Skip to main content

Etiopia


Spedizione in Dancalia e Natale Etiope

Estensione, Regioni tribali del sud


Ragazze Afar

Lago Assale

Etiopia, Ertale

Saba, carovana del sale

Cascate Awash

PARTENZA
27/12/2018
RITORNO
09/01/2019
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
15/01/2019
2a ESTENSIONE
DURATA
14 – 20 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Capodanno in Dancalia, uno dei luoghi più alieni ed affascinanti del nostro pianeta: tra caldere di lava ribollente, laghi salati punteggiati da archetipe carovane ed il caleidoscopio di colori delle pozze sulfuree del Dallol, si esplora un deserto dove riescono a sopravvivere solo gli indomiti Afar. Poi, per la nostra Epifania, si lascia la depressione dancala per l’altopiano etiope, dove sono cesellate nella roccia stupende chiese rupestri, e si giunge alla città santa di Lalibela per la celebrazione più sentita del Paese: il Leddet, o Natale etiope, quando stuoli di pellegrini agghindati di bianco vegliano per la nascita del Redentore. Un viaggio che conduce oltre l’immaginabile.
Rientrati ad Addis Abeba l’estensione Regioni tribali del sud porta nel meridione dell’Etiopia, spaziando dai laghi formatisi dalla frattura del continente africano fino al fiume Omo, per un incontro con un insieme di gruppi etnici che vivono seguendo tradizioni diverse, dai Dassanech ai Mursi, ai Banna, Hamar ed altri ancora. Si avrà così una magnifica visione d’insieme dell’Etiopia.

Un popolo senza educazione è come cibo senza sale.
  • Addis Abeba
  • Parco nazionale dell’Awash
  • Semera
  • Lago Afrera
  • Erta Ale
  • Ahmed Ela
  • Dallol
  • Assale
  • Assobole
  • Gheralta
  • Makalle
  • Lalibela
  • Dessie
  • Lago di Ziway
  • Parco di Abiyata e Shala
  • Chencha
  • Arba Minch
  • Konso
  • Turmi
  • Villaggio Dassanech
  • Jinka
  • Konso
  • Villaggi Mursi

 Presentazione del viaggio


LA DANCALIA

Il viaggio viene considerato una “spedizione” perché la Dancalia, dove si svolge buona parte del percorso, è priva di servizi e presenta condizioni ambientali avventurose. Per accedervi sono necessari particolari permessi e viene utilizzata una scorta armata fornita dalla tenace etnia locale degli Afar, una precauzione questa che viene motivata dalla vicinanza dei confini e che di fatto lì è molto gradita perché contribuisce ai fabbisogni locali fornendo un reddito; in ogni caso permette di assicurare ai visitatori una tutela assoluta, una cautela che purtroppo però incide sui costi del viaggio. Non vi sono quindi rischi alla propria incolumità, ma solo difficoltà di natura pratica, come il caldo e le sistemazioni spartane e così via; di gran lunga compensate dal piacere di esplorare una delle aree più affascinanti al mondo, dove la natura rivela appieno la propria potenza primordiale. Infatti la Dancalia è un grande bacino vulcanico ancora attivo, posto sotto il livello del mare con un terreno arido solcato da miriadi di crepe aperte dal calore del sole e straordinarie concrezioni saline che si colorano talvolta di mille striature. Qui si sale sul vulcano Ertale dove nella notte e alle luci dell’alba i giochi di fuoco del lago di lava si fanno intensi, dando vita ad uno scenario che ci riporta indietro nel tempo di milioni di anni. Imperdibile è anche il Dallol, la “collina degli spiriti” che sorge ai margini della Piana del Sale, dove si formano i gayser e colpiscono le variopinte formazioni cristalline delle pozze sulfuree, che creano uno spettacolare paesaggio cromatico unico al mondo. Prima di risalire sull’altipiano, si esplora il canyon del fiume Saba, percorso dalle carovane che trasportano il sale.

ALTOPIANO ETIOPE

Il verdeggiante altopiano, che si visita nella seconda parte del viaggio, è la regione madre del popolo etiope, culla di antiche tradizioni religiose, e custodisce preziose chiese rupestri in ottimo stato di conservazione. Al di là delle magnificenze naturali, infatti, l’Etiopia, unico Paese africano non assoggettato ad imperi coloniali (l’occupazione italiana, costantemente contrastata, durò solo 5 anni: dal 1936 al 1941), ha mantenuto ininterrotta la propria cultura e si distingue dagli Stati confinanti anche per la religione cristiana che attraverso i secoli è stata tenacemente difesa dalle pressioni musulmane, un mondo religioso unico, indipendente da altre tradizioni, che fa risalire le proprie origini fino ai tempi biblici.
Si visitano due delle aree più belle, dove si trovano i reperti storici e artistici più interessanti, iniziando dal Tigray con le splendide chiese di Gheralta, e spostandosi poi a Lalibela, il luogo più sacro per la religione cristiana etiope, dove si avrà l’opportunità di visitare i bellissimi siti nel momento celebrativo più intenso dell’anno, quando si tocca con mano l’intensità e la forza di cui gode qui la fede. Chi lo vorrà potrà partecipare in una chiesa rupestre alla storica veglia notturna del Natale, tra le migliaia di fedeli vestiti in candidi abiti bianchi che cantano nella notte in attesa della nascita del Redentore.

