Etiopia
Spedizione in Dancalia e Natale etiope
Estensione: regioni tribali del sud

Iconografia etiope

Lago Assale

Dallol, Dancalia

Lalibela, celebrazioni

Anziano a Lalibela









Sintesi del viaggio
Capodanno in Dancalia, uno dei luoghi più alieni ed affascinanti del nostro pianeta: tra caldere vulcaniche, laghi salati punteggiati da archetipe carovane ed il caleidoscopio di colori delle pozze sulfuree del Dallol, si esplora un deserto dove riescono a sopravvivere solo gli indomiti Afar. Poi, per la nostra Epifania, si lascia la depressione dancala per l’altopiano etiope, dove sono cesellate nella roccia stupende chiese rupestri, e si giunge alla città santa di Lalibela per la celebrazione più sentita del Paese: il Leddet, o Natale etiope, quando stuoli di pellegrini agghindati di bianco vegliano per la nascita del Redentore. Un viaggio che conduce oltre l’immaginabile.
Rientrati ad Addis Abeba l’estensione Regioni tribali del sud porta nel meridione dell’Etiopia, spaziando dai laghi formatisi dalla frattura del continente africano fino al fiume Omo, per un incontro con un insieme di gruppi etnici che vivono seguendo tradizioni diverse, dai Dassanech ai Mursi, ai Banna, Hamar ed altri ancora. Si avrà così una magnifica visione d’insieme dell’Etiopia.
- Addis Abeba
- Awash
- Samera
- Lago Afrera
- Vulcano Ertale
- Ahmed Ela
- Dallol
- Assale
- Assobole
- Gheralta
- Lalibela
- Dessie
- Lago Zuai
- Parco nazionale di Abiata-Sciala
- Chencha
- Arba Minch
- Konso
- Turmi
- Dassanech
- Jinka
- Mursi
Presentazione del viaggio
LA DANCALIA
Il viaggio viene considerato una ‘spedizione’ perché la Dancalia, dove si svolge buona parte del percorso, è priva di servizi e presenta condizioni ambientali avventurose. Per accedervi sono necessari particolari permessi e viene utilizzata una scorta armata fornita dalla tenace etnia locale degli Afar, una precauzione questa che viene motivata dalla vicinanza dei confini e che di fatto lì è molto gradita perché contribuisce ai fabbisogni locali fornendo un reddito; in ogni caso permette di assicurare ai visitatori una tutela assoluta, una cautela che purtroppo però incide sui costi del viaggio. Non vi sono quindi rischi alla propria incolumità, ma solo difficoltà di natura pratica, come il caldo e le sistemazioni spartane e così via; di gran lunga compensate dal piacere di esplorare una delle aree più affascinanti al mondo, dove la natura rivela appieno la propria potenza primordiale. Infatti la Dancalia è un grande bacino vulcanico ancora attivo, posto sotto il livello del mare con un terreno arido solcato da miriadi di crepe aperte dal calore del sole e straordinarie concrezioni saline che si colorano talvolta di mille striature. Qui si sale sul vulcano Ertale, immergendosi in uno scenario che ci riporta indietro nel tempo di milioni di anni. Imperdibile è anche il Dallol, la “collina degli spiriti” che sorge ai margini della Piana del Sale, dove si formano i gayser e colpiscono le variopinte formazioni cristalline delle pozze sulfuree, che creano uno spettacolare paesaggio cromatico unico al mondo. Prima di risalire sull’altipiano, si esplora il canyon del fiume Saba, il percorso storico da sempre utlizzato dalle carovane che trasportavano il sale.
ALTOPIANO ETIOPE
Il verdeggiante altopiano, che si visita nella seconda parte del viaggio, è la regione madre del popolo etiope, culla di antiche tradizioni religiose, e custodisce preziose chiese rupestri in ottimo stato di conservazione. Al di là delle magnificenze naturali, infatti, l’Etiopia, unico Paese africano non assoggettato ad imperi coloniali (l’occupazione italiana, costantemente contrastata, durò solo 5 anni: dal ’36 al ‘41), ha mantenuto ininterrotta la propria cultura e si distingue dagli Stati confinanti anche per la religione cristiana che attraverso i secoli è stata tenacemente difesa dalle pressioni musulmane, un mondo religioso unico, indipendente da altre tradizioni, che fa risalire le proprie origini fino ai tempi biblici. Si visitano due delle aree più belle, dove si trovano i reperti storici e artistici più interessanti, iniziando dal Tigray con le splendide chiese di Gheralta, e spostandosi poi a Lalibela, luogo sacro per la religione cristiana etiope, dove si avrà l’opportunità di visitare i bellissimi siti nel momento celebrativo più intenso dell’anno, quando si tocca con mano l’intensità e la forza di cui gode qui la fede. Chi lo vorrà potrà partecipare in una chiesa rupestre alla storica veglia notturna del Natale, tra le migliaia di fedeli vestiti in candidi abiti bianchi che cantano nella notte in attesa della nascita del Redentore.
