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Myanmar


Conoscere la Birmania

Estensione: meditazione Anapanna


Bagan

Monte Popa

Lago di Inle, ragazza Kayan

Yangon, orchidea

Bagan, Zigon Zedi dal fiume

PARTENZA
29/10/2017
RITORNO
12/11/2017
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
2a ESTENSIONE
DURATA
15 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Il viaggio porta nei siti artistici e storici principali, include la visita di aree naturali molto belle e consente l’incontro con le diverse sfaccettature della cultura di Myanmar avvicinando sia l’anima buddista che il forte animismo che pervade la cultura, spesso tribale, della gente. È un percorso che nasce da molti anni di appassionata ricerca ed amore per questo Paese, per condividere quanto di meglio possa incontrare qui un viaggiatore intelligente.

Al termine del programma vi è la possibilità di un’estensione per sperimentare un’esperienza di pratica meditativa (vedi paragrafo “Meditazione in Birmania“) condotta da monaci birmani nel centro Chanmyay Yeiktha a Hmawbi, situato a circa 45 km da Yangon, accogliente ed immerso in un ampio spazio naturale in una tranquilla zona rurale. La durata dell’estensione dipende da una scelta individuale: si consigliano minimo 3 giorni.

Se incontri qualcuno senza un sorriso, regalagliene uno dei tuoi.
  • Yangon
  • Kyaiktiyo (Golden Rock)
  • Bago
  • Heho
  • Pindaya
  • Shwe Yan Pyae
  • Nyaung Shwe
  • Lago di Inle
  • Phaungdaw Oo
  • Nga Phe Kyaung
  • Indein
  • Sanghar
  • Mandalay
  • Ava
  • Amarapura
  • Mingun
  • Shwe Kyaung
  • Khutodaw Pagoda
  • Mandalay Hill
  • Monywa
  • Grotte di Powintaung
  • Pakokku
  • Bagan
  • Monte Popa

 Presentazione del viaggio


L’itinerario inizia con la visita della grande pagoda di Shwedagon, centro spirituale della Birmania; quindi da Yangon con una bella escursione di due giorni si visitano l’antica città di Bago e Kyaiktiyo, una delle mete di pellegrinaggio più care ai birmani, dove un gigantesco masso ricoperto di foglie d’oro e circondato dai templi è inspiegabilmente posto in bilico sulla cima di un panoramico monte. Si lascia la ex capitale in volo per Heho, raggiungendo le falesie delle “grotte dei mille Buddha”di Pindaya e da qui si prosegue per Inle, considerato il luogo più pittoresco, dove, con un percorso molto ricco, si esplora la regione del lago con gli orti galleggianti e i villaggi su palafitta includendo Indein ed arrivando con le piroghe fino al lago di Moe Byae dove è ubicata l’antica Sanghar. Completate le esplorazioni a Inle ci si sposta in volo a Mandalay per immergersi nelle visite dei siti di questa antica capitale e di Ava e Mingun, ricchissimi di storia; in queste regioni vivono la maggior parte dei monaci birmani e si trovano templi costruiti in legno di tek. Da Mandalay ci si sposta a Monywa sul fiume Chinwin, nei cui pressi si trovano le  grotte di Powintaung dove tra gli innumerevoli templi rupestri sono custodite 400.000 statue e preziosi affreschi. Si prosegue sempre con un mezzo privato per Pakokku arrivando a Bagan, dove sorgono centinaia di pagode immerse nella bella natura di una grande ansa del fiume Irrawaddy; un luogo ritenuto tra i siti archeologici più affascinanti al mondo. Tenendo Bagan come base si effettua un’escursione a Monte Popa, “l’Olimpo Birmano”, un sito di straordinario interesse cuore del culto animista dei Nat, cogliendo l’opportunità per visitare anche il villaggio di Set Set Yo, Si torna quindi a Yangon per il volo di rientro. Per una descrizione più dettagliata delle singole tappe si consulti il “Programma del viaggio”.

