Tibet
Da Lhasa all’Everest
Un viaggio che realizza un grande sogno









Sintesi del viaggio
Il Tibet vive nel nostro immaginario grazie ai racconti ed alle immagini che ci hanno trasmesso molti ricercatori che si sono appassionati ai contenuti ed agli sfondi naturali di una civiltà che ha prosperato per secoli difendendo una dimensione che dalla nostra lontana Europa sembrava essere oltre i confini della leggenda. Grazie a questo interesse culturale i tibetani hanno trovato nell’esilio il supporto e l’aiuto che ha consentito di preservare l’essenza della loro cultura.
Presentazione del viaggio
Quelli che non sono riusciti a fuggire o che hanno scelto di resistere alla brutale invasione cinese oggi stanno faticosamente cercando di ripristinare le proprie tradizioni, in un contesto di dominio dove la libertà di culto inizia ad essere tollerata dalle autorità a condizione che venga accettata l’imposizione di un ignobile falso storico: che il Tibet come entità non è mai esistito. Nonostante questa situazione la maggioranza dei tibetani riesce a manifestare un incredibile spirito di serenità e devozione, che consente ai visitatori più sinceramente interessati di incontrare lo specchio della loro magnifica civiltà. I luoghi più famosi ci comunicano la grandezza che fu espressa sul “tetto del mondo” e fortunatamente la devastazione delle Guardie Rosse ha risparmiato alcune opere preziose, come il Kumbum o il Tashilhumpo; mentre in alcuni preziosi siti meno conosciuti si gode ancora dell’aura che ha permeato questo mondo.
Il viaggio prevede di arrivare in volo a Katmandu in Nepal, dove si alloggia in un bel palazzo in stile newari, situato a distanza di passeggiata dallo stupa di Swayambu. Dopo due giorni di visite guidate della valle di Katmandu che portano conoscerne i siti principali, si parte in volo alla volta di Lhasa. A Lhasa si sosta per tre notti e si dedica la prima giornata alla visita della città vecchia, immergendosi nel circuito sacro del Barkor che pullula di pellegrini ed è animato da un bel mercato, e del Jokhang, la veneratissima cattedrale di Lhasa; l’hotel è situato nei pressi, così la giornata è riposante – utile quindi per l’adattamento alla quota. Nei due giorni seguenti ci si reca a visitare il Potala, il palazzo estivo (Norbulingka) e le due grandi università monastiche di Drepung e Sera, oltre ad un insieme di interessanti luoghi meno celebri ma eccezionalmente interessanti. Si lascia Lhasa per recarsi a Gyantse utilizzando come veicoli delle jeep con un percorso spettacolare sul lago turchese di Yamdrok, dove ci si reca a visitare Samding, e attraverso due alti passi. A Gyantse tra le mura dell’antico complesso monastico si erge il grandioso Stupa del Kumbum. Dopo la visita di Zhalu si arriva a Shigatse, sede del monastero del Panchen Lama: il Tashilhumpo, uno dei pochi a non essere stato distrutto durante la rivoluzione culturale. Proseguendo poi verso il cuore della zona himalaiana ci si reca a Sakya, il monastero – fortezza che fu anche capitale del Tibet, e superati alti valichi si raggiunge l’isolato monastero di Rongbuk, ai piedi della parete nord del Chomolungma (Everest), a circa 5000 mt di altezza. Si sosta a Rongbuk due notti per poter eseguire un’escursione a piedi verso il campo base della parete nord. Per rientrare in Nepal si transita da Tingri e attraverso un ultimo passo che lambisce le pendici dello Shisha Pangma si torna nelle valli subtropicali del versante himalaiano meridionale arrivando a Katmandu.
