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India Himalaia


Ladakh, Valle dell’Indo, Pangong e Nubra

Estensione: Lahaul, Spiti e Kinnaur, rientro il 6/8


Mulbeck, giovane donna

Gompa di Mangyu

Oasi di Mangyu

Passo del Chang

Saspol affreschi

PARTENZA
15/07/2017
RITORNO
28/07/2017
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
06/08/2017
2a ESTENSIONE
DURATA
14 – 23 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Molti di noi considerano il Ladakh il luogo più bello al mondo, ed il viaggio rende piena giustizia a questa opinione! Si visitano Leh e gli affascinanti siti dell’ampia valle dell’Indo e si esplora la regione con tre fantastiche escursioni, la prima ad ovest porta tra le profonde e colorate valli desertiche nelle oasi incastonate tra  i monti dell’Himalaia, dove si incontrano le testimonianze storiche ed artistiche più importanti: Bazgo, Saspol, Alchi, Magyu, Wanla, Lamayuru e tanti altri irrinunciabili siti. La seconda arriva al lago incredibilmente turchese di Pangong, vera gemma tra monti policromi ai bordi dell’altopiano del Ciangtang, la cui riva orientale lambisce il Tibet. La terza a Nubra a nord di Leh, dove le dune bianche contornano il grande fiume che nasce dal ghiacciaio di Siachen nel Karakorum, una bellissima valle che è anche la casa dei cammelli bactriani rimasti qui dai tempi della Via della Seta. Si compie così un’esplorazione completa del Ladakh, perla preziosa dell’Himalaia dell’India.

Al termine è prevista un’estensione che riporta a Delhi attraversando tutta la catena himalaiana: si transita dal Lahaul arrivando in Spiti, a sud-est del Ladakh, una regione di cultura buddista quasi altrettanto arida e forse ancora più selvaggia, e, giunti nel bacino del Sutlej, si esplorano le valli del Kinnaur arrivando fino a Shimla, vecchia capitale del Raj. Si completa così uno dei grandi sogni di ogni viaggiatore!

Ci sono sempre mille soli al di là delle nuvole.
  • Delhi
  • Leh
  • Bagso
  • Saspol
  • Alchi
  • Mangyu
  • Rizong
  • Lamayuru
  • Mulbeck
  • Kargil
  • Shergol
  • Shey
  • Tikse
  • Matho
  • Chemrey
  • Pagong
  • Hemis
  • Karndung La
  • Nubra
  • Keylong
  • Kaza
  • Monastero di Ki
  • Tashigang
  • Dankar
  • Tabo
  • Nako
  • Rekong Peo
  • Kalpa
  • Sangla
  • Sarahan

 Presentazione del viaggio


Il viaggio prevede di raggiungere e di rientrare da Leh, la capitale del Ladakh, in volo da Delhi e di visitare accuratamente i dintorni e la valle dell’Indo. Tenendo Leh come base, la prima escursione dura quattro giorni e porta ad ovest lungo l’Indo iniziando con Phyang e scoprendo la storica oasi di Bazgo ed i resti artistici più interessanti del Ladakh: i famosi affreschi di scuola Ghandara di Alchi e gli sconosciuti dipinti di Saspol. Si visitano Mangyu, una perla di bellezza nell’Himalaia, Rizong, mistico monastero di ritiro, Wanla, un’oasi che preserva un tempio dell’XI secolo attribuito a Rinchen Zangpo, il celebre monastero di Lamayuru, posto arditamente su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da montagne completamente desertiche, andando anche al suo eremo di Atise e si giunge ai confini del Ladakh a Mulbeck, dove si trovano alcuni tra i luoghi più pittoreschi: Gyal e Shergol; non mancherà la visita di Likir, il cui abate è un fratello di SS il Dalai Lama.

La seconda escursione porta a nord est di Leh attraverso il passo di Chang nelle remote valli a ridosso del Ciangtang tibetano, fino al glorioso lago di Pangong; sul percorso si visita Chemrey ed al ritorno Shachukul e, rientrati nella valle dell’Indo, Hemis, il principale monastero del Ladakh.

