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Mongolia


Profondo Gobi, al confine col nulla

Grande esplorazione del più vasto deserto dell’Asia


Cammelli

Allevatore mongolo

Monastero di Shank

Bayanzag

Bayanzag

PARTENZA
14/07/2019
RITORNO
30/07/2019
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
2a ESTENSIONE
DURATA
17 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


La Mongolia è conosciuta per gli immensi spazi e le vaste zone di deserto. Il viaggio è stato attentamente studiato per accedere alle aree più segrete e belle dell’infinito Gobi, un mondo di cui si conosce ancora poco, dove si individuano i resti preistorici dell’origine dell’uomo. E’ un percorso che, oltre a coprire alcuni dei tratti più spettacolari di questa straordinaria terra, porta nel cuore del suo grande patrimonio storico e umano, esplorando a fondo le regioni centro meridionali, un itinerario difficilmente compreso nelle proposte più turistiche.

Si parte da Ulaanbaatar in treno verso sud est per Sainshand, dove i veicoli fuoristrada sono in attesa del gruppo; si inizia da qui con l’esplorazione di un sito affascinante, il regno del Signore del Gobi con il monastero di Khamaryn Khid, il centro energetico di Shambala e la montagna sacra di Bayanzurkh. Da qui ci si spinge verso sud ovest fino alle remote regioni dei monti dell’Ikh Bogd, nel cuore del deserto. Si incontra un ampio insieme di luoghi di eccezionale bellezza paesaggistica, da Tsagaan Suvraga e dalle dune di Khongotyn Els ai siti paleontologici di Kermen Tsav, dove l’ambiente straordinario impressiona forse ancor più della profusione di fossili di dinosauro. Si toccano siti di grande importanza storica, tra cui primeggia Kharkorin, l’antica capitale di Gengis Khan col il monastero di Erdene Zuu, la stessa Ulaanbaatar e tanti altri. Per apprezzare da vicino la vera vita della Mongolia si sarà anche ospiti di una famiglia di allevatori nomadi, per avvicinare la bellezza ma anche la durezza di una vita così lontana da noi; si incontrano gli allevatori di cammelli e si vive infine un’esperienza unica in Mongolia soggiornando in un monastero buddista.

In sintesi, è un viaggio perfetto per chi voglia vivere un’esperienza profonda e vera della Mongolia.

Meglio vedere una volta, che ascoltare mille volte.
  • Ulaanbaatar
  • Sainshand
  • Khamaryn Khiid
  • Mandakh Soum
  • Yoliin Am
  • Bayanzag
  • Khongoryn Els
  • Nemegt
  • Kherman Tsav
  • Oasi di Zulganai
  • Bayangovi
  • Tsagaan agui
  • Baruun bayan
  • Monastero di Ong
  • Kharkhorin – Shank

 Presentazione del viaggio


IL DESERTO DEL GOBI

Il Gobi è una vasta area desertica dell’Asia centrale, situata in gran parte in Mongolia, di cui occupa un terzo del territorio, e misura circa 1610 km da est a ovest e circa 970 km da nord a sud. L’altitudine dell’altopiano del Gobi varia dai 914 mt della zona orientale ai 1514 mt della parte occidentale ed è caratterizzato da piane ondulate e ghiaiose, inframmezzate da bassi rilievi e da colli isolati. Se si esclude la parte sud-orientale, completamente arida, la regione presenta una stentata vegetazione erbacea e arbustiva, sufficiente a nutrire le greggi dei pastori nomadi che vivono nella zona; pozzi occasionali e laghi poco profondi rappresentano le sole riserve idriche. Le zone marginali a nord e a nord-ovest sono fertili, mentre all’estremità sudorientale dell’area desertica prevalgono steppe o praterie. I primi europei che attraversarono il deserto di Gobi furono i membri di una spedizione guidata da Marco Polo nel 1275. In epoca moderna numerose spedizioni si avventurarono nel Gobi, l’American Museum of Natural History di New York promosse negli anni 1921-1930 una serie di spedizioni guidate dal naturalista americano Roy Chapman Andrews che portarono alla scoperta di un bacino incredibilmente ricco di uova fossili di dinosauro. Ma Gobi, oltre a paesaggi mozzafiato, rivela antichi monasteri nascosti tra le lunghe catene di rocce granitiche ed è popolato da antiche leggende di fonti miracolose e di alberi duri come la roccia il cui legno non galleggia.

