolare è qui. Si ritorna alla base del passo e si risale la valle fino al valico di Yaha Shankho, anch’esso di circa 4400 mt, che offre una straordinaria visuale sui versanti nord occidentali del Minyak Gangkar e l’ampia catena glaciale che dalla vetta principale si protende verso nord; dal colle sopra il passo (20 min a piedi) il panorama spazia su un orizzonte vastissimo. La valle in discesa, che emerge al villaggio di Chakeshang dove si è transitati ieri, rivela una piccola cascata su un terreno reso colorato da contenuti ferrosi e di zolfo; i villaggi sono particolarmente belli con le grandi case di pietra immerse in un ambiente bucolico, con le pasture verdissime dei monti ornate da colossali mantra scritti con lettere bianche. Raggiunta la strada principale che proviene da Dartsedo (circa 95 km dallo Yako La) si prosegue verso ovest per circa 90 km attraverso Dzongzhab e valicando il passo di Kabzhi (4300 mt), da dove si ammirano le vette di Zara Latse e Minyak Gangkar, scendendo nella regione di Nyachuka e arrivando a Pundadrong (2700 mt) sul possente fiume Yalong, dove si alloggia in hotel.
8°g. 7/9 Pundadrong – Litang
Si prosegue in direzione ovest fino a Litang, che da qui dista circa 140 km. Si sale subito in quota tra le pasture degli yak, con un panoramico tracciato che serpeggia per lunghi tratti sopra i 4000 mt di quota tra le creste delle montagne superando diversi passi con poco dislivello. Valicato l’ultimo passo si apre una vasta visuale sulla grande valle dove è situata Litang, una cittadina tibetana posta a circa 4014 mt; a ovest si erge la catena del Puborgang, che funge da spartiacque tra questo bacino che fluisce nello Yalong e lo Yangtse. Si alloggia in hotel, il Genye o il Potala. In questa cittadina si trova un grandioso complesso monastico costituito da molti templi che venne fondato nel 1580 dal terzo Dalai Lama; dopo i devastanti sconvolgimenti della rivoluzione culturale è stato ben ripristinato. Vi si trovano quattro templi principali, con una profusione di statue e affreschi, tra cui un’effige colossale di Lama Tsongkhapa che è stata da poco completata.
9°g. 8/9 Litang – Riwa
Si lascia la cittadina in direzione sud seguendo il corso del fiume Li-chu incontrando su un primo colle il Gompa di Tak Ritu; superata una vasta zona agricola si risale una vallata dove i monti sono coperti di massi granitici arrivando al passo di Tuer (4500 mt), detto ‘passo del coniglio’ per la peculiare formazione rocciosa sulle turrite creste ad est. Oltre una vasta valle erbosa, regno dei nomadi, si percorre una regione disseminata di massi granitici dove si dice vi siano ben 1145 laghetti che testimoniano la presenza di antichi ghiacciai, con panorami molto vasti verso i monti Heizi. Proseguendo per Sumdo si incontra il Gompa di Ponga e si arriva a Dabda (fin qui, circa 160 km) una tranquilla cittadina posta a circa 3600 mt che è centro distrettuale. Si valica quindi il passo di Zer (4450 mt), il cui versante di salita è impreziosito dal monastero di Zaho, e si transita da Chitu nei cui pressi dove si trova Kungaling Gompa, un sito Ghelupa. Giunti alla vicina Riwa (2900 mt) ci si sistema in un semplice hotel; la tappa è di circa 240 km.
10°g. 9/9 Riwa – Yading, Rigsum Gompo (Parco di Yading)
A sud di Riwa si sale radipamente tra i boschi aggirando un turrito sperone roccioso e si segue in quota una vallata verso Yading, con panorami grandiosi verso il monte Chenresi. Si scende al villaggio e si entra nella riserva del Ringsum Gompo, istituita per preservarne la pristina bellezza. Con circa un’ora di facile cammino si giunge a Tuku Gompa (circa 3900 mt), situato in posizione imbattibile ai piedi del monte Chenresi tra innumerevoli pietre Mani. Da qui si può utilizzare una vettura del parco per risalire il resto della valle tra foreste di pini, larici e rododendri sopra cui occhieggiano impressionanti pareti rocciose fino al punto più spettacolare, posto a circa 4100 mt. Il V Dalai Lama battezzò questo magico luogo “Dabda Lhari” perché le tre montagne glaciali che si fronteggiano come fossero un treppiede per i devoti sono una manifestazione di tre dei Bodhisattva principali: Chenrezi (6032 mt) a nord, Jampeyang (5958 mt) a sud e Chakna Dorje (anch’esso di 5958 mt) a est. La vetta delle seconde due si innalza ripidissima a forma conica, mentre la prima ha un aspetto più massiccio; quello che impressiona ancora di più è la diversità dei colori delle rocce e la loro conformazione, e anche, quando si riesce a distogliere lo sguardo dallo spettacolo dei monti, la profusione di fiori, tra cui le stelle alpine, che ancora sbocciano in questa stagione. La zona è anche ricca di fauna selvatica, che ora giova anche di una protezione ufficiale. Completata l’esplorazione si rientra alla base di questa indimenticabile vallata, che alcuni hanno forse a ragione nominato “l’ultimo Shangri La”, e si sosta per la notte a Yading, dove si alloggia in una locanda.