AREE TRIBALI E LAGHI DEL RIFT

L’estensione porta nell’Etiopia meridionale, con un percorso completo e bello: si parte dalla regione dei laghi, formatisi con la frattura del continente africano (il rift), e si arriva nella valle dell’Omo, fino al confine keniota. L’itinerario inizia con una sosta al sito delle steli di Tiya, parte del Patrimonio dell’Unesco, e con l’esplorazione in barca del lago Ziway, fino all’isola di Ghelila. Proseguendo verso sud si vedono i laghi Shala e Abiyata e, sui monti ai bordi del grande rift, s’incontra l’etnia dei Dorze. Nel lago Chamo, oltre Arba Minch, si ammirano i coccodrilli più grandi del mondo, e giunti a Konso, centro principale di questa etnia dedita all’agricoltura, si visitano il villaggio di Gamole, ora divenuto Patrimonio dell’Unesco, e la reggia del capo dei clan. Da qui si procede verso sud ovest arrivando nelle regioni che fiancheggiano il fiume Omo, dove a Demeka si avrà l’opportunità di vedere un tipico mercato tribale. Nelle aree più meridionali si incontrano i gruppi etnici dei Banna, Hamar, Konso e, al confine col Kenya, dei Dessanech, che si raggiungono navigando un tratto dell’Omo, tutte popolazioni che sorprendono  per le abitudini, i costumi tradizionali e, non ultimo, la cordialità. Si risale poi da qui fino a Jinka per poter completare l’esplorazione con la visita dei villaggi dell’etnia Mursi, divenuti famosi per via dell’utilizzo del piattello labiale da parte delle donne, e si rientra in volo ad Addis Abeba. Per tutto il percorso dell’estensione si utilizzano dei comodi alberghetti, in questa parte non è quindi necessario un particolare spirito d’adattamento.

NOTA TECNICA

Fuori da Addis Abeba si utilizzano veicoli 4×4, tipo Toyota Landcruiser, Mitsubishi o simili. Una parte importante del viaggio si svolge al di fuori dai circuiti turistici, ed è adatto a viaggiatori con spirito di adattamento che sappiano rinunciare alle abituali comodità. La Dancalia è una depressione desertica, priva di infrastrutture e dalle temperature torride: la media è di 35 gradi, con minime di 30 a massime che nei casi estremi possono sfiorare anche i 50. Durante la sua traversata si dorme per quattro notti in un campo tendato ed una negli spartani ripari forniti dagli Afar: recinti di pietra nera che hanno come tetto dei giunchi; si ha però sempre a disposizione la propria cucina. Amitaba fornisce il materiale da campeggio salvo il sacco lenzuolo o il sacco a pelo. Raggiunto l’altopiano (3/1) il clima è piacevolmente primaverile e si utilizzano i migliori alberghi disponibili. Durante l’estensione si prevede un clima mite, secco e piacevole; si utilizzano sempre i migliori alberghetti disponibili, non sono previste notti in campo.

 Programma del viaggio


1°g.    Mercoledì 27 dicembre, partenza per Addis Abeba
Per raggiungere Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, si possono scegliere diverse compagnie aeree; se si utilizza la Ethiopian Airlines si ha il vantaggio, per chi segue l’estensione, di avere un prezzo più basso per il volo interno il 14/1 da Jinka ad Addis Abeba. Con Ethiopian la partenza da Milano Malpensa è alle 20.20 con scalo a Roma Fiumicino da dove riparte alle 23.00. Se si decide di partire il giorno 26/12 con arrivo ad Addis Abeba la mattina del 27/12 si verrà accolti in aeroporto dalla guida locale che parla italiano e si alloggerà presso l’hotel Jupiter (4*); il costo di questa eventuale notte in più è quotato su richiesta. Per gli orari dei collegamenti da altre città o di altre compagnie contattare Amitaba.

