Nepal
L’antico regno del Mustang, ora raggiungibile in jeep
In occasione del festival annuale del Tiji









Sintesi del viaggio
La remota regione del Mustang nepalese è raggiungibile da pochissimo tempo con la jeep; questa importante novità consente oggi di arrivare in modo più semplice in questo meraviglioso territorio, rendendolo accessibile alle persone che non avevano la possibilità di effettuare il lungo percorso a piedi che era necessario per arrivarci. Il programma prevede di partire con i veicoli da Katmandu con un itinerario che include tutti i villaggi e i siti più belli, compreso il santuario himalaiano di Muktinath, e di arrivare a Lho Mantang, la ‘capitale’ del Mustang, per l’inizio del festival annuale del Tiji.
Con questo viaggio si arriva a Lho Manthang, ‘capitale’ del Mustang, in occasione delle interessanti rappresentazioni del Tiji che si svolgono nell’arco di tre giorni, condividendo l’evento principale dell’anno con le serene persone che popolano queste valli, e si esplorano i diversi siti della regione circostante. Sulla via del ritorno si lasciano le alte valli dell’Himalaia in aereo volando da Jomoson a Pokhara e da qui a Katmandu.
- Katmandu
- Pokhara
- Baglung
- Tukuche
- Marpha
- Jomoson
- Muktinath (3660 mt)
- Jarkot
- Kagbeni (2810)
- Chhusang
- Chele
- Tsarang
- Lo Gekar
- Lho Manthang
- Garphu
- Ghami
- Jomoson
Presentazione del viaggio
Con questo viaggio si arriva a Lho Manthang, ‘capitale’ del Mustang, in occasione delle interessanti rappresentazioni del Tiji che si svolgono nell’arco di tre giorni, condividendo l’evento principale dell’anno con le serene persone che popolano queste valli, e si esplorano i diversi siti della regione circostante. Sulla via del ritorno si lasciano le alte valli dell’Himalaia in aereo volando da Jomoson a Pokhara e da qui a Katmandu.
Si prevede un massimo di 12 partecipanti.
Per delle note in merito ad un viaggio con le jeep fino a Lho Manthnag, vedi articolo Mustang 2015, l’arrivo delle jeep.
IL VIAGGIO
Dopo una giornata a Katmandu, necessaria anche per il rilascio dei permessi, si parte per Pokhara e si prosegue in direzione ovest per Baglung; arrivati all’imbocco della valle del Kali Gandaki si inizia a percorrerla verso nord. Questa valle presenta il maggior dislivello al mondo: un intaglio tra il Daulagiri ad ovest e l’Annapurna ad est, che superano gli 8000 metri, con il fondovalle che nella parte iniziale parte da circa 800 metri. L’aspetto più incredibile è il velocissimo cambiamento ambientale che si incontra percorrendola: dalla vegetazione tropicale che ci accompagna fino a Tatopani, ad ogni svolta della valle troviamo un ambiente diverso iniziando dai banani, quindi alberi di agrumi, poi di mele fino alle foreste di conifere. Oltre ancora, inizia poi gradatamente il deserto trans himalaiano di alta quota che caratterizzerà il viaggio oltre Tukuche, il grazioso paesello di pietra situato ai piedi della spettacolare cascata di ghiaccio del Daulagiri. Oltre Jomoson si risalgono i versanti meridionali della Kali Gandaki arrivando a Jarkot e quindi a Muktinath, uno dei luoghi di pellegrinaggio più celebri dell’Himalaia, stupendo anche per i bei panorami che offre verso il Daulagiri.
