Nepal


Mustang, Festival del Tiji e Muktinath

Ora raggiungibile con le jeep


Jharkot

Villaggio di Chhusang

Tiji a Lho Manthang

Villaggio di Kagbeni e Nilgiri

Lho Manthang

PARTENZA
04/05/2018
RITORNO
19/05/2018
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
2a ESTENSIONE
DURATA
16 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


La regione nepalese del Mustang conserva un prezioso mondo culturale immerso nell’affascinate ambiente naturale del deserto trans himalaiano. Questa meta, un grande sogno per molti di noi, dal 2015 è raggiungibile con la jeep, accessibile anche a chi non poteva affrontare i tempi o la fatica di un lungo percorso a piedi. Anche se più approcciabile, il territorio è ricco di tutti gli stimoli che fino ad oggi hanno attirato fin lassù i rari visitatori. Il viaggio porta in tutti i villaggi e i siti più belli, compreso il santuario himalaiano di Muktinath, e si arriva a Lho Mantang, la “capitale” del Mustang, durante il festival annuale del Tiji per condividere l’evento principale dell’anno con le serene persone che popolano queste valli.

Se apriamo le mani, possiamo ricevere ogni cosa. Se siamo vuoti, possiamo contenere l’Universo.
  • Katmandu
  • Pokhara
  • Sarangkot
  • Marpha
  • Muktinath
  • Kagbeni
  • Chhusang
  • Ghami
  • Tsarang
  • Lho Manthang
  • Jomsom
  • Katmandu

 Presentazione del viaggio


IL VIAGGIO

Giunti in volo a Katmandu inizia subito il viaggio attraverso l’Himalaia che porta fino al Mustang; la prima tappa è sui monti sopra Pokhara a Sarangkot, dove si gode di un tramonto stupendo sui monti, dal Machhapuchare al Manaslu. Da qui si prosegue ancora verso ovest in jeep per Baglung e arrivati all’imbocco della valle del Kali Gandaki si inizia a percorrerla verso nord. Questa valle presenta il maggior dislivello al mondo: un intaglio tra il Daulagiri ad ovest e l’Annapurna ad est, che superano gli 8000 metri, con il fondovalle che nella parte iniziale parte da circa 800 metri. L’aspetto più incredibile è il velocissimo cambiamento ambientale che si incontra percorrendola: iniziando dalla vegetazione tropicale che ci accompagna fino a Tatopani, ad ogni svolta della valle troviamo un ambiente diverso iniziando dai banani, quindi alberi di agrumi, poi di mele fino alle foreste di conifere. Oltre ancora, inizia poi gradatamente il deserto trans himalaiano di alta quota che caratterizzerà il viaggio oltre Tukuche, il grazioso paesello di pietra situato ai piedi della spettacolare cascata di ghiaccio del Daulagiri. Oltre Marpha e Jomoson si risalgono i versanti meridionali della Kali Gandaki arrivando a Jarkot e quindi a Muktinath, uno dei luoghi di pellegrinaggio più celebri dell’Himalaia, stupendo anche per i bei panorami che offre verso il Daulagiri.

A Kagbeni si entra nel territorio ad accesso ristretto dell’Alto Mustang; si seguono profonde gole che stupiscono per la cromia delle rocce, godendo di un crescendo della bellezza naturale che nelle guglie di roccia rossa di Tramar va oltre l’immaginabile, fino a giungere nelle zone più aperte adiacenti al Tibet. Si incontrano villaggi e isolati monasteri, tra cui Lo Gekar, che secondo la tradizione orale pare essere il più antico del Nepal in quanto la sua fondazione è attribuita a Padmasambhava. Oltre Tsarang si arriva nella vallata dove sorge Lho Manthang, la capitale, cinta da mura che conservano un mondo ancora fuori dal divenire del tempo, dove la gente vive con i propri greggi seguendo modi ed abitudini antiche: vi sorgono l’antico palazzo del re ed alcuni templi che sorprendono per la preziosità delle opere d’arte.