2°g.    28/12 Addis Abeba – Awash 
L’arrivo ad Addis Abeba è alle 6.40, dove è in attesa dei partecipanti la guida locale. Si utilizza la mattina per una visita della città, il cui nome significa “Nuovo fiore”; ci si reca al Museo Nazionale che conserva importanti reperti e resti fossili di Australopithecus Afarensis fra cui la celebre Lucy, un ominide vissuto nella valle dell’Awash tre milioni e mezzo di anni fa. Si visita anche il Museo Etnografico, che ospita una splendida collezione di strumenti musicali, di croci copte e le stanze con gli arredi dove abitò l’imperatore Hailè Selassiè. Si parte quindi per il Parco Nazionale dell’Awash (214 km ad est della capitale), sostando sul percorso al lago Bishalt. Il Parco è caratterizzato dal particolare paesaggio vulcanico e dalle 460 specie di uccelli censite, di cui alcune endemiche; è piuttosto famoso soprattutto per le belle cascate, situate proprio di fronte al luogo di sosta, l’Ashash Fall Lodge, dove si pernotta e si cena.

3°g.    29/12 Awash – Semera – Alalo Bed  
Giornata di trasferimento per raggiungere Semera, capitale della regione dell’Afar, situata 418 km più a nord; lungo il tragitto si passa nella regione in cui furono ritrovati i resti fossili dell’ominide Lucy. Si parte presto anche per arrivare con delle buone condizioni di luce alle sorgenti calde di Alalo Bed, che si raggiungono da Semera. Il sito rivela ribollenti pozze di colore blu scuro poste in un ambiente selvaggio dove spesso si vedono branchi di gazzelle che si abbeverano in quelle più fredde; l’aspro paesaggio che le circonda è di una bellezza surreale. Si pone il primo poco lontano dalle pozze calde.

4°g.    30/12 Alalo Bed – Lago Afrera
Partenza sempre verso nord per il lago Afrera, posto a 112 metri sotto il livello del mare nel cuore della depressione della Dancalia. Si percorre una strada che si snoda tra sabbia e lava, attraversando alcuni villaggi Afar; l’intera zona è interessata da fenomeni vulcanici. Tra i rilievi di questo territorio selvaggio si eleva il cono scuro dell’omonimo vulcano Afrera, che si ossserva da diverse prospettive tra scenari spettacolari fino a che l’orizzonte si colora con il verde del lago, il bacino d’acqua più grande della depessione dancala. Si osservano le saline, accudite da persone che vivono in condizioni molto diffcili. Si pone il campo in un punto particolarmente bello sulla riva del lago, dove è anche possibile fare il bagno.

5°g.    31/12 Lago Afrera – Vulcano Ertale
Si continua il percorso verso il vulcano Ertale – il cui nome significa “Monte che fuma” – il più attivo di una catena di vulcani situati nella parte centrale della depressione dancala, tutti posizionati lungo una dorsale che è parallela al Mar Rosso. L’ultimo tratto di pista, che conduce all’inizio del sentiero per il bordo del cratere, è molto accidentato; si cena qui, tra i ricoveri rudimentali predisposti dagli Afar, simili a quelli sul bordo del cratere dove si trascorrerà la notte. Si parte a piedi con le ultime luci del giorno, onde evitare di camminare con temperature troppo elevate, che qui possono anche superare i 40 gradi. Il dislivello è di 500 mt e richiede circa 3 ore di cammino tranquillo; si dispone di alcuni animali da soma per il trasporto del poco bagaglio che può essere utile. È anche possibile per una modica cifra salire utilizzando un dromedario, organizzando il tutto però prima di giungere alla base del cratere, ma si consideri che si monta senza una vera sella, perché qui non vengono usate (in sintesi, se possibile, è meglio camminare). Giunti sul bordo della caldera si prende possesso di alcuni dei ricoveri degli Afar, dove ci si può stendere per dormire (vengono forniti i materassini). Chi lo desidera può scendere nella caldera accompagnato dalla guida locale per avere una visione notturna del lago di lava; le condizioni di avvicinamento variano di anno in anno e si eviterà di porsi in posizioni pericolose, serve una buona pila perché il percorso in diversi tratti è accidentato. Il lago di lava è impressionante: sembra ‘vivo’, con continue emissioni di blocchi di lava incandescente, lapilli e ondate di magma accompagnate da suoni profondi che restano ben impressi – sembra letteralmente di essere di fronte alla porta dell’inferno! Si potrà scegliere se attendere qui la mezzanotte o aspettare il nuovo anno sul ciglio del vulcano; ma stando in ogni caso tutti assieme, perché camminare nella caldera da soli non è saggio.