ORGANIZZAZIONE DI AMITABA IN MONGOLIA

I viaggi di Amitaba in Mongolia dal 2010 vengono organizzati con la cooperativa Sain Sanaa (il cui nome in mongolo significa ‘buona idea’) che è stata fondata con il nostro supporto aggregando un gruppo di persone mongole guidate da Alfredo Savino, con l’obbiettivo di curare attentamente la qualità dei servizi offerti. Ogni socio mette a disposizione le proprie conoscenze ed abilità iniziando dal tracciare itinerari che consentano ai viaggiatori di entrare in contatto con la Mongolia più vera, e, ovunque opportuno, si estendono al di fuori dai circuiti turistici. Le finalità della cooperativa sono in sintesi le seguenti: ridistribuire gli utili ricavati dai viaggi ugualmente fra i soci (siano essi guide, autisti o cuochi, stranieri o mongoli); non portare fuori dal Paese i ricavati del turismo; pagare i non soci locali che collaborano alla realizzazione dei viaggi in modo equo; favorire le piccole realtà imprenditoriali locali; cogliere l’opportunità del soggiorno di ospiti stranieri in Mongolia per generare un mezzo concreto d’aiuto; favorire progetti d’aiuto, destinando alle iniziative di sostegno una parte dei ricavi della cooperativa; aiutare gli studenti mongoli meritevoli che studiano l’italiano ad avere delle esperienze formative; soggiornare nei monasteri di campagna con lo scopo di fornire un aiuto a queste piccole realtà locali dando nel contempo ai viaggiatori la possibilità di conoscere più approfonditamente un aspetto fondamentale della cultura mongola. Amitaba in Mongolia è attiva in diverse attività di sostegno, come indicato nel nostro sito.

MODALITÀ DEL VIAGGIO

Per l’intero viaggio vengono utilizzati veicoli a quattro ruote motrici, solitamente Uaz, seguendo sia strade che piste tracciate dal passaggio di altri veicoli; i tratti asfaltati sono nei pressi della capitale e lungo alcune arterie stradali principali. Le Uaz russe sono i mezzi più idonei per la Mongolia: sono il tipo di veicolo più diffuso e ogni eventuale problema tecnico può essere facilmente risolto pressocchè ovunque, sono molto solide e comunque comode. La velocità sugli sterrati è abbastanza buona, si tengono medie di circa 50 km/h con alcuni tratti anche più veloci o più lenti in relazione all’irregolarità del terreno. Il percorso complessivo previsto è di circa 3300 chilometri. Fuori da Ulaanbaatar, dove si alloggia per tre notti in hotel a tre stelle, si pernotta per cinque notti in tenda (di cui tre consecutive), una al monastero di Shank (si segnala che qui i servizi igienici sono rudimentali, come erano nelle vecchie campagne italiane), due in un semplice hotel locale, una presso una famiglia e 4 nelle gher: le tipiche tende mongole che si trovano predisposte in campi fissi, fornite di letti con lenzuola e asciugamani. In questi campi si trovano anche servizi e docce con acqua calda, la cucina proposta è semplice ma sostanziosa e anche vegetariana. I campi mobili vengono allestiti con tende di tipo europeo a due posti e si dispone di una tenda comune dove mangiare; cucina e allestimento sono curati da nostro personale mentre le tende individuali vengono montate dai partecipanti, se necessario con l’aiuto degli assistenti. Viene fornita tutta l’attrezzatura necessaria dall’organizzazione, ad eccezione del sacco a pelo. Per il viaggio in treno si utilizzano cuccette da quattro letti fornite di lenzuola. Un viaggio in Mongolia richiede quindi un certo spirito d’avventura: per chi ama viaggiare ed è disposto ad affrontare qualche disagio, attraversare la Mongolia è una grandiosa esperienza d’incontro con una popolazione cordiale ed ospitale e di totale immersione in un ambiente naturale stupendo.

