Tibet
Amnye Machen, la montagna sacra dell’est
Un’esplorazione nel mondo dei fieri nomadi del Tibet









Sintesi del viaggio
I territori settentrionali ed orientali del Tibet sono stati aggregati ai distretti cinesi; da un punto di vista storico e culturale sono aree tibetane, e la divisione amministrativa imposta dai cinesi non rispecchia la storia della regione: l’aver definito che l’Amnye Machen è all’interno del Quingai è ridicolo ed anche offensivo delle verità storiche. Viepiù, l’Amnye Machen è una montagna sacra che è tra i simboli più forti dell’indipendenza e religiosità indomate delle fiere popolazioni nomadiche tibetane. È la cima più elevata di un maestoso massiccio formato da 21 vette, situato nel cuore della regione dell’Amdo nel nord est del Tibet.
Presentazione del viaggio
Questi monti glaciali che superano i 6000 mt di altezza si ergono su un ambiente di praterie d’alta quota dove l’altezza media supera i 4000 mt ed i pastori vivono in tende costruite con il pelo di yak, anche d’inverno; per i tibetani i ghiacci immacolati dell’Amnye sono la casa di una potente divinità di protezione, Machen Pomra. Questa misteriosa montagna sacra, che pochi visitatori stranieri fin’ora hanno raggiunto, è la meta principale del viaggio; all’Amnye Machen si giungerà con un trekking di 5 giorni, seguendo il percorso sacro segnato dai pellegrini in secoli di circumambulazioni della montagna.
Il programma prevede di raggiungere Pechino dall’Italia e di procedere in volo fino a Langzhou, una città cinese oltre l’estremo confine nord orientale del Tibet. Da qui si parte con le jeep arrivando a Labrang, dove si sosta per due notti per visitare questo importantissimo monastero fondato nel 1709, le cui parti principali sono sopravvissute alla rivoluzione culturale cinese, e si prosegue quindi verso sud ovest raggiungendo l’Amnye in 4 giorni sostando per due notti anche a Repkong, la località principale dell’Amdo. Si transita per i bellissimi territori e le alte pasture nomadiche di questa regione visitandone molti importanti siti, tra cui l’eremo di Yarma Tashikyl e i monasteri di Rongpo Gonchen, Sonak Geden, Terton Chogar e Rabgya.
Giunti nella zona dell’Amnye Machen si attraversano in jeep le praterie del versante meridionale di questa immacolata catena di monti per raggiungere il punto di partenza del percorso a piedi, Tawo Zholma, situato a nord ovest del massiccio. Si giunge qui già ben acclimatati e si segue per cinque giorni la parte più spettacolare della circumambulazione della montagna sacra fino al punto più ad est, Tsanak Khamdo. Il percorso si svolge su una discreta distanza ma è privo di eccessivi dislivelli, tocca i punti riveriti come sacri e regala in molti punti panorami indimenticabili, tra l’infinita vastità delle pasture dell’altopiano e le spettacolari vette ricoperte di ghiacci. Si utilizza una carovana di yak per il trasporto dei campi; tutta l’attrezzatura ad esclusione del sacco a pelo è fornita dall’organizzazione. Si utilizzano tende a due posti e si dispone di un cuoco e assistenti per i campi. Per chi volesse, è anche possibile noleggiare un cavallo da utilizzare per tutto il trekking.
Completato il percorso a piedi si riparte con le jeep, che sono in attesa al punto di arrivo, seguendo una strada che serpeggia verso nord arrivando in un giorno e mezzo al Kumbum, il grandioso monastero del XVI secolo costruito nel luogo in cui nacque Tsong Khapa. Dalla vicina città di Xining si prendere il volo di rientro per Pechino e quindi per l’Italia.