AREE TRIBALI E LAGHI DEL RIFT
L’estensione porta nell’Etiopia meridionale, con un percorso completo e bello: si parte dalla regione dei laghi, formatisi con la frattura del continente africano (il rift), e si arriva nella valle dell’Omo, fino al confine keniota. L’itinerario inizia con una sosta al sito delle steli di Tiya, parte del Patrimonio Unesco, e con l’esplorazione in barca del lago Ziway, fino all’isola di Ghelila. Proseguendo verso sud si vedono i laghi Shala e Abiyata e, sui monti ai bordi del grande rift, s’incontra l’etnia dei Dorze. Nel lago Chamo, oltre Arba Minch, si ammirano i coccodrilli più grandi del mondo, e giunti a Konso, centro principale di questa etnia dedita all’agricoltura, si visitano il villaggio di Gamole, ora divenuto Patrimonio Unesco, e la reggia del capo dei clan. Da qui si procede verso sud ovest arrivando nelle regioni che fiancheggiano il fiume Omo, dove a Demeka si avrà l’opportunità di vedere un tipico mercato tribale. Nelle aree più meridionali si incontrano i gruppi etnici dei Karo, Banna, Hamar, Konso e, al confine col Kenya, dei Dessanech, che si raggiungono navigando un tratto dell’Omo, tutte popolazioni che sorprendono per le abitudini, i costumi tradizionali e, non ultimo, la cordialità. Si risale poi da qui fino a Jinka per poter completare l’esplorazione con la visita dei villaggi dell’etnia Mursi, divenuti famosi per via dell’utilizzo del piattello labiale da parte delle donne, e si rientra in volo ad Addis Abeba. Per tutto il percorso dell’estensione si utilizzano dei comodi alberghetti, in questa parte non è quindi necessario un particolare spirito d’adattamento.
NOTA TECNICA
Fuori da Addis Abeba si utilizzano veicoli 4×4, tipo Toyota Landcruiser, Mitsubishi o simili. Una parte importante del viaggio si svolge al di fuori dai circuiti turistici, ed è adatto a viaggiatori con spirito di adattamento che sappiano rinunciare alle abituali comodità. La Dancalia è una depressione desertica, priva di infrastrutture e dalle temperature torride: la media è di 35 gradi, con minime di 30 a massime che nei casi estremi possono sfiorare anche i 50. Si dorme in campo per cinque notti dove si hanno però sempre a disposizione i pasti preparati da un cuoco professionista; è importante avere con sé una pila frontale che può essere utile anche sul vulcano Ertale. Amitaba fornisce il materiale da campeggio salvo il sacco lenzuolo o il sacco a pelo. Raggiunto l’altopiano (3/1) il clima è piacevolmente primaverile e si utilizzano i migliori alberghi disponibili. Durante l’estensione si prevede un clima mite, secco e piacevole; si utilizzano sempre i migliori alberghetti disponibili, non sono previste notti in campo.
Programma del viaggio
1°g. Venerdì 27 dicembre, partenza per Addis Abeba
Per raggiungere Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, si possono scegliere diverse compagnie aeree; se si utilizza la Ethiopian Airlines si ha il vantaggio, per chi segue l’estensione, di avere un prezzo più basso per il volo interno il 15/1 da Jinka ad Addis Abeba. Con Ethiopian la partenza da Milano Malpensa è alle 21.15 con scalo a Roma Fiumicino da dove riparte alle 23.50. Se si decide di partire il giorno 26/12 con arrivo ad Addis Abeba la mattina del 27/12 si verrà accolti in aeroporto da una guida locale che parla italiano e si alloggerà presso l’hotel Jupiter (4*); il costo di questa eventuale notte in più è quotato su richiesta. Per gli orari dei collegamenti da altre città o di altrecompagnie contattare Amitaba.
