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Tibet


Tibet 2010: Da Drigung al Namtso, regioni di U e Tsang, Everest

Un affascinante percorso nella spiritualità, cultura e natura del Tibet – con la partecipazione al Festival di Shoton a Lhasa


PARTENZA
08/08/2010
RITORNO
28/08/2010
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
2a ESTENSIONE
DURATA
21 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Il Tibet è un mondo incredibilmente ricco di arte, storia e cultura; questo percorso è il frutto di un appassionato lavoro di ricerca che Amitaba svolge in Tibet da molti anni, e riteniamo che offra l’opportunità di conoscere le regioni classiche di U e di Tsang, dal vasto altopiano del Ciangtang fino alle pendici del Chomolungma (Everest).

A Lhasa si partecipa alle ricorrenze del festival di Shoton con le grandiose cerimonie e l’esposizione della gigantesca tanka di Drepung e l’inizio del festival del teatro tradizionale tibetano al Norbulingka. Si visitano tutti i siti classici di queste regioni estendendo l’esplorazione ad un vasto insieme di luoghi meno conosciuti ma assolutamente preziosi per il contenuto culturale e tradizionale che rappresentano, come si potrà cogliere scorrendo i dettagli del programma. Si godrà dei vari ambienti naturali, dai laghi del Nam Tso, vera perla dell’altopiano, e di Yamdrok, lo specchio turchese sacro ai tibetani incastonato tra i monti, arrivando al campo base dell’Everest e scavalcando la grande barriera himalaiana fino in Nepal.

 Presentazione del viaggio


A Lhasa si partecipa alle ricorrenze del festival di Shoton con le grandiose cerimonie e l’esposizione della gigantesca tanka di Drepung e l’inizio del festival del teatro tradizionale tibetano al Norbulingka. Si visitano tutti i siti classici di queste regioni estendendo l’esplorazione ad un vasto insieme di luoghi meno conosciuti ma assolutamente preziosi per il contenuto culturale e tradizionale che rappresentano, come si potrà cogliere scorrendo i dettagli del programma. Si godrà dei vari ambienti naturali, dai laghi del Nam Tso, vera perla dell’altopiano, e di Yamdrok, lo specchio turchese sacro ai tibetani incastonato tra i monti, arrivando al campo base dell’Everest e scavalcando la grande barriera himalaiana fino in Nepal.

Il percorso richiede 5 campi consecutivi per la parte che si svolge nella regione a nord est di Lhasa, dove non sono disponibili attrezzature ricettive adeguate; per i campi viene fornita tutta l’attrezzatura necessaria ad esclusione del sacco a pelo. Si dispone di tende individuali per dormire dotate di materassini, tenda comune per i pasti, tenda per i servizi ed i campi sono allestiti dai nostri assistenti; segue il gruppo un cuoco professionista. Si alloggia in hotel di buona qualità nei centri principali; mentre a Samye, Sakya e Rongbuk i semplici alberghi locali sono piuttosto modesti e spartani, ma situati in un luogo dall’atmosfera incomparabile. Tutti i trasporti vengono effettuati con veicoli privati, un pulmino nella zona di Lhasa e Toyota Landcruiser 4500 per tutto il viaggio fino al confine nepalese; in Nepal per raggiungere Katmandu si utilizza un pulmino.

