Mongolia
Altai, trek al Tavan Bogd e Festival delle aquile
Estensione: traversata della Mongolia, rientro l’8/10/2019

Cacciatore kazako

Cavaliere nomade

Bimba nomade

Altai

Nomadi degli Altai









Sintesi del viaggio
Esplorazione delle regioni nord-occidentali della Mongolia, che include un trekking tra le vette più imponenti degli Altai e la partecipazione al Festival delle Aquile, una delle più antiche ed importanti tradizioni di queste regioni.
Gli Altai, immersi tra sorprendenti bellezze naturali e territori selvaggi, meritano di essere scoperti anche per la loro ricchezza culturale ed etnica: è una terra condivisa da kazaki, mongoli e tuvaini che parlano tre lingue diverse, con parte delle popolazioni nomadiche e parte stanziali, che praticano religioni diverse, islamica per i kazaki e buddista per mongoli e tuvaini, frammiste ad ancestrali tradizioni sciamaniche.
- Ulaanbaatar
- Shiveet Hairhan Uul
- Famiglia 1°giorni di trekking
- Altai Tavan Bogd 2°giorno di trekking
- Gurvan Tsenheriin Agui
- Tsamba Garav Uul
- Ulghi -festival delle aquile
- lago achit
- Ulaangom
- Tosontsengel
- Lago Terkhin Tsagaan Nuur
- Terme di Tsenkher
- Kharkhorin
- Shank
- Parco Nazionale di Khustai
Presentazione del viaggio
L’itinerario inizia con un trekking, fattibile anche a cavallo per chi lo desidera, sicuramente il modo più bello per gustare le bellezze naturali quali valli, foreste e laghi, e per entrare in contatto con i nomadi kazaki e la loro cultura. Si partecipa poi al Festival delle aquile, l’evento più importante dell’anno, dove i cacciatori più esperti si sfidano in prove di destrezza utilizzando questi stupendi rapaci.
Al termine si potrà poi decidere se rientrare a Ulaanbaatar in volo o con un’interessante traversata via terra, che porta tra i laghi della regione centrale, al monastero di Shank ed a Kharkhorin, l’antica capitale dell’Impero Mongolo di Gengis Khan, e include il Parco di Khustai Nuruu.
IL FESTIVAL DELLE AQUILE
Quest’anno abbiamo scelto di partecipare all’edizione del festival che si svolge nel villaggio di Sagsai, a circa 50 km dal capoluogo regionale di Ulgii, dove avviene dopo una settimana l’evento più noto e che oggi è abbastanza frequentato. Sagsai non ha niente da invidiare al festival più famoso, se non il numero di turisti: infatti i cacciatori con le aquile sono gli stessi che partecipano ad Ulgii ed i giochi di destrezza con le aquile anche, manca solo il grande numero di spettatori, che rende questo evento ancora a misura d’uomo.
La caccia con le aquile è un’attività che viene praticata da millenni dai nomadi kazaki alla fine dell’estate. I cacciatori, provenienti da tutti gli angoli della regione del Bayan Ulgii, si ritrovano una volta all’anno per partecipare ad un’emozionante gara di caccia a cavallo utilizzando solo maestose aquile reali tenute su di un braccio protetto da un enorme guanto e sostenuto da un bastone che poggia sulla sella del cavallo.