2°g. 28/12 Addis Abeba – Awash
L’arrivo ad Addis Abeba è alle 6.40, dove è in attesa dei partecipanti la guida locale. Si utilizza la mattina per una visita della città, il cui nome significa “Nuovo fiore”; ci si reca al Museo Nazionale che conserva importanti reperti e resti fossili di Australopithecus Afarensis fra cui la celebre Lucy, un ominide vissuto nella valle dell’Awash tre milioni e mezzo di anni fa. Si visita anche il Museo Etnografico, che ospita una splendida collezione di strumenti musicali, di croci copte e le stanze con gli arredi dove abitò l’imperatore Hailè Selassiè. Si parte quindi per il Parco Nazionale dell’Awash (214 km ad est della capitale), sostando sul percorso al lago Bishalt. Il Parco è caratterizzato dal particolare paesaggio vulcanico e dalle 460 specie di uccelli censite, di cui alcune endemiche; è piuttosto famoso soprattutto per le belle cascate, situate proprio di fronte al luogo di sosta, l’Ashash Fall Lodge, dove si pernotta e si cena.
3°g. 29/12 Awash – Semera – Alalo Bed
Giornata di trasferimento per raggiungere Semera, capitale della regione dell’Afar, situata 418 km più a nord; lungo il tragitto si passa nella regione in cui furono ritrovati i resti fossili dell’ominide Lucy. Si parte presto anche per arrivare con delle buone condizioni di luce alle sorgenti calde di Alalo Bed, che si raggiungono da Semera. Il sito rivela ribollenti pozze di colore blu scuro poste in un ambiente selvaggio dove spesso si vedono branchi di gazzelle che si abbeverano in quelle più fredde; l’aspro paesaggio che le circonda è di una bellezza surreale. Si pone il primo campo poco lontano dalle pozze calde.
4°g. 30/12 Alalo Bed – Lago Afrera – Vulcano Ertale
Partenza sempre verso nord per il lago Afrera, posto a 112 metri sotto il livello del mare nel cuore della depressione della Dancalia. Si percorre una strada che si snoda tra sabbia e lava, attraversando alcuni villaggi Afar; l’intera zona è interessata da fenomeni vulcanici. Tra i rilievi di questo territorio selvaggio si eleva il cono scuro dell’omonimo vulcano Afrera, che si ossserva da diverse prospettive tra scenari spettacolari fino a che l’orizzonte si colora con il verde del lago, il bacino d’acqua più grande della depessione dancala. Si osservano le saline, accudite da persone che vivono in condizioni molto diffcili. Da qui si prosegue per il vulcano Ertale – il cui nome significa “Monte che fuma” – il più attivo di una catena di vulcani situati nella parte centrale della depressione dancala, tutti posizionati lungo una dorsale che è parallela al Mar Rosso. L’ultimo tratto di pista, che conduce all’inizio del sentiero per il bordo del cratere, è molto accidentato; si pone qui il secondo campo.
5°g. 31/12 Vulcano Ertale
Si parte a piedi con le prime luci del giorno o anche prima onde evitare di camminare con temperature troppo elevate, che qui possono anche superare i 40 gradi. Il dislivello è di 500 mt e richiede circa 3 ore di cammino tranquillo; è’ anche possibile per una modica cifra salire utilizzando un dromedario, organizzando il tutto però prima di giungere alla base del cratere, ma si consideri che si monta senza una vera sella, perché qui non vengono usate (in sintesi, se possibile, è meglio camminare). Giunti sul bordo della caldera per riposarsi e proteggersi dal sole si possono utilizzare i rudimentali ricoveri degli Afar. Si esplora la caldera, vi è un panoramico percorso che ne segue il bordo verso nord e da qui si può entrare all’interno, accompagnati dalla guida locale e stando attenti a dove si pogono i piedi perché vi sono diversi buchi e la lava può essere tagliente. Nella parte centrale vi è il punto con maggiori emissioni, che variano parecchio di mese in mese, da colonne di fumo a momenti in cui fuoriesce la lava formando a volte dei laghi di fuoco. Il punto centrale si può raggiungere anche direttamente dal luogo in cui arriva il sentiero che giunge dalla base. Completata l’eslorazione si torna al campo; se le condizioni della caldera sono interesanti, con fenomeni di emissione di lava rossa, per la discesa si potrà attendere la sera per ammirare lo spettacolo dopo il tramonto, nel qual caso è assolutamente necessrio avere con sé una pila frontale con anche delle pile di riserva.