I FESTIVAL DI DREPUNG E DEL SHOTON A LHASA

Presso la grande università monastica di Drepung, a pochi chilometri dalla città, il 10 di agosto a conclusione del ritiro monastico estivo si tiene una grande cerimonia conosciuta localmente anche come il “festival dello yogurt” perché avviene al termine di un periodo di raccoglimento e preghiera in cui i monaci seguono una dieta rigorosamente vegetariana e ricca di yogurt, ed in questa occasione la gente che si reca al monastero offre anche dello yogurt ai monaci. Nella ricorrenza il grande complesso monastico pullula di pellegrini e devoti agghindati nei loro migliori abiti tradizionali che compiono offerte nei moltissimi templi, facendo prostrazioni, recitando mantra ed accendendo lampade al burro, ed in ogni tempio si è testimoni della potente vitalità del sentimento religioso delle persone. Il momento saliente è la grande processione in cui al mattino i monaci, al suono dei grandi corni e accompagnati dall’abate di Drepung, portano una gigantesca tanka del Buddha dal tempio principale per essere issata sul colle roccioso che si erge ai bordi del perimetro dei templi. Una folla di pellegrini si accalca per rendere omaggio al Buddha, lanciando nel cielo una nuvola di kata, le sciarpe d’offerta bianche, ed una quantità esagerata di foglietti colorati con le rappresentazioni di diverse entità, per buon augurio ed auspicio, e vengono innalzate innumerevoli bandiere di preghiera dipinte con i cinque colori canonici. Si vive un clima di grande festa, tutt’attorno al monastero migliaia di famiglie organizzano dei pic nic sui prati, e su ogni cosa sembra prevalere una sincera allegria.
Questo giorno è anche il momento d’inizio del festival dello Shoton, il teatro tradizionale tibetano, che viene tenuto nel giardino del Norbulinka, il palazzo estivo del Dalai Lama, dove si susseguono varie rappresentazioni che si protraggono per alcuni giorni. Il parco del Norbulinka si riempie di tende tibetane decorate dove la gente di Lhasa festeggia con canti e danze in un clima di festa.

 Programma del viaggio


1°g.    Domenica 8 agosto, partenza dall’Italia  
Partenza con volo KLM da Milano Malpensa alle 10.45 per Amsterdam con arrivo alle 12.30; il volo intercontinentale per Chengdu parte alle 17.10. E’ possibile raggiungere Amsterdam anche da Roma e da Venezia; per orari e disponibilità contattare Amitaba.

2°g.    9/8 Chengdu – Lhasa  
Arrivo a Chengdu alle 9.00, dove è in attesa dei partecipanti il corrispondente locale di Amitaba; alle 12.50 (orario da confermare) parte il volo per Lhasa, con arrivo alle 15.00. E’ in attesa dei partecipanti la guida tibetana; trasferimento in pulmino privato in città, dove si alloggia presso l’hotel Gang Gyen, nella città vecchia. Ci si reca in serata per una passeggia al circuito sacro del Barkor che circonda il Jokhang, la cattedrale di Lhasa, animato da un vivace mercato e frequentato dai pellegrini, alcuni dei quali eseguono ancora l’intera circumambulazione con le prostrazioni. Ci si muove a piedi, con calma, per favorire l’acclimatazione.

3°g.    10/8 Lhasa – Festival di Drepung e Shoton  
Ci si reca alla grande università monastica di Drepung, nei pressi di Lhasa, dove oggi viene esposta la grande tanka di Buddha Sakyamuni: è l’atteso “festival dello yogurt”, un’occasione eccezionale per immergersi nella variopinta cultura del Tibet. Non esiste momento migliore per visitare la grandiosa università monastica di Drepung ed il vicino tempio di Nechung, la dimora del mitico oracolo di stato tibetano che presenta alcuni degli affreschi più affascinanti, se pur inquietanti, del Tibet. Ci si sposta poi al Norbulingka, dove con questa ricorrenza inizia anche il festival del teatro tibetano e i giardini del palazzo estivo di S.S. il Dalai Lama vengono invasi dalle famiglie tibetane di Lhasa.

4°g.    11/8 Lhasa 
Giornata dedicata alla visita di Lhasa e dell’università monastica di Sera, visitando questa ed il Potala nel corso della mattina. Si dedica il pomeriggio alle visite della città vecchia che è fortunatamente ancora abitata in prevalenza da tibetani, iniziando dalla magnifica cattedrale del Jokhang e passeggiando dal Barkor, il circuito sacro che la circonda, fino al convento di Ani Tshamkhung ed al tempio di Ramoce, che fu fondato nel medesimo periodo del Jokhang ed ospitò la sede del collegio tantrico del Gyuto, toccando anche altri siti minori, cari al cuore dei tibetani.

