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Etiopia


Fasika, la Pasqua etiope

Gran tour delle regioni storiche. Est. iniziale: Lago Tana, Gondar e Simien; Est. finale: Etnie del Sud, dal Rift alla Valle dell’Omo.


Simien

Celebrazioni per la Fasika

Abraha Atsbeha

Gondar

Gheralta, Tigray

PARTENZA
11/04/2020
RITORNO
21/04/2020
PRE-ESTENSIONE
6/04/2020
ESTENSIONE
28/04/2020
2a ESTENSIONE
DURATA
11 – 16 – 23 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Da Addis Abeba si raggiunge in volo l’antica capitale di Axum, nel nord del Paese, e da qui si segue un percorso rientrando via terra fino ad Addis Abeba esplora la regione del Tigray, con le celebri chiese rupestri di Gheralta ed Atsbi, ed arriva nella città santa di Lalibela in occasione delle grandi celebrazioni per la Fasika, la Pasqua Etiope. Si prosegue visitando Tenta, dove l’imperatore Tewodros costruì la sua fortezza, e via Dessie si rientra nella capitale, incontrando a Batie un mercato tradizionale delle etnie Afar e Oromo. Per completare la conoscenza dell’altopiano etiope, è prevista anche un’estensione iniziale che partendo dal lago Tana porta ad Axum incontrando la città storica di Gondar e il Parco del Simien. Vi è poi la possibilità di proseguire con un’estensione che porta nelle aree meridionali spaziando dai laghi formatisi dalla frattura del continente africano fino al fiume Omo, incontrando interessantissimi gruppi tribali e mercati tradizionali, avendo così una magnifica visione d’insieme dell’Etiopia.

Non c’è nessun diritto o privilegio che non passi col tempo.
  • Addis Abeba
  • Bahar Dar
  • Lago Tana
  • Awra Amba
  • Gondar
  • Parco dei Monti Simien
  • Axum
  • Yeha
  • Adigrat
  • Gheralta
  • Makalle
  • Lalibela
  • Dessiè
  • Kombolcha
  • Batiè
  • Addis Abeba
  • Lago di Ziway (Isola di Ghelila)
  • Parco di Abiyata e Shala
  • Chencha
  • Arba Minch
  • Lago Chamo
  • Konso
  • Turmi
  • Omorate
  • Karo
  • Mercato di Demeka
  • Jinka
  • Addis Abeba

 Presentazione del viaggio


Il viaggio prevede di essere presenti nella leggendaria città di Lalibela, Patrimonio dell’Umanità, il luogo più sacro per la religione cristiana etiope, in occasione della Fasika, o Pasqua Etiope, una ricorrenza che coinvolge i sentimenti più profondi di questo popolo. Qui si avrà l’opportunità di visitare le magnifiche chiese rupestri, costruite interamente sotto il livello del suolo, insieme ad un gran numero di pellegrini agghindati di bianco, e si partecipa alle intense celebrazioni condotte dai sacerdoti, dall’aspetto decisamente biblico, agghindati con i paramenti tradizionali, tra il canto degli inni accompagnato dal suono dei sistri e dei tamburi.

Tutto questo e l’ospitale accoglienza del popolo etiope rendono il tour un viaggio di vera scoperta.

L’ETIOPIA, UN MONDO DA SCOPRIRE

L’Etiopia occupa il più vasto altopiano dell’Africa con canyon impressionanti, gole, falesie e montagne che arrivano a superare i 4000 metri. Questo particolare contesto naturale ha visto prosperare il più antico impero dell’Africa a sud del Sahara, che con alterne vicende è riuscito a difendere la propria indipendenza, sviluppando e preservando autonomamente nel corso della storia cultura, tradizioni, lingua e scrittura. Le sue radici sfumano nella leggenda, nell’amore della regina di Saba e di re Salomone: si tramanda che fu Menelik, loro figlio, l’insigne capostipite delle dinastie imperiali etiopi, ed il primo custode della sacra Arca dell’Alleanza trafugata da Gerusalemme. È rivelatore ricordare che l’Etiopia divenne un regno cristiano prima di Roma; un mondo dalle caratteristiche uniche, che nel medioevo rimase isolato ed accerchiato dalle pressioni islamiche, giunto intatto fino ad oggi.
I territori dell’Etiopia che contornano quello che è stato il grande impero rivelano motivi di interesse altrettanto forti, con vaste aree dove prevalgono le culture tribali, in particolare i territori meridionali che spaziano dai laghi del Rift alla valle dell’Omo, e regioni desertiche a prevalenza musulmana che partono a nord dalla Dancalia fino alle remote regioni sudorientali. Questo insieme fa dell’Etiopia un Paese unico a mondo.