6°g. 1/1 Vulcano Ertale – Ahmed Ela
La pista, una volta lasciata l’immensa distesa di lava scura, attraversa una pianura alluvionale dove spiccano i vulcani sulla linea dell’orizzonte, un’area che con le rare pioggea a volte si allaga creando pascoli verdi. Il percorso spesso diventa una semplice traccia e sono possibili gli insabbiamenti; si sosta per il pranzo in un punto dove ci si ripara all’ombra di grandi acacie. Si giunge ai bordi della Piana del Sale, situata verso l’estremità settentrionale della depressione della Dancalia e che si estende fino al confine dell’Eritrea; da lontano è difficile individuare il punto dove finisce il lago Assale (o Karum) e dove inizia la vasta distesa bianca. Qui ogni giorno da tempo immemore arrivano dall’altopiano etiopico, attraverso il canyon del fiume Saba, le carovane di dromedari e muli per caricare i blocchi di sale. Si sosta in tenda al villaggio Afar di Ahmed Ela; le condizioni generali anche qui sono molto primitive, ma ci si deve adattare alle regole locali che prevedono che si passi una notte in questo luogo – ci si potrà così fare un’idea più precisa delle condizioni di vita locale ed anche bere un tè in un “baretto” del villaggio.
7°g. 2/1 Ahmed Ela – Dallol – Lago Assale (Karum) – Assobole
Si parte al mattino presto verso nord per la collina del Dallol (che in afars ignifica “Monte degli spiriti”) avvicinandosi al confine con l’Eritrea, attraverso quel che una volta era il fondo di un mare ed ora è una pianura infinita di sale. Si transita dal piccolo monte di sali di magnesio chiamato “Monte rosso”, un’isola formata da spuntoni di solfato di magnesio che emergono dal lago Assale, a 116 metri sotto il livello del mare. Arrivati al Dallol si sale a piedi sulla sommità del colle (20 minuti circa): da qui si apre allo sguardo lo spettacolo di una terra che ribolle, i geyser sono in attività, le formazioni di cristalli hanno geometrie bizzarre con sorgenti sulfuree e coni di sale che creano un paesaggio quanto mai suggestivo con colori sorprendenti: rosso, verde e giallo in tutte le sfumature possibili, alternati senza logica apparente in un insieme incredibilmente armonico. Se si effettua il giro completo delle pozze cromatiche, assolutamente consigliato anche solo per godere dei colori ed unicità del luogo, si transita da un sito storico del colonialismo italiano; è incredibile che dei connazionali abbiano concepito di stabilire una base qui! Ridiscesi, ci si reca a visitare due insoliti laghetti: la Pozza Nera, formata da acido, e la Pozza Gialla, creata da petrolio che ribolle, entrambi incastonati nelle rocce rosse di questo punto del deserto. Per il pranzo si cerca un punto in ombra: ottime per questo le altissime torri di sale sul bordo del Dallol, dove si possono esplorare dei peculiari anfratti. Tornando verso il lago di sale l’orizzonte è candido e vasto; si visitano le miniere di sale di Ahmed Ela, dove vengono scavati solchi rettangolari sino a raggiungere lo strato più profondo dal quale, aiutandosi con bastoni usati come leva, si sollevano i blocchi di sale per ridurli poi a dimensioni che ne consentono il trasporto su dromedari e muli. Il vasto orizzonte, oltre lo specchio surreale creato dall’acqua, è ornato da forme di vulcani e spesso punteggiato dalle carovane di animali che trasportano il sale, una visione assolutamente fuori dal tempo. Si torna quindi verso il villaggio di Ahmed Ela e da qui si prosegue per Assobole, un villaggio afar che sorge all’imbocco del canyon del fiume Saba, punto di sosta per le carovane di dromedari e muli che lo percorrono; se oggi sono in transito, si potrà assistere allo scarico degli animali e ci si potrà bagnare nelle acque del piccolo fiume. Si pone il campo nei pressi del villaggio.
8°g. 3/1 Assobole – Melabidai – Gheralta
Se vi è una carovana presente si inizia la giornata assistendo al carico degli animali all’imbocco del canyon di Saba, tra le impressionanti urla dei dromedari che non sembrano gradire l’operazione. Vi è la possibilità di risalire a piedi il fiume seguendone le prime svolte, che sono le più profonde e spettacolari, dove transitano le carovane, cariche in salita e vuote in discesa; il fondo del canyon è percorso da un rivolo d’acqua profondo sino alla caviglia, che si guada diverse volte, tra pareti di arenaria rossa alte anche 200 metri. Si parte quindi con i fuoristrada per l’altopiano etiope transitando dal tipico villaggio di Melabidai, situato nel punto dove il sentiero che inizia nel canyon di Saba arriva alla strada, e si sosta per un pranzo al sacco lungo il percorso. Si lasciano alle spalle le regioni aride: si resterà sorpresi nel vedere boschi verdi e monasteri abbarbicati sui monti, segno che si è giunti nel Tigray. Se si arriva sull’altipiano in un orario che lo consente ci si reca a visitare la chiesa di Micael Imba che risale al XIII-XIV secolo, situata a 15 km da Agula: si raggiunge con circa 20 minuti di camino sulla cima di un colle che offre un bel panorama a 360° gradi, presenta un’interessante facciata a vela. Giunti a Gheralta si alloggia presso il Gheralta Lodge o il Gheralta Wukro Lodge.