L’aquila reale (Aquila Chrysaetos) raggiunge una lunghezza che può variare tra i 75 e gli 88 cm e l’apertura alare può raggiungere i 2,30 mt, mentre il suo peso arriva fino a 6 – 7 kg. Le dimensioni maggiori, come in quasi tutti i rapaci, si raggiungono nelle femmine, che dai cacciatori kazaki sono preferite agli esemplari maschi. Cacciano in prevalenza volpi, ma anche marmotte e a volte lupi. Il becco è robusto e ricurvo, le zampe sono forti e ricoperte di piume, gli artigli sono lunghi ed affilati ed il quarto dito, opposto agli altri, è munito di un’unghia più lunga che trafigge le prede. L’aquila è dotata di una vista straordinaria, sei volte più acuta dell’uomo con un campo visivo di 300 gradi. Il piumaggio è di colore bruno scuro con penne dorate sul capo che, ricordando una corona, le hanno conferito il titolo di “reale”. L’addestramento di questi uccelli, che vengono catturati da piccoli, è lungo e impegnativo e il cacciatore lo inizia utilizzando come prede delle pelli di animali. Il rapace viene legato ad una corda e quando afferra la pelle gettata nelle sue vicinanze viene premiato con un pezzo di carne, che sarà sempre più consistente man mano che l’uccello perfeziona la propria abilità nell’artigliare la preda. Il rapporto che si viene a creare tra l’uomo e l’animale è molto stretto e dura fino a quando il rapace non viene liberato al compimento del decimo anno di vita.
Poiché le aquile cacciano in prevalenza volpi, la caccia si svolge quando la Mongolia si ammanta di bianco, e le pellicce sono migliori. Gli uccelli vengono tenuti bendati con un cappuccio, fino a quando il cacciatore avvista una preda: l’aquila viene lanciata in aria e s’innalza in cielo per poi fiondarsi in picchiata. Questa gara è una vera e propria sfida di abilità e velocità dove alla fine viene eletto il cacciatore con l’aquila più precisa. Oggi nel Bayan Ulgii sono rimasti circa 450 cacciatori tradizionali e questo evento è importante anche perché e l’ultima occasione d’incontro collettivo prima della calata del freddo inverno. A contorno del contesto venatorio vengono celebrate feste con danze e canti tradizionali.
LA REGIONE DEL BAYAN ULGII
La regione mongola di Bayan Ulghi offre una grande varietà ambientale ed è coronata dalla catena dei monti Altai, che distano 2000 chilometri da Ulaanbaatar e formano il confine naturale con la Russia e il Kazakistan a dominio cinese. Qui si trova la vetta più alta della Mongolia, l’Huiten Uul (4373 mt), che fa parte delle cinque cime del Tavan Bogd (letteralmente, “i cinque illuminati”), un’area che forma il confine tra i tre paesi; la cima più alta è il monte Belukha (4506 mt), posizionato oltre il confine negli Altai russi. Sparsi tra questi stupendi monti si trovano una ventina di grandi ghiacciai, tra cui il Potanina è il più esteso. Una delle aree più belle è il parco nazionale di Altai Tavan Bogd, che si estende tra la Mongolia e il confine cinese, e raccoglie numerosi laghi tra cui l’Hoton, il Dayan Nuur e il Tolbo.
Gli abitanti sono in maggioranza kazaka, di religione musulmana e di lingua turca; hanno iniziato a trasferirsi in queste aree verso il 1840 per pascolare pecore e capre nel periodo estivo e all’inizio del secolo scorso hanno cominciato a stabilirsi permanentemente nella regione. La lingua utilizzata è il kazako, anche se la maggior parte delle persone sono bilingue e parlano anche il mongolo. I kazaki della Mongolia sono rimasti isolati e conservano tradizioni millenarie andate ormai perdute nella loro terra d’origine. La moschea di Ulghi dopo la caduta del socialismo è stata riaperta e il pellegrinaggio alla Mecca ha ripreso, ma la religione viene vissuta in modo aperto e tollerante: le donne non devono usare il velo e gli uomini amano consumare alcolici. Dopo il 1990 a molti kazaki mongoli è stato permesso di migrare verso il Kazakistan e la Turchia, con un considerevole flusso di persone durato alcuni anni, e ci sono state lunghe trattative tra Kazakistan e Mongolia per permettere ai kazaki mongoli di avere la doppia cittadinanza, risolta per ora con il permesso a loro concesso di entrare in Kazakistan senza visto.
Questa parte della Mongolia, anche perché dista un lungo viaggio di quattro giorni da Ulaanbaatar, ha maggiori contatti con le regioni confinanti russe e cinesi. La popolazione si dedica soprattutto alla pastorizia transumante; durante l’inverno si rifugia in villaggi riparati all’interno di valli profonde utilizzando case di legno, per migrare poi in estate verso i pascoli di montagna. Questi pastori utilizzano delle tende molto simili alle grandi gher mongole, con alcune differenze che le rendono tipiche e affascinati.
