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Mongolia


Piste sconosciute dell’ovest

Montagne sacre, aree remote e deserti inaccessibili


Otgontenger

Shank, monaco all’ingresso del tempio

Tugrug donna anziana

Gher nel deserto

Nomade

PARTENZA
7/8/2022
RITORNO
27/8/2022
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
2a ESTENSIONE
DURATA
21 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Piste Sconosciute è il percorso più avvincente e completo che viene proposto in Mongolia, giunto ora alla sua  settima edizione. Il tour nasce dalle approfondite ricerche di Alfredo Savino, che lo guida. I punti di estremo interesse sono moltissimi, come si legge nel programma dettagliato, tra cui l’esplorazione di una delle aree più remote ed inabitate della Mongolia, l’area protetta di “Gobi A” nella parte più meridionale della regione del Gobi Altai, al confine con la Cina.

La distanza tra cielo e terra non è più di un pensiero.
  • Capitale
  • Arvaikher
  • Lago Orog Nuur
  • Ikh Bogd Uul
  • Bayangovi – Bichigt Khad
  • Khermen Tsav – Zulganai
  • Oasi di Ekhiin Gol
  • Area protetta “Gobi A”
  • Nogoon tsav
  • Eej Khairkhan
  • Tainngin Nuruu
  • Altai
  • Uliastai
  • Montagna di Otgontenger
  • Lago Tsagaan Nuur
  • Terme di Tsenkher
  • Kharkhorin
  • Monastero di Shankh

 Presentazione del viaggio


L’itinerario segue un grande anello che partendo da Ulaanbataar in direzione sud ovest porta al monte sacro Ikh Bogd Uul, alle formazioni sciamaniche del Tsagaan Bulag ed al canyon di Bichigt Khad, ricco di particolari petroglifi con i graffiti, raggiungendo la parte più profonda del vasto Gobi. In queste remote regioni, dove è raro incontrare altri visitatori, si trovano due delle perle più preziose della Mongolia: il mitico monte Eej Khairkhan, il cui sacro nome per rispetto non viene neppure pronunciato dai mongoli, ed il canyon di Khermen Tsav, una vera miniera di fossili di dinosauro, luogo dalla bellezza primordiale con un’incredibile cromaticità delle rocce, tra i più belli del Paese. In questa regione si vedono le oasi di Ekhiin Gol, nel punto più meridionale dell’itinerario, e di Zulganai. Dopo l’esplorazione dell’area protetta di Gobi A ci si sposta verso nord arrivando al Parco Nazionale dell’Otgontenger, un monte ornato di nevi perenni e considerato di estrema sacralità, che viene paragonato da alcuni, per via della forma, al monte Kailash. Proseguendo, si raggiunge verso nord est il lago di Tsagaan con il vulcano Khorgo e, lungo il tratto di rientro verso Ulaanbataar, si vede l’antica capitale di Gengis Khan, Kharkorin, con il monastero di Erdenee Zuu, e si vive un’esperienza unica in Mongolia soggiornando a Shank, uno dei più antichi monasteri buddisti.

È un percorso che attraversa i molteplici ambienti naturali della Mongolia per circa 4000 chilometri. Sono previste delle escursioni a piedi che seguono sentieri non impegnativi della durata massima di una giornata.

