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Etiopia


Surma, Valle dell’Omo, Bale e Sheick Hussien

Estensione iniziale: la Rotta Storica; estensione finale: Las Geel e Gibuti


Ragazzi Surma

Sheick Hussien

Parco di Bale

Area del lago Abbe

Celebrazioni a Sheick Hussien

PARTENZA
18/02/2018
RITORNO
08/03/2018
PRE-ESTENSIONE
10/02/2018
ESTENSIONE
13/03/2018
2a ESTENSIONE
DURATA
19 – 33 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Questa spedizione esplorativa è stata messa a punto con grande attenzione per creare un percorso intenso, assolutamente autentico, che possa essere annoverato tra le grandi esperienze di una vita. Dopo una prima parte opzionale (che prevede la visita delle parti storiche dell’altopiano etiope con Axum, il Parco del Simien, Gondal, il lago Tana con le isole sacre e le cascate del Nilo) si raggiunge la parte meridionale del Paese per un incontro con le realtà tribali e si giunge al remoto mausoleo del grande santo sufi Sheick Hussien quando si svolge il pellegrinaggio annuale. Arrivati alla città santa di Harar si potrà poi decidere se rientrare o seguire un’ulteriore avventurosa estensione.

Un popolo senza educazione è come cibo senza sale.
  • Addis Abeba
  • Axum
  • Debark
  • kosoye
  • Gondar
  • Bahar Dar
  • Addis Abeba
  • Gimma
  • Bonga
  • Kibish
  • Turmi
  • Konso
  • Yabelo
  • Neghele Borana
  • Sof Omar
  • Sheick Hussien
  • Asebe Teferi (Asba Littoria)
  • Harar
  • Hargeisa
  • Berbera
  • Gibuti
  • Lago Abbe
  • Lago Assale
  • Tagiura

 Presentazione del viaggio


(Per le tappe dell’estensione iniziale, si veda Etiopia: Rotta storica)

Completata l’estensione iniziale (opzionale) si parte per il sud, dove si pongono i primi campi tra le genti Surma e nel Parco dell’Omo, condividendo la vita di alcuni villaggi e, man mano che ci si sposta in direzione orientale per arrivare alle montagne del Bale, si scopre uno spettro ampio e piuttosto approfondito delle popolazioni che rendono così speciale quest’area del mondo. Oltre all’incontro coi Surma ci si avvicina agli Oromo, Kefficio, Benci, Dizi, Niangatom, Karo, Hamer, Konso, Borana, Arsi ed Harari oltre a gruppi nomadici anche somali. Ogni etnia ha lingua, tradizioni e caratteristiche diverse, nonostante popolino aree situate a distanze piuttosto brevi le une dalle altre, un fatto questo strabiliante e non facilmente spiegabile. Il contesto naturale che forma i loro habitat sarebbe anche solo di per sé un motivo assolutamente appagante per un viaggio; si visitano diversi Parchi Nazionali ed aree protette tra foreste, savane, grotte, altopiani, catene di altissime montagne (oltre i 4000!), fiumi e gole.

Superati i monti del Bale si arriva sugli altopiani sud orientali, anche questa una regione selvaggia con aree nomadiche, per seguire il momento culminante di un pellegrinaggio sufi che ha reminescenza decisamente bibliche, anche per i costumi ed i volti delle persone, che si svolge nel luogo dove tra il X e l’XI secolo visse Sheick Hussien. Per la ricorrenza vi si radunano genti della regione ed un gran numero di pellegrini giunti per celebrare la memoria del santo cantando gli inni sacri al ritmo dei tamburi: un momento magico in particolare alla sera, quando si riesce a percepire la forza spirituale di un Islam antico, libero dalle costrizioni medievali imposte dai sunniti.
Da qui si prosegue per la città santa di Harar, un vero gioiello per la sua peculiare conformazione architettonica, ottimamente preservata, da dove si potrà rientrare ad Addis Abeba o proseguire per il Somaliland e il Gibuti.

L’estensione finale porta a Las Geel, il sito di arte rupestre recentemente rilevato ed ora considerato tra i più interessanti dell’Africa, e fino alla costa del Somaliland a Berbera; quindi nel Gibuti per ammirare la Dancalia meridionale coi laghi Abbe (famoso per i camini calcarei di origine vulcanica) e Assale (ben 120 mt sotto il livello del mare, se pur a poca distanza dall’oceano), il golfo di Goubet, i litorali dove le sabbie si mischiano alle colate nere della lava e così via.

NB: per la partecipazione a questa parte si leggano le note specifiche.

NOTA TECNICA

Gran parte del viaggio si svolge al di fuori dei circuiti turistici, ed è adatto a viaggiatori con spirito di adattamento che sappiano rinunciare alle abituali comodità. Nell’estensione iniziale si utilizzano strutture alberghiere e servizi di livello europeo. Per la parte principale del viaggio sono necessari in tutto otto campi mobili, prima tre e poi cinque consecutivi. Amitaba fornisce il materiale da campeggio, salvo il sacco lenzuolo o il sacco a pelo, inclusa l’attrezzatura da cucina; il cibo nei campi è preparato da un nostro cuoco. Le altre sistemazioni per questa parte variano di qualità e comunque si utilizzano le migliori disponibili. Per l’estensione finale, il cui tratto che si svolge in Somaliland esige una manleva scritta inerente la responsabilità sull’esecuzione del medesimo a favore di Amitaba, si utilizzano strutture alberghiere che possono richiedere una certa capacità di adattamento ed un campo fisso.
In merito ai trasporti, per la parte principale si utilizzano veicoli 4×4, tipo Toyota Landcruiser, Mitsubishi o simili; un pulmino nella parte iniziale e le jeep per l’escursione nel Parco di Simien; veicoli 4×4 in Somaliland e Gibuti.
Il clima nell’arco del viaggio varia molto, si attraversano diverse regioni temperate ed aree dove si possono avere oltre 30°C, in particolare nel Gibuti; mentre nel parco del Simien è normale avere anche solo 10 gradi ed il punto più freddo è nel parco di Bale, dove si pone un campo in alta quota (quasi 4000 metri) e non si escludere lo zero termico. Ci si aspetta un clima generalmente secco, ma non possono essere escluse piogge in particolare nelle aree montane.
Come attrezzatura è importante portare un sacco lenzuolo e un sacco a pelo che sia adatto al campo alto nel parco del Bale (si consiglia un gradiente di comfort da -5 a zero gradi; può essere utile anche una zanzariera, in particolare per chi si reca al lago Abbe in Gibuti, oltre ai soliti repellenti. È necessario essere abbigliati per temperature più basse nelle zone di montagna, si consigliano le giacche antivento ed acqua usate nei trekking e dei pile, e scarpe adatte ai percorsi a piedi su terreni anche sassosi, oltre ad un copricapo e occhiali da sole.