ORGANIZZAZIONE DI AMITABA IN MONGOLIA
I viaggi di Amitaba in Mongolia dal 2010 vengono organizzati con la cooperativa Sain Sanaa (il cui nome in mongolo significa “buona idea”) che è stata fondata con il nostro supporto aggregando un gruppo di persone mongole guidate da Alfredo Savino, con l’obbiettivo di curare attentamente la qualità dei servizi offerti. Ogni socio mette a disposizione le proprie conoscenze ed abilità iniziando dal tracciare itinerari che consentano ai viaggiatori di entrare in contatto con la Mongolia più vera, e, ovunque opportuno, si estendono al di fuori dai circuiti turistici. Le finalità della cooperativa sono in sintesi le seguenti: ridistribuire gli utili ricavati dai viaggi ugualmente fra i soci (siano essi guide, autisti o cuochi, stranieri o mongoli); non portare fuori dal Paese i ricavati del turismo; pagare i non soci locali che collaborano alla realizzazione dei viaggi in modo equo; favorire le piccole realtà imprenditoriali locali; cogliere l’opportunità del soggiorno di ospiti stranieri in Mongolia per generare un mezzo concreto d’aiuto; favorire progetti d’aiuto, destinando alle iniziative di sostegno una parte dei ricavi della cooperativa; aiutare gli studenti mongoli meritevoli che studiano l’italiano ad avere delle esperienze formative; soggiornare nei monasteri di campagna con lo scopo di fornire un aiuto a queste piccole realtà locali dando nel contempo ai viaggiatori la possibilità di conoscere più approfonditamente un aspetto fondamentale della cultura mongola.
MODALITÀ DEL VIAGGIO
Per l’intero viaggio vengono utilizzati veicoli a quattro ruote motrici, solitamente Uaz, seguendo sia strade che piste tracciate dal passaggio di altri veicoli; i tratti asfaltati sono nei pressi della capitale e lungo alcune arterie stradali principali. Le Uaz russe sono i mezzi più idonei per la Mongolia: sono il tipo di veicolo più diffuso e ogni eventuale problema tecnico può essere facilmente risolto pressoché ovunque, sono molto solide e comunque comode. La velocità sugli sterrati è comunque abbastanza buona, si tengono medie di circa 50 km/h con alcuni tratti anche più veloci e parti dove l’irregolarità del terreno rende la marcia lenta. Il percorso complessivo previsto è di circa 2000 chilometri, a cui se ne aggiungono 1250 per chi segue l’estensione.
Fuori da Ulaanbaatar, dove si alloggia per tre notti in hotel a tre stelle, si pernotta cinque notti in hotel locali, sei in tenda (campo mobile), di cui quattro consecutive durante il trekking, e tre notti presso famiglie: un’esperienza molto interessante, si avranno a disposizione delle stanze comuni nelle loro abitazioni – si segnala che qui il bagno è esterno. I campi mobili vengono allestiti con tende di tipo europeo a due posti e si dispone di una tenda comune dove mangiare; cucina e allestimento delle parti comuni sono curati dal nostro personale mentre le tende individuali vengono montate dai partecipanti, se necessario con l’aiuto degli assistenti. Viene fornita tutta l’attrezzatura necessaria dall’organizzazione, ad eccezione del sacco a pelo. La cucina proposta è semplice ma sostanziosa, anche vegetariana. Durante l’estensione si utilizzano un hotel locale, due in campo gher, una presso il monastero di Shank (si segnala che qui i servizi igienici sono rudimentali, come erano nelle vecchie campagne italiane) ed una notte in meno a Ulaanbaatar rispetto al programma breve.
Il viaggio richiede un certo spirito d’avventura, poiché nella regione degli Altai si diventa simili ai nomadi, percorrendo con i veicoli a quattro ruote motrici vaste aree e pernottando anche in tenda. Per chi ama viaggiare ed è disposto ad affrontare qualche disagio, è una grandiosa esperienza d’incontro con una popolazione cordiale e ospitale e di totale immersione in un ambiente naturale stupendo.