5°g.    12/8 Lhasa – Drak Yerpa – Ganden  
Dopo circa 1 ora e mezza di guida si raggiunge Drak Yerpa, dove si trovano delle grotte di meditazione poste in un anfiteatro di rocce chiare. Il re Songtsen Gampo e le sue due consorti venivano qui per i loro ritiri spirituali. A Dawa Puk, la Grotta della Luna, Guru Rimpoce fece un ritiro di 7 mesi e, nei pressi, intorno all’anno 1057 Atisha dimorò ed insegnò per tre anni. Alcuni monaci ed eremiti sono ora tornati qui: è un luogo che pulsa di storia, interessante da esplorare. Ci si reca poi a Ganden Namgyeling, l’università monastica fondata da Tsongkhapa, il capostipite della scuola Ghelupa, costruita in posizione panoramica a 4500 mt su un monte che sovrasta la valle del fiume Kyuchu. Lo sforzo tenace e la devozione dei tibetani ha reso possibile la ricostruzione di tutti i templi principali; il grande stupa contiene alcune reliquie del corpo di Tsongkhapa che furono ritrovate passando con le mani le macerie lasciate dalla distruzione perpetrata dai cinesi, esaminando ogni pietra e setacciando anche la terra. Si consiglia la breve circumambulazione del monte, sia per l’atmosfera intensa che per gli splendidi panorami che offre sulla vallata del Kyuchu, particolarmente belli nella luce del tramonto. Si pone il primo campo nei pressi del complesso monastico.

6°g.    13/8 Ganden – Drigung – Terdrom  
Si risale il corso del fiume Kyuchu fino alla confluenza con lo Zhorong Tsangpo e si segue questo affluente verso nord est raggiungendo con due brevi deviazioni Uru Katsel e Uruzhva Lhakhang. Il primo è uno dei 108 templi costruiti originariamente da Songtsen Gampo nell’VIII secolo sui punti del corpo del mitico demone del Tibet, una feroce orchessa, con il tempio posizionato in questo caso sulla sua spalla destra (il Jokhang di Lhasa sarebbe invece posizionato sul cuore). Nella tradizione il tempio ha così una funzione comparabile ad una sorta di agopuntura mistica utile a domare le forze devastatrici occulte; è un piccolo Gompa di scuola Kagyu il cui abate, Nyethak Rimpoce, è molto venerato. Ci si reca quindi a Uruzhva Lhakhang, un antichissimo sito della scuola Nyingmapa dove si trovano degli obelischi del IX secolo. Proseguendo si arriva al grande monastero di Drigung Til, a circa 110 km da Ganden, costruito in posizione panoramica su un monte; fondato nel 1179, è la sede principale dell’omonima branchia della scuola Kagyu. Nei pressi si trova il cimitero celeste più sacro del Tibet dove quasi ogni giorno vengono alimentati dei grassissimi avvoltoi con i resti smembrati dei morti. Questa tradizione apparentemente cruenta e lontana dal nostro culto dei defunti ha un triplice significato: elimina l’attaccamento dello spirito del deceduto alla sua forma passata evitando di indurlo a trattenersi nello stadio intermedio (bardo) tra le rinascite, regala del cibo agli animali e risparmia il legno, elemento prezioso in molte aree del Tibet. Dopo la visita ci si trasferisce all’eremitaggio di Terdrom, posto nelle vicinanze dove nei pressi delle acque termali terapeutiche si trova un convento che ospita molte giovani monache; la badessa da molti è considerata un’emanazione di Yeshe Tsogyel, la mitica consorte di Guru Rimpoce che secondo la tradizione giunse alla suprema realizzazione nella grotta del “Tempio delle Dakini” ubicata a poche ore di cammino sui monti a nord di Terdrom. Si pone il secondo campo nella vallata.

