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India Himalaia


Cham di Phyang e Korzok, al lago di Tso Moriri

Cultura himalaiana, dall’Indo all’altopiano del Rupshu


PARTENZA
18/07/2014
RITORNO
02/08/2014
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
2a ESTENSIONE
DURATA
16 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Il viaggio avvicina la cultura e il vasto ambiente naturale del Ladakh: si spazia dalla valle dell’Indo all’altopiano del Rupshu, incontrandone le due anime, quella rurale e quella nomadica. Il percorso porta ai festival (Cham) dei monasteri di Phyang e di Korzok, l’isolato monastero del lago di Tso Moriri, il vasto specchio di acque turchesi nel cuore della regione del Rupshu, lembo orientale del Ciangtang tibetano.

Ci si muove in una regione tra le più belle al mondo: un territorio solcato da gole, profonde valli ornate da oasi incastonate tra giganteschi monti desertici e contornato da vasti altopiani impreziositi da laghi turchesi, il mondo dei nomadi. Il contesto naturale è poi reso ancora più gradevole dalle persone, animate da un profondo e spontaneo sorriso che sorge da uno spirito sereno, un riflesso forse del forte radicamento nella pervasiva fede buddista.

Ci sono sempre mille soli al di là delle nuvole.

 Presentazione del viaggio


Ci si muove in una regione tra le più belle al mondo: un territorio solcato da gole, profonde valli ornate da oasi incastonate tra giganteschi monti desertici e contornato da vasti altopiani impreziositi da laghi turchesi, il mondo dei nomadi. Il contesto naturale è poi reso ancora più gradevole dalle persone, animate da un profondo e spontaneo sorriso che sorge da uno spirito sereno, un riflesso forse del forte radicamento nella pervasiva fede buddista.

Il programma prevede di raggiungere e di rientrare da Leh, la capitale del Ladakh, in volo da Delhi, da dove ci si reca al vicino Cham di Phyang e si effettuano due grandi escursioni. La prima porta a ovest lungo l’Indo alla celeberrima oasi di Lamayuru e giungendo fino a Mulbeck. Si inizia dalla storica oasi di Bazgo e dai resti artistici più interessanti del Ladakh: i famosi affreschi di Alchi e gli sconosciuti dipinti di Saspol. Si visitano Mangyu, una perla di bellezza nell’Himalaia, Wanla, dove un tempio dell’XI secolo attribuito a Rinchen Zangpo sovrasta le belle case rurali, Lamayuru, l’oasi più celebre di questa vasta regione desertica dell’Himalaia dell’India, dove il monastero sorse attorno alla grotta di meditazione del grande mistico Naropa. Oltre Lamayuru si valicano due alti passi arrivando a Mulbeck, con la famosa scultura rupestre di Maitreya, avendo l’opportunità di visitare Atise, Gyal e Shergol; e, tornando a Leh, Rizong e Likir.

Rientrati a Leh, dopo il Cham di Phyang si parte per la seconda escursione che richiede quattro campi e porta nella regione del Rupshu, il lembo occidentale del vastissimo altopiano tibetano, una zona incontaminata fatta di grandi spazi e abitata da popolazioni nomadi che vivono seguendo tradizioni archetipe, dove i colori vividi della natura esaltati dall’aria rarefatta sembrano dipingere, come in una tavolozza, le praterie, i laghi e le montagne circostanti. Sulle sponde del lago turchese di Tso Moriri, il più vasto della regione, si trova il monastero di Korzok dove si giunge in occasione dell’annuale Cham a cui confluisce la popolazione nomade di questa parte dell’altopiano, un’occasione eccellente per incontrare questa gente che normalmente vive dispersa nei spazi delle praterie d’alta quota. Sul percorso si visiteranno molti siti importanti della regione di Leh: Shey, Tikse, Stakna, Chemrey, Tak Tok, Hemis e Gya.

I CHAM DEL LADAKH

I Cham del Ladakh offrono un ottimo modo per avvicinarne la cultura e lo spirito, ammirando i monaci agghindati con maschere e sgargianti costumi tradizionali che al suono di musiche rituali creano una riproduzione simbolica dello Tse Chu, ovvero l’evocazione di Guru Rimpoce (Padmasambhava) e dei principali insegnamenti del buddismo tibetano. Ogni monastero aggiunge anche parti inerenti la propria storia e origine, facendo di ogni Cham un capolavoro a sé. Molto è stato scritto in merito a queste sofisticate rappresentazioni per interpretare il significato trascendente dei movimenti, delle figure, delle musiche e dei testi. Ma al di là di un interesse accademico, in queste occasioni si partecipa a uno dei rari momenti in cui la gente si stacca dalle fatiche della dura vita dell’ambiente himalaiano: tutti accorrono indossando bellissimi costumi tradizionali e per il visitatore, ma anche per i ladakhi stessi, l’aspetto umano, folcloristico e di scambio che animano l’evento hanno un interesse forte almeno quanto il contenuto esoterico.