11°g. 10/9 Yading – Chakteng
Da Yading si torna verso nord fino a Dabda (112 km), valicando lo Zer La, e da qui con una deviazione (18 km) si raggiunge il Gompa di Yangteng, il principale di questa regione a cui sono affiliati circa 300 monaci; dal Gompa si gode un bel panorama su tutta la vallata. Proseguendo, si continua per Sumdo, dove si è transitati l’8/9, e quindi si segue la strada che verso ovest valica il passo di Kuluke (4700 mt) tra vaste montagne erbose, regno degli yak, giungendo nella profonda vallata coperta di foreste di Chakteng, dove si nota uno stile di costruzione delle case un poco differente, dipinte di bianco con i muri un poco spioventi. Giunti nella cittadina (115 km da Dabda), luogo natale di Trijang Rimpoce, tutore del XIV Dali Lama, si visita il Gompa di Sampeling a cui fan capo circa 700 monaci. Si alloggia in hotel; la quota qui è di circa 2900 mt.
12°g. 11/9 Chakteng – Pongdzirak (Benzilan)
Si sale subito a ovest della cittadina a un valico di 4050 mt che porta nella vallata di Rakdakpa (3350 mt) e oltre il passo di Yuangenshang (3700 mt) si entra nel bacino del fiume Ding Chu, di cui si segue il corso, superando una zona di profonde gole attraverso un altro colle (3300 mt) e ricongiungendosi al corso d’acqua più a sud. Si osservano diversi tipi di coperture arboree e molti bei villaggi con una tranquilla vita rurale tra i monti, con molte coltivazioni di mais. Si transita da Derong (164 km), un rilassato centro provinciale schiacciato tra i monti, e si prosegue lungo il Ding Chu arrivando lungo spettacolari gole e vallate alla confluenza con lo Yangtse nella zona di confine tra gli stati cinesi di Sichuan e Yunnan. Si prosegue lungo la sponda orientale fino al ponte sospeso che porta a Pongdzirak (2150 mt), dove si alloggia in un semplice hotel; la tappa è di 235 km.
13°g. 12/9 Pongdzirak (Benzilan) – Dechen
La strada sale subito dal paese arrivando in punto panoramico da dove si ammira una grande ansa dello Yangtse, che aggira un monte. Si giunge poco dopo al monastero Ghelupa di Ganden Dondrubling, il principale della regione. All’interno delle alte mura si trovano una grande sala di preghiera e ai piani superiori diverse cappelle con statue e affreschi interessanti, tra cui una preziosa replica del Jowo Sakyamuni di Lhasa e diversi mandala tridimensionali, tra i quali quello di Kalachakra è particolarmente ben eseguito. Proseguendo verso nord ovest si supera il passo più alto, lo Yak La (4230 mt) che si apre sulle valli del bacino del Mekong; le visuali sono spettacolari con a sud la catena del Padma e, proseguendo, la catena del Kawa Karpo che oltre il Mekong cinge l’orizzonte da nord a sud. Giunti a Dechen (Dequin) (3300 mt), il cui nome conferito dal V Dalai Lama significa ‘Luogo di suprema beatitudine’, meritato si ritiene per la grandiosa bellezza degli scenari e per la sacralità che i monti glaciali di questa regione hanno nella tradizione tibetana, si alloggia in hotel; la tappa è di 112 km.
14°g. 13/9 Dechen – Kawa Karpo – Feilai Si
Giornata dedicata all’esplorazione della grandiosa catena del Kawa Karpo, la cui cima principale svetta a 6740 mt. Da Dechen si segue la costa della montagna fino a Feilai Si (3350 mt), dove si ha una vista spettacolare sulla catena che sovrasta la profonda valle del Mekong; si scende fino al fiume (2040 mt) godendo di questo grandioso scenario, entrando nel Parco Nazionale. Si risale per un tratto la vallata che porta verso il grande ghiacciaio che partendo dalla vetta arriva fino a circa 2700 mt, un gigantesco fiume di ghiaccio increspato da colossali seraccate. Si lasciano i veicoli a circa 2300 mt di quota; da qui è possibile noleggiare un cavallo o si può proseguire a piedi. La mulattiera conduce al tempio di Melong (Demchok Podrang, o Go-me – ch.: Taizi), che è situato a circa 2900 mt al cospetto di uno dei punti panoramici più esaltanti della catena Chi se la sente potrà proseguire (da qui solo a piedi) risalendo la valle fino al Gompa alto di Go-to (ch. Lianghua), situato a 3100 mt; in questo punto le possenti seraccate sono ancora più impressionati. Al termine si torna sul versante orientale del Mekong a Feilai Si, dove si alloggia al Paradise View o simile, per godere del tramonto e dell’alba sul Kawa Karpo.
