Mongolia
Cultura nomade e Festival del Naadam
Dal nord al deserto del Gobi, alla scoperta di un mondo senza confini

Monastero di Amarbayantsgalant

Nella gher

Cavaliere e pasture

Shank richiamo dei monaci

Binder, Naadam









Sintesi del viaggio
Il viaggio spazia dai luoghi storici e mitici della cultura mongola a isolati monasteri immersi nella natura, un’esplorazione che partendo dai territori settentrionali giunge fino al deserto del Gobi. Si segue un ampio anello iniziando a nord ovest di Ulaanbaatar da Amarbayasgalant e dai laghi di Oghi e Terkhin Tsagaan; da qui si procede verso sud est per Kharkhorin e Shank, fulcro storico del grande impero di Gengis Khan, arrivando nel del deserto del Gobi. A Dalanzadgad, nel cuore del deserto, si partecipa al Naadam, la più sentita ed importante festa nazionale, una fantastica ricorrenza che consente – in particolar modo dove andremo – di assaporare il meglio del folklore della Mongolia. Nel Gobi si raggiungono aree naturali stupende: Bayanzag, le grandi dune di Khongoryn Els e Yolin Am, ultima propaggine dei monti Altai. Tornando poi verso la capitale si gode della magia di Tsagaan Suvraga, della riserva naturale di Ikh Nart e dei monti granitici di Ikh Gasriin, le cui evocative forme plastiche hanno ispirato infinite leggende.
- Ulaanbaatar
- Amarbayasgalnt
- Lago Oghi Nuur
- Fiume Suman
- Terkhiin tsagaan nuur
- Kharakorin
- Shankh
- Monastero di Ongiin khiid
- Falesia di Bayanzag
- Khongor els
- Yoliin am
- Dalanzadgad Naadam
- Tsagaan Suvraga
- Ikh Gasriin Chuluu
- Ulaanbaatar
Presentazione del viaggio
Con un percorso così completo si potrà vivere appieno una realtà che offre, oltre alle bellezze naturali, un mondo spirituale saldamente collegato in tutte le sue forme alle forze della natura, così fortemente presenti in questo Paese. Il tour nasce da una profonda conoscenza di queste terre, perfetto per chi vuole scoprire le diverse anime della Mongolia, i luoghi più famosi ma anche quelli non toccati dal turismo. Sono previste escursioni a piedi che seguono sentieri non impegnativi della durata massima di qualche ora.
IL FESTIVAL DEL NAADAM A DALANZADGAD
Ogni anno a luglio si svolge il festival del Naadam, che dal 1921 ha assunto la forma di una celebrazione dell’indipendenza della Mongolia; in questa ricorrenza si possono ammirare i contesti tradizionali di lotta, corsa dei cavalli e tiro con l’arco. A Ulaanbaatar le rappresentazioni si svolgono in un grande stadio e oggi sono organizzate come un fenomeno di massa; ma vi sono dei Naadam in altre località che spesso risultano più veri e meno imbrigliati dai tempi televisivi e dalle esigenze del turismo. Questo ci ha portato a costruire un viaggio che includa la partecipazione ad un Naadam genuino, in mezzo alle steppe sconfinate, dove per avvicinare i lottatori o i cavalli non sia necessario possedere un pass e dove ci si possa sedere di fianco a un gruppo di anziani e scambiare con loro del tabacco da fiuto. Si ricorda che i Naadam locali come questo posso cambiare data anche solo un mese prima; sarà nostra premura essere sempre informati di eventuali variazioni e cambiare l’itinerario per garantire la partecipazione al Naadam.
MODALITÀ DEL VIAGGIO
Per l’intero viaggio vengono utilizzati veicoli a quattro ruote motrici, solitamente Uaz, seguendo sia strade che piste tracciate dal passaggio di altri veicoli; i tratti asfaltati sono nei pressi della capitale e lungo alcune arterie stradali principali. Le Uaz russe sono i mezzi più idonei per la Mongolia: sono il tipo di veicolo più diffuso e ogni eventuale problema tecnico può essere facilmente risolto pressocchè ovunque, sono molto solide e comunque comode. La velocità sugli sterrati è abbastanza buona, si tengono medie di circa 50 km/h con alcuni tratti anche più veloci o più lenti in relazione all’irregolarità del terreno. Il percorso complessivo previsto è di circa 3200 km.