Questo viaggio offre l’opportunità di avere un contatto con la parte più sconosciuta della cultura e dell’ambiente del Tibet, il mondo dei nomadi dedito alla pastorizia. I nomadi tibetani sono costituiti da un insieme di etnie unificate da lingua, abitudini e religione comuni, tra i cui gruppi principali spiccano i Golok, i Banak e i Khampa. Queste popolazioni sono riuscite ad eludere anche la fobia imperialista cinese mantenendo integre le proprie tradizioni e sono più difficili da avvicinare rispetto ai tibetani che abitano le valli coltivate. Il trekking in special modo sarà un’ottima occasione per incontrare i Banak, che abitano le regioni settentrionali del massiccio dell’Amnye Machen, quando si avrà un momento di condivisione e anche noi saremo dei nomadi pellegrini, almeno per qualche giorno. Queste genti affascinanti sono rimaste immuni alle conquiste ed hanno preservato intatte le proprie tradizioni, saldamente ancorate all’animismo Bon ed ai primi semi della diffusione della fede buddista, che fu propagata dai monaci che si spinsero fin quassù nel IX secolo per trovare un rifugio sicuro dalle persecuzioni di Langdarma nel Tibet centrale. La violenta ortodossia dei Mongoli qui non ha saputo imporre le proprie regole, e in tempi più recenti non vi riuscì neppure la pressione dei signori della guerra islamici, che furono i dominatori dei territori settentrionali dell’Amdo dal XVIII secolo fino alla conquista dei cinesi negli anni ’50. La veemenza degli invasori cinesi ha poi distrutto quasi tutti i monasteri delle regione, ora in parte ricostruiti, ma si è anch’essa arenata senza molto esito quando ha cercato di imporre una vita sedentaria e una diversa ideologia.
NOTA TECNICA
Questo è un viaggio di ricerca culturale, non turistico, che si svolge in un ambiente che può essere difficile per chi non è abituato, e richiede spirito di adattamento e una buona condizione fisica. La stagione è climaticamente buona, si dovrebbe in generale avere tempo bello; ma bisogna premunirsi perché può comunque piovere e bisogna prevedere, per cautela, un’attrezzatura personale idonea per vivere con temperature che di notte potrebbero anche arrivare a punte vicino ai -10°, anche se difficilmente di giorno ci sono meno di 10 / 15°. È fondamentale quindi disporre anche di un sacco a pelo caldo.
Programma del viaggio
1°g. Domenica 14 maggio, partenza per Pechino.
2°g. 15/5 Arrivo a Pechino
All’’arrivo a Pechino, trasferimento in hotel e pomeriggio a disposizione
3°g. 16/5 Pechino – Langzhou – Labrang
Si raggiunge in volo Lhanzhou dove sono in attesa le jeep con tutto l’occorrente per il viaggio. Si parte in direzione sud ovest per Labrang, situata ad un’altitudine di 2820 mt; un percorso di 360 km che richiede circa 7 ore che porta dalle pianure cinesi all’altopiano tibetano. Sistemazione all’Over Seas Tibetan Hotel.
4°g. 17/5 Labrang
Si dedica la giornata alla visita del monastero di Labrang Tashikyil, uno dei sei grandi monasteri tibetani di scuola Ghelupa del Tibet, tra i rari antichi luoghi di culto usciti con pochi danni dalle devastazioni perpetrate durante la rivoluzione culturale. Fondato nel 1709, giunse ad avere una popolazione di 4000 monaci, oggi ridotti a circa 1000; vi sono molti collegi monastici e templi, con affreschi e statue bellissimi.
5°g. 18/5 Labrang – Rongpo Gyakhar (Repkong)
Lasciata Labrang si valica un colle 3600 mt che funge da spartiacque e oggi segna il confine tra … le regioni cinesi di Quingai e Gansu …!!! Presto si incontra il bel monastero di Gartse, che ospita circa 140 monaci, costruito vicino al maestoso monte Amnye Nyemri in un punto venerato come il luogo di potere spirituale più importante della regione di Repkong,. Proseguendo, nei pressi del villaggio di Zhongpang si imbocca un sentiero che in meno di un’ora di cammino porta all’eremo Yarma Tashikyl, dove, godendo di panorami stupendi, trova riparo una comunità Nyingmapa tra cui vi sono alcuni ngakpa, gli yogi tibetani; l’eremo è seguito dalla quinta reincarnazione di Zhabkar Tsokdruk Rangdrol, che spesso risiede presso il grande monastero di Rongpo Gonchen. Tornati a valle, si imbocca una bella gola formata da rocce rosse arrivando a Rongpo Gyakhar, dove ci si sistema in hotel. Il tragitto in jeep è di circa 131 km. Sistemazione presso l’hotel Telecom.
6°g. 19/5 Rongpo Gyakhar
Rongpo Gyalkhar è una cittadina considerata il cuore dell’Amdo dove la popolazione è ancora in maggioranza tibetana. Vi si trova il principale monastero della regione, Rongpo Gonchen, fondato all’inizio nel XIV secolo, che ospita circa 400 monaci ed è costituito da 9 templi; è retto dalla giovanissima ottava reincarnazione del Rongpo Kyabgon. Nei dintorni si trovano molti villaggi e monasteri, che sono stati in parte ricostruiti dai tenaci tibetani.