La terza escursione porta a nord di Leh scavalcando l’altissimo passo del Kardung verso la valle di Nubra, uno spazio ai piedi del Karakorum che custodisce monasteri e villaggi molto interessanti, dove anche solo la magia del luogo e la sua bellezza naturale costituiscono un irrinunciabile motivo per spingersi fin qui. La cornice di monti maestosi ha al suo centro delle insospettate dune di sabbia bianca lambite da due fiumi dove vivono i cammelli bactriani e si trovano laghetti nascosti e fonti termali.

L’estensione inizia in direzione sud seguendo la strada militare che attraversa il Rupshu, dove ci si reca al lago di Tso Kar, regno dei nomadi, e le aride regioni di Karnak e Sanku, valicando due spettacolari passi. Oltre Keylong, “capitale” del Lahaul, si lascia la direttrice principale risalendo il fiume Chandra verso est fino al passo del Kun Zum, che si apre sullo Spiti. Qui si visitano tutti i monasteri e i villaggi più interessanti avendo modo di ammirare alcuni dei reperti artistici più preziosi della cultura buddista tibetana, dove emergono le radici di una storia millenaria legata alle vicende dell’antico regno tibetano di Gughe: dall’incomparabile tempio di Tabo a luoghi meno conosciuti ma altrettanto preziosi, come Tashigang, Lhalung e Nako. Si continua seguendo il deflusso del fiume Sutlej arrivando nella regione del Kinnaur, dove si sosta a Kalpa e si esplora la remota valle di Sangla, dove prosperava l’antico regno di Bushahr, con Kamru e Chitkul, arrivando poi a Bhimakali, un importante tempio induista che presenta l’apice del peculiare stile architettonico del Kinnaur. Si giunge così a Shimla da dove si prosegue per Delhi, completando una tra le più belle traversate della catena himalaiana.

MODALITÀ DEL VIAGGIO

Gli spostamenti vengono effettuati con veicoli privati. A Leh si alloggia in un comodo hotel – si ricorda che il massimo standard disponibile in Ladakh è equivalente a quello di un nostro alberghetto di montagna, ma la pulizia è sufficiente, si dispone di stanze con bagno e acqua calda e l’hotel ha un generatore di corrente nel caso (…spesso) “salti” la luce. Durante la prima escursione a ovest di Leh si alloggia in piccoli alberghetti; queste sistemazioni richiedono un minimo di spirito di adattamento, si immagini una condizione simile a quella che da noi può offrire un rifugio alpino. Alcuni sono decisamente carini, arredati in tipico stile ladakho, e donano la piacevole sensazione di alloggiare con le famiglie locali. A Nubra si alloggia in un piccolo hotel e a Pangong in un campo fisso dotato di tende con letti, lenzuola e servizi. Durante l’estensione si utilizza un hotel a Shimla e nel resto del percorso semplici alberghi, i migliori disponibili in una zona che non è turistica, comunque puliti anche se a volte molto semplici ma con stanze solitamente dotate di servizi. A Delhi non è previsto l’utilizzo di hotel per via delle connessioni volo che non lo rendono necessario; se si preferisse Amitaba potrà predisporre questo servizio e soddisfare ogni altra richiesta dei viaggiatori, con costi molto contenuti.

L’ALTA QUOTA DEL LADAKH

Andare in Ladakh significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Leh stessa si trova a quasi 3500 metri. La buona riuscita di un viaggio quindi deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e bisogna non esagerare nello sforzo fisico i primi giorni; l’itinerario previsto tiene conto di queste esigenze. Le parti che possono generare più apprensione sono la sosta al lago di Pangong, situato a 4340 mt, dove però si giunge la settima notte di permanenza in alta quota; e l’escursione a Nubra, la valle a nord di Leh che si raggiunge scavalcando il passo di Kardung alto ben 5354 mt (sulle guide è spesso ancora indicato a 5602 mt, ma la quota corretta data da misura satellitare è questa), dove l’impatto fisico di una salita ad una quota così elevata è attenuato avendo l’accortezza di non sostarvi troppo a lungo e procedendo per la discesa che riporta a circa 3100 mt di quota, più bassa del punto di partenza; non si ha così il tempo di subire gli effetti dell’esposizione all’aria rarefatta del passo.
Chi segue l’estensione attraversa l’altopiano del Rupshu avendo già acquisito un’ottima acclimatazione e i passi di questa parte del viaggio sono tutti più bassi del Kardung.
Molti hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2 o 3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso non preventivo, successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico.
Si consideri comunque che migliaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.