7°g.    14/8 Terdrom – Reting
Una strada che serpeggia per valli dove passano pochissimi veicoli porta a nord verso Reting; una deviazione verso ovest porta al monastero di Taklung, uno dei principali di questa branchia della scuola Kagyupa. Si arriva quindi a Reting, un  monastero posto a una quota di 4100 mt. che fu fondato da Dromtonpa, il principale discepolo di Atisha, e divenne la sede principale della scuola Kadampa. Tsongkhapa qui ebbe la visione di Atisha e compilò il celebre Lamrim Chenmo, il testo fondamentale tutt’oggi utilizzato da moltissimi  praticanti degli insegnamenti del buddismo tibetano. L’abate di Reting era importante in Tibet perché poteva essere nominato reggente quando il Dalai Lama era giovane o non ancora rinato. Il monastero è stato in parte restaurato; la posizione è molto bella, si è immersi in una foresta – rarissima in queste zone – di antichi alberi dalle forme bizzarre, dove dei sentieri portano all’eremo di Tsongkhapa. Si pone il campo nei pressi del monastero.

8°g.    15/8 Reting – Nam Tso  
Per chi lo desidera, una camminata di circa due ore porta all’eremo femminile che merita di essere visitato. Lasciato Reting, la strada prosegue per valli bellissime, dimenticate dal mondo, e si congiunge a nord con la strada principale che collega Lhasa a Golmund. La si segue per un tratto e da Damzung si procede per il passo di Lhachen (5150mt), che si apre sulla distesa turchese del lago salato di Nam Tso. E’ uno dei luoghi più belli del Tibet, ai bordi meridionali dell’altopiano del Ciang Tang, il mondo quasi disabitato e senza confini dei nomadi, vasto quanto un continente con un’altezza media di 4700 metri; il lago si estende per 70 chilometri, sullo sfondo a sud ovest domina l’orizzonte la massa glaciale del Nyenchen, un colosso che supera i 7000 mt. Si pone il campo nella penisola di Tashidor.

9°g.    16/8 Nam Tso (Tashidor)  
La penisola di Tashidor si protende nel lago turchese; la si percorre a piedi lungo un sentiero che offre panorami indimenticabili. E’ un luogo meta di pellegrinaggi, ornato con bandiere di preghiera e quantità infinite di sciarpe rituali. Nelle grotte che circondano Tashidor meditarono, oltre a Guru Rimpoce e a Yeshe Tsogyel, molti importanti maestri, tra cui il terzo Karmapa, Rangjung Dorje; vi sono anche dei tempietti e alcuni eremiti sono tornati ad abitare qui. Il tramonto dalla sommità del promontorio, che si raggiunge in breve tempo, è indimenticabile.

10°g.    17/8 Nam Tso – Samye  
Oltre il passo del Lhachen si segue la strada che prosegue verso sud in direzione di Lhasa; con una deviazione verso est si arriva a Tsurphu, il grande complesso monastico da cui proviene il Karmapa, il giovane monaco capo della scuola Karmakagyu che è fuggito in India. Rientrati alla strada principale di prosegue verso sud fino alla valle del Kyuchu dove si visita Nyetang Dolma Lhakhang, un piccolo ma antichissimo Gompa dove stette Atisha, che conserva ancora alcuni preziosi oggetti portati in Tibet da questo veneratissimo Maestro indiano dell’XI secolo; nei pressi un tempio ne custodisce lo Stupa. Arrivati allo Tsangpo (o Bramaputra) se ne segue il corso fino a Tsetang e poco oltre la città lo si attraversa e, passando in una zona dove inaspettatamente si trovano grandi dune di sabbia immerse in questo grandioso ambiente d’alta quota, si arriva a Samye. Si alloggia nel semplice hotel situato nei pressi del monastero.

