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Cina


Regioni settentrionali del Celeste Impero

Da Wutai Shan a Yungang, Pechino e Chengde


Pechino, parco Beihai

Grande Muraglia

Un quartiere tradizionale (Hutong)

Pechino, Tempio del Cielo

Esercizi di calligrafia

PARTENZA
18/05/2019
RITORNO
01/06/2019
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
2a ESTENSIONE
DURATA
15 giorni
PARTECIPANTI
GUIDA

 Sintesi del viaggio


Il tour inizia da Taiyuan, sull’altopiano del Fiume Giallo, una regione che rivela siti sorprendenti, dalle sculture rupestri di Longshan alla città murata di Pingyao ed al monastero sospeso di Xuankong Si; si esplora il monte sacro del buddismo cinese, il mitico Wutai Shan, ancora oggi meta di pellegrinaggio, arrivando alla città di Datong, una delle antiche capitali cinesi, nei cui pressi si trova Yungang, il sito rupestre più importante del Paese.

Giunti a Pechino, ci si immerge nel cuore del Celeste Impero, godendo dei siti storici, ma anche dei canali d’acqua e dei quartieri vecchi che sono riusciti a sopravvivere all’olocausto della modernità, estendendo il viaggio a nord est fino alla villa imperiale estiva, Chengde, irrinunciabile capolavoro, e percorrendo alcuni dei tratti più spettacolari della Grande Muraglia, tra Simatai e Jinshanling.

Ci vuole un decennio per coltivare gli alberi, ma un secolo per coltivare gli esseri umani.
  • Pechino
  • Taiyuan
  • Pingyao
  • Nanchan
  • Wutai Shan
  • Datong
  • Yungang
  • Pechino
  • Chengde
  • Pechino

 Presentazione del viaggio


Il viaggio costituisce la seconda parte di un percorso più lungo, nato da un approfondito studio che ha coinvolto alcuni amici viaggiatori di Amitaba, esperti conoscitori dell’universo Cina, che inizia da Hong Kong o da Shangai, come si vede nel programma Cina: Cultura, storia e attualità del Celeste Impero. È un percorso che si prefigge di avvicinare il pianeta Cina, che oggi sta emergendo come una nuova grande potenza, una prorompente modernità che emerge da un’alchimia durata millenni, con l’intreccio di tre mondi filosofici e religiosi diversi, se pur contigui, il buddismo, il confucianesimo ed il taoismo, che hanno forgiato una cultura che ha assorbito ed integrato anche gli elementi di derivazione straniera, mantenendo tuttavia la propria identità di “Paese di Mezzo” (questo il significato dei due caratteri che in cinese compongono la parola Zhongguo, Cina per noi occidentali). Non è azzardato ipotizzare che, come successe in tanti momenti difficili di un lungo passato, i traumatici eventi del secolo scorso con lo sconvolgimento portato dal maoismo siano stati oggi in gran parte riassorbiti, creando un nuovo amalgama, in cui le definizioni e le diverse anime del Celeste Impero siano anche questa volta riuscite a superare la contingenza storica.

NOTA TECNICA

Gli hotel utilizzati sono tutti di buona qualità, tutti “4 stelle” e un hotel “boutique” a Pechino. Per i trasporti si utilizzano pulmini privati ed un volo tra Datong e Pechino. Sono previsti dei tratti a piedi, per la visita di aree monumentali ed urbane, al monte Wutai Shan e sulla Grande Muraglia.
Il mese di maggio è ottimo per un viaggio, la stagione è buona e le giornate sono piacevoli con un clima non troppo caldo e poche precipitazioni. Le indicazioni per le temperature medie nelle diverse località, nella sequenza in cui s’incontrano, sono come segue: Taiyuan, min 10 max 25; Datong, min 7 max 23; Pechino min 6 max 27; Chengde, min 7 max 25. Si consiglia un abbigliamento a strati per le sere e le mattine più fresche e per quando ci si reca sul Wutai Shan; si tenga presente che vi possono essere precipitazioni. È importante avere scarpe comode per camminare, tipo scarponcini leggeri impermeabili.

