Tibet
Kailash per Saga Dawa e Regno di Gughe; estensione Everest
Da Lhasa al regno di Gughe









Sintesi del viaggio
Il viaggio si svolge in occasione della ricorrenza di Saga Dawa, quando ai piedi della montagna sacra si radunano pellegrini provenienti da ogni parte del Tibet per celebrare il propagarsi degli insegnamenti religiosi e l’eliminazione delle interferenze negative. E’ un momento di contatto con l’anima pura delle genti tibetane, che nonostante le tremende vicissitudini che si protraggono ormai da più di mezzo secolo riescono a vivere profondamente le proprie tradizioni.
Presentazione del viaggio
Oltre al piacere dato dalla magnificenza di luoghi che superano ogni descrizione, si avrà così la possibilità di condividere con uno stuolo di devoti il senso mistico evocato dal luogo: a Saga Dawa si è testimoni della tenacia di persone di ogni età, vecchi e bimbi inclusi, che affrontano con fede il cammino di purificazione attorno al sacro monte, vestiti solo dei propri abiti tradizionali.
L’itinerario è stato curato per poter offrire una visione d’insieme completa degli sconfinati territori del Tibet occidentale, cogliendone gli aspetti naturalistici, storici e mistici. Il programma prevede di raggiungere Lhasa in volo da Chengdu, capitale dello stato cinese del Sichuan, e, dopo una pausa di acclimatazione che è un’ottima opportunità per una visita della città, si risale il corso dello Tsangpo fino a Shigatse. Proseguendo verso ovest, oltre Lhartse si segue la strada che porta al lago di Ngaring accedendo all’altopiano del Ciangtang, dove si valicano alcuni passi e si transita dalle vallate di Zangzang, toccando ancora lo Tsangpo nei pressi di Saga. Si segue quindi il bordo settentrionale dell’arco himalaiano, le cui vette glaciali spesso occhieggiano a sud, toccando luoghi molto belli, tra cui le dune di sabbia oltre Paryang ed il lago di Te Tso sono particolarmente apprezzate dai viaggiatori, oltre ai monasteri di Dargyeling e Trongsa.
Giunti nel Tibet Occidentale si segue il percorso tradizionale iniziando con la circumambulazione del lago Manosarowar, l’immenso specchio turchese ai piedi del grandioso Gurla Mandata, un monte glaciale che sfiora gli 8000 metri, impreziosito da piccoli monasteri benedetti dalla visione della cuspide del sacro Kailash a nord ovest, un luogo di bellezza impareggiabile. Per completare la visita dei “laghi della madre” oltre al Manosarowar, che trasmette la purezza dell’energia femminile, ci si reca al maestoso Raksal Tal, che secondo la tradizione ne nasconde invece l’aspetto iniziatico.
Raggiunto il Kailash si inizia la circumambulazione (il kora) recandosi per la prima notte a Tarboche, all’imbocco della valle occidentale, dove si svolge la cerimonia di Saga Dawa e si trascorre una giornata per seguirne lo svolgimento ed esplorare la zona, dalla piattaforma dei Mahasiddha al Gompa di Choku. Ci si unisce quindi ai pellegrini seguendo il sentiero del kora, dove si arriva ben acclimatati, impiegando due giorni e mezzo; il percorso a piedi può essere facilitato dall’utilizzo di docili cavalli da monta, utili per i meno allenati che desiderano assaporare il piacere di valicare il leggendario passo di Dolma. Nell’ultima giornata, completato il cammino, si prosegue con le jeep fino alla valle di Tirthapuri, dove sono ubicate le fonti sacre di Guru Padmasambhava, il luogo dove tradizionalmente si celebra il completamento del pellegrinaggio al Kailash.