Fuori da Ulaanbaatar, dove si alloggia per tre notti in hotel a tre stelle, si pernotta quattro volte in tenda, una nel monastero di Shank (si segnala che qui i servizi igienici sono rudimentali, come lo erano nelle vecchie campagne italiane), una in alberghi locali e sei nelle gher: le tipiche tende mongole che si trovano predisposte in campi fissi, fornite di letti con lenzuola e asciugamani. In questi campi si trovano anche servizi e docce con acqua calda, la cucina proposta è semplice ma sostanziosa ed anche vegetariana. I campi mobili vengono allestiti con tende di tipo europeo a due posti e si dispone di una tenda comune dove mangiare; cucina e allestimento delle parti comuni sono curati dal nostro personale mentre le tende individuali vengono montate dai partecipanti, se necessario con l’aiuto degli assistenti. Viene fornita tutta l’attrezzatura necessaria dall’organizzazione, ad eccezione del sacco a pelo. Un viaggio in Mongolia richiede quindi un certo spirito d’avventura: per chi ama viaggiare ed è disposto ad affrontare qualche disagio, attraversare la Mongolia è una grandiosa esperienza d’incontro con una popolazione cordiale ed ospitale e di totale immersione in un ambiente naturale stupendo.
CLIMA E ATTREZZATURA
Il clima all’inizio di luglio è secco, le temperature previste sono tra i 10 ed i 30 gradi, con possibili punte minime notturne di 5 gradi; le regioni più settentrionali di Amarbayantsgalant e Oghi presentano un ambiente più umido, dove in luglio sono possibili piogge. E’necessario disporre di un sacco a pelo che abbia un gradiente di minimo termico di 5 gradi; Alfredo Savino può procurarlo sia a noleggio (€ 25), fornendo anche un sacco lenzuolo da utilizzare all’interno dello stesso, che acquistandolo a € 50. Prevedere un abbigliamento che possa resistere ad acqua e vento, scarponcini tipo trekking leggeri possibilmente con l’interno in goretex, portare creme protettive per il sole e occhiali. Per le escursioni a piedi è utile avere un proprio zaino con cui portare l’occorrente per la giornata. Si tenga presente che lungo il percorso non ci sono lavanderie.
ALCUNI CENNI GENERALI E STORICI
(Per maggiori dettagli, si veda anche la sezione “Mongolia” in “Viaggi e Paesi” del sito di Amitaba)
La Mongolia è vasta quasi cinque volte l’Italia e la maggior parte del territorio è situata a quote piuttosto elevate, con un’altezza media di circa 1600 metri e poche aree coltivabili. La popolazione di circa 2,4 milioni si disperde con una densità di solo 1,3 abitanti per chilometro quadrato; la matrice culturale dei mongoli è tipicamente nomadica e nei contenuti abbina tratti di sciamanesimo alla sofisticazione del buddismo tibetano. L’ambiente naturale presenta quattro aree principali: a nord il territorio della taiga, dei grandi laghi e delle foreste di conifere, a ovest i monti dell’Altai, dal centro ad est le steppe e la regione degli altopiani, mentre il sud è il regno del deserto del Gobi.
Le origini della Mongolia secondo le fonti storiche si individuano nella presenza di tribù di stirpe unna a partire dal V secolo e di stirpe turca dal VII secolo. Nel XII secolo la figura mitica di Gengis Khan porta all’unificazione territoriale e sono di questo periodo le più antiche testimonianze documentate. La massima espansione dell’impero mongolo giunse al Mar Giallo ad est ed alla piana del Danubio ad ovest, grazie alla capacità combattiva degli indomabili guerrieri nomadi mongoli, abilissimi cavalieri che seppero adottare strategie razionali ed equipaggiamenti efficienti.
L’occupazione sovietica nel secolo scorso è stata devastante, sia per il tentativo di rendere sedentaria una popolazione storicamente nomadica, sia per la furibonda repressione culturale: al tempo dell’instaurazione del regime sovietico nel 1921 circa 100.000 monaci vivevano in 700 monasteri, ma nei decenni successivi le cerimonie furono dichiarate fuorilegge ed i luoghi di culto furono inizialmente chiusi e poi quasi tutti distrutti. Furono risparmiati solo alcuni dei monasteri principali ed oggi in tutta la Mongolia se ne contano solo una ventina. La libertà di culto è stata reintrodotta solo dal 1990 e da allora l’antico legame con il buddismo tibetano si va rinsaldando; sono attivi anche missionari cristiani appartenenti in maggioranza a chiese minori nordamericane a caccia di conversioni.
