Skip to main content

India Himalaia


Ladakh, valle dell’Indo e altopiano del Rupshu

Estensione: Lahaul, Spiti e Kinnaur


PARTENZA
29/08/2015
RITORNO
13/09/2015
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
21/09/2015
2a ESTENSIONE
DURATA
16 – 24 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Il viaggio propone un’esplorazione completa del Ladakh, perla preziosa dell’Himalaia dell’India. Si visitano Leh e i siti adiacenti e da qui si eseguono tre grandi escursioni, la prima ad ovest che tocca tutti i luoghi più interessanti della valle dell’Indo fino a Lamayuru e oltre, arrivando a Mulbeck. La seconda a nord nella valle di Nubra, e la terza sull’altopiano nomadico del Rupshu tra i laghi turchesi di Tso Moriri e Tso Kar. L’estensione prevede una grande traversata della catena himalaiana, dal Ladakh fino a Delhi: si attraversa il Lahaul arrivando in Spiti, a sud-est del Ladakh, una regione di cultura buddista quasi altrettanto arida e forse ancora più selvaggia, e, giunti nel bacino del Sutlej, si esplorano le valli del Kinnaur arrivando fino a Shimla, vecchia capitale del Raj.

Ci sono sempre mille soli al di là delle nuvole.

 Presentazione del viaggio


Per informazioni generali, India himalaiana occidentale; per informazioni storiche, qui.

Il viaggio prevede di raggiungere e di rientrare da Leh, la capitale del Ladakh, in volo da Delhi e di visitarne accuratamente i dintorni e la valle dell’Indo. Tenendo Leh come base, la prima escursione porta a ovest lungo l’Indo per scoprire la storica oasi di Bazgo e i resti artistici più interessanti del Ladakh: i famosi affreschi di scuola Ghandara di Alchi e gli sconosciuti dipinti di Saspol. Si visitano Mangyu, una perla di bellezza nell’Himalaia, Wanla, un’oasi che preserva un tempio dell’XI secolo attribuito a Rinchen Zangpo, il monastero di Lamayuru, posto arditamente su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da montagne completamente desertiche, e si arriva fino ai confini del Ladakh a Mulbeck, dove si trovano alcuni tra i luoghi più pittoreschi: Gyal e Phokar Dzong; non mancherà la visita di Likir, il cui abate è un fratello di S.S. il Dalai Lama.

La seconda escursione porta a nord di Leh, scavalcando l’altissimo passo del Kardung verso la valle di Nubra, uno spazio incastonato tra i monti che custodisce monasteri e villaggi molto interessanti, dove anche solo la bellezza naturale costituisce un ottimo motivo per spingersi fin qui. La cornice di monti maestosi ha al suo centro delle insospettate dune di sabbia bianca lambite da due fiumi dove vivono i cammelli bactriani e si trovano laghetti nascosti e fonti termali.

La terza porta nel Rupshu, il lembo occidentale del vastissimo altopiano tibetano, una zona incontaminata fatta di vasti spazi, abitata da popolazioni nomadi che vivono seguendo tradizioni archetipe dove si trovano antichi e isolati monasteri nei pressi di laghi turchesi e i colori vividi della natura esaltati dall’aria rarefatta sembrano dipingere, come in una tavolozza, le praterie, i laghi e le montagne circostanti. Dal lago di Tso Kar si potrà optare se rientrare a Leh o proseguire con la traversata himalaiana.