NOTA TECNICA

Il viaggio si svolge nella stagione secca con valori stagionali che indicano temperature tra i 22 e i 32°C. Le sistemazioni sono comode e pulite, la più semplice ma adeguata sarà a Kyaiktiyo  che non è un luogo turistico; i trasporti si effettuano con mezzi privati, tranne nei pochi tratti dove è obbligatorio l’utilizzo di mezzi locali. Il cibo – incluso nel prezzo del viaggio – è molto vario; solitamente si consumano i pranzi nei pittoreschi ristorantini locali e la sera si cena o in hotel o in ristoranti tipici. In sintesi, è un viaggio molto ricco di contenuto ma che non richiede particolare spirito di adattamento.

MEDITAZIONE IN BIRMANIA

La pratica meditativa è parte integrante della cultura birmana dove per molti è normale fare ritiri di meditazione in diversi momenti della vita; a volte nel corso di questi i partecipanti prendono anche i voti monastici, limitatamente alla durata dell’esperienza, per poi tornare alla normale vita quotidiana e di famiglia. Vi sono diversi centri dove i laici sono ammessi e le tecniche insegnate sono rigorose, sperimentate ormai da secoli. Nei centri da noi identificati si usufruisce di istruttori che sono monaci esperti, persone che dedicano la vita a queste pratiche, ma i contenuti non richiedono l’adesione al contesto religioso buddista e sono focalizzati sull’acquisizione di metodi che consentano la consapevolezza e il controllo dei flussi di pensiero, con lo scopo di portare le persone a familiarizzarsi con metodi che possono poi essere di aiuto nella vita.

Dove – Alcuni centri sono accessibili agli stranieri; tra questi uno dei migliori, che abbiamo scelto per chi è interessato a questa esperienza, è il Chanmyay Yeiktha, che ha recentemente aperto una nuova sede a Hmawbi, a circa 45 km da Yangon. Questa luogo è particolarmente adatto in quanto ubicato in una zona rurale tranquilla e dispone di ampi spazi e giardini che si estendono su 10 ettari e dove vi sono alberi di alto fusto, con anche delle piattaforme coperte poste tra gli alberi per la pratica solitaria, immerse nella natura in un contesto molto gradevole. Può essere accolto un numero massimo di pochi stranieri, che vengono seguiti da monaci o monache che parlano la lingua inglese. Vi sono alloggi separati per uomini e donne.

La pratica – Per i principianti l’attività si basa sull’Anapanna, ovvero un approccio che porta a rafforzare la capacità concentrativa e di consapevolezza che pone grande enfasi all’attenzione sul respiro, in modo simile al Vipassana, ma senza estendersi eccessivamente agli aspetti contemplativi tipici di quest’ultimo. Non vi è una scaletta di orari prefissata perché gli insegnanti determinano cosa fare in funzione dell’esperienza della persona; ma è un impegno molto serio: viene sempre utilizzata l’intera giornata fin dalle prime ore del mattino, si parla pochissimo, ogni attività è svolta con calma e presenza mentale, si consumano solo due pasti e la sera si beve solo un succo. In sintesi, è un’esperienza molto bella, ma intensa e forte, che necessita di una corrispondente motivazione.

Durata – Non vi è una durata prefissata, si può scegliere quanto fermarsi ma è necessario chiedere una conferma prima di arrivare lì per una verifica della disponibilità. Si consiglia si restare per almeno tre giorni onde poter sperimentare le istruzioni in modo adeguato.

Costo – La serietà dell’organizzazione si misura anche dal … costo: si segue il tutto a fronte di un’offerta libera, non vi è un “costo” fissato perché nella tradizione l’insegnamento della meditazione non ha prezzo, in quanto ha un valore che trascende la sfera materiale e non può, ne deve, essere venduto. Il costo del trasferimento di andata e ritorno da Yangon al centro Chanmyay Yeiktha è di € 120 per un veicolo che porta due persone più il bagaglio.

ALCUNE NOTE GENERALI SULLA BIRMANIA, “UNIONE DI MYANMAR”