6°g.    1/1/2019 Vulcano Ertale – Ahmed Ela
Chi lo desidera potrà recarsi, o tornare, al lago di lava prima dell’alba; è un momemto molto speciale perché il contorno di materiale nero che cinge la grande massa di lava pian piano risulta visibile e così si apprezza appieno l’incredibile insieme primordiale del luogo. Un orario straordinario per le foto. Si rientra quindi al “campo”, situato sul ciglio della caldera, per una semplice colazione e si torna a piedi alla base del cratere, dove sono in attesa i fuoristrada. La pista, una volta lasciata l’immensa distesa di lava, attraversa una pianura alluvionale dove spiccano i vulcani sulla linea dell’orizzonte, che con le rare piogge a volte si allaga creando pascoli verdi. Il percorso spesso diventa una semplice traccia e sono possibili gli insabbiamenti; si sosta per il pranzo in un punto dove ci si ripara all’ombra di grandi acacie. Si giunge ai bordi della Piana del Sale, situata verso l’estremità settentrionale della depressione della Dancalia e che si estende fino al confine dell’Eritrea; da lontano è difficile individuare il punto dove finisce il lago Assale (o Karum) e dove inizia la vasta distesa bianca. Qui ogni giorno arrivano dall’altopiano etiopico, attraverso il canyon del fiume Saba, le carovane di dromedari e muli per caricare i blocchi di sale. Si sosta in tenda al villaggio Afar di Ahmed Ela; le condizioni generali anche qui sono molto primitive, ma ci si deve adattare alle regole locali che prevedono che si passi una notte in questo luogo – ci si potrà così fare un’idea più precisa delle condizioni di vita locale ed anche bere un tè in un “baretto” del villaggio.

7°g.    2/1 Ahmed Ela – Dallol – Lago Assale (Karum) – Assobole
Si parte al mattino presto verso nord per la collina del Dallol (che in afar significa “Monte degli spiriti”) avvicinandosi al confine con l’Eritrea, attraverso quel che una volta era il fondo di un mare ed ora è una pianura infinita di sale. Si transita dal piccolo monte di sali di magnesio chiamato “Monte rosso”, un’isola formata da spuntoni di solfato di magnesio che emergono dal lago Assale, a 116 metri sotto il livello del mare. Arrivati al Dallol si sale a piedi sulla sommità del colle (20 minuti circa): da qui si apre allo sguardo lo spettacolo di una terra che ribolle, i geyser sono in attività, le formazioni di cristalli hanno geometrie bizzarre con sorgenti sulfuree e coni di sale che creano un paesaggio quanto mai suggestivo con colori sorprendenti, rosso, verde e giallo in tutte le sfumature possibili, alternati senza logica apparente in un insieme incredibilmente armonico. Se si effettua il giro completo delle pozze cromatiche, assolutamente consigliato anche solo per godere dei colori ed unicità del luogo, si transita da un sito storico del colonialismo italiano; è incredibile che dei connazionali abbiano concepito di stabilire una base qui! Ridiscesi, ci si reca a visitare due insoliti laghetti: la Pozza Nera, formata da acido, e la Pozza Gialla, creata da petrolio che ribolle, entrambi incastonati nelle rocce rosse di questo punto del deserto. Per il pranzo si cerca un punto in ombra: ottime per questo le altissime torri di sale sul bordo del Dallol, dove si possono esplorare dei peculiari anfratti. Tornando verso il lago di sale l’orizzonte è candido e vasto; si visitano le miniere di sale di Ahmed Ela, dove vengono scavati solchi rettangolari sino a raggiungere lo strato più profondo dal quale, aiutandosi con bastoni usati come leva, si sollevano i blocchi di sale per ridurli poi a dimensioni che ne consentono il trasporto su dromedari e muli. Il vasto orizzonte, oltre lo specchio surreale creato dall’acqua, è ornato da forme di vulcani e spesso punteggiato dalle carovane di animali che trasportano il sale, una visione assolutamente fuori dal tempo. Si torna quindi verso il villaggio di Ahmed Ela e da qui si prosegue per Assobole, un villaggio afar che sorge all’imbocco del canyon del fiume Saba, punto di sosta per le carovane di dromedari e muli che lo percorrono; si potrà assistere allo scarico degli animali e ci si potrà bagnare nelle acque del piccolo fiume. Si pone il campo nei pressi del villaggio.