 Programma del viaggio


1°g.    Sabato 18 maggio, partenza per Pechino 
Per raggiungere Taiyuan in Cina vi sono più possibilità di volo e Amitaba può prenotare quella preferita dai viaggiatori. Il volo consigliato è quello della Air China che parte da Milano Malpensa alle 13.30 per Pechino; da Roma Fiumicino si raggiunge Malpensa con il volo Alitalia delle 9.20 con arrivo alle 10.20. Per gli orari di altri collegamenti contattare Amitaba.

2°g.    19/5 Arrivo a Taiyuan
L’arrivo a Pechino è previsto alle 5.30; da qui si prende il volo Air China per Taiyuan che parte alle 7.05 con arrivo alle 8.25. All’arrivo è in attesa dei partecipanti il corrispondente locale di Amitaba per il trasferimento presso l’hotel Shanxi Jinci (4*); per chi desiderasse disporre subito della stanza è previsto un supplemento. Giornata di relax; in tarda serata giungono in hotel i partecipanti provenienti da Nanchino con il capogruppo.

3°g.    20/5 Taiyuan
Taiyuan è la capitale dello Shanxi, un importante centro metallifero (carbone e ferro) nella regione arida del grande altopiano del Loess, ampio come circa due volte l’Italia, dove lo spesso strato di depositi eolici di Loess si è formato con le minuscole particelle di sabbia di colore giallo trasportate dalle vicine regioni desertiche occidentali: è da qui che il Fiume Giallo si può definire tale, perché le sue acque vengono colorate proprio dalla sabbia gialla. Questi sedimenti hanno il merito di avere reso molto fertile la grande piana cinese settentrionale, che fu teatro dei primi sviluppi della civiltà cinese. La città in sé presenta pochi punti di interesse, ma è il punto di partenza per la visita di importanti siti nei dintorni; si inizia recandosi al Tempio delle Pagode Gemelle (conosciuto anche come Yongzuo o Tempio dell’Eterna Fortuna), dove si fronteggiano due pagode alte circa 50 metri costruite interamente in mattoni. Si visita il Tempio di Jinci, raggiungibile a piedi dall’albergo, un grande complesso di edifici di epoche diverse attraversato da un corso d’acqua, con la Sala delle Offerte (Xian Dian) e la Sala della Santa Madre, una delle più antiche costruzioni interamente in legno della Cina; il padiglione della stele Tang (Tangbei Ting) risale al 647. Ci si reca quindi alle grotte di Longshan (o Tianlong Shan, Montagna del Drago Celeste), un importante esempio di scultura rupestre di impronta buddista, databili tra le dinastie dei Wei Orientali (534-550) e, in maggior numero, dei Tang (618-907); si visitano le più interessanti tra le 21 che costituiscono l’insieme: purtroppo molte delle sculture del sito sono state danneggiate o rimosse, e si trovano sparse nei musei del mondo. Per questa tipologia di arte cinese si avrà poi il meglio a Yungang il 25/5. A 20 km circa a sud-ovest di Taiyuan, in una zona verdeggiante e con un fiume che scorre tra le colline, fu scoperto nel 1980 il Buddha gigante delle colline di Mengshan. La gigantesca statua in pietra risale alla dinastia dei Qi Settentrionali (550-577), un periodo di grande rinascita per le arti, ed è appoggiata sul fianco di una collina; ha sofferto molto per le intemperiee la sua testa (alta 12 metri) è stata ricostruita tra il 2006 e 2008.

4°g.    21/5 Taiyuan, escursione a Zhenguo e Pingyao
Con un treno ad alta velocità in circa mezz’ora si raggiunge Pingyao, che dista circa 90 km a sud ovest, alla cui visita si dedica la giornata. All’arrivo, prima di inoltrarsi tra le mura della città, ci si reca al tempio buddhista Zhenguo situato nei pressi, la cui storia ha avuto inizio nel 963. Il tempio è costituito da un ingresso e due sale principali, distanziate da due cortili. La sala più importante è quella dei Diecimila Buddha (Wanfo Dian), uno degli edifici di legno più antichi della Cina, edificato all’epoca degli Han Settentrionali (951-979, il periodo delle Cinque Dinastie e Dieci Regni). Dello stesso periodo sono le undici statue della sala, forse le sole sculture di quell’epoca sopravvissute fino ad oggi, al di fuori delle Grotte di Mogao (Dunhuang, provincia di Gansu). Si entra quindi nella città vecchia di Pingyao; varcando la porta monumentale tra due cinta di mura che pare siano state fatte costruire nel 1370 circa da Hongwu, primo imperatore Ming, la città si offre all’improvviso come il set di un film ambientato nella Cina di tarda epoca Ming e Qing (XVII – XIX secolo), una sensazione acuita anche dall’assenza di automobili. Le case (in realtà oggi in maggioranza sono diventati negozi) ai lati della centrale via Mingqing Jie (o Nan Da Jie, Grande Via Meridionale) hanno facciate in legno intagliato e finestre a reticolato, mentre le zone laterali sono fatte di stretti vicoli. Si sosta nei templi e si visita il complesso del Rishengchang (Prospera Alba), ritenuta la prima banca della Cina. Usciti dalla città murata, si visita il tempio buddhista di Shuanglin, fondato nel VI secolo, e famoso soprattutto per la collezione di circa 2.000 statue di terracotta, datate tra XII ed il XIX secolo, che gli sono valsi il soprannome di “Museo delle sculture colorate”. Si rientra per la notte a Taiyuan con un treno veloce.