A Lho Manthang si sosta per quattro notti potendo seguire le rappresentazioni di Tiji: le cerimonie propiziatorie per il raccolto, un grande festival esorcistico con diverse rappresentazioni eseguite con maschere e costumi con cui vengono evocate le divinità di protezione con riti, cerimonie, danze e musiche. Lo scopo del Tiji è di garantire felicità, salute e il buon raccolto alle comunità di Lho-Tso-Duen, le sette regioni del Mustang. L’evento, che in antichità era eseguito in ciascuna delle sette province, oggi si svolge solo nella capitale, presso il palazzo reale; è così il momento d’incontro più interessante dell’anno, una grande opportunità per avvicinare lo spirito di questa lontana cultura. Durante la permanenza a Lho Manthang si visitano i diversi siti della vallata e ci si spinge con un’escursione verso nord a Garphu e alle grotte di Jhong, dove si potrà visitare un antico paese rupestre potendo sporgersi da una finestrella intagliata a picco sulle rocce, simile alle molte altre che, poste in luoghi altrettanto inavvicinabili, ci avranno incuriositi ed affascinati fin qui.

Tornando verso sud si segue la medesima strada fino a Kagbeni e da qui si segue il corso del fiume fino a Jomoson (all’andata si era giunti a Kagbeni scendendo da Jarkot) dove si prende un aereo per tornare a Pokhara e da qui, con un altro volo, si prosegue per Katmandu dove, prima del rientro, si dedica una giornata ad interessanti visite culturali. (NB: questa giornata di visite si svolge alla fine del viaggio onde consentire un possibile giorno di recupero se vi fossero dei ritardi sul percorso.)

NOTA TECNICA

Il Mustang, aperto al turismo dal 1992, è una delle zone del Nepal ad accesso ristretto; il numero di permessi rilasciati ogni anno è limitato e richiede il pagamento di cospicue tasse giornaliere, il cui costo è incluso nel prezzo del viaggio.
Per il tour da Pokhara vengono utilizzate jeep tipo Land Cruiser, Nissan Patrol o Pajero con 4 passeggeri massimo (nella parte posteriore alloggiano guida locale ed eventuali aiutanti). Il clima in questa stagione è normalmente secco, ma è sempre necessario essere attrezzati in modo opportuno per eventuali piogge; le temperature diurne sono confortevoli e le minime notturne previste nelle aree più alte sono di 5 – 6°C, ma si consiglia di portare con se un abbigliamento adatto fino allo zero termico.
In tutto il tratto himalaiano oltre Sarangkot e fino al rientro a Katmandu si alloggia e si consumano i pasti nei ‘lodge’, le locande – rifugio himalaiane, che dopo decenni di trekking e passaggio di visitatori sono diventate dignitose e sufficientemente pulite; viene servito cibo gradevole con una discreta scelta. Ciascuna di queste è stata opportunamente selezionata tra le migliori disponibili, adattando anche un poco le tappe per cercare di alloggiare nei posti migliori; ma si tenga presente che i  servizi sono quasi sempre comuni, solitamente non vi sono stanze singole e l’acqua calda non è sempre disponibile ed a volte viene fornita solo col pagamento di un piccolo extra.
È necessario portare un proprio sacco a pelo; si suggerisce di avere con se un sacco che offra un gradiente termico minimo di -5°c, stante che i valori citati dai produttori sono sempre stimati in modo molto ottimistico; nelle locande  sono comunque disponibili coperte e trapunte, ma per motivi igienici tutti preferiscono avere il proprio sacco a pelo.

