Etiopia
Sheik Hussein incontro con la tradizione sufi
Estensione: Deserti del Gibuti

Sof Omar

Celebrazioni a Sheick Hussein

Pellegrini a Sheick Hussein

Regione di Abbe

Sheik Hussein, pellegrini









Sintesi del viaggio
Il viaggio porta nei remoti altopiani del sud est dell’Etiopia, una regione selvaggia con ampie aree nomadiche, per seguire il momento culminante del pellegrinaggio sufi a Sheik Hussein. È una ricorrenza che richiama genti di tutta la regione nel luogo dove, tra il X e l’XI secolo, visse questo grande santo, uno stuolo di pellegrini che si riunisce alla presenza dello Sheik Umet, il discendente diretto del santo sufi, per celebrarne la memoria cantando gli inni sacri che ne evocano le qualità al ritmo dei tamburi: un momento magico, dove si percepisce la forza spirituale di un Islam mistico e antico, scevro dalle costrizioni medievali imposte dal clero sunnita. È un evento raro e prezioso, forse anche il più intenso, tra le pochissime aggregazioni della tradizione sufi giunte senza contaminazioni fino ai nostri giorni. Si resterà sorpresi dalla spontanea fratellanza che esternano le persone, agghindate in abiti tipici ed i cui volti trasmettono un forte trasporto spirituale, con cui ci si scambia il saluto tradizionale.
- Addis Abeba
- Lago di Ziway
- Goba
- Sof Omar
- Sheikh Hussein
- Asba Littoria
- Harar
- Dire Daua
- Addis Abeba
- Gibuti
- Lago Abbe
- Lago Assal
- Tagiura
- Gibuti
Presentazione del viaggio
Dopo una visita di Addis Abeba si raggiunge a sud Ziway, un bel lago del “rift” africano, e da qui si prosegue verso sud est arrivando ai monti del Bale, dove vivono gli ultimi esemplari del lupo abissino; si sale coi fuoristrada fino ai 4000 mt dell’altopiano del Sennati, ammirando ambienti naturali unici al mondo. Si prosegue per la grotta di Sof Omar, dove si pone il primo campo, e da qui si prosegue per Sheik Hussein, dove si sosta per due notti in campo. Dopo le celebrazioni si prosegue a nord est per la città santa di Harar, un vero gioiello anche per la peculiare conformazione architettonica, ottimamente preservata, e da qui si rientra in volo ad Addis Abeba.
Chi segue l’estensione da Addis Abeba raggiunge in volo Gibuti per esplorare i deserti della Dancalia meridionale. S’inizia recandosi tra le guglie calcaree del lago di Abbe e da qui si torna verso il golfo del Goubet godendo del canyon di Dimbya ed arrivando sulle rive del lago Assale a quota – 154 mt sotto il livello del mare: il punto più basso del continente africano, se pur a poca distanza dall’oceano, un luogo dai colori sorprendenti. Rientrando a Gibuti, si esplora la zona del cono vulcanico di Arbukoba, tra le impressionanti colate laviche dell’eruzione del 1978, con la vista del golfo di Goubet e del lago turchese di Assale.
NOTA TECNICA
Il viaggio porta lontano dai circuiti turistici, ed è adatto a viaggiatori con spirito di adattamento che sappiano rinunciare alle abituali comodità. Vengono utilizzati 3 campi mobili ed un campo fisso se ci si reca in Gibuti; ad Addis Abeba si utilizza un comodo hotel e le altre sistemazioni variano di qualità, comunque si utilizzano le migliori disponibili – a Gibuti si è scelto un hotel nella parte vecchia della città, modesto ma ben posizionato. Amitaba fornisce il materiale da campeggio, tranne il sacco lenzuolo o il sacco a pelo, inclusa l’attrezzatura da cucina; il cibo nei campi mobili è preparato da un nostro cuoco.
