Indonesia
Sumatra, dal lago Toba a Pulau Weh
Dai vulcani alle foreste degli oranghi, mondi etnici e l’isola del paradiso

Donne Batak a Toba

Vulcano Sibayak, Sumatra

Samosir, casa tradizionale

Mercato a Samosir, Sumatra

Lago Tawar, Sumatra









Sintesi del viaggio
L’Indonesia occupa una delle aree tropicali più ampie ed interessanti al mondo; il viaggio porta in regioni poco conosciute al turismo, per un incontro con una natura incontaminata che funge da cornice a realtà etniche di elevato interesse culturale.
Si scopre la magia del selvaggio Parco Nazionale del Leuser, percorrendo a piedi sentieri tra monti e fiumi termali dove s’incontrano gli oranghi nel loro habitat; si avvicina il mondo dei Batak, la temuta etnia storicamente guerriera che popola gli altipiani di Sumatra ed il lago Toba con l’isola si Samosir, che seducono per la loro aura mistica ed importanza geofisica; si completa godendo di un’isola che molti ritengono essere uno dei punti del pianeta che più assomiglia al paradiso terrestre.
- Medan
- Lago Toba
- Samosir
- Berastagi
- Ketambe
- Takengon
- Banda Aceh
- Pulau Weh
Presentazione del viaggio
Il viaggio inizia da Medan, capitale di Sumatra, e si conclude a Banda Aceh, sulla punta nord occidentale della grande isola, dove ci si imbarca sul volo di rientro. Le tappe previste sono descritte nel “Programma del Viaggio”; il percorso è stato messo a punto grazie alle ricerche eseguite dalla guida del viaggio, che risiede in questa regione e parla fluentemente indonesiano, e si svolge in una stagione climaticamente ottimale.
Richiede un certo spirito di adattamento perché in alcune località e nel Parco del Leuser le sistemazioni sono molto semplici; nel parco sono previsti tre giorni di cammino, con tappe non molto impegnative.
LAGO TOBA
Il lago Toba è il più grande dell’Indonesia ed anche il più vasto lago di origine vulcanica al mondo; è situato a 900 metri di quota sull’altopiano della parte settentrionale di Sumatra, con una profondità di circa 500 metri ed un’ampiezza di 30 per 100 chilometri. Al di la delle dimensioni, è un luogo remoto molto bello per la natura in cui è immerso e le sue acque sono pulite e adatte alla balneazione; il suo gioiello è l’isola di Samosir, dove si incontra ancora la vita tradizionale dell’etnia dei Batak Toba. Entrò nell’immaginario culturale perché negli anni ’70 divenne la meta di molti giovani hippies che si rifugiavano qui per riscoprire un contatto con un modo di vita dall’apparenza bucolica. Motivo del fascino era dato anche dal suo significato geofisico: l’esplosione vulcanica che gli diede origine avvenne circa 74.000 anni fa e, da 25 milioni di anni a questa parte, fu la più grande e catastrofica di cui i vulcanologi sono a conoscenza e secondo i climatologi ha avuto un impatto che è giunto fino ai giorni nostri. Secondo gli studiosi l’entità del fenomeno fu tale da riuscire ad oscurare la luce solare in gran parte del pianeta provocando l’estinzione di diverse specie ed una decimazione dei nostri progenitori, causando anche i movimenti migratori che hanno portato a configurare la presenza umana sul pianeta come poi la si ritrova nel nostro periodo storico. Si può dire in sintesi che il luogo sia uno dei punti di ‘pelleginaggio geofisico’ più importanti del pianeta.