CLIMA E ATTREZZATURA

A Delhi in estate ci possono essere anche 35/40 gradi e piogge. In Ladakh e in Spiti invece il clima è secco e le temperature più miti. A Pangong per via della quota le escursioni termiche sono notevoli, con il sole caldo che brucia nonostante l’aria fresca, e temperature minime che possono arrivare anche a zero gradi. Per chi segue l’estensione arrivando verso la parte meridionale del Kinnaur ed a Shimla è più facile incontrare piogge. È opportuno attrezzarsi con indumenti caldi per passare in modo confortevole le serate più fredde. Si consiglia di portare indumenti in pile ed una giacca di piumino o meglio ancora una giacca da montagna in goretex piuttosto larga sotto cui indossare degli strati termici. Scarpe comode, ed un paio di scarponcini comodi e caldi per i percorsi a piedi. Molti portano un sacco lenzuolo per evitare di dover per forza utilizzare le lenzuola fornite localmente, a volte non bellissime. Portare uno zaino. È importante un buon paio di occhiali perché la luce solare può essere particolarmente intensa; anche guanti, cappello, creme da sole efficaci, protettivo per le labbra, quanto serve per lavarsi e una pila, possibilmente frontale. Per chi ama la fotografia, si consiglia di portare il filtro polarizzatore.

 Programma del viaggio


1°g.    Sabato 15 luglio, partenza per Delhi  
Per raggiungere Delhi Amitaba utilizza voli Etihad, Lufthansa, Swiss, KLM o di altre compagnie scelte dai viaggiatori; la maggior parte dei voli giunge a Delhi nelle prime ore del mattino successivo. All’arrivo ci si trasferisce alle partenze nazionali nello stesso aeroporto. Se fosse utile, in funzione degli orari di volo o altro, Amitaba può predisporre un servizio di accoglienza all’aeroporto e prenotare un hotel e ogni altro servizio richiesto; solitamente per i trasferimenti viene utilizzato l’Ashok Country Resort che è vicino all’aeroporto.

2°g.    16/7 Delhi – Leh  
Il volo per Leh parte alle 5.30 circa; dall’aereo di godono panorami stupendi sull’Himalaia dell’India. A Leh si viene ricevuti dal corrispondente di Amitaba in Ladakh; sistemazione in uno dei migliori hotel della città (il Lasermo, lo Snowland o simile), dove è in attesa del gruppo la guida del viaggio. Si riposa per favorire l’adattamento alla quota; Leh è posta a 3500 mt di altezza. Nel pomeriggio tranquilla passeggiata a Sankar Gompa, un piccolo monastero situato tra i campi e le tipiche case dei contadini ladakhi.

3°g.    17/7 Leh – Phyang – Bazgo – Saspol – Alchi  
Si lascia Leh seguendo la valle del’Indo verso ovest; con una breve deviazione si raggiunge il monastero di Phyang, un sito molto interessante con sale finemente affrescate e molte statue tipiche dell’esoterica scuola dei Drigung Kagyu, alla cui scuola appartiene il Gompa. Proseguendo, oltre la spettacolare confluenza col fiume Zanskar si visita Bazgo, un paesino molto pittoresco e storicamente importante, dove si ergono le rovine di un antico forte e alcuni templi con decorazioni stupende che contengono due impressionanti statue di Maitreya. Fu da Bazgo che il re Bhagan riuscì a riunificare il Ladakh nel XVI secolo. Ci si reca poi alle grotte di Saspol: custodiscono affreschi di sorprendente bellezza in un luogo che fu casa di santi eremiti. Si prosegue per il vicino monastero di Alchi, fondato nell’XI secolo da Kaldan Sherab, discepolo di Rinchen Zangpo, che contiene magnifici dipinti di scuola Ghandara, il reperto artistico più importante del Ladakh. Si alloggia in una locanda dell’oasi, la Heritage Home o simile.