In merito ai trasporti, fuori da Addis Abeba si utilizzano veicoli 4×4, tipo Toyota Landcruiser, Mitsubishi o simili.
Il clima nell’arco del viaggio varia molto, si attraversano regioni temperate ed aree dove si possono avere oltre 30°C, in particolare nel Gibuti. Ci si aspetta un clima generalmente secco, ma non possono essere escluse piogge, in particolare nelle aree montane.
Come attrezzatura è importante portare un sacco lenzuolo e / o un sacco a pelo leggero e può essere utile anche una zanzariera, in particolare per chi si reca al lago Abbe in Gibuti, oltre ai soliti repellenti. È necessario essere abbigliati per temperature più basse nelle zone di montagna, si consigliano le giacche antivento ed acqua usate nei trekking e dei pile, e scarpe adatte ai percorsi a piedi su terreni anche sassosi, oltre ad un copricapo e occhiali da sole.
Programma del viaggio
1°g. Giovedì 14 febbraio, partenza per Addis Abeba
Per raggiungere Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, si possono scegliere diverse compagnie aeree; se si utilizza la Ethiopian Airlines, che fa da riferimento per i servizi offerti, si ha il vantaggio di avere prezzi più bassi per i voli interni. Con Ethiopian la partenza da Milano Malpensa è alle 20.20, con scalo a Roma Fiumicino, da dove riparte alle 23.05. Per gli orari dei collegamenti da altre città o di altre compagnie contattare Amitaba.
2°g. 15/2 Addis Abeba – Lago di Ziway
L’arrivo ad Addis Abeba è alle 5.50, dove è in attesa dei partecipanti la guida locale; la quota qui è di 2300 mt. Si utilizza la mattina per visitare la città, il cui nome significa “Nuovo fiore”. Ci si reca al Museo Nazionale che conserva importanti reperti e resti fossili di Australopithecus Afarensis fra cui la celebre Lucy, un ominide vissuto nella valle dell’Awash tre milioni e mezzo di anni fa. Si visita il Museo Etnografico, che ospita una splendida collezione di strumenti musicali, di croci copte e le stanze con gli arredi dove abitò l’imperatore Hailè Selassiè. Si lascia quindi la capitale verso sud, incontrando un ambiente sempre più selvaggio; si percorrono circa 170 km arrivando al lago di Ziway, con approssimativamente 3 ore di guida. E’ uno dei laghi di origine vulcanica formatisi nella grande frattura del continente africano, la cosiddetta “Rift Valley”, un fenomeno geologico unico al mondo: un insieme attivo di fosse tettoniche che si estende per oltre 3500 km partendo dalla valle del Giordano in Siria per finire in Mozambico, un processo che sta progressivamente tagliando in due il continente africano. Qui si fa un giro in barca sul lago; vi sono diversi punti dove nidificano gli uccelli e spesso si vede anche l’aquila pescatrice, mentre nelle acque del lago spesso si individuano gli ippopotami. Si alloggia e si cena presso il Hailè Resort, situato sul lago.
3°g. 16/2 Lago di Ziway – Goba
La cittadina di Goba è situata circa 290 km a sud est del lago Ziway, all’ingresso del Parco del Bale; si passa dalle regione dei laghi alle montagne, incontrando ampie coltivazioni di grano, pascoli e foreste. Giunti a destinazione si alloggia presso l’hotel Webe Shebele. Ci si reca a fare un primo giro nel Parco; in quest’area, caratterizzata da estese praterie, si avvistano le antilopi ed i facoceri.
4°g. 17/2 Goba: Parco del Bale
Oggi si esplorano i monti Bale. Salendo lungo le falde si attraversa la bella foresta ad alto fusto di Harenna, ricca di varietà endemiche di piante e fiori; mentre si sale queste lasciano il posto alle eriche giganti, avviluppate dal muschio verde, e più in alto ancora si trovano spazi ampi con una vegetazione bassissima, un ambiente naturale unico, l’altopiano di Sennati, a 4000 mt di altitudine. Con i fuoristrada si raggiunge la cima del Tullu Demtu (4377 mt), la seconda montagna per altezza dell’Etiopia, da dove la vista spazia sull’altopiano di Sennati. Questo peculiare ambiente naturale è la casa del lupo abissino, una specie in via di estinzione, che con un poco di fortuna si potrà avvistare.