L’Unione di Myanmar (nome ufficiale della Birmania dal 1988) si estende per oltre 2.000 km dall’istmo di Kra nella penisola di Malacca sino alla regione himalaiana, dove si trova la montagna più alta del Paese, il Hkakabo Razi di c.a. 5900 mt. Il clima è principalmente monsonico con precipitazioni consistenti soprattutto nelle parti vicine alla costa; le piogge iniziano in maggio e durano fino a settembre con il periodo premonsonico particolarmente caldo.
I birmani sono circa 46 milioni. La gran parte della popolazione (70%) vive nelle pianure centrali, dal golfo di Martaban sino a Mandalay; il resto del Paese è generalmente poco popolato, con densità tra i 5 e 25 abitanti per chilometro quadrato. Tre quarti della popolazione vive in aree rurali; la città principale è Yangon (il cui precedente nome era Rangoon) dove vivono circa 4 milioni di abitanti; altre città importanti sono Mandalay (circa 800.000 ab.), Pathein, Mawlamyine, Taunggyi e Sittwe, ciascuna con 2-300.000 abitanti. Nel mosaico delle oltre 40 etnie che formano la popolazione del Paese il gruppo principale è il Birmano, originario del Tibet, stabilitosi nella regione tra l’VIII e il X secolo. Al medesimo gruppo etnico appartengono anche le popolazioni Rakhine, Chin, Kachin, Lisu, Lahu, Akha ed altre minori. Le principali popolazioni di origine non tibetana sono i Mon-Khmer (nel golfo di Martaban), i Cino-Siamesi (Shan, nel nord e nord est del Paese) e i Karenni (Karen e Khaya, di origine cinese, che abitano lungo il confine orientale tra Birmania e Thailandia).
La lingua ufficiale è il birmano, parlato dal 75% della popolazione, a cui si accompagnano una quarantina di differenti lingue e dialetti; è una lingua di origine indo-ariana che presenta forti analogie con il sanscrito. La scrittura deriva direttamente dal pali, l’antica scrittura indiana, tuttora considerata la lingua letteraria della Birmania.
Il buddismo approdò in questa regione in epoca precristiana tramite i missionari inviati dall’imperatore indiano Ashoka, e si radicò in seguito all’influsso cingalese a partire dal VI secolo. La fede buddista ha costituito il profondo elemento di coesione delle tradizioni e della cultura della gente attraverso tutti gli stravolgimenti subiti da queste terre: la storia della Birmania è costellata di intricate vicissitudini che hanno visto invasioni, insurrezioni, guerre, lotte fratricide e regicidi, sino alla dominazione inglese durata quasi un secolo e terminata con l’indipendenza ottenuta nel 1948. Il buddismo Theravada praticato in Birmania, dove si contano circa 600.000 monaci, ha accolto elementi del buddismo Mahayana, dell’induismo e dell’animismo / spiritismo autoctono, dove i nat, spiriti dei defunti e della natura, svolgono un ruolo basilare. Un famoso proverbio birmano dice: “Adora Buddha, ma temi i nat”. L’influsso induista è forte soprattutto nell’astrologia birmana, che è fondamentale per decidere le date e l’ora di tutti gli avvenimenti importanti della vita.
La Birmania è costellata da un’infinità di pagode erette nel corso dei secoli da generazioni di fedeli, ma quel che resta maggiormente impresso a chi visita questo meraviglioso Paese è il sorriso e la cordialità della gente, che dimostra una sconcertante serenità pur conducendo una vita tutt’oggi irta di difficoltà materiali.

 Programma del viaggio


1°g.    Domenica 29 ottobre, partenza per Myanmar 
Per arrivare a Yangon, la città principale ed ex capitale della Birmania il cui nome coloniale era Rangoon, ci sono diverse opzioni di volo e Amitaba può prenotare quella preferita dal viaggiatore. Il volo suggerito, che fa da riferimento per i servizi del viaggio, è quello della Etihad che offre diverse possibili partenze dall’Italia; da Milano Malpensa alle 10.05 con arrivo Ad Abu Dhabi alle 19.20, da Roma Fiumicino alle 10.40 con arrivo alle 19.30. Si riparte da qui per Bangkok alle 21.30.

2°g.    30/10 Arrivo a Yangon
Arrivo a Bangkok alle 6.55; si riparte alle 8.45 con il volo in connessione (si fa un unico check in del bagaglio alla partenza) della Bangkok Airways con arrivo a Yangon alle 9.40, dove è in attesa dei partecipanti la guida locale birmana che parla la lingua italiana e che seguirà l’intero viaggio. Si alloggia presso l’hotel Jasmine Palace o simile. Dopo un breve relax si inizia con un giro della città di Yangon con i tanti edifici in stile coloniale e si visitano l’antica pagoda di Sule, il Monument Park, la chiesa di Emanuele e ci si reca al piccolo mercato locale della verdura completando con il classico Strand Hotel. Completa la giornata la visita della pagoda di Shwedagon, immortale centro spirituale della Birmania dove numerosi devoti eseguono le proprie preghiere, con la grande costruzione centrale alta 98 metri circondata da una profusione di templi minori che, anche se realizzati in diversi stili, creano un insieme sorprendentemente armonico. Si cena in un ristorante tipico.

