India Himalaia
I festival di Hemis e Shachukul
Con il lago di Pangong









Sintesi del viaggio
Questo programma consente uno stupendo incontro con la cultura e il vasto ambiente naturale del Ladakh, un mondo che si è sviluppato lungo l’ampia valle formata dall’Indo a 3500 metri di quota a nord dell’Himalaia indiano, tra monti che si stagliano oltre i 6000 metri. E’ una delle regioni più belle al mondo, abitata da persone animate da un profondo sorriso che sorge da uno spirito sereno, che sono riuscite a creare una civiltà buddista in un territorio solcato da gole, profonde valli e altopiani sconfinati ornati da laghi turchesi, dove risiedono i nomadi.
Il viaggio conduce in un gran numero delle località più belle e in gran parte dei siti storici principali, consentendo di apprezzarne anche l’arte sopraffina che è stata preservata tra queste remote montagne, e offre in particolare la fantastica l’opportunità di essere presenti per le spettacolari danze rituali del Cham (festival) di Hemis, di cui molto è stato scritto ma di cui nessuna lettura può rendere il piacere di assistervi, e del Cham di Shachukul, un evento di grande interesse culturale che si svolge nelle vicinanze del mitico lago di Pangong.
Presentazione del viaggio
Il viaggio conduce in un gran numero delle località più belle e in gran parte dei siti storici principali, consentendo di apprezzarne anche l’arte sopraffina che è stata preservata tra queste remote montagne, e offre in particolare la fantastica l’opportunità di essere presenti per le spettacolari danze rituali del Cham (festival) di Hemis, di cui molto è stato scritto ma di cui nessuna lettura può rendere il piacere di assistervi, e del Cham di Shachukul, un evento di grande interesse culturale che si svolge nelle vicinanze del mitico lago di Pangong.
I Cham del Ladakh offrono un ottimo modo per avvicinarne la cultura e lo spirito, ammirando i monaci agghindati con maschere e sgargianti costumi tradizionali che al suono di musiche rituali creano una riproduzione simbolica dello Tse Chu, ovvero l’evocazione di Guru Rimpoce (Padmasambhava) e dei principali insegnamenti del buddismo tibetano. Ogni monastero aggiunge anche parti inerenti la propria storia e origine, facendo del proprio Cham un capolavoro a sé. Al di là dei sofisticati contenuti delle rappresentazioni, su cui molto è stato scritto per aiutarci a decifrare il significato trascendente dei movimenti, delle figure, delle musiche e dei testi, in queste occasioni si partecipa a uno dei rari momenti in cui la gente si stacca dalle fatiche della dura vita dell’ambiente himalaiano. Tutti accorrono indossando bellissimi costumi tradizionali e per il visitatore, ma anche per i ladakhi stessi, l’aspetto umano, folcloristico e di scambio che anima ogni evento ha un interesse forte almeno quanto il suo contenuto esoterico.
L’ALTA QUOTA DEL LADAKH
Andare in Ladakh significa sperimentare la vita ad altitudini che non ci sono abituali: Leh stessa si trova a 3500 metri di altitudine. La buona riuscita di un viaggio quindi deve sempre tenere in considerazione questo fattore. Per l’adattamento è necessario prevedere una gradualità di salita e bisogna non esagerare negli sforzi fisici nei primi giorni; l’itinerario previsto tiene conto di queste esigenze. A Pangong la quota del campo è di circa 4600 mt, ma ci si arriva dopo una adeguata permanenza ad altitudini sopra i 3000 metri e quindi quasi nessuno ne soffre o si avvertono sintomi leggeri come un po’ di mal di testa.
Molte persone hanno avuto un riscontro positivo utilizzando il diuretico Diamox, somministrato in dosi minime ma preventive (1/2 pastiglia mattino e sera da 36 ore prima della salita in quota e per le prime 36 ore in quota, totale: 3 pastiglie) accompagnato dall’ingerimento di almeno 2/3 litri di liquidi al giorno. Il farmaco si è inoltre rivelato utile anche per un uso successivo al manifestarsi dei sintomi del mal di montagna. Per l’utilizzo di Diamox è necessario però rivolgersi al proprio medico. Per l’ipertensione invece alcuni hanno trovato un buon ausilio nell’agopuntura e nella medicina tibetana; anche in questo caso è comunque sempre necessario un parere del proprio medico. Si consideri comunque che migliaia di persone affrontano queste difficoltà senza particolari disturbi.