9°g. 4/1 Gheralta
La giornata è dedicata alla scoperta delle chiese del Tigray, significative e interessanti quanto quelle di Lalibela, solo meno famose e meno visitate. Sono spesso aggrappate a montagne a volte inaccessibili ed in maggioranza intagliate nella roccia, un’eredità preziosa, quasi segreta, conservata dal cristianesimo etiope; sono state censite oltre 150 chiese rupestri, di cui tre quarti ancora in uso, ed alcune sono decisamente spettacolari. Per la mattina vi sono due opzioni, da valutare in funzione della composizione del gruppo. La prima, più tecnica, prevede di salire sull’amba di Gheralta (le amba sono particolari formazioni rocciose con la cima quasi piatta e le pareti verticali), un percorso che offre alcuni dei panorami più spettacolari del Tigray: il sentiero sale in una stretta gola ed arriva alla base della parte alta dove, camminando sulle rocce su tratti anche ripidi, facilitati anche da gradini intagliati e, se necessario, aiutati da persone locali sempre molto gentili con i turisti nella speranza di ricevere una piccola mancia, si arriva sulla cima. Il tempo di salita può richiedere fino a due per i meno allenati. Qui si visitano la chiesa di Maryam Korkor, che rivela affreschi del XVII secolo, e, sul lato esterno delle falesie, affacciata sul precipizio, la cappella di San Daniele. Il percorso alternativo più facile porta con circa 45 minuti di salita a Debre Tsion, un sito molto bello e artisticamente forse più interessante. Nel pomeriggio, con una gradevole passeggiata di un’oretta lungo un sentiero pianeggiante tra bellissimi alberi di sicomoro e casette del Tigray, ci si reca alla chiesa di Maryam Papaseity, edificata in una bella valletta tra grandi alberi di ficus, dal momento che tagliare la vegetazione intorno alle chiese qui è da sempre vietato. La struttura, costruita all’ombra di un monte, è composta da tre stanze; quella centrale ha i muri coperti da dipinti, molti dei quali ancora originali, di epoca gondariana. . Si completa la giornata recandosi alla chiesa di Abraha Atsbeha; fondata nel X secolo, è semi monolitica, con pianta a croce e magnifici dipinti risalenti al XVII secolo.
10°g. 5/1 Gheralta – Lalibela
Il percorso per Lalibela offre panorami molto belli; si parte verso sud ovest e oltre Abiy Addi si procede in direzione sud valicando diversi passi e transitando da Samre e Sekota; è un viaggio spettacolare ma lungo, circa 350 km che richiedono anche più di 8 ore. Giunti nella città santa dei cristiani etiopi si alloggia e si cena presso il Tukul Village o simile; si viene raggiunti qui dai partecipanti che seguono solo questa parte del viaggio.
11°g. 6/1 Lalibela e Natale Etiope
Roha, che prese il nome di Lalibela in onore del più famoso dei suoi sovrani, nel XII secolo era la capitale della dinastia Zagwe, mentre oggi è un piccolo borgo reso celebre dalle dodici chiese rupestri ancora funzionanti. Sono scavate nella roccia tufacea di colore rosso mattone con straordinaria perfezione architettonica, frutto di raffinate tecniche costruttive i cui segreti sono ormai perduti, e che hanno valso a Lalibela il nome di “Petra africana”. Il complesso è suddiviso in due gruppi distinti, conosciuti dai locali come la ‘Gerusalemme terrena’ e la ‘Gerusalemme celeste’: ovvero quello nord-occidentale con la bellissima chiesa di Bet Mariam adornata di delicati affreschi, e quello sud-orientale, con l’imponente Bet Amanuel, che con i suoi fregi e architravi sporgenti esemplifica nel modo più evidente questo stile architettonico. Il complesso è coronato dalla celebre chiesa di San Giorgio, che sorge isolata con tutte le pareti laterali scavate nella roccia , sicuramente l’edificio più fotografato d’Etiopia. Questo magico luogo è sede di emozionanti cerimonie religiose in occasione delle quali i sacerdoti indossano abiti sgargianti, realizzati con preziosi tessuti damascati, e portano ombrellini cerimoniali coloratissimi. Tra tutte le ricorrenze, oggi è la più interessante. Si dedica la giornata alla visita del sito; gli edifici religiosi pullulano di pellegrini vestiti di candidi abiti bianchi, e nel corso della visita si vedono le interessanti cerimonie che vi vengono tenute. Si torna al sito in serata per partecipare alle celebrazioni del Natale Etiope, che durano tutta la notte; si potrà rientrare in hotel quando si preferisce, o anche all’alba!