L’estensione inizia in direzione sud lasciando il Rupshu seguendo la strada militare che attraversa le aride regioni di Karnak e Sanku, valicando due spettacolari passi. Oltre Keylong, “capitale” del Lahaul, si lascia la direttrice principale risalendo il fiume Chandra verso est fino al passo del Kun Zum, che si apre sullo Spiti. Qui si visitano tutti i monasteri e i villaggi più interessanti avendo modo di ammirare alcuni dei reperti artistici più preziosi della cultura buddista tibetana, dove emergono le radici di una storia millenaria legata alle vicende dell’antico regno tibetano di Gughe: dall’incomparabile tempio di Tabo a luoghi meno conosciuti ma altrettanto preziosi, da Tashigang a Nako. Si continua seguendo il deflusso del fiume Sutlej arrivando nella regione del Kinnaur, dove si sosta a Kalpa e si esplora la remota valle di Sangla, con Kamru e Chitkul, arrivando poi a Bhimakali, un importante tempio induista che presenta l’apice del peculiare stile architettonico del Kinnaur, e Sarahan. Si giunge così a Shimla da dove si prosegue per Delhi, completando una tra le più belle traversate della catena himalaiana.

MODALITÀ DEL VIAGGIO

Gli spostamenti vengono effettuati con veicoli privati. A Leh si alloggia in un comodo hotel – si ricorda che il massimo standard disponibile in Ladakh è equivalente a quello di un nostro alberghetto di montagna, ma la pulizia è sufficiente, si dispone di stanze con bagno e acqua calda e l’hotel ha un generatore di corrente nel caso (…spesso) “salti” la luce. Durante la prima escursione a ovest di Leh si alloggia in piccoli alberghetti per 2 notti e una in un campo fisso. Queste sistemazioni richiedono un minimo di spirito di adattamento, si immagini una condizione simile a quella che da noi può offrire un rifugio alpino; alcuni sono decisamente carini, arredati in tipico stile ladakho, e donano la piacevole sensazione di alloggiare con le famiglie locali. A Nubra si alloggia in un piccolo hotel e nel Rupshu si alloggia in campi fissi, dotati di tende con letti, lenzuola e servizi. Durante l’estensione si utilizza un hotel a Shimla e nel resto del percorso semplici alberghi, i migliori disponibili in una zona che non è turistica, comunque puliti anche se a volte molto semplici ma con stanze solitamente dotate di servizi. A Delhi non è previsto l’utilizzo di hotel per via delle connessioni volo che non lo rendono necessario; se si preferisse Amitaba potrà predisporre questo servizio e soddisfare ogni altra richiesta dei viaggiatori, con costi molto contenuti.

 Programma del viaggio


1°g.  Sabato 29 agosto, partenza per Delhi  

2°g.  30/8 Delhi – Leh  
Il volo per Leh parte alle 5.30 circa; dall’aereo di godono panorami stupendi sull’Himalaia dell’India. A Leh si viene ricevuti dalla guida, Tsewang Phuntsog. Sistemazione in uno dei migliori hotel della città (il Grand Willow o simile) e riposo per favorire l’adattamento alla quota; Leh è posta a 3500 mt di altezza. Nel pomeriggio tranquilla passeggiata a Sankar Gompa, un piccolo monastero situato tra i campi e le tipiche case dei contadini ladakhi.

3°g. 31/8 Leh – Alchi  
Si lascia Leh con le jeep trasportando tutto l’occorrente per i campi. Sul percorso si visita Bazgo, un paesino molto pittoresco e storicamente importante, dove si ergono le rovine di un antico forte e un monastero con decorazioni stupende che contiene due impressionanti statue di Maitreya. Fu da Bazgo che il re Bhagan riuscì a riunificare il Ladakh nel XVI secolo. Ci si reca poi alle grotte di Saspol: custodiscono meravigliosi affreschi in un luogo che fu casa di santi eremiti. Si prosegue per il vicino monastero di Alchi, fondato nell’XI secolo da Kaldan Sherab, discepolo di Rinchen Zangpo, che contiene magnifici dipinti di scuola Ghandara, il reperto artistico più importante del Ladakh. Si alloggia in una locanda dell’oasi, la Heritage Home.