5°g.    22/5 Taiyuan – Nanchan – Foguang – Wutai Shan
Lasciata Taiyuan ci si dirige a nord entrando in quella che anticamente era un’unica grande area identificata con il Wutai Shan, la montagna sacra buddhista “delle cinque piattaforme”. Il primo sito che incontriamo oggi è Nanchan Si (Tempio Meridionale della Meditazione). Fu costruito nel 782, come parte del complesso del Wutai Shan che si visita domani; la sala del Grande Buddha è ritenuta la più antica struttura interamente in legno giunta sino a noi, con le diciassette sculture in legno di epoca Tang, di grande bellezza, disposte su di un piedestallo ad “U” inversa con Sakyamuni al centro, la cui aureola è scolpita con fiori di loto, esseri celestiali ed uccelli mitologici. Il Buddha è circondato da Bodhisattva e da grandi statue di Samantabhadra e Manjushri. Prossima tappa, Foguan Si (Tempio della Gloria di Buddha), che risale all’857, che come Nanchan Si in origine faceva parte del grande complesso del Wutai Shan. Entrando nel primo cortile per un ripido sentiero con una porta a forma di tunnel, s’incontrano pilastri su cui sono iscritti i sutra. A sinistra si apre la Sala di Manjushri, che fu eretta nel 1137 in epoca Jin (1115-1234), e le cui statue furono rifatte nel 1985 da un artista locale. Si visita poi la Grande Sala Orientale, la terza più antica sala interamente in legno della Cina, che ospita 36 sculture e pitture murali in parte di epoca Tang (618-907), che rappresentano demoni e guardiani, e di epoca Song (960-1279), principalmente cartigli con gruppi di devoti buddisti, preghiere e iscrizioni. Fa parte del complesso anche la Pagoda Zushi, reliquiario del maestro fondatore del tempio, costruita nello stile dei Wei Settentrionali (386-534), che testimonia l’antichità del tempio, e si vedono diversi pilastri funerari di epoca Tang. Compiute le visite, si completa la tappa odierna (si percorrono in tutto 316 km in direzione nord est) giungendo all’albergo Huahui Shanzhuang (4*), nei pressi del Wutai Shan.

