Tra i “Monti della Luna”
Il Ladakh è il cuore della regione di etnia tibetana dell’India, un affascinante territorio trans himalaiano dove è raro che arrivino le piogge monsoniche. Per il trekking vi sono tantissime possibilità con sentieri che da qui si diramano anche fino allo Zanskar e al Rupshu, da dove si può proseguire ancora oltre fino al Kashmir, Lahaul e Spiti.
Ad eccezione del celebre percorso del Chadar, che si svolge sfruttando la glaciazione del fiume Zanskar, sono tutti itinerari estivi; le condizioni climatiche dall’autunno alla primavera rendono infatti gli itinerari inizialmente difficili e poi praticamente impossibili.
Presentazione
Amitaba può organizzare ogni percorso richiesto, mettendo a disposizione dei viaggiatori attrezzature, guide, cuochi e portatori curando tutto l’itinerario dall’Europa includendo i voli, o anche solo fornendo i servizi locali. Per un’inquadratura generale delle possibilità offerte dal Ladakh si veda la pagina Le diverse regioni.
Gli itinerari principali, partendo da nord, possono essere considerati i seguenti, a cui si aggiungono diverse varianti. Stagione di percorrenza, altezze e durate delle tappe riportate di seguito sono da considerarsi indicative.
Il Ladakh è il cuore della regione di etnia tibetana dell’India, un affascinante territorio trans himalaiano dove è raro che arrivino le piogge monsoniche. Per il trekking vi sono tantissime possibilità con sentieri che da qui si diramano anche fino allo Zanskar e al Rupshu, da dove si può proseguire ancora oltre fino al Kashmir, Lahaul e Spiti. Ad eccezione del celebre percorso del Chadar, che si svolge sfruttando la glaciazione del fiume Zanskar, sono tutti itinerari estivi; le condizioni climatiche dall’autunno alla primavera rendono infatti gli itinerari inizialmente difficili e poi praticamente impossibili.
Per ogni chiarimento o richiesta, contattateci: amitaba@amitaba.net – tel.: 02 33614196
Percorsi di trekking
Tra i sentieri più belli, segnaliamo questi che seguono; per ciascuno trovate una breve descrizione:
La valle di Nubra, situata a nord di Leh, si raggiunge in auto attraverso l’altissimo passo del Kardong; ma è accessibile anche con due itinerari di trekking, uno più orientale che risale il passo del Wari oltre il monastero di Tak Tok e porta verso Tangyar e Rongdo sul fiume Shyok; non è molto apprezzato perché la salita al Wari si svolge dove c’è il tracciato di una strada militare costruita sul versante meridionale per motivi strategici. Il secondo sentiero inizia nella valle del monastro di Phyang ad est di Leh e risale il passo del Lasermo (5250 mt) arrivando al tempio di Hunder a Nubra, dove possono giungere i veicoli. Queste le tappe standard previste: 1. Leh – Phyang Gompa (in auto) – Phyang Phu (4 ore); 2. Phyang Phu – base del passo di Lasermo (4700 mt) (4 ore); 3. Passo del Lasermo (5250 mt) (6,5 ore); 4. Base nord del Lasermo – Hunder Dok (5 ore); 5. Hunder Dok – Skarchen (5 ore); 6. Skarchen – Hunder (4 ore). È possibile rientrare a Leh già il 6° giorno.
Ottimo e facile percorso consigliato per la bellezza di luoghi, villaggi e monasteri visitati, adatto anche per una prima esperienza di trekking; si esplora la regione di Sham, situata a settentrione del fiume Indo ad ovest di Leh. I dislivelli in salita di una giornata sono contenuti entro un massimo di circa 400 metri e ci si immerge in una bellissima zona del deserto d’alta quota, peculiare per le forme ed i grandi contrasti cromatici delle rocce, ricchissima di vita e di resti storici. Per leggere il programma dettagliato, collegarsi a Monasteri dell’Indo.