5°g. 18/2 Goba – Sof Omar
Si parte per la grotta di Sof Omar, che prende il nome da un discepolo del santo sufi Sheik Hussein, molto venerato in questa regione; il sito è molto particolare, tant’è che è stato proposto per essere incluso nel Patrimonio Unesco. Si segue una bella pista attraverso grandi piantagioni di mais, orzo e grano delle popolazioni Arsi che appartengono alla grande famiglia degli Oromo; la tappa è di circa 160 km. Giunti al canyon dove si trova la grotta si pone il campo tra le acacie nei pressi di un piccolo villaggio; la quota qui è di circa 1250 mt. Ci si reca a piedi alla grotta di Sof Omar che per grandezza è la terza dell’Africa orientale; è un luogo considerato sacro dalle persone del luogo ed all’inizio vi è anche un piccolo altare. Venne scavata dal fiume Web, le qui acque la percorrono tutta e creano un ambiente molto particolare al suo ingresso, con grandi colonne e formazioni create nella bianca roccia calcarea della montagna; volendo può essere attraversata a piedi per 17 km fino all’uscita, ma il punto fino a dove può essere percorsa dipende dal livello del fiume – normalmente ci si addentra fino all’amplissima volta abbastanza che è vicina all’ingresso, dove arriva ancora poca luce.
6°g. 19/2 Sof Omar – Sheik Hussein
Si parte per il santuario di Sheik Hussein, che dista circa 140 km; si sosta per il pranzo nella città di Ginir. Questa è la regione situata ai bordi della grande terra dell’Ogaden, abitata dai nomadi somali. Arrivo al villaggio di Sheik Hussein (1500 mt) nel pomeriggio, dove si pone il campo; la zona pullula di pellegrini che spesso tengono in mano il tipico bastone biforcato, giunti per la grande celebrazione del santo sufi, una situazione decisamente unica.
7°g. 20/2 Sheik Hussein
Giornata dedicata a seguire le celebrazioni in onore del santo sufi Sheik Hussein, il cui nome in linguaggio Arsi viene tradotto con “Essere Supremo”. La figura di quest’uomo che visse tra l’XI ed il XII secolo è intrisa di leggende e nel corso dei secoli stuoli di pellegrini etiopi, kenioti e somali hanno venerato il santuario posto nel luogo dove egli visse. La figura principale qui è lo sceicco, discendete diretto del grande santo, lo Sheik Umet, il capo spirituale della comunità che risiede in una semplice casa tradizionale adiacente all’ingresso della moschea. È un interessante e mistico personaggio che illustra le storie e le leggende e nei momenti rituali ha il capo ricoperto da un copricapo di perline colorate e tiene nelle mani diversi simboli, tra cui la preziosa spada appartenuta al santo sufi. Ci si reca alla moschea (in tutto il perimetro si va a piedi scalzi), che ha le pareti bianche intonacate da un gesso che i fedeli si spalmano sul viso, e contiene la tomba di Sheik Hussein, della figlia e di tutti i suoi discendenti. Qui c’è un laghetto (lo Zemzem) la cui acqua, anche se decisamente poco pulita, è considerata santa: i fedeli la raccolgono e la bevono per curarsi e a volte si immergono; all’intorno vi è un cimitero e sotto le arcate esterne dimorano molti pellegrini, i cui volti spesso hanno un richiamo decisamente biblico e trasmettono un senso di ascesi. Le numerose leggende che rendono così vivo ed affascinante il celebre sufi sono rievocate oralmente e sono oggetto dei canti religiosi, in particolare il santo viene venerato con gli inni “Baahro”, un termine che deriva dalla parola araba “Bahar”, utilizzato dagli Arsi con il significato di “mare” inteso come “potenza della natura”, una qualità attribuita al santo, che ne indica la generosità e la benevolenza. Ascoltare i canti