6°g.    23/5 Wutai Shan
I monti Wutai (“cinque piattaforme”) si elevano fino a circa 3000 metri tra Taiyuan e Datong, e costituiscono la montagna sacra buddista del nord, ritenuta l’abitazione del bodhisattva Manjushri, un’entità che esemplifica la saggezza, usualmente rappresentato con la spada alzata nella mano destra, simbolo del recidere l’ignoranza, ed il testo del Sutra del Cuore nell’altra. I cinque picchi rappresentano le cinque direzioni, le quattro cardinali a cui si aggiunge, nella visione cinese, la quinta, che è il centro. Il luogo divenne un importante centro buddista prima e durante la dinastia Tang (618-907) ed iniziò il suo declino negli anni finali della dinastia (844 e seguenti), con l’inizio della persecuzione del buddismo da parte dell’imperatore Wuzong. I due templi di Nanchan e Foguang, visitati ieri, erano in quel tempo parte integrante di un unico complesso. Si conosce molto del Wutai Shan nel momento della sua massima espressione grazie al diario del monaco giapponese Ennin, che lo visitò nel corso del pellegrinaggio che fece in Cina (838-847), luogo di origine del buddismo giapponese. Wutai Shan riprese a fiorire sotto la dinastia Ming (1368-1644), come luogo di pellegrinaggio per i buddisti tibetani di provenienza mongola. Oggi troviamo i resti più importanti disposti nel fondo di una valle; tra questi, meritano sicuramente una visita Tayuan Si, Xiantong Si, Pusa Ding, la Biblioteca Rotante, Jinge Si, Luohuo Si e Yuanzhao Si. Il Tayuan Si (Pagoda), in stile tibetano, con i suoi 50 metri di altezza domina la parte bassa del villaggio. Xiantong Si (tempio della Comprensione Manifesta) viene fatto risalire alla dinastia degli Han orientali (25-220), e datato tra il 58 e il 75, ma fu ricostruito nei primi anni dei Ming (1368-1644). Il tempio è abbarbicato ad una collina, con una terrazza centrale fiancheggiata da due elaborate pagode in bronzo (epoca Ming), di circa 8 metri di altezza, in cui sono state colate con grande maestria piccole immagini di Buddha, Boddhisattva, guardiani ed altre entità. La Sala dell’Incommensurabile Splendore ha un’entrata a sette arcate, e tra i molti edifici va ricordato il padiglione di bronzo. Compiuti i 108 gradini che partono dal retro dello Xiantong, si giunge al Pusa Ding (Picco del Bodhisattva), luogo panoramico da cui si gode una splendida vista sui monti e sull’insieme dei templi. La Biblioteca Rotante ruota su una base di legno a forma di fior di loto; è una struttura in legno a pianta esagonale, stretta alla base e larga in alto. Ad ogni livello in ciascuno dei sei lati vi sono tre nicchie, e questo si ripete per tutti i venti piani; conteneva i testi del Tripitaka, il canone buddista completo, ed anche dipinti buddhisti di epoca Ming su foglie di baniano. Jinge Si (tempio della Torre Dorata) contiene una statua di Guanyin (Avalokiteshvara) dalle mille braccia. Luohuo Si (tempio di Rahu, il pianeta che causa eclissi e maree) è il tempio meglio conservato nella sua interezza; fondato in epoca Tang, fu ricostruito nel 1492 ed è ancora pienamente in funzione. Qui il giorno del compleanno di Manjushri (XIV giorno del sesto mese lunare, di solito agosto) si celebra una danza con maschere e costumi come quelle che si vedono in Tibet e Mongolia. Oltre ad un insieme completo di stanze, che includono la sala di meditazione, la sala dei guardiani e la biblioteca, nella sala posta nel retro del tempio si trova un altare circolare con 18 lohan (arhat, gli illuminati Theravada) che attraversano il mare al riparo di un grande fior di loto rosso che contiene le quattro immagini del Buddha delle quattro direzioni. Queste ultime si vedono soltanto quando i petali vengono abbassati, grazie ad un meccanismo posto al di sotto. Yuanzhao Si (tempio dell’Illuminazione Universale) nella sala principale ospita le statue dei Buddha de tre tempi (passato, presente e futuro, con anche diversi attendenti), considerate tra le più belle di Wutai Shan. Il cortile che ospita il reliquiario del monaco indiano che visse in questo luogo è circondato da un passaggio coperto, utilizzato per le circumambulazioni. In questo tempio all’inizio del XV secolo meditò il maestro Tsongkhapa, considerato un’emanazione di Manjushri, grande erudito e fondatore dell’ordine buddista tibetano dei Ghelupa, a cui appartiene anche il Dalai Lama.

7°g.    24/5 Wutai Shan – Xuankong Si – Datong
Lasciato Wutai Shan ci si reca verso nord ovest allo spettacolare Monastero Sospeso (Xuankong Si, Tempio Sospeso nel Vuoto), abbarbicato su un pendio del monte Heng (Hengshan del nord), la più settentrionale delle cinque grandi montagne sacre della Cina. Il complesso fu fondato nel VI secolo durante la dinastia dei Wei Settentrionali (368-534), e consta di 40 “stanze”, ossia grotte scavate nella roccia, chiuse frontalmente da facciate lignee che sono rette da travi che aggettano dal fianco del monte. Le camere contengono 80 figure di ispirazione buddista, fatte di ferro, bronzo, stucco e pietra. Si prosegue quindi per Datong, una tappa di 204 km in tutto, che richiede circa tre ore; si alloggia presso l’hotel Yungang Meigao (4*).