Oltre Tirthapuri ed il monastero Bon di Gurugam si prosegue verso ovest per la regione di Gughe, che stupisce per la cromaticità delle erosioni di vastità e bellezza inimmaginabili, contornate a sud dalle grandiose vette glaciali del Garwal indiano, tra cui svettano il Kamet e il Nanda Devi, templi della sacralità induista. A Gughe si esplorano i siti più importanti: Toling, che fu il monastero principale di questa vasta regione del Tibet, dove sono sopravvissuti stupendi affreschi; quindi Tsaparang, la grandiosa città rupestre che fu capitale del regno, dall’aspetto misterioso che trasporta in un mondo fuori dal tempo, dove si respira ancora la presenza di Yeshe O, Atisha e Rinchen Zangpo. Ci si sposta poi nella valle di Dunkhar e Piyang dove sono stati recentemente scoperti affreschi di impareggiabile bellezza, nascosti tra le grotte di queste antiche cittadine che sembrano fondersi con le falesie rocciose, ai cui piedi vivono piccole comunità rurali.
Da Gughe inizia il rientro verso est; si passa per un’ultima volta ai piedi del monte Kailash, si pone un campo sul lago Manosarowar e da qui si ripercorre la strada fino a Saga, godendo ancora una volta degli splendidi panorami sulla catena himalaiana. Attraversato lo Tsangpo sul nuovo ponte di Saga la parte finale dell’itinerario si svolge nella regione nomadica di Pelkho Tso, un lago turchese di bellezza tale da rivaleggiare con il Manosarowar, nei cui pressi si erge grandioso lo Shisha Pangma e si trova linteressante monastero di Poron. Oltre Tingri si visita Shegar, con la celebre “Fortezza di cristallo” e, arrivati a Shigatse, il giorno successivo ci si porta direttamente a Gongsar, l’aeroporto di Lhasa, prendendo il volo per Chengdu e da qui il volo di rientro.
ESTENSIONE AL CHOMOLUNGMA (EVEREST)
Aggiungendo tre giorni al viaggio da Tingri ci si reca nel cuore della regione più elevata dell’Himalaia arrivando a Rongbuk, ai piedi della maestosa parete nord dello Chomolungma, dove si sosta per due notti potendo esplorare la valle fino al campo base. E’ uno dei territori d’alta quota più grandiosi in assoluto, con anche alcuni sperduti villaggi e campi di nomadi tra le pasture di yak.
NOTA TECNICA
Ogni viaggio al Kailash richiede un elevato spirito d’avventura e una discreta condizione fisica, ma è affrontabile da chiunque sia animato da una sufficiente motivazione. Si passano una buona parte delle notti in campi ben allestiti con tende per dormire da due o una persona, tenda comune per mangiare e tende per i servizi; accompagnano il gruppo un cuoco e assistenti per il montaggio. Solo durante il kora del Kailash, per le due notti oltre Tarboche, non vengono utilizzati il tavolo e le sedie. Si viaggia su jeep tipo Toyota Landcruiser con al seguito un camion per il supporto logistico, che trasporta scorte di viveri, combustibile, attrezzature da campo e bagagli. Il clima previsto in questa stagione è solitamente bello, ma bisogna essere comunque sempre attrezzati per possibili piogge e nevicate. Le temperature minime previste si incontrano a Dirapuk a nord del Kailash, dove di notte si può scendere anche oltre i –5°c. Oltre all’usuale attrezzatura da montagna serve quindi un sacco a pelo caldo, omologato per essere comodi a –10°c..
Programma del viaggio
1°g. Domenica 16 maggio, partenza per Chengdu
2°g. 17/5 Arrivo a Chengdu
Si viene accolti dal corrispondente locale di Amitaba, trasferimento in hotel. Nel pomeriggio è prevista una visita guidata della città; ci si reca al tempio taoista di Qing Yang, alla casa del poeta Du Fu e al tempio di Wu Hou, situato in uno splendido giardino cinese.
3°g. 18/5 Volo Chengdu – Lhasa
Il volo per Lhasa parte alle 7.50 con arrivo alle 9.40. Dall’aeroporto di Gongsar si raggiunge la città con circa un’ora di guida; ci si sistema in un comodo hotel nei pressi del Barkor. Nel pomeriggio si visita il Jokhang, il tempio più importante del Tibet che custodisce la statua di Jowo Sakyamuni, e si passeggia per il circuito sacro del Barkor che lo circonda, animato da un vivace mercato e frequentato dai pellegrini, alcuni dei quali eseguono ancora l’intera circumambulazione con le prostrazioni. Ci si muove a piedi, con calma, per favorire l’acclimatazione.