11°g.    18/8 Samye
Samye è il più antico monastero buddista del Tibet, fondato nell’VIII secolo da Guru Rimpoce, nei pressi di una zona di belle dune di sabbia non lontano dallo Tsangpo; il tempio principale è costruito su 4 livelli e rivela affreschi di bellezza indimenticabile e all’interno del grande recinto sacro si trovano diversi templi e grandi Stupa. La forma mandalica dell’insieme si ammira nella luce migliore al tramonto dalla vicina collina del Hepori, dove si trova un tempietto in cui spesso la sera un monaco recita le preghiere di buon auspicio alla divinità protettrice che qui risiede e la tradizione dice essere un potente demone soggiogato da Guru Rimpoce. Ci si reca al vicino eremo di Chimpu, dove alla base del monte un piccolo monastero ospita delle giovani monache; passeggiando tra formazioni di grandi sassi ed il bosco s’incontrano le casupole di solitari monaci e monache, piccoli templi, grotte di meditazione utilizzate dai maestri spirituali: qui si ritirarono anche Guru Rimpoce e Atisha e chi vi giunge con rispetto potrà essere invitato in alcuni di questi potenti luoghi d’energia spirituale dai sereni meditatori che hanno posto qui la propria dimora.

12°g.    19/8 Samye – Tsetang  
Da Samye si raggiunge Tsetang con circa un’ora di viaggio, iniziando dal tempio di Tradruk, la cui fondazione è attribuita a Songtsen Gampo nell’VIII secolo, dove sono custodite alcune importanti reliquie e la cui struttura architettonica è simile al Jokhang di Lhasa. Si prosegue lungo la valle dello Yarlung, ricchissima di testimonianze che risalgono all’origine della storia del Tibet, con la visita del Yumbulagang, tra i luoghi più pittoreschi, che fu il primo palazzo degli antichi re ed è stato restaurato nel 1982. Ci si reca quindi a visitare due delle grotte di meditazione più venerate di questa parte del Tibet. Nella prima, Rechung Phuk, si ritirò il primo discepolo di Milarepa, il grande Rechung; il monastero è stato distrutto dai barbari invasori, ma i tibetani hanno ripristinato il tempio all’ingresso della grotta che conserva oggetti appartenuti al grande mistico. La seconda, Bairo Phuk, è il minuscolo eremo utilizzato nell’VIII secolo da Vairochana, uno dei discepoli principali di Guru Padmasambhava, Guru Rimpoce per i tibetani. Si prosegue arrivando al sito delle tombe dei re di Yarlung, dove primeggia il grande tumulo di Songtsen Gampo, su cui è stato costruito un piccolo tempio da dove si ha una stupenda visuale di Riwo Dechen, un monastero dove però i cinesi non permettono di andare. I tumuli dei re di Yarlung non sono mai stati oggetto di scavi archeologici e pare che non siano stati profanati: la tradizione tramanda che sotto il tempio dedicato a Songtsen Gampo vi sono interrati cinque templi a struttura mandalica, con la salma del grande re posta nel tempio centrale e circondata da innumerevoli tesori. Si alloggia presso l’hotel Yunlung.

13°g.    20/8 Tsetang – Gyantse  
Lasciata Tsetang si sosta per una visita ad Orgyen Mindroling, il monastero di scuola Nyingmapa più importante del Tibet classico; fondato nel 1670, più volte distrutto e ricostruito ma in buona parte restaurato, conserva interessanti opere d’arte. Si lascia la grande valle dello Tsangpo salendo verso sud al passo di Gampa (4794 mt) che offre una visuale indimenticabile sul vasto specchio turchese del lago Yamdrok Tso, una delle perle naturali del Tibet, incastonato tra magnifiche vette di cui alcune  superano i 7000 metri. Raggiunte le sponde del lago se ne segue il perimetro per un bel tratto e con una  breve deviazione ci si reca al monastero di Samding, uno dei rari siti dell’esoterica scuola dei Bodonpa che risale al XII secolo, la cui badessa è riconosciuta come una Kandroma (dakini) ed è considerata una delle maestre spiritualmente più elevate del Tibet. La posizione è fantastica, con grandiosi panorami sui monti e sul lago, e nel Gompa si trovano molti affreschi recentemente restaurati. Proseguendo, si valica lo spettacolare passo di Khari (5045 mt) dove la strada passa tra le pasture degli yak sfiorando i poderosi ghiacciai del Nyengchen Kang Ksa, la cui vetta si staglia oltre i 7000 metri, e, dopo aver costeggiato un lago di origine artificiale, si arriva a Gyantse, dove si alloggia allo Dzongri hotel.

