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India Himalaia


Ladakh, Rupshu e i Cham di Phyang e Korzok

Con possibili estensioni a Nubra e a Pangong


PARTENZA
30/07/2016
RITORNO
14/08/2016
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
16/08/2016
2a ESTENSIONE
18/08/2016
DURATA
16 – 20 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Il viaggio avvicina la cultura e il vasto ambiente naturale del Ladakh: si spazia dalla valle dell’Indo all’altopiano del Rupshu, incontrandone le due anime, quella rurale e quella nomadica. Il percorso prevede la visita dei siti più belli della valle dell’Indo e arriva fino a Mulbeck, ai confini del Ladakh, e porta ai festival (Cham) dei monasteri di Phyang, nei pressi di Leh, e di Korzok, l’isolato monastero che si affaccia sul vasto specchio di acque turchesi di Tso Moriri nel cuore della regione del Rupshu. Al termine, per arricchire ulteriormente lo splendido percorso, sono previste due estensioni: la prima nella valle di Nubra a nord di Leh e la seconda al magico lago di Pangong. (NB: è anche possibile proseguire con la capogruppo con il viaggio che porta dal Ladakh allo Spiti .

Ci sono sempre mille soli al di là delle nuvole.
  • Delhi
  • Leh
  • Matho
  • Tikse
  • Stakna
  • Chemrey
  • Hemis
  • Tso Moriri (Korzok)
  • Tso Kyagar
  • Tso Kar
  • Bazgo
  • Saspol
  • Alchi
  • Mangyu
  • Rizong
  • Oasi di Wanla
  • Lamayuru
  • Mulbeck
  • Kardung La
  • Diskit
  • Hunder
  • Sumur
  • Pangong

 Presentazione del viaggio


Per informazioni generali: India himalaiana occidentale

L’itinerario si svolge in una regione tra le più belle al mondo: un territorio solcato da gole, profonde valli ornate da oasi incastonate tra giganteschi monti desertici e contornato da vasti altopiani impreziositi da laghi turchesi, il mondo dei nomadi. Il contesto naturale è poi reso ancora più gradevole dalle persone, animate da un profondo e spontaneo sorriso che sorge da uno spirito sereno, un riflesso forse del forte radicamento nella pervasiva fede buddista.

Il programma prevede di raggiungere e di rientrare da Leh, la capitale del Ladakh, in volo da Delhi, da dove ci si reca al Cham di Phyang e si visitano i siti di questa stupenda valle himalaiana: Matho, Stakna, Tikse, Chemrey, Tak Tok, Hemis, Shey. Si parte quindi per la regione del Rupshu, il lembo occidentale del vastissimo altopiano tibetano, una zona incontaminata fatta di grandi spazi e abitata da popolazioni nomadi che vivono seguendo tradizioni archetipe, dove i colori vividi della natura esaltati dall’aria rarefatta sembrano dipingere, come in una tavolozza, le praterie, i laghi e le montagne circostanti. Sulle sponde del lago turchese di Tso Moriri, il più vasto della regione, si trova il monastero di Korzok dove si giunge in occasione dell’annuale Cham a cui confluisce la popolazione nomade di questa parte dell’altopiano, un’occasione eccellente per incontrare questa gente che normalmente vive dispersa tra gli spazi delle praterie d’alta quota. Si rientra a Leh attraversando il Rupshu e sostando al lago di Tso Kar. Si prosegue il tour andando ad ovest lungo l’Indo, incontrando la storica oasi di Bazgo e i resti artistici più interessanti del Ladakh: i famosi affreschi di Alchi e gli sconosciuti dipinti di Saspol. Si visitano Mangyu, una perla di bellezza nell’Himalaia; l’ascetico Gompa di Rizong; Wanla, dove un tempio dell’XI secolo attribuito a Rinchen Zangpo sovrasta le belle case rurali; Lamayuru, l’oasi più celebre di questa vasta regione desertica dell’Himalaia dell’India, dove il monastero sorse attorno alla grotta di meditazione del grande mistico Naropa. Oltre Lamayuru si valicano due alti passi arrivando a Gyal e Mulbeck, con la famosa scultura rupestre di Maitreya che segna il confine occidentale del Ladakh e, rientrando a Leh, ci si reca a Likir.