15°g. 14/9 Feilai Si – Gyeltang
Si lascia Feilai Si passando da Dechen e ripercorrendo la strada dello Yak La verso il bacino dello Yangtse fino a Pongdzirak (115 km). Si segue il grande fiume per un tratto e lo si lascia valicando un passo verso est (3500 mt), nei cui pressi si notano degli impianti per lo sci, arrivando nell’ampia vallata di Gyeltang, a circa 3300 mt. Dal passo si vede la pista dell’aeroporto e il lago stagionale che riempie il bordo occidentale della valle. Attraversata la parte nuova della cittadina si approda nella zona vecchia di Dokar Dzong, dove si alloggia in un hotel nella zona pedonale, il Le Fu o simile; la tappa è di 195 km. Si avrà del tempo disponibile per esplorare i quartieri vecchi, dove ci sono anche un mucchio di negozietti che trattano ogni tipo di souvenir.
16°g. 15/9 Gyeltang (Shangri La)
Il sito più importante è la cittadella monastica di Gyeltang Sungtseling che sorge su di un colle a pochi chilometri dalla città; ospita circa 700 monaci, vi sono diversi templi e collegi (khangtsang). Nel pomeriggio ci si reca al colle al centro della città vecchia, con il tempio di Dokar Dzong, dove è stata costruita una gigantesca ruota di preghiera: per girarla servono parecchie persone che fan forza all’unisono; la posizione offre anche un bel panorama sulla cittadina. Alla base del colle si trova il museo della Lunga Marcia, dislocato a ferro di cavallo attorno a un tempio, e sul lato opposto della piazza il museo. E’ molto piacevole passeggiare tra le vie acciottolate del quartiere vecchio, dove quasi ogni casa è oggi trasformata in un luogo per i visitatori, con baretti, ristorantini e così via, senza contare il gran numero di negozietti. Nella piazzetta principale ogni sera vengono eseguite danze tradizionali tibetane, non molto professionali ma fatte con semplice allegria: spesso ci sono più turisti che gente del luogo a cimentarsi.
17°g. 16/9 Gyeltang – Lijiang
Si prosegue lungo al vallata di Gyeltang e ci si ricongiunge con lo Yangtse (112 km), dove il maestoso fiume entra nella gola conosciuta come ‘Il salto della tigre’, una sequenza di rapide impressionanti, situate a circa 1800 mt di quota; si arriva a livello del fiume nel punto dove le rapide sono più potenti e maestose grazie a una comoda e sicurissima scalinata di metallo. Si lascia ancora la valle dello Yangtse oltrepassando un valico (2650 mt) che porta nell’ampia vallata di Lijiang (2400 mt), ornata a nord da una vetta coperta di ghiacci, il ‘Monte del Drago di Giada’. Si alloggia in una locanda della città vecchia; la tappa è di circa 200 km. Si visita questo centro, antica capitale dei naxi, un gruppo etnico di circa 250.000 persone che conserva tradizioni proprie, pur nel contesto della cinesizzazione del territorio; nella loro cultura si riscontrano forti tratti sciamanici e uno stile musicale tipico. La parte vecchia è un’area molto amena e ampia, dove le casette tradizionali che formano un pittoresco dedalo di viuzze ben tenute zeppe di locande, negozietti e ristorantini (la zona è patrimonio dell’Unesco). E’ molto interessante anche la visita del palazzo di Mu che è stata la residenza di ben 22 re e governatori dei naxi, molto ampio, costituito da diversi padiglioni e giardini edificati in stile imperiale cinese; dopo danni e distruzioni da guerre, rivoluzione culturale e dal terremoto del ’96 è stato perfettamente restaurato con i fondi della Banca Mondiale.