4°g.    18/7 Alchi – Mangyu – Rizong – Wanla – Lamayuru 
Si prosegue per un tratto lungo la sponda meridionale dell’Indo per poi risalire una pittoresca valle a sud del fiume che porta allo stupendo villaggio di Mangyu, di bellezza archetipa, dove nei piccoli Gompa e in alcuni Stupa si trovano reperti artistici di finezza insospettabile che originano dall’XI secolo: ci si chiede come mani così raffinate potettero giungere in una delle valli più remote al mondo! Tornati al fiume si può provare l’ebbrezza di attraversarlo su un (sicurissimo) ponte sospeso mentre i veicoli fanno il giro della vallata arrivando dopo qualche chilometro di strada allo stesso punto. Si prosegue lungo l’Indo e lo si lascia con una deviazione verso nord incontrando un interessante convento femminile e poco oltre il monastero di Rizong, ritenuto tra i più ascetici del Ladakh, che sembra quasi sospeso alla chiusura di una stretta valle. Dopo la visita si continua a seguire la valle dell’Indo verso ovest e quindi la strada risale una spettacolare gola a sud; la si lascia con una deviazione che porta all’oasi di Wanla, che preserva un antichissimo monastero (XI secolo) appartenente all’esoterica scuola dei Drigung, recentemente restaurato da un gruppo di svizzeri, la cui fondazione viene attribuita a Rinchen Zangpo. Tornati sulla strada principale ci si inerpica tra le incredibili erosioni terrose della “valle della luna”; secondo la tradizione queste peculiari forme indicano la presenza di un antico lago che si dice sia stato fatto defluire dal santo Naropa, che passò qui un lungo periodo di meditazione: ragion per cui questa zona è considerata dai ladakhi una ‘terra pura’. Qui si trova Lamayuru, uno dei monasteri più pittoreschi dell’himalaia, posto arditamente tra pinnacoli di roccia come un castello delle fiabe, sospeso su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da policrome montagne desertiche. Si alloggia in una locanda dell’oasi, la Lamayuru Moonland o simile.

5°g.    19/7 Lamayuru – Atise – Gyal – Mulbeck – Kargil  
Dopo la visita di Lamayuru si prosegue lungo la strada che serpeggia verso ovest; prima del passo si segue una stradina sterrata che porta all’eremo di Atise, un luogo di ritiro del monastero di Lamayuru. Superato il Fatu La (4147 mt) ed oltre il valico del Namika (3760 mt) si raggiunge Gyal, un caratteristico villaggio con un tempio ricavato traforando la roccia, ripreso nel film “Samsara”. Poco oltre si transita da Mulbekh, dove si trova la famosa statua rupestre di Buddha Maitreya (VII secolo), e si giunge a Kargil, dove si alloggia presso l’hotel Highland Resort o simile.

6°g.    20/7 Kargil – Shergol – Likir – Leh  
Oggi si rientra verso est fino a Leh; prima di Mulbeck con una breve deviazione si arriva al villaggio di Shergol, impreziosito da un piccolo monastero abbarbicato a uno sperone roccioso, anche questo ripreso nel film “Samsara”. A Mulbeck con una piacevole passeggiata di raggiungono i due antichi monasteri posti su di un panoramico colle sopra al villaggio, quindi si ripercorre la panoramicissima strada che, valicati i passi Namika e Fatu, transita da Lamayuru e si tuffa nella valle dell’Indo. Oltrepassata la confluenza tra Indo e fiume Zanskar una breve deviazione porta al monastero di Likir, di tradizione Ghelupa e il cui abate è un fratello di S.S. il XIV Dalai Lama, con un’imponente statua di Maitreya che sovrasta il bel complesso; vi risiedono circa 150 monaci. Giunti a  Leh si alloggia presso il medesimo hotel.

7°g.    21/7 Leh, escursione a Shey, Tikse, Stakna e Matho  
Si segue un circuito ad est di Leh. Si sosta per una prima visita a Shey, che fu anche la sede del palazzo reale, e si continua con Tikse, tra i più celebri e attivi monasteri del Ladakh, una delle perle della regione: ricco di templi, contiene molte importanti opere d’arte ed un’impressionante statua di Yamantaka che regna nel Gonkhang. La grande statua di Maitreya posizionata nel tempio a destra dell’ingresso, di recente fattura, è diventata uno degli oggetti simbolo più famosi del Ladakh. Si prosegue attraversando il fiume Indo su di uno stretto ponte arrivando al monastero di Stakna, che si staglia su di un panoramico colle morenico sopra il fiume e rivela sale e interni interessanti, incluso l’appartamento dell’abate che solitamente si può visitare. Si completa con la vicina oasi di Matho, sede di un affascinante sito di scuola Sakya reso celebre dal peculiare festival invernale che è presenziato da… degli oracoli; in effetti è un luogo che dà a molti la sensazione di essere intriso di energia esoterica, in special modo nello scuro Gonkhang degli oracoli, col pavimento coperto di tsampa e pervaso dall’odore di chang.