Il sentiero che parte da Lamayuru superando il Prinkiti La e arriva nella valle del monastero di Wanla è la parte iniziale di molti possibili percorsi. Oggi una diramazione della strada carrozzabile che arriva da Leh a Lamayuru porta anche a Wanla e risale questa valle oltre il Gompa fino al villaggio di Hinju, verso il Kungske La (vedi il programma seguente), consentendo di percorrere questa bellissima regione utilizzando meno giorni. Il sentiero per Mangyu segue una valle tra Wanla e Hinju che porta a nord verso il passo del Tar La (5250 mt) fino all’omonimo villaggio, da dove si procede verso est a meridione del fiume Indo valicando altri due colli fino al villaggio di Mangyu, un’oasi di bellezza archetipa tra i monti dove si trovano antichissimi resti buddisti. Qui giunge da pochi anni una mulattiera jeeppabile che consente di essere raccolti o di partire agevolmente anche da questo punto; se da Mangyu si prosegue a piedi si scende in circa due ore ad un ponte sull’Indo che porta sulla strada principale, o si può ancora proseguire a piedi lungo la mulattiera jeeppabile che porta verso est seguendone la sponda meridionale fino al monastero di Alchi.
Le tappe standard previste sono:
La parte iniziale di questo itinerario è la stessa del programma precedente; oltre Wanla invece di deviare a nord per Tar si prosegue lungo la vallata arrivando fino a Hinju, dove ora si può giungere anche in jeep. Da qui si sale al passo del Kungske (4900 mt), oltre il quale vi sono tre opzioni: proseguire lungo la valle fino al fiume Zanskar, dove s’incontra la strada a Sumdo Do (l’opzione più breve); valicare il Dungdungchen La (4700 mt) e raggiungere sempre il fiume Zanskar un poco più a sud a Chilling – anche qui si arriva alla strada che porta a Leh (questa opzione viene solitamente scelta da chi poi prosegue a piedi da qui verso Skiu e la valle di Markha, vedi paragrafo che segue); o, dopo aver seguito oltre il passo il deflusso della valle per un tratto, deviare a nord per Sumdo Gompa e il passo dello Stakspi (4950 mt) che porta ad Alchi (l’opzione più interessante). È un percorso che, se svolto interamente fino ad Alchi, tocca alcuni dei siti artistici più antichi e importanti del Ladakh, con Lamayuru, Wanla, Alchi e Sumdo, dove si trovano sorprendenti capolavori con statue ed affreschi di incredibile bellezza, un sito questo pressoché sconosciuto perché per i turisti ordinari è difficile da raggiungere. Anche l’ambiente naturale è eccezionale, tra valli policrome immerse tra monti spesso ripidi e rocciosi, che ricordano a molti, per questo aspetto e per i colori, il meglio delle nostre dolomiti.
Le tappe usualmente previste sono:
OPZIONE 1:
OPZIONE 2:
OPZIONE 3:
Il sentiero segue i monti che ornano il versante meridionale della valle dell’Indo nella regione di Leh, tra Hemis e Stock, dove si trova il palazzo reale; se si parte da Hemis si segue verso sud per un tratto la valle dell’Indo per imboccare quindi la vallata che conduce a Shang, seguendo la parte iniziale del percorso che conduce al Kongmaru La che si apre su Nimaling (valle di Markha); oggi è possibile giungere a Shang in jeep, se si inizia da Hemis è solo la prima parte della giornata che si svolge dove non transita la mulattiera jeeppabile. Oltre Shang si procede seguendo una valle che si diparte verso nord ovest e si valicano due passi con ottimi panorami sulla catena e vetta dello Stock Kangri; tra i due valichi un sentiero scende all’oasi di Matho, consentendo un’uscita (o entrata) intermedia nel trekking. Arrivando verso Stock si segue una valle particolarmente selvaggia, con ripidissime rocce cromatiche, che è il percorso di salita per arrivare al campo base dello Stock Kangri. Invece di procedere per Stock tornando nella valle dell’Indo un’opzione è di continuare verso nord ovest valicando lo Stock La (4800 mt), chiamato anche Namlung La, arrivando alla base del Ganda La sul circuito della valle di Markha.