ORGANIZZAZIONE DI AMITABA IN MONGOLIA

I viaggi di Amitaba in Mongolia dal 2010 vengono organizzati con la cooperativa Sain Sanaa (il cui nome in mongolo significa ‘buona idea’) che è stata fondata con il nostro supporto aggregando un gruppo di persone mongole guidate da Alfredo Savino, con l’obbiettivo di curare attentamente la qualità dei servizi offerti. Ogni socio mette a disposizione le proprie conoscenze ed abilità iniziando dal tracciare itinerari che consentano ai viaggiatori di entrare in contatto con la Mongolia più vera, e, ovunque opportuno, si estendono al di fuori dai circuiti turistici. Le finalità della cooperativa sono in sintesi le seguenti: ridistribuire gli utili ricavati dai viaggi ugualmente fra i soci (siano essi guide, autisti o cuochi, stranieri o mongoli); non portare fuori dal Paese i ricavati del turismo; pagare i non soci locali che collaborano alla realizzazione dei viaggi in modo equo; favorire le piccole realtà imprenditoriali locali; cogliere l’opportunità del soggiorno di ospiti stranieri in Mongolia per generare un mezzo concreto d’aiuto; favorire progetti d’aiuto, destinando alle iniziative di sostegno una parte dei ricavi della cooperativa; aiutare gli studenti mongoli meritevoli che studiano l’italiano ad avere delle esperienze formative; soggiornare nei monasteri di campagna con lo scopo di fornire un aiuto a queste piccole realtà locali dando nel contempo ai viaggiatori la possibilità di conoscere più approfonditamente un aspetto fondamentale della cultura mongola.

Amitaba in Mongolia è attiva in diverse attività di sostegno, come indicato nel nostro sito

MODALITÀ DEL VIAGGIO

Per l’intero viaggio vengono utilizzati veicoli a quattro ruote motrici, solitamente Uaz, seguendo sia strade che piste tracciate dal passaggio di altri veicoli; i tratti asfaltati sono nei pressi della capitale e lungo alcune arterie stradali principali. Le Uaz russe sono i mezzi più idonei per la Mongolia: sono il tipo di veicolo più diffuso e ogni eventuale problema tecnico può essere facilmente risolto pressocchè ovunque, sono molto solide e comunque comode. La velocità sugli sterrati è comunque abbastanza buona, si tengono medie di circa 50 km/h con alcuni tratti anche più veloci e parti dove l’irregolarità del terreno rende la marcia lenta. Il percorso complessivo previsto è di circa 4000 chilometri.
Fuori da Ulaanbaatar, dove si alloggia per tre notti in hotel a tre stelle, si pernotta per 7 notti in tenda (prima 1 e poi 6 consecutive), una al monastero di Shank, 4 in alberghetti locali, puliti ma che ricordano a volte i tempi dell’occupazione sovietica e dove una pecca può essere a volte la poca funzionalità degli impianti idrici, e per 4 notti nelle gher: le tipiche tende mongole che si trovano predisposte in campi fissi, forniti di letti con lenzuola e asciugamani. In questi campi si trovano sempre i servizi e docce con acqua calda, la cucina proposta è semplice ma sostanziosa e anche vegetariana. I campi mobili vengono allestiti con tende di tipo europeo a due posti e si dispone di una tenda comune dove mangiare; cucina e allestimento delle parti comuni sono curati dal nostro personale mentre le tende individuali vengono montate dai partecipanti, se necessario con l’aiuto degli assistenti. Viene fornita tutta l’attrezzatura necessaria dall’organizzazione, ad eccezione del sacco a pelo e del cuscino. Si segnala che i servizi igienici a Shank sono rudimentali, come lo erano nelle vecchie campagne italiane.

Un viaggio in Mongolia richiede quindi un certo spirito d’avventura: per chi ama viaggiare ed è disposto ad affrontare qualche disagio, attraversare la Mongolia è una grandiosa esperienza d’incontro con una popolazione cordiale e ospitale e di totale immersione in un ambiente naturale stupendo.

CLIMA E ATTREZZATURA

Il clima in agosto è mediamente piuttosto secco, le temperature previste sono tra i 15 e i 30 gradi, con possibili punte minime notturne di 5 gradi. E’ necessario disporre di un sacco a pelo che abbia un gradiente di minimo termico di zero gradi; Alfredo Savino può procurarlo sia a noleggio (€ 25), fornendo anche un sacco lenzuolo da utilizzare all’interno dello stesso, che acquistandolo a € 50. Prevedere un abbigliamento che possa essere resistente ad acqua e vento, scarponcini tipo trekking leggeri possibilmente con l’interno in goretex, portare creme protettive per il sole e occhiali. Per le escursioni a piedi è utile avere un proprio zaino con cui portare l’occorrente per la giornata. Si tenga presente che lungo il percorso non ci sono lavanderie.