MODALITÀ DEL VIAGGIO
Gli spostamenti in Ladakh vengono effettuati in jeep. Si fanno in tutto 6 campi, con due notti consecutive nella prima escursione a ovest di Leh, una a Hemis e tre consecutive quando si va a Pangong. I campi sono ben organizzati con comode tende europee per dormire, tenda comune con tavolo e sedie, tenda cucina e tende per i servizi. Oltre alla guida, accompagnano il gruppo assistenti che lavorano con Amitaba da parecchi anni che si occupano degli allestimenti e dei servizi e un cuoco abituato a soddisfare gli ospiti italiani. A Leh si alloggia in un comodo hotel – si ricorda che il massimo standard disponibile in Ladakh è equivalente a quello di un nostro alberghetto di montagna, ma la pulizia è sufficiente, si dispone di stanze con bagno e acqua calda e l’hotel ha un generatore di corrente nel caso (…spesso) “salti” la luce.
CLIMA E ATTREZZATURA
A Delhi in estate ci possono essere anche 35/40 gradi e piogge. In Ladakh invece il clima è secco e le temperature più miti. Alle alte quote di Pangong le escursioni termiche sono notevoli, con il sole caldo che brucia nonostante l’aria fresca, e temperature minime che arrivano anche d’estate a 5/10 gradi; si consiglia di dotarsi di un sacco a pelo omologato per utilizzo a zero gradi, in quanto i dati di termicità dei sacchi indicate dai produttori sono sempre sopravvalutate. È opportuno attrezzarsi con indumenti caldi per passare con tranquillità le serate più fredde; le temperature estive comunque non scendono mai sotto lo zero. Si consiglia di portare degli indumenti in pile ed una giacca di piumino o meglio ancora una giacca da montagna in goretex piuttosto larga sotto cui indossare degli strati termici. Scarpe comode, ed un paio di scarponcini caldi adatti ai percorsi a piedi. Portare anche un piccolo zaino. È importante un buon paio di occhiali perché la luce solare può essere particolarmente intensa; anche guanti, cappello, creme da sole efficaci, protettivo per le labbra, quanto serve per lavarsi e una pila, possibilmente frontale. Per chi ama la fotografia, si consiglia di portare il filtro polarizzatore.
Programma del viaggio
1°g. Domenica 24 giugno, partenza in volo per Delhi
Per raggiungere Delhi Amitaba utilizza voli Lufthansa, Swiss, Jet, KLM o di altre compagnie scelte dai viaggiatori; all’arrivo ci si trasferisce alle partenze nazionali nello stesso aeroporto.
2°g. 25/6 Delhi – Leh
Il volo per Leh parte alle 5.30 circa; dall’aereo di godono panorami stupendi sull’Himalaia dell’India. A Leh si viene ricevuti dal rappresentante di Amitaba del Ladakh, Tsewang Thinless, e dalla guida, Tashi Norbu. Sistemazione in uno dei migliori hotel della città e riposo per favorire l’adattamento alla quota; Leh è posta a 3500 mt di altezza. Nel pomeriggio tranquilla passeggiata a Sankar Gompa, un piccolo monastero situato tra i campi e le tipiche case dei contadini ladakhi.
3°g. 26/6 Leh – Alchi
Si lascia Leh con le jeep trasportando tutto l’occorrente per i campi. Sul percorso si visita Bazgo, un paesino molto pittoresco e storicamente importante, dove si ergono le rovine di un antico forte e un monastero con decorazioni stupende che contiene due impressionanti statue di Maitreya. Fu da Bazgo che il re Bhagan riuscì a riunificare il Ladakh nel XVI secolo. Ci si reca poi alle grotte di Saspol, che si raggiungono con una bella passeggiata tra alberi di albicocco: custodiscono meravigliosi affreschi in un luogo che fu casa di santi eremiti. Si visita poi il vicino monastero di Alchi, fondato nell’XI secolo da Kaldan Sherab, discepolo di Rinchen Zangpo, che contiene dei magnifici dipinti di scuola Ghandara, il reperto artistico più importante del Ladakh. Il primo campo viene posto lungo l’Indo al villaggio di Gera, non lontano da Alchi.