Oggi la Mongolia è indipendente ed è ricca di risorse naturali, il cui sfruttamento rischia ora di stravolgere l’ambiente naturale e il tessuto sociale. Al di fuori della capitale si trovano pochi insediamenti urbani, fondati durante l’impero sovietico del dopoguerra per motivi industriali e produttivi, dove si trovano strutture educative e sanitarie. Il sostentamento della popolazione nomadica è costituito dall’allevamento di animali quali cammelli, yak, cavalli, pecore e capre; la maggioranza dei nomadi vive nelle gher, le tipiche tende mongole.
Programma del viaggio
Si ricorda che l’itinerario e le sistemazioni previste possono subire modifiche dovute a fattori naturali e climatici
1°g. Venerdì 23 giugno, partenza per la Mongolia
Per raggiungere Ulaanbaatar, capitale della Mongolia, ci sono diverse possibilità di volo e Amitaba può prenotare i voli preferiti dal viaggiatore. Le compagnie aeree più comunemente utilizzate sono la Turkish Airlines e la Miat; Aeroflot, a seguito delle vicissitudini in Ucraina, al momento della redazione non è più utilizzabile. La maggior parte dei voli prevede l’arrivo nel giorno successivo a quello della partenza. Per ogni richiesta e chiarimento contattare Amitaba.
2°g. 24/6 Arrivo a Ulaanbaatar
Arrivo a Ulaanbaatar, trasferimento e sistemazione in centro città presso l’hotel Sant Asar (3*) o simile. Incontro con la guida e presentazione del programma di viaggio. Visita del monastero di Gandan, il principale monastero della Mongolia costruito circa 300 anni fa, ascesa alla collina Zaisan alla cui base si trova una enorme statua di Buddha, da dove si gode un bellissimo panorama sulla città le colline circostanti, e visita del Museo di Bogd Khan, il palazzo invernale dell’ultimo imperatore-lama.
3°g. 25/6 Ulaanbaatar – Monastero di Amarbayantsgalant
Partenza per Darkhan, situata a nord di Ulaanbaatar. Lasciata la capitale inizia subito l’incontro con il vasto paesaggio della Mongolia, con le gher che punteggiano le ondulate praterie. Poco prima di entrare in città si devia verso ovest arrivando al monastero di Amarbayasgalant, uno dei più belli e importanti della Mongolia. Visita del monastero, unico nel suo genere, costruito nel 1737 seguendo i canoni architettonici dell’arte mancese; è dedicato a Zanabazar, il primo imperatore-lama della Mongolia, scienziato e grande scultore, la cui salma venne traslata qui nel 1779. La tappa è di 360 km di buona strada asfaltata. Pernottamento in campo gher, il Amarbaysgalant Urguu o simile.
4°g. 26/6 Amarbayantsgalant – Lago Oghi Nuur
Si lascia Amarbayantsgalant in direzione ovest attraverso paesaggi straordinari, tra vallate con versanti boscosi abitate da famiglie nomadi allevatrici di yak. Arrivo sulle sponde del lago Oghi Nuur, un vero osservatorio naturale privilegiato per ammirare la vita degli uccelli. Si pernotta nel campo gher di Oghi Tur o simile. La tappa di oggi è di 450 km, di cui una buona parte su strada asfaltata.
5°g. 27/6 Oghi Nuur – Lago Terkhin Tsagan Nuur
Trasferimento attraverso foreste boreali verso il lago di Terkhiin Tsagaan, circondato da crateri di vulcani spenti, il più giovane dei quali è il Khorgo. La strada si dipana tra monti e vallate, e dal punto più alto del percorso si può godere un panorama d’inimmaginabile bellezza. Pernottamento in campo gher, l’Ikh Khorgo o simile. La tappa è di 120 km.