CLIMA E ATTREZZATURA

Il clima in luglio è mediamente piuttosto secco, le temperature previste sono tra i 25 e i 35 gradi, con possibili punte minime notturne di 5 gradi. E’ necessario disporre di un sacco a pelo che abbia un gradiente di minimo termico di zero gradi; Alfredo Savino può procurarlo sia a noleggio (€ 25), fornendo anche un sacco lenzuolo da utilizzare all’interno dello stesso, che acquistandolo a € 50. Prevedere un abbigliamento che possa essere resistente ad acqua e vento, scarponcini tipo trekking leggeri possibilmente con l’interno in goretex, portare creme protettive per il sole e occhiali. Per le escursioni a piedi è utile avere un proprio zaino con cui portare l’occorrente per la giornata. Si tenga presente che lungo il percorso non ci sono lavanderie.

ALCUNI CENNI STORICI

La Mongolia è vasta quasi cinque volte l’Italia e la maggior parte del territorio è situata a quote piuttosto elevate, con un’altezza media di circa 1600 metri e poche aree coltivabili. La popolazione di circa 2,4 milioni si disperde con una densità di solo 1,3 abitanti per chilometro quadrato; la matrice culturale dei mongoli è tipicamente nomadica e nei contenuti abbina tratti di sciamanesimo alla sofisticazione del buddismo tibetano. L’ambiente naturale presenta quattro aree principali: a nord il territorio della taiga, dei grandi laghi e delle foreste di conifere, a ovest i monti dell’Altai, dal centro ad est le steppe e la regione degli altopiani, mentre il sud è il regno del deserto del Gobi. Le origini della Mongolia secondo le fonti storiche si individuano nella presenza di tribù di stirpe unna a partire dal V secolo e di stirpe turca dal VII secolo. Nel XII secolo la figura mitica di Gengis Khan porta all’unificazione territoriale e sono di questo periodo le più antiche testimonianze documentate. La massima espansione dell’impero mongolo giunse al Mar Giallo ad est ed alla piana del Danubio ad ovest, grazie alla capacità combattiva degli indomabili guerrieri nomadi mongoli, abilissimi cavalieri che seppero adottare strategie razionali ed equipaggiamenti efficienti. L’occupazione sovietica nel secolo scorso è stata devastante, sia per il tentativo di rendere sedentaria una popolazione storicamente nomadica, sia per la furibonda repressione culturale: al tempo dell’instaurazione del regime sovietico nel 1921 circa 100.000 monaci vivevano in 700 monasteri, ma nei decenni successivi le cerimonie furono dichiarate fuorilegge ed i luoghi di culto furono inizialmente chiusi e poi quasi tutti distrutti. Furono risparmiati solo alcuni dei monasteri principali ed oggi in tutta la Mongolia se ne contano solo una ventina. La libertà di culto è stata reintrodotta solo dal 1990 e da allora l’antico legame con il buddismo tibetano si va rinsaldando; sono attivi anche missionari cristiani appartenenti in maggioranza a chiese minori nordamericane a caccia di conversioni. Oggi la Mongolia è indipendente ed è ricca di risorse naturali, il cui sfruttamento rischia ora di stravolgere l’ambiente naturale e il tessuto sociale. Al di fuori della capitale si trovano pochi insediamenti urbani, fondati durante l’impero sovietico del dopoguerra per motivi industriali e produttivi, dove si trovano strutture educative e sanitarie. Il sostentamento della popolazione nomadica è costituito dall’allevamento di animali quali cammelli, yak, cavalli, pecore e capre; la maggioranza dei nomadi vive nelle gher, le tipiche tende mongole.

 Programma del viaggio


Si ricorda che l’itinerario e le sistemazioni previste possono subire modifiche dovute a fattori naturali e climatici

1°g. Domenica 14 luglio, partenza per la Mongolia
Per raggiungere Ulaanbaatar un volo comodo è della Aeroflot; nel programma si considera l’utilizzo di questo collegamento ma Amitaba può verificare le possibilità offerte dalle altre compagnie (si segnala solo che se per via di un orario d’arrivo diverso fossero necessari servizi d’accoglienza e trasferimento aggiuntivi per questi verrà richiesto un piccolo extra). Con Aeroflot la partenza da Milano Malpensa per Mosca alle 12.10 con arrivo alle 16.40 e da Roma Fiumicino alle 12.30 con arrivo alle 17.25; per i voli e gli orari da altri porti di partenza contattare Amitaba. Il volo transcontinentale da Mosca per Ulaanbaatar parte alle 19.00 (orari da confermare).