3°g.    31/10 Yangon – Kyaiktiyo (Golden Rock)
Si parte per il villaggio di Kyaiktiyo, che dista circa 190 km, un bel viaggio attraverso campagne e piantagioni di gomma, che conduce in zone sempre più selvagge. Giunti nei pressi di Kyaiktiyo si entra in un territorio dove non transitano i veicoli privati e, lasciato il proprio mezzo, si percorre con un trasporto locale una stradina che porta tra i monti in uno dei luoghi più sacri della Birmania: un grande masso sovrastato da uno Stupa in bilico sulla cima di un monte, entrambi ricoperti di foglie d’oro. È un luogo di grande bellezza anche naturale, dove i pellegrini birmani salgono il sentiero che conduce allo Stupa con circa un’ora di cammino, alcuni seduti su comode portantine (per chi volesse è possibile noleggiarne una). Lungo il percorso e sulla cima del monte si trovano negozietti che propongono erbe medicinali, artigianato e una miriade di banchetti dove è possibile sostare per mangiare e ristorarsi. Si alloggia presso l’hotel Yoe Yoe Lay o simile; si pranza in un ristorante tipico e la cena è in hotel.

4°g.    1/11 Kyaiktiyo – Bago – Yangon
Rientrando a Yangon ci si reca a visitare l’antica città di Bago, dove si trovano la pagoda di Shwemawdaw, che è la più alta della Birmania (114 metri) e che contiene delle reliquie del Buddha, la statua del Buddha reclinato di Shwethalyaung e il palazzo di Kanbawzathadi. Tempo permettendo, si sosterà poi al cimitero di guerra di Htauk Kyant, dove giacciono i resti di 27.000 soldati delle truppe alleate caduti durante il secondo conflitto mondiale. A Yangon si alloggia presso il medesimo hotel; pranzo e cena presso ristornati tipici.

5°g.    2/11 Yangon – Heho – Pindaya – Lago di Inle
Si parte in volo per Heho alle 8.00 con arrivo alle 9.40 (orario da confermare), una località situata circa 600 km più a nord nella regione centrale del Paese. Dall’aeroporto ci si reca a Pindaya (60 km, circa un’ora e mezza di guida), una graziosa cittadina dello stato di Shan con un laghetto su cui si affacciano le falesie dove si nascondono le “grotte dei mille Buddha”. Nella grotta principale nel corso dei secoli sono state poste oltre 8000 statue del Buddha. Dopo la visita si torna verso Heho e si prosegue per altri 30 km circa fino al villaggio di Nyaung Shwe, sulle rive del lago Inle; arrivando, si sosta per una visita del monastero di Shwe Yan Pyae, realizzato in tipico stile Shan con il legno di tek, dove studiano dei piccoli monaci. Si lascia il paese in barca navigando lungo il canale che immette sul lago di Inle, iniziando l’esplorazione di questo luogo incantato: lungo 22 chilometri e largo 11, adagiato a 800 mt di altitudine, è una perla di bellezza naturale dove i pescatori utilizzano con grande maestria le caratteristiche reti coniche di bambù in equilibrio su una sola gamba, una pesca unica che per il visitatore è un intrattenimento sorprendente. Si approda all’hotel Golden Cottage Island o simile.

6°g.    3/11 Lago di Inle, Indein   Si esplora con la barca il lago, dove si trovano 17 villaggi e molti templi costruiti su palafitte. L’industriosa gente che vi abita ha creato dei giardini galleggianti per poter coltivare e ha sviluppato molte particolari forme di artigianato, compresa una filatura eseguita con i gambi dei fiori di loto; la visita delle botteghe di produzione è molto interessante e spesso si incontrano le “donne giraffa”, giunte fin qui di fatto per farsi fotografare in cambio di piccole mance, un effetto questo dell’arrivo del turismo ma che a loro sembra gradito. Si vedono anche interessanti pagode; tra queste, Phaungdaw Oo è il tempio più importante; molto conosciuto è anche il monastero di Nga Phe Kyaung costruito in tek con molti pilastri decorati, dove si trovano statue di ottima fattura e i monaci fanno esibire dei gatti che saltano. Navigando lungo i canali che si diramano dal bordo del lago ci si reca al villaggio di Indein per raggiungere uno dei siti più interessanti, una miriade di pagode che sorge dalla giungla in cima ad un colle. Si accede risalendo un sentiero interamente coperto da una tettoia di legno sotto cui sostano genti appartenenti a diverse etnie vendendo prodotti locali molto particolari.