MODALITÀ DEL VIAGGIO

Gli spostamenti in Ladakh vengono effettuati in jeep. Nella parte finale del viaggio si fanno 4 campi consecutivi. I campi sono ben organizzati con tende europee per dormire, tenda comune con tavolo e sedie, tenda cucina e tende per i servizi. Oltre alla guida, accompagnano il gruppo assistenti che lavorano con Amitaba da parecchi anni, che si occupano degli allestimenti e dei servizi, e un cuoco abituato a soddisfare gli ospiti italiani. Durante l’escursione a ovest di Leh si alloggia in semplici locande per 3 notti. Questi alberghetti  richiedono un minimo di spirito di adattamento, si immagini una condizione simile a quella che da noi può offrire un rifugio alpino. Alcuni sono decisamente carini, arredati in tipico stile ladakho, e donano la piacevole sensazione di alloggiare con le famiglie locali. A Leh si utilizza un comodo albergo – si ricorda che il massimo standard disponibile in Ladakh è equivalente a quello di un nostro semplice hotel di montagna, ma la pulizia è sufficiente, si dispone di stanze con bagno e acqua calda e dispone di un generatore di corrente nel caso (…spesso) “salti” la luce.

 Programma del viaggio


1°g.  Venerdì 18 luglio, partenza in volo per Delhi
All’arrivo ci si trasferisce alle partenze nazionali per imbarcarsi per Leh. Se fosse utile, in funzione degli orari di volo o altro, Amitaba può predisporre un servizio di accoglienza all’aeroporto e prenotare un hotel e ogni altro servizio richiesto; solitamente per i trasferimenti viene utilizzato l’Ashok Country Resort che è vicino all’aeroporto.

2°g.  19/7 Delhi – Leh  
Il volo per Leh parte alle primissime ore del mattino, solitamente verso le 5.30 (orario da confermare); dall’aereo di godono panorami stupendi sull’Himalaia dell’India. All’arrivo si viene ricevuti si viene ricevuti dal rappresentante di Amitaba del Ladakh e dalla guida. Sistemazione in uno dei migliori hotel della città e riposo per favorire l’adattamento alla quota; Leh è posta a 3500 mt di altezza. Nel pomeriggio tranquilla passeggiata a Sankar Gompa, un piccolo monastero situato tra i campi e le tipiche case dei contadini ladakhi.

3°g.  20/7 Leh – Alchi  
Si lascia Leh in direzione ovest seguendo il deflusso del grandioso fiume Indo; oltre la spettacolare confluenza con lo Zanskar si visita Bazgo, un paesino molto pittoresco e storicamente importante, dove si ergono le rovine di un antico forte e templi con decorazioni stupende che contengono due impressionanti statue di Maitreya. Fu da Bazgo che il re Bhagan riuscì a riunificare il Ladakh nel XVI secolo. Ci si reca poi alle grotte di Saspol, che si raggiungono con una bella passeggiata tra alberi di albicocco: custodiscono meravigliosi affreschi in un luogo che fu casa di santi eremiti. Si prosegue per il vicino monastero di Alchi, fondato nell’XI secolo da Kaldan Sherab, discepolo di Rinchen Zangpo, che contiene dei magnifici dipinti di scuola Ghandara, il reperto artistico più importante del Ladakh. Si alloggia in una locanda dell’oasi.

4°g.  21/7 Alchi – Lamayuru  
Si prosegue per un tratto lungo la sponda meridionale dell’Indo per poi risalire una pittoresca valle a sud del fiume che porta al villaggio di Mangyu, di bellezza archetipa, dove nei piccoli Gompa e in alcuni Stupa si trovano reperti artistici di finezza insospettabile, che originano dall’XI secolo: ci si chiede come mani così raffinate abbiano potuto giungere in una delle valli più remote al mondo! Tornati al fiume si può provare l’ebbrezza di attraversarlo su un (sicurissimo) ponte sospeso mentre le jeep fanno il giro della vallata percorrendo qualche chilometro di strada e arrivando allo stesso punto. Si continua a seguire la valle dell’Indo verso ovest e quindi la strada risale una spettacolare gola verso sud; la si lascia con una deviazione che porta all’oasi di Wanla, che preserva un antichissimo monastero (XI secolo) appartenente all’esoterica scuola dei Drigung, recentemente restaurato da un gruppo di svizzeri, la cui fondazione viene attribuita a Rinchen Zangpo. Tornati sulla strada principale ci si inerpica tra le incredibili erosioni terrose della “valle della luna”; secondo la tradizione queste peculiari forme indicano la presenza di un antico lago che si dice sia stato fatto defluire dal santo Naropa, che passò qui un lungo periodo di meditazione: ragion per cui questa zona è considerata dai ladakhi una ‘terra pura’. Qui si trova Lamayuru, uno dei monasteri più pittoreschi dell’himalaia, posto arditamente tra pinnacoli di roccia come un castello delle fiabe, sospeso su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da policrome montagne desertiche. Si alloggia presso l’hotel Moonlight, il migliore dell’oasi.