A Kagbeni si entra nel territorio ad accesso ristretto dell’Alto Mustang; si seguono profonde gole che stupiscono per la cromia delle rocce, godendo di un crescendo della bellezza naturale che nelle guglie di roccia rossa di Tramar va oltre l’immaginabile, fino a giungere nelle zone più aperte adiacenti al Tibet. Si incontrano villaggi e isolati monasteri, tra cui Lo Gekar, che secondo la tradizione orale pare essere il più antico del Nepal in quanto la sua fondazione è attribuita a Padmasambhava. Oltre Tsetang si arriva nella vallata dove sorge Lho Manthang, la capitale, cinta da mura che conservano un mondo ancora fuori dal divenire del tempo, dove la gente vive con i propri greggi seguendo modi ed abitudini antiche: vi sorgono l’antico palazzo del re ed alcuni templi che sorprendono per la preziosità delle opere d’arte.
A Lho Manthang si sosta per tre notti potendo seguire le rappresentazioni di Tiji: le cerimonie propiziatorie per il raccolto, un grande festival esorcistico con diverse rappresentazioni eseguite con maschere e costumi con cui vengono evocate le divinità di protezione con riti, cerimonie, danze e musiche. Lo scopo del Tiji è di garantire felicità, salute e il buon raccolto alle comunità di Lo-Tso-Duen, le sette regioni del Mustang. L’evento, che in antichità era eseguito in ciascuna delle sette province, oggi si svolge solo nella capitale, presso il palazzo reale; è così il momento d’incontro più interessante dell’anno, una grande opportunità per avvicinare lo spirito di questa lontana cultura. Durante la permanenza a Lho Manthang ci si spinge con un’escursione a Garphu e alle grotte di Jhong, dove si potrà visitare un antico paese rupestre potendo sporgersi da una finestrella intagliata a picco sulle rocce, simile alle molte altre che, poste in luoghi altrettanto inavvicinabili, ci avranno incuriositi ed affascinati fin qui.
Tornando verso sud si segue la medesima strada fino a Kagbeni, e da quisi segue il orso del fiume fino a Jomoson (all’andata si era giunti qui scendendo da Jarkot) dove si prende un aereo per tornare a Pokhara e da qui, con un altro volo, si prosegue per Katmandu per il rientro.
NOTA TECNICA
Il Mustang, aperto al turismo dal 1992, è una delle zone del Nepal considerate ad accesso ristretto; il numero di permessi rilasciati ogni anno è limitato e richiede il pagamento di cospicue tasse giornaliere, il cui costo è incluso nel prezzo del viaggio.
Per il tour vengono utilizzati tra Katmandu e Pokhara veicoli Hiace o Jeep e oltre Pokhara jeep tipo Scorpio, Bolero o Land Cruiser con 4 passeggeri massimo (nella parte posteriore alloggiano guida locale ed eventuali aiutanti). Il clima in questa stagione è normalmente secco, ma è sempre necessario essere attrezzati in modo opportuno per eventuali piogge; le temperature diurne sono confortevoli e le minime notturne previste nelle aree più alte sono di 4°C, ma si consiglia di portare con se un abbigliamento adatto fino allo zero termico.
In tutto il tratto himalaiano, dopo Pokhara e fino al rientro a Katmandu, si alloggia e si consumano i pasti nei ‘lodge’, le locande / rifugio himalaiane, che dopo decenni di trekking e passaggio di visitatori sono diventate dignitose e sufficientemente pulite; viene servito cibo gradevole con una discreta scelta. Si tenga solo presente che i servizi sono praticamente sempre comuni e non sempre è possibile disporre di una stanza singola; l’acqua calda non è sempre disponibile. E’ necessario portare un proprio sacco a pelo; si suggerisce di avere con se un sacco che offra un gradiente termico minimo di -5°c, stante che i valori citati dai produttori sono sempre stimati in modo molto ottimistico; nelle locande sono comunque disponibili coperte e trapunte, ma per motivi igienici tutti preferiscono avere il proprio sacco a pelo.