8°g.    3/1 Assobole – Melabidai – Gheralta
Si inizia la giornata assistendo al carico degli animali all’imbocco del canyon di Saba, tra le impressionanti urla dei dromedari che non sembrano gradire l’operazione. Si risale a piedi il fiume seguendone le prime svolte, che sono le più profonde e spettacolari, dove transitano le carovane, cariche in salita e vuote in discesa; il fondo del canyon è percorso da un rivolo d’acqua profondo sino alla caviglia, che si guada diverse volte, tra pareti di arenaria rossa alte anche 200 metri. Si rientra quindi al campo e si parte con i fuoristrada per l’altopiano etiope. Si sosta per il pranzo nel tipico villaggio di Melabidai, situato nel punto dove il sentiero che inizia nel canyon di Saba arriva alla strada, e, proseguendo, si lasciano alle spalle le regioni aride: si resterà sorpresi nel vedere boschi verdi e monasteri abbarbicati sui monti, segno che si è giunti nel Tigray. A Gheralta si alloggia presso il Gheralta Lodge o il Gheralta Wukro Lodge.

9°g.    4/1 Gheralta – Makalle
La giornata è dedicata alla scoperta delle chiese del Tigray, significative e interessanti quanto quelle di Lalibela, solo meno famose e meno visitate. Sono spesso aggrappate a montagne a volte inaccessibili ed in maggioranza intagliate nella roccia, un’eredità preziosa, quasi segreta, conservata dal cristianesimo etiope; sono state censite oltre 150 chiese rupestri, di cui tre quarti ancora in uso, ed alcune decisamente spettacolari. Si inizia salendo sull’amba di Gheralta (le amba sono particolari formazioni rocciose con la cima quasi piatta e le pareti verticali), un percorso che offre alcuni dei panorami più spettacolari del Tigray: il sentiero sale in una stretta gola e arriva alla base della parte alta dove, camminando sulle rocce, facilitati anche da gradini intagliati e, se necessario, aiutati da persone locali sempre molto gentili con i turisti nella speranza di ricevere una piccola mancia, si arriva sulla cima. Qui si visitano la chiesa di Maryam Korkor, che rivela affreschi del XVII secolo e, sul lato esterno delle falesie, affacciata sul precipizio, la cappella di San Daniele. Nel pomeriggio, con una gradevole passeggiata di un’oretta lungo un sentiero pianeggiante tra bellissimi alberi di sicomoro e casette del Tigray, ci si reca alla chiesa di Maryam Papaseity, edificata in una bella valletta tra grandi alberi  di ficus, dal momento che tagliare la vegetazione intorno alle chiese qui è da sempre vietato. La struttura, costruita all’ombra di un monte, è composta da tre stanze; quella centrale ha i muri coperti da dipinti, molti dei quali ancora originali, di epoca gondariana. Si parte quindi per Makalle incontrando con una breve deviazione la chiesa di Abraha Atsbeha. Fondata nel X secolo, è semi monolitica, con pianta a croce e magnifici dipinti risalenti al XVII secolo. Arrivati a Makalle si cena e pernotta presso l’hotel Desda o simile; si viene raggiunti qui dai partecipanti che seguono solo questa parte del viaggio.

10°g.    5/1 Makalle – Lalibela  
Per Lalibela vi sono due possibili strade: la prima, più impervia, offre panorami molto belli valicando diversi passi e transitando da Samre e Sekota, ma a volte ha dei problemi di percorribilità. Se non fosse ben agibile si segue l’altra, che è la strada principale. Quest’ultima corre più ad est ai piedi del monte Ambaradam, attraverso la catena degli Amabaunghi sino a Gashena, dove svolta ad ovest verso Lasta, attraversando, in gran parte con fondo sterrato, la regione montagnosa in cui si trovano il massiccio dell’Abuna Josef (4260 m) e Lalibela. Sul percorso è possibile sostare per una visita ad un villaggio rurale tipico del Tigray. Giunti nella città santa dei cristiani etiopi si alloggia e si cena presso il Tukul Village o simile.

11°g.    6/1 Lalibela e Natale Etiope  
Roha, che prese il nome di Lalibela in onore del più famoso dei suoi sovrani, nel XII secolo era la capitale della dinastia Zagwe, mentre oggi è un piccolo borgo reso celebre dalle dodici chiese rupestri ancora funzionanti. Sono scavate nella roccia tufacea di colore rosso mattone con straordinaria perfezione architettonica, frutto di raffinate tecniche costruttive i cui segreti sono ormai perduti, e che hanno valso a Lalibela il nome di “Petra africana”. Il complesso è suddiviso in due gruppi distinti, conosciuti dai locali come la ‘Gerusalemme terrena’ e la ‘Gerusalemme celeste’: quello nord-occidentale con la bellissima chiesa di Bet Mariam adornata di delicati affreschi, e quello sud-orientale, con l’imponente Bet Amanuel, che con i suoi fregi e architravi sporgenti esemplifica nel modo più evidente questo stile architettonico. Il complesso è coronato dalla celebre chiesa di San Giorgio, che sorge isolata con tutte le pareti laterali scavate nella roccia, sicuramente l’edificio più fotografato d’Etiopia. Questo magico luogo è sede di emozionanti cerimonie religiose in occasione delle quali i sacerdoti indossano abiti sgargianti, realizzati con preziosi tessuti damascati e portano ombrellini cerimoniali coloratissimi, e, tra tutte le ricorrenze, oggi è la più interessante. Si dedica la giornata alla visita del sito; gli edifici religiosi pullulano di pellegrini vestiti di candidi abiti bianchi, e nel corso della visita si vedranno le interessanti cerimonie che vi vengono tenute. Si torna al sito in serata per partecipare alle celebrazioni del Natale Etiope, che durano tutta la notte; si potrà rientrare in hotel quando si preferisce, o anche all’alba!