4°g. 19/5 Lhasa
Giornata dedicata all’esplorazione di Lhasa con levisite del Potala e del palazzo estivo, il Norbulingka. Nel pomeriggio si visitano l’università monastica di Drepung ed il vicino tempio di Nechung, che fu sede dell’Oracolo di stato, un tempio famoso anche per le incredibili rappresentazioni pittoriche.
5°g. 20/5 Lhasa – Shigatse
Inizia il viaggio verso ovest; raggiunta la confluenza con il fiume Tsangpo se ne risale il corso fino a Shigatse, dove ci si reca a visitare il grandioso monastero di Tashilhumpo, ricco di inestimabili tesori, che fu fondato dal primo Dalai Lama nel 1447 ed è stato la sede storica del Panchen Lama. Sistemazione in hotel.
6°g. 21/5 Shigatse – Ngaring – Zangzang
Da Shigatse si percorre la strada che porta verso il Nepal lasciandola dopo Lhartse, da dove si segue un percorso più settentrionale che supera un passo e transita da un primo lago e quindi arriva al lago di Ngaring, dove ci si reca a visitare il monastero di scuola Sakya. Si prosegue in un ambiente di praterie d’alta quota fino a Zangzang, un villaggio dove si trova un interessante convento femminile di scuola Nyingmapa. Si pone il campo nelle vicinanze.
7°g. 22/5 Zangzang – Saga – Jongba
Si prosegue attraverso valli e passi erbosi attraverso un bell’ambiente naturale fino a Saga, sul fiume Tsang Po. Si prosegue oltre un altro passo fino a Jongba, dove si pone il campo nei pressi di un bel monastero posto panoramicamente sopra le vaste valli erbose.
8°g. 23/5 Jongba – Manosarowar (Seralung)
Il bellissimo percorso di questa lunga tappa, che impegna per almeno 8 ore di guida ed è resa possibile grazie a dei lavori di miglioramento che sono stati recentemente eseguiti sulla strada, attraversa una regione dove spesso si incontrano le tende dei nomadi. A Trongsa si trova un interessante monastero e, prima di Paryang, una zona di dune di sabbia sullo sfondo dell’alto Himalaia. Oltre il passo del Mayum ed il lago di Te Tso si raggiungono le acque turchesi del “lago della madre”, il sacro Manosarowar, che viene circumambulato a piedi da molti pellegrini tibetani; da qui si vede per la prima volta il Kailash, oltre le vaste acque del lago. Si pone il campo nei pressi del piccolo monastero di Seralung.
9°g. 24/5 Manosarowar: Seralung e Trugo
Si seguono le rive del lago sacro in senso orario; da Seralung al monastero di Trugo sono circa 23 km di distanza e si consiglia di percorrerli a piedi: la quota è di 4600 metri ma il sentiero è in piano. Chi non se la sentisse può utilizzare le jeep almeno per una parte del tragitto. I panorami sono fantastici, i colori del lago continuano a variare nell’arco della giornata, si ha la mole del Gurla Mandata (7800 mt) di fronte e, se è limpido, la visuale del Kailash a nord ovest!
10°g. 25/5 Manosarowar: Gossul, Raksal Tal e Chiu
Da Trugo, posto alle pendici del Gurla Mandata sul lato meridionale del lago, si procede in jeep fino al monastero di Gossul, luogo di ritiro spirituale dove ci sono anche alcuni eremi, famoso per le sabbie che si trovano nei dintorni utilizzate per la preparazione dei mandala. Anche da qui la panoramica sul Manosarowar è incredibile. Da Gossul ci si reca al lago Raksal Tal, un bacino d’acqua altrettanto vasto, temutissimo dai pellegrini perché secondo la tradizione esoterica cela l’energia magica del principio femminile: sulle sue sponde non si trovano segni di devozione (bandiere, muri mani, né monasteri); la vista del Gurla Mandata che si specchia nelle acque riesce però a mitigare almeno per un po’ ogni timore! Si raggiunge quindi il monastero di Chiu, vera perla del Manosarowar, posto su di colle che domina una spiaggia della costa nord ovest dove si pone il campo.