4°g. 1/9 Alchi – Lamayuru
Si prosegue per un tratto lungo la sponda meridionale dell’Indo per poi risalire con le jeep una pittoresca valle a sud del fiume che porta allo stupendo villaggio di Mangyu, di bellezza archetipa, dove nei piccoli Gompa e in alcuni Stupa si trovano reperti artistici di finezza insospettabile che originano dall’XI secolo: ci si chiede come mani così raffinate potettero giungere in una delle valli più remote al mondo! Tornati al fiume si può provare l’ebbrezza di attraversarlo su un (sicurissimo) ponte sospeso mentre le jeep fanno il giro della vallata arrivando con qualche chilometro di strada allo stesso punto. Si continua a seguire la valle dell’Indo verso ovest e quindi la strada risale una spettacolare gola verso sud; la si lascia con una deviazione che porta all’oasi di Wanla, che preserva un antichissimo monastero (XI secolo) appartenente all’esoterica scuola dei Drigung, recentemente restaurato da un gruppo di svizzeri, la cui fondazione viene attribuita a Rinchen Zangpo. Tornati sulla strada principale ci si inerpica tra le incredibili erosioni terrose della “valle della luna”; secondo la tradizione queste peculiari forme indicano la presenza di un antico lago che si dice sia stato fatto defluire dal santo Naropa, che passò qui un lungo periodo di meditazione: ragion per cui questa zona è considerata dai ladakhi una ‘terra pura’. Qui si trova Lamayuru, uno dei monasteri più pittoreschi dell’himalaia, posto arditamente tra pinnacoli di roccia come un castello delle fiabe, sospeso su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da policrome montagne desertiche. Si alloggia presso l’hotel Moonlight.

5°g.  2/9 Lamayuru – Mulbeck
Si prosegue lungo la strada che serpeggia verso ovest; prima del passo si segue una stradina sterrata che porta all’eremo di Atise, un luogo di ritiro del monastero di Lamayuru.  Superato il Fatu La (4147 mt) e oltre il valico del Namika (3760 mt) si raggiunge Gyal, un caratteristico villaggio con un tempio ricavato traforando la roccia, ripreso nel film “Samsara”. Poco oltre si arriva a Mulbekh, il paesello nei cui pressi si trascorre la notte in un campo fisso. Qui, oltre alla famosa statua rupestre di Buddha Maitreya (VII secolo), si trovano due monasteri posti su di un vicino, ripido colle.

6°g.  3/9 Mulbeck – Leh
Si parte presto per raggiunge in jeep il vicino villaggio di Shergol, impreziosito da un piccolo monastero abbarbicato a uno sperone roccioso (anche questo si vede in “Samsara”). Chi lo desidera potrà recarsi con una passeggiata che si inerpica lungo uno spettacolare e, a tratti, ripido e strettissimo canyon, all’eremo di Phokar Dzong, uno dei luoghi più sacri di questa regione himalaiana, che riverbera della potente presenza dei maestri di meditazione. In tarda mattinata si parte per Leh, dove si giunge in serata sistemandosi in hotel; prima dell’arrivo, una breve deviazione porta al monastero di Likir, di tradizione Ghelupa il cui abate è un fratello di S.S. il XIV Dalai Lama, dominato da un’imponente statua di Maitreya; vi risiedono circa 150 monaci. A Leh si alloggia nel medesimo hotel.

7°g.  4/9 Leh 
Visita di Leh: il Palazzo Reale con i templi adiacenti, la Pagoda della Pace, il panoramico Tsemo Gompa, dove sorgono anche i resti di quello che fu il primo castello della dinastia reale Namgyal, la parte vecchia e il mercato.

8°g.  5/9 Leh – Kardung La – Nubra  
L’escursione alla valle di Nubra inizia con la salita al passo del Kardung (5602 mt) posto a nord della città, che offre una visuale vastissima sulle infinite catene di monti che si estendono lungo il fiume Indo. La discesa si apre sulla valle del fiume Shyok (dove si scende fino a circa 3300 mt) e conduce a una vasta piana formata dalla confluenza tra il fiume Shyok e il fiume Nubra, che scorre da nord alimentato dagli enormi ghiacciai del Karakorum. A Diskit si visita il villaggio e il monastero abbarbicato sulle rocce, che offre una splendida panoramica sulla valle. Si alloggia presso l’hotel Karma Inn.