7°g. 20/5 Rongpo Gyakhar – Jadir (Tsekok)
Tra Rongpo e Jadir, un percorso di circa 100 km, si trovano molti villaggi e piccoli monasteri, come Karashong, Karong e, a 40 km da Jadir, vicino a Tobden, Dzongmar. Nei pressi di Jadir, centro principale della regione di Tsekok, si trovano alcuni piccoli monasteri, tra cui il principale è Sonak Geden, edificato nel XVII secolo da una comunità monastica che originariamente abitava in tenda. Sistemazione alla Tongde Guest House.
8°g. 21/5 Jadir (Tsekok) – Rabgya – Tawo (Machen)
Proseguendo tra le pasture erbose nei pressi di Hor si trova un monastero Nyingmapa, Terton Chogar, anche questo costruito nel XIX secolo in un sito dove la comunità religiosa, che ancora vi risiede, viveva originariamente nelle tende. Arrivati sul fiume Giallo, dopo circa 200 km di strada, si transita dal monastero di Rabgya, sussidiario dell’università monastica di Sera, fondato nel XVIII secolo e in buona parte ricostruito dopo le devastazioni degli anni ‘60, che ospita 800 monaci. Da qui a Tawo mancano 68 chilometri. Tawo è il centro delle popolazioni nomadiche Golok, un loro punto di aggregazione dove giungono mercanti da varie parti del paese. Si alloggia all’hotel Three Rivers.
9°g. – 13°g. (22 – 26/5) Amnye Machen
Si lascia Tawo con le jeep attraversando verso ovest uno spartiacque a 4670 mt che si apre sulla praterie della regione meridionale dell’Amnye; dal villaggio di Chamalung si procede in direzione nord ovest lambendo le propaggini di questo meraviglioso massiccio di monti candidi e aggirando verso nord le pendici occidentali della catena si arriva al villaggetto di Tawo Zholma. In questo paesino Banak si trovano gli yak che si utilizzano per il carico del bagaglio e dei materiali per il trekking; da qui si raggiunge il monastero di Guri (15 km, c.a. 6 ore di cammino), dove si pone il primo campo. Il percorso dei prossimi quattro giorni segue il sentiero tracciato dai pellegrini avendo una base delle valli che è sempre sopra i 4100 metri, con tappe di 6 / 8 ore di cammino e il superamento di alcuni passi con un’altezza massima di 4700 mt circa al Drakdo La, da dove si gode di una vista stupenda sul ghiacciaio di Rikhar Tongshang. Il trasporto di bagaglio e materiali, il montaggio dei campi e la cucina sono curati da personale tibetano. Oltre alla magnificenza dell’ambiente in cui si svolge, il sentiero tocca il punto di maggior sacralità di questo monte, a cui i pellegrini giungono per rendere omaggio: le grotte di meditazione di Goku Chenmo, luogo che è considerato il palazzo della divinità di protezione dell’Amnye, Machen Pomra. Il cammino termina a Tsanak Khamdo, all’estremità orientale del massiccio, dove sono in attesa le jeep, con cui, la sera del 5° giorno, si torna a Tawo, alloggiando ancora presso l’hotel Three Rivers.
14°g. – 15°g. (27 – 28/5) Tawo – Kumbum
Lasciata Tawo si torna al fiume Giallo e Rabgya. Si lascia la strada utilizzata all’arrivo prima di Jadir seguendo un nuovo percorso in direzione nord fino a Kumbum, dormendo una notte in una guest house lungo il percorso. A Kumbum, dove si arriva la mattina del 28/5, si alloggia in un hotel posto di fronte al monastero. Kumbum Jampaling è molto importante e interessante; fu edificato nel XVI secolo da Rinchen Tsondru, discepolo del grande maestro Tsong Khapa, attorno ad un albero ed allo stupa che segnano il luogo in cui egli nacque. Divenne uno dei centri monastici principali del Tibet, con una miriade di templi e conventi e nei secoli subì attacchi e saccheggi anche da parte dei musulmani. Negli anni ’90 venne in buona parte restaurato ed oggi ospita una comunità di monaci di cui i tibetani sono circa la metà.
16°g. 29/5 Kumbum – Xining – Pechino e volo di rientro
La città di Xining (Ziling) dista solo 26 km; da Kumbum quindi ci si reca direttamente in aeroporto per l’imbarco del volo per Pechino.
17°g. Martedì 30 maggio, arrivo a destinazione
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Amdo, donna nomade
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Amnye Machen da est
L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.
Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.