PARTECIPARE AL TREKKING
Per partecipare bisogna essere persone preparate fisicamente, ma non servono precedenti esperienze di trekking difficili o di preparazione alle condizioni di vita in alta montagna; è importante riuscire a essere a proprio agio in situazioni di fatica anche prolungata ed eventualmente in condizioni climatiche avverse. Si percorrono tappe giornaliere di 5/6 ore con il supporto di cavalli che trasportano il bagaglio e tutta l’attrezzatura.
Per chi volesse, c’è la possibilità di effettuare questa parte del viaggio a cavallo (pagando un piccolo extra di circa € 15 al giorno). Si usano animali docili facilmente cavalcabili anche dai meno esperti. Si consiglia, nel caso di questa opzione, di portare con se dall’Italia ghette o stivali per coprire l’interno della parte inferiore delle gambe.
CLIMA E ATTREZZATURA
Il clima tra fine settembre ed inizio ottobre è mediamente piuttosto secco e le temperature previste sono tra i 5 e i 15 gradi, con possibili punte minime notturne al di sotto dello zero durante il trekking. È necessario avere un sacco a pelo che abbia un gradiente di minimo termico di almeno -8C°; Alfredo Savino, guida del viaggio, può procurarlo sia a noleggio (€ 25), fornendo anche un sacco lenzuolo da utilizzare all’interno dello stesso, che acquistandolo a € 50. Prevedere un abbigliamento resistente ad acqua e vento, scarponcini tipo trekking leggeri possibilmente con l’interno in goretex, portare creme protettive per il sole e occhiali. Si tenga presente che lungo il percorso non ci sono lavanderie.
Si ricorda che il clima in questa terra è sempre imprevedibile e incline a repentini cambiamenti, da giorni caldi di sole si può passare a nevicate improvvise.
Programma del viaggio
Si ricorda che l’itinerario e le sistemazioni previste possono subire modifiche dovute a fattori naturali e climatici.
1°g. Martedì 17 settembre, partenza per la Mongolia
Per raggiungere Ulaanbaatar un volo comodo è della Aeroflot; nel programma si considera l’utilizzo di questo collegamento ma Amitaba può verificare le possibilità offerte dalle altre compagnie (si segnala solo che se per via di un orario d’arrivo diverso fossero necessari servizi d’accoglienza e trasferimento aggiuntivi per questi verrà richiesto un piccolo extra). Con Aeroflot la partenza da Milano Malpensa per Mosca alle 12.10 con arrivo alle 16.40 e da Roma Fiumicino alle 12.30 17.25; per i voli e gli orari da altri porti di partenza contattare Amitaba. Il volo transcontinentale da Mosca per Ulaanbaatar parte alle 19.00 (orari da confermare).
2°g. 18/9 Arrivo a Ulaanbaatar
Arrivo alle ore 6.00, trasferimento e sistemazione in centro città presso l’hotel Sant Asar (3*) o simile. Incontro con la guida e presentazione del programma di viaggio. Visita della città, del monastero di Gandan, il principale monastero della Mongolia costruito circa 300 anni fa; ascesa alla collina Zaisan alla cui base si trova una enorme statua di Buddha, da dove si gode un bellissimo panorama della città e delle colline circostanti e si trova una enorme statua di Buddha. Pernottamento presso l’hotel Office nel centro cittadino.
3°g. 19/9 Ulaanbaatar – Ulgii
Volo per Ulgii (orari del volo da confermare), città capoluogo del Bayan Ulghi, la regione più remota della Mongolia che dista da Ulaanbaatar circa 2000 km, (NB: a volte il volo viene cancellato; in questo caso si vola su Khovd e da qui si raggiunge Ulgii in auto, una distanza di circa 220 km verso nord ovest quasi tutti su strada asfaltata). Arrivati in città si visita il mercato. Sistemazione in famiglia.