9°g.  6/9 Nubra
Si dedica la giornata all’esplorazione di Nubra, giungendo fino alle fonti di acqua calda di Panamik. Una breve passeggiata porta ad un magico laghetto, in un luogo cinto da colline moreniche dalla cui sommità si gode una magnifica vista. Dopo la visita al monastero di Sumur una bella passeggiata alle vicine dune bianche che sorgono nei pressi della confluenza dei fiumi Nubra e Shyok completa la giornata.

10°g.  7/9 Nubra – Kardong La – Leh
Prima di lasciare Nubra si visita il piccolo monastero di Hunder, situato ai piedi di una stretta gola, un luogo di ritiro dove vivono pochi ospitali monaci; nell’oasi rigogliosa si trovano anche dei bellissimi chorten. Da Hunder inizia il viaggio di ritorno – la vista incredibile merita almeno un secondo passaggio. A Leh sistemazione nel medesimo albergo.

11°g.  8/9 Leh – Korzok (Lago di Tso Moriri)  
Lasciata Leh si sosta per una visita del monastero di Tikse, una delle perle del Ladakh, ricco di templi, che contiene molte importanti opere d’arte e un’impressionante statua di Yamantaka che regna nel Gonkhang; la grande statua di Maitreya posizionata nel tempio a destra dell’ingresso, se pur di recente fattura, è ora diventata uno degli oggetti simbolo più famosi del Ladakh. Si prosegue con un bellissimo percorso lungo l’Indo lasciando il fiume nei pressi di Mahe per arrampicarsi sull’altopiano, dove laghi turchesi posti a circa 4500 metri sembrano dipinti dal cielo! Il lago di Tso Kyagar è il primo capolavoro di questa natura incontaminata. Siamo nel regno dei nomadi tibetani, gente che sopravvive a condizioni climatiche impensabili. In diversi punti si potranno incontrare i loro campi e le greggi di yak, e molti animali selvaggi come il kyang (il cavallo tibetano), miriadi di marmotte, raramente i lupi e spesso le aquile. Si raggiunge Korzok, sulle sponde del lago Tso Moriri, il gioiello turchese del Rupshu che si estende per 30 chilometri. Al tramonto le cime innevate che circondano il lago e a sud sfiorano i 7000 mt appaiono colorate di rosa. A Korzok, dove si trova anche un bel monastero, si alloggia in un campo fisso.

12°g.  9/9 Tso Moriri  
Si dedica la giornata all’esplorazione della zona, con una magnifica passeggiata lungo le rive del lago, e si visitano il monastero e il piccolo villaggio; nella valle alle spalle spesso si accampano i nomadi con i loro grandi greggi di yak. Sono molto speciali i tramonti dal colle che sovrasta Korzok.

13°g.  10/9 Korzok – Lago di Tso Kar  
Il percorso continua ad essere meraviglioso, si ritransita dal laghetto di Tso Kyagar (sorprenderà la diversità dei suoi colori) e superando due passi si raggiunge Tso Kar, uno dei grandi laghi di questa regione da cui per secoli è stato ricavato il sale, utilizzato come merce di scambio in Ladakh. Si alloggia in un campo fisso.

PER CHI RIENTRA

14°g.  11/9 Tso Kar – Leh 
I partecipanti che rientrano tornano a Leh valicando il passo del Taklang (5328 mt) che riporta verso la valle dell’Indo. Si transita dal villaggio di Gya, dove si trova un monastero su una rupe tra le rovine di un grande forte che cingeva le creste ardite della montagna. Raggiunto l’Indo ci si reca a Hemis, il principale monastero di scuola Kagyupa del Ladakh, importante meta di pellegrinaggi che ospita una ricca collezione di tanka di scuola Drukpa, statue d’oro e stupa (reliquiari) incastonati con pietre preziose. Terminata la visita in breve tempo si arriva a Leh.