NOTA TECNICA

Il clima ad aprile è buono, secco e caldo, ma essendo il tour sugli altopiani le temperature diurne sono tra i 18 e i 25°C.; quindi alla sera è sempre utile avere con sé una felpa o una giacca. Il punto più freddo lo si ha durante l’estensione iniziale al Parco del Simien, dove di giorno le temperature sono comode ma di notte la temperatura può arrivare anche a 5 gradi, ma si alloggia in un comodo lodge riscaldato. Si consiglia di portare un cappello e crema solare, scarpe comode per camminare e fare brevi passeggiate. Gli hotel scelti sono tra i migliori disponibili, puliti ed equivalenti mediamente a strutture che in Europa vengono considerate a 3 stelle. Le strade per circa l’80% del percorso sono asfaltate, ci si sposta con una media attorno ai 60 km/h, non molto veloce anche perché sulle strade si incontrano molte persone che camminano e spesso animali; i bei panorami rendono gli spostamenti piacevoli. Come veicoli si utilizzano pulmini dotati di aria condizionata, solitamente Toyota. Per l’estensione finale si utilizzano jeep tipo Toyota Landcruiser, Nissan o simili e si alloggia sempre nei “lodge”, tutti confortevoli, con uno un poco più spartano, ma sempre con stanza dotate di servizi, a Turmi. Le temperature medie ad aprile vanno dai 13 di minima notturna ai 28°C. di massima.

 Programma del viaggio


ESTENSIONE INIZIALE: LAGO TANA, GONDAR E SIMIEN

1°g. Lunedì 6 aprile, partenza per Addis Abeba
Per raggiungere Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, si possono scegliere diverse compagnie aeree; se si vola con la Ethiopian Airlines si ha il vantaggio di un prezzo più basso per i voli interni. Con Ethiopian la partenza da Milano Malpensa è alle 20.25 e da Roma Fiumicino alle 23.05 (è lo stesso aereo che fa scalo).

2°g. 7/4 Addis Abeba – Bahar Dar
L’arrivo ad Addis Abeba è alle 5.50, dove è in attesa dei partecipanti la guida del viaggio; la quota qui è di 2355 mt. Nella mattina si visita la città, il cui nome significa “Nuovo fiore”; ci si reca al Museo Nazionale interessante sia per i reperti sabei, che testimoniano lo scambio culturale tra l’altopiano etiopico, la costa eritrea e la Penisola Arabica, sia per i suggestivi abiti indossati un tempo dalle alte cariche dell’Impero; ma soprattutto per il piccolo scheletro popolarmente conosciuto come “Lucy” ritrovato negli anni ‘70 nella valle dell’Awash e appartenente ad un ominide, l’Australopithecus Afarensis, vissuto tre milioni e mezzo circa di anni fa. Ci si reca quindi al vicino Museo Etnografico, che ospita una splendida collezione di strumenti musicali, di croci copte e le stanze con gli arredi dove abitò l’imperatore Hailè Selassiè. Si completa con la visita della chiesa di S. Giorgio, un’importante cattedrale ortodossa, progettata da un prigioniero di guerra italiano e intitolata a San Giorgio per celebrare la battaglia di Adua che vide gli etiopi vittorioso. Si pranza nel ristorante tipico “Da Taitu” e quindi si prende il volo per Bahar Dar (16.00 – 17.00, orario da confermare), situata a 1830 mt di quota sul lembo sudorientale del lago Tana; qui ci si accomoda presso l’hotel Jarcanda.

3°g. 8/4 Bahar Dar, esplorazione del lago Tana
Bahar Dar, ossia “la porta del mare”, è una piacevole cittadina sulle sponde del lago Tana dove nei pressi delle sorgenti del Nilo Azzurro. Secoli di spedizioni ed esplorazioni hanno cercato di chiarire, proprio qui, quello che fu uno dei più appassionanti interrogativi geografici della Terra: l’individuazione delle sorgenti del fiume più lungo del mondo. Nel 1500, incalzati dalle incursioni musulmane, i religiosi cristiani etiopi sentirono la necessità di trovare luoghi nascosti e protetti per proteggere testi sacri e tradizioni religiose che avrebbero rischiato di essere cancellate; le isole del vastissimo (ma poco profondo) lago Tana divennero così rifugio di eremiti e sacerdoti che vi fondarono una serie di monasteri, di cui alcuni sono autentici scrigni d’arte. Si esplora il meglio di questi tesori navigando nella dolce natura del lago alla scoperta delle chiese più significative, dove si ammirano commoventi cicli pittorici. Lasciando Bahar Dar si entra per un breve tratto lungo il Nilo Azzurro, che sgorga dal grande lago, dove spesso è possibile avvistare gli ippopotami. Si raggiunge con circa due ore di navigazione l’isola di Dek, la più grande del lago, per la visita della chiesa di Narga Selassie, costruita al tempo della regina Mentewab, che presenta una pianta circolare in pietra con una serie di arcate che ne disegnano il perimetro all’interno di una cinta di mura fortificate. L’atmosfera è speciale e gli affreschi di bellezza formidabile. Si torna quindi in direzione sud approdando alla penisola di Zeghie dove con una tranquilla passeggiata di circa 15 min tra la vegetazione tropicale, lungo un comodo sentiero che negli anni si è trasformato in un tranquillo mercatino (qui giungono infatti più turisti) si raggiunge Ura Kidane Meheret, uno dei più antichi monasteri del lago Tana. Le mura circolari della chiesa sono finite in modo tradizionale con un impasto ben levigato di fango e tec, il principale cereale della regione, e l’interno stupisce per gli affreschi, che anche qui rappresentano l’iconografia classica del cristianesimo etiope; nei pressi vi è anche un piccolo museo e … una casa tradizionale dove si produce, e beve, la birra locale. Completata l’escursione si rientra a Bahar Dar.