4°g. 27/6 Alchi – Wanla
Si prosegue per un tratto lungo la sponda meridionale dell’Indo per poi risalire con le jeep una pittoresca valle a sud del fiume che porta allo stupendo villaggio di Mangyu, di bellezza archetipa, dove nei piccoli Gompa e in alcuni Stupa si trovano dei reperti artistici di finezza insospettabile, che originano dall’XI secolo: ci si chiede come mani così raffinate potettero giungere in una delle valli più remote al mondo! Tornati al fiume si può provare l’ebbrezza di attraversarlo su un (sicurissimo) ponte sospeso mentre le jeep fanno il giro della vallata arrivando percorrendo qualche chilometro di strada allo stesso punto. Si continua a seguire la valle dell’Indo verso ovest e quindi la strada risale a sud una spettacolare gola che porta nella “valle della luna”, nota per le incredibili erosioni terrose, dove si erge Lamayuru, uno dei monasteri più pittoreschi dell’himalaia; secondo la tradizione queste bizzarre erosioni indicano la presenza di un antico lago che si dice sia stato fatto defluire dal santo Naropa, che passò qui un lungo periodo di meditazione: ragion per cui questa zona è considerata dai ladakhi una ‘terra pura’. Si visitano l’oasi e il monastero, posto arditamente tra pinnacoli di roccia come un castello delle fiabe, sospeso su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da montagne completamente desertiche; è uno dei contesti naturali più pittoreschi del Ladakh. Si ripercorre quindi la “valle della luna” e si lascia la strada principale con una deviazione che porta all’oasi di Wanla, che preserva un antichissimo monastero (XI secolo) appartenente all’esoterica scuola dei Drigung, recentemente restaurato da un gruppo di svizzeri, la cui fondazione viene attribuita a Rinchen Zangpo. Si pone qui il secondo campo.
5°g. 28/6 Wanla – Leh
Raggiunto l’Indo se ne risale il corso per un tratto; lo si lascia con una deviazione verso nord incontrando un interessante convento femminile e poco oltre il monastero di Rizong, ritenuto tra i più ascetici di tutto il Ladakh, che sembra quasi sospeso alla chiusura di una stretta valle. Proseguendo verso Leh e oltrepassata la confluenza tra Indo e fiume Zanskar, una breve deviazione porta al monastero di Likir, di tradizione Ghelupa il cui abate è un fratello di S.S. il XIV Dalai Lama, dominato da un’imponente statua di Maitreya; vi risiedono circa 150 monaci. A circa mezz’ora da Leh si visita il monastero di Phyang, situato a nord della strada; è molto interessante, con sale finemente affrescate e diverse statue tipiche dell’esoterica scuola dei Drigung Kagyu, alla cui scuola appartiene il Gompa. Quindi si risale per un breve tratto la valle arrivando al piccolo e prezioso Guru Lhakhang, un antichissimo tempio che sorge su di un colle, dove si ammirano dei preziosi affreschi che furono attentamente studiati anche dal Professor D. Snellgrove. A Leh si alloggia presso il medesimo hotel.
6°g. 29/6 Leh – Hemis: partecipazione al festival
Si parte presto per raggiunge il grande monastero di Hemis, il principale di scuola Drukpakagyu del Ladakh, importante meta di pellegrinaggi che ospita una ricca collezione di tanka, statue d’oro e stupa (reliquiari) incastonati con pietre preziose. Si dedica la giornata a seguire le rappresentazioni del festival che si svolgono nel grande cortile antistante i templi e i rituali che si tengono all’interno. Fuori dal Gompa vi è un vivace mercatino e tutto il sito pullula di pellegrini agghindati nei costumi tradizionali. Si pone il campo nelle vicinanze, avendo così flessibilità negli orari e la possibilità di seguire tutto quanto d’interesse con calma.
7°g. 30/6 Hemis (festival) – Leh
Oggi proseguono le danze e i rituali; è molto interessante partecipare alle cerimonie che si svolgono nel tempio principale al mattino prima delle rappresentazioni, con i canti profondi dei monaci e le evocative musiche tibetane, immersi nell’atmosfera senza tempio del Lhakhang dove gli affreschi tantrici che emergono dalla penombra sembrano condurre nelle dimensioni interiori della mente. I momenti più attesi di questa giornata sono la danza delle otto forme di Guru Padmasambhava, eseguita con particolare sfarzo utilizzando antichi costumi e maschere di stupenda fattura, e l’esposizione della grande tanka. Nel pomeriggio si rientra a Leh dove si alloggia nel medesimo hotel.
8°g. 1/7 Leh
Visita di Leh: il Palazzo Reale con i templi adiacenti, la Pagoda della Pace, il panoramico Tsemo Gompa, dove sorgono anche i resti di quello che fu il primo castello della dinastia reale Namgyal, la parte vecchia e il mercato.