Le tappe usuali sono le seguenti:
Markha è tra i percorsi più interessanti del Ladakh per la varietà dell’ambiente, si inizia dalla grande valle del fiume Indo e porta dalle strette gole tipiche degli ambienti erosivi, ricche di rocce colorate, ai vasti scenari delle alte pasture degli yak poste ai piedi di imponenti montagne glaciali. I sentieri disegnano un ampio anello attorno al gruppo di montagne che culminano nella vetta dello Stock Kangri ed i punti d’imbocco sono tutti facilmente raggiungibili da Leh, con diverse opzioni tra cui scegliere. Amitaba consiglia di seguire la direzione antioraria prendendo come punto di partenza il monastero di Spituk, a pochi chilometri da Leh, perché presenta una salita più graduale e consente tra l’altro l’utilizzo di cavalli da sella per le salite ai passi di Ganda e Kongmaru; si può anche iniziare il cammino un poco più ad ovest nei pressi di Zinchen, dove oggi giunge la mulattiera jeeppabile. Alcuni partono da Stok, un’opzione che richiede la salita di un passo in più, lo Stock La, interessante per le stratificazioni particolari delle rocce ma che non aggiunge in modo sostanziale alla bellezza del percorso. La durata ottimale suggerita è di 10 giorni, anche se molti compiono questo percorso in 8. Per contenere un poco i tempi vi è la possibilità di recarsi a Markha partendo da Chilling sul fiume Zanskar, evitando così il passo del Ganda: si attraversa il furioso fiume seduti in una scatola di legno attaccata ad una carrucola, che viene tirata a mano lungo un cavo di ferro… finora non è ancora caduto nessuno! Questa opzione deve essere pianificata perché le montature per il trasporto dei carichi devono arrivare per la via normale e devono quindi partire prima ed attendere i partecipanti sulla sponda orientale del fiume. Vi sono poi delle splendide possibilità di estendere il percorso. Ad esempio, da Nimaling, ai piedi del maestoso Kang Yaze, si può proseguire lungo la valle ad un passo più orientale del Kongmaru, passando a ridosso della barriera glaciale ad est del Kang Yaze ed arrivando nella valle di Gya a Lhato, sulla strada che sale verso il passo del Taklang; da qui si può proseguire a piedi dal villaggio di Rumtse al lago di Tso Kar e così via, fino ad arrivare in Spiti, seguendo i sentieri indicati nella sezione inerente il Rupshu. Un’altra possibilità è di aggirare il Kang Yaze a sud, arrivando nella valle di Dat e da qui in Rupshu, un percorso splendido, come esemplificato nel prossimo paragrafo. L’opzione più avventurosa è raggiungere da qui lo Zanskar (vedi ad esempio il ‘Trek di Jhulam’ nella pagina dedicata al trekking in Zanskar). Per un esempio di programma dettagliato, collegarsi a La valle di Markha.
Come si legge nella parte che descrive Markha vi sono diversi collegamenti di trekking da e per questa bellissima valle. Una di queste opzioni particolarmente interessante è stata ‘promossa’ a itinerario a se stante scegliendo come punto d’inizio Hemis o Shang, uno dei due ingressi più diretti alle alte pasture di Nimaling (l’altro è Lhato, nei pressi di Gya, sulla strada per il Taklang La). Il sentiero aggira quindi in direzione antioraria la maestosa catena del Kang Yaze (6400 mt), il monte più alto in questa regione, scavalcando la spalla di Konka Wangpo e transita dallo Zalung Karpo La, un passo da dove inizia verso ovest il sentiero per Zangla in Zanskar o, andando da lì a sud come è previsto da questo itinerario, si procede verso il Kharnak arrivando a Dat, dove è possibile essere raggiunti dalle jeep se si volesse abbreviare il percorso. Oltre Dat si valica lo Yar La (4950 mt), che offre ottime panoramiche sulle praterie del Rupshu, seguendo in questo tratto lo stesso percorso della Jeeppabile (il sentiero è spesso un poco distante dalla mulattiera), lasciandolo per dirigersi a sud verso il villaggio estivo di Lungmoche e il passo di Morang (5300 mt) che porta nel bacino del fiume Tsarap a Takh, ad ovest del passo del Lachlung dove passa la strada Leh – Manali. Le jeep possono raccogliere qui i partecipanti. È un percorso affascinante che consente di scoprire uno dei più bei territori nomadici d’alta quota dell’Himalaia indiano.
Le tappe previste dal percorso così delineato sono come segue:
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