12°g. 7/1 Lalibela – Tenta (Makdala) – Dessie
Per raggiungere Dessie si cercherà di percorrere la strada che transita da Tenta; nel caso vi fossero problemi di transito per le condizioni della strada e si seguisse invece la rotta più veloce si avrà del tempo in più a Lalibela, potendo così salire in auto sul monte alle sue spalle e raggiungere con una passeggiata di circa 30 min il monastero di Ashetan Maryan, arroccato sul monte Abuna Yosef a 3150 mt, da dove si gode di uno stupendo panorama. Tenta, situata tra i monti circa 120 km a sud di Lalibela, si raggiunge con una bella pista che attraversa una regione di grandi altopiani solcati dagli affluenti del Nilo, tra cui la valle intagliata dal fiume Bashilo, una regione magnifica e poco abitata. A Tenta si raggiungere la collina di Makdala, dove nel 1867 l’imperatore Tewodros costruì la sua fortezza e dove, dopo che il suo sogno di unificare l’Etiopia fallì, si uccise piuttosto che cadere prigioniero. Il luogo, anche se la fortezza è andata distrutta, è molto suggestivo e vi rimangono rovine e fortificazioni. Si prosegue quindi da qui per Dessie, dove si alloggia presso l’hotel Golden Gate o simile; la tappa è di circa 250 km.
PER CHI RIENTRA
13°g. 8/1 Dessie – Mercato locale – Addis Abeba e volo di rientro
Partenza per Addis Abeba, che da qui dista circa 380 km; lungo il percorso a Kemise si visita un coloratissimo mercato locale delle etnie amara e oromo. Proseguendo, si passa dalla “finestra di Menelik” dove si ha uno scorcio panoramico che spazia sull’altopiano ed è spesso possibile vedere le scimmie leone, così denominate per il pelo lunghissimo che hanno sul capo che sembra una criniera. Arrivati ad Addis Abeba si avranno a disposizione alcune stanze all’hotel Jupiter (4*) per rinfrescarsi prima della partenza. Si cena in un ristorante tipico che offre uno spettacolo folcloristico, si salutano i compagni di viaggio che proseguono con l’estensione e ci si reca in aeroporto per l’imbarco sul volo di rientro; Ethiopian parte per Milano Malpensa alle 23.45 o per Roma Fiumicino alle 0.20. Per gli orari di altri collegamenti contattare Amitaba.
14°g. Giovedì 9 gennaio, arrivo a destinazione
Arrivo a Milano Malpensa alle 4.40 o a Roma Fiumicino alle 4.45.
ESTENSIONE: REGIONI TRIBALI DEL SUD
13°g. 8/1 Dessie – Mercato locale – Addis Abeba
Partenza per Addis Abeba, che da qui dista circa 380 km; lungo il percorso a Kemise si visita un coloratissimo mercato locale delle etnie amara e oromo. Proseguendo, si passa dalla “finestra di Menelik” dove si ha uno scorcio panoramico che spazia sull’altopiano ed è spesso possibile vedere le scimmie leone, così denominate per il pelo lunghissimo che hanno sul capo che sembra una criniera. Arrivati ad Addis Abeba si alloggia presso l’hotel Jupiter (4*). Si cena in un ristorante tipico che offre uno spettacolo folcloristico e si salutano qui i compagni di viaggio che rientrano in Italia.
14°g. 9/1 Addis Abeba – Lago di Ziway (Isola di Ghelila)
Si lascia verso sud la capitale seguendo un percorso che si snoda lungo la grande frattura del continente africano, la cosiddetta “Rift Valley”, un fenomeno geologico unico al mondo: un insieme attivo di fosse tettoniche che si estende per oltre 3500 km partendo dalla valle del Giordano in Siria per finire in Mozambico, un processo che sta progressivamente tagliando in due il continente africano. Si sosta a Tiya per la visita al sito delle 36 stele (XII – XV secolo), dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. La strada prosegue verso sud con lievi saliscendi e costeggia le capanne rotonde degli Oromo e dei Guraghe, spesso dipinte e ricoperte con tetti di paglia. Arrivati a Ziway, uno dei laghi di origine vulcanica che si trovano nella “Rift Valley” etiope, si alloggia e si cena presso il Hailè Resort situato sulle sue rive; la tappa è di circa 170 km, approssimativamente 3 ore di guida. Nel pomeriggio ci si reca in barca all’isola di Ghelila, dove abitano poche persone e si trova una piccola chiesa che è meta di pellegrinaggi. Si passa da un’isoletta dove nidificano gli uccelli e dove spesso si vede l’aquila pescatrice; nelle acque del lago spesso si individuano gli ippopotami.