7°g.    4/11 Lago di Inle, Sanghar
Si parte in barca dall’hotel per il villaggio di Sanghar, un luogo che nel XVIII secolo era una delle città principali della regione di Shan; dista circa 40 km, una navigazione interessantissima di circa 3 ore attraverso il magnifico ambiente naturale della regione, impreziosito dalle case dei pescatori e dai monasteri costruiti su palafitte. Si attraversa il lago di Inle fino alla sponda meridionale da dove si seguono corsi d’acqua che attraversano diversi villaggi etnici arrivando al lago di Moe Byae, che fu formato in antichità con la costruzione di una diga, sulla cui sponda orientale si trova Sanghar; qui, ed anche in altri punti, si vedono diversi gruppi di stupa in stile shan. Si pranza nel villaggio di Thar Khaung, si sosta a Naung Bo, dove viene prodotto un particolare tipo di vasellame realizzato con più strati, e si vedrà anche una distilleria locale di liquore di riso. Si rientra quindi in hotel, sempre in barca.

8°g.    5/11 Lago di Inle – Heho – Mandalay  – Ava
Si parte presto con la barca arrivando sulla sponda settentrionale del lago a Nyaung Shwe e con un pulmino privato si prosegue per l’aeroporto di Heho dove il volo per Madalay, che è situata circa 200 km più a nord, parte alle 9.25 con arrivo alle 10.00 (orari da confermare). Questa città, il centro più importante dopo Yangon, è considerata la capitale culturale e religiosa dello stato: vi risiede oltre la metà dei monaci birmani. Già capitale del regno birmano settentrionale, il re Mingon vi eresse nel 1856 una suntuosa fortezza di cui resta l’imponente cinta muraria, lunga 8 km e alta 8 metri, circondata da un fossato di 70 metri di ampiezza. Dall’aeroporto ci si reca direttamente ad Ava (o Inwa), che fu la capitale delle Birmania per circa 400 anni e di cui restano alcuni siti interessanti immersi in un bell’ambiente rurale; la si percorre piacevolmente utilizzando calessi trainati dai cavalli. Si vedono tre monasteri, tra cui il più celebre è il Bagayar Kyaung, interamente costruito con il legno di tek con 267 pilastri di legno, ma sono molto belli anche lo Yadanar Simi Temple e il Mae Nu Brick. Dopo pranzo si visita il tempio di Mahamuni, il principale luogo di culto di Mandalay che contiene una veneratissima statua del Buddha ricoperta di foglie d’oro. Ci si reca quindi nei pressi della città ad Amarapura, con una sosta per visitare l’industria della tessitura della seta. Qui si trova il ponte di U Bein che attraversa un tranquillo specchio d’acqua, interamente costruito in legno di tek e lungo circa 1.200 metri; nei pressi vi è il grande monastero di Mahagandayon. Si alloggia presso l’hotel Ayarwaddy River View o simile.

9°g.    6/11 Mandalay
Con una piacevolissima gita in barca sul fiume si raggiunge in circa un’ora l’antico sito di Mingun, dominato dalla mastodontica massa della pagoda incompiuta di Pahtodawgyi, dove è anche custodita un’enorme campana (90 tonnellate!) che si dice essere la più grande al mondo. Rientrati a Mandalay nel pomeriggio si fa tappa al monastero di Shwe Kyaung, adornato di sculture lignee di raffinata esecuzione, ed alla pagoda di Kuthodaw, recentemente assurta a patrimonio dell’umanità, celebre perché vi sono incise su 729 lastre di marmo diverse scritture buddiste e motivo per cui è stata anche nominata il ‘Libro più grande del mondo’. Si procede quindi in automobile per guadagnare la sommità di Mandalay Hill, dai cui 200 metri di altitudine la vista spazia su tutta la città ed i dintorni, un punto stupendo per godersi il tramonto.