4°g. 9/4 Bahar Dar – Cascate del Nilo Azzurro – Awra Ambra – Gondar
Nel corso della mattina ci si reca alle cascate del Nilo Azzurro, situate circa 30 km ad ovest della cittadina; qui si segue un sentiero che supera un vecchio ponte e risalendo il colle sul lato opposto conduce di rimpetto alle cascate, una visuale molto bella in un ambiente bucolico, e, giungendovi di mattina, si ha il sole che vi splende contro. Superato il ponte sospeso si arriva fin sotto alla caduta d’acqua, e per tornare si continua lungo i campi prendendo poi una barchetta con cui si attraversa il fiume. Si rientra a Bahar Dar per il pranzo e quindi si parte per Gondar, situata 172 km verso nord, circa tre ore e mezza di strada asfaltata. Dopo circa trenta chilometri una breve deviazione porta ad Awra Ambra, dove si viene accolti da una guida del villaggio che conduce una visita con cui si scoprono alcuni aspetti dell’interessante esperimento comunitario in corso qui dal 1980, con i ruoli di uomini e donne paritetici, assenza di discriminazioni religiose (vi sono sia musulmani che cristiani) ed una cura amorevole dei bisognosi; tra le attività del villaggio, che oggi conta circa 400 membri, vi è anche la tessitura e si possono acquistare i loro prodotti a prezzi molto convenienti. Giunti a Gondar, che sorge a 2300 metri in una bella posizione geografica, si alloggia presso l’hotel Goha, situato in posizione panoramica.

5°g. 10/4 Gondar
Fondata nel 1635 dall’imperatore Fasilidas, gode di un clima mite tutto l’anno e riserva al visitatore la peculiarità di una cittadella imperiale murata edificata in uno stile che ricorda le costruzioni medioevali portoghesi nel cuore dell’altopiano etiopico. Si visitano la Cittadella Imperiale dove sorgono diversi palazzi di cui il più antico, costruito dall’imperatore Fasiladas e restaurato dall’Unesco, è il castello più spettacolare: alto 32 m, con quattro torrette a cupola, è la sintesi di influenze indiane, portoghesi, moresche e aksumite. Al di fuori del Recinto Imperiale, a 2 km dal centro, si visitano i bagni di Fasilidas, sul cui perimetro si innalzano alberi plurisecolari con il palazzetto, una seconda dimora dell’imperatore, costruito al centro di una grande vasca che oggi viene riempita d’acqua solo una volta l’anno nella ricorrenza del battesimo di Gesù, che si celebra in Etiopia il 18 gennaio. Ci si reca quindi alla chiesa della Trinità (Debre Berhan Selassie), le cui pareti piene di colore sono una delle espressioni più vivide dell’arte religiosa del Paese. Questo prezioso edificio, frutto di una ricostruzione del XVIII secolo sulle rovine di quella precedente, risalente a più di un secolo prima, fu fatto erigere da Iyasu ed attorno al 1880 è sopravvissuto al saccheggio dei dervisci sudanesi, secondo la leggenda grazie all’intervento di un enorme sciame d’api. Questa è una delle più belle chiese dell’Etiopia, posta al centro di una cinta di mura intervallata da dodici torri (che simboleggiano gli apostoli), mentre una tredicesima, più imponente e posta all’entrata, simboleggia Cristo, rappresentato sotto forma di Leone di Giuda. E’ mirabilmente affrescata con decorazioni che ornano anche l’intero soffitto a cassettoni rappresentando i visi di cherubini, un mirabile, splendido esempio dell’arte figurativa etiopica, con gli affreschi parietali che rappresentano un compendio dell’iconografia e della cultura religiosa etiope: particolarmente famose sono le scene in cui è rappresentato l’Inferno. Si completano le visite con il complesso di Kusquam, dove vi sono i resti del palazzo dell’imperatrice Mentewab, un piccolo museo e la chiesa (rifatta ma comunque non visitabile) circondata da mura circolari che creano uno spazio di grande tranquillità e pace.