6°g. 28/6 Lago Terkhin Tsagan Nuur – Fiume Suman
Visita del vulcano Khorgo, dove in pochi minuti di cammino si raggiunge la sommità del cratere e scendendo all’interno si arriva alle grotte di Shar Nokhoi (traduzione “cane giallo”). Nel pomeriggio ci si sposta al fiume Suman, che scorre attraverso gole create da antiche eruzioni vulcaniche. Si posiziona qui il primo campo tendato; la tappa è di circa 150 km.
7°g. 29/6 Fiume Suman – Kharkhorin – Monastero di Shank
Al mattino si parte presto in direzione sud est percorrendo una buona strada asfaltata che costeggia per un lungo tratto il fiume Chuluut, attraverso un ambiente in gran parte di steppa con canyon formati da antiche eruzioni magmatiche, arrivando a Kharkhorin, l’antica capitale dell’Impero Mongolo di Gengis Khan. Oggi è solo un villaggio dove sono rimaste 2 delle 4 tartarughe di pietra che originariamente segnavano i confini della città; su di un panoramico colle alle spalle delle casette è stato eretto un moderno monumento che esalta le antiche glorie dell’Impero, quando questo luogo era il centro del mondo. Si visita il monastero-museo di Erdene Zuu, meta di pellegrinaggio per i mongoli, che colpisce anche per le lunghe mura sormontate da piccoli stupa che ne delimitano lo spazio sacro dalle vaste praterie e dai colli verdi; costruito sui ruderi di Kharkhorin, contiene diversi templi molto interessanti da visitare ed un piccolo museo. Ci si sposta quindi al monastero di Shank, situato a 30 km, dove saremo graditi ospiti. Shank è un piccolo e antico monastero situato in un piccolo villaggio tra le vaste praterie che un tempo custodiva la bandiera di Gengis Khan, dove si ammirano alcune importanti tanke del tantra di Kalachakra; si trascorre con i monaci parte della giornata e si pernotta nella semplice casa per gli ospiti all’interno del monastero. La sistemazione sarà un po’ spartana, ma pulita, ed è anche l’occasione per dare un contributo concreto a questa piccola comunità monastica. Si percorrono circa 250 km.
8°g. 30/6 Shank – Monastero di Ongh
Inizia il percorso verso sud che porta nel deserto del Gobi, il più grande dell’Asia; ma mano che si procede non si vedono più alberi ed il territorio diventa progressivamente arido con la presenza sempre più frequente dei cammelli bactriani. La tappa di oggi, circa 220 km, porta fino alle rovine del monastero di Ongh, un tempo un esteso complesso monastico che si trovava su una importante arteria carovaniera, segnata dal fiume omonimo, di cui è stato recentemente ricostruito un tempio. L’ambiente naturale è di particolare interesse per il contrasto tra le montagne scure, che circondano i resti del monastero, e le rive verdi del fiume che solca la piccola vallata. Sistemazione al campo gher Ongi Energy o simile.
9°g. 1/7 Ongh – Bayanzag – Khongoryn Els
Si continua verso sud arrivando a Bayanzag – che tradotto significa “Vette infuocate”, dove la spedizione americana di Chapman nel 1924 ha fatto le più grandi scoperte paleontologiche trovando un’impressionante quantità di reperti tra cui uova e scheletri interi di dinosauri appartenenti a molte specie sconosciute fino ad allora, tutti resti molto importanti che sono stati portati nei musei. A Bayanzag Le falesie terrose rosse che si aprono sulla vastità del Gobi sono spettacolari, ed il sentiero che ne percorre i bordi stupendo. Proseguendo si giunge al Parco Nazionale di Khongoryn Els, dove si fa un’escursione alle dune di sabbia più grandi e spettacolari della Mongolia. Salire sulle dune più alte è molto impegnativo, ma se si riesce ad arrivarci si è ripagati con uno dei panorami più incredibili della Mongolia; è sorprende vedere ai bordi delle dune zone d’acqua che rendono fertile la zona formando un ottimo pascolo per i cammelli. Pernottamento al campo gher Gobi Erdene o simile; si percorrono circa 340 km.