2°g. 15/7 Arrivo a Ulaanbaatar – Treno per Sainshand
Arrivo alle ore 6.00, incontro con la guida e presentazione del programma di viaggio. Visita del monastero di Gandan, il principale della Mongolia costruito circa 300 anni fa, ascesa alla collina Zaisan, da dove si gode un bellissimo panorama della città e delle colline circostanti e si trova una enorme statua di Buddha. Nel pomeriggio, verso le ore 18.00, si prende il treno della trans mongolica in direzione sud est per la città di Sainshand, che si trova nel deserto del Gobi a circa 480 km di distanza, dove si hanno a disposizione delle cabine con quattro cuccette dotate di lenzuola. All’arrivo, previsto all’una di notte, ci si accomoda presso l’hotel Lux o simile.

3°g. 16/7 Sainshand: Khamaryn Khiid, Shambala e Bayanzurkh Uul
Sainshand è il capoluogo della regione del Dornogovi; oggi si percorreranno i luoghi dove migliaia di mongoli vanno in pellegrinaggio ogni anno, iniziando dal monastero di Khamryn Khiid, fondato nel 1820 e unico di scuola Nyingmapa in Mongolia. A nord del monastero si trovano delle grotte di meditazione e nelle vicinanze anche un particolare punto che è considerato un importante centro energetico, dove si crede che si possa acquisire, tramite alcuni riti, energia vitale; ma la grande fama del luogo è data dal fatto che fu tradizionalmente considerato una porta segreta per accedere al mistico regno illuminato di Shambala [https://www.amitaba.net/paesi-e-tradizioni/cultura/kalachakra/profezia-e-mito-di-shambala.html], dove vengono custoditi gli insegnamenti di Kalachakra, la “Ruota del Tempo”. Da qui ci si sposta a Bayanzurkh Uul, la più famosa delle montagne sacre del Gobi orientale; questo sito era originariamente dedicato ai culti sciamanici ed in seguito vi fu costruito, vicino alla sommità, un tempio di meditazione buddista. Oggi questa piccola montagna, la cui salita è facilitata da una serie di gradini, è molto visitata in quanto si crede che sussurrando i propri desideri nei cumuli di pietra sulla sommità questi si avverino. Nel tardo pomeriggio, se ci sarà tempo, si visita il museo dedicato a Danzan Ravjaa, una delle figure culturalmente più significative della Mongolia nel XIX secolo. Egli ottenne la fama di maestro spirituale buddista altamente illuminato; ma fu anche poeta, artista e attivista per la giustizia sociale e l’istruzione pubblica. Il Museo a lui dedicato è stato fondato nel 1991. Alla sua morte avvenuta nel 1856 il suo discepolo Ishlodon ha assunto il ruolo di “takhilch”, o curatore degli oggetti associati alla sua vita; questo ruolo è stato poi trasmesso all’interno della sua famiglia per cinque generazioni, fino a quando durante le repressioni religiose del 1938 fu dato ordine di distruggere il monastero di Khamryn Khiid e tutto il suo contenuto. Ma fortunatamente il curatore dell’epoca salvò segretamente molti oggetti entrando nel monastero di nascosto ogni notte e riempiendo delle casse con libri, costumi teatrali, opere d’arte religiose e oggetti personali; seppellì tutto nelle vicinanze, dove questi preziosi oggetti restarono nascosti fino al 1990 quando, con la fine del governo socialista, il nipote di quel coraggioso custode li ha dissotterrati e ha fondato il Museo. Il tour oggi è di circa 120 km.

4°g. 17/7 Sainshand – Mandakh Soum
Oggi inizia lo spostamento verso il Gobi meridionale percorrendo una pista che corre vicino alla frontiera cinese, una tappa di circa 330 km. Pernottamento in tenda.