Le due estensioni previste conducono la prima nella valle di Nubra, un luogo incastonato tra i monti a nord di Leh dove fluiscono le acque dei poderosi ghiacciai del Karakorum, che si raggiunge valicando quello che è ritenuto il passo motorabile più alto al mondo (5602 mt!). La seconda al lago di Pangong, di bellezza assoluta, le cui acque sono in gran parte all’interno del territorio tibetano occupato dalla Cina.

I CHAM (FESTIVAL) DEL LADAKH

I Cham del Ladakh e dello Zanskar offrono un ottimo modo per avvicinarne la cultura e lo spirito, ammirando i monaci agghindati con maschere e sgargianti costumi tradizionali che al suono di musiche rituali creano una riproduzione simbolica dello Tse Chu, ovvero l’evocazione di Guru Rimpoce (Padmasambhava) e dei principali insegnamenti del buddismo tibetano. Ogni monastero aggiunge anche parti inerenti la propria storia e origine, facendo di ogni Cham un capolavoro a sé. Molto è stato scritto in merito a queste sofisticate rappresentazioni per interpretare il significato trascendente dei movimenti, delle figure, delle musiche e dei testi. Ma al di là di un interesse accademico, in queste occasioni si partecipa a uno dei rari momenti in cui la gente si stacca dalle fatiche della dura vita dell’ambiente himalaiano: tutti accorrono indossando bellissimi costumi tradizionali e per il visitatore, ma anche per i ladakhi stessi, l’aspetto umano, folcloristico e di scambio che animano l’evento hanno un interesse forte almeno quanto il contenuto esoterico.

 Programma del viaggio


1°g.  Sabato 30 luglio, partenza in volo per Delhi  
Per raggiungere Delhi Amitaba utilizza voli Etihad, Lufthansa, Swiss, KLM o di altre compagnie scelte dai viaggiatori; la maggior parte dei voli giunge a Delhi nelle prime ore del mattino successivo. All’arrivo ci si trasferisce alle partenze nazionali nello stesso aeroporto.

2°g.   31/7 Delhi – Leh  
Il volo per Leh parte alle 5.30 circa; dall’aereo di godono panorami stupendi sull’Himalaia dell’India. A Leh si viene ricevuti dal corrispondente di Amitaba in Ladakh; sistemazione in uno dei migliori hotel della città (il Lasermo o lo Snowland) e riposo per favorire l’adattamento alla quota; Leh è posta a 3500 mt di altezza. Nel pomeriggio tranquilla passeggiata a Sankar Gompa, un piccolo monastero situato tra i campi e le tipiche case dei contadini ladakhi.

3°g.  1/8 Leh: festival di Phyang  
Il monastero di Phyang è situato a circa mezz’ora di guida da Leh. È un sito molto interessante di per se, con sale finemente affrescate e molte statue tipiche dell’esoterica scuola dei Drigung Kagyu, alla cui scuola appartiene il Gompa. Durante il Cham tutti i templi sono aperti e pullulano di devoti ladakhi che fanno offerte, accendono lampade al burro e fanno le prostrazioni, un momento molto intenso per godere del sito nella sua più piena vitalità. Le danze rituali che si svolgono nel cortile sottostante si protraggono per tutta la giornata, e la collina dove sorge Phyang è contornata da un allegro mercato ricco di ogni tipo di artigianato ladakho e tibetano. Nel pomeriggio ci si reca al vicino Guru Lhakhang, un antichissimo tempio che sorge su di un colle, dove si ammirano preziosi affreschi che furono attentamente studiati anche dal Prof. D. Snellgrove.