8°g.    22/7 Leh – Chemrey – Pangong
Si risale per un tratto la valle dell’Indo e oltrepassato Tikse si imbocca una valle laterale che porta a nord a Chemrey, un Gompa dalla struttura molto vicina all’archetipo di quello che un visitatore immagina essere un luogo di ritiro himalaiano, con le casette dei monaci incastonate nei versanti di un ripido colle sulla cui cima sorgono i templi, tanto che fu scelto per girarvi il film “Samsara”. Si prosegue lasciando le oasi di Chemrey e Tak Tok per salire al passo di Chang (5360 mt), con grandiosi panorami che spaziano sulle catene di monti che si affacciano sulla valle dell’Indo e oltre, fino al Kang Yaze (6400 mt), la più alta vetta della regione. La discesa attraversa alcune pasture e si immerge tra monti policromi fino a giungere al fiume Shyok che da qui scorre verso Nubra; lo si risale per un breve tratto fino al villaggio di Tangtse, il principale della regione con le rovine di un vecchio castello ed un tempio recentemente ricostruito. Si prosegue per il lago di Pangong (4340 mt) risalendo un piccolo affluente dello Shyok verso est, attraverso un ambiente con forti colorazioni dove deserto e pasture si intersecano tra monti sulle cui cime si vedono alcuni ghiacciai; si arriva presto in vista delle acque incredibilmente turchesi del mitico lago. Una vastità azzurra, l’aria incredibilmente pura, tra monti altissimi, oltre ogni nostra capacità descrittiva, che ispirò alcuni passaggi stupendi dell’interessante libro “La via delle nuvole bianche” di A. Govinda. Si alloggia in un campo fisso in vista del lago.

9°g.    23/7 Pangong – Hemis – Leh 
Si torna al villaggio di Tangtse e da qui si risale per un tratto il fiume Shyok e quindi si imbocca una valle a sud (circa 10 km) arrivando al villaggio ed al monastero di Shachukul, di scuola Drigung Kagyu. Nel vecchio Gompa si ammirano alcune interessanti statue, e, nel Lhakhang, affreschi nuovi ma di ottima fattura che ritraggono, tra i vari soggetti, l’origine della scuola Drigung. Si torna a Tangtse e si riprende la strada per Leh superando di nuovo l’altissimo Chang La. Giunti nella valle dell’Indo ci si reca a visitare il grande monastero di Hemis, il principale di scuola Drukpakagyu del Ladakh; è un’importante meta di pellegrinaggi, con diverse sale di preghiera affrescate ed ospita una ricca collezione di tanka, statue d’oro e stupa (reliquiari) incastonati con pietre preziose. Si prosegue per Leh (40 km) dove si alloggia nel medesimo hotel, dove si incontrano i partecipanti giunti per seguire il programma per Nubra e l’estensione in Spiti.

10°g.    24/7 Leh  
Visita di Leh: il Palazzo Reale con i templi adiacenti, la Pagoda della Pace, il panoramico Tsemo Gompa, dove sorgono anche i resti di quello che fu il primo castello della dinastia reale Namgyal, la parte vecchia e il mercato.

11°g.    25/7 Leh – Kardung La – Nubra  
L’escursione alla valle di Nubra inizia con la salita al passo del Kardung (5354 mt) posto a nord della città, che offre una visuale vastissima sulle infinite catene di monti che si estendono lungo il fiume Indo. La discesa si apre sulla valle del fiume Shyok (dove si scende fino a circa 3100 mt) e conduce ad una vasta piana formata dalla confluenza tra questo ed il fiume Nubra, che scorre da nord alimentato dagli enormi ghiacciai del Karakorum. A Diskit si visitano il villaggio e il monastero abbarbicato alle rocce, che offre una splendida panoramica sulla valle. Si prosegue poi per il piccolo monastero di Hunder, situato ai piedi di una stretta gola, un luogo di ritiro dove vivono pochi ospitali monaci; nell’oasi rigogliosa si trovano anche dei bellissimi chorten. Nei pressi vi sono delle splendide dune di sabbia bianca, un luogo indimenticabile. Si alloggia presso l’hotel Karma Inn o Mystic Meadows.