 Programma del viaggio


ESTENSIONE INIZIALE: LA ROTTA STORICA 

(Per maggiori dettagli, vedi programma completo Etiopia: La rotta storica)

1°g.    Sabato 10 febbraio, partenza per Addis Abeba 
Per raggiungere Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, si possono scegliere diverse compagnie aeree; se si vola con la Ethiopian Airlines si ha il vantaggio di un prezzo più basso per i voli interni nel corso del viaggio. Con Ethiopian la partenza da Milano Malpensa è alle 20.15 e da Roma Fiumicino alle 22.45 (è lo stesso aereo che fa scalo).

2°g.    11/2 Addis Abeba – Axum  
L’arrivo ad Addis Abeba è alle 6.35, dove è in attesa dei partecipanti la guida locale. Nella mattina si visita la città, il cui nome significa “Nuovo fiore”; ci si reca al Museo Nazionale interessante sia per i reperti sabei, che testimoniano lo scambio culturale tra l’altopiano etiopico, la costa eritrea e la Penisola Arabica, sia per i suggestivi abiti indossati un tempo dalle alte cariche dell’Impero, ma soprattutto per Lucy, il piccolo scheletro ritrovato negli anni ‘70 nella valle dell’Awash e appartenente ad un ominide, l’Australopithecus Afarensis, vissuto tre milioni e mezzo circa di anni fa (popolarmente conosciuto come “Lucy”). Si visita anche il Museo Etnografico, che ospita una splendida collezione di strumenti musicali, di croci copte e le stanze con gli arredi dove abitò l’imperatore Hailè Selassiè. Si parte quindi in volo per Axum (14.40 – 16.00, orari da confermare), situata nella regione dell’altopiano del Tigray nella parte più settentrionale del Paese a circa 2100 mt di quota; giunti a destinazione ci si accomoda presso l’hotel Sabean e si fa un primo giro in città. La cena è in albergo.

3°g.    12/2 Axum  
Giornata dedicata alla visita dei luoghi e monumenti della città: la tomba di Kaleb, su un promontorio che domina da lontano la piana della battaglia di Adua e gli avvallamenti verso l’Eritrea, e il  sottostante ‘bagno della regina di Saba’; il Parco delle Stele, con i monoliti grezzi o scolpiti, eretti o crollati, ancora circondati da molti interrogativi; il complesso della Chiesa di Emda Mariam Sion, posta di fronte al Parco delle stele, che custodisce in un’apposita cappella, secondo la credenza dei fedeli, l’Arca dell’Alleanza trafugata a Gerusalemme da Menelik I al tempo del Re Salomone; il piccolo museo, che ospita reperti legati alla tradizione storica e religiosa; le rovine del Palazzo della Regina di Saba, ai margini della cittadina.

4°g.    13/2 Axum – Debark  
Si parte al mattino presto, prendendo una buona strada di montagna che consente di raggiungere il Parco Nazionale dei Monti Simien, situato a sud ovest di Axum, con un percorso che offre grandi panorami sulla valle dello Shirè. È un susseguirsi di ripide discese e vertiginose salite fino al ponte di ferro sul fiume Tacazzè, ornato dea alcuni grandi baobab, e sul cui versante opposto si noteranno gli alberi dell’incenso. Nel tardo pomeriggio arrivo  nella cittadina di Debark situata a circa 2800 metri di quota, dove si fanno i permessi  per  l’ingresso al Parco del Simien. Sistemazione presso il semplice hotel Sona per il pernottamento e la cena; la tappa è di 280 km circa ed impegna approssimativamente per 7 ore.

5°g.    14/2 Debark – Parco del Simien – Kosoye  
Si lascia la cittadina di Debark verso est attraverso pittoreschi paesaggi ondulati dove pascolano grandi mandrie arrivando all’ingresso del Parco, dove inizia la strada sterrata; il complesso territorio del Semien è l’area montagnosa più importante d’Etiopia con cime di oltre 4000 metri, un santuario naturalistico oggi protetto per i suoi paesaggi – gole profondissime, dirupi e falesie vertiginose – e la flora e fauna endemiche. Qui con i fuoristrada si effettua un’escursione all’interno del parco toccando un’altitudine massima di circa 3600 mt, con soste panoramiche e possibilità di cogliere, in gruppi talvolta numerosi, i famosi ” babbuini Gelada”, anche conosciuti come ” scimmia leone” per la foltissima criniera del maschio. Si torna quindi a Debark e si prosegue verso sud est arrivando a Kosoye (60 km Debark); sistemazione presso il Kosoye Ecolodge, situato in una panoramicissima posizione al bordo dell’altopiano a circa 2900 metri di quota, dove si consuma anche la cena.