4°g.  2/8 Leh, escursione a Matho, Stakna e Tikse  
Ci si reca all’oasi di Matho, sede di un affascinante sito di scuola Sakya reso celebre dal peculiare festival invernale che è presenziato da… degli oracoli; in effetti è un luogo che dà a molti la sensazione di essere intriso di energia esoterica, in special modo nello scuro Gonkhang degli oracoli, col pavimento coperto di tsampa e pervaso dall’odore di chang. Da qui si raggiunge il monastero di Stakna, che si staglia su di un panoramico colle morenico sopra il fiume Indo e rivela sale e interni interessanti, incluso l’appartamento dell’abate che solitamente si può visiastre. Si attraversa il fiume su di uno stretto ponte arrivando a Tikse, tra i più celebri e attivi monasteri del Ladakh, una delle perle della regione: ricco di templi, contiene molte importanti opere d’arte e un’impressionante statua di Yamantaka che regna nel Gonkhang. La grande statua di Maitreya posizionata nel tempio a destra dell’ingresso, di recente fattura, è diventata uno degli oggetti simbolo più famosi del Ladakh.

5°g.  3/8 Leh, escursione a Chemrey, Tak Tok e Hemis  
Si lascia Leh in direzione est; oltre Tikse una valle laterale porta a nord a Chemrey, un Gompa dalla struttura molto vicina all’archetipo di come ci si possa immaginare un luogo di ritiro himalaiano, con le casette dei monaci incastonate nei versanti di un ripido colle sulla cui cima sorgono i templi, tanto che fu scelto per girarvi il film ‘Samsara’. Oltre Chemrey si arriva al monastero di Tak Tok, l’unico di scuola Nyingmapa del Ladakh, che contiene interessanti affreschi ed è costruito di fronte a una grotta dove secondo la tradizione meditò Guru Padmasambhava. Tornati nella valle dell’Indo lo si attraversa arrivando al grande monastero di Hemis, il principale di scuola Drukpakagyu del Ladakh; è un’importante meta di pellegrinaggi e ospita una ricca collezione di tanka, statue d’oro e stupa (reliquiari) incastonati con pietre preziose.

6°g.  4/8 Leh – Tso Moriri (Korzok)  
Lasciata Leh si sosta per una visita a Shey, che fu anche la sede del palazzo reale. Si prosegue con un bellissimo percorso lungo l’Indo lasciando il fiume nei pressi di Mahe per arrampicarsi sull’altopiano, dove laghi turchesi posti a circa 4500 metri sembrano dipinti dal cielo! Il lago di Tso Kyagar è il primo capolavoro di questa natura incontaminata. Siamo nel regno dei nomadi tibetani, gente che sopravvive a condizioni climatiche impensabili. In diversi punti si potranno incontrare i loro campi e le greggi di yak, e molti animali selvaggi come il kyang (il cavallo tibetano), miriadi di marmotte, raramente i lupi e spesso le aquile. Si raggiunge Korzok, sulle sponde del lago Tso Moriri, il gioiello turchese del Rupshu che si estende per 30 chilometri. Al tramonto le cime innevate che circondano il lago e sfiorano i 7000 mt appaiono colorate di rosa. A Korzok, dove si trova anche un bel monastero, si alloggia in un campo fisso.

7°g.  5/8 Cham di Korzok  
Il Cham è molto interessante anche perché attrae un gran numero di nomadi dell’altopiano. Quando non si seguono gli eventi del festival si possono effettuare stupende passeggiate lungo la sponda occidentale del lago o nella valle alle spalle del villaggio, dove spesso si accampano i nomadi con i loro grandi greggi di yak. Sono molto speciali i tramonti dal colle che sovrasta monastero e villaggio.

8°g.  6/8 Cham di Korzok – Tso Kar  
Si segue lo svolgersi del Cham, che prosegue anche oggi. Si lascia quindi Korzok; il percorso continua ad essere meraviglioso, si ritransita dal laghetto di Tso Kyagar (sorprenderà la diversità dei suoi colori) e superando due passi si raggiunge Tso Kar, uno dei grandi laghi di questa regione da cui per secoli è stato ricavato il sale, utilizzato come merce di scambio in Ladakh. Si alloggia in un campo fisso.

9°g.  7/8 Tso Kar – Leh  
Si lascia il Rupshu superando il passo del Taklang (5328 mt); si transita dal villaggio di Gya, dove si trova un monastero su una rupe tra le rovine di un grande forte che cingeva le creste ardite della montagna. Raggiunto l’Indo in breve tempo si arriva a Leh, dove si alloggia nel medesimo hotel.

