India Himalaia Ladakh
A ovest di Leh
Escursioni da 3 a 5 giorni

Lamayuru, statua di Cenresi

Shergol

Dipinti di Saspol

Oasi di Bazgo

Leh, Tsemo

Oasi e valli himalaiane
La strada militare che collega da est ad ovest il Ladakh con il Kashmir è la linea di accesso primaria ai molti siti che adornano questo grandioso territorio; vi sono oggi anche diramazioni jeppabili che portano in un buon numero di villaggi, sia a nord che a sud di questa direttrice. Vediamo quindi una sintetica carrellata di ciò che si può raggiungere con i mezzi meccanici, partendo da Leh e procedendo verso ovest.
Presentazione
Siti e itinerari suggeriti
Il territorio del Ladakh ad ovest di Leh è costituito da un groviglio di gole e valli piuttosto strette, con alcune aree più ampie dove sorgono le oasi più popolate; molti degli insediamenti sono raggiungibili solo a piedi ed alcuni sono costituiti anche da una sola casa, con i pochi campi strappati ai ripidi declivi dei monti. Le valli si diramano in parte dal fiume Indo ed altre si estendono a sud verso lo Zanskar ed a nord fino al confine militare con il Pakistan, giungendo fino ai margini orientali del Kashmir. È una regione selvaggia, con ripide montagne rocciose che precipitano su fiumi e torrenti impetuosi e forti contrasti cromatici delle rocce, tra i più incredibili ad esempio nella parte iniziale della gola del fiume Zanskar e sui versanti ad est dell’oasi di Lamayuru.
Ecco di seguito:
- I siti principali a ovest di Leh
- Accessibilità e logistica
- Itinerario di 5 giorni
- Itinerario di 4 giorni
- Itinerario di 3 giorni
I SITI PRINCIPALI AD OVEST DI LEH
Una prima breve deviazione porta a Phyang, dove si trova un importante monastero Kagyupa, ricco di sale e statue di grande interesse e, poco oltre nella valle, il tempietto di Guru Lhakhang con affreschi del XII secolo, periodo d’oro dell’arte ladakha. Quindi, ancora con una deviazione verso nord, si raggiunge il monastero di Likir, posto in una bella e panoramica posizione, di scuola Ghelupa, forse il più importante centro di questa scuola del Ladakh con circa 150 monaci, una scuola monastica, sale affrescate stupende e una gigantesca statua di Maitreya, il cui abate è il fratello di S.S. il XIV Dalai Lama. Prima del Gompa, una stradina sterrata si inoltra verso ovest: se la si percorre si seguono i versanti dei monti a nord del fiume Indo, godendo di alcuni bei villaggi arrivando fino a Hemis Shukpachu, sui monti sopra Rizong, dove si trova anche un monastero; questa zona è parte del percorso di trekking Monasteri dell’Indo.
Dopo Likir si giunge alla maestosa confluenza dei fiumi Zanskar e Indo, oltre cui si apre una piana che porta fino alla storica oasi di Bazgo. Lungo lo Zanskar una stradina si inoltra verso sud fino a Chilling: punto di accesso a diversi percorsi di trekking, con i sentieri principali che vanno a Markha, Wanla ed Alchi; una passeggiata di alcune ore, in direzione di Alchi, porta all’incantevole villaggio di Sumdo, dove si trova un antichissimo tempio con affreschi di epoca Ghandara. Un ulteriore motivo per salire verso Chilling è la possibilità di percorrere le acque dello Zanskar con la zattera, un’esperienza eccitante riservata ai più sportivi, ma in effetti poco pericolosa.