14°g.    21/8 Gyantse  
Gyantse è la città del Tibet Classico meglio preservata. L’enclave monastica prima delle distruzioni perpetrate conteneva 16 collegi monastici appartenenti a diverse scuole; fortunatamente il tempio principale, lo Tsuklakhang (XV sec.) e la costruzione più preziosa, l’inestimabile stupa di Kumbum, sono rimasti intatti. Lo “Stupa delle 100.000 divinità” è una struttura costituita da più piani progettati secondo una planimetria mandalica arricchita da 75 cappelle, statue ed affreschi: chi è in grado di decifrare la complessa simbologia che qui è rappresentata può leggervi l’intera storia iniziatica dell’essere. La visita al castello di Gyantse regala un’ottima panoramica sul complesso, sulla cittadina e le valli circostanti.

15°g.    22/8 Gyantse – Shigatse 
Prima di arrivare a Shigatse una breve deviazione porta a Shalu, sito del tempio di Serkhang Tramo, che conserva un’antica atmosfera dove si indovinano interessanti affreschi nella penombra; fu qui che Buton Rimpoce nel XIV secolo editò i 227 volumi del Canone Buddista Tibetano; nei pressi si trova l’antichissimo tempio di Gyengong Lhakang, fondato nel 997. Giunti a Shigatse, seconda città del Tibet, ci si reca a visitare il grandioso monastero di Tashilhumpo fondato dal primo Dalai Lama nel 1447, uno dei più grandi del Tibet, con molti templi e sale che meritano un’attenta visita dove sono conservati inestimabili tesori tra cui primeggiano i giganteschi Stupa dei Panchen Lama. Dopo una passeggiata nella parte vecchia della città ci si sistema all’hotel Manosarowar.

16°g.    23/8 Shigtatse – Sakya
Si lascia Shigatse seguendo la strada che porta verso il Nepal lasciandola prima di Lharste con una breve deviazione verso nord che porta a Saya, dove si alloggia presso il Sakya Manosarovar Hotel.  Si visita il colossale tempio – fortezza; già nelle torri perimetrali sono alloggiati dei templi ed all’interno delle poderose mura si trovano una serie di edifici importanti, tra cui la casa dell’Abate accanto a cui si trova un impressionante Gonkhang, e, se si sale sul tetto del tempio centrale, si trova la cappella del protettore principale, luogo di grande forza esoterica. Ma è dal cortile più interno che si accede a tre colossali Lhakhang, con una profusione di affreschi e reperti artistici eccezionali: a sinistra quello dedicato alle cerimonie rituali, a destra uno che conserva colossali Stupa dei maestri storici dei Sakya ed incredibili affreschi di mandala e, di fronte, la sala principale dove nella mistica penombra vi sono statue di fattezza perfetta e dietro al tempio una delle biblioteche più preziose del Tibet, con migliaia di testi originali posti su scaffali alti una diecina di metri o più. Si dedica il tempo restante ad esplorare la collina di rimpetto al tempio principale, dove vi sono molti templi, tra cui quello edificato di fronte alla grotta del grande Siddha Kunga Nienpo, mitico fondatore della scuola sakyapa, ed il convento femminile.

17°g.    24/8 Sakya – Shegar – Rongbuk 
Rientrati sulla strada principale si supera Lhartse e si valica un passo di circa 5000 metri che si apre sulla valle di Shegar, dove ci si reca a visitare lo Dzong, appeso ad un’altissima ripida rupe che sovrasta il tipico villaggio tibetano; uno dei monasteri è ora stato ricostruito. I panorami dallo Dzong sono formidabili e chi ha la tempra per arrivare fino in cima alle rovine nelle giornate limpide scorge la vetta dell’Everest. Da Shegar si prosegue verso sud entrando nel parco nazionale dove si erge la vetta più alta della Terra. Si sale zigzagando ad un passo che supera i 5000 metri, con panorami stupendi verso le aride montagne che si stendono verso nord. Dal valico con il tempo limpido si gode di un’eccezionale visuale sulla catena himalaiana: sullo sfondo di vaste valli aride e profonde si erge la poderosa catena glaciale che separa il Tibet dal Nepal su cui regna il Chomolungma (Everest) e lo sguardo spazia dal Makualu ad est fino al Cho Oyu ad ovest. Si scende in una regione dalla bellezza fiabesca con alcuni tipici villaggi e seguendo una strada che risale il corso delle acque che formano il fiume Arun si arriva alla valle che porta a Rongbuk; ad un svolta appare la parete nord del Chomolungma ed in breve si è arrivati. Le albe e i tramonti che si godono da questo prezioso luogo restano per sempre nel cuore. Sistemazione in un semplice hotel. A Rongbuk il monastero è stato in parte ricostruito mentre sul versante est della valle le rovine del convento femminile testimoniano la scelleratezza degli invasori.