6°g.    15/2 Kosoye – Gondar  
Proseguimento per Gondar (35 km), che sorge a 2300 metri in una bella posizione geografica. Prima di giungere nella cittadina si sosta al villaggio di Wolleka, dove risiedono ancora alcuni etiopi di religione ebraica, noti per essere esperti artigiani (la maggior parte di loro si trasferì in Israele nel corso degli anni ‘80).  Fondata  nel 1635 dall’imperatore Fasilidas, gode di un clima mite tutto l’anno e riserva al visitatore la peculiarità di una cittadella imperiale murata edificata in uno stile che ricorda le costruzioni medioevali portoghesi nel cuore dell’altopiano etiopico. Si visitano la Cittadella Imperiale dove sorgono diversi palazzi di cui il più antico, restaurato dall’Unesco, fu costruito dall’imperatore Fasiladas. La chiesa della Trinità (Debre Berhan Selassie), posta al centro di una cinta di mura ornate da torri, mirabilmente affrescata con decorazioni che ornano anche l’intero soffitto a cassettoni rappresentando i visi di cherubini, un mirabile, splendido esempio dell’arte figurativa etiopica del Seicento. I bagni di Fasilidas, sul cui perimetro si innalzano alberi plurisecolari con il palazzetto, una seconda dimora dell’imperatore, costruito al centro di una grande vasca (oggi viene riempita d’acqua solo una vola l’anno nella ricorrenza del battesimo di Gesù che si celebra in Etiopia il 18 gennaio). Si completano le visite con il complesso di Kusquam, con i resti del palazzo dell’imperatrice Menteweb, un piccolo museo e la chiesa (rifatta ma comunque non visitabile) circondata da mura circolari che creano uno spazio di grande tranquillità e pace. Sistemazione presso l’AG hotel e cena in un ristorante tipico.

7°g.    16/2 Gondar – Bahar Dar  
Si parte per Bahar Dar, la cittadina situata a meridione del grande lago Tana; si percorrono circa 180 km verso sud in approssimativamente 3 ore di strada  asfaltata. Una trentina di chilometri prima dell’arrivo una breve deviazione porta al villaggio di Awra Ambra, dove si viene accolti da una guida del villaggio che conduce una visita con cui si scoprono alcuni aspetti dell’interessante esperimento comunitario in corso da parecchi anni, con i ruoli di uomini e donne paritetici ed una cura amorevole dei bisognosi; tra le attività del villaggio vi è anche la tessitura e si possono acquistare i loro prodotti a prezzi molto convenienti. Giunti a Bahar Dar (1830 mt di quota), ossia “la porta del mare”, una piacevole cittadina sulle sponde del lago Tana, ci si accomoda presso l’hotel Jarcanda e si pranza. Nel pomeriggio con un’escursione ci raggiungono le cascate del Nilo Azzurro, circa 30 km a sud ovest della cittadina; qui si segue un sentiero che supera un vecchio ponte e risalendo il colle sul lato opposto conduce di rimpetto alle cascate, una visuale molto bella in un ambiente bucolico. Superato il ponte sospeso si arriva fin sotto alla caduta d’acqua, e per tornare si continua lungo i campi prendendo poi una barchetta con cui attraversa il fiume. Rientrati, si consuma la cena in hotel.

8°g.    17/2 Bahar Dar: Lago Tana  
Nel 1500, incalzati dalle incursioni musulmane, i religiosi cristiani etiopi sentirono la necessità di trovare luoghi nascosti e protetti per proteggere testi sacri e tradizioni religiose che avrebbero rischiato di essere cancellate; le isole del vastissimo (ma poco profondo) lago Tana divennero così rifugio di eremiti e sacerdoti che vi fondarono una serie di monasteri, di cui alcuni sono autentici scrigni d’arte. Si esplora il meglio di questi tesori navigando nella dolce natura del lago alla scoperta delle chiese più significative, dove si ammirano commoventi cicli pittorici. Lasciando Bahar Dar si entra per un breve tratto lungo il Nilo Azzurro, che sgorga dal grande lago, dove spesso è possibile avvistare gli ippopotami. Si raggiunge con circa due ore di navigazione l’isola di Dek, la più grande del lago, per la visita della chiesa di Narga Selassie, costruita al tempo della regina Mentwab, che presenta una pianta circolare in pietra con una serie di arcate che ne disegnano il perimetro all’interno di una cinta di mura fortificate. L’atmosfera è speciale e gli affreschi di bellezza formidabile. Si torna quindi in direzione sud approdando alla penisola di Zeghie dove con una tranquilla passeggiata di circa 15 min tra la vegetazione tropicale, lungo un comodo sentiero che negli anni si è trasformato in un tranquillo mercatino (qui giungono infatti più turisti) si raggiunge Ura Kidane Meheret, uno dei più antichi monasteri del lago Tana. Le mura circolari della chiesa sono finite in modo tradizionale con un impasto ben levigato di fango e tec, il principale cereale della regione, e l’interno stupisce per gli affreschi, che anche qui rappresentano l’iconografia classica del cristianesimo etiope; nei pressi vi è anche un piccolo museo e … una casa tradizionale dove si produce, e beve, la birra locale. Completata l’escursione si rientra a Bahar Dar.

9°g.    18/2 Bahar Dar – Addis Abeba  
Nel corso della mattina si fa una visita in città e si raggiunge un punto panoramico. Il volo della Ethiopian per Addis Abeba parte alle 13.00 con arrivo alle 14.00 (orari da confermare). Giunti nella capitale ci si accomoda presso l’hotel Caravan dove si hanno a disposizione delle stanze e si cena in un locale tipico.

PROGRAMMA PRINCIPALE: SURMA, VALLE DELL’OMO, BALE E SHEICK HUSSIEN

PARTENZA PER CHI SEGUE SOLO QUESTA PARTE

1°g.    Domenica 18/2, partenza per Addis Abeba 
Per raggiungere Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, si possono scegliere diverse compagnie aeree; se si utilizza la Ethiopian Airlines si ha il vantaggio di un prezzo più basso per i voli interni utilizzati nel corso del viaggio. Con Ethiopian la partenza da Milano Malpensa è alle 22.50 e se si parte da altre città italiane si utilizzano dei voli in connessione su Malpensa.