15°g. 12/9 Leh – Delhi e volo di rientro 

16°g.  Domenica 13 settembre, arrivo a destinazione

PER CHI PROSEGUE

14°g.  11/9 Tso Kar – Keylong  
Raggiunta la strada militare, che collega il Ladakh con l’Himachal Pradesh, la si segue verso sud arrivando in breve tempo al campo tendato di Pang e si valica il Lachlung La (5060 mt) accedendo alla zona meridionale del Karnak, uno dei regni del trekking di queste remote regioni. Si prosegue lungo l’altopiano fino al passo del Baralacha (4883 mt) che si apre sulla regione del Lahaul, un territorio ancora piuttosto desertico ma più arboreo del Ladakh. Oltre Darcha, punto di accesso per un trekking che porta in Zanskar, seguendo il fiume si arriva a Keylong, “capitale” del Lahaul. Sistemazione in un modesto albergo (il Tashi Delek o simile).

15°g.  12/9 Keylong – Kaza  
Dopo la visita di Shashur Gompa, posto proprio sopra al paese, si parte; si lascia la strada principale, che conduce a Manali attraverso il passo del Rothang, continuando lungo la valle del Chandra, in un ambiente molto selvaggio dove i ghiacciai giungono fino al fondovalle e le montagne turrite sembrano delle magiche cittadelle sospese nel cielo. Superato il passo del Kunzum (4551 mt) si entra in Spiti, incontrando i primi insediamenti a Losar. A Kaza (3600 mt), centro principale della regione, ci si sistema presso l’hotel Snowland o simile.

16°g. 13/9 Kaza  

Escursione al monastero di Ki, il principale dello Spiti, dove nel 2000 S.S. il XIV Dalai Lama ha conferito una grande iniziazione di Kalachakra. Da Ki si prosegue per Kibber (4205 mt) e Tashigang (4400 mt), dove nel tempietto si trovano affreschi antichi e molto belli, un promo assaggio dell’arte antica di questa remota regione. Questi interessanti villaggi, sui bordi dell’altopiano, sono tra i più alti luoghi permanentemente abitati dell’Himalaia.

17°g. 14/9 Kaza – Tabo  
Prima di lasciare il paese si devono ritirare i permessi di transito; quindi si parte seguendo la valle dello Spiti. Oltre la confluenza col fiume Pin si lascia la strada principale per inerpicarsi lungo una stradina sul versante settentrionale della valle raggiungendo lo sperone dove, tra monti ornati dai ghiacciai, è appollaiato il panoramicissimo monastero di Dankar, che origina dall’XI secolo e contiene diversi oggetti di pregio. Edificato in una posizione decisamente spettacolare, si erge sopra l’oasi e domina la confluenza dei fiumi Pin e Spiti; sulla sommità del monte si trovano i resti del vecchio palazzo nobiliare utilizzato in passato dal Gyalpo di Dankar. Si lascia questa magica oasi incastonata tra i selvaggi monti himalaiani seguendo una strada sterrata di recente costruzione che passa a mezza costa sopra l’ampia valle dello Spiti e si addentra verso nord nella valle laterale che porta a Lhalung. Questo bel villaggio perfettamente preservato custodisce un  Gompa fondato anch’esso nel periodo del celeberrimo Tabo, intorno all’anno 1000, quando la regione era parte dell’antico regno di Gughe. Gli interni di questo pressoché ignorato tempio sono un esempio rarissimo della metamorfosi che l’arte giunta da Ghandara e Nalanda ha avuto nell’incontro col mondo dell’Himalaia. Tornati al fiume Spiti si prosegue seguendo il deflusso delle acque seguendo la spettacolare valle fino a Tabo, dove si alloggia presso il Dewachen, un semplice alberghetto.