12°g.    26/7 Nubra – Kardung La – Leh  
Si prosegue l’esplorazione di Nubra, giungendo nella parte settentrionale della vallata al monastero di Sumur; poco oltre, una breve passeggiata porta ad un magico laghetto, cinto da colline moreniche dalla cui sommità si gode una magnifica vista. Si inizia quindi il viaggio di ritorno – la vista incredibile merita almeno un secondo passaggio. A Leh sistemazione nel medesimo albergo.

PER CHI RIENTRA

13°g.    27/7 Leh – Delhi  
Verso le 7.30 del mattino volo per Delhi, dove è in attesa dei partecipanti il corrispondente di Amitaba. La gran parte dei voli di rientro parte in tarda serata o nelle primissime ore del mattino. Si avrà a disposizione autista e veicolo fino al momento della partenza. Se fosse utile, in funzione degli orari di volo o altro, Amitaba può prenotare un hotel e predisporre ogni altro servizio richiesto.

14°g.    Venerdì 28 luglio, arrivo a destinazione

PER CHI PROSEGUE

13°g.    27/7 Leh – Keylong 
Si parte presto risalendo la valle dell’Indo seguendo la strada militare che collega il Ladakh con l’Himachal Pradesh; si entra tra le ripide montagne policrome a sud del fiume Indo incontrando il villaggio di Gya, con un monastero su una rupe tra le rovine di un grande forte che cingeva le creste ardite. Si continua a salire con panorami sempre più spettacolari arrivando al passo del Taglang, alto ben 5328 mt, che si apre sull’altopiano del Rupshu. Si entra nel territorio dei nomadi, gente che sopravvive a condizioni climatiche impensabili; in diversi punti si potranno vedere i loro campi e le greggi di yak, ed a volte anche animali selvaggi come il kyang, le marmotte, raramente i lupi e spesso le aquile. Una breve deviazione porta al lago salato di Tso Kar (4530 mt), imperdibile gemma turchese, il cui sale è stato estratto e usato per secoli come merce di scambio in Ladakh. Si prosegue il viaggio arrivando in breve tempo al campo tendato di Pang e si valica il Lachlung La (5060 mt) accedendo alla zona meridionale del Karnak, uno dei regni del trekking di queste remote regioni. Si prosegue lungo l’altopiano fino al passo del Baralacha (4883 mt) che si apre sui territori del Lahaul, un’area ancora piuttosto desertica ma più arboreo del Ladakh. Oltre Darcha, punto di accesso per un trekking che porta in Zanskar, seguendo il fiume si arriva a Keylong, “capitale” del Lahaul, posta a 3100 mt di quota. Sistemazione in un albergo modesto ma con piacevole ristorante, il Tashi Delek o simile.

14°g.    28/7 Keylong – Kaza  
Dopo la visita di Shashur Gompa, posto proprio sopra al paese, si parte. Dopo un tratto si lascia la strada principale, che conduce a Manali attraverso il passo del Rothang, continuando lungo la valle del Chandra, in un ambiente molto selvaggio dove i ghiacciai giungono fino al fondovalle e le montagne turrite sembrano magiche cittadelle sospese nel cielo. Superato il passo del Kunzum (4551 mt) si entra in Spiti, incontrando i primi insediamenti a Losar. A Kaza (3600 mt), centro principale della regione, ci si sistema presso l’hotel Snowlion o simile.

15°g.    29/7 Kaza, escursione a Ki, Kibber Tashigang  
Oggi come primo ‘dovere’ si devono ritirare i permessi di transito per poter proseguire fino al fiume Sutlej. Si effettua un’escursione al monastero di Ki, il principale dello Spiti, dove nel 2000 SS il XIV Dalai Lama ha conferito una grande iniziazione di Kalachakra. Nella sezione “Cultura” si trova la storia di questo evento. Da Ki si prosegue per Kibber (4205 mt) e Tashigang (4400 mt), dove nel tempietto si trovano affreschi antichi e molto belli, un primo assaggio della preziosa arte di questa remota regione. Questi interessanti villaggi, sui bordi dell’altopiano, sono tra i più alti luoghi permanentemente abitati dell’Himalaia.