A Bazgo vi sono i resti del castello del Re Bhagan, che risalgono al XVI secolo, e due templi con statue stupende di Maitreya, dove anche i soffitti presentano decorazioni di eccezionale bellezza. Proseguendo si giunge di nuovo sulle rive dell’Indo, con i siti di Saspol ed Alchi, il luogo più famoso per l’arte del Ladakh. Oltre ancora, sul versante meridionale una mulattiera porta al villaggio di Mangyu, luogo stupendo di per sé, dove nei due templi ed in alcuni chorten sono conservati incredibili affreschi del periodo classico. Sul versante settentrionale invece troviamo prima la valle di Rizong, con il celebre monastero ed il grazioso convento femminile, e più oltre la valle di Tingmosgan ed Ang, che rivela due interessanti monasteri; da qui si può raggiungere a piedi Hemis Shukpachu (vedi sopra). Oltre Khalsi proseguendo lungo l’Indo si arriva nel territorio dell’etnia Dha Hanu, con interessanti villaggi e luoghi di culto; lasciando invece il corso del fiume, una valle a sud porta nella gola che si apre verso l’oasi di Lamayuru; l’oasi di Wanla è invece in una valle laterale che si apre a sud poco prima di arrivare a Lamayuru.
Oltre il celeberrimo monastero di Lamayuru, vicino al passo del Fatu, si trova l’eremo di Atise, recentemente restaurato da un gruppo di Dharma italiano. Andando oltre il passo si attraversa una bella vallata con diversi villaggi fino al passo del Namika, che porta a Mulbeck. In questo comprensorio, caratterizzato da incredibili monti dall’ardito aspetto dolomitico che si ergono sui campi delle oasi, troviamo il famoso Buddha rupestre ed i due monasteri di Mulbeck, i villaggi di Gyal e Shergol, entrambi con dei piccoli monasteri ricavati nelle falesie rocciose, e l’eremo di Phokar Dzong. Poco oltre si entra nella regione a maggioranza musulmana di Kargil, alle porte del Kashmir.
ACCESSIBILITÀ E LOGISTICA
Il vasto territorio ad ovest di Leh non offre strutture ricettive di standard europeo, si alloggia in piccoli alberghetti.Queste sistemazioni richiedono un minimo di spirito di adattamento, si immagini una condizione simile a quella che da noi può offrire un rifugio alpino. Alcuni sono decisamente carini, arredati in tipico stile ladakho, e donano la piacevole sensazione di alloggiare con le famiglie locali. Per gli spostamenti si utilizzano veicoli tipo jeep, come la Tata o la Toyota indiana; assistenti e materiale da campo viaggiano su un veicolo ausiliario, provvedendo così all’installazione nei luoghi designati prima dell’arrivo dei partecipanti.
Per una visita molto completa, anche se non esaustiva, del Ladakh ad ovest di Leh si consiglia di investire cinque giorni o, al minimo, quattro. Ma piuttosto che niente, si riesce a vedere qualcosa anche in tre… Ecco di seguito come possono essere articolati al meglio dei percorsi con queste durate.
Percorsi suggeriti
ITINERARIO DI 5 GIORNI
(Questo percorso è previsto nei viaggi La porta del Tibet e Ladakh, Rupshu, est. Lahaul).
1°g. Leh – Bazgo – Saspol – Alchi
Si lascia Leh seguendo la valle del’Indo verso ovest; con una breve deviazione si raggiunge il monastero di Phyang, un sito molto interessante con sale finemente affrescate e molte statue tipiche dell’esoterica scuola dei Drigung Kagyu, alla cui tradizione appartiene il Gompa. Proseguendo, oltre la spettacolare confluenza col fiume Zanskar si visita Bazgo, un paesino molto pittoresco e storicamente importante, dove si ergono le rovine di un antico forte ed alcuni templi con decorazioni stupende che contengono due impressionanti statue di Maitreya. Fu da Bazgo che il re Bhagan riuscì a riunificare il Ladakh nel XVI secolo. Ci si reca poi alle grotte di Saspol: custodiscono affreschi di sorprendente bellezza in un luogo che fu casa di santi eremiti. Si prosegue per il vicino monastero di Alchi, fondato nell’XI secolo da Kaldan Sherab, discepolo di Rinchen Zangpo, che contiene magnifici dipinti di scuola Ghandara, il reperto artistico più importante del Ladakh. Si alloggia in una locanda dell’oasi.