18°g. 17/9 Lijiang – Lago di Lugu
Prima di lasciare la bella vallata di Lijiang ci si reca a Beisha, la vecchia capitale dei naxi, dove si trova un’antica residenza composta da diversi padiglioni costruiti in legno, di dimensioni molto più contenute del palazzo di Mu, ma con le proporzioni raffinate e preziose; nel padiglione di Dabaoji si trovano stupendi affreschi. Tornati a Lijiang si prosegue il viaggio superando un colle di circa 2600 da dove si scende rapidamente allo Yangste (45 km), che qui scorre placido a circa 1500 mt di quota; lo attraversa e lo si segue per un tratto per poi inerpicarsi tra le foreste che portano ad un valico verso nord est, di circa 3000 mt, che immette nella regione di Ninglang, il distretto dell’etnia Yi, le cui donne (poche ormai) portano un particolare grande copricapo a forma quadra che contorna la testa; la quota della cittadina è di circa 2200 mt. Con un altro passo (3100 mt) ci giunge in vista del lago di Lugu, in un punto molto panoramico. Si scende a Luoshui, sulla costa meridionale, che dista 205 km da Lijian; una tappa di circa 5 ore. Si alloggia in un alberghetto locale, l’Olive Garden o simile, da dove si gode della vista del lago; la sera si può assistere a uno spettacolo di danza in paese. Questo bacino d’acqua, al confine tra Yunnan e Sichuan, è posto a 2688 mt e copre un’area di circa 50 kmq. L’etnia principale di questa zona sono i Moxi, buddisti tibetani di tradizione, con costumi e abitudini fortemente tipici; il luogo è giunto in questi anni a una certa notorietà per via dell’organizzazione matriarcale della società.
19°g. 18/9 Lago di Lugu
Si inizia l’esplorazione del lago andando con una barca a remi, condotta da persone del luogo, all’isoletta di Liwubi dove si trova un tempio Ghelupa con affreschi recenti ma ben seguiti, e che offre una splendida visuale sul lago. Si segue poi in senso orario la strada che contorna il lago; la parte occidentale è particolarmente panoramica, a ridosso del monte del Leone, il più alto, con diverse baiette, villaggi, un paesino su una piccola penisola che si raggiunge a piedi passeggiando lungo un lembo di terra che lo congiunge alla costa, il tempio Sakya di Dzembu posto su di un promontorio e alcune isolette. La natura è particolarmente rigogliosa, con fiori che crescono in abbondanza e, nelle aree più agricole orientali, molti frutteti; la coltivazione principale è il mais.
20°g. <19/9 Lago di Lugu – Lijiang – Dali
Si rientra a Lijiang e si continua il viaggio riprendendo la direzione sud ovest fino alla città di Dali, posta a circa 2100 mt, che dista da qui circa 187 km. Si alloggia presso l’hotel MCA o simile, nella città vecchia.
21°g. 20/9 Dali
Dali sorge sulla sponda occidentale del lago di Erhai ed è un delle città cinesi più variopinte da un punto di vista umano: vivono qui circa 20 diversi gruppi etnici, creando un ambiente decisamente unico. Oggigiorno la maggioranza delle persone ha però abbandonato i costumi tradizionali se non per le attività turistiche e il centro della cittadina assomiglia sempre più a un grande bazar, ogni casetta conserva lo stile tradizionale ma ora è un negozio o un luogo di ristoro; l’afflusso di turisti cinesi è intensissimo e si vedono anche diversi occidentali. Tutti sembrano però molto contenti di fare i turisti qui; per noi viaggiatori è un poco come essere in una bella Disneland. Il sito di maggior rilevanza sono le tre pagode di Sanda, di origine antica con la vastissima parte dei templi nuova di zecca, che forse in parte assomiglia a quanto si poteva trovare qui un tempo; l’anima del luogo è difficile da individuare, sembra un poco che qui ‘grande’ significhi ‘bello’.
22°g. 21/9 Dali – Kunming
Proseguendo verso sud est si copre oggi l’ultima tappa fino a Kunming, capitale dello stato cinese dello Yunnan, che dista circa 360 km, seguendo l’autostrada che attraversa un bel territorio per la maggior parte coperto da boschi e foreste con aree di tipici villaggi agricoli. Kunming è una città che ha la fama di godere di un’atmosfera piuttosto rilassata caratterizzata dalla multi etnicità; oggi è un agglomerato urbano enorme con una moltitudine di palazzi alti e strade sopraelevate a più corsie, piena di traffico – come del resto tutte le città cinesi. Non resta gran che del passato tranne per alcuni templi ricostruiti; val la pena far visita a quello più importante, Yuantong Si. Tempo permettendo, si può visitare il tempio di Qongzu Si. Si alloggia presso un hotel della zona centrale, l’hotel Camellia o simile.
23°g. Sabato 22 settembre, Kunming – Chengdu e volo di rientro
Il volo da Kunming a Chengdu parte al mattino (orario da confermare). All’aeroporto di Chengdu ci trasferisce agli imbarchi internazionali per il volo di rientro.
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