12°g.    7/1 Lalibela – Tenta (Makdala) – Dessie
In mattinata si visitano i meravigliosi dintorni di Lalibela; si sale in auto sul monte alle sue spalle e quindi con una passeggiata di circa 30 min si arriva al monastero di Ashetan Maryan, arroccato sul monte Abuna Yosef a 3150 mt, da dove si gode di uno stupendo panorama. Si parte poi per Tenta, situata tra i monti a sud di Lalibela, seguendo una bella pista che per circa 120 km attraversa una regione di grandi altopiani solcati dagli affluenti del Nilo, tra cui la valle intagliata dal fiume Bashilo, una regione magnifica e poco abitata. A Tenta si può raggiungere la collina di Makdala, dove nel 1867 l’imperatore Tewodros costruì la sua fortezza e dove, dopo che il suo sogno di unificare l’Etiopia fallì, si uccise piuttosto che cadere prigioniero. Il luogo, anche se la fortezza è andata  distrutta, è molto suggestivo e vi rimangono rovine e fortificazioni. Si prosegue quindi da qui per Dessie, dove si alloggia presso l’hotel Golden Gate o simile; la tappa è di circa 250 km.

PER CHI RIENTRA

13°g.    8/1 Dessie – Mercato locale – Addis Abeba e volo di rientro   Partenza per Addis Abeba, che da qui dista circa 380 km; lungo il percorso si visita un coloratissimo mercato locale dell’etnia oromo e si passa dalla “finestra di Menelik”, dove si ha uno scorcio panoramico che spazia sull’altopiano ed è spesso possibile vedere le scimmie leone, così denominate per il pelo lunghissimo che hanno sul capo che sembra una criniera. Arrivati ad Addis Abeba si avranno a disposizione alcune stanze l’hotel Jupiter (4*) per rinfrescarsi prima della partenza. Si cena in un ristorante tipico che offre uno spettacolo folcloristico, si salutano i compagni di viaggio che proseguono con l’estensione e ci si reca quindi in aeroporto per l’imbarco sul volo di rientro; Ethiopian parte per Milano Malpensa alle 23.15 o per Roma Fiumicino alle 0.10. Per gli orari di altri collegamenti contattare Amitaba.

14°g.    Mercoledì 9 gennaio, arrivo a destinazione
Arrivo a Milano Malpensa alle 4.25 o a Roma Fiumicino alle 4.30.

ESTENSIONE: REGIONI TRIBALI DEL SUD

13°g.    8/1 Lalibela – Mercato locale – Addis Abeba
Partenza per Addis Abeba, che da qui dista circa 380 km; lungo il percorso si visita un coloratissimo mercato locale e si passa dalla “finestra di Menelik”, dove si ha uno scorcio panoramico che spazia sull’altopiano ed è spesso possibile vedere le scimmie leone, così denominate per il pelo lunghissimo che hanno sul capo che sembra una criniera. Arrivati ad Addis Abeba si alloggia presso l’hotel Jupiter (4*). Si cena in un ristorante tipico che offre uno spettacolo folcloristico e si salutano qui i compagni di viaggio che rientrano in Italia.

14°g.    9/1 Addis Abeba – Lago di Ziway (Isola di Ghelila)  
Si lascia verso sud la capitale seguendo un percorso che si snoda lungo la grande frattura del continente africano, la cosiddetta “Rift Valley”, un fenomeno geologico unico al mondo: un insieme attivo di fosse tettoniche che si estende per oltre 3500 km partendo dalla valle del Giordano in Siria per finire in Mozambico, un processo che sta progressivamente tagliando in due il continente africano. Si sosta a Tiya per la visita al sito delle 36 stele (XII – XV secolo), dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. La strada prosegue verso sud con lievi saliscendi e costeggia le capanne rotonde degli Oromo e dei Guraghe, spesso dipinte e ricoperte con tetti di paglia. Arrivati al lago di Ziway, uno dei bacini di origine vulcanica che si trovano nella “Rift Valley” etiope, si alloggia e si cena presso il Hailè Resort situato sulle sue rive; la tappa è di circa 170 km, approssimativamente 3 ore di guida. Nel pomeriggio ci si reca in barca all’isola di Ghelila, dove abitano poche persone e si trova una piccola chiesa che è meta di pellegrinaggi; si passa da un’isoletta dove nidificano gli uccelli e dove spesso si vede l’aquila pescatrice; nelle acque del lago spesso si individuano gli ippopotami.