ALCUNI CENNI GENERALI E STORICI

(Per maggiori dettagli, si veda anche la sezione “Mongolia” in “Paesi e tradizioni” del sito di Amitaba)
La Mongolia è vasta quasi cinque volte l’Italia e la maggior parte del territorio è situata a quote piuttosto elevate, con un’altezza media di circa 1600 metri e poche aree coltivabili. La popolazione di circa 2,4 milioni si disperde con una densità di solo 1,3 abitanti per chilometro quadrato; la matrice culturale dei mongoli è tipicamente nomadica e nei contenuti abbina tratti di sciamanesimo alla sofisticazione del buddismo tibetano. L’ambiente naturale presenta quattro aree principali: a nord il territorio della taiga, dei grandi laghi e delle foreste di conifere, a ovest i monti dell’Altai, dal centro ad est le steppe e la regione degli altopiani, mentre il sud è il regno del deserto del Gobi.
Le origini della Mongolia secondo le fonti storiche si individuano nella presenza di tribù di stirpe unna a partire dal V secolo e di stirpe turca dal VII secolo. Nel XII secolo la figura mitica di Gengis Khan porta all’unificazione territoriale e sono di questo periodo le più antiche testimonianze documentate. La massima espansione dell’impero mongolo giunse al Mar Giallo ad est ed alla piana del Danubio ad ovest, grazie alla capacità combattiva degli indomabili guerrieri nomadi mongoli, abilissimi cavalieri che seppero adottare strategie razionali ed equipaggiamenti efficienti.
L’occupazione sovietica nel secolo scorso è stata devastante, sia per il tentativo di rendere sedentaria una popolazione storicamente nomadica, sia per la furibonda repressione culturale: al tempo dell’instaurazione del regime sovietico nel 1921 circa 100.000 monaci vivevano in 700 monasteri, ma nei decenni successivi le cerimonie furono dichiarate fuorilegge ed i luoghi di culto furono inizialmente chiusi e poi quasi tutti distrutti. Furono risparmiati solo alcuni dei monasteri principali ed oggi in tutta la Mongolia se ne contano solo una ventina. La libertà di culto è stata reintrodotta solo dal 1990 e da allora l’antico legame con il buddismo tibetano si va rinsaldando; sono attivi anche missionari cristiani appartenenti in maggioranza a chiese minori nordamericane a caccia di conversioni.
Oggi la Mongolia è indipendente ed è ricca di risorse naturali, il cui sfruttamento rischia ora di stravolgere l’ambiente naturale e il tessuto sociale. Al di fuori della capitale si trovano pochi insediamenti urbani, fondati durante l’impero sovietico del dopoguerra per motivi industriali e produttivi, dove si trovano strutture educative e sanitarie. Il sostentamento della popolazione nomadica è costituito dall’allevamento di animali quali cammelli, yak, cavalli, pecore e capre; la maggioranza dei nomadi vive nelle gher, le tipiche tende mongole.

 Programma del viaggio


Si ricorda che l’itinerario e le sistemazioni previste possono subire modifiche dovute a fattori naturali e climatici

1°g. Domenica 7 agosto, partenza per la Mongolia
Per raggiungere Ulaanbaatar, capitale della Mongolia, ci sono diverse possibilità di volo e Amitaba può prenotare i voli preferiti dal viaggiatore. Le compagnie aeree più comunemente utilizzate sono la Turkish Airlines e la Miat; Aeroflot, a seguito delle vicissitudini in Ucraina, al momento della redazione non è più utilizzabile. La maggior parte dei voli prevede l’arrivo nel giorno successivo a quello della partenza. Per ogni richiesta e chiarimento contattare Amitaba.

2°g.  8/8 Arrivo a Ulaanbaatar
Arrivo a Ulaanbaatar, trasferimento e sistemazione in centro città presso l’hotel Sant Asar (3*) o simile. Incontro con la guida e presentazione del programma di viaggio. Visita del monastero di Gandan, il principale monastero della Mongolia costruito circa 300 anni fa, ascesa alla collina Zaisan alla cui base si trova una enorme statua di Buddha, da dove si gode un bellissimo panorama sulla città e delle colline circostanti, e visita del Museo di Bogd Khan, il palazzo invernale dell’ultimo imperatore-lama.