UN BREVE CENNO SUL REGNO DEL MUSTANG
Il Regno del Mustang è una regione nel Nepal settentrionale situata a nord dei giganteschi massicci himalaiani del Daulagiri e dell’Annapurna a ridosso dell’altopiano del Ciangtang, che preserva un raro microcosmo dell’antica cultura tibetana himalaiana. Grazie all’inaccessibilità e remotezza dei luoghi il lignaggio reale, che conserva un ruolo di autorevolezza e di riferimento rispetto ai valori tradizionali più che di potere effettivo, è rimasto intatto dal 1400 giungendo oggi al 25° discendente di questa nobile dinastia. L’isolamento ha evitato i traumi subiti dalle regioni confinanti: dal passaggio dei Mongoli, alla conquista del Raja di Jumla e al dominio dei Gurkha. La predominanza di monasteri tibetani appartenenti alla scuola dei Sakya sono la testimonianza di legami con il Tibet che risalgono al XIII secolo, quando Sakya Pandita fu nominato tutore del Tibet da Kublai Khan, ed enfatizzano con la loro presenza la mancanza di successive interferenze. Gli appassionati d’arte trovano a Lho Manthang affreschi originali di stupefacente fattura, che esibiscono rarissimi mandala e figure tipiche di questa esoterica tradizione.
Nel passaggio dei secoli la diminuzione delle opportunità offerte dal commercio del sale dal Tibet unitamente al progressivo inaridirsi dei territori trans himalaiani ha contribuito a porre questo territorio sempre più ai margini del divenire del mondo, portandolo ad un’economia di sussistenza che ha impedito una crescita demografica. Ma questi fattori fortunatamente non sono riusciti ad estinguerne la cultura, come la storia ha invece testimoniato per i vicini regni tibetani di Shangshung e Gughe.
La gente del Mustang, costituita da stirpi Bothia e tibetane, vive della coltivazione della tsampa (orzo) e di pastorizia. Ogni villaggio è essenzialmente autosufficiente; la gente è da secoli abituata a ritenere che nulla e nessuno sarà in grado di offrire un aiuto in condizioni avverse. Ma la durezza della vita non ha influenzato il carattere: troviamo un popolo miracolosamente sorridente ed ospitale, dei volti sereni, degli sguardi profondi. Un contributo a questa tranquillità giunge sicuramente dalla forte fede religiosa, immersa in una cultura esoterica che permea ogni cosa, un mondo spirituale dove si intrecciano il potente sciamanesimo himalaiano con il misticismo del buddismo tantrico: due anime fuse armoniosamente in un unico immaginario, i cui diversi tratti sono riconoscibili in modo distinto solo all’occhio di un esperto. Le figure dei Lama, i simboli ed i rituali forniscono un forte sostegno, proteggendo dalle influenze negative e dai pericoli naturali. Attraggono lo sguardo del visitatore le trappole per gli spiriti fatte con fili colorati e teschi di animali poste a difesa dell’ingresso di molte case, o le statue falliche che proteggono l’entrata di alcuni villaggi; ma la forza maggiore, che spesso si rivela nello sguardo amorevole di molti anziani, è la potenza del mantra della compassione universale, Om Mani Padme Hum, scolpito ovunque sulle rocce e salmodiato da tutti.
MUKTINATH
Nel cuore dell’Himalaia a nord del massiccio dell’Annapurna, Muktinath è meta di pellegrinaggi da tempo immemorabile. In tempi antichi i Santi provenienti dall’India alla ricerca del mitico regno di Shambala scoprirono la misteriosa fonte d’acqua che qui sgorga tra le fiamme tenui di un fuoco perenne; la Terra poneva di fronte a loro la sintesi degli elementi: terra, acqua, fuoco e aria. Iniziarono così a raggiungere questo luogo per meditare, rivelando solo a pochi discepoli l’ubicazione della sacra fonte. A Muktinath l’acqua miracolosa consente alle piante di crescere anche se ci si trova a 3660 mt di quota, formando un bosco ornato da bandiere di preghiera, dove l’aria purissima è impreziosita dal suono di campanelle; ci si sorprende a chiedersi se non sia qui la casa degli elfi. In questo giardino si siedono i Sadhu giunti scalzi dall’India e i monaci tibetani; le fedi convivono armoniosamente, sono sorti alcuni piccoli luoghi di ritiro e templi che appartengono a induisti, sia vishvaiti che shivaiti, e buddisti.