UN BREVE CENNO SUL REGNO DEL MUSTANG

Il Regno del Mustang è una regione nel Nepal settentrionale situata a nord dei giganteschi massicci himalaiani del Daulagiri e dell’Annapurna a ridosso dell’altopiano tibetano del Ciangtang, che preserva un raro microcosmo dell’antica cultura tibetana himalaiana. Grazie all’inaccessibilità e remotezza dei luoghi il lignaggio reale, che conserva un ruolo di autorevolezza e di riferimento rispetto ai valori tradizionali più che di potere effettivo, è rimasto intatto dal 1400 giungendo oggi al 25° discendente di questa nobile dinastia. L’isolamento ha evitato i traumi subiti dalle regioni confinanti: dal passaggio dei Mongoli, alla conquista del Raja di Jumla e al dominio dei Gurkha. La predominanza di monasteri tibetani appartenenti alla scuola dei Sakya sono la testimonianza di legami con il Tibet che risalgono al XIII secolo, quando Sakya Pandita fu nominato tutore del Tibet da Kublai Khan, ed enfatizzano con la loro presenza la mancanza di successive interferenze. Gli appassionati d’arte trovano a Lho Manthang affreschi originali di stupefacente fattura, che esibiscono rarissimi mandala e figure tipiche di questa esoterica tradizione.
Nel passaggio dei secoli la diminuzione delle opportunità offerte dal commercio del sale dal Tibet unitamente al progressivo inaridirsi dei territori trans himalaiani ha contribuito a porre questa regione territorio sempre più ai margini del divenire del mondo, portandolo ad un’economia di sussistenza che ha impedito una crescita demografica. Ma questi fattori fortunatamente non sono riusciti ad estinguerne la cultura, come la storia ha invece testimoniato per i vicini regni tibetani di Shangshung e Gughe.
La gente del Mustang, costituita da stirpi Bothia e tibetane, vive della coltivazione della tsampa (orzo) e di pastorizia. Ogni villaggio è essenzialmente autosufficiente; la gente è abituata da secoli a ritenere che nulla e nessuno sarà in grado di offrire un aiuto in condizioni avverse. Ma la durezza della vita non ne ha influenzato il carattere: troviamo un popolo miracolosamente sorridente ed ospitale, dei volti sereni, degli sguardi profondi. Un contributo a questa tranquillità giunge sicuramente dalla forte fede religiosa, immersa in una cultura esoterica che permea ogni cosa, un mondo spirituale dove si intrecciano il potente sciamanesimo himalaiano con il misticismo del buddismo tantrico: due anime fuse armoniosamente in un unico immaginario, i cui diversi tratti sono riconoscibili in modo distinto solo all’occhio di un esperto. Le figure dei Lama, i simboli ed i rituali forniscono un forte sostegno, proteggendo dalle influenze negative e dai pericoli naturali. Attraggono lo sguardo del visitatore le trappole per gli spiriti fatte con fili colorati e i teschi di animali posti a difesa dell’ingresso di molte case, o le statue falliche che proteggono l’entrata di alcuni villaggi; ma la forza maggiore, che spesso si rivela nello sguardo amorevole di molti anziani, è la potenza del mantra della compassione universale, Om Mani Padme Hum, scolpito ovunque sulle rocce e salmodiato da tutti.

MUKTINATH

Nel cuore dell’Himalaia a nord del massiccio dell’Annapurna, Muktinath è meta di pellegrinaggi da tempo immemorabile. In tempi antichi i Santi provenienti dall’India alla ricerca del mitico regno di Shambala scoprirono la misteriosa fonte d’acqua che qui sgorga tra le fiamme tenui di un fuoco perenne; la Terra poneva di fronte a loro la sintesi degli elementi: terra, acqua, fuoco e aria. Iniziarono così a raggiungere questo luogo per meditare, rivelando solo a pochi discepoli l’ubicazione della sacra fonte. A Muktinath l’acqua miracolosa consente alle piante di crescere anche se ci si trova a 3660 mt di quota, formando un bosco ornato da bandiere di preghiera, dove l’aria purissima è impreziosita dal suono di campanelle; ci si sorprende a chiedersi se non sia qui la casa degli elfi. In questo giardino si siedono i Sadhu giunti scalzi dall’India e i monaci tibetani; le fedi convivono armoniosamente, sono sorti alcuni piccoli luoghi di ritiro e templi che appartengono a induisti, sia vishvaiti che shivaiti, e buddisti.

 Programma del viaggio


1°g.    Domenica 4 maggio, partenza in volo per il Nepal 
Per andare a Katmandu non ci sono collegamenti diretti dall’Italia e molti viaggiatori scelgono di transitare da Delhi in India o utilizzano linee aeree che fanno scalo in Medio Oriente; vi è un’ampia scelta e Amitaba può prenotare quella di maggior gradimento. La maggior parte dei voli prevede di viaggiare la notte arrivando nella giornata successiva.