3°g.  9/8 Ulaanbaatar – Arvaikher
Al mattino si parte presto in direzione sud ovest seguendo una comoda strada asfaltata fino al capoluogo della regione dell’Ovorkhagai, Arvakhaier. Lungo il percorso si sosta alle pendici del monte Khogno Khaan (1967 mt) dove si trova il monastero Erdene Khamba, che dal 1992 ha trovato nuova vita dopo l’abbandono seguito alla distruzione avvenuta negli anni trenta. Sistemazione presso un hotel locale, il Time o simile; la tappa è di circa 430 km.

4°g.  10/8 Arvaikheer – Lago Orog Nuur
Si prosegue il viaggio verso l’Orog Nuur, un lago della Mongolia centro-meridionale che si trova a un’altitudine di 1.216 mt; è situato in una valle a nord del massiccio dell’Ikh Bogd Uul, che fa parte degli Altai, ed ha una superficie di 130 kmq e una profondità massima di 4,5 mt. E’ alimentato dall’abbondante afflusso d’acqua dolce del fiume Tujn e grazi e a questo sta perdendo l’originaria salinità. Si posiziona il primo campo tendato nelle vicinanze; la tappa è di circa 320 km.

5°g.  11/8 Lago Orog Nuur – Ikh Bogd Uul – Bayangovi
Oggi si attraversa il massiccio dell’Ikh Bogd Uul, il cui nome significa ”Grande Santo”, un monte che si erge sulla pianura arrivando ad una altezza di 3957 mt, la cui cima viene chiamata la “Torre di guardia del deserto”, perché da qui lo sguardo spazia per diverse centinaia di chilometri in tutte le direzioni. Questa zona remota e selvaggia ha poca vegetazione ma ospita una vasta gamma di fauna selvatica e si possono individuare anche le impronte dei leopardi delle nevi. La traversata del monte sacro si effettua con i nostri automezzi, a cui si aggiungono alcuni tratti che potrebbero essere percorsi a piedi per completare al meglio l’esplorazione. Si scende lungo il versante occidentale per raggiungere il paese di Bayangovi, dove si alloggia presso il campo gher Goviin Temee o simile; la tappa è di circa 130 km.

6°g.  12/8 Bayangovi, escursione a Tsagaan Bulag e Bichigt Khad
Giornata dedicata all’esplorazione della regione. Si inizia con la visita di Tsagaan Bulag, una formazione rocciosa che per i mongoli ha origini magiche e alle cui sorgenti si abbeverano molti animali domestici e selvatici. Proseguendo verso meridione per altri 70 km si arriva a Bichigt Khad, un canyon ricco di particolari petroglifi risalenti a tremila anni fa. Da qui si rientra poi al campo gher; il percorso è di circa 140 km.

7°g.  13/8 Bayangovi – Oasi di Zulganai – Khermen Tsav
Oltre Bayangovi si entra nel vero deserto del Gobi arrivando all’oasi di Zulganai, attraversata dal piccolo omonimo fiume che nasce negli Altai e si estingue nel deserto. Qui la natura è incontaminata; il tappeto verde di erba e arbusti che la compone si pone in netto contrasto con le sterili colline sullo sfondo di questa tipica oasi del Gobi, dove vive una comunità di bovini “fantasma” (… vi sono le loro tracce, ma si vedono raramente). Proseguendo per un paio di ore si raggiunge Khermen Tsav, un luogo tra i più belli ed inaccessibili della Mongolia, ma anche tra i più remoti, che da solo vale un viaggio. Si trascorre il resto della giornata esplorando quest’area incredibile, un labirinto primordiale dove affiora una profusione di ossa dei giganti del passato, immersi in una natura che evoca il senso della creazione e dove la mente si perde nella spettacolare cromaticità delle falesie. Il punto focale è un canyon lungo all’incirca 15 km. Pernottamento in tenda; la tappa è di circa 280 km.