11°g. 26/5 Manosarowar: Lamgpona; Darchen – Tarboche (inizio Kora del Kailash)
Il sentiero prosegue lungo un tratto di costa dalle cui rupi si affacciano alcune grotte abitate da asceti e passa vicino ad alcuni chorten che segnano il punto in cui sorgeva un eremo. Raggiunto il monastero di Lamgpona sulla costa nord si ritrovano le jeep (chi non volesse camminare può giungere fin qui con queste) con cui si prosegue fino a Darchen, punto di partenza del pellegrinaggio attorno alla montagna sacra (lungo in tutto 54 chilometri) e in circa due ore di cammino si raggiunge la piana di Tarboche, all’ingresso della valle occidentale del Kailash, dove si svolge Saga Dawa. Il campo viene posto nei pressi del fiume.
12°g. 27/5 Tarboche, celebrazioni di Saga Dawa
Una vasta folla di pellegrini giunta fin qui da ogni angolo del Tibet si raduna attorno alla piana di Tarboche al cui centro viene issato un grande palo, seguendo un antico rituale di purificazione condotto da alcuni Lama, una sorta di agopuntura esoterica che serve per tenere sopite le negatività. L’evento è poi seguito da momenti festosi, circumambulazioni vorticose, lanci di farina di tsampa, corse di cavalli. Si avrà anche del tempo per esplorare la zona, salendo alla piattaforma dei “Mahasiddha”, dove si trova un celebre cimitero celeste, e recandosi al monastero di Choku, appollaiato alle pareti occidentali della valle, che offre anche un ottimo panorama della parete sud del Kailash.
13°g. – 15°g. (28/5 – 30/5) Kora del Kailash
Lasciata la piana di Tarboche si procede lungo la valle di Amitabha assieme ai pellegrini tibetani, la cui attrezzatura è spesso costituita solo da scarpe da ginnastica a suola liscia e da una coperta posata sulle spalle, la qual cosa avendo noi a disposizione goretex, microfibre ed integratori energetici a volte ti fa sentire un po’ un marziano, e sicuramente aumenta la motivazione e acquieta il desiderio di lamentarsi della fatica… Si sale gradualmente al cospetto dei colossali muraglioni occidentali del Kailash; a tratti dal sentiero appare altissima la cuspide sommitale. Si aggira il monte finché appare l’immortale parete nord, ai cui piedi si trova l’eremo di Dirapuk, dove si pone il primo campo (5000 mt. circa). Il giorno successivo salendo verso il passo di Dolma si transita da alcuni laghetti e da un punto dove i pellegrini usano lasciare qualcosa di personale: solitamente dei vestiti, e a volte anche delle … dentiere, per significare l’abbandono del peso del proprio karma e delle negatività del passato. Il mitico passo è alto circa 5600 metri; quindi la salita viene sempre svolta procedendo con grande tranquillità, senza fretta. Dal Dolma, dove un’infinità di bandiere di preghiera sventolano al vento e non si vede più la vetta del Kailash, si scende ripidi passando subito dal laghetto di Tara, dove può capitare di vedere pellegrini induisti che eseguono un’abluzione nell’acqua gelida, a circa 5500 metri di altezza, arrivando alle pasture della valle sottostante dove si trovano usualmente degli yak al pascolo e si pone il campo. Nell’ultima giornata, ormai in vista dei laghi sacri di Manosarowar e Raksal Tal, si passa dal monastero di Zutrulpuk, costruito sul luogo dove venne a meditare Milarepa, e si esce dalla valle di Akshobya raggiungendo Darchen, completando il cammino. Da Darchen ci si sposta con le jeep verso ovest fino a Tirthapuri, luogo sacro alla memoria di Guru Rimpoce (Padmasambhava) dove si trovano le acque sulfuree in cui i pellegrini tradizionalmente si bagnano dopo il completamento dei kora del Manosarovar e del Kailash.