16°g.    30/7 Kaza – Dankar – Lhalung – Tabo   Oltre la confluenza col fiume Pin si lascia la strada principale per inerpicarsi lungo una stradina sul versante settentrionale della valle raggiungendo lo sperone dove, tra monti policromi, è appollaiato il panoramicissimo monastero di Dankar, che origina dall’XI secolo e contiene diversi oggetti di pregio. Edificato in una posizione decisamente spettacolare, si erge sopra l’oasi e domina la confluenza dei fiumi Pin e Spiti; sulla sommità del monte si trovano i resti del vecchio palazzo nobiliare utilizzato in passato dal Gyalpo di Dankar. Si lascia questa magica oasi incastonata tra i selvaggi monti himalaiani seguendo una strada sterrata di recente costruzione che passa a mezza costa sopra l’ampia valle dello Spiti e si addentra verso nord nella valle laterale che porta a Lhalung. Questo bel villaggio perfettamente preservato custodisce un  Gompa fondato anch’esso nel periodo del celeberrimo Tabo, intorno all’anno 1000, quando la regione era parte dell’antico regno di Gughe. Gli interni di questo pressoché ignorato tempio sono un esempio rarissimo della metamorfosi che l’arte giunta da Ghandara e Nalanda ha avuto nell’incontro col mondo dell’Himalaia. Tornati al fiume Spiti si prosegue seguendo il deflusso delle acque seguendo la spettacolare valle fino a Tabo, dove si alloggia presso il Tiger Den, un semplice alberghetto, o simile.

17°g.    31/7 Tabo – Nako
L’antico Gompa di Tabo è rimasto intatto dai tempi del grande santo tibetano Rinchen Zangpo, che ne curò l’attuale disposizione (XI secolo). Tabo è considerato l’ “Ajanta dell’Himalaia” per l’ineguagliabile bellezza di statue e affreschi, ed è una perla anche per la potente energia spirituale che lo permea. Dopo un’approfondita visita si prosegue il viaggio lungo il Sutlej; si transita da Chango, dove su uno sperone sopra il villaggio vi è un vecchio tempio, mentre il monastero Kagyu, di recente costruzione, è situato all’interno dell’ampia vallata ricca oggi di alberi di mele, l’importante fonte di reddito del villaggio. Arrivando a Nako (3600 mt) si incontra uno dei punti più spettacolari del percorso, con la strada che serpeggia sempre più alta sopra la valle con panorami eccezionali; si alloggia in un semplice alberghetto, l’Hotel Rio Purguil o simile. Passeggiare tra le strette viuzze del paese porta indietro nel tempo; vi è un laghetto, considerato sacro, con diversi piccoli templi e un monastero storicamente importante di scuola Drukpa, che risale all’XI secolo, dove si assapora un ultimo interessante esempio dell’antica arte pittorica di Gughe.

18°g.    1/8 Nako – Rekong Peo – Kalpa 
Si scende fino al fiume e oltre una stretta gola si arriva alla confluenza con il Sutlej, a pochi chilometri dal confine col Tibet. Si segue il possente fiume transitando da Morag, che segna il punto più settentrionale della regione storica del Kinnaur, dove si ammira una torre fortificata costruita stratificando pietre e legno, il tipico stile di questa nuova regione. Le valli rimangono ripidissime e il territorio diventa progressivamente meno arido, con le foreste che gradatamente iniziano ad ammantare i monti, dove fanno capolino diverse vette turrite ed innevate. Arrivati a Rekong Peo (2290 mt), l’attuale capitale del Kinnaur, si sale al panoramico villaggio di Kalpa (2960 mt), posto sul versante occidentale della valle. Questo grazioso villaggio conserva il tipico carattere del Kinnaur, con le costruzioni miste di legno e pietra, e vi si trova un interessante complesso templare; fu prescelto come località di soggiorno dai coloni inglesi per il clima e la spettacolarità della visuale che offre: se è limpido si ammira sul versante opposto della vallata il Kinnaur Kailash, mitico monte di oltre 6000 metri, che prende questo nobile nome dal fatto che da molti è considerato la dimora invernale di Shiva, più che per una effettiva somiglianza col monte Kailash. Si alloggia in un semplice hotel, il Kinner Villa o simile.