6°g. 11/4 Gondar – Parco dei Monti Simien
Partenza per il Parco dei Monti Simien, il cui punto d’ingresso è dal paese di Debark (102 km, circa 2 ore); nei pressi di Gondar si potrà fare una breve sosta al villaggio di Wolleka, dove risiedono ancora alcuni etiopi di religione ebraica, noti per essere esperti artigiani (la maggior parte di loro si trasferì in Israele nel corso degli anni ‘80). Da Debark (2850 mt) utilizzando delle jeep si procede verso est attraverso pittoreschi paesaggi ondulati dove pascolano grandi mandrie arrivando all’ingresso del Parco, dove inizia la strada sterrata. Il complesso territorio del Semien è l’area montagnosa più importante d’Etiopia con la vetta del Ras Dascian che arriva a 4550 metri, un santuario naturalistico oggi protetto per i suoi paesaggi – gole profondissime, dirupi e falesie vertiginose – e la flora e fauna endemiche. L’escursione all’interno del parco tocca un’altitudine massima di circa 3600 mt, con soste panoramiche e possibilità di cogliere, in gruppi talvolta numerosi, i famosi ” babbuini Gelada”, anche conosciuti come “scimmia leone” per la foltissima criniera del maschio. Si arriva fino al campo di Chenek, da dove le panoramiche a nord sono grandiose e si ammira una vegetazione molto particolare, caratteristica del Simien. Si rientra per la medesima strada arrivando al panoramico Simien Lodge (3300 mt), situato all’interno del Parco a 22 km da Debark, dove si sosta per la notte.

7°g. 12/4 Parco dei Monti Simien – Axum
Axum è situata 250 km a nord est di Debark, un viaggio molto bello per i panorami che impegna per circa 7 ore. Si scende dai monti del Simien continuando in un ambiente selvaggio, oltrepassando su di un ponte di ferro il fiume Tacazzè, ornato da alcuni grandi baobab, in un punto dove si notano gli alberi dell’incenso. Oltrepassata la valle di Scirè si giunge ad Axum dove si alloggia e si cena presso l’hotel Sabean; si incontrano qui i compagni di viaggio arrivati dall’Italia.

PARTENZA PER CHI SEGUE IL PROGRAMMA PRINCIPALE

1°g. Sabato 11 aprile, partenza per Addis Abeba
Per raggiungere Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, si possono scegliere diverse compagnie aeree; se si vola con la Ethiopian Airlines si ha il vantaggio di un prezzo più basso per i voli interni. Con Ethiopian la partenza da Milano Malpensa è alle 20.25 e da Roma Fiumicino alle 23.05 (è lo stesso aereo che fa scalo).

2°g. 12/4 Addis Abeba – Axum
L’arrivo ad Addis Abeba è alle 5.50, dove è in attesa dei partecipanti una guida locale che parla italiano che seguirà i viaggiatori nella giornata di oggi; la quota qui è di 2355 mt. Nella mattina si visita la città, il cui nome significa “Nuovo fiore”; ci si reca al Museo Nazionale interessante sia per i reperti sabei, che testimoniano lo scambio culturale tra l’altopiano etiopico, la costa eritrea e la Penisola Arabica, sia per i suggestivi abiti indossati un tempo dalle alte cariche dell’Impero; ma soprattutto per il piccolo scheletro popolarmente conosciuto come “Lucy” ritrovato negli anni ‘70 nella valle dell’Awash e appartenente ad un ominide, l’Australopithecus Afarensis, vissuto tre milioni e mezzo circa di anni fa. Ci si reca quindi al vicino Museo Etnografico, che ospita una splendida collezione di strumenti musicali, di croci copte e le stanze con gli arredi dove abitò l’imperatore Hailè Selassiè. Si completa con la visita della chiesa di S. Giorgio, un’importante cattedrale ortodossa, progettata da un prigioniero di guerra italiano e intitolata a San Giorgio per celebrare la battaglia di Adua che vide gli etiopi vittorioso. Si pranza nel ristorante tipico “Da Taitu” e quindi si prende il volo per Axum (16.10 – 17.30, orario da confermare), situata nella regione dell’altopiano del Tigray nella parte più settentrionale del Paese a circa 2100 mt di quota; giunti a destinazione si viene accolti dal corrispondente locale di Amitaba e ci si accomoda presso l’hotel Sabean. La cena è in albergo e si incontrano qui Delmo Morescalchi coi partecipanti giunti dal Parco del Simien.

PROGRAMMA PRINCIPALE:

3°g. o 8°g. (13/4) Axum
Giornata dedicata alla visita della cittadina, che fu la capitale di un potente regno dei primi secoli dell’era cristiana ed oggi è il centro spirituale della chiesa cristiano-copta d’Etiopia. Ci si reca: alla tomba di Kaleb, su un promontorio che domina da lontano la piana della battaglia di Adua e gli avvallamenti verso l’Eritrea. Al sottostante ‘bagno della regina di Saba’. Al Parco delle Stele, con i grandi monoliti grezzi o scolpiti, eretti o crollati, ancora circondati da molti interrogativi. Al complesso della Chiesa di Emda Mariam Sion, posta di fronte al Parco delle Stele, che custodisce in un’apposita cappella, secondo la credenza dei fedeli, l’Arca dell’Alleanza trafugata a Gerusalemme da Menelik I al tempo del Re Salomone. Al piccolo museo, che ospita reperti legati alla tradizione storica e religiosa. Alle rovine del Palazzo della Regina di Saba, ai margini della cittadina.