ETNIA BATAK
I Batak risiedono nelle regioni settentrionali di Sumatra; sono suddivisi in 6 gruppi distinti ma con tratti culturali, abitudini e lingue che hanno un ceppo comune, anche se i singoli dialetti possono essere poco comprensibili dagli uni agli altri. Ad esempio, tutti utilizzano le tipiche, elaborate abitazioni in legno decorato coi tetti “a dorso d’asino” con i due lati rialzati nelle parti frontali e posteriori. Nella mitologia tribale tutti ascrivono la propria origine ad un comune progenitore, il mitico Si Raja Batak, da cui discendono i clan, o “Marga”; ne consegue che la consapevolezza delle propria genealogia è un cardine della cultura patriarcale batak, ed ha il nome di “Tarombo” , un’idea che sintetizza il senso di identità e appartenenza. Nella storia furono temutissimi guerrieri ed erano anche sempre in costante conflitto tra di loro; già Marco Polo li cita per la notorietà delle loro pratiche di cannibalismo rituale. Su questo tema diversi missionari, antropologi ed esploratori hanno fatto interessanti ricerche; in effetti due missionari americani di scuola battista furono mangiati nel 1834. Da quanto risulta, il loro cannibalismo ha avuto un ruolo rituale più che ‘nutritivo’, e sembra fosse legato principalmente alle attività guerresche: venivano uccisi e mangiati i nemici catturati per prendere possesso della loro forza, il loro “tendi”, che si riteneva essere contenuto in particolare nel sangue, nei palmi della mani, nelle suole dei piedi e nella testa. Vi era anche il caso del cannibalismo per motivi di giustizia sociale; ad esempio per punire l’adulterio, ma anche il furto o il tradimento al clan ed altre cose. La pena era tremenda, il malcapitato era cannibalizzato vivo, e la famiglia del condannato forniva le guarnizioni necessarie come sale, peperoncini e limoni al fin di dimostrare di condividere il verdetto e quindi di rinunciare ad una vendetta. Difficile a credersi con un contesto simile, l’ideologia sociale a contorno era basata sul concetto di fondo di “masipasangapon”, ovvero di mutuo rispetto e di aiuto agli altri, fondato sui tre principi del rispetto alla famiglia delle moglie, della onestà e gentilezza verso le donne e l’attenzione ai rapporti con le persone più vicine; è significativo in questo ambito che le donne fossero escluse dai banchetti fatti con gli esseri umani. L’orizzonte di questi riguardi era limitato ovviamente al proprio clan, tutti gli altri ne erano esclusi ed erano potenzialmente nemici. Tutto questo pian piano giunse ad un termine con l’influenza islamica e cristiana a partire dal XIX secolo e la conversione a queste religioni; gli ultimi casi di cannibalismo rituale sembrano essere stati all’inizio del XX secolo. Oggi vi è una minoranza dei Batak che segue ancora le tradizioni animistiche, che in alcune aree sono state accomunate all’induismo; questo è stato necessario anche perché in Indonesia è obbligatoria l’identificazione anagrafica con un credo religioso ed i culti animistici sono stati esclusi dalle registrazioni.
PARCO NAZIONALE
Il Parco Nazionale del Gunung (monte) Leuser preserva l’area naturale selvaggia più vasta del sud est asiatico, un territorio caratterizzato dalla catena dei monti Barisan dove si erge il monte Leuser (3119 mt) e la vetta più alta, il Tampa Nama, arriva a 3466 mt. L’ampiezza è di circa 8000 kmq, un’area che misura circa 150 per 100 km di larghezza. E’ un paradiso naturale con scorci panoramici eccezionali dove vivono gli oranghi, oltre ad altre specie importanti come il rinoceronte, la tigre e l’elefante di Sumatra, il leopardo e varie specie di erbivori. Nel Parco è in corso un progetto per la tutela degli oranghi. Per i percorsi a piedi nella natura è uno dei punti più belli dell’Indonesia.