10°g.  8/8 Leh – Bazgo – Saspol – Alchi  
Si lascia Leh in direzione ovest seguendo il deflusso del grandioso fiume Indo; oltre la spettacolare confluenza con lo Zanskar si visita Bazgo, un paesino molto pittoresco e storicamente importante, dove si ergono le rovine di un antico forte e templi con decorazioni stupende che contengono due impressionanti statue di Maitreya. Fu da Bazgo che il re Bhagan riuscì a riunificare il Ladakh nel XVI secolo. Ci si reca poi alle grotte di Saspol, che si raggiungono con una bella passeggiata tra alberi di albicocco: custodiscono meravigliosi affreschi in un luogo che fu casa di santi eremiti. Si prosegue per il vicino monastero di Alchi, fondato nell’XI secolo da Kaldan Sherab, discepolo di Rinchen Zangpo, che contiene dei magnifici dipinti di scuola Ghandara, il reperto artistico più importante del Ladakh. Si alloggia in una locanda dell’oasi, la Alchi Heritage Home.

11°g.  9/8 Alchi – Mangyu – Rizong – Wanla – Lamayuru  
Si prosegue per un tratto lungo la sponda meridionale dell’Indo per poi risalire una pittoresca valle a sud del fiume che porta allo stupendo villaggio di Mangyu, di bellezza archetipa, dove nei piccoli Gompa e in alcuni Stupa si trovano reperti artistici di finezza insospettabile, che originano dall’XI secolo: ci si chiede come mani così raffinate abbiano potuto giungere in una delle valli più remote al mondo! Tornati al fiume si può provare l’ebbrezza di attraversarlo su un (sicurissimo) ponte sospeso mentre le jeep fanno il giro della vallata percorrendo qualche chilometro di strada e arrivando allo stesso punto. Si prosegue lungo l’Indo per un tratto e lo si lascia con una deviazione verso nord incontrando un interessante convento femminile e poco oltre il monastero di Rizong, ritenuto tra i più ascetici del Ladakh, che sembra quasi sospeso alla chiusura di una stretta valle; l’abate, Rizong Rimpoce, è l’attuale “Ganden Tripa”, ovvero il capo della scuola Ghelupa. Tornati a valle si continua a seguire l’Indo verso ovest e quindi la strada risale una spettacolare gola a sud; la si lascia con una deviazione che porta all’oasi di Wanla, che preserva un antichissimo monastero (XI secolo) appartenente all’esoterica scuola dei Drigung, recentemente restaurato da un gruppo di svizzeri, la cui fondazione viene attribuita a Rinchen Zangpo. Tornati sulla strada principale ci si inerpica tra le incredibili erosioni terrose della “valle della luna”; secondo la tradizione queste peculiari forme indicano la presenza di un antico lago che si dice sia stato fatto defluire dal santo Naropa, che passò qui un lungo periodo di meditazione: ragion per cui questa zona è considerata dai ladakhi una ‘terra pura’. Qui si trova Lamayuru, uno dei monasteri più pittoreschi dell’Himalaia, posto arditamente tra pinnacoli di roccia come un castello delle fiabe, sospeso su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da policrome montagne desertiche. Si alloggia in una locanda dell’oasi, la Lamayuru Moonland.

12°g.  10/8 Lamayuru – Mulbeck  
Dopo la visita di Lamayuru si prosegue lungo la strada che serpeggia verso ovest; superato il Fatu La (4147 mt) e oltre il valico del Namika (3760 mt) si raggiunge Gyal, un caratteristico villaggio con un tempio ricavato traforando la roccia, ripreso nel film “Samsara”. Poco oltre si arriva a Mulbekh; qui, oltre alla famosa statua rupestre di Buddha Maitreya (VII secolo), si trovano due monasteri posti su di un vicino, ripido colle, che se si ha tempo si visitano oggi se no l’indomani prima di partire. Si alloggia in un ben allestito campo fisso o presso l’Highland Resort.