15°g.    10/1 Lago di Ziway – Parco di Abiyata e Shala – Chencha – Arba Minch 
A sud del lago di Ziway s’incontrano i verdi paesaggi rurali abitati dalle popolazioni Wolayta e Gamo, con le caratteristiche capanne. Si arriva in breve nell’area del Parco Nazionale di Abiyata e Shala che ospita una fauna interessante, dove con una breve deviazione si raggiunge un bellissimo punto panoramico per ammirare entrambi questi laghi. Si pranza lungo la strada e, prima di arrivare ad Arba Mich, con una deviazione si sale al villaggio di Chencha, situato a 2700 metri di altitudine ed abitato dell’etnia Dorze, un popolo di agricoltori ed abili tessitori. Gli uomini lavorano su stretti telai e fabbricano tessuti di cotone grezzo, molto semplici ma originali; la salita offre anche una bella visuale sul vasto territorio, ed all’orizzonte si vedono i laghi Chamo e Abaya. Le case tradizionali dei Dorze hanno uno stile non riscontrabile altrove: per edificarle viene utilizzato un intreccio di fibra ricavata dall’albero del ‘falso banano’ (l’enset), e sono alte sino a dodici metri, circondate da orticelli e da verdi macchie di enset. Si potrà osservare la particolare lavorazione che viene effettuata della pianta di enset, che qui sembra un vero toccasana alimentare, ed anche assaggiare pietanze preparate con questo particolare ingrediente. Si scende quindi a valle arrivando ad Arba Minch, dove si alloggia e si cena presso il Paradise o lo Swaynes  Lodge, la tappa oggi è di circa 340 km, approssimativamente 5 ore di guida.

16°g.    11/1 Arba Minch – Konso
In mattinata escursione in barca sul Lago Chamo, il terzo lago più grande d’Etiopia, dove si potranno ammirare gli ippopotami e moltissimi coccodrilli, i cui esemplari adulti sono i più grandi dell’Africa, oltre ad una grande varietà di uccelli. Si prosegue quindi il viaggio a sud arrivando a Konso, il centro principale di questo popolo di grandi coltivatori insediato in un ambiente di colline che sono state interamente modellate da terrazzamenti e solcate da canalizzazioni di una perfezione tecnica ammirabile. I villaggi sono protetti da muri di pietra a secco, gli stessi che delimitano e sostengono i complicati terrazzamenti agricoli. Si visita la “reggia” del capo dei nove clan dei Konso, costituita da un denso complesso di capanne tradizionali, che includono quella della mummificazione, una procedura che era riservata solo ai re; nei pressi vi sono le stele di legno che segnano i punti dove vennero deposti i resti mummificati dei vecchi re. Ci si reca quindi a Gamole, villaggio tipico, ora Patrimonio dell’Unesco: cinto da mura e densamente abitato, offre un bello specchio della realtà tradizionale di questo popolo. A Konso si alloggia presso il Kanta Lodge.

17°g.    12/1 Konso – Turmi; mercato di Demeka, villaggi Banna e Hamar
Da Konso si procede ora verso ovest, nella direzione della valle dell’Omo, lasciando i paesaggi creati dal lavoro agricolo dei Konso per entrare nei territori delle tribù pastorali Tsamaico, Banna, Hamar, Karo, Mursi, Dassanech… e cioè di quel grande mosaico di popoli che abita il sud etiopico. Si inizia questa interessante ricognizione recandosi al pittoresco mercato settimanale di Demeka. La visita ad un mercato locale è interessante poiché consente di scoprire i prodotti di questa terra, i manufatti delle diverse etnie e, attraverso la merce esposta, si intuisce il modo di nutrirsi, di vestirsi, le credenze, le attività ed il lavoro. Si prosegue arrivando in un villaggio dei Banna, pastori–agricoltori di lingua omotica, considerati da diversi studiosi un clan del più numeroso popolo degli Hamar, con i quali, oltre alla similitudine linguistica, hanno tradizioni molto vicine, ma da cui si distinguono anche per i diversi motivi decorativi. Gli uomini hanno i capelli acconciati con treccine ed ornamenti fatti di perline blu ed azzurre; le donne portano in testa un copricapo fabbricato con una zucca tagliata a metà. Sia gli uomini che le donne hanno un portamento dignitoso ed elegante, e sono pronti al sorriso. Ci si reca quindi in un villaggio Hamar. Anche qui le tradizioni tribali sono pressoché intatte, con le capanne ben tenute e le donne che portano ornamenti ed indumenti tipici, e capigliature intrecciate e ornate con terriccio rosso; anche gli uomini e pure i bimbi hanno una grande cura del proprio aspetto. Una caratteristica comune a questi villaggi è la tranquilla benevolenza ed il pronto sorriso di tutte le persone. A Turmi si alloggia presso il Buska o il Turmi Lodge.