18°g.  15/9 Tabo – Nako  
L’antico Gompa di Tabo è rimasto intatto dai tempi del grande santo tibetano Rinchen Zangpo, che ne curò l’attuale disposizione (XI secolo). Tabo è considerato l’ “Ajanta dell’Himalaia” per l’ineguagliabile bellezza di statue e affreschi, ed è una perla anche per la potente energia spirituale che lo permea. Dopo un’approfondita visita si prosegue il viaggio lungo lo Sutlej; si transita da Chango, dove su uno sperone sopra il villaggio vi è un vecchio tempio, mentre il monastero Kagyu, di recente costruzione, è situato all’interno dell’ampia vallata ricca oggi di alberi di mele, l’importante fonte di reddito del villaggio. Arrivando a Nako (3600 mt) si incontra uno dei punti più spettacolari del percorso, con la strada che serpeggia sempre più alta sopra la valle con panorami eccezionali; si alloggia in un semplice alberghetto. Passeggiare tra le strette viuzze del paese porta indietro nel tempo; vi è un laghetto, considerato sacro, con diversi piccoli templi e un monastero storicamente importante di scuola Drukpa, che risale all’XI secolo, dove si assapora un ultimo interessante esempio dell’antica arte pittorica di Gughe.

19°g.  16/9 Nako – Kalpa  
Si scendefino al fiume e oltre una stretta gola si arriva alla confluenza con il Sutlej, a pochi chilometri dal confine tibetano. Si segue il possente fiume transitando da Morag, che segna il punto più settentrionale della regione storica del Kinnaur, dove si ammira una torre fortificata costruita stratificando pietre e legno, il tipico stile di questa nuova regione. Le valli rimangono ripidissime e il territorio diventa progressivamente meno arido, con le foreste che gradatamente iniziano ad ammantare i monti, dove fanno capolino diverse vette turrite ed innevate. Arrivati a Rekong Peo (2290 mt), l’attuale capitale del Kinnaur, si sale al panoramico villaggio di Kalpa (2960 mt), posto sul versante occidentale della valle. Questo grazioso villaggio conserva il tipico carattere del Kinnaur, con le costruzioni miste di legno e pietra, e vi si trova un interessante complesso templare; fu prescelto come località di soggiorno dai coloni inglesi per il clima e la spettacolarità della visuale che offre: se è limpido si ammira sul versante opposto della vallata il Kinnaur Kailash, mitico monte di oltre 6000 metri, che prende questo nobile nome dal fatto che da molti è considerato la dimora invernale di Shiva, più che per una effettiva somiglianza col monte Kailash. Si alloggia in un semplice hotel, il Kinner Villa o simile.

20°g.  17/9 Kalpa – Sangla  
Si torna a valle, e si prosegue per un tratto lungo il Sutlej e quindi si imbocca una valle scoscesa che si affaccia sul lato orografico destro, dove tuona un impetuoso torrente himalaiano. Si arriva a Sangla, un villaggio con molte case tradizionali e alcuni templi, tipiche costruzioni del Kinnaur, che fu una capitale del regno di Bushahr; nei pressi del paese si trova il forte di Kamru, che si può raggiunge con una breve passeggiata. Si prosegue lungo la valle arrivando fino a Chitkul, un tipico villaggio himalaiano molto ben conservato, l’insediamento situato nel punto più alto. Si rientra quindi a Sangla, dove si alloggia in un semplice albergo, il Parkash o simile.

21°g.  18/9 Sangla – Sarahan  
Si torna al vorticoso fiume Sutlej e si prosegue verso sud superando le profonde gole intagliate dalle possenti acque, ai piedi di montagne ripidissime e spettacolari. Arrivati nella zona di Rampur (924 mt), si sale a Sarahan (2290 mt). Questo villaggetto fu una capitale del regno di Bushahr; vi si trova il palazzo dell’ultimo Maharaja, ma il sito che attrae fin qui è il tempio induista di Bhimakali il cui edificio ligneo più antico risale a circa 800 anni fa. È uno degli esempi più belli di architettura tradizionale di queste regioni himalaiane. Si alloggia in un semplice albergo.