13°g.  11/8 Mulbeck – Leh  
Si rientra a Leh ripercorrendo ora la panoramicissima strada verso est; valicati i passi Namika e Fatu si transita da Lamayuru e si tuffa nella valle dell’Indo. Oltrepassata la confluenza tra Indo e fiume Zanskar una breve deviazione porta al monastero di Likir, di tradizione Ghelupa e il cui abate è un fratello di S.S. il XIV Dalai Lama, con un’imponente statua di Maitreya che sovrasta il bel complesso; vi risiedono circa 150 monaci. Giunti a Leh si alloggia nel medesimo albergo.

14°g.  12/8 Leh  
Mattina di relax. Nel pomeriggio si visitano il Palazzo Reale con i templi adiacenti, la Pagoda della Pace, il panoramico Tsemo Gompa, dove sorgono anche i resti di quello che fu il primo castello della dinastia reale Namgyal, la parte vecchia della cittadina e il mercato.

PER CHI RIENTRA

15°g.  13/8 Leh – Delhi   
Verso le 7.30 del mattino volo per Delhi, dove è in attesa dei partecipanti il corrispondente di Amitaba. La gran parte dei voli di rientro parte in tarda serata o nelle primissime ore del mattino. Si avrà a disposizione autista e veicolo fino al momento della partenza.

16°g.  Domenica 14 agosto, arrivo a destinazione

ESTENSIONE A NUBRA

15°g.  13/8 Leh – Kardung La – Nubra  
L’escursione alla valle di Nubra inizia con la salita al passo del Kardung (5602 mt) posto a nord della città, che offre una visuale vastissima sulle infinite catene di monti che si stendono lungo il fiume Indo. La discesa si apre sulla valle del fiume Shyok (dove si scende fino a circa 3300 mt) e conduce ad una vasta piana formata dalla confluenza tra il fiume Shyok e il fiume Nubra, che scorre da nord alimentato dagli enormi ghiacciai del Karakorum. A Diskit si visitano il villaggio e il monastero abbarbicato alle rocce, che offre una splendida panoramica sulla valle. Si prosegue poi per il piccolo monastero di Hunder, situato ai piedi di una stretta gola, un luogo di ritiro dove vivono pochi ospitali monaci; nell’oasi rigogliosa si trovano anche dei bellissimi chorten. Nei pressi vi sono delle splendide dune di sabbia bianca, un luogo indimenticabile.

16°g.  14/8 Nubra – Kardung La – Leh
Si prosegue l’esplorazione di Nubra, giungendo nella parte settentrionale della vallata al monastero di Sumur; poco oltre, una breve passeggiata porta ad un magico laghetto, cinto da colline moreniche dalla cui sommità si gode una magnifica vista. Si inizia quindi il viaggio di ritorno – la vista incredibile merita almeno un secondo passaggio. A Leh sistemazione nel medesimo albergo.

PER CHI RIENTRA

17°g.  15/8 Leh – Delhi   
Verso le 7.30 del mattino volo per Delhi, dove è in attesa dei partecipanti il corrispondente di Amitaba. La gran parte dei voli di rientro parte in tarda serata o nelle primissime ore del mattino. Si avrà a disposizione autista e veicolo fino al momento della partenza.

18°g.  Martedì 16 agosto, arrivo a destinazione

ESTENSIONE A PANGONG

17°g.  15/8 Leh – Pangong  
Si risale per un tratto la valle dell’Indo e si imbocca verso nord la strada che porta alle oasi di Chemrey e Tak Tok, lasciando la salendo al passo di Chang (5320 mt), con grandiosi panorami che spaziano sulle catene di monti che si affacciano sulla valle dell’Indo e oltre, fino al Kang Yaze (6500 mt), la più alta vetta della regione. La discesa attraversa alcune pasture e si immerge tra monti policromi fino a giungere al fiume Shyok che da qui scorre verso Nubra; lo si risale per un breve tratto fino al villaggio di Tangtse, il principale della regione con le rovine di un vecchio castello e un tempio recentemente ricostruito. Si prosegue per il lago di Pangong (4400 mt) risalendo un piccolo affluente dello Shyok verso est, attraverso un ambiente con forti colorazioni dove deserto e pasture si intersecano tra monti sulle cui cime si vedono alcuni ghiacciai; si arriva presto in vista delle acque incredibilmente turchesi del mitico lago. Una vastità azzurra, l’aria incredibilmente pura, tra monti altissimi, oltre ogni nostra capacità descrittiva, che ispirò alcuni passaggi stupendi dell’interessante libro “La via delle nuvole bianche” di A. Govinda. Si alloggia in un campo fisso in vista del lago.