2°g.    5/5 Arrivo a Katmandu
Accoglienza in aeroporto da parte del corrispondente nepalese di Amitaba e trasferimento in hotel; vi sono due opzioni su cui scegliere: l’Hyatt, considerato il migliore hotel del Nepal, o lo Shambaling, comodo e tipico posizionato situato nell’area di Bodnath (la differenza di costo è indicata nel costo del viaggio). Relax e riposo.

3°g.    6/5 Katmandu – Pokhara – Sarangkot
Si lascia la valle di Katmandu superando il piccolo passo che la cinge ad ovest raggiungendo il fiume Trisuli, di cui si segue la corrente per un tratto; all’intorno si vedono diversi villaggi con i tipici campi terrazzati. Si continua sempre verso ovest incontrando diversi fiumi e valli fino a Pokhara, la cittadina più importante della regione posta sulle rive dell’omonimo lago. Si prosegue un poco oltre risalendo i monti fino all’hotel Himalaya Deurali, posto in una bella posizione panoramica, dove lo sguardo spazia fino al Manaslu. La tappa è di circa 220 km e richiede approssimativamente 7 ore, offrendo un percorso molto interessante attraverso il mondo rurale del Nepal.

4°g.    7/5 Sarangkot – Marpha (2600 mt)
Oggi la meta è Marpha che dista circa 146 km. A Baglung (80 km) si arriva al fiume Kali Gandaki; da qui se ne risalgono le acque in direzione nord. Questo possente corso d’acqua scorre nella valle più profonda del mondo, che si apre tra l’Annapurna e il Daulagiri e conduce fino in Mustang e poi in Tibet, con i ciclopici versanti dei monti che passano dagli 800 metri del fondovalle di Tatopani, dove crescono le banane, agli 8167 della vetta artica del Daulagiri ad ovest. Dirimpetto si erge l’Annapurna, di 8091 metri. Si attraversa un’incredibile varietà di aree climatiche, iniziando dalla natura tropicale e, ad ogni svolta della vallata, si trovano nuove forme arboree: dopo le banane troviamo prima gli agrumi, quindi le mele e si arriva infine tra le foreste d’alta quota. Si transita da diversi paeselli, di cui i principali sono Beni, Tatopani, Ghasa, Larjhung e Tukuche, quest’ultimo situato ai piedi dell’immensa cascata di ghiaccio del Daulagiri. Giunti a Marpha (2600 mt), un pittoresco villaggio con strette viuzze tra le case di pietra chiara sopra cui occhieggia un interessante Gompa, ci si accomoda in una pittoresca locanda; ad est troneggiano le incredibili pareti del Nilgiri, che svetta a 7000 metri di quota. La tappa richiede indicativamente da 5 a 7 ore di guida.

5°g.    8/5 Marpha – Muktinath (3660 mt)
Si continua verso nord transitando da Jomoson (2790 mt), centro principale della regione dove vi è un piccolo aeroporto, da cui si prenderà il volo di rientro per Pokhara al termine del tour. Proseguendo si lascia la base della vallata risalendone il versante orientale verso Jarkot; da Tukuche a qui la transizione climatica è oramai completata: si è giunti nel territorio trans himalaiano caratterizzato da un clima prevalentemente secco, quasi desertico, con i monti privi di manto arboreo che rivelano la struttura geologica ed i colori della terra. Le case di Jarkot, un bel villaggio tradizionale con un interessante monastero, hanno ora l’aspetto tipico delle regioni occidentali del Tibet. Poco oltre si giunge al villaggio di Muktinath dove ci si accomoda in una locanda;  la tappa richiede circa 4 ore. Ci si reca al santuario, a breve distanza di cammino, uno dei luoghi più venerati dell’Himalaia; la vista spazia a sud ovest sul Daulagiri e il Tukuche. Nei pressi di Muktinath, per chi è interessato, è possibile raggiungere il villaggio di Chhaingur, situato sul lato settentrionale della vallata, dove si trova un piccolo Gompa di scuola Nyingma.