5°g. 18/7 Mandakh Soum – Valle di Yoliin Am
Proseguimento del viaggio e ingresso nel Parco Nazionale di Gurvan Saikhan, dove si visita Yoliin Am, posizionata ad un’altezza di 200 mt sul livello del mare e chiamata erroneamente da alcune guide “Valle delle aquile” (… qui le aquile non si sono mai viste), sempre fresca, con lingue di ghiaccio al suo interno anche durante la prima parte dell’estate, in contrasto con l’arido deserto, e dove con un po’ di fortuna sarà possibile vedere gli stambecchi e i gipeti. Si pernotta presso una famiglia locale che mette a disposizione delle gher, un ottimo modo questo anche per aiutare direttamente la popolazione locale. La tappa è di circa 280 km.

6°g. 19/7 Yoliin Am – Bayanzag – Parco Nazionale di Khongoryn Els
Proseguendo si arriva a Bayanzag, che tradotto significa “Vette infuocate”, dove la spedizione americana di Chapman nel 1924 ha fatto le più grandi scoperte paleontologiche trovando un’impressionante quantità di reperti tra cui uova e scheletri interi di dinosauri appartenenti a molte specie sconosciute fino ad allora, tutti resti molto importanti che sono stati portati nei musei. Si giunge quindi al Parco Nazionale di Khongoryn Els, dove si fa un’escursione alle dune di sabbia più grandi e spettacolari della Mongolia. Salire sulle dune più alte è molto impegnativo, ma se si riesce ad arrivarci si è ripagati con uno dei panorami più incredibili della Mongolia; è sorprende vedere ai bordi delle dune zone d’acqua che rendono fertile la zona, formando un ottimo pascolo per i cammelli. Pernottamento presso il campo gher Gobi Erdene o simile; la tappa è di circa 260 km.

7°g. 20/7 Khongoryn Els – Nemegt
Proseguendo sempre verso ovest ci si inoltra nel profondo deserto, dove la presenza umana è sporadica o pressoché assente. Il Nemegt Uul è un complesso montuoso la cui roccia rossa ricorda quella di Bayanzag, un’area famosa per essere un bacino ricchissimo di fossili di dinosauri. Pernottamento in tenda; la tappa è di circa 200 km.

8°g. 21/7 Nemegt – Kherman Tsav
Oggi si raggiunge Khermen Tsav, un luogo tra i più belli ed inaccessibili della Mongolia, ma anche tra i più remoti, che da solo vale un viaggio. Si trascorre il resto della giornata esplorando quest’area incredibile, un labirinto primordiale dove affiora una profusione di ossa dei giganti del passato, immersi in una natura che evoca il senso della creazione e dove la mente si perde nella spettacolare cromaticità delle falesie. Pernottamento in tenda; il percorso è di circa 180 km.

9°g. 22/7 Khermen Tsav – Oasi di Zulganai
Si trascorre la mattina esplorando, il punto focale è un canyon lungo all’incirca 15 km. Si parte quindi per l’oasi di Zulganai, circa 40 km, posta sui confini meridionali della Mongolia e attraversata dal piccolo omonimo fiume, che nasce negli Altai e si estingue nel deserto. Qui la natura è incontaminata; il tappeto verde di erba e arbusti che la compone si pone in netto contrasto con le sterili colline sullo sfondo di questa tipica oasi del Gobi. Pernottamento in tenda; si percorrono circa 50 km.

10°g. 23/7 Oasi di Zulganai – Bayangovi
Inizia il percorso di rientro verso nord. Si raggiunge il piccolo centro urbano di Bayangovi, che dista circa 200 km, posizionato in un punto strategico per raggiungere alcune località di estremo interesse. Questa zona è dominata dalla catena montuosa dell’Ikh Bogd. Pernottamento presso il campo gher Gobi Temee o simile per due notti.