5°g.  22/7 Lamayuru – Mulbeck
Si prosegue lungo la strada che serpeggia verso ovest; prima del passo si segue una stradina sterrata che porta all’eremo di Atise, un luogo di ritiro del monastero di Lamayuru.  Superato il Fatu La (4147 mt) e oltre il valico del Namika (3760 mt) si raggiunge Gyal, un caratteristico villaggio con un tempio ricavato traforando la roccia, ripreso nel film “Samsara”. Poco oltre si arriva a Mulbekh, il paesello dove si trascorre la notte in una locanda. Qui, oltre alla famosa statua rupestre di Buddha Maitreya (VII secolo), si trovano due monasteri posti su di un vicino, ripido colle. Dopo le visite si completa la giornata con un’escursione (in jeep) al vicino villaggio di Shergol, impreziosito da un piccolo monastero abbarbicato a uno sperone roccioso (anche questo si vede in “Samsara”). Si alloggia in un ben attrezzato campo fisso.

6°g.  23/7 Mulbeck – Leh  
Si rientra a Leh ripercorrendo la panoramicissima strada seguita fin qui; oltre l’oasi di Lamayuru, raggiunto l’Indo e dopo averlo seguito per un tratto lo si lascia con una deviazione verso nord incontrando un interessante convento femminile e poco oltre il monastero di Rizong, ritenuto tra i più ascetici del Ladakh, che sembra quasi sospeso alla chiusura di una stretta valle; l’abate, Rizong Rimpoce, è l’attuale “Ganden Tripa”, ovvero il capo della scuola Ghelupa. Proseguendo verso Leh e oltrepassata la confluenza tra Indo e fiume Zanskar, una breve deviazione porta al monastero di Likir, di tradizione Ghelupa il cui abate è un fratello di S.S. il XIV Dalai Lama, con un’imponente statua di Maitreya che sovrasta il bel complesso; vi risiedono circa 150 monaci. A Leh si alloggia presso il medesimo hotel.

7°g.  24/7 Leh: festival di Phyang  
Il monastero di Phyang è situato a circa mezz’ora di guida da Leh. E’ un sito molto interessante di per se, con sale finemente affrescate e molte statue tipiche dell’esoterica scuola dei Drigung Kagyu, alla cui scuola appartiene il Gompa. Durante il Cham tutti i templi sono aperti e pullulano di devoti ladakhi che fanno offerte, accendono lampade al burro e fanno le prostrazioni, un momento molto intenso per godere del sito nella sua più piena vitalità. Le danze rituali che si svolgono nel cortile sottostante si protraggono per tutta la giornata, e la collina dove sorge Phyang è contornata da un allegro mercato ricco di ogni tipo di artigianato ladakho e tibetano. Nel pomeriggio ci si reca al vicino Guru Lhakhang, un antichissimo tempio che sorge su di un colle, dove si ammirano preziosi affreschi che furono attentamente studiati anche dal Prof. D. Snellgrove.

8°g.  25/7 Leh: festival di Phyang  
Si torna a Phyang per seguire gli sviluppi del festival. Rientrati a Leh si sale al panoramico Tsemo Gompa, dove sorgono anche i resti di quello che fu il primo castello della dinastia reale Namgyal. Il resto della giornata è libero.

9°g.  26/7 Leh, escursione a Spituk, Stock e Matho  
Si dedica la giornata all’esplorazione del versante meridionale dell’Indo; prima di attraversare il fiume si visita il monastero di Spituk. Si raggiunge quindi l’oasi di Stock, con un bel monastero e il Palazzo Reale, attuale residenza del Re Namgyal, di cui si possono visitare alcune parti. Si prosegue poi per l’oasi di Matho, sede di un affascinante sito di scuola Sakya reso celebre dal peculiare festival invernale che è presenziato da… degli oracoli; in effetti è un luogo che dà a molti la sensazione di essere intriso di energia esoterica, in special modo nello scuro Gonkhang degli oracoli, col pavimento coperto di tsampa e pervaso dall’odore di chang.