PROGRAMMA COMUNE

2°g. o 10°g. – 19/2 Addis Abeba  
L’arrivo ad Addis Abeba è alle 7.00, dove è in attesa dei partecipanti la guida locale. Si raggiungono presso l’hotel Caravan il capogruppo italiano ed i compagni di viaggio che hanno seguito l’estensione iniziale, dove le stanze vengono assegnate dalle 12.00 o, se disponibili, anche prima; nella giornata di oggi vengono eseguite dal nostro corrispondente le pratiche necessarie al rilascio dei permessi per chi si reca in Somaliland, che richiedono di esibire il passaporto (NB: si ricorda che l’accesso in Somaliland non è coperto dal “Contratto di viaggio” e dalle assicurazioni, come meglio specificato nella sezione appropriata). Oggi si visita la città di Addis Abeba cominciando subito dopo la colazione con un programma che nella parte iniziale è uguale a quello dell’11/2 (Museo Nazionale e Museo Etnografico) a cui poi si aggiunge la visita della Cattedrale della Santissima Trinità, dove riposano le spoglie di figure illustri della storia etiope, tra le quali spicca naturalmente quella dell’ultimo imperatore, Haile Sellassie. Chi ha già seguito il programma dell’11/2 potrà saltare la parte iniziale.

3°g. o 11°g. – 20/2 Addis Abeba – Gimma – Bonga  
Il volo della Ethiopian per Gimma parte alle 9.00 con arrivo alle 9.55 (orari da confermare). Questa cittadina a sud ovest della capitale è il capoluogo della regione Kefa, patria del caffè del tipo “arabica”; qui la popolazione principale è costituita dagli Oromo, il gruppo tribale più numeroso del Paese che è suddiviso in dodici sottogruppi e conta ben 200 clan diversi. All’aeroporto sono in attesa gli autisti con i mezzi fuoristrada con a bordo l’attrezzatura necessaria. Si parte proseguendo in direzione sud ovest per Bonga attraversando una delle poche foreste pluviali dell’Etiopia: in questa regione ha avuto origine il caffè ed ancora oggi esistono alcune qualità di caffè selvatico che si cerca di proteggere. Giunti a Bonga ci si reca a visitare un villaggio Kefficio, l’etnia predominante in questa zona, dove si vedono anche gli alberi di caffè selvatico. Si rientra quindi a Bonga dove  si pernotta presso la Guest House di Bonga.

4°g. o 12°g. – 21/2 Bonga – Kibish  
Il viaggio prosegue per Mizan Teferi, 116 km a sud ovest, attraverso paesaggi verdi e grandi coltivazioni di tè; qui si sosta all’ufficio del turismo della regione per ritirare i permessi necessari per viaggiare nella regione dei Surma. Si prosegue quindi verso sud lasciando alle spalle le grandi piantagioni di caffè e la bellissima foresta di Bebeka abitata dalla popolazione Benci arrivando alle montagne alte fino a 2500 mt che circondano la valle del fiume Kibish quasi a semicerchio abitate dalla popolazione Dizi. La strada è asfaltata fino a Dima (circa 210 km), nei pressi del confine col Sudan del Sud; da qui si procede in direzione sud est entrando nel territorio dei Surma nelle valli del fiume Kibish, affluente dell’Omo, l’area dei loro insediamenti; si  arriva nel tardo pomeriggio in un piccolo villaggio, dove si pone il primo campo (si sosta a Tulgic o a Kibish, che sono separati da un passo). La tappa di oggi è di circa 280 km, approssimativamente 7 ore di viaggio.

5°g. o 13°g. – 22/2 Kibish (villaggi Surma)  
In questa giornata si effettuano delle escursioni a piedi alla scoperta dei villaggi Surma nei dintorni del Kibish. I Surma sono allevatori di vacche e capre e sono rimasti chiusi, più ancora delle popolazioni vicine, in un secolare isolamento. Alti e snelli, con i caratteri tipici dei popoli nilotici, sono divisi in tre principali clan: Suri, Chai e Tirma, con altri sottoclan più piccoli. Con i Mursi, che risiedono nella valle dell’Omo, fanno parte di quell’ormai sparuto gruppo di etnie le cui donne portano ancora il piattello labiale, tondo presso i Mursi, tondo, triangolare o trapezoidale presso i Surma. L’arte corporale riveste molta importanza: la decorazione è ottenuta spalmando sul viso e sul corpo un impasto di acqua e caolino sul quale vengono tracciati con le dita segni seguendo moduli decorativi che cambiano di volta in volta. Un’altra peculiarità dei Surma è la pratica del “donga”, il combattimento rituale con i bastoni che i Suri praticano dopo la stagione delle piogge quando si confrontano due o più duellanti con lo scopo di dimostrare il proprio valore alle ragazze nubili. Nel pomeriggio rientro al campo.

6°g. o 14°g. – 23/2 Kibish – Parco dell’Omo  
Ci si sposta ad est arrivando al Parco Nazionale dell’Omo; è il più grande del Paese e si estende a ovest del fiume Omo. La sua fama nasce dalla presenza dello Swaynes Hartebeest (Alcelaphus Buselaphus Swayner), un’antilope endemica dell’Etiopia in pericolo di estinzione. Con un po’ di fortuna si riuscirà ad avvistarla, oltre ai piuttosto rari esemplari della grande fauna selvatica: bufali, elefanti, giraffe, ghepardi, leoni, zebre, orici. Sistemazione al campo.

7°g. o 15°g. – 24/2 Parco dell’Omo – Karo – Turmi  
Si lascia il Parco Nazionale dell’Omo in direzione di Kangaten e con due ore circa di percorso si raggiungono le terre abitate dai Niangatom, un popolo di lingua nilo-sahariana che vive sulle sponde occidentali del fiume Omo, dove si visita un loro tipico villaggio. Attraversato il fiume si prosegue per i territori dei Karo, raggiungendo dopo un bel tratto di savana sabbiosa costellata di acacie e giganteschi termitai un loro villaggio che si affaccia su una spettacolare ansa del fiume Omo; gli abitanti ne coltivano le sponde con l’abbassarsi del livello delle acque. Questa interessante etnia fa parte del ceppo a cui appartengono anche gli Hamer ed i Benna, l’ornamento più vistoso delle donne è rappresentato dall’intreccio di numerose collane costruite con i materiali più disparati, mentre gli uomini si dipingono il corpo con linee bianche di cenere ed impugnano la lancia, fedeli all’antico rituale di preparazione alla caccia o alla guerra. Si continua il viaggio arrivando a Turmi, dove si alloggia e si cena presso il Busca Lodge; oggi si percorrono circa 215 km impiegando approssimativamente 5 ore.