8°g.     25/5 Datong – Yungang – Datong
Ci si reca alle grotte di Yungang, situate circa 20 km ad ovest di Datong, uno dei siti più affascinanti della Cina. Furono scavate in una falesia di arenaria lunga circa un chilometro tra il 453 e il 525, nel periodo in cui Datong era la capitale del Paese sotto la dinastia dei Wei Settentrionali (368-534). Sono raggruppate in tre sezioni, est, centro ed ovest; quest’ultima è la più consistente, con 40 delle 53 grotte del sito. L’insieme è stato formato seguendo uno stile che proviene dal buddismo indiano, con influenze greco-buddiste, ma rispecchia nei simboli e nella realizzazione anche la cultura cinese dell’epoca. Le sculture più notevoli sono anche le più antiche (453-462), quelle conosciute come le “Cinque Grotte di Tan” perché si ritiene siano state compiute sotto la supervisione del monaco Tan Hao. Ritornati a Datong, ci si reca nei sobborghi meridionali per visitare il tempio buddista Shanhua (Tempio delle Trasformazioni Virtuose), fondato tra 713 e 742 in epoca Tang, distrutto dal fuoco nel 1122, e ricostruito subito dopo. Fu migliorato in epoca Ming, e assunse la denominazione attuale nel 1445. Poco lontano si trova il Muro dei Nove Draghi, costruito nel 1392 con la funzione di un ‘muro contro gli spiriti’ di fronte al palazzo del tredicesimo figlio del fondatore della dinastia Ming, un edificio che andò completamente distrutto nel XVII secolo. Dei tre muri con nove draghi esistenti in Cina (gli altri due si trovano entrambi a Pechino, uno nel Beihai Park e l’altro all’interno della Città Proibita) quello di Datong è il più antico. È lungo 45 metri, alto 8, profondo 2 ed è completato da una sorta di tetto con piastrelle e acroteri, interamente ricoperto in piastrelle in ceramica smaltata in cinque colori, con diversi fregi e decorazioni.

9°g.    26/5 Datong – Pechino
Ci si reca in aeroporto per imbarcarsi sul volo Air China delle 9.00 per Pechino, che arriva alle 10.10 (orari da confermare), qui ci si reca in centro città, dove si alloggia presso l’hotel Bamboo Garden (boutique). Nel pomeriggio ci si dedica alla visita di uno dei principali monumenti della città, il Tempio del Cielo (Tian Tan), situato nella parte meridionale della città. All’interno di un vasto parco, molto vivace e frequentato dagli abitanti per incontri e varie attività (dalla danza al gioco degli scacchi), fu realizzato in epoca Ming per rappresentare la cosmologia cinese tradizionale, secondo la quale la terra è quadrata ed il cielo rotondo. L’imperatore Figlio del Cielo vi si recava due volte l’anno per svolgere complessi riti e cerimoniali, per i quali gli edifici erano stati specificamente progettati, sia come monumenti che ispirassero rispetto sia come materializzazione simbolica dell’universo.

10°g.    27/5 Pechino
S’iniziano le visite da Yonghe Gong, ossia il Palazzo dell’Armonia e della Pace, che è il grande tempio e monastero del buddismo tibetano di Pechino; per evitare code all’ingresso si cercherà di essere sul posto prima dell’apertura (ore 9). Costruito nel 1694 dall’imperatore Kangxi, è tuttora abitato da un gruppo di monaci di origine mongola. Si sviluppa in quattro cortili, nell’ultimo dei quali si trova una monumentale statua di Buddha, alta 26 metri, scolpita in un unico tronco di legno di sandalo. Ogni sala e padiglione ha soffitti e pareti riccamente decorati e contiene opere d’arte con diversi supporti materiali (dall’affresco alla statua, stele, ecc.). Completata la visita ci si potrà recare al Wudaoying Hutong, che si trova poco lontano dal tempio. “L’hutong” è un insieme residenziale tipico di Pechino, costituito da vicoli stretti formati da file di “siheyuan”, le caratteristiche case a corte quadrata. La zona di Wudaoying presenta uno dei pochi hutong tradizionali rimasti dopo le demolizioni per ampliare le strade e far posto alla città moderna, ed è meno turistica della zona di hutong intorno a Houhai, che si visita domani. Nel pomeriggio si visita la Città Proibita (Zijincheng, Purpurea Città Proibita), che fu il palazzo imperiale durante le dinastie Ming e Qing (tra 1420 e 1912). Per cinque secoli fu una vera e propria città, separata dal resto della capitale, ed inaccessibile al popolo. Circondata da mura poste all’interno di un largo fossato riempito con acqua, con 980 edifici su di un’estensione di oltre 70 ettari, pare sia il palazzo più grande del mondo; sicuramente ha influenzato con le sue forme la storia architettonica di altri paesi del lontano oriente. Oggi viene chiamata anche Gugong, antico palazzo. E’ un luogo che sfugge ad ogni descrizione; partendo dalla Porta della Pace Celeste, Tian’anmen, lo stesso nome della grande e famosa piazza su cui si affaccia, attraversare cortile dopo cortile, osservare padiglione dopo padiglione sino ad arrivare all’uscita dalla porta sul lato nord, è un’esperienza indimenticabile.