15°g. 10/1 Lago di Ziway – Parco di Abiyata e Shala – Chencha – Arba Minch
A sud del lago di Ziway s’incontrano i verdi paesaggi rurali abitati dalle popolazioni Wolayta e Gamo, con le caratteristiche capanne. Si arriva in breve nell’area del Parco Nazionale di Abiyata e Shala che ospita una fauna interessante, dove con una breve deviazione si raggiunge un bellissimo punto panoramico per ammirare entrambi questi laghi. Si pranza lungo la strada e, prima di arrivare ad Arba Mich, con una deviazione si sale al villaggio di Chencha, situato a 2700 metri di altitudine ed abitato dell’etnia Dorze, un popolo di agricoltori ed abili tessitori. Gli uomini lavorano su stretti telai e fabbricano tessuti di cotone grezzo, molto semplici ma originali; la salita offre anche una bella visuale sul vasto territorio, ed all’orizzonte si vedono i laghi Chamo e Abaya. Le case tradizionali dei Dorze hanno uno stile non riscontrabile altrove: per edificarle viene utilizzato un intreccio di fibra ricavata dall’albero del ‘falso banano’ (l’enset), e sono alte sino a dodici metri, circondate da orticelli e da verdi macchie di enset. Si potrà osservare la particolare lavorazione che viene effettuata della pianta di enset, che qui sembra un vero toccasana alimentare, ed anche assaggiare pietanze preparate con questo particolare ingrediente. Si scende quindi a valle arrivando ad Arba Minch, dove si alloggia e si cena presso il Paradise o lo Swaynes Lodge, la tappa oggi è di circa 340 km, approssimativamente 5 ore di guida.
16°g. 11/1 Arba Minch – Konso
In mattinata escursione in barca sul Lago Chamo, il terzo lago più grande d’Etiopia, dove si potranno ammirare gli ippopotami e moltissimi coccodrilli, i cui esemplari adulti sono i più grandi dell’Africa, oltre ad una grande varietà di uccelli. Si prosegue quindi il viaggio a sud arrivando a Konso, il centro principale di questo popolo di grandi coltivatori, insediato in un ambiente di colline che sono state interamente modellate da terrazzamenti e solcate da canalizzazioni di una perfezione tecnica ammirabile. I villaggi sono protetti da muri di pietra a secco, gli stessi che delimitano e sostengono i complicati terrazzamenti agricoli. Si visita la “reggia” del capo dei nove clan dei Konso, costituita da un denso complesso di capanne tradizionali, che includono quella della mummificazione, una procedura che era riservata solo ai re; nei pressi vi sono le stele di legno che segnano i punti dove vennero deposti i resti mummificati dei vecchi re. Ci si reca quindi a Gamole, villaggio tipico, ora Patrimonio dell’Unesco: cinto da mura e densamente abitato, offre un bello specchio della realtà tradizionale di questo popolo. A Konso si alloggia presso il Kanta Lodge.
17°g. 12/1 Konso – Turmi; mercato di Demeka e etnia Karo
Da Konso si procede ora verso ovest, nella direzione della valle dell’Omo, lasciando i paesaggi creati dal lavoro agricolo dei Konso per entrare nei territori delle tribù pastorali Tsamaico, Banna, Hamar, Karo, Mursi, Dassanech… e cioè di quel grande mosaico di popoli che abita il sud etiopico. Si inizia questa interessante ricognizione recandosi al pittoresco mercato settimanale di Demeka, frequentato pr la gran parte dall’etnia Hamer. La visita ad un mercato locale è interessante poiché consente di scoprire i prodotti di questa terra, i manufatti delle diverse etnie e, attraverso la merce esposta, si intuisce il modo di nutrirsi, di vestirsi, le credenze, le attività ed il lavoro. Il fiume Omo scorre ad ovest di Turmi; lasciato il mercato di Demeka lo si raggiunge percorrendo un bel tratto di savana sabbiosa costellata di acacie e giganteschi termitai arrivando nel territorio dei Karo. Si visita un loro villaggio affacciato su di una spettacolare ansa del fiume Omo, dove gli abitanti ne coltivano le sponde con l’abbassarsi del livello delle acque. Questa interessante etnia fa parte del ceppo a cui appartengono anche gli Hamar ed i Banna; tra i Konso l’ornamento più vistoso delle donne è rappresentato dall’intreccio di numerose collane costruite con i materiali più disparati, e sia uomini che donne si dipingono il corpo con linee bianche di cenere. Lasciata l’ansa dell’Omo si torna lungo la medesima pista arrivando a Turmi, dove si alloggia presso il Buska o il Turmi Lodge.