10°g.    7/11 Mandalay – Monywa
La cittadina di Monywa dista 112 km verso ovest, un viaggio che richiede circa 3 ore; nei pressi di Mandalay è prevista una sosta per visitare un interessante laboratorio orafo nel villaggio di Ywa Htaung, vicino a Sagaing. A Monywa si trovano diverse pagode e templi, tra cui la Thanboddhay Paya è il sito più interessante da visitare; si alloggia presso l’Hotel Chindwin o simile. Dopo pranzo ci si reca alle grotte di Powintaung, utilizzando per un tratto un mezzo locale: qui nelle falesie si contano 947 grotte scavate nell’arenaria che preservano circa 400.000 statue e innumerevoli affreschi, un’incredibile collezione che gli archeologi considerano la più vasta e ricca esistente al mondo. Dopo la visita si rientra a Monywa seguendo lo stesso percorso.

11°g.    8/11 Monywa – Bagan
Si percorrono 120 km in direzione sud arrivando a Pakokku, dove si può visitare la produzione di bastoncini d’incenso e di giocattoli di carta; si effettua un giro della cittadina utilizzando i tuk tuk. Con circa un’altra ora di guida (40 km) si giunge quindi a Bagan, dove si alloggia presso l’hotel Kaday Aung o simile. Bagan è uno dei siti archeologici più incredibili al mondo, con migliaia di costruzioni di circa 800 anni. L’area è molto estesa, circa 10 chilometri quadrati, ma i templi e pagode principali sono nei pressi della grande ansa del fiume Irrawaddy.

12°g.    9/11 Bagan
Si visitano i siti più interessanti, tra cui la pagoda di Shwezikone, particolarmente sacra; risalente all’undicesimo secolo, presenta un antico stile architettonico in pietre e sabbia. Quindi i templi di  Kyansitthar, famoso per le pitture murali, e di Wetkyiinn Gupyaukgyi con le pareti affrescate nel XIII secolo, Htilo Minlo, egregio esempio di architettura, il celebre tempio di Ananda dai battenti mirabilmente cesellati in legno teak, ed altri. Si visita il villaggio di Phwarsaw e per il tramonto ci si reca ad una panoramica pagoda utilizzando i calessi trainati da cavalli.

13°g.    10/11 Bagan, escursione a Monte Popa e Set Set Yo
Dopo una visita al mercatino di Myinkabar, con circa un’ora e mezza di guida si arriva a Popa. Questo monte di origine vulcanica che domina le pianure è considerato l’Olimpo birmano: si pensa che molti Nat, ovvero gli spiriti dei defunti ed entità, abitino qui. Dalla cima del monte, che si raggiunge con una scalinata di 777 gradini che attraversa molti punti di interesse, si gode di una vista magnifica affacciandosi tra i molti templi bizzarramente decorati. Alla base del monte in un tempio che raccoglie le statue dei 37 principali Nat birmani spesso si svolgono dei pittoreschi rituali condotti dai truccatissimi sacerdoti per evocare e onorare questi spiriti. Dopo la visita si rientra verso Bagan; sul percorso con una deviazione su strada sterrata di circa 40 minuti, che a volte è necessario percorrere utilizzando dei mezzi locali, si raggiunge Set Set Yo, un villaggio dove i giovani sono ancora agghindati con le acconciature tradizionali. Si rientra quindi sulla strada principale e si continua per Bagan, arrivando in tempo per godere del tramonto.

14°g.    11/11 Bagan – Yangon e volo di rientro
Il volo per Yangon, situata circa 600 km più a sud, parte alle 10.55 con arrivo alle 12.15 (orari da confermare). Per chi è giunto con Etihad l’imbarco sul volo della Bangkok Airways per Bangkok è alle 17.25 con arrivo alle 20.10; si esegue qui il check in del bagaglio fino all’Italia. Si parte con Etihad per AbuDhabi alle 20.10.

15°g.    Domenica 12 novembre, arrivo a destinazione
Si arriva ad Abu Dhabi alle 0.05; la partenza da qui per Milano Malpensa è alle 2.50 con arrivo alle 7.00, per Roma Fiumicino alle 2.25 con arrivo alle 6.20.

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Yangon, orchidea
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L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.