18°g.  16/8 Pangong – Leh  
Si torna al villaggio d Tangtse e da qui si risale per un tratto il fiume Shyok e quindi si imbocca una valle a sud (circa 10 km) che arriva al villaggio e al monastero di Shachukul, di scuola Drigung Kagyu. Nel vecchio Gompa si ammirano alcune interessanti statue, e, nel Lhakhang, affreschi nuovi ma di ottima fattura che ritraggono, tra i vari soggetti, l’origine della scuola Drigung. Si torna a Tangtse e si riprende la strada per Leh superando di nuovo l’altissimo Chang La. Si alloggia nel medesimo hotel.

NB: è anche possibile proseguire con la capogruppo con il programma che porta in Spiti e parte da Leh il 17/8

19°g.  17/8 Leh – Delhi   
Verso le 7.30 del mattino volo per Delhi, dove è in attesa dei partecipanti il corrispondente di Amitaba. La gran parte dei voli di rientro parte in tarda serata o nelle primissime ore del mattino. Si avrà a disposizione autista e veicolo fino al momento della partenza.

20°g.  Giovedì 18 agosto, arrivo a destinazione

Nota: chi ne ha la possibilità, può portare indumenti caldi e invernali o cancelleria per la scuola da regalare. Questi materiali verranno raccolti dai nostri collaboratori per essere distribuiti a chi ne ha più bisogno, solitamente alla fine del viaggio: così si possono lasciare anche cose usate che non si desidera riportare a casa.

L’ALTA QUOTA DEL LADAKH E DEL RUPSHU

Andare nell’Himalaia indiano significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Leh stessa si trova a 3500 metri. La buona riuscita di un viaggio quindi deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e non esagerare con gli sforzi fisici nei primi giorni; l’itinerario previsto tiene conto di queste esigenze: si arriva a Korzok in Rupshu, dove la quota è di circa 4600 mt, dopo 5 giorni dall’arrivo a Leh. La parte che può generare più apprensione è l’escursione a Nubra, che si raggiunge scavalcando il passo di Kardung alto ben 5602 mt, il punto più alto al mondo raggiungibile con mezzi meccanici. L’impatto fisico di una salita ad una quota così elevata è attenuato avendo l’accortezza di non sostarvi troppo a lungo ma procedendo per la discesa che riporta a circa 3300 mt di quota; non si ha così il tempo di subire gli effetti dell’esposizione all’aria rarefatta del passo.

Molti hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2 o 3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso solo successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico.

Si consideri comunque che centinaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.

CLIMA E ATTREZZATURA

A Delhi in estate ci possono essere anche 35/40 gradi e piogge. In Ladakh e in Rupshu invece il clima è secco e le temperature più miti, ma le escursioni termiche possono essere notevoli, con il sole caldo che brucia nonostante l’aria fresca e temperature minime che possono arrivare di notte a 10 gradi e anche più basse in Rupshu dove anche in estate in rare occasioni ci si può avvicinare allo zero. È opportuno attrezzarsi con indumenti caldi e si consiglia di portare con se un sacco a pelo perché le locande e i campi fissi possono non disporre di lenzuola pulite; per chi segue l’estensione in Rupshu è necessario un buon sacco a pelo omologato per l’utilizzo a zero gradi (in quanto i dati di termicità dei sacchi indicati dai produttori sono sempre sopravvalutati). Si suggerisce di portare indumenti in pile e una giacca di piumino o meglio ancora una giacca da montagna in goretex piuttosto larga sotto cui indossare degli strati termici. Scarpe comode e un paio di scarponcini comodi e caldi per camminare. Portare uno zaino. È importante un buon paio di occhiali perché la luce solare può essere particolarmente intensa; anche guanti, cappello, creme da sole efficaci, protettivo per le labbra, quanto serve per lavarsi e una pila, possibilmente frontale. Per chi ama la fotografia, si consiglia di portare il filtro polarizzatore.

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Phyang Gompa

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Korzok Gompa

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.