Programma del viaggio
(NB: i tempi di guida citati sono indicativi)
1°g. Domenica 24 aprile, partenza in volo per il Nepal
Per andare a Katmandu non ci sono collegamenti diretti dall’Italia e molti viaggiatori scelgono di transitare da Delhi in India o utilizzano linee aeree che fanno scalo in Medio Oriente; vi è un’ampia scelta e Amitaba può prenotare quella di maggior gradimento. La maggior parte dei voli prevede di viaggiare la notte arrivando nella giornata successiva.
2°g. 25/4 Arrivo a Katmandu
Accoglienza in aeroporto da parte del corrispondente nepalese di Amitaba e trasferimento all’Hotel Vajra, immerso in un bel giardino ad un quarto d’ora di cammino dal centro della città e dallo Stupa di Swayambhu. L’hotel dispone di buoni servizi, è costruito nello stile tradizionale newari con decorazioni in legno eseguite dall’artista Utam Raj di Patan ed è dotato di piacevoli spazi comuni; relax e riposo.
3°g. 26/4 Katmandu
Giornata libera, necessaria per la preparazione dei permessi; su richiesta, possono essere organizzate delle visite o escursioni.
4°g. 27/4 Katmandu – Pokhara
Si parte in auto per Pokhara, iniziando il percorso che in pochi giorni porterà nel cuore dell’Himalaia, fino alla remota regione del Mustang. La strada inizia superando un piccolo valico con cui si lascia la valle di Katmandu in direzione ovest, si percorrono valli rigogliose e si fiancheggia per un buon tratto il possente fiume Trisuli, si osservano i diversi villaggi e le coltivazioni terrazzate che caratterizzano le regioni più base dell’Himalaia. Si coprono circa 205 km in direzione ovest in 5 o 6 ore; a Pokhara si alloggia in hotel (il Meera o il Silver Oaks Inn) e ci si reca a visitare il lago che ha reso questa cittadina ben conosciuta tra i viaggiatori.
5°g. 28/4 Pokhara – Tukuche (2590 mt)
Si lascia Pokhara in direzione ovest per il paese di Baglung; da qui si risalgono in direzione nord le acque del Kali Gandaki, un fiume che scorre nella valle più profonda del mondo: si apre tra l’Annapurna e il Daulagiri e conduce fino in Mustang e poi in Tibet, con i ciclopici versanti dei monti che passano dagli 800 metri di Tatopani, dove crescono le banane, agli 8167 della vetta artica del Daulagiri ad ovest. Dirimpetto si erge l’Annapurna, di 8091 metri. Si attraversa un’incredibile varietà di aree climatiche, iniziando dalla natura tropicale e, ad ogni svolta della vallata, si trovano nuove forme arboree: dopo le banane troviamo prima gli agrumi, quindi le mele e si arriva infine tra le foreste d’alta quota. Si transita da diversi paesi, di cui i principali sono Beni, Tatopani, Ghasa e Larjhung. Arrivati al bel villaggio di Tukuche (2590 mt), situato ai piedi dell’immensa cascata di ghiaccio del Daulagiri, ci si accomoda in una locanda; la tappa richiede 6 / 7 ore di guida.
6°g. 29/4 Tukuche – Muktinath (3660 mt)
Si continua verso nord arrivando in breve al pittoresco villaggio di Marpha, con le strette viuzze tra le case di pietra chiara sopra cui occhieggia un interessante Gompa; a est troneggiano le incredibili pareti del Nilgiri, che svetta a 7000 metri di quota. Si transita da Jomoson (2790 mt), centro principale della regione dove vi è un piccolo aeroporto, da cui si prenderà il volo di rientro per Pokhara dopo il tour. Proseguendo si lascia la base della vallata risalendone il versante orientale verso Jarkot; da Tukuche a qui la transizione climatica è oramai completata: si è giunti nel territorio trans himalaiano caratterizzato da un clima prevalentemente secco, quasi desertico, con i monti privi di manto arboreo che rivelano la struttura geologica e i colori della terra. Le case di Jarkot, un bel villaggio tradizionale con un interessante monastero, hanno ora l’aspetto tipico delle regioni occidentali del Tibet. Poco oltre si giunge a Muktinath; il villaggio, dove ci si accomoda in una locanda, è posto a breve distanza dal santuario; la tappa richiede circa 4 ore. Si visita il santuario, uno dei luoghi più venerati dell’Himalaia; la vista spazia a sud ovest sul Daulagiri e il Tukuche. Nei pressi di Muktinath, per chi è interessato, è possibile raggiungere il villaggio di Chhaingur, situato sul lato settentrionale della vallata, dove si trova un piccolo Gompa di scuola Nyingma.