4°g. o 9°g. (14/4) Axum – Yeha – Adigrat – Gheralta
Si parte per Gheralta, che dista circa 120 km da Axum. Prima tappa verso est, le rovine ed il piccolo museo di Yeha, una città le cui origini risalgono all’VIII secolo a.C., tra cui sono particolari i resti di un sito monumentale costruito in epoca pre-cristiana e successivamente utilizzato come basilica, chiamato da alcuni “Tempio della Luna” per la sua somiglianza con un tempio yemenita. Si continua per Adigrat, a breve distanza dal confine eritreo, e si procede quindi verso sud verso Gheralta. Le chiese rupestri di questa regione sono significative ed interessanti quanto quelle di Lalibela, solo meno famose e meno visitate. Sono spesso aggrappate a montagne a volte inaccessibili ed in maggioranza intagliate nella roccia, un’eredità preziosa, quasi segreta, conservata dal cristianesimo etiope; ne sono state censite oltre 150, di cui tre quarti ancora in uso, ed alcune sono decisamente spettacolari. Arrivando s’inizia l’esplorazione di questa incantevole area del Tigray vistando due interessanti chiese situate ad est della strada principale; si inizia con Petros e Paulos, che si raggiunge con una breve passeggiata, e da qui con altri 15 min di cammino si arriva a Medhane Alem Kesho, tra le più antiche e belle. Si alloggia presso il confortevole e panoramico Gheralta Lodge; la quota qui è di circa 2200 mt.

5°g. o 10°g. (15/4) Gheralta
La giornata è dedicata alla scoperta delle chiese del Tigray. Per la mattina vi sono due opzioni, da valutare in funzione della composizione del gruppo. La prima, più tecnica, prevede di salire sull’amba di Gheralta (le amba sono particolari formazioni rocciose con la cima quasi piatta e le pareti verticali), un percorso che offre alcuni dei panorami più spettacolari del Tigray: il sentiero sale in una stretta gola ed arriva alla base della parte alta dove, camminando sulle rocce su tratti anche ripidi, facilitati anche da gradini intagliati e, se necessario, aiutati da persone locali sempre molto gentili con i turisti nella speranza di ricevere una piccola mancia, si arriva sulla cima. Il tempo di salita può richiedere fino a due per i meno allenati. Qui si visitano la chiesa di Maryam Korkor e, sul lato esterno delle falesie, affacciata sul precipizio, la cappella di San Daniele. Il percorso più facile porta con circa 45 minuti di salita a Debre Tsion, un sito molto bello e artisticamente forse più interessante. Nel pomeriggio, con una gradevole passeggiata di circa un’ora e mezza lungo un sentiero pianeggiante tra bellissimi alberi di sicomoro e casette del Tigray, ci si reca alla chiesa di Mariam Papaseity, edificata in una bella valletta tra grandi alberi di ficus, dal momento che tagliare la vegetazione intorno alle chiese qui è da sempre vietato. La struttura, costruita all’ombra di un monte, è composta da tre stanze; quella centrale ha i muri coperti da dipinti, molti dei quali ancora originali, di epoca gondariana.

6°g. o 11°g. (16/4) Gherlata – Makalle
Si parte verso sud per Makalle, incontrando con una breve deviazione la chiesa di Abraha Atsbeha. Fondata nel X secolo, è semi monolitica, con pianta a croce e magnifici dipinti risalenti al XVII secolo. Si continua il viaggio e oltre Wakro con una deviazione ad est si raggiunge la località di Atsbi per visitare un’interessante chiesa: Micael Debre, che presenta una bella facciata in stile axumita, che si raggiunge con una camminata in salita di 45 minuti circa. Arrivati a Makalle si cena e pernotta presso l’hotel Desda o simile; la tappa è in tutto di circa 200 km, la quota qui è di 2084 mt.

7°g. o 12°g. (17/4) Makalle – Lalibela
Per Lalibela vi sono due possibili strade: la prima, più impervia, offre panorami molto belli valicando diversi passi e transitando da Samre e Sekota, ma a volte ha dei problemi di percorribilità. Se non fosse ben agibile si segue l’altra, che è la strada principale. Quest’ultima corre più ad est ai piedi del monte Ambaradam, attraverso la catena degli Amabaunghi sino a Gashena, dove svolta ad ovest verso Lasta, attraversando, in gran parte con fondo sterrato, la regione montagnosa in cui si trovano il massiccio dell’Abuna Josef (4260 m) e Lalibela. Sul percorso è possibile sostare per una visita ad un villaggio rurale tipico del Tigray. La tappa è di 289 km e richiede circa 8 ore; giunti nella città santa dei cristiani etiopi si alloggia e si cena presso il Tukul Village o simile, la quota qui è di 2500 mt.