6°g.    9/5 Muktinath – Kagbeni (2810 mt) – Chhusang (2980 mt)
Si torna a Jarkot e si prosegue la discesa fino al fiume, potendo ammirare le ripide falesie terrose dove si individuano le aperture create da chi è riuscito ad abitarle, un tratto caratteristico di tutto il Mustang. Da Kagbeni (2810 mt) si entra nel territorio ad accesso ristretto dell’Alto Mustang; ci si immerge già da qui nella cultura di questo meraviglioso angolo del mondo. Si prosegue verso nord seguendo ora il corso del fiume, godendo verso sud della visuale dei ghiacci del Nilgiri e sul versante ovest del villaggio di Ty. Una breve salita impreziosita da muri Mani e chorten porta al villaggio di Tange (3060 mt), dove si trovano anche i resti di un antico castello. Si prosegue seguendo due grandiose anse della valle giungendo in breve a Chhusang (2980 mt), dove si alloggia presso la locanda Hotel Bhrikuti o simile. Sulle pendici di un colle dietro al villaggio si può visitare un interessante tempio; ai piedi di Chele, poco lontano da Chhusang, il fiume scava il proprio percorso formando un tunnel nelle rocce, e dalle pareti di roccia rossa a picco occhieggiano le finestre di un antico rifugio rupestre.

7°g.    10/5 Chhusang – Ghami (3520 mt)
Si prosegue il viaggio risalendo il versante occidentale della valle arrivando a Samar (3660 mt); si valica quindi un costone, il passo di Yamda (3860 mt), e si transita dal minuscolo villaggio di Shyammochen e poco oltre si supera l’omonimo passo (3850 mt) che segna l’ingresso nella regione di Lho. Si scende al villaggio di Geling (3570 mt), dove si trovano un monastero ed alcuni stupendi Stupa decorati nello stile del Mustang; si transita dal villaggio di Jhite (3820 mt) e si valica il passo di Nya (4010 mt), da cui si accede al villaggio di Ghami, dove si alloggia. Nei pressi del villaggio si trova il muro Mani più lungo del Nepal. In funzioni delle condizioni locali oggi si potrebbe proseguire fino a Tsarang.

8°g.    11/5 Ghami – Lo Gekar – Tsarang – Lho Manthang (3810 mt)
Si continua verso nord superando un altro costone, il passo di Chinggel (3970 mt); gli scorci panoramici dai punti più alti del percorso sono eccezionali: lo sguardo spazia sul vasto orizzonte incorniciato a sud dall’Annapurna e dalle cime “minori” del Thorong, Tilicho e Nilgiri – per menzionare solo le principali! In questa zona vi è la possibilità di raggiungere con circa un’ora di cammino Tramar (Dhakmar), un piccolo villaggio con un tempio buddista dove si ammirano spettacolari formazioni di roccia rossa. Arrivati nella vallata di Tsarang, uno dei centri principali del Mustang, si visitano il monastero ed il vecchio palazzo reale. Si risale quindi la vallata per raggiungere il monastero di Lo Gekar, che si dice risalire all’VIII secolo e la cui fondazione è attribuita a Guru Rimpoce; all’interno vi sono interessantissime e decorative figure in pietra scolpita. Si prosegue quindi verso nord per Lho Manthang, l’antica capitale del Regno del Mustang, una cittadella di fiaba situata in un plateau contornato da rocce erosive che da qui dista circa un’ora di guida. Ci si accomoda presso una locanda che farà da base per le prossime 3 notti.