7°g. 30/4 Muktinath – Kagbeni (2810) – Chele (3050 mt)
Si torna a Jarkot e si prosegue la discesa fino al fiume, potendo ammirare le ripide falesie terrose dove si individuano le aperture create da chi è riuscito ad abitarle, un tratto caratteristico di tutto il Mustang. Da Kagbeni (2810 mt) si entra nel territorio ad accesso ristretto dell’Alto Mustang; ci si immerge già da qui nella cultura di questo meraviglioso angolo del mondo. Si prosegue verso nord seguendo ora il corso del fiume, godendo verso sud della visuale dei ghiacci del Nilgiri e sul versante ovest del villaggio di Ty. Una breve salita impreziosita da muri Mani e chorten porta al villaggio di Tangbe (3060 mt), dove si trovano anche i resti di un antico castello. Si prosegue seguendo due grandiose anse della valle giungendo in breve a Chhusang (2980 mt); sulle pendici di un colle dietro al villaggio si può visitare un interessante tempio. Ai piedi di Chele, poco lontano da Chhusang, il fiume scava il proprio percorso formando un tunnel nelle rocce, e dalle pareti di roccia rossa a picco occhieggiano le finestre di un antico rifugio rupestre. Si sosta per la notte in questo villaggio; la tappa è di circa 5 ore.
8°g. 1/5 Chele – Tsarang (3560 mt)
Si prosegue la salita arrivando a Samar (3660 mt); si valica quindi un costone, il passo di Yamda (3860 mt), e si transita dal minuscolo villaggio di Shyammochen e quindi poco oltre si supera l’omonimo passo (3850 mt) che segna l’ingresso nella regione di Lho, si scende al villaggio di Geling (3570 mt), dove si trovano un monastero e alcuni stupendi Stupa decorati nello stile del Mustang. Si transita dal villaggio di Jhite (3820 mt) e si valica il passo di Nya (4010 mt), da cui si accede alla valle di Ghami (3520 mt); nei pressi del villaggio si trova il muro Mani più lungo del Nepal. Si supera quindi un altro costone, il passo di Chinggel (3970 mt), e con una deviazione si raggiunge l’area di Tramar (Dhakmar), un piccolo villaggio con un tempio buddista, dove si ammirano spettacolari formazioni di roccia rossa. Si completa questa splendida tappa arrivando al villaggio di Tsarang, uno dei centri principali del Mustang, dove si trovano un monastero e un vecchio palazzo reale. Si alloggia in una locanda; si prevedono circa 6 ore di guida. Gli scorci panoramici dai punti più alti del percorso sono eccezionali: lo sguardo spazia sul vasto orizzonte incorniciato a sud dall’Annapurna e dalle cime “minori” del Thorong, Tilicho e Nilgiri – per menzionare solo le principali!