La stagione è ottima, con temperature ancora miti mentre il flusso umido estivo solitamente è già terminato, motivo per cui la catena himalaiana solitamente è ben visibile. Il viaggio richiede un certo spirito d’adattamento perché nella zona himalaiana si dorme in guest house che offrono una sistemazione piuttosto spartana. Si consiglia di portare un proprio sacco a pelo per essere più comodi a Rongbuk, quando si arriva ai piedi dell’Everest; si deve prevedere un abbigliamento da montagna che consenta di essere comodi allo zero termico.
Programma del viaggio
1°g. Venerdì 1 settembre, partenza per Katmandu
2°g. 2/9 Katmandu
Accoglienza in aeroporto da parte del corrispondente di Amitaba, trasferimento in un bell’hotel nei pressi dello Stupa di Swayambu e riposo.
3°g. 3/9 Katmandu
Ci si reca a Durbar, la storica piazza di Katmandu ricca di bellissimi monumenti e mercati; a Pashupatinath, luogo sacro agli Shivaiti dove avvengono le cerimonie funerarie e le cremazioni; ed a Patan, una delle tre antiche capitali della valle. Le visite di Katmandu nelle giornate di oggi e di domani sono accompagnate da una guida esperta di storia, arte e cultura nepalesi.
4°g. 4/9 Katmandu
Visita di Baktapur, la meglio preservata delle tre capitali dove si respira ancora l’antica atmosfera del Nepal, e di Bodnath, l’antichissimo Stupa divenuto punto di riferimento per la comunità tibetana dove nei pressi si scoprono importanti monasteri che appartengono a tutte le scuole principali del Tibet.
5°g. 5/9 Volo Katmandu – Lhasa
Raggiunta Lhasa ci si sistema in un comodo hotel nei pressi del Barkor, ai bordi della città vecchia. Giornata di riposo per facilitare l’acclimatazione; nel pomeriggio si passeggia per il circuito sacro del Barkor che circonda la cattedrale di Lhasa, animato da un vivace mercato e frequentato dai pellegrini, alcuni dei quali ne eseguono ancora l’intera circumambulazione con le prostrazioni.
6°g. 6/9 Lhasa
Giornata dedicata all’esplorazione di Lhasa, con le visite del Potala, del Norbulingka o palazzo estivo, e del Jokhang, il tempio più importante del Tibet. Si esplorerà poi anche la zona circostante il Jokhang, passeggiando fino al convento di Ani Tshamkhung dove oggi vivono un’ottantina di monache, e a Ramoche, che fu fondato nel medesimo periodo del Jokhang ed è la sede del collegio tantrico del Gyuto.
7°g. 7/9 Lhasa
Si visitano le università monastiche poste nei dintorni di Lhasa, iniziando da Drepung, dove ci si reca anche al tempio di Nechung, che era la sede dell’Oracolo di stato tibetano e contiene dipinti difficilmente visibili altrove. Nel pomeriggio, dopo la visita dell’università di Sera, ci si reca al piccolo monastero di Pawangka, dove in una grotta posta ai piedi della roccia sotto le mura rotonde del gompa meditava Songtsen Gampo, il re del Tibet, nell’VIII secolo.
8°g. 8/9 Lhasa – Gyantse
Valicato il passo di Gampa (4794 mt) si lascia la valle dello Tsangpo e lo sguardo spazia sul lago turchese di Yamdrok, incastonato tra magnifiche vette, una delle perle naturali del Tibet. Scesi lungo le rive con una deviazione che si dirama da Nakartse si raggiunge il convento di Samding che risale al XII secolo, la cui badessa è una delle donne più venerate del Tibet, riconosciuta come la reincarnazione di Dorje Phagmo. Per arrivare a Gyantse si supera un altro passo, il Khari (5045 mt), su cui si affacciano poderosi ghiacciai. Gyantse è tra le città del Tibet meglio preservata; l’enclave monastica prima delle distruzioni perpetrate conteneva 16 collegi monastici appartenenti a diverse scuole. Fortunatamente il tempio principale, lo Tsuklakhang (XV sec.) e la costruzione più preziosa, l’inestimabile stupa di Kumbum, sono rimasti intatti. Lo “Stupa delle 100.000 divinità” è una struttura costituita da più piani progettati secondo una planimetria mandalica arricchita da 75 cappelle, statue ed affreschi: chi è in grado di decifrare la complessa simbologia che qui è preservata può leggervi l’intera storia iniziatica dell’essere. La visita al castello di Gyantse, che si cercherà di fare in serata, regala un’ottima panoramica sul complesso, sulla cittadina e le valli circostanti. Sistemazione in un comodo hotel.