8°g.  14/8 Khermen Tsav – Oasi di Ekhiin Gol
In mattinata si parte in direzione ovest verso l’oasi di Ekhiin gol, un luogo isolato che è un incredibile risultato della caparbietà umana, dove una piccola comunità di contadini produce un incredibile varietà di ortaggi; ebbe origine nel XIX secolo come terra di produzione dell’oppio ad opera di cinesi del Gansu, che furono poi sterminati per mano di un monaco guerriero. Pernottamento in tenda; la tappa è di circa 180 km.

9°g.  15/8 Oasi di Elkhiin Gol – Area strettamente protetta “Gobi A”
L’area di “Gobi A” si estende per 5.311.730 ettari lungo il confine sud occidentale della Mongolia, a ridosso della Cina; dal 1975 è stata dichiarata protetta ed accessibile solo con speciali permessi. Questa zona, fra le più remote ed inaccessibili del Paese, non è antropizzata ed è caratterizzata da un territorio desertico montuoso punteggiato da oasi, e offre rifugio ad un’incredibile avifauna asiatica. Per poter vedere le molte specie animali che si sono rifugiate qui, quali l’ermione, l’asino selvatico, il cammello selvatico bactriano, le gazzelle dalla coda nera, l’antilope saiga ed altre ancora, si pernotta al suo interno una notte in completa autonomia, alla ricerca di questi animali. Pernottamento in tenda, la tappa è di circa 160 km.

10°g.  16/8 Area strettamente protetta Gobi A – Nogoon Tsav
Si lascia Gobi A in direzione delle falesie di Nogoon Tsav, chiamati dalla popolazione locale “I letti”, una formazione geologica sedimentaria nella quale predomina il colore verde che si formò nel tardo Cretaceo, dove sono stati ritrovati resti molti fossili di dinosauri. Pernottamento in tenda; la tappa è di circa 240 km.

11°g.  17/8 Nogoon Tsav – Eej Khairkhan Uul
Si prosegue verso nord ovest fino ad arrivare al mitico monte di Eej Khairkhan, uno dei luoghi più sacri ai mongoli, che per sommo rispetto evitano addirittura di pronunciarne il nome: è un equivalente di Uluru (Ayers Rock) in Australia. Venerata già prima dell’arrivo del buddismo, di forma tondeggiante, questa grande montagna di granito che sorge improvvisamente da un mare di sabbia è stata dichiarata monumento nazionale nel 1992. Ai sui piedi si trovano vasche naturali e rocce dalle particolari figure create dal vento. Pernottamento in tenda, la tappa è di circa 330 km.

12°g.  18/8 Eej Khairkhan – Tainngin Nuruu
La meta di oggi è la zona dei Tainngin Nuruu, una propaggine dei monti Altai, che si attraversa; i paesaggi ed i colori cambiano costantemente ed il deserto si trasforma gradatamente in steppa. Pernottamento in tenda; la tappa è di circa 100 km.

13°g.  19/8  Tainngin Nuruu – Altai
Oggi si arriva al capoluogo della regione del Gov Altai, dove il tratto finale della catena montuosa degli Altai incontra il deserto, creando uno spettacolo insolito; pernottamento presso l’hotel Tulga Altai, la tappa è di circa 180 km.

14°g.  20/8 Altai – Uliastai
Si raggiunge Uliastai, uno dei capoluoghi di Aimag (regione) più isolati del paese, circondato dalle montagne, che fu la sede di una guarnigione militare mancese nel XVIII secolo. Pernottamento presso l’hotel Uliastai; la  tappa è di circa 200 km.

15°g.  21/8 Uliastai: escursione al Parco di Otgontenger
Escursione al parco nazionale del sacro monte Otgontenger, che troneggia con i suoi 3900 metri e sulla cui vetta regna la neve perenne. Arrivati al lago di Khukh si salgono con circa un’ora di passeggiata non impegnativa le due cime del Dayan Uul, sovrastate da stupende formazioni di roccia che sono considerate sacre e venerate dai mongoli; da qui si può ammirare il sacro monte Otgontenger nel suo pieno splendore. Ritorno in hotel.