18°g.    13/1 Turmi – Omorate – Jinka; villaggi Karo e Dassanech
Il fiume Omo scorre ad ovest di Turmi; lo si raggiunge percorrendo un bel tratto di savana sabbiosa costellata di acacie e giganteschi termitai arrivando nel territorio dei Karo. Si visita un loro villaggio affacciato su di una spettacolare ansa del fiume Omo, dove gli abitanti ne coltivano le sponde con l’abbassarsi del livello delle acque. Questa interessante etnia fa parte del ceppo a cui appartengono anche gli Hamar ed i Banna; tra i Konso l’ornamento più vistoso delle donne è rappresentato dall’intreccio di numerose collane costruite con i materiali più disparati, e sia uomini che donne si dipingono il corpo con linee bianche di cenere. Lasciata l’ansa dell’Omo si torna lungo la medesima pista per un tratto e quindi si punta verso sud arrivando nei pressi del confine keniota ad Omorate. Utilizzando un’imbarcazione si naviga lungo l’Omo giungendo ad un villaggio dei Dassanech, una popolazione di origine nilo-sahariana in prevalenza allevatrice che sopravvive a stento in un territorio avaro di risorse. Le semplicissime capanne sono spesso coperte di lamiere e su tutto impera un’implacabile polvere; ma nonostante le difficoltà in cui versano le persone sono ammirevoli per l‘indole pacifica, una qualità che deriva forse anche dalla struttura egalitaria del loro sistema sociale. Completata la visita si torna con la barca ai fuoristrada e si parte per rientrare a Turmi e, superato il paese, si prosegue verso nord per Jinka, che da qui dista 116 km, dove si alloggia presso l’Eco Omo Lodge.

19°g.    14/1 Jinka, villaggi Mursi – Addis Abeba e volo di rientro
Da Jinka ci si reca circa 60 km a sud ovest nella regione popolata dall’etnia dei Mursi, un popolo dalla costituzione alta e snella, con i caratteri tipici dei popoli nilotici. Fanno parte di quell’ormai sparuto gruppo di etnie le cui donne portano ancora il piattello labiale, che presso i Mursi è tondo. L’arte corporale riveste molta importanza: la decorazione è ottenuta spalmando sul viso e sul corpo un impasto di acqua e caolino sul quale vengono tracciati con le dita particolari segni seguendo moduli decorativi che cambiano di volta in volta. Entrare in un loro villaggio è un’esperienza piuttosto intensa, perché possono essere abbastanza aggressivi con i visitatori: si accede accompagnati da una persona locale che porta con sé anche un’arma e se si desidera fotografare qualcuno è sempre necessario dare dei denari – una consuetudine questa che oggi è estesa alla maggior parte dei gruppi etnici. Si rientra quindi a Jinka, da dove si parte in volo per Addis Abeba alle 13.50 con arrivo alle 15.00 (orari da confermare). Arrivati, si avranno a disposizione alcune stanze presso l’hotel Jupiter (4*) per rinfrescarsi prima della partenza. Si cena in un ristorante tipico e quindi ci si reca in aeroporto per l’imbarco sul volo di rientro; Ethiopian parte per Milano Malpensa alle 23.15 o per Roma Fiumicino alle 0.10. Per gli orari di altri collegamenti contattare Amitaba Per gli orari di altri collegamenti contattare Amitaba.

20°g.    Martedì 15/1, arrivo a destinazione
Arrivo a Milano Malpensa alle 4.25 o a Roma Fiumicino alle 4.30.

RICHIESTA INFORMAZIONI

Per qualsiasi domanda e curiosità,
compila tutti i campi del form:

 DOCUMENTI DI VIAGGIO

PAESI E TRADIZIONI

Entra nella sezione dedicata agli approfondimenti culturali:

Ragazze etiopi a Lalibela

 GALLERIA FOTOGRAFICA

Dallol, Dancalia
Ragazze Afar
Lago Assale
Etiopia, Ertale
Saba, carovana del sale
Cascate Awash

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.