8°g. o 16°g. – 25/2 Turmi – Regione degli Hamer – Konso  
Nel corse della mattina si visitano dei villaggi Hamer; si percorrono piste che si snodano in un ambiente di savana punteggiata da acacie, a cui fanno da sfondo, in lontananza, le montagne. Gli Hamer sono uno dei gruppi etnici più curati dal punto di vista estetico; le donne usano acconciarsi i capelli in deliziosi caschetti ottenuti arricciando le ciocche con argilla mescolata a burro o grasso di animale, portano collane di conchiglie cauri e indossano un tipico gonnellino in cuoio orlato con borchie metalliche ed anelli di ferro. L’ornamento caratteristico delle donne da sposare consiste in una visiera metallica detta “kallè”, le donne sposate si distinguono invece per il massiccio collare in ferro. Si prosegue quindi per Konso, che dista da Turmi 4 ore circa di strada in direzione nord est; arrivo e sistemazione presso il Kanta lodge – la quota qui è di 1650 mt. I Konso sono un popolo sedentario insediato in un ambiente collinare e pietroso che utilizza villaggi frazionati e protetti da muri di pietra a secco, gli stessi che delimitano e sostengono i complicati terrazzamenti agricoli; si visitano alcuni villaggi. Ci si reca a visitare la “reggia” del capo dei nove clan dei Konso, costituita da un denso complesso di capanne tradizionali, che includono la capanna della mummificazione, una procedura che era riservata solo ai re dell’etnia; nei pressi vi sono le stele di legno che segnano i punti dove vennero deposti i resti mummificati dei vecchi re. Si cena nel Lodge.

9°g. o 17°g. – 26/2 Konso – Yabelo  
Ci si reca a Gamole, un tipico villaggio dei Konso che è ora diventato un sito del Patrimonio Mondiale Unesco: cinto da mura e densamente abitato, offre unbello specchio della realtà tradizionale di questo popolo. Ci si reca quindi al mercato di Konso, punto d’incontro di tutte le persone del luogo. Dopo pranzo si parte verso sud est per Yabelo: qui il fiume Sagan segna il confine tra le terre dei Konso e dei Borana. Ci si inoltra in un’area caratterizzata da un bel paesaggio di savana con acacie ad ombrello e alti termitai di terra rossa: è la terra dei Borana, un popolo di allevatori che appartiene alla grande famiglia degli Oromo. A Yebelo (1800 mt) si prende alloggio presso un albergo locale, il Yebelo Motel.

10°g. o 18°g. – 27/2 Yabelo – El Sod – Neghele Borana  
Partenza per Neghele Borana; si segue verso sud la strada che proviene da Addis Abeba e porta in Kenia oltrepassando Doboluk. Lasciata la strada principale si raggiunge il cratere di El Sod (1400 mt), nella cui profondità si trova un lago nero dove gli abitanti del luogo raccolgono il sale che poi trasportano fino al bordo del cratere utilizzando gli asini. La discesa richiede circa 30 minuti, sono circa 200 metri di dislivello. Sul fondo è interessante vedere il faticoso e poco remunerato lavoro dei giovani uomini che vengono qui quotidianamente, la risalita è più faticosa, ed è da evitare nelle ore più calde – ma è sempre possibile tornare su per una, cifra da contrattare, a cavallo d’asino! In quest’area si trovano anche le ‘fonti che cantano’ – così chiamate perché la raccolta dell’acqua è eseguita con caratteristici canti (non è pianificabile vedere la raccolta dell’acqua, dipende dalle esigenze dei villaggi, non è una cosa turistica). Lasciato El Sod si segue la strada sterrata fino a Negehele Borana;  il percorso è piuttosto pianeggiante e si attraversano una foresta di acacie e altra vegetazione di clima temperato; si potranno avvistare numerosi dik dik, gazzelle di Grant e le antilopi giraffa. Queste terre sono abitate dai popoli borana etiopici e borana kenioti, che emigrano con i loro animali alla ricerca di pascoli ed acqua, e occasionalmente si incontrano anche i pastori nomadi provenienti dai confini della Somalia e si incrociano anche alcuni campi di profughi fuggiti dalla Somalia. Arrivati a Neghele Borana (1500 mt), situata a nord est di Yabelo, sistemazione in campo; si percorrono circa 335 km in approssimativamente 6 ore.

11°g. o 19°g. – 28/2 Neghele Borana – Foresta di Haranna – Sennati  
Si segue la strada principale che porta verso Hawassa lasciandola a Bitata in direzione nord per i monti Bale. Giunti alle loro falde si attraversa la bella foresta ad alto fusto di Harenna, ricca  di varietà  endemiche  di piante e fiori; mentre si sale queste lasciano il posto alle eriche giganti, avviluppate dal muschio verde, e più in alto ancora si trovano spazi ampi con una vegetazione bassissima, un ambiente naturale unico, l’altopiano di Sennati a 4000 mt di altitudine. Con le jeep si raggiungere la cima del Tullu Demtu (4377 mt), la seconda montagna per altezza dell’Etiopia, da dove la vista spazia sull’immenso altopiano. Si prosegue per l’area di campo, situata a 3950 metri di quota, dove si possono fare passeggiate per avvistare il lupo abissino, una specie in via di estinzione. Si percorrono circa 245 km in circa 5 ore.

12°g. o 20°g. – 1/3 Sennati – Sof Omar  
Si scende a nord dei monti Bale e, superata la cittadina di Goba, si raggiunge l’ingresso principale del Parco; in quest’area, caratterizzata da estese praterie, si avvistano le antilopi e i facoceri. Rientrati a Goba si visita l’interessante  mercato locale. Si parte quindi per la grotta di Sof Omar, che fu un discepolo del santo sufi Sheik Hussein, molto venerato in questa regione, si segue una bella pista attraverso grandi piantagioni di mais, orzo e grano delle popolazioni Arsi, anche queste appartenenti alla grande famiglia degli Oromo. Giunti al canyon dove si trova la grotta si pone il campo tra le acacie nei pressi di un piccolo villaggio; la quota qui è di circa 1250 mt.