PALAU WEH
L’isola di Weh (o Sabang) è il punto più occidentale dell’Indonesia; è formata da diverse baie, offre bellissime spiagge e si affaccia su di un Parco Marino dove vivono molte specie di pesci con aree coralline stupende. Le colline sono in gran parte coperte da foreste, con il punto più alto a 617 metri, vi è una formazione vulcanica con emissioni sulfuree ed anche una bella cascata che si tuffa in una vasca naturale, balenabile, nella fitta foresta. Per la sua posizione di fronte al canale di Malacca, dove a partire dall’epoca coloniale vi è un forte traffico navale che oggi vede il transito di circa 50.000 vascelli all’anno, venne utilizzata come punto di rifornimento; abitano qui circa 25.000 persone, concentrate per la maggior parte a Sabang, il capoluogo. La popolazione locale è quasi tutta musulmana è qui vige la sharia, ma non vi è alcuna pressione sui visitatori e si trovano facilmente anche bevande alcoliche. L’isola offre possibilità di immersioni subacquee, gite in mare, trattamenti di massaggio, cibi appetitosi e così via; ma fortunatamente, forse per la sua remotezza, non è stata ancora approcciata dal turismo classico e consente di godere con pace e serenità di uno degli angoli tropicali più belli dell’Indonesia.
NOTA TECNICA
Agosto è un ottimo momento dell’anno per recarsi nelle regioni interne dell’altipiano di Sumatra, non è troppo caldo e la stagione è secca con pochi insetti; vi è comunque sempre la possibilità di piogge localizzate. Anche all’isola di Weh il clima è favorevole, solitamente soleggiato, con poche piogge e venti solitamente moderati. E’ opportuno avere con sé anche degli indumenti caldi per le serate nel parco nazionale. Per i trasporti si utilizzano veicoli privati locali, taxi e traghetti pubblici. Si tenga presente che si viaggia in zone non frequentate dal turismo classico; gli alloggi utilizzati sono sempre tra i migliori disponibili ma alcuni non sono di standard europeo. Le sistemazioni più semplici sono per le due notti nel Parco Nazionale, dove si utilizzano le capanne predisposte dai nostri assistenti locali, che sono dotate di letti e sacchi a pelo ma non di servizi. Alcune delle altre sistemazioni sono semplici ma pulite e sempre dotate di servizi, e la maggior parte ha i servizi in camera. Durante il soggiorno a Pulau Weh è molto comodo noleggiare uno scooter per girare autonomamente l’isola; il costo è molto contenuto, circa $ 5 al giorno; sono comunque disponibili taxi a prezzi molto ragionevoli.
Programma del viaggio
1°g. Sabato 3 agosto, partenza in volo per l’Indonesia
Per raggiungere Medan, capitale dell’isola di Sumatra in Indonesia, vi sono diverse possibilità di volo e Amitaba può prenotare quello preferito dai viaggiatori. Il volo suggerito per questo viaggio, che fa da riferimento per i servizi di trasferimento aeroportuale offerti, è quello della KLM con partenza da Milano Malpensa alle 6.40 ed arrivo ad Amsterdam alle 8.40, o da Roma Fiumicino alle 6.30 con arrivo Amsterdam alle 9.00; da qui si prosegue per Giacarta alle 12.05. Per gli orari da altri aeroporti contattare Amitaba.
2°g. 4/8 Arrivo a Medan
L’arrivo a Giacarta è previsto alle 6.45; si parte per Medan con Garuda alle 9.00 con arrivo alle 11.25, dove è in attesa dei partecipanti la guida italiana, Luca Aldrovandi. Ci si trasferisce all’hotel Prime Plaza, dove si consuma anche la cena. Tempo libero.
3°g. 5/8 Medan – Lago Toba – Isola di Samosir
Si lascia la costa settentrionale ed il tranquillo caos di Medan procedendo verso le regioni interne di Sumatra attraverso diversi villaggi; arrivando verso Toba s’incontrano foreste rigogliose e, dopo circa tre ore di guida, di arriva a Prapat, sulle rive del grande lago lago, incastonato nell’altipiano a 900 metri di quota. Qui ci si imbarca sul traghetto locale, ottima occasione per incontrare le persone del luogo ed i visitatori indonesiani che di recano all’isola. Si approda nei pressi dell’hotel, il Samosir Villa nel villaggio di Tuk Tuk; ci si può rinfrescare con un bagno nel lago. Per chi lo desidera, è possibile noleggiare delle biciclette e fare un giro nei dintorni con la guida italiana.