4°g. 20/9 Ulgii – Shiveet Hairhan Uul (Parco Nazionale del Tavan Bogd)
La tappa di oggi (180 km) conduce attraverso alcuni remoti villaggi e stupendi paesaggi fino al Parco Nazionale del Tavan Bogd, dove si pone il primo campo.
5°g. 21/9 Shiveet Hairhan Uul – Valle “Kazaka” (trek)
Inizia il trekking che porta ad una valle dove risiedono diverse famiglie kazake. Si parte da circa 2400 mt di quota e si valica un bel passo di montagna posto a circa 2800 mt, impreziosito da un lago; la tappa è di circa 5 ore. Pernottamento in tenda.
6°g. 22/9 Valle “Kazaka” – Campo Base del ghiacciaio Potanina e picchi del Tavan Bogd (trek)
La meta di oggi è il Campo Base del ghiacciaio Potanina, che richiede quasi 7 ore cammino, posto a circa 3000 mt. Si percorrono lunghi falsipiani, non si attraversano creste e non si incontrano passaggi esposti. Si posizionano le tende al Campo Base, dove si ammirano il ghiacciaio Potanina e tutte e cinque le vette del Tavan Bodg, tra cui l’Huiten Uul (4373 mt), la vetta più alta della Mongolia, e il Belukha (4506 mt), la più alta degli Altai, che rimane in territorio russo.
7°g. 23/9 Campo Base – Shiveet Hairhan Uul (trek)
Si ripercorre in senso inverso l’altopiano per raggiungere il punto all’ingresso del parco dove si è pernottato all’andata. La tappa di oggi prevede 8 ore di cammino.
8°g. 24/9 Shiveet Hairhan Uul – Ulgii
Oggi si viene raggiunti dalle vetture per rientrare a Ulgii (200 km), dove si alloggia presso l’Hotel Duman o simile, un semplice albergo locale; si avrà del tempo libero per visitare il mercato o riposare.
9°g. 25/9 Ulgii – Khovd e Gurvan Tsenheriin Agui
Partenza per la città di Khovd, che dista circa 220 km, dove si alloggia presso l’hotel Tsambagarav o simile; capoluogo dell’omonima regione, questo centro fu un avamposto militare mancese e una delle ultime città ad essere stata liberata dai cinesi nel 1912. In tarda mattina (orario da confermare) arrivano in volo da Ulaanbaatar i partecipanti giunti per seguire il Festival delle Aquile e la seconda parte dell’itinerario. Tempo permettendo, si parte con loro per un’escursione all’unica grotta con pitture rupestri della Mongolia. Entrando nella caverna di Gurvan Tsenheriin Agui si sbuca direttamente nell’Età della Pietra: alta circa venti metri, custodisce alcune meravigliose pitture che risalgono al Paleolitico (da 12.000 a 40.000 anni fa). Si tratta di raffigurazioni di animali, nomadi e altre immagini misteriose.
10°g. 26/9 Khovd – Parco del Tsamba Garav Uul
L’esplorazione di questa remota regione inizia dirigendosi verso est, raggiungendo le pendici settentrionali del monte Tsamba-Garav (4208 mt), ubicato al confine di tre aimag (regioni mongole): Bayan Ulgii, Uvs e Khovd. E’ una delle più belle cime sempre innevate della Mongolia. Si visitano diverse valli scoprendo sorgenti d’acqua cristallina e si effettua un’escursione per avvicinarci ai ghiacciai del Tsamba-Garav. Si percorrono circa 180 km; pernottamento in tenda.
11°g. 27/9 Parco del Tsamba Garav Uul – Ulgii
Si lascia l’imponete montagna per seguire la spettacolare strada che riporta al capoluogo del Bayan Ulgii. Pernottamento presso l’Hotel Duman o simile, un semplice albergo locale; si percorrono circa 150 km. Si avrà il tempo per visitare questa “atipica” città mongola, con il bazar e la moschea dove si respira un’aria quasi medio orientale.