9°g. 2/7 Leh, escursione a Stock, Matho e Stakna
Si dedica la giornata all’esplorazione del versante meridionale dell’Indo iniziando dall’oasi di Stock, con un bel monastero e il Palazzo Reale, attuale residenza del Re Namgyal, di cui si possono visitare alcune parti. Si prosegue poi per l’oasi di Matho, sede di un affascinante sito di scuola Sakya reso celebre dal peculiare festival invernale che è presenziato da… degli oracoli; in effetti è un luogo che dà a molti la sensazione di essere intriso di energia esoterica, in special modo nello scuro Gonkhang degli oracoli, col pavimento coperto di tsampa e pervaso dall’odore di chang. Si attraversa quindi l’Indo presso il monastero di Stakna, che si staglia su di un panoramico colle morenico sopra il fiume e rivela sale e interni interessanti, e si rientra a Leh.
10°g. 3/7 Leh – Tak Tok
Si lascia Leh verso est visitando Shey, che fu anche la sede del palazzo reale, e Tikse, uno dei più celebri e attivi del Ladakh di scuola Ghelupa, che contiene molte importanti opere d’arte e un’impressionante statua di Yamantaka che regna nel Gonkhang. Oltre Tikse una valle laterale porta a Chemrey, dalla struttura molto vicina all’archetipo di quello che un visitatore immagina essere un luogo di ritiro himalaiano, con le casette dei monaci incastonate nei versanti di un ripido colle sulla cui cima sorgono i templi, tanto che fu scelto per girarvi il film ‘Samsara’. Oltre Chemrey si arriva al monastero di Tak Tok, l’unico di scuola Nyingmapa del Ladakh, costruito di fronte ad una grotta dove secondo la tradizione meditò Guru Padmasambhava, che contiene interessanti affreschi. Si pone qui il campo.
11°g. 4/7 Tak Tok – Pangong
Si sale al passo di Chang (5320 mt), con grandiosi panorami che spaziano dall’oasi di Tak Tok e Chemrey alle catene di monti che si affacciano sulla valle dell’Indo e oltre, fino al Kang Yaze, la più alta vetta della regione. La discesa attraversa alcune pasture e si immerge tra monti policromi fino a giungere al fiume Shyok che da qui scorre verso Nubra; lo si risale per un breve tratto fino al villaggio di Tangtse, il principale della regione con le rovine di un vecchio castello e un tempio recentemente ricostruito, dove si trovano alcune semplici locande. Oltre il paese si risale un piccolo affluente dello Shyok verso est, attraverso un ambiente con forti colorazioni dove deserto e pasture si intersecano tra monti sulle cui cime si vedono dei ghiacciai e si arriva presto in vista delle acque incredibilmente turchesi del mitico lago di Pangong. Una vastità azzurra, l’aria incredibilmente pura, tra monti altissimi, oltre ogni nostra capacità descrittiva, che ispirò alcuni passaggi stupendi dell’interessante libro “La via delle nuvole bianche” di A. Govinda. Si pone il campo in vista del lago.
12°g. 5/7 Pangong – Shachukul (festival)
Al mattino si gode della vista delle acque di Pangong che nelle prime ore del giorno presentano luci e sfumature di colore molto diverse. Tornati a Tangtse con una deviazione di circa 10 km che risale per un tratto il fiume Shyok e si inoltra poi per una valle a sud si raggiunge il villaggio e il monastero di Shachukul, di scuola Drigung Kagyu, dove oggi inizia il festival. Nel vecchio Gompa si ammirano alcune interessanti statue, e, nel Lhakhang, affreschi nuovi ma di ottima fattura che ritraggono, tra i vari soggetti, l’origine della scuola Drigung. Si pone il campo nelle vicinanze, per poter seguire con tranquillità lo svolgimento delle attività.
13°g. 6/7 Shachukul (festival) – Leh
Si seguono le attività del festival e quindi si parte alla volta di Leh superando di nuovo l’altissimo Chang La. Sistemazione nel medesimo hotel.
14°g. 7/7 Leh – Delhi
Verso le 7.30 del mattino volo per Delhi, dove è in attesa dei partecipanti il corrispondente di Amitaba. Si avrà a disposizione autista e veicolo fino al momento della partenza.
15°g. Domenica 8 luglio, arrivo a destinazione
Nota: chi ne ha la possibilità, può portare indumenti caldi e invernali o cancelleria per la scuola da regalare. Questi materiali verranno raccolti dai nostri collaboratori per essere distribuiti a chi ne ha più bisogno, solitamente alla fine del viaggio: così si possono lasciare anche cose usate che non si desidera riportare a casa.
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Phyang Gompa
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Naro Nasial a Sani
L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.
Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.