13°g. o 21°g. – 2/3 Sof Omar – Sheik Hussien  
Si visita a piedi la grotta di Sof Omar che per grandezza è la terza dell’Africa orientale; è un luogo considerato sacro dalle persone del luogo ed all’inizio vi è anche un piccolo altare. Venne scavata dal fiume Web, le qui acque la percorrono tutta e creano un ambiente molto particolare al suo ingresso, con grandi colonne e formazioni create nella bianca roccia calcarea della montagna; può essere attraversata a piedi per 17 km fino all’uscita, ma il punto fino a dove può essere percorsa dipende dal livello del fiume. Si parte quindi per il santuario di Sheik Hussien che dista circa 140 km; si sosta per il pranzo nella città di Ginir. Questa è la regione situata ai bordi della grande terra dell’Ogaden, abitata dai nomadi somali. Arrivo al villaggio di Sheik Hussien (1500 mt) nel tardo pomeriggio dove si pone il campo; la zona pullula di pellegrini che spesso tengono in mano il tipico bastone biforcato, giunti per la grande celebrazione del santo sufi, una situazione decisamente unica.

14°g. o 22°g. – 3/3 Sheik Hussien  
Giornata dedicata alle celebrazioni in onore del santo sufi Sheik Hussien, il cui nome in linguaggio Arsi viene tradotto con “ Essere Supremo”. La figura di quest’uomo che visse tra l’XI ed il XII secolo è intrisa di leggende e nel corso dei secoli stuoli di pellegrini etiopi, kenioti e somali hanno venerato il santuario posto nel luogo dove egli visse. La figura principale qui è lo sceicco, discendete diretto del grande santo, lo Sheikh Umet, il capo spirituale della comunità che risiede in una semplice casa tradizionale adiacente all’ingresso della moschea. È un interessante e mistico personaggio che illustra le storie e le leggende e nei momenti rituali ha il capo ricoperto da un copricapo di  perline colorate e tiene nelle mani diversi simboli, tra cui la preziosa spada appartenuta al santo sufi. Ci si reca alla moschea (in tutto il perimetro si va a piedi scalzi), che ha le pareti bianche intonacate da un gesso che i fedeli si spalmano sul viso, e contiene la tomba di Sheik Hussien, della figlia e di tutti i suoi discendenti. Qui c’è un laghetto (lo Zemzem) la cui acqua, anche se decisamente poco pulita, è considerata santa: i fedeli la raccolgono e la bevono l’acqua e per curarsi a volte si immergono; all’intorno vi è un cimitero e sotto le arcate esterne dimorano molti pellegrini, i cui volti spesso trasmettono un senso di ascesi ed hanno un richiamo decisamente biblico. Le numerose leggende che  rendono così vivo ed affascinante il celebre sufi sono rievocate oralmente e sono oggetto dei canti religiosi, in particolare il santo viene venerato con gli inni “Baahro”, un termine che deriva dalla parola araba “Bahar” utilizzato dagli Arsi con il significato di “mare” inteso come “potenza della natura”, una qualità  attribuita al santo che ne indica la generosità e la benevolenza. Ascoltare i canti è affascinante anche per la loro forza, alimentata dall’ardente fervore religioso dei pellegrini, al ritmo incalzante dei tamburi, con il battito delle mani e le grida delle donne; in diversi momenti sono condotti personalmente dello Sheikh Umet. Alla sera poi molti fedeli si riuniscono ballando al ritmo dei tamburi e del battito delle mani, inneggiando al grande santo. Per chi ha un minimo di empatia, è molto bello ricevere il saluto dei pellegrini, sia uomini che donne, che in particolar modo nell’area sacra attorno e dentro la moschea, stringono le mani al visitatore baciando il dorso della mano, un gesto che si reciproca e si fa da una a tre volte, reso ancor più forte a volte dal tocco delle spalle, il tipico salito etiope, ed anche spesso da un forte abbraccio. Lo stesso Sheikh Umet a volte benedice così gli ospiti. È molto interessante anche la visita del villaggio, dove si trovano le tombe dei genitori del santo, giunti qui dall’Arabia; buona parte delle case ha il tetto fatto di zolle d’erba, che fornisce una buona coibentazione.

15°g. o 23°g. – 4/3 Sheik Hussien – Asebe Teferi (Asba Littoria)  
Nella mattina è possibile fare un’ultima visita alla piazzetta antistante la moschea, per ammirare lo sceicco che conduce gli inni e le preghiere. Si lascia quindi, forse a malincuore, l’ultimo campo posto in questo luogo sospeso nel tempo seguendo un tracciato in direzione nord che porta a Asebe Teferi, circa 270 km che richiedono circa 7 ore di viaggio. Nella parte iniziale si gode di paesaggi bellissimi superando le gole formate dal fiume Wabe Shebele che nasce tra le montagne di queste regioni e fluisce nell’Oceano Indiano. Si attraversano molti villaggi Oromo giungendo in aree più antropizzate e superando alcune cittadine, tra cui Gelemso, dove sta arrivando la strada nuova. Superato un passo (circa 2400 mt) si arriva a Asebe Tseferi (1800 mt), dove si alloggia e si cena presso l’Agape Lodge.

16°g. o 24°g. – 5/3 Asebe Teferi – Harar  
Si parte in direzione est per la cittadina musulmana di Harar, posta a 1885 mt sull’altopiano, che dista da qui circa 200 km, approssimativamente 5 ore di viaggio. Cena e pernottamento presso l’hotel Ras.