4°g. 6/8 Isola di Samosir
Si dedica la giornata ad esplorare l’isola utilizzando un veicolo privato. Sull’isola di Samosir risiede l’etnia dei Batak Toba, un clan della grande famiglia dei Batak. La gran parte delle persone autoctone negli anni ha abbracciato il cristianesimo, ma la cultura locale è rimasta viva; la si incontra ammirando le case tradizionali, nei luoghi di giudizio dei clan, nei siti di sepoltura ed anche nel folclore delle danze.
5°g. 7/8 Isola di Samosir – Berastagi
Si torna col traghetto al villaggio di Prapat ai bordi del grande lago e si parte per la cittadina di Berestagi seguendo per un tratto la costa del lago, con bei punti panoramici. Lungo l’altipiano, la rigogliosa regione che occupa la parte interna di Sumatra dove prospera l’etnia dei Batak Karo, si sosta alle cascate di Sipisu Pisu. Giunti a Berastagi, con un viaggio che richiede da 4 a 5 ore di guida, si alloggia presso l’hotel Sibayak International; la quota qui è di circa 1300 metri. Questa zona, oggi a maggioranza cristiana, fu sviluppata dai coloni olandesi dall’inizio del secolo scorso per via della fertilità e del suo ottimo clima; vi sono diverse piantagioni ed il mercato della frutta qui è particolarmente colorato ed interessante.
6°g. 8/8 Berastagi
Nell’area di Berastagi vi sono due vulcani, il Sinabung e il Sibayak, la cui ultima eruzione di quest’ultimo avvenne circa un secolo fa. Con una passeggiata che richiede meno di un’ora si raggiunge la cima del Sibayak a 2212 mt, che offre stupendi panorami. Il cono è sempre attivo con emissioni sulfuree e vi è anche un piccolo lago, ma il percorso che si segue non è pericoloso. Ci si reca anche alle fonti d’acqua calda per un rilassante bagno nelle acque termali. Si visita poi un villaggio-museo dei Batak Karo, parenti stretti dei Batak Toba dell’isola di Samosir.
7°g. 9/8 Berastagi – Ketanbe (Parco Nazionale Gunung Leuser)
Si continua il viaggio a nord ovest lungo l’altipiano, attraverso lo splendido ambiente naturale di questa regione di Sumatra. La meta è Ketanbe, che dista da 5 a 6 ore di guida, nel Parco Nazionale del Gunung Leuser; giunti a destinazione si alloggia presso la locanda Thousand Hill.
8°g. – 9°g. (10 – 11/8) Parco Nazionale Gunung Leuser
Ci si dedica all’esplorazione del Parco Nazionale, dove si riuscirà sicuramente ad avvicinare gli oranghi e, con un poco di fortuna, anche alcune specie rare di scimmie. Ci si sposta accompagnati dalle guide locali camminando lungo i sentieri della foresta con tappe di circa due ore, o due ore e mezza per quelle più lunghe, un tratto al mattino ed uno dopo il pranzo, con lievi saliscendi. Il percorso è quindi adatto a tutti. La stagione non è umida e non si hanno problemi di insetti o malaria. Si alloggia in ripari semifissi in due punti diversi del parco, usufruendo di capanne dotate di tetto che protegge perfettamente anche da eventuali piogge, dove gli assistenti locali hanno predisposto letti corredati da sacchi a pelo e si occupano della preparazione del cibo, anche per i pranzi sul percorso. Il primo punto di sosta è nei pressi di un bel fiume. Nel secondo giorno si arriva in una zona di acque termali, un luogo molto speciale dove le rapide di un fiume selvaggio vengono scaldate da vene vulcaniche ottenendo pozze di diverse temperature, dove risollevarsi dalle fatiche della camminata; a breve distanza si potrà anche raggiungere una cascata.