8°g. o 13°g. (18/4) Lalibela, celebrazioni della Fasika (Pasqua Etiope)
Roha, che prese il nome di Lalibela in onore del più famoso dei suoi sovrani, nel XII secolo era la capitale della dinastia Zagwe, mentre oggi è un piccolo borgo reso celebre dalle dodici chiese rupestri ancora funzionanti. Sono scavate nella roccia tufacea di colore rosso mattone con straordinaria perfezione architettonica, frutto di raffinate tecniche costruttive i cui segreti sono ormai perduti, e che hanno valso a Lalibela il nome di “Petra africana”. Il complesso è suddiviso in due gruppi distinti, conosciuti dai locali come la ‘Gerusalemme terrena’ e la ‘Gerusalemme celeste’: quello nord-occidentale con la bellissima chiesa di Bet Mariam adornata di delicati affreschi, e quello sud-orientale, con l’imponente Bet Amanuel, che con i suoi fregi e architravi sporgenti esemplifica nel modo più evidente questo stile architettonico. Il complesso è coronato dalla celebre chiesa di San Giorgio, che sorge isolata con tutte le pareti laterali scavate nella roccia, sicuramente l’edificio più fotografato d’Etiopia. Questo magico luogo è sede di emozionanti cerimonie religiose in occasione delle quali i sacerdoti indossano abiti sgargianti, realizzati con preziosi tessuti damascati e portano ombrellini cerimoniali coloratissimi, e, tra tutte le ricorrenze, la Fasika, o Pasqua Etiope, è tra e le più interessanti. Si dedica la giornata alla visita del sito; gli edifici religiosi pullulano di pellegrini vestiti di candidi abiti bianchi. Si torna al sito in serata per le celebrazioni più importanti: verso le 20.30 nella chiesa di Bet Mariam (Casa di Maria) i sacerdoti, vestiti con tuniche, turbanti e mantelli colorati cantano i salmi con ritmi lenti, accompagnati dai suoni di tamburi e sistri; intorno alle 23 annunciano la Resurrezione di Cristo ed i sacerdoti ed i fedeli accendono un’infinità di ceri per festeggiare il momento sacro e fanno una processione intorno alla chiesa e, rientrati, vanno avanti tutta la notte con canti e riti di preghiera.

9°g. o 14°g. (19/4) Lalibeka – Tenta (Makdala) – Dessie – Kombolcha
Si parte per Tenta, situata tra i monti a sud di Lalibela, seguendo una bella pista che per circa 120 km attraversa una regione di grandi altopiani solcati dagli affluenti del Nilo, tra cui la valle intagliata dal fiume Bashilo, una regione magnifica e poco abitata. Arrivati a Tenta (192 km) si può raggiungere la collina di Makdala, dove nel 1867 l’imperatore Tewodros costruì la sua fortezza e dove, dopo che il suo sogno di unificare l’Etiopia fallì, si uccise piuttosto che cadere prigioniero. Il luogo, anche se la fortezza è andata distrutta, è molto suggestivo e vi rimangono rovine e fortificazioni. Si continua da qui per la città Dessie (129 km) e si prosegue ancora un tratto lungo la strada principale, che porta fino a Addis Abeba, arrivando a Konbolcha, dove si alloggia presso l’hotel Yegofe View. Il percorso di oggi è lungo, circa 8 o 9 ore di viaggio, ma estremamente bello.

PER CHI RIENTRA:

10°g. o 15°g. (20/4) Kombolcha – Mercato di Batie – Addis Abeba e volo di rientro
Al mattino presto si raggiunge il villaggio di Batie, situato 43 km ad est di Kombolcha, dove oggi si tiene un interessante mercato locale dove affluiscono persone delle etnie Afar e Oromo. Si torna quindi sulla strada principale partendo per Addis Abeba, che da qui dista 380 km, un viaggio di circa 8 ore. Lungo il percorso si passa dalla “finestra di Menelik”, dove si ha uno scorcio panoramico che spazia sull’altopiano ed è spesso possibile vedere le scimmie leone, così denominate per il pelo lunghissimo che hanno sul capo che sembra una criniera. Arrivati ad Addis Abeba si avranno a disposizione alcune stanze presso l’hotel Jupiter (4*) per rinfrescarsi prima della partenza. Si cena in un ristorante tipico che offre uno spettacolo folcloristico, si salutano i compagni di viaggio che proseguono con l’estensione e ci si reca quindi in aeroporto per l’imbarco sul volo di rientro; Ethiopian parte per Roma Fiumicino e Milano Malpensa alle 23.50. Per gli orari di altri collegamenti contattare Amitaba.

11°g. o 16°g. Martedì 21 aprile, arrivo a destinazione
Arrivo a Roma Fiumicino alle 5.10; il medesimo aviogetto prosegue quindi per Milano Malpensa arrivando alle 7.50.

ESTENSIONE: ETNIE DEL SUD, DAL RIFT ALLA VALLE DELL’OMO

10°g. o 15°g. (20/4) Kombolcha – Mercato di Batie – Addis Abeba
Si segue il medesimo programma fino ad Addis Abeba, dove si cena nel ristorante tipico con i partecipanti che rientrano e si alloggia presso l’hotel Jupiter (4*). Si viene raggiunti qui dai partecipanti giunti dall’Italia che seguono questa parte del viaggio.