9°g. – 11°g. (12/5 – 14/5) Lho Manthang, festival del Tiji ed escursioni
In questi giorni l’attività principale sarà seguire lo svolgimento delle rappresentazioni del festival: è il momento conviviale più importante dell’anno, si ammirano i vestiti tradizionali delle persone e le rappresentazioni di danza in costume e maschere eseguite molto bene dai monaci. Il grande rito ha un valore esorcistico, con una progressiva crescita di intensità: semplificando parecchio il tema, si potrebbe dire che lo scopo è far confluire le negatività del luogo in un ricettacolo di metallo opportunamente preparato, con la regia di un Lama che conduce le varie fasi. Un momento saliente è l’esposizione di una grande, veneratissima tanka, quando le persone si assiepano per poterla toccare e riceverne una benedizione, primi tra tutti i notabili di Lho che iniziano la processione.
Lho Manthang è molto interessante da visitare, all’interno delle mura vi sono alcuni antichi monasteri di scuola Sakya con affreschi originali, il Palazzo Reale e la piazzetta dove si svolge il Tiji. Camminando tra i viottoli ci si sente fuori dal tempo, incontrando la gente sorridente impegnata nelle proprie attività tradizionali. Nei momenti meno importanti o di pausa del festival si approfitterà per fare delle escursioni nella zona all’intorno, dove vi sono diversi luoghi che meritano una visita. La più importante, che molto probabilmente converrà eseguire il 12/5 e si esegue con la jeep, porta a nord di Lho Manthang per visitare il villaggio di Garphu, dove si trova un piccolo Gompa, e il monastero di Chhoser, abbarbicato su una rupe. Da qui con una passeggiata si arriva alle grotte di Jhong, ben incastonate in una parete di roccia colorata, dove è possibile entrare; servivano da rifugio alla popolazione della valle in caso di incursioni ostili ed erano anche usate dagli eremiti. Chi è interessato nelle altre giornate si potrà recare con una passeggiata, eseguibile anche a cavallo, a visitare Serkang, un luogo di ritiro dove si trovano anche diversi antichi Chorten situato sui monti ad ovest di Lho; da qui si può poi raggiungere il villaggio di Thingar dove si trovano le rovine di uno Dzong e rientrando a Lho passare dal monastero di Namgyal.

12°g.    15/5 Lho Manthang  – Jomoson
Si parte presto per ripercorre la panoramicissima strada che porta a sud; giunti a Kagbeni si procede direttamente per Jomoson, seguendo il fiume (non è necessario salire fino a Muktintah ). Il percorso richiede circa 7 ore di viaggio; si alloggia in un alberghetto.

13°g.    16/5 Jomoson – Pokhara – Katmandu
Partenza in volo per Pokhara nelle prime ore del mattino; la panoramicissima rotta contorna le falde del Daulagiri e dell’Annapurna. Con un secondo volo di raggiunge quindi Katmandu; sistemazione presso il medesimo hotel e pomeriggio libero.

14°g.    17/5 Katmandu: Pashupatinath, Bodnath, Durbar 
Ci si reca a Pashupatinath, l’antichissimo santuario indù lungo le rive del fiume Bagmati dedicato a Shiva, luogo di pellegrinaggio dove giungono anche molti pittoreschi Sadhu. L’intera collina è un mondo da scoprire, disseminata di antichi tempietti immersi nel verde; sulla riva del fiume avvengono le cremazioni. Da qui si raggiunge il vicino Stupa di Bodnath, nel cuore del quartiere tibetano, ricco di botteghe, negozi e importanti templi e monasteri, dove si sceglierà un panoramico ristorantino per il pranzo. Si visitano quello Nyingma di Sechen, sede della reincarnazione di Dilgo Kyentse Rinpoche, il “monastero bianco” Ka-Nying di tradizione Kagyu e Nyingma fondato da Urgyen Tulku e, tempo permettendo, anche altri. Si completa la giornata con la visita del centro storico di Katmandu: Durbar Square e dintorni con i magnifici templi, l’antico palazzo reale e la galleria nazionale d’arte. (NB: questa giornata di visite si svolge alla fine del viaggio onde consentire un possibile giorno di recupero se vi fossero dei ritardi sul percorso).

15°g.    18/5 Katmandu e volo di rientro
Tempo libero fino a quando ci si reca all’aeroporto per l’imbarco sul volo internazionale. In funzione del volo di rientro utilizzato Amitaba predisporrà gli eventuali servizi aggiuntivi richiesti sia a Katmandu che a Delhi per chi transitasse dall’India.

16°g.    Sabato 19 maggio, arrivo a destinazione.

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    L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

    Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.