12°g. – 13°g. (28 – 29/09) Ulgii – Sagsai e Festival delle Aquile
Ci si sposta al villaggio di Sagsai, che dista circa 50 km ad ovest. Per vivere completamente l’evento ci si sistema in una dimora di una famiglia kazaka, dove si pernotterà per due notti. Si dedicano le giornate ad ammirare le gare di abilità e velocità del contesto. Dalle alture circostanti i cacciatori tolgono i cappucci ai loro maestosi animali e li lanciano verso il cielo. Nel frattempo vengono rilasciate le prede, le aquile perdono lentamente quota, poi, con uno scarto improvviso e fulmineo, piombano sulla preda immobilizzandola. Qui interviene il cacciatore che deve essere celere a raggiungere i contendenti, prima che la preda possa ferire l’aquila. A contorno del torneo vi sono molti eventi paralleli come concerti, sfilate con abiti tradizionali, mercatini di borse e tappeti di feltro tradizionali. E’ molto particolare il “Kokbar”, che ricorda molto il Buskashì, il gioco nazionale afgano: due squadre di cavalieri si contendono la carcassa di una capra decapitata. E’ un gioco privo di regole: basta impossessarsi della carcassa.
14°g. 30/09 Sagsai – Parco del Tavan Bogd (Shiveet Hairhan Uul)
Trasferimento verso la zona più occidentale del Paese, una regione ricca di resti archeologici che partono dall’Età del Bronzo arrivando all’epoca Unna e fino all’invasione turca. Per il pernottamento si posiziona il campo mobile nel parco nazionale di Altai Tavan Bogd nei pressi del monte Shiveet Hairhan, che è considerato sacro dalle popolazioni della repubblica russa di Tuva e dai nomadi di etnia tuvaina che popolano la zona. Qui si ammira uno fra i più grandi petroglifi di epoca unna.
15°g. 1/10 Shiveet Hairhan Uul – Ulgii
Con i veicoli si torna verso la “civiltà” ad Ulgii, dove si alloggia presso l’hotel Duman o simile; nel pomeriggio si ha del tempo libero. Si percorrono circa 160 km.
16°g. 2/10 Ulgii – Lago Achit – Ulaangom
Partenza in direzione nord ovest per la regione di Uvs, famosa per la varietà degli ambienti naturali e per la presenza del lago più grande del Paese, che dà il nome alla regione. Prima di arrivare ad Ulaangom, una sonnacchiosa cittadina che è il capoluogo della regione, ci si ferma al lago Achit, che si trova ad un’altitudine di 1435 mt sul livello del mare e si estende su una superficie di 290 kmq. Arrivati in città pernottamento presso l’hotel Chingis Khaan; si percorrono circa 260 km.
PER CHI RIENTRA
17°g. 3/10 Ulaangom – Ulaanbaatar
Mattina a disposizione; nel primo pomeriggio (orari da confermare) ci si imbarca sul volo per Ulaanbaatar. Le visuali dall’aereo sono spettacolari: il lago Uvs, il lago Bus e le montagne siberiane. Sistemazione presso l’hotel Sant Asar (3*) o simile.
18°g. 4/10 Ulaanbaatar
Si completano le viste ad Ulaanbaatar accompagnati da una guida che parla la lingua italiana, in particolare il Museo di Storia Nazionale Mongola. Si avrà del tempo libero a disposizione per fare acquisti e girare in città.
19°g. Sabato 5 ottobre, volo di rientro
Per chi è giunto con Aeroflot, la partenza da Ulaanbaatar è alle 7.10 con arrivo a Mosca alle 8.45; partenza per Milano Malpensa alle 11.05 con arrivo alle 13.40 e per Roma Fiumicino alle 10.20 con arrivo alle 13.20 (orari da confermare).
ESTENSIONE, TRAVERSATA DELLA MONGOLIA
17°g. 3/10 Ulaangom – Tosontsengel
Inizia la traversata della Mongolia in direzione est per arrivare a Ulaanbaatar, un percorso spettacolare che merita di per sé un viaggio. Oggi si attraversa la regione di Uvs, passando dal grande lago Khyargas, famoso per le sue rocce calcaree, e in serata si raggiunge la cittadina di Tosontsengel, famosa per la lavorazione del legno per le gher. Pernottamento in hotel locale; la tappa è di circa 420 km.