11°g. o 16°g. (21/4) Addis Abeba – Lago di Ziway (Isola di Ghelila)
Si lascia verso sud la capitale seguendo un percorso che si snoda lungo la grande frattura del continente africano, la cosiddetta “Rift Valley”, un fenomeno geologico unico al mondo: un insieme attivo di fosse tettoniche che si estende per oltre 3500 km partendo dalla valle del Giordano in Siria per finire in Mozambico, un processo che sta progressivamente tagliando in due il continente africano. Si sosta a Tiya per la visita al sito delle 36 stele (XII – XV secolo), dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. La strada prosegue verso sud con lievi saliscendi e costeggia le capanne rotonde degli Oromo e dei Guraghe, spesso dipinte e ricoperte con tetti di paglia. Arrivati a Ziway, uno dei laghi di origine vulcanica che si trovano nella “Rift Valley” etiope, si alloggia e si cena presso l’Hailè Resort situato sulle sue rive; la tappa è di circa 170 km, approssimativamente 3 ore di guida. Nel pomeriggio ci si reca in barca all’isola di Ghelila, dove abitano poche persone e si trova una piccola chiesa che è meta di pellegrinaggi; si passa da un’isoletta dove nidificano gli uccelli e dove spesso si vede l’aquila pescatrice. Nelle acque del lago spesso si individuano gli ippopotami.

12°g. o 17°g. (22/4) Lago di Ziway – Parco di Abiyata e Shala – Chencha – Arba Minch
A sud del lago di Ziway s’incontrano i verdi paesaggi rurali abitati dalle popolazioni Wolayta e Gamo, con le caratteristiche capanne. Si arriva in breve nell’area del Parco Nazionale di Abiyata e Shala che ospita una fauna interessante, dove con una breve deviazione si raggiunge un bellissimo punto panoramico per ammirare entrambi questi laghi. Si pranza lungo la strada e, prima di arrivare ad Arba Mich, con una deviazione si sale al villaggio di Chencha, situato a 2700 metri di altitudine ed abitato dell’etnia Dorze, un popolo di agricoltori ed abili tessitori. Gli uomini lavorano su stretti telai e fabbricano tessuti di cotone grezzo, molto semplici ma originali; la salita offre anche una bella visuale sul vasto territorio, ed all’orizzonte si vedono i laghi Chamo ed Abaya. Le case tradizionali dei Dorze hanno uno stile non riscontrabile altrove: per edificarle viene utilizzato un intreccio di fibra ricavata dall’albero del ‘falso banano’ (l’enset), e sono alte sino a dodici metri, circondate da orticelli e da verdi macchie di enset. Si potrà osservare la particolare lavorazione che viene effettuata della pianta di enset, che qui sembra un vero toccasana alimentare, ed anche assaggiare pietanze preparate con questo particolare ingrediente. Si scende quindi a valle arrivando ad Arba Minch, dove si alloggia e si cena presso il Paradise o lo Swaynes Lodge, la tappa è di circa 340 km, approssimativamente 5 ore di guida.

13°g. o 18°g. (23/4) Arba Minch – Lago Chamo – Konso
In mattinata escursione in barca sul Lago Chamo, il terzo lago più grande d’Etiopia, dove si potranno ammirare gli ippopotami e moltissimi coccodrilli, i cui esemplari adulti sono i più grandi dell’Africa, oltre ad una grande varietà di uccelli. Si prosegue quindi il viaggio a sud arrivando a Konso, il centro principale di questo popolo di grandi coltivatori, insediato in un ambiente di colline che sono state interamente modellate da terrazzamenti e solcate da canalizzazioni di una perfezione tecnica ammirabile. I villaggi sono protetti da muri di pietra a secco, gli stessi che delimitano e sostengono i complicati terrazzamenti agricoli. Si alloggia presso il Kanta Lodge. Ci si reca a Gamole, villaggio tipico, ora Patrimonio dell’Unesco: cinto da mura e densamente abitato, offre un bello specchio della realtà tradizionale di questo popolo. Si visita quindi la “reggia” del capo dei nove clan dei Konso, costituita da un denso complesso di capanne tradizionali, che includono quella della mummificazione, una procedura che era riservata solo ai re; nei pressi vi sono le stele di legno che segnano i punti dove vennero deposti i resti mummificati dei vecchi re. Si percorrono in tutto circa 90 km, due ore e mezza di guida.

14°g. o 19°g. (24/4) Konso – Turmi ed escursione a Omorate
Si procede nella direzione della valle dell’Omo, lasciando i paesaggi creati dal lavoro agricolo dei Konso per entrare nei territori selvaggi delle tribù pastorali arrivando a Turmi, dove si alloggia presso il Buska o il Turmi Lodge (185 km, circa 3 ore) Da qui si prosegue verso sud ovest raggiungendo il fiume Omo arrivando nei pressi del confine keniota ad Omorate (71 km, circa un’ora). Utilizzando un’imbarcazione si naviga lungo l’Omo giungendo ad un villaggio dei Dassanech, una popolazione di origine nilo-sahariana in prevalenza allevatrice che sopravvive a stento in un territorio avaro di risorse. Le semplicissime capanne sono spesso coperte di lamiere e su tutto impera un’implacabile polvere; ma, nonostante le difficoltà in cui versano, le persone sono ammirevoli per l‘indole pacifica, una qualità che deriva forse anche dalla struttura egalitaria del loro sistema sociale. Completata la visita si torna con la barca ai fuoristrada e si rientra a Turmi.