è affascinante anche per la loro forza, alimentata dall’ardente fervore religioso dei pellegrini, al ritmo incalzante dei tamburi, con il battito delle mani e le grida delle donne; in diversi momenti sono condotti personalmente dello Sheik Umet. Alla sera poi molti fedeli si riuniscono ballando al ritmo dei tamburi e del battito delle mani, inneggiando al grande santo. Per chi ha un minimo di empatia, è molto bello ricevere il saluto dei pellegrini, sia uomini che donne, che in particolar modo nell’area sacra attorno e dentro la moschea, stringono le mani al visitatore baciando il dorso della mano, un gesto che si reciproca e si fa da una a tre volte, reso ancor più forte a volte dal tocco delle spalle, il tipico saluto etiope, ed anche, spesso, da un forte abbraccio. Lo stesso Sheik Umet a volte benedice così gli ospiti. È molto interessante anche la visita del villaggio, dove si trovano le tombe dei genitori del santo, giunti qui dall’Arabia; buona parte delle case ha il tetto fatto di zolle d’erba, che fornisce una buona coibentazione.
8°g. 21/2 Sheik Hussein – Asebe Teferi (Asba Littoria)
Nella mattina è possibile fare un’ultima visita alla piazzetta antistante la moschea, per ammirare ancora una volta lo sceicco che conduce gli inni e le preghiere. Si lascia quindi, forse a malincuore, questo luogo sospeso nel tempo seguendo un tracciato in direzione nord che porta ad Asebe Teferi, circa 270 km che richiedono circa 7 ore di viaggio. Nella parte iniziale si gode di paesaggi bellissimi superando le gole formate dal fiume Wabe Shebele, che nasce tra le montagne di queste regioni e fluisce nell’Oceano Indiano. Si attraversano molti villaggi Oromo giungendo in aree più antropizzate e superando alcune cittadine, tra cui Gelemso, dove sta arrivando la strada nuova. Superato un passo (circa 2400 mt) si arriva ad Asebe Teferi (1800 mt), dove si alloggia e si cena presso il Kebise Lodge.
9°g. 22/2 Asebe Teferi – Harar
Si parte in direzione est per la cittadina musulmana di Harar, posta a 1885 mt sull’altopiano, che dista da qui circa 250 km, approssimativamente 5 ore di viaggio. Cena e pernottamento presso l’hotel Ras
10°g. 23/2 Harar
Considerata tra le principali città sante dell’Islam, con tre moschee che risalgono al X secolo, Harar è stata il centro di un regno indipendente dal X secolo fino al 1886. E’ circondata da mura secolari con 5 porte originali, divenute 7 nel 1889 durante il regno di Menelik; nella parte vecchia la maggioranza degli abitanti è di etnia Harari. Tra le mura vi sono circa 5000 abitazioni, spesso dipinte con bei colori pastello, che ospitano 40.000 persone; nel centro si trova una piazzetta circolare da cui si diramano le strade che confluiscono verso le diverse porte. Molta della vita quotidiana si svolge all’aperto, e passeggiare per le viuzze offre un’esperienza interessante di questo mondo, dove si riscontra una tranquilla disponibilità e simpatia per gli stranieri – si pensi che qui in tempi non lontani i non islamici non potevano neppure mettervi piede! Ci si reca alla casa del poeta francese Rimbaud ed ai mercati, si visita la chiesa ortodossa di Medane Alem, eretta da Menelik II, al cui interno sono conservate molte opere d’arte religiosa, ed il palazzo dove risiedeva; e capita spesso anche di essere invitati in una casa tradizionale. In serata si potrà assistere al tradizionale rito dello sfamare le iene: un uomo offre da magiare, a volte porgendolo dalle proprie mani, a questi impressionanti e feroci animali, che in questa occasione si possono osservare da molto vicino e … senza nessuna barriera!