16°g. 31/5 Tirthapuri – Toling
Dopo la visita del monastero Bon di Gurugam si procede verso la regione di Gughe, scavalcando con le jeep alcuni passi che si aprono sul vasto bacino erosivo del fiume Sutlej. Ci si immerge nei meravigliosi canyon colorati arrivando a Toling, dove nell’enclave monastica il Tempio Rosso ed il Tempio Bianco sono stati costruiti sotto la guida del Grande Traduttore, Rinchen Zangpo; questi templi secondo il Prof. Tucci costituiscono l’esempio più elevato dello stile artistico del Tibet Occidentale. Sistemazione in un semplice hotel.
17°g. 1/6 Toling – Dunkhar
La giornata inizia con la visita di Tsaparang, il sito forse più affascinante di tutta Gughe: un sentiero si inerpica tra alcuni templi e miriadi di abitazioni rupestri (alcune sono affrescate) immergendosi in un tunnel scavato nella roccia che emerge nella cittadella che corona l’inaccessibile monte, dove l’imperatore aveva il suo semplice palazzo e i suoi templi. Al fascino del luogo si unisce il senso della presenza dei grandi santi che vi hanno abitato. Da Tsaparang si prosegue per circa due ore attraverso stupendi canyon erosivi con punti panoramici verso i monti glaciali dell’India per la valle di Dungkhar, dove si pone il campo. I templi rupestri di Dungkhar e Piyang furono riscoperti nel 1992 e presentano alcuni degli affreschi più raffinati dell’arte tibetana; lo sfondo azzurro dei dipinti di Dungkhar rende le figure ancora più eteree, incredibilmente sospese fuori dal tempo.
18°g. 2/6 Dunkhar – Manosarowar Est
Si riemerge dalle valli erosive di Gughe attraverso un alto passo che concede un’ultima grandiosa visione d’insieme della regione. Proseguendo verso est si transita ai piedi del monte Kailash e presto si raggiunge lo splendido lago Manosarowar. Si allestisce il campo sul lembo della sponda nord orientale.
19°g. 3/6 Manosarowar Est – Dargyeling Gompa (Jongba)
Oggi si ripercorre la tappa più lunga del viaggio. Si transita dal lago di Te Tso e dal passo di Mayun, costeggiando il versante settentrionale dell’arco Himalaiano. Oltre Paryang si transita dalla zona di stupende dune di sabbia, sullo sfondo le acque dello Tsangpo e i monti nepalesi. Quindi, proseguendo, dal monastero di Trongsa dove si trova anche un breve kora ornato da miriadi di pietre mani e tsa tsa, con una bella visuale verso le vette del Mustang. Oltre ancora, si giunge attraverso pasture e alti passi al monastero di Dargyeling, dove si pone il campo.
20°g. 4/6 Dargyeling – Pelkho Tso
Superata Saga si attraversa lo Tsangpo con il nuovo ponte, si costeggiano laghi minori e si valicano alcuni passi raggiungendo la stupenda area nomadica del lago di Pelko, una zona di bellezza incomparabile: sul grande lago blu turchese di Pelko, in un ambiente abitato solo dai nomadi, si affacciano maestose vette himalaiane tra cui lo Shisha Pangma, che supera gli 8000 metri di quota. Si pone il campo nei pressi del monastero di Poron, vero archetipo del mondo tibetano tradizionale.
PER CHI RIENTRA
21°g. 5/6 Pelkho Tso – Tingri – Shigatse
La strada continua a seguire l’arco himalaiano e nei giorni limpidi si possono vedere il Cho Oyu e l’Everest. Oltre Tingri una breve deviazione porta a Shegar, un bel villaggio tradizionale dove si erge uno degli Dzong più impressionanti del Tibet, la “Fortezza di cristallo”, con le mura che si aggrappano fino alla vetta di un ripidissimo monte, al cui interno è stato ricostruito uno dei monasteri, lo Shegar Chode. Si prosegue oltre un alto passo per Lhartse, da dove si ripercorre il tratto di strada fatto all’inizio del viaggio arrivando a Shigatse, dove ci si sistema in hotel.