22°g.  19/9 Sarahan – Shimla  
Tornati al fiume lo si segue per un tratto e quindi la strada raggiunge e segue le creste dei monti, arrivando a Shimla (2130 mt). Questa cittadina appollaiata sulle cresta dei monti, vecchia capitale del Raj britannico, conserva ancora molti edifici in stile coloniale. Sistemazione presso l’hotel East Bourne.

23°g.  20/9 Shimla – Delhi e volo di rientro  
Si parte alla volta di Delhi transitando dalla città di Chandigart; si arriva in serata e ci si reca all’aeroporto internazionale dove la gran parte dei voli di rientro parte in tarda serata o nelle primissime ore del mattino. Se fosse utile, in funzione degli orari di volo o altro, Amitaba può prenotare un hotel e predisporre ogni altro servizio richiesto.

24°g.  Domenica 21 settembre, arrivo a destinazione

Nota: chi lo desidera, può portare indumenti caldi e invernali o cancelleria per la scuola da regalare. Questi materiali verranno raccolti in loco dai nostri collaboratori per essere distribuiti a chi ne ha più bisogno, solitamente alla fine del viaggio: così si possono lasciare anche cose usate che non si desidera riportare a casa.

L’ALTA QUOTA DEL LADAKH

Andare in Ladakh significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Leh stessa si trova a 3500 metri. La buona riuscita di un viaggio quindi deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e bisogna non esagerare nello sforzo fisico i primi giorni; l’itinerario previsto tiene conto di queste esigenze. La parte che può generare più apprensione è l’escursione a Nubra, una valle situata a nord di Leh che si raggiunge scavalcando il passo di Kardung alto ben 5602 mt, il punto più alto al mondo raggiungibile con mezzi meccanici. L‘impatto fisico di una salita ad una quota così elevata è attenuato avendo l’accortezza di non sostarvi troppo a lungo ma procedendo per la discesa che riporta a circa 3300 mt di quota; non si ha così il tempo di subire gli effetti dell’esposizione all’aria rarefatta del passo. Nel Rupshu la quota dei laghi dove si trovano i campi fissi è di circa 4500 mt, ma ci si arriva dopo una lunga permanenza ad altitudini sopra i 3000 metri e quindi quasi tutti non ne soffrono o avvertono sintomi leggeri come un po’ di mal di testa. Le altitudini dello Spiti sono come quelle del Ladakh.

Molti hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2 o 3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso non preventivo, successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico.

Si consideri comunque che migliaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.

CLIMA E ATTREZZATURA

A Delhi in estate ci possono essere anche 35/40 gradi e piogge. In Ladakh e in Spiti invece il clima è secco e le temperature più miti. Alle alte quote del Rupshu le escursioni termiche sono notevoli, con il sole caldo che brucia nonostante l’aria fresca, e temperature minime che nell’altopiano dei laghi in Rupshu possono arrivare anche a zero gradi; è quindi consigliabile, anche se nei campi fissi vengono fornite le coperte, avere con sé un sacco a pelo omologato per l’utilizzo a –10c° in quanto i dati di termicità dei sacchi indicate dai produttori sono sempre sopravvalutate. È opportuno attrezzarsi con indumenti caldi per passare in modo confortevole le serate più fredde. Si consiglia di portare indumenti in pile ed una giacca di piumino o meglio ancora una giacca da montagna in goretex piuttosto larga sotto cui indossare degli strati termici. Scarpe comode, ed un paio di scarponcini comodi e caldi per i percorsi a piedi. Portare uno zaino. È importante un buon paio di occhiali perché la luce solare può essere particolarmente intensa; anche guanti, cappello, creme da sole efficaci, protettivo per le labbra, quanto serve per lavarsi e una pila, possibilmente frontale. Per chi ama la fotografia, si consiglia di portare il filtro polarizzatore.

RICHIESTA INFORMAZIONI

Per qualsiasi domanda e curiosità,
compila tutti i campi del form:

 DOCUMENTI DI VIAGGIO

PAESI E TRADIZIONI

Entra nella sezione dedicata agli approfondimenti culturali:

Phyang Gompa

 GALLERIA FOTOGRAFICA

Nubra

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.