15°g. o 20°g. (25/4) Turmi, escursione a Karo e mercato di Demeka
Si raggiunge il fiume Omo ad ovest di Turmi percorrendo un bel tratto di savana sabbiosa costellata di acacie e giganteschi termitai arrivando nel territorio dei Karo (dista circa 60 km). Si visita un loro villaggio affacciato su di una spettacolare ansa del fiume, dove gli abitanti ne coltivano le sponde con l’abbassarsi del livello delle acque. Questa interessante etnia fa parte del ceppo a cui appartengono anche gli Hamar ed i Banna; tra i Konso l’ornamento più vistoso delle donne è rappresentato dall’intreccio di numerose collane costruite con i materiali più disparati, e sia uomini che donne si dipingono il corpo con linee bianche di cenere. Lasciata l’ansa dell’Omo si torna lungo la medesima pista verso Turmi arrivando al mercato settimanale di Demeka, frequentato per la gran parte dall’etnia Hamer. La visita ad un mercato locale è interessante poiché consente di scoprire i prodotti di questa terra, i manufatti delle diverse etnie e, attraverso la merce esposta, si intuisce il modo di nutrirsi, di vestirsi, le credenze, le attività ed il lavoro. Gli Hamer sono il gruppo maggioritario dell’area di Turmi e preservano le tradizioni tribali pressoché intatte, i villaggi hanno le capanne ben tenute e le donne portano ornamenti ed indumenti tipici, con le capigliature intrecciate e ornate con terriccio rosso. Anche gli uomini e pure i bimbi hanno una grande cura del proprio aspetto. Una caratteristica comune ai villaggi delle etnie di questo ceppo è la tranquilla benevolenza ed il pronto sorriso di tutte le persone.

16°g. o 21°g. (26/4) Turmi – Jinka
Si lascia Turmi verso nord per Jinka, che da qui dista 118 km. Si sosta in un villaggio dei Banna, pastori–agricoltori di lingua omotica, considerati da diversi studiosi un clan del più numeroso popolo degli Hamar, con i quali, oltre alla similitudine linguistica, hanno tradizioni molto vicine, ma da cui si distinguono anche per i diversi motivi decorativi. Gli uomini hanno i capelli acconciati con treccine ed ornamenti fatti di perline blu ed azzurre; le donne portano in testa un copricapo fabbricato con una zucca tagliata a metà. Sia gli uomini che le donne hanno un portamento dignitoso ed elegante, e sono pronti al sorriso. Prima di arrivare a Jinka si visita anche un villaggio dell’etnia Ari e, giunti a destinazione, ci si reca all’interessante Museo dei Popoli dove vengono illustrate molte delle usanze di queste regioni. Si alloggia presso l’Eco Omo Lodge.

17°g. o 22°g. (27/4) Jinka – Mursi – Mercato di Kako – Addis Abeba e volo di rientro
Da Jinka ci si reca circa 60 km a sud ovest nella regione popolata dall’etnia dei Mursi, un popolo dalla costituzione alta e snella, con i caratteri tipici dei popoli nilotici. Fanno parte di quell’ormai sparuto gruppo di etnie le cui donne portano ancora il piattello labiale, che presso i Mursi è tondo. L’arte corporale riveste molta importanza: la decorazione è ottenuta spalmando sul viso e sul corpo un impasto di acqua e caolino sul quale vengono tracciati con le dita particolari segni seguendo moduli decorativi che cambiano di volta in volta. Entrare in un loro villaggio è un’esperienza piuttosto intensa, perché possono essere abbastanza aggressivi con i visitatori: si accede accompagnati da una persona locale che porta con sé anche un’arma e se si desidera fotografare qualcuno è sempre necessario dare dei denari – una consuetudine questa che oggi è estesa alla maggior parte dei gruppi etnici. Si rientra a Jinka, e da qui si prosegue per circa 30 km a nord est per il villaggio di Kako dove oggi si tiene il mercato, che qui è frequentato dalle etnie Banna, Ari e Male. Ci si reca quindi all’aeroporto dove il volo per Addis Abeba parte da Jinka alle 13.40 con arrivo alle 14.50 (orari da confermare); ad Addis Abeba si avranno a disposizione alcune stanze presso l’hotel Jupiter (4*) per rinfrescarsi prima della partenza. Si cena in un ristorante tipico e ci si reca quindi in aeroporto per l’imbarco sul volo di rientro; Ethiopian parte per Roma Fiumicino e Milano Malpensa alle 23.50. Per gli orari di altri collegamenti contattare Amitaba.

18°g. o 23°g. Martedì 28 aprile, arrivo a destinazione
Arrivo a Roma Fiumicino alle 5.10; il medesimo aviogetto prosegue quindi per Milano Malpensa arrivando alle 7.50.

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Tigray, Abraha Atsbeha
Celebrazioni per la Fasika
Simien
Celebrazioni per la Fasika
Abraha Atsbeha
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Gheralta, Tigray
Axum, obelisco
Ura Kidane Meheret
Vegetazione a Simien
Maryam Korkor
Donne etiopi
Cascate del Nilo

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

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