9°g. 2/5 Tsarang – Lo Gekar – Lho Manthang (3810)
Si risale la vallata di Tsarang per visitare il monastero di Lo Gekar, che si dice risalire all’VIII secolo e la cui fondazione è attribuita a Guru Rimpoce; all’interno vi sono interessantissime e decorative figure in pietra scolpita. Si torna verso Tsarang e si prosegue a nord per Lho Manthang, l’antica capitale del Regno del Mustang, una cittadella di fiaba situata in un plateau contornato da rocce erosive. La tappa richiede circa 4 ore; ci si accomoda in una locanda che farà da base peri prossimi 3 giorni. Il Tiji inizia nella giornata di domani; si comincia subito ad esplorare questo splendido luogo; all’interno delle mura vi sono alcuni antichi monasteri di scuola Sakya con interessantissimi affreschi, il Palazzo Reale e la piazzetta dove si svolge il Tiji. Camminando tra i viottoli ci si sente fuori dal tempo, incontrando la gente sorridente impegnata nelle proprie attività tradizionali.
Nel corso dei tre giorni del festival si seguono le rappresentazioni del Tiji, il momento conviviale più importante dell’anno; si ammirano i vestiti tradizionali delle persone e le rappresentazioni di danza in costume e maschere eseguite molto bene dai monaci. Il grande rito ha un valore esorcistico, con una progressiva crescita di intensità: semplificando parecchio il tema, ci potrebbe dire che lo scopo è far confluire le negatività del luogo in un ricettacolo di metallo opportunamente preparato, con la regia di un Lama che conduce le varie fasi. Un momento saliente è l’esposizione di una grande, veneratissima tanka quando le persone si assiepano per poterla toccare e riceverne una benedizione, primi tra tutti i notabili di Lho che iniziano la processione. Nei momenti meno importanti o di pausa si approfitterà per fare delle escursioni nella zona all’intorno, dove vi sono diversi luoghi che meritano una visita.
10°g. 3/5 Lho Manthang e festival del Tiji; escursione a Garphu, Chhoser e Jhong
Oggi è il primo giorno del festival, la giornata forse meno ‘importante’, di cui si seguiranno le parti salienti. Si farà un’escursione a nord di Lho Manthang per visitare il villaggio di Garphu, dove si trova un piccolo Gompa, e il monastero di Chhoser, abbarbicato su una rupe. Si arriva quindi alle grotte di Jhong, ben incastonate in di una parete di roccia colorata, dove è possibile entrare; servivano da rifugio alla popolazione della valle in caso di incursioni ostili ed erano anche usate dagli eremiti.
11°g. 4/5 Lho Manthang e festival del Tiji; escursione a Namgyal, Thingar e Serkang
Si seguono le attività del festival e nel corso della giornata ci si reca ai siti situati nei pressi di Lho Manthang, con il vicino monastero di Namgyal, le rovine dello Dzong di Thingar e Serkang, un luogo di ritiro dove si trovano anche diversi antichi Chorten.
12°g. 5/5 Lho Manthang e festival del Tiji; rientro fino Ghami o Shyammochen
Si assiste alla fase conclusiva del festival. Si inizia quindi il percorso di rientro arrivando oggi fino a Ghami o a Shyammochen, in funzione dell’orario di partenza e delle condizioni del percorso; si alloggia in una locanda.
13°g. 6/5 Ghami o Shyammochen – Jomoson
Si continua ripercorrendo la medesima strada, ora in direzione sud, godendo degli stupendi panorami e incontrando i diversi villaggi. Da Kagbeni si prosegue direttamente per Jomoson, seguendo il corso del Kali Gandaki. La tappa richiede da 6 a 7 ore; si alloggia in una locanda.
14°g. 7/5 Jomoson – Pokhara – Katmandu
Partenza in volo per Pokhara nelle prime ore del mattino; la panoramicissima rotta contorna le falde del Daulagiri e dell’Annapurna. Con un secondo volo di raggiunge quindi Katmandu; sistemazione presso il medesimo hotel e pomeriggio libero.
15°g. 8/5 Katmandu e volo di rientro
Tempo libero fino a quando ci si reca all’aeroporto per l’imbarco sul volo internazionale. In funzione del volo di rientro utilizzato Amitaba predisporrà gli eventuali servizi aggiuntivi richiesti sia a Katmandu che a Delhi per chi transitasse dall’India.
16°g. Lunedì 9 maggio, arrivo a destinazione
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Chorten a Tangbe
L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.
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