10°g. 12/8 Parco Nazionale Gunung Leuser – Ketambe
Con un’ultima tappa si torna a Ketanbe, dove si arriva dopo pranzo e ci si sistema nella medesima locanda; pomeriggio di relax.
11°g. 13/8 Ketambe – Takengon (Lago Tawar)
Si continua il viaggio sull’altipiano in direzione nord ovest; la meta di oggi è la cittadina di Takengon sul lago Tawar, un tragitto che richiede da 5 a sei ore di guida circa. Si alloggia presso l’hotel Resort Danau Laut Tawar.
12°g. 14/8 Takengon – Banda Aceh – Pulau (Isola di) Weh
Oggi si percorre l’ultima parte di Sumatra settentrionale, arrivando nella città d Banda Aceh, posta sulla punta nord occidentale della grande isola. Si parte presto per essere sicuri di arrivare in tempo per prendere il traghetto per l’isola di Weh, che parte alle ore 16 ed impiega circa un’ora per la traversata. All’arrivo ci si sposta dal porto alla costa nord orientale dell’isola, circa mezz’ora di strada, dove si alloggia nel confortevole resort Casanemo (casanemo.com). Qui si hanno a disposizione comodi bungalow con vista sul mare e sulla spiaggia bianca dell’hotel. Vi è un buon ristorante, sono disponibili trattamenti di massaggio e ayurvedici, dalla spiaggia si arriva facilmente a nuoto ai coralli e si possono organizzare immersioni subacquee.
13°g. – 15°g. (15 – 17/8) Pulau Weh
Soggiorno di relax. Per chi ha piacere, è interessante fare dei giri nell’isola, facilmente eseguibili con gli scooter o utilizzando dei taxi che hanno costi ragionevoli. Vi sono diverse mete possibili: la piccola solfatara, la breve passeggiata che porta alla cascata nella foresta, nuotare con pinne e maschera per vedere un’attività vulcanica sottomarina, diverse spiagge e baie tra cui Iboih e la candida Long Beach, dove si trova la residenza di Luca, la guida del viaggio, o anche solo percorrere la rigogliosa costa fino alla punta dell’isola conosciuta come ‘Kilometro Zero’, in quanto è il luogo più nord occidentale dell’intero arcipelago indonesiano. Vi è poi la possibilità di dedicare un giorno ad una gita per l’avvistamento dei delfini, uscendo al mattino presto con la barca per incrociarli mentre sono vicini alla costa dell’isola, dove giungono per cacciare i tonni, e dedicando il resto del tempo al nuoto pinnato nei punti più interessanti dell’isola raggiungibili solo in barca.
16°g. 18/8 Pulau Weh – Banda Aceh e volo di rientro
Ci si reca al punto d’imbarco per prendere il traghetto veloce che parte a inizio mattina ed arriva a Banda Aceh in un’ora circa. Si sbarca e si vanno a visitare un paio di siti a cielo aperto memorie dello tsunami del dicembre 2004, quindi si pranza e ci si reca all’aeroporto per il volo di rientro. Garuda parte per Giacarta alle 15.40 con arrivo alle 18.35. Qui ci si imbarca con KM per Amsterdam alle 22.45.
17°g. Lunedì 19 agosto, arrivo a destinazione
L’arrivo ad Amsterdam è previsto alle 8.20; la partenza per Milano Malpensa è alle 10.20 e arrivo alle 12.00, per Roma Fiumicino alle 14.25 con arrivo alle 16.35.
POSSIBILE ESTENSIONE A PULAU WEH
Il soggiorno all’isola di Weh può essere esteso per il numero di giorni scelti dai viaggiatori. Per chi si ferma più a lungo il rientro fino all’aeroporto di Banda Ace viene organizzato usufruendo dell’assistenza di nostre guide locali.
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Pesce leone alle isole Banda
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L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.
Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.