18°g.    25/8 Rongbuk – Campo base Everest – Tingri  
Il campo base del Chomolungma, posto a circa 5000 metri d’altezza, si può raggiungere a piedi (circa 8 km per la maggior parte pianeggianti) o utilizzando dei piccoli carretti tirati dai cavalli dei nomadi Khampa. Al campo base i Khampa hanno allestito delle tende dove si può magiare e riposare; la visuale sulla parete nord dell’Everest è onnipresente. Sul lato orientale della valle poco oltre Rongbuk tra i colossali massi di un’antica frana si nascondono gli eremi di meditazione dove gli yogi tibetani si ritiravano, sfidando anche il freddissimo inverno; è un sito interessantissimo da esplorare. Qui un piccolo tempio è stato ricostruito nel punto in cui vi è una grotta che i devoti dicono essere stata utilizzata anche da Guru Rimpoce. Tornando dal campo base si consiglia di salire per un tratto le morene che lo sovrastano ad est e da lì seguire il bordo della montagna, individuando il vecchio sentiero. Nel pomeriggio si parte per Tingri; il tragitto sterrato impegna per circa 4 ore di guida in tutto; si segue per un tratto la strada utilizzata nella salita e la si lascia imboccando una mulattiera che procede verso ovest toccando un isolatissimo villaggio attraverso una zona nomadica, dove spesso si vedono le tende dei pastori di stirpe Khampa, e superato uno stupendo passo tra le pasture degli yak si entra nel bacino che porta verso Tingri. All’uscita di questa valle verso sud si vedono altissime montagne glaciali e arrivando verso Tingri si individua all’orizzonte la vetta del Cho Oyu. A Tingri sistemazione presso l’hotel Snow Leopard.

19°g.    26/8 Tingri – Nepal (Katmandu)  
Anche questa tappa si sviluppa nel cuore dell’Himalaia, salendo da Tingri al passo di Lalung a circa 5000 metri di quota, dove le vaste pendici dello Shisha Pangma dominano la vista a sud ovest; a est un mare di monti glaciali culmina nella vetta del Cho Oyu. Si scende rapidamente facendo una visita al monastero di Milarepa e presto ci si immerge in gole ripidissime e umide, ricche di cascate che si fan largo nella foresta; un totale cambiamento ambientale. Superato il “ponte dell’amicizia” che segna il confine con il Nepal i portatori caricano il bagaglio per il breve tratto del confine, dove non transitano i veicoli. Si viene accolti dal corrispondente nepalese di Amitaba ed in serata si arriva a  Katmandu, dove si alloggia presso l’hotel Vajra.

20°g.    27/8 Katmandu – Delhi  
Mattina a disposizione. Il volo per Delhi parte nel pomeriggio (15.45 – 17.15, orari da confermare), dove si potrà attendere l’apertura dell’imbarco della KLM (ore 22.00 circa) .

21°g.    Sabato 28 agosto, arrivo in Italia  
Il volo per Amsterdam parte alle 0.50 con arrivo alle 5.50. Si riparte per Milano Malpensa alle 7.00 con arrivo alle 8.45; per gli orari per Roma e Venezia contattare Amitaba.

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Amdo, donna nomade

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Everest e Rongbuk Gompa

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

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