10°g. 27/7 Leh – Tak Tok 
Si lascia Leh in direzione est, risalendo la valle dell’Indo; le jeep trasportano tutto l’occorrente per i campi dei prossimi giorni. Si sosta per una visita a Shey, che fu anche la sede del palazzo reale. Poco lontano ci si ferma al monastero Ghelupa di Tikse, tra i più celebri e attivi, una delle perle del Ladakh: ricco di templi, contiene molte importanti opere d’arte e un’impressionante statua di Yamantaka che regna nel Gonkhang. La grande statua di Maitreya posizionata nel tempio a destra dell’ingresso, se pur di recente fattura, è diventata uno degli oggetti simbolo più famosi del Ladakh. Si attraversa quindi l’Indo per recarsi al monastero di Stakna, che si staglia su di un panoramico colle morenico sopra il fiume e rivela sale e interni interessanti. Proseguendo, una valle laterale porta a nord a Chemrey, un Gompa dalla struttura molto vicina all’archetipo di quello che un visitatore immagina essere un luogo di ritiro himalaiano, con le casette dei monaci incastonate nei versanti di un ripido colle sulla cui cima sorgono i templi, tanto che fu scelto per girarvi il film ‘Samsara’. Oltre Chemrey si arriva al monastero di Tak Tok, l’unico di scuola Nyingmapa del Ladakh, che contiene interessanti affreschi ed è costruito di fronte a una grotta dove secondo la tradizione meditò Guru Padmasambhava. Si pone qui il primo campo.

11°g. 28/7 Tak Tok – Tso Kar  
Tornati nella valle dell’Indo ci si reca al grande monastero di Hemis, il principale di scuola Drukpakagyu del Ladakh; questo sito è un’importante meta di pellegrinaggi e ospita una ricca collezione di tanka, statue d’oro e stupa (reliquiari) incastonati con pietre preziose. Dopo la visita si prosegue per il villaggio di Gya, posto a circa 4200 mt sulla strada che porta al passo del Taglang; un luogo particolare, tranquillo e rurale, dove si trovano molti interessanti chorten e un tempio posto sulla rupe che chiude il versante opposto della vallata situauto tra le rovine del grande forte che cingeva le creste ardite della montagna. Oltre il valico, alto ben 5328 mt, si accede all’altopiano del Rupshu. Siamo nel territorio dei nomadi, gente che sopravvive a condizioni climatiche impensabili; in diversi punti si vedono i loro campi e le greggi di yak, e anche animali selvaggi come il kyang, miriadi di marmotte, raramente i lupi e spesso le aquile. Tso Kar è il primo dei grandi laghi che si incontrano in questa regione, un lago il cui sale è stato estratto e usato per secoli come merce di scambio in Ladakh. Si pone il campo vicino a Nuruchen (4600 mt), la sosta più alta del viaggio.

12°g. 29/7 Tso Kar – Korzok (Lago di Tso Moriri)  
Il percorso continua a essere meraviglioso, attraverso due passi e il bellissimo laghetto di Tso Kyagar, capolavoro di questa natura incontaminata, il tipico ambiente dove vive il Kyang, il cavallo selvaggio dell’altopiano che condivide le pasture con gli yak dei nomadi. Si raggiungere poi Korzok, sulle sponde del lago Tso Moriri, il gioiello turchese del Rupshu. Al tramonto le cime innevate che si affacciano sul lago e a meridione sfiorano i 7000 mt appaiono colorate di rosa. A Korzok, dove si trova anche un bel monastero, si pone il campo

13°g. 30/7 Cham di Korzok  
Il Cham è molto interessante anche perché attrae un gran numero di nomadi dell’altopiano. Quando non si seguono gli eventi del festival si possono effettuare stupende passeggiate lungo la sponda occidentale del lago o nella valle alle spalle del villaggio, dove spesso si accampano i nomadi con i loro grandi greggi di yak. Sono molto speciali i tramonti dal colle che sovrasta monastero e villaggio.

14°g. 31/7 Korzok – Leh  
Prima di partire si potrà seguire lo svolgersi del Cham, che prosegue anche oggi. Il percorso di ritorno riporta al laghetto di Tso Kyagar e, oltre il passo, si scende dall’altopiano raggiungendo l’Indo nei pressi del villaggio di Mahe; si seguono le spettacolari gole del fiume fino alla valle di Leh, dove si alloggia nel medesimo albergo.

11°g. 1/8 Leh – Delhi 
Verso le 7.30 del mattino (orario da confermare) volo per Delhi, dove è in attesa dei partecipanti il corrispondente di Amitaba. La gran parte dei voli per l’Italia parte in tarda serata o nelle primissime ore del mattino. Si avrà a disposizione autista e veicolo fino al momento della partenza.

12°g. Sabato 2 agosto, arrivo a destinazione

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Phyang Gompa

 GALLERIA FOTOGRAFICA

Bazgo, tempio di Maitreia basso,

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.