9°g. 9/8 Gyantse – Shigatse
Dopo la visita dell’enclave monastica si parte per Shigatse che dista circa 70 chilometri, dove si arriva in serata. Vicino a Shigatse una breve deviazione porta a Zhalu, sito del tempio di Serkhang Tramo, che preserva un’antica atmosfera dove si indovinano affreschi meravigliosi nella penombra; fu qui che Buton Rimpoce nel XIII secolo editò i 227 volumi del Canone Buddista Tibetano. A Shigatse sistemazione in un comodo hotel.
10°g. 10/9 Shigatse
Visita della città vecchia e del grandioso monastero di Tashilhumpo, ottimamente preservato e ricco di inestimabili tesori, che fu fondato dal primo Dalai Lama nel 1447 ed è stato la sede storica del Panchen Lama. Ci si reca con una breve escursione anche a Ngor, un sito di scuola Sakya del XV secolo situato nei pressi di Shigatse.
11°g. 11/9 Shigatse – Sakya
Sakya dista circa 150 km, ma la strada è in buone condizioni e il viaggio si completa in meno di tre ore; si segue la strada che conduce verso il Nepal, lasciandola ad un certo punto in direzione sud. Il monastero di Sakya, edificato tra il 1268 e il 1365, fu anche sede del governo del Tibet ai tempi in cui l’omonima scuola ebbe il predominio temporale del paese. E’ ottimamente preservato, alcuni dicono sia il più bello del Tibet, ed anche il paese si è mantenuto quasi integro; sulla collina sopra il bel villaggio si trovano diversi templi e rovine di antiche fortificazioni. Sistemazione in una guest house.
12°g. 12/9 Sakya – Rongbuk
Rientrati sulla strada principale si supera Lhartse e si valica un passo di circa 5000 metri che si apre sulla valle di Shegar, dove ci si reca a visitare lo Dzong. Lo scenario è maestoso, nelle giornate serene la parete nord dell’Everest si erge all’orizzonte. Pian piano ci si avvicina ai piedi della maestosa montagna; il monastero di Rongbuk è la meta di un’entusiasmante giornata di viaggio. Sistemazione in guest house.
13°g. 13/9 Rongbuk
Giornata dedicata all’esplorazione; si può raggiungere a piedi o anche in jeep il campo base del Chomolungma (il nome tibetano della vetta più alta della Terra) posto a 5150 mt di quota.
14°g.14/9 Rongbuk – Tingri
Si percorre con la jeep la panoramicissima strada che porta a Tingri, godendo di una delle più belle regioni montane del mondo. A Tingri sistemazione in guest house.
15°g. 15/9 Tingri – Nyalam – Katmandu
Anche questa tappa si sviluppa nel cuore dell’Himalaia, e culmina al passo di Lalung, a 5200 mt. Le vaste pendici dello Shisha Pangma dominano la vista a sud ovest; a est un mare di monti glaciali culmina nella vetta del Cho Oyu. Si scende rapidamente e presto ci si immerge in gole ripidissime e umide, ricche di cascate che si fan largo nella foresta; un totale cambiamento ambientale. Il “ponte dell’amicizia” segna il confine con il Nepal. In serata si arriva a Katmandu, dove si alloggia nel medesimo hotel utilizzato all’andata.
15°g. 16/9 Katmandu e volo di rientro
Giornata libera per acquisti o visite; si ha a disposizione una macchina con autista fino al momento della partenza.
16°g. Domenica 17 settembre, arrivo a destinazione
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Amdo, donna nomade
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Potala
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