10°g. 2/7 Khongoryn Els – Valle di Yoliin Am
Si seguono i bellissimi cordoni dunari verso est arrivando al Parco Nazionale di Gurvan Saikhan dove si visita Yoliin Am, chiamata a volte nelle guide “Valle delle aquile” (… anche se qui le aquile non si sono mai viste…), sempre fresca, con lingue di ghiaccio al suo interno anche durante la prima parte dell’estate, in contrasto con l’arido deserto, dove con un po’ di fortuna sarà possibile vedere gli stambecchi ed i gipeti. Questi monti sono le ultime propaggini orientali della catena degli Altai; si posiziona in quest’area il secondo campo tendato. La tappa è di circa 180 km.
11°g. 3/7 Yoliin Am – Naadam a Dalanzadgad
Si raggiunge la piccola cittadina di Dalanzadgad, che dista circa 80 km; oggi è il giorno del Naadam, si potranno vedere da vicino le corse dei cavalli e la lotta tradizionale. È un momento unico in cui si assaggeranno i piatti tipici e le bevande tradizionali mongole. La scelta di partecipare ad un Naadam di una piccola cittadina è maturata dall’esperienza di questi anni di viaggi in Mongolia, perché in queste località remote le ricorrenze sono più vivibili dal visitatore, che si può mischiare tra la folla, a differenza di quello della capitale dove si assiste alle gare in uno stadio alla stregua di uno spettacolo, senza la possibilità di interagire con la gente. Pernottamento in un hotel locale.
12°g. 4/7 Dalanzadgad – Tsagaan Suvraga
Inizia il percorso di rientro verso nord, attraverso l’ambiente semiarido del Gobi. Giunti sul bordo delle falesie di Tsagaan Suvraga si resta colpiti dai colori intensi delle erosioni; ai propri piedi si apre una distesa di collinette policrome, una incredibile tavolozza naturale con la visuale della steppa all’orizzonte. Questa profonda fenditura che taglia il terreno da est ad ovest un tempo era sommersa, probabilmente non dall’antico mare che occupava l’attuale area del Gobi, ma da acque fluviali. Da lontano le formazioni calcaree di Tsagaan Suvraga, alte fino a 30 metri, evocano le rovine di un’antica città; è molto bello percorrere il sentiero che le contorna alla base. Pernottamento al campo gher Tsagaan Suvarga o simile, la tappa è di circa 260 km.
13°g. 5/7 Tsagaan Suvraga – Riserva naturale di Ikh Nart
Oggi si entra nella regione del Gobi centrale raggiungendo Ikh Nart, un’area famosa per la presenza delle pecore argali, che si inerpicano sulle belle montagne granitiche. Si pone qui il terzo campo tendato; la tappa è di 270 km.
14°g. 6/7 Riserva naturale di Ikh Nart – Ikh Gasriin Chuluu
Continuando a nord per altri 100 km si arriva tra i monti granitici di Ikh Gasriin Chuluu, una catena lunga una trentina di chilometri che nasconde molte interessanti grotte intrise di antiche leggende, uno dei luoghi più sorprendenti di questo paese, dove le rocce granitiche consumate dal tempo creano forme plastiche sorprendenti. Si posiziona l’ultimo campo tendato in un punto molto bello, potendo esplorare il territorio con tranquille passeggiate.
15°g. 7/7 Ikh Gasriin Chuluu – Ulaanbaatar
Si parte per Ulaanbaatar che dista circa 360 km, quasi tutti di strada asfaltata; si alloggia presso l’hotel Sant Asar o simile. Ad Ulaanbaatar si assiste ad uno spettacolo folcloristico di musica, danza e canto tradizionali, ascoltando le dolci melodie del morin khuur, il leggendario strumento mongolo.
16°g. 8/7 Ulaanbaatar
Visita al Museo di Storia, dove sono illustrati lo sviluppo della storia dell’uomo nelle terre mongole ed i costumi tradizionali delle varie etnie, del Museo-Monastero di Choijin Lama, uno dei pochi rimasti intatti che conserva le maschere originali utilizzate nelle danze rituali e splendide sculture di Zanabazar. Si avrà del tempo a disposizione per gli acquisti; chi è interessato potrà recarsi al mercato locale di Naraan Tuul.
17°g. Domenica 9 luglio, volo di rientro
La maggior parte dei voli parte al mattino con arrivo in Italia nel corso della stessa giornata; per ogni richiesta e chiarimento contattare Amitaba.
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Cholijin Lama, entità di protezione
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L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.
Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.