18°g. 4/10 Tosontsengel – Lago Terkhiin Tsagaan Nuur – Terme di Tsenkher
Partenza per le terme di Tsenkher, dove le acque raggiungono i 60-80 gradi, ottime per rilassarsi. Si transita dal lago Terkhiin Tsagaan Nuur, circondato da crateri di vulcani spenti, dalla roccia di Taikhar e dal capoluogo della provincia, Tsetserleg, dove si visitano il museo locale ed il monastero. Si alloggia al campo gher Shiveet Maixam o simile; la tappa è di circa 250 km. Si potrà fare il bagno alle terme e provare il massaggio e le cure tradizionali mongole.
19°g. 5/10 Terme di Tsenkher – Kharkhorin – Monastero di Shank
Al mattino si parte presto proseguendo in direzione est per Kharkhorin, l’antica capitale dell’Impero Mongolo di Gengis Khan. Oggi è solo un villaggio dove sono rimaste 2 delle 4 tartarughe di pietra che originariamente segnavano i confini della città; su di un panoramico colle alle spalle delle casette è stato eretto un moderno monumento che esalta le antiche glorie dell’Impero, quando questo luogo era il centro del mondo. Si visita il monastero-museo di Erdene Zuu, meta di pellegrinaggio per i mongoli, che colpisce anche per le lunghe mura sormontate da piccoli stupa che ne delimitano lo spazio sacro dalle vaste praterie e dai colli verdi; costruito sui ruderi di Kharkhorin, contiene diversi templi molto interessanti da visitare ed un piccolo museo. Ci si sposta quindi al monastero di Shank, situato a 30 km, dove saremo graditi ospiti. Shank è un piccolo e antico monastero situato in un piccolo villaggio tra le vaste praterie che un tempo custodiva la bandiera di Gengis Khan, dove si ammirano alcune importanti tanke del tantra di Kalachakra; si trascorre con i monaci parte della giornata e si pernotta nella semplice casa per gli ospiti all’interno del monastero. La sistemazione sarà un po’ spartana, ma pulita, ed è anche l’occasione per dare un contributo concreto a questa piccola comunità monastica. La tappa è di circa 180 km, quasi tutti di strada asfaltata.
20°g. 6/10 Monastero di Shank – Parco di Khustai
Partenza per il Parco Nazionale di Khustai Nuruu, dove si ha la possibilità di vedere i cavalli selvatici di Przewalski, noti anche come Takhi o Pony della Mongolia. Questo animale è il parente più prossimo del cavallo domestico; negli anni ‘60 erano scomparsi ma grazie ad un programma di reinserimento ora è possibile ammirarli. E’ prevista un’escursione nel parco dove, oltre ai cavalli selvatici, sono presenti diverse specie animali come il cervo rosso asiatico, le gazzelle della steppa, i gatti selvatici manul ed altri. Pernottamento presso il campo gher Khustai; la tappa è di circa 280 km.
21°g. 7/10 Parco di Khustai – Ulaanbaatar
Si raggiunge Ulaanbaatar, che dista circa 110 km; qui si alloggia presso l’hotel Sant Asar (3*) o simile. Visita al Museo di Storia, dove sono illustrati lo sviluppo della storia dell’uomo nelle terre mongole ed i costumi tradizionali delle varie etnie, del Museo-Monastero di Choijin Lama, uno dei pochi monasteri rimasti intatti che conserva le maschere originali utilizzate nelle danze rituali e splendide sculture di Zanabazar. Si avrà del tempo a disposizione per gli acquisti; chi è interessato potrà recarsi al mercato locale di Naraan Tuul.
22°g. Martedì 8 ottobre, volo di rientro
Per chi è giunto con Aeroflot, la partenza da Ulaanbaatar è alle 7.10 con arrivo a Mosca alle 8.45; partenza per Milano Malpensa alle 11.05 con arrivo alle 13.40 e per Roma Fiumicino alle 10.20 con arrivo alle 13.20 (orari da confermare).
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