11°g. 24/2 Harar – Dire Dawa – Addis Abeba
Nel corso della mattina ci si reca nella città vecchia al mercato di kefira, che raccoglie persone di diverse etnie, tra cui gli Oromo, quella più popolosa. Sono agricoltori che portano qui i prodotti della propria terra, a cui si aggiungono pastori Afar e Somali che vengono con i loro animali. Ci si reca quindi all’aeroporto di Dire Daua, che dista 60 km da Harar, circa un’ora di strada: questa cittadina fu fondata nel 1902 come stazione per la città di Harar lungo la ferrovia Addis Abeba – Gibuti costruita dai francesi. Il volo per Addis Abeba parte alle 15.30 con arrivo alle 16.30 (orari da confermare). All’arrivo è in attesa dei partecipanti il corrispondente locale di Amitaba; ci si trasferisce presso l’hotel Jupiter dove alloggia chi prosegue con l’estensione e dove vi sono alcune stanze a disposizione per rinfrescarsi per chi rientra in Italia. Si cena in un ristorante tipico che offre uno spettacolo folcloristico e chi rientra si reca quindi in aeroporto per l’imbarco sul volo di rientro.
PER CHI RIENTRA
12°g. Lunedì 25 febbraio, volo di rientro
Il volo della Ethiopian Airlines parte alle 0.05 per Roma Fiumicino con arrivo alle 4.30. Il medesimo aviogetto prosegue quindi per Milano Malpensa, dove atterra alle 6.55.
ESTENSIONE: DESERTI DEL GIBUTI
12°g. 25/2 Addis Abeba – Gibuti – Lago Abbe
Il volo della Ethiopian Airlines per Gibuti parte alle 9.05 con arrivo alle 10.20; Gibuti è un importante porto sul Mar Rosso, l’unico sbocco al mare per l’Etiopia e strategico punto di presidio militare per diverse potenze occidentali. Qui sono in attesa dei partecipanti la guida locale con le jeep con cui si parte direttamente dall’aeroporto. Si segue la strada che porta verso l’Etiopia, dove transita tutto il traffico dei rifornimenti che provengono dai porti di Gibuti e vanno ad Addis Abeba, che da qui dista circa 900 km. Si lascia la strada asfaltata a Dikhil prendendo la pista che attraversa alcuni villaggi Afar, l’etnia di pastori che popola questa remota regione, arrivando al lago Abbe nel pomeriggio. Man mano che ci si addentra nel deserto si vedono spesso le gazzelle ed anche struzzi, grossi facoceri e diversi tipi di volatili; è più difficile avvistare le volpi o gli sciacalli. L’area gibutiana del lago (una parte è in territorio etiope) presenta spettacolari formazioni di sabbia e calcare alte fino a 50 mt, i resti di antichi camini vulcanici che fino al 1950 erano sommersi dalle acque del lago (lo sfruttamento in territorio etiope delle acque di immissione lo ha poi quasi prosciugato). Queste costruzioni dalle forme più incredibili sono molto fragili, tranne dove le colonie di batteri solidificano la loro superficie esterna; in diversi punti affiorano anche acque calde. E’ un paesaggio molto suggestivo, specialmente al tramonto ed all’alba; si alloggia e si cena presso il Campement Touristique, dove gli alloggi sono piuttosto rudimentali ma vi sono servizi disponibili comuni e vi è un ristorante; da qui la vista sul deserto, i camini ed il lago è indimenticabile.