11°g. 24/7 Bayangovi, escursione a Tsagaan Bulag e Bichigt Khad
Giornata dedicata all’esplorazione della regione. Si inizia con la visita di Tsagaan Bulag, una formazione rocciosa che per i mongoli ha origini magiche e alle cui sorgenti si abbeverano molti animali domestici e selvatici. Proseguendo verso meridione per altri 70 km si arriva a Bichigt Khad, un canyon ricco di particolari petroglifi risalenti a tremila anni fa. Da qui si rientra poi al campo gher; il percorso è di circa 140 km.

12°g. 25/7 Bayangovi – Grotta di Tsagaan – Baruun Bayan Ulaan
Partenza per la grotta di Tsagaan Agui, tempestata di cristalli, dove sono state ritrovate tracce di presenza umana che ante cedono la preistoria. Dopo la visita si riprende il percorso verso nord est iniziando la transizione ambientale dal deserto alla steppa. Si sosta nelle vicinanze del paesino di Baruun Bayan Ulaan Sum; pernottamento in tenda. Tappa di circa 200 km.

13°g. 26/7 Baruun Bayan Ulaan – Monastero di Ongh
La tappa di oggi conduce al monastero di Ongh, un tempo un esteso complesso monastico che si trovava su una importante arteria carovaniera, segnata dal fiume omonimo, di cui è stato recentemente ricostruito un tempio. L’ambiente naturale è di particolare interesse per il contrasto tra le montagne nere, che circondano i resti del monastero, e il fiume che rende verdi le sue coste. Pernottamento presso il campo gher Ongi Energy o simile; la tappa è di circa 240 km.

14°g. 27/7 Ongh – Kharkhorin – Monastero di Shank
Al mattino si parte presto proseguendo in direzione nord per Kharkhorin, antica capitale dell’impero mongolo di Gengis Khan. Oggi è solo un villaggio dove sono rimaste 2 delle 4 tartarughe di pietra che originariamente segnavano i confini della città; su di un panoramico colle alle spalle delle casette è stato eretto un moderno monumento che esalta le antiche glorie dell’Impero, quando questo luogo era il centro del mondo. Si visita il monastero-museo di Erdene Zuu, meta di pellegrinaggio per i mongoli, che colpisce anche per le lunghe mura sormontate da piccoli stupa che ne delimitano lo spazio sacro dalle vaste praterie e dai colli verdi; costruito sui ruderi di Kharkhorin, contiene diversi templi molto interessanti da visitare ed un piccolo museo. Ci si sposta quindi al monastero di Shank, situato a 30 km, dove saremo graditi ospiti. Shank è un piccolo e antico monastero situato in un piccolo villaggio tra le vaste praterie che un tempo custodiva la bandiera di Gengis Khan, dove si ammirano alcune importanti tanke del tantra di Kalachakra; si trascorre con i monaci parte della giornata e si pernotta nella semplice casa per gli ospiti all’interno del monastero. La sistemazione sarà un po’ spartana, ma pulita, ed è anche l’occasione per dare un contributo concreto a questa piccola comunità monastica. Tappa di circa 260 km.

15°g. 28/7 Monastero di Shank – Ulaabataar
Dopo aver assistito alla cerimonia che si tiene tutte le mattine, si parte per Ulaanbaatar, circa 380 km di comoda strada asfaltata; all’arrivo si alloggia presso l’hotel Sant Asar o simile.

16°g. 29/7 Ulaanbaatar
Alla mattina visita al Museo-Monastero di Choijin Lama, uno dei pochi monasteri rimasti intatti che conserva le maschere originali utilizzate nelle danze rituali e splendide sculture di Zanabazar. Si avrà del tempo a disposizione per gli acquisti; chi è interessato potrà recarsi al mercato locale di Naraan Tuul. Nel tardo pomeriggio si assisterà a uno spettacolo folcloristico di musica, danza e canto tradizionali, ascoltando le dolci melodie del morin khuur, il leggendario strumento mongolo.

17°g. Martedi 30 luglio, volo di rientro
Per chi è giunto con Aeroflot, la partenza da Ulaanbaatar è alle 7.10 con arrivo a Mosca alle 8.45; partenza per Milano Malpensa alle 11.05 con arrivo alle 13.40 e per Roma Fiumicino alle 10.20 con arrivo alle 13.20 (orari da confermare).

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Monastero di Shank
Bayanzag
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