22°g. 6/6 Shigatse – Gongsar – Chengdu
Da Shigatse si raggiunge Gongsar, l’aeroporto sul fiume Tsangpo che serve Lhasa; un percorso di circa 4 ore. Il volo per Chengdu parte alle 15.55 e arriva alle 18.00, dove si viene accolti dal corrispondente locale e ci si trasferisce nel medesimo hotel utilizzato all’inizio del viaggio.
23°g. Lunedì 7 giugno, Chengdu e volo di rientro
Mattina a disposizione; ci si reca poi in aeroporto per il volo di rientro.
PER CHI PROSEGUE
21°g. 5/6 Pelkho Tso – Tingri – Rongbuk
Si procede con il resto del gruppo fino a Tingri. Da qui si segue con la jeep una mulattiera che si inerpica verso sud tra le alte pasture degli yak e risale un passo in direzione orientale verso la regione del Chomolungma, il nome tibetano per la vetta più alta del mondo, un tratto di strada dalla bellezza fiabesca con alcuni tipici villaggi e campi di nomadi. Entrati nel bacino idrografico del fiume Arun, che scorre verso il Nepal, si segue una valle verso sud: ad una svolta appare la parete nord dell’Everest ed in breve si è arrivati. Le albe e i tramonti che si godono da questo prezioso luogo restano per sempre nel cuore. Sistemazione in un semplice hotel.
22°g. 6/6 Rongbuk: campo base dell’Everest
Giornata dedicata all’esplorazione; a Rongbuk il monastero è stato in parte ricostruito mentre sul versante est della valle le rovine del convento femminile testimoniano la scelleratezza degli invasori. Il campo base del Chomolungma, posto a circa 5000 metri d’altezza, si può raggiungere a piedi (circa 8 km per la maggior parte pianeggianti) o utilizzando dei piccoli carretti tirati dai cavalli dei nomadi Khampa. Al campo base i Khampa hanno allestito delle tende dove si può mangiare e riposare; la visuale sulla parete nord dell’Everest è onnipresente. Sul lato orientale della valle poco oltre Rongbuk tra i colossali massi di un’antica frana si nascondono gli eremi di meditazione dove gli yogi tibetani si ritiravano, sfidando anche il freddissimo inverno; è un sito interessantissimo da esplorare. Qui un piccolo tempio è stato ricostruito nel punto in cui vi è una grotta che i devoti dicono essere stata utilizzata anche da Guru Rimpoce. Tornando dal campo base il percorso più bello si ha salendo per un tratto le morene che lo sovrastano ad est e da lì seguire il bordo della montagna, individuando il vecchio sentiero.
23°g. 7/6 Rongbuk – Shegar
Per arrivare a Shegar ci vogliono da 3 a 4 ore, lasciando il tempo necessario per una tranquilla partenza e per gustare gli splendidi panorami. Si segue per un tratto la strada utilizzata nella salita e la si lascia procedendo verso est lungo le acque dell’Arun, dove si incontrano alcuni bei villaggi di montagna. Si valica un passo di circa 5000 metri verso nord da cui, col tempo limpido, lo sguardo spazia dal Makalu ad est, al Chomolungma ed al Cho Ouy ad ovest. La discesa porta alla strada principale, da dove con una breve deviazione si raggiunge Shegar e si visita lo Dzong. Si alloggia in un semplice hotel.
24°g. 8/6 Shegar – Shigatse
Si prosegue oltre un alto passo per Lhartse, da dove si ripercorre il tratto di strada fatto all’inizio del viaggio arrivando a Shigatse, dove ci si sistema in hotel. Prima di arrivare in città ci si reca con una breve deviazione a visitare il monastero di Ngor.
25°g. 9/6 Shigatse – Gongsar – Chengdu
Da Shigatse si raggiunge Gongsar, l’aeroporto sul fiume Tsangpo che serve Lhasa; un percorso di circa 4 ore. Il volo per Chengdu parte alle 15.55 e arriva alle 18.00, dove si viene accolti dal corrispondente locale e ci si trasferisce nel medesimo hotel utilizzato all’inizio del viaggio.
26°g. Giovedì 10 giugno, Chengdu e volo di rientro
Mattina a disposizione; ci si reca poi in aeroporto per il volo di rientro.
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