2°g. Alchi – Mangyu – Rizong – Wanla
Si prosegue per un tratto lungo la sponda meridionale dell’Indo per poi risalire una pittoresca valle a sud del fiume che porta allo stupendo villaggio di Mangyu, di bellezza archetipa, dove nei piccoli Gompa ed in alcuni Stupa si trovano reperti artistici di finezza insospettabile che originano dall’XI secolo: ci si chiede come mani così raffinate potettero giungere in una delle valli più remote al mondo! Tornati al fiume si può provare l’ebbrezza di attraversarlo su un (sicurissimo) ponte sospeso mentre i veicoli fanno il giro della vallata arrivando dopo qualche chilometro di strada allo stesso punto. Si prosegue lungo l’Indo e lo si lascia con una deviazione verso nord incontrando un interessante convento femminile e poco oltre il monastero di Rizong, ritenuto tra i più ascetici del Ladakh, che sembra quasi sospeso alla chiusura di una stretta valle. Dopo la visita si continua a seguire l’Indo verso ovest e quindi la strada risale una spettacolare gola a sud; la si lascia con una deviazione che porta all’oasi di Wanla. Si alloggia qui in uuna locanda.
3°g. Wanla – Lamayuru
Dopo la visita dell’antichissimo monastero (XI secolo) ricco di reperti artistici la cui fondazione viene attribuita a Rinchen Zangpo, appartenente alla tradizione dei Drigung e restaurato da un gruppo di svizzeri, si torna sulla strada principale ci si inerpica tra le incredibili erosioni terrose della “valle della luna”. Secondo la tradizione queste peculiari forme indicano la presenza di un antico lago che si dice sia stato fatto defluire dal santo Naropa, che passò qui un lungo periodo di meditazione: ragion per cui questa zona è considerata dai ladakhi una ‘terra pura’. Qui si trova Lamayuru, uno dei monasteri più pittoreschi dell’Himalaia, posto arditamente tra pinnacoli di roccia come un castello delle fiabe, sospeso su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da policrome montagne desertiche. Si alloggia in una locanda e si visitano l’oasi ed il monastero; è uno dei contesti naturali più pittoreschi del Ladakh.
4°g. Lamayuru – Atise – Gyal – Mulbeck
Si prosegue lungo la strada che serpeggia verso ovest; prima del passo si segue una stradina sterrata che porta all’eremo di Atise, un luogo di ritiro del monastero di Lamayuru. Superato il Fatu La (4147 mt) ed oltre il valico del Namika (3760 mt) si raggiunge Gyal, un caratteristico villaggio con un tempio ricavato traforando la roccia, ripreso nel film “Samsara”. Poco oltre si arriva a Mulbekh, dove si trova la famosa statua rupestre di Buddha Maitreya (VII secolo), si alloggia qui in una locanda. Sopra il villaggio abbarbicati alle rocce si trovano due vecchi monasteri raggiungibili con una piacevole passeggiata, molto belli da visitare ed anche panoramici.
5°g. Mulbeck – Shergol e Pokar Dzong – Likir – Leh
Nei pressi di Mulbeck con una breve deviazione si arriva al villaggio di Shergol, impreziosito da un piccolo monastero abbarbicato ad uno sperone roccioso, anche questo ripreso nel film “Samsara”. Se ci si alza molto presto, chi lo desidera arrivati a Shergol prima di visitare il piccolo gompa potrà recarsi con una passeggiata che parte un poco oltre nella valle e si inerpica lungo uno spettacolare e, a tratti, ripido e strettissimo canyon, all’eremo di Phokar Dzong (stimare circa 2 ore per la salita), uno dei luoghi più sacri di questa regione himalaiana, che riverbera della potente presenza dei maestri di meditazione. Da Shergol si inizia quindi a ripercorrere la panoramicissima strada che, valicati i passi Namika e Fatu, transita da Lamayuru e si tuffa nella valle dell’Indo. Oltrepassata la confluenza tra Indo e fiume Zanskar una breve deviazione porta al monastero di Likir, di tradizione Ghelupa e il cui abate è un fratello di S.S. il XIV Dalai Lama, con un’imponente statua di Maitreia che sovrasta il bel complesso; vi risiedono circa 150 monaci. Sistemazione in hotel.