18°g. 13/1 Turmi, etnie Dassanech e Hamar
Si lascia Turmi in direzione sud arrivando nei pressi del confine keniota ad Omorate. Utilizzando un’imbarcazione si naviga lungo l’Omo giungendo ad un villaggio dei Dassanech, una popolazione di origine nilo-sahariana in prevalenza allevatrice che sopravvive a stento in un territorio avaro di risorse. Le semplicissime capanne sono spesso coperte di lamiere e su tutto impera un’implacabile polvere; ma nonostante le difficoltà in cui versano le persone sono ammirevoli per l‘indole pacifica, una qualità che deriva forse anche dalla struttura egalitaria del loro sistema sociale. Completata la visita si torna con la barca ai fuoristrada e si rientra verso Turmi, raggiungendio un villaggio Hamar. Anche qui le tradizioni tribali sono pressoché intatte, con le capanne ben tenute e le donne che portano ornamenti ed indumenti tipici, con le capigliature intrecciate e ornate con terriccio rosso; anche gli uomini e pure i bimbi hanno una grande cura del proprio aspetto. Una caratteristica comune a questi villaggi che spesso colpisce il visitatore è la tranquilla benevolenza ed il pronto sorriso di tutte le persone.
19°g. 14/1 Turmi – Jinka; etnia Banna e mercato di Kako
Oggi si lascia Turmi verso nord per Jinka, che da qui dista 116 km. Si sosta in un villaggio dei Banna, pastori–agricoltori di lingua omotica, considerati da diversi studiosi un clan del più numeroso popolo degli Hamar, con i quali, oltre alla similitudine linguistica, hanno tradizioni molto vicine, ma da cui si distinguono anche per i diversi motivi decorativi. Gli uomini hanno i capelli acconciati con treccine ed ornamenti fatti di perline blu ed azzurre; le donne portano in testa un copricapo fabbricato con una zucca tagliata a metà. Sia gli uomini che le donne hanno un portamento dignitoso ed elegante, e sono pronti al sorriso. Si prosegue il viaggio arrivando a Kako, circa 30 km prima di Jinka, in occasione del mercato, che è frequentato dalle etnie Banna, Ari e Male. Giunti a Jinka, si alloggia presso l’Eco Omo Lodge.
20°g. 15/1 Jinka, villaggi Mursi – Addis Abeba e volo di rientro
Da Jinka ci si reca circa 60 km a sud ovest nella regione popolata dall’etnia dei Mursi, un popolo dalla costituzione alta e snella, con i caratteri tipici dei popoli nilotici. Fanno parte di quell’ormai sparuto gruppo di etnie le cui donne portano ancora il piattello labiale, che presso i Mursi è tondo. L’arte corporale riveste molta importanza: la decorazione è ottenuta spalmando sul viso e sul corpo un impasto di acqua e caolino sul quale vengono tracciati con le dita particolari segni seguendo moduli decorativi che cambiano di volta in volta. Entrare in un loro villaggio è un’esperienza piuttosto intensa, perché possono essere abbastanza aggressivi con i visitatori: si accede accompagnati da una persona locale che porta con sé anche un’arma e se si desidera fotografare qualcuno è sempre necessario dare dei denari – una consuetudine questa che oggi è estesa alla maggior parte dei gruppi etnici. Si rientra quindi a Jinka, da dove si parte in volo per Addis Abeba alle 13.40 con arrivo alle 14.50 (orari da confermare). Arrivati, si avranno a disposizione alcune stanze presso l’hotel Jupiter (4*) per rinfrescarsi prima della partenza. Si cena in un ristorante tipico e quindi ci si reca in aeroporto per l’imbarco sul volo di rientro; Ethiopian parte per Milano Malpensa alle 23.45 o per Roma Fiumicino alle 0.20. Per gli orari di altri collegamenti contattare Amitaba.
21°g. Giovedì 16/1, arrivo a destinazione
Arrivo a Milano Malpensa alle 4.40 o a Roma Fiumicino alle 4.45.
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Ragazze etiopi a Lalibela
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