16°g.  22/8 Uliastai – Regione di Zavkhain – Lago Tsagaan Nuur
Si prosegue verso nord est attraverso un ambiente caratterizzato dalle foreste boreali, la strada si dipana tra monti e vallate; dal punto più alto del percorso si gode di un panorama d’inimmaginabile bellezza. Arrivati al lago di Terkhin Tsagaan Nuur, circondato da crateri di vulcani spenti, il più giovane dei quali è il Khorgo, si pernotta in campo gher, il Ikh Khorgo o simile; la tappa è di 380 km.

17°g.  23/8 Lago Tsagaan Nuur
Visita del vulcano Khorgo, dove in pochi minuti di cammino si raggiunge la sommità del cratere; nelle vicinanze si trova la grotta di Shar Nokhoi (traduzione “cane giallo”). Si prosegue l’esplorazione con una passeggiata attorno al lago e si rientra al campo gher. Per chi lo desidera è possibile fare una passeggiata a cavallo.

18°g.  24/8 Lago Tsagaan Nuur – Kharkhorin – Monastero di Shank
Si parte al mattino presto proseguendo in direzione est per Kharkhorin, l’antica capitale dell’Impero Mongolo di Gengis Khan. Oggi è solo un villaggio dove sono rimaste 2 delle 4 tartarughe di pietra che originariamente segnavano i confini della città; su di un panoramico colle alle spalle delle casette è stato eretto un moderno monumento che esalta le antiche glorie dell’Impero, quando questo luogo era il centro del mondo. Si visita il monastero-museo di Erdene Zuu, meta di pellegrinaggio per i mongoli, che colpisce anche per le lunghe mura sormontate da piccoli stupa che ne delimitano lo spazio sacro dalle vaste praterie e dai colli verdi; costruito sui ruderi di Kharkhorin, contiene diversi templi molto interessanti da visitare ed un piccolo museo. Ci si sposta quindi al monastero di Shank, situato a 30 km, dove saremo graditi ospiti. Shank è un piccolo e antico monastero situato in un piccolo villaggio tra le vaste praterie che un tempo custodiva la bandiera di Gengis Khan, dove si ammirano alcune importanti tanke del tantra di Kalachakra; si trascorre con i monaci parte della giornata e si pernotta nella semplice casa per gli ospiti all’interno del monastero. La sistemazione sarà un po’ spartana, ma pulita, ed è anche l’occasione per dare un contributo concreto a questa piccola comunità monastica. La tappa è di circa 350 km.

19°g.  25/8 Monastero di Shank – Ulaanbataar
Dopo aver assistito alla cerimonia che si tiene tutte le mattine, si parte per Ulaanbaatar che dista circa 380 km di comoda strada asfaltata; all’arrivo si alloggia presso l’hotel Sant Asar o simile. Si assiste ad uno spettacolo folcloristico di musica, danza e canto tradizionali, ascoltando le dolci melodie del morin khuur, il leggendario strumento mongolo.

20°g.  26/8 Ulaanbaatar
Visita al Museo di Storia, dove sono illustrati lo sviluppo della storia dell’uomo nelle terre mongole ed i costumi tradizionali delle varie etnie, del Museo-Monastero di Choijin Lama, uno dei pochi rimasti intatti che conserva le maschere originali utilizzate nelle danze rituali e splendide sculture di Zanabazar. Si avrà del tempo a disposizione per gli acquisti; chi è interessato potrà recarsi al mercato locale di Naraan Tuul.

21°g.  Sabato 27 agosto, volo di rientro
La maggior parte dei voli parte al mattino con arrivo in Italia nel corso della stessa giornata; per ogni richiesta e chiarimento contattare Amitaba.

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PAESI E TRADIZIONI

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Allevatore mongolo

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Pascoli mongoli
Vaste praterie
Otgontenger
Shank, monaco all’ingresso del tempio
Tugrug donna anziana
Gher nel deserto
Nomade
Erdene Zuu
Cavaliere e pasture
Bimbe nomadi

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.