ITINERARIO DI 4 GIORNI
(Questo percorso è previsto nel viaggio Ladakh e Rupshu).
1°g. Leh – Phyang – Bazgo – Saspol – Alchi
Si lascia Leh seguendo la valle del’Indo verso ovest; con una breve deviazione si raggiunge il monastero di Phyang, un sito molto interessante con sale finemente affrescate e molte statue tipiche dell’esoterica scuola dei Drigung Kagyu, alla cui tradizione appartiene il Gompa. Proseguendo, oltre la spettacolare confluenza col fiume Zanskar si visita Bazgo, un paesino molto pittoresco e storicamente importante, dove si ergono le rovine di un antico forte ed alcuni templi con decorazioni stupende che contengono due impressionanti statue di Maitreya. Fu da Bazgo che il re Bhagan riuscì a riunificare il Ladakh nel XVI secolo. Ci si reca poi alle grotte di Saspol: custodiscono affreschi di sorprendente bellezza in un luogo che fu casa di santi eremiti. Si prosegue per il vicino monastero di Alchi, fondato nell’XI secolo da Kaldan Sherab, discepolo di Rinchen Zangpo, che contiene magnifici dipinti di scuola Ghandara, il reperto artistico più importante del Ladakh. Si alloggia in una locanda dell’oasi.
2°g. Alchi – Mangyu – Rizong – Wanla – Lamayuru
Si prosegue per un tratto lungo la sponda meridionale dell’Indo per poi risalire una pittoresca valle a sud del fiume che porta allo stupendo villaggio di Mangyu, di bellezza archetipa, dove nei piccoli Gompa ed in alcuni Stupa si trovano reperti artistici di finezza insospettabile che originano dall’XI secolo: ci si chiede come mani così raffinate potettero giungere in una delle valli più remote al mondo! Tornati al fiume si può provare l’ebbrezza di attraversarlo su un (sicurissimo) ponte sospeso mentre i veicoli fanno il giro della vallata arrivando dopo qualche chilometro di strada allo stesso punto. Si prosegue lungo l’Indo e lo si lascia con una deviazione verso nord incontrando un interessante convento femminile e poco oltre il monastero di Rizong, ritenuto tra i più ascetici del Ladakh, che sembra quasi sospeso alla chiusura di una stretta valle. Dopo la visita si continua a seguire l’Indo verso ovest e quindi la strada risale una spettacolare gola a sud; la si lascia con una deviazione che porta all’oasi di Wanla, che preserva un antichissimo monastero (XI secolo) appartenente alla tradizione dei Drigung, restaurato da un gruppo di svizzeri, la cui fondazione viene attribuita a Rinchen Zangpo. Tornati sulla strada principale ci si inerpica tra le incredibili erosioni terrose della “valle della luna”; secondo la tradizione queste peculiari forme indicano la presenza di un antico lago che si dice sia stato fatto defluire dal santo Naropa, che passò qui un lungo periodo di meditazione: ragion per cui questa zona è considerata dai ladakhi una ‘terra pura’. Qui si trova Lamayuru, uno dei monasteri più pittoreschi dell’himalaia, posto arditamente tra pinnacoli di roccia come un castello delle fiabe, sospeso su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da policrome montagne desertiche. Si alloggia in una locanda dell’oasi.