17°g. o 25°g. – 6/3 Harar  
Considerata la quarta città santa dell’Islam, con tre moschee che risalgono al X secolo la città, Harar è stata il centro di un regno indipendente dal X secolo fino al 1886; è circondata da mura secolari con 5 porte originali, divenute 7 nel 1889 durante il regno di Menelik; nella parte vecchia la maggioranza degli abitanti è di etnia Harari. Tra le mura vi sono circa 5000 abitazioni, spesso colorate con bei colori pastello, che ospitano 40.000 persone; nel centro si trova una piazzetta circolare da cui si diramano le strade che confluiscono verso le diverse porte. Molta della vita quotidiana si svolge all’aperto, e passeggiare per le viuzze offre un’esperienza interessante di questo mondo, dove si riscontra una tranquilla disponibilità e simpatia per gli stranieri – si pensi che qui in tempi non lontani i non islamici non potevano neppur emettervi piede! Ci si reca alla casa del poeta francese Rimbaud ed ai mercati, si visita la chiesa ortodossa di Medane Alem, eretta da Menelik II, al cui interno sono conservate molte opere d’arte religiosa, ed il palazzo dove risiedeva; e capita spesso anche di essere invitati in una casa tradizionale. In serata si potrà assistere al tradizionale rito dello sfamare le iene: un uomo offre da magiare, a volte porgendolo dalle proprie mani, a questi impressionanti e feroci animali, che in questa occasione si possono osservare da molto vicino e… senza nessuna barriera!

PER CHI RIENTRA

18°g. o 26°g. – 7/3 Harar – Dire Daua – Addis Abeba e volo di rientro 
L’aeroporto di Dire Daua dista 60 km da Harar, circa un’ora di strada: fu fondata nel 1902 come stazione per la città di Harar lungo la ferrovia Addis Abeba – Gibuti costruita dai francesi. Sul percorso si sosta per la visita del coloratissimo mercato di Chat. Il volo della Ethiopian parte alle 12.25 con arrivo ad Addis Abeba alle 13.15 (orari da confermare). Giunti nella capitale si avranno a disposizione alcune stanze presso l’hotel Caravan per rinfrescarsi prima della partenza. Si effettua un giro in città e ci si potrà dedicare agli acquisti; si cena in un ristorante tipico che offre uno spettacolo folcloristico. Ci si reca quindi in aeroporto per l’imbarco sul volo di rientro; le partenza della Ethiopian sono per Milano Malpensa alle 23.40, via Francoforte, e per Roma Fiumicino alle 23.55 (volo diretto).

19°g. o 27°g. – Giovedì 8 marzo, arrivo a destinazione  
L’arrivo a Roma Fiumicino è previsto alle 3.55; a Milano Malpensa alle 10.15.

ESTENSIONE: DAS GEEL E GIBUTI

NOTA BENE: la regione del Somaliland, dove sono ubicate Hargheisa, Las Geel e Berbera, è la porzione settentrionale della Somalia che corrisponde al territorio che in tempi coloniali fu la Somalia Britannica, che dal 1991 è diventato uno stato indipendente con capitale a Hargheisa. È uno stato non riconosciuto ufficialmente quindi questa regione dall’ONU è ancora considerata parte della Somalia, anche se il Somaliland è assistito dalle potenze occidentali tramite il Gibuti ed ha relazioni strette con l’Etiopia. È un territorio che non presenta i pericoli della Somalia e dove non si registrano problemi per i visitatori; in ogni caso si viaggia con una scorta armata, come nella Dancalia etiope. Chi decide di seguire questa parte lo fa a proprio rischio e responsabilità: Amitaba in quanto Operatore Turistico non può dare alcuna garanzia di prestazione per i servizi e la sicurezza in Somaliland in quanto la regione è formalmente parte della Somalia, quindi parte di un Paese dove il turismo è fortemente sconsigliato dalla Farnesina. Chi segue questo tratto del viaggio deve pertanto firmare a favore di Amitaba una manleva inerente la responsabilità sull’esecuzione del medesimo.

18°g. o 26°g. – 7/3 Harar – Hargeisa  
Si lascia Harar in direzione est attraversando alcune colline con formazioni rocciose interesanti, nei dintorni si vedono molti campi di profughi somali; si attraversa la cittadina di Giggica, situata a 1600 mt, centro distrettuale della regione somala dell’Etiopia e arrivando alla frontiera con il Somaliland. Qui si cambiano auto e autisti e si prosegue fino alla capitale Hargeisa accompagnati dai soldati (la scorta seguirà l’intero percorso che si svolge nel Paese); si percorrono in tutto circa 260 km in circa 6 ore. Si alloggia presso l’hotel Maan Soor. La città è situata a 1334 mt di quota in una vallata dell’altopiano; ci si reca a visitare il mercato e l’area della vecchia moschea.

19°g. o 27°g – 8/3 Hargeisa – Las Geel – Berbera   
La mattina partenza per il sito di arte rupestre di Las Geel “il pozzo  dove  si abbeverano i dromedari” (50 km), che per la qualità dei dipinti è stato nominato la Cappella Sistina del  Corno d’Africa. Tra i massi dalle forme plastiche di una collina situata in un bel deserto dove prosperano gli alberi di acacia vi sono sette pareti e volte decorate con disegni di animali e figure umane, spesso affiancate da cani, cin diverse scene di vita quotidiana. Gli ultimi dati disponibili dagli archeologi indicano un’età delle pitture di 5000 anni. Dopo la visita si prosegue per la cittadina di Berbera, posizionata sul mare sul golfo di Aden circa 110 km a nord est del sito, che fu per un periodo la capitale della Somalia Britannica prima del trasferimento del centro amministrativo a Hargeisa. Si effettua un giro in città, sempre scortati dai militari assegnati al gruppo, dove si vedono diversi quartieri vecchi, molto interessanti ed ancora utilizzati ma con parecchi edifici in stato di abbandono. Si alloggia sul litorale presso l’hotel Maan Soor, dove è piacevole godere del tramonto dalla spiaggia; si prevedono circa 4 ore di guida.