13°g. 26/2 Lago Abbe – Canyon di Dimbya – Lago Assale – Tagiura (Sabbie Bianche)
Dopo aver passeggiato all’alba nell’ambiente surreale dei camini vulcanici si parte per il Golfo di Goubet, punto più occidentale del Golfo di Tagiura. Si rientra fino a Dikhil e da qui si segue per un tratto la strada principale che torna verso Gibuti, per lasciarla in direzione nord arrivando, attraverso una regione di desolate rocce nere formate dalle colate laviche, al canyon di Dimbya. Questo spettacolare intaglio profondo 466 mt è parte della grande frattura del continente africano; in questo punto i geologi hanno calcolato che la grande faglia si sta aprendo alla velocità di ben 2 cm all’anno, un valore che per i movimenti tettonici è altissimo. Nella grande baia che si ammira più oltre, il Golfo di Goubet, emergono “l’Isola del Diavolo” ed un piccolo vulcano, mentre a nord si apre la panoramica sul lago Assale. Il paesaggio è magnifico, tra colate di lava nera ed il blu del mare. La discesa verso il lago Assale porta fino a quota – 154 mt, il punto più basso del continente africano; le sfumature di colore delle acque con i contorni di cristalli di sale sulle rive rendono il luogo decisamente magnifico. Il contenuto salino dell’acqua è elevatissimo: un litro contiene 300 grammi di sale, la concentrazione naturale più alta che si conosca sulla Terra. Si prosegue quindi per Tagiura, scavalcando una serie di monti coperti di colate laviche con bei panorami sia sul golfo che sul lago Assale, in un ambiente assolutamente primordiale; raggiunta la costa la si segue verso est fino alla piccola cittadina, dove si alloggia presso il semplice l’Hotel du Golfe, sulla riva del mare.
14°g. 27/2 Sabbie Bianche – Vulcano Arbukoba – Gibuti
Si raggiunge con i fuoristrada la baia de “Le sable blanc”, dove a pochi metri dalla spiaggia si può nuotare tra i coralli. Ci si rilassa qui per un po’ e si torna poi a Tagiura; dopo pranzo si inizia il viaggio di rientro per Gibuti, che da qui dista circa 180 km, tutti di strada asfaltata. Arrivati tra il golfo di Goubet ed il lago Assale (sul percorso si hanno visuali splendide di entrambi) con una deviazione si entra tra le colate laviche che testimoniano la grande eruzione del 1978; si esplora la zona, dove vi sono anche diversi tunnel nella lava e si osservano emissioni sulfuree in alcuni punti. Con una breve passeggiata si sale sul cono vulcanico di Arbukoba, il punto da dove sgorgò la maggior quantità di lava; la visuale è grandiosa, con una serie di coni lavici minori all’intorno ed il lago Assale che regala un’indimenticabile panorama a nord. Si prosegue ripassando ai margini del canyon di Dimbya, e, raggiunta la strada che proviene dall’Etiopia, la si segue verso est arrivando a Gibuti, dove si alloggia presso l’hotel Residence de l’Europe nella parte storica di Gibuti. La parte vecchia è rilassata e piacevole da visitare, con un gran numero di persone sedute all’aperto tra strade con edifici coloniali ed il mercato, molto viva in particolare nelle ore della sera.
15°g. 28/2 Gibuti – Addis Aneba e volo di rientro
Tempo a disposizione per visitare la città; per chi lo desidera, vi è la possibilità di organizzare un’escursione in barca alle isole del golfo di Tagiura, dove si trovano i coralli e spesso si avvistano le tartarughe. Il volo della Ethiopian Airlines per Addis Abeba parte alle 19.00 con arrivo alle 20.05. Qui si rimane nell’area di transito dell’aeroporto in attesa dell’imbarco sul volo di rientro.
16°g. Venerdì 1 marzo, arrivo a destinazione
Il volo della Ethiopian Airlines parte alle 0.05 per Roma Fiumicino con arrivo alle 4.30. Il medesimo aviogetto prosegue quindi per Milano Malpensa, dove atterra alle 6.55.
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Ragazze etiopi a Lalibela
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L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.
Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.