19°g.    2/8 Kalpa – Sangla  
Si torna a valle, e si prosegue per un tratto lungo il Sutlej e quindi si imbocca una valle scoscesa che si affaccia sul lato orografico destro, dove tuona un impetuoso torrente himalaiano. Si arriva a Sangla, un villaggio con molte case tradizionali e alcuni templi, tipiche costruzioni del Kinnaur, che fu una capitale del regno di Bushahr; nei pressi del paese si trova il forte di Kamru, che si può raggiunge con una breve passeggiata. Si prosegue lungo la valle arrivando fino a Chitkul, un tipico villaggio himalaiano molto ben conservato, l’insediamento situato nel punto più alto. Si rientra quindi a Sangla, dove si alloggia in un semplice albergo, il Parkash Regency o simile.

20°g.    3/8 Sangla – Rampur – Sarahan 
Si torna al vorticoso fiume Sutlej e si prosegue verso sud superando le profonde gole intagliate dalle possenti acque, ai piedi di montagne ripidissime e spettacolari. Arrivati nella zona di Rampur (924 mt), si sale a Sarahan (2290 mt). Questo villaggetto fu una capitale del regno di Bushahr; vi si trova il palazzo dell’ultimo Maharaja, ma il sito che attrae fin qui è il tempio induista di Bhimakali il cui edificio ligneo più antico risale a circa 800 anni fa. È uno degli esempi più belli di architettura tradizionale di queste regioni himalaiane. Si alloggia in un semplice albergo di stato, l’HPTDC.

21°g.    4/8 Sarahan – Shimla  
Tornati al fiume lo si segue per un tratto e quindi la strada raggiunge e segue le creste dei monti, arrivando a Shimla (2130 mt). Questa cittadina appollaiata sulle cresta dei monti, vecchia capitale del Raj britannico, conserva ancora molti edifici in stile coloniale. Sistemazione presso l’hotel East Bourne.

22°g.    5/8 Shimla – Delhi e volo di rientro  
Si parte alla volta di Delhi arrivando nelle pianure del’India e transitando dalla città di Chandigart; si arriva in serata e ci si reca all’aeroporto internazionale dove la gran parte dei voli di rientro parte in tarda serata o nelle primissime ore del mattino. Se fosse utile, in funzione degli orari di volo o altro, Amitaba può prenotare un hotel e predisporre ogni altro servizio richiesto.

23°g.    Domenica 6 agosto, arrivo a destinazione

Nota: chi ne ha la possibilità, può portare indumenti caldi e invernali o cancelleria per la scuola da regalare. Questi materiali verranno raccolti dai nostri collaboratori per essere distribuiti a chi ne ha più bisogno, solitamente alla fine del viaggio: così si possono lasciare anche cose usate che non si desidera riportare a casa.

POSSIBILE ESTENSIONE AD AGRA E JAPUR

Giunti a Delhi chi volesse visitare i siti ‘superclassici’ dell’India: Agra con l’immortale Taj Mahal e Fatehpur Sikri, e Jaipur, con il celeberrimo Amber Palace, potrà eseguire una breve estensione che richiede solo tre notti in più (ma se si preferisce si può chiaramente ampliare). Il programma prevede di alloggiare il 5/8 a Delhi e di partire il mattino successivo per Agra (220 km a sud est), dove si visitano il Forte Rosso e, alle luci dell’imbrunire, il Taj Mahal. Si riparte al mattino in direzione ovest per Fatehpur Sikri (36 km), la capitale che venne fondata dall’imperatore Mughal Akbar nel 1569 e poi abbandonata solo 16 anni dopo; da qui si continua sempre verso ovest per Jaipur (208 km), dove si sosta la seconda notte. A Jaipur si visitano il Palazzo e l’Osservatorio e, prima di lascare la città, l’Amber Palace, situato tra i colli a nord della città; da qui si prosegue per l’aeroporto di Delhi (240 km).

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Phyang Gompa

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Pangong
Mulbeck, giovane donna
Gompa di Mangyu
Oasi di Mangyu
Passo del Chang
Saspol affreschi

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.