20°g. o 28°g. – 9/3 Berbera – Hargeisa – Gibuti  
Si lascia la costa del Somaliland e si torna alla capitale, un percorso di circa 3 ore. A Hargeisa ci si imbarca sul volo per Gibuti, dove viene rilasciato il visto d’ingresso in aeroporto all’arrivo. Gibuti è un importante porto sul Mar Rosso, l’unico sbocco al mare per l’Etiopia e strategico punto di presidio militare per diverse potenze occidentali. La parte vecchia è piacevole da visitare, tra strade con edifici coloniali ed il mercato, molto viva in particolare nelle ore della sera. Si alloggia presso l’hotel Residence de l’Europe nella parte storica di Gibuti.

21°g. o 29°g. – 10/3 Gibuti – Lago Abbe  
La mattina partenza per il lago Abbe, posto ad ovest della città al confine con l’Etiopia, che ne condivide il bacino. Si segue la strada che porta verso l’Etiopia, dove transita tutto il traffico dei rifornimenti che provengono dai porti di Gibuti e vanno ad Addis Abeba, che da qui dista circa 900 km; si lascia la strada asfaltata a Dakhil prendendo la pista che attraversa alcuni villaggi Afar, l’etnia di pastori che popola questa remota regione, arrivando al lago Abbe nel pomeriggio. Man mano che ci si addentra nel deserto si vedono spesso le gazzelle, ed anche struzzi, grossi facoceri e diversi tipi di volatili; è più difficile avvistare le volpi o gli sciacalli. La parte gibutiana del lago presenta spettacolari formazioni di sabbia e calcare alte fino a 50 mt, i resti di antichi camini vulcanici che fino al 1950 erano sommersi dalle acque del lago (lo sfruttamento in territorio etiope delle acque di immissione del lago lo ha poi quasi prosciugato). Queste costruzioni dalle forme più incredibili sono molto fragili, tranne dove le colonie di batteri solidificano la loro superficie esterna; in diversi punti affiorano anche acque calde. È un paesaggio molto suggestivo, specialmente al tramonto e all’alba; si alloggia e si cena presso il Campement Touristique, dove gli alloggi sono piuttosto rudimentali ma vi sono servizi disponibili comuni e vi è un ristorante; da qui la vista sul deserto, i camini ed il lago è indimenticabile.

22°g. o 30°g. – 11/3 Lago Abbe – Canyon di Dimbya – Lago Assale – Tagiura (Sabbie Bianche)  
Dopo aver passeggiato all’alba nell’ambiente irreale dei camini vulcanici si parte per il Golfo di Goubet, punto più occidentale del Golfo di Tagiura. Si rientra fino a Dakhil e da qui si segue per un tratto la strada principale che torna verso Gibuti, per lasciarla in direzione nord arrivando, attraverso una regione di desolate rocce nere formate dalle colate laviche, al canyon di Dimbya. Questo spettacolare intaglio profondo 466 mt è parte della grande frattura del continente africano; in questo punto i geologi hanno calcolato che si sta aprendo alla velocità di ben 2 cm all’anno, che per i movimenti tettonici è un valore altissimo. Nella grande baia che si ammira più oltre, il Golfo di Goubet, emergono l’ “Isola del Diavolo” ed un piccolo vulcano, mentre a nord si apre la panoramica sul lago Assale. Il paesaggio è  magnifico, tra colate di lava nera ed il blu del mare. La discesa verso il lago Assale porta fino a quota – 154 mt, il punto più basso del continente; le sfumature di colore delle acque con i contorni di cristalli di sale rendono il luogo decisamente magnifico. Il contenuto salino del lago è elevatissimo: un litro d’acqua contiene 300 grammi di sale, la concentrazione naturale più alta che si conosca sulla Terra. Si prosegue quindi per Tagiura, scavalcando una serie di monti coperti di colate laviche con bei panorami sia sul golfo che sul lago Asale, in un ambiente assolutamente primordiale; raggiunta la costa la si segue verso est fino alla piccola cittadina, dove si alloggia presso l’Hotel du Golfe, sulla riva del mare.

23°g. o 31°g. – 12/3 Sabbie Bianche – Vulcano Arbukoba – Gibuti  
Si raggiunge con le jeep la baia de ‘Le sable blanc’, dove a pochi metri dalla spiaggia si può nuotare tra i coralli. Ci si rilassa qui per un po’ e si torna poi a Tagiura; dopo pranzo si inizia il viaggio di rientro per Gibuti, che fa qui dista circa 180 km, tutti di strada asfaltata. Arrivati tra il golfo di Goubet ed il lago Assale (sul percorso si hanno visuali splendide di entrambi) con una deviazione si entra tra le colate laviche che testimoniano la grande eruzione del 1978; si esplora la zona, dove vi sono anche diversi tunnel nella lava e si osservano emissioni sulfuree in alcuni punti. Con una breve passeggiata si sale sul cono vulcanico di Arbukoba, il punto da dove sgorgò la maggior quantità di lava; la visuale è grandiosa, con una serie di coni lavici minori all’intorno ed il lago Assale che regala un’indimenticabile panorama a nord. Si prosegue ripassando ai margini del canyon di Dimbya, e, raggiunta la strada che proviene dall’Etiopia, la si segue verso est arrivando a Gibuti, dove si alloggia nel medesimo hotel.

24°g. o 32°g. – 13/3 Gibuti – Addis Abeba e volo di rientro  
Giornata libera; vi è la possibilità di organizzare un’escursione in barca dove si trovano i coralli e spesso si avvistano le tartarughe. Il volo della Ethiopian parte da Gibuti alle 19.00 con arrivo ad Addis Abeba alle 20.05 (orari da confermare) da dove si prosegue in transito (NB: vi sono dei voli per Addis Abeba anche in orari precedenti ma non è possibile ottenere un visto d’ingresso in Etiopia inferiore alle 24 ore). L’imbarco per il volo di rientro sia per Milano Malpensa che per Roma Fiumicino sono alle 23.55.

25°g. o 33°g. – Mercoledì 14 marzo, arrivo a destinazione  
L’arrivo a Milano Malpensa è alle 4.20; a Roma Fiumicino alle 3.55.

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