3°g. Lamayuru – Atise – Gyal – Mulbeck
Dopo la visita di Lamayuru si prosegue lungo la strada che serpeggia verso ovest; prima del passo si segue una stradina sterrata che porta all’eremo di Atise, un luogo di ritiro del monastero di Lamayuru. Superato il Fatu La (4147 mt) ed oltre il valico del Namika (3760 mt) si raggiunge Gyal, un caratteristico villaggio con un tempio ricavato traforando la roccia, ripreso nel film “Samsara”. Poco oltre si arriva a Mulbekh, dove si trova la famosa statua rupestre di Buddha Maitreya (VII secolo); si alloggia in una locanda.
4°g. Mulbeck – Shergol – Likir – Leh
Nei pressi di Mulbeck con una breve deviazione si arriva al villaggio di Shergol, impreziosito da un piccolo monastero abbarbicato ad uno sperone roccioso, anche questo ripreso nel film “Samsara”. A Mulbeck con una piacevole passeggiata si raggiungono i due antichi monasteri posti su di un panoramico colle sopra al villaggio. Si inizia quindi a ripercorrere la panoramicissima strada che, valicati i passi Namika e Fatu, transita da Lamayuru e si tuffa nella valle dell’Indo. Oltrepassata la confluenza tra Indo e fiume Zanskar una breve deviazione porta al monastero di Likir, di tradizione Ghelupa e il cui abate è un fratello di S.S. il XIV Dalai Lama, con un’imponente statua di Maitreya che sovrasta il bel complesso; vi risiedono circa 150 monaci. Giunti a Leh si alloggia in hotel.
ITINERARIO DI 3 GIORNI
1°g. Leh – Phyang – Bazgo – Saspol – Alchi
Si lascia Leh seguendo la valle del’Indo verso ovest; con una breve deviazione si raggiunge il monastero di Phyang, un sito molto interessante con sale finemente affrescate e molte statue tipiche dell’esoterica scuola dei Drigung Kagyu, alla cui tradizione appartiene il Gompa. Proseguendo, oltre la spettacolare confluenza col fiume Zanskar si visita Bazgo, un paesino molto pittoresco e storicamente importante, dove si ergono le rovine di un antico forte ed alcuni templi con decorazioni stupende che contengono due impressionanti statue di Maitreya. Fu da Bazgo che il re Bhagan riuscì a riunificare il Ladakh nel XVI secolo. Ci si reca poi alle grotte di Saspol: custodiscono affreschi di sorprendente bellezza in un luogo che fu casa di santi eremiti. Si prosegue per il vicino monastero di Alchi, fondato nell’XI secolo da Kaldan Sherab, discepolo di Rinchen Zangpo, che contiene magnifici dipinti di scuola Ghandara, il reperto artistico più importante del Ladakh. Si alloggia in una locanda dell’oasi.
2°g. Alchi – Wanla – Lamayuru
Si lascia l’oasi di Alchi seguendo il flusso del fiume Indo; lo si lascia risalendo una spettacolare gola che porta nella “valle della luna”, nota per le incredibili erosioni terrose dove si erge Lamayuru, uno dei monasteri più pittoreschi dell’himalaia. Una deviazione porta all’oasi di Wanla, che preserva un antichissimo monastero (XI secolo) appartenente all’esoterica scuola dei Drigung, la cui fondazione viene attribuita a Rinchen Zangpo. A Lamayuru, dove si alloggia in una locanda, si visitano l’oasi ed il monastero, posto arditamente tra pinnacoli di roccia come un castello delle fiabe, sospeso su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da montagne completamente desertiche; è uno dei contesti naturali più pittoreschi del Ladakh.
3°g. Lamayuru – Rizong – Likir – Leh
Tornati alla valle dell’Indo con una deviazione verso nord si raggiunge il monastero di Rizong, dove si visita anche il tranquillo convento femminile. Proseguendo verso Leh, oltre la confluenza del fiume Zanskar una breve deviazione porta al monastero di Likir, di tradizione Ghelupa, dominato da un’imponente statua di Maitreia; vi risiedono circa 150 monaci. A Leh, sistemazione in hotel.
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