11°g.    28/5 Pechino
Per raggiungere il grande Parco Imperiale, noto come Palazzo d’Estate, si utilizza un mezzo di trasporto inusuale a Pechino, una barca, che permetterà di vivere questa città in modo diverso, attraverso una delle sue molte vie d’acqua. La crociera inizia dal lago Bayi (parco Yuyuantan) e risalendo il fiume Kunyu verso nord porta al Palazzo percorrendo la zona nord-ovest della città. Il Palazzo d’Estate è frutto della restaurazione compiuta verso fine Ottocento, dopo che il precedente parco, situato a pochi chilometri e noto con il nome di Giardini Imperiali (Yuanmingyuan), era stato saccheggiato e bruciato nel 1860 dagli alleati franco-inglesi alla fine della seconda Guerra dell’Oppio. Qui si trova la Collina della Longevità, dove distribuiti sui pendii vi sono numerosi edifici dai diversi stili architettonici, che riproducono quelli in uso in altre regioni della Cina. La collina fa da sfondo al grande lago Kunming, che occupa tre quarti dell’estensione complessiva del Palazzo. Fu creato allargando un precedente specchio d’acqua, a imitazione del Lago Occidentale di Hangzhou. Percorrere i sentieri del parco e visitarne gli edifici, i templi ed i corridoi coperti è un poco come ripassare il libro della storia e della cultura della Cina che si è vissuto in questi ricchi giorni del viaggio. Ritornati nella zona centrale, ci si addentra in una diversa zona di hutong, che si trova in prossimità del lago Houhai, piena di negozietti e ristoranti. Si visitano anche la Torre del Tamburo e la Torre della Campana.

12°g.    29/5 Pechino – Simatai e Jinshanling – Chengde
Si parte presto per evitare il traffico di Pechino; la prima meta di oggi è il punto più spettacolare della Grande Muraglia (Changcheng), tra Simatai e Jinshanling, dove fortunatamente non affluiscono troppi turisti, che dista 157 km dalla città, circa due ore e mezza di viaggio. Questo tratto della Grande Muraglia è in gran parte restaurato e se ne può percorrere a piedi una parte; si può utilizzare una funivia per arrivare a tre quarti della salita, a cui far seguire circa 30 minuti di ripido cammino per arrivare alla Piccola Torre di Jinshanling. Si potrà quindi scegliere se limitarsi a fare un giro tra qui e la Grande Torre o anche percorrere la muraglia fino al passo di Zhuanduo, un tratto che richiede circa due ore e mezza di cammino; oppure scendere in funivia e raggiungere il passo in auto. Completata l’escursione si riparte per Chengde, mancano ora 85 km, circa un’ora e mezza di viaggio; si alloggia presso l’hotel Chengde Yunshan (4*).

13°g.    30/5 Chengde
L’imperatore Kangxi (1654-1722) della dinastia Qing iniziò verso il 1703 a far costruire la “Villa di montagna per sfuggire al caldo”, scegliendo un’ambientazione naturale di grande fascino creata dal fiume Wulie, che gorgoglia a fondo valle, con i monti Yanshan che fanno da sfondo. La costruzione continuò poi per alcuni decenni, soprattutto sotto l’imperatore Qianlong (1711-1799), giungendo a formare un sito di interesse formidabile. Circondato da una muraglia, il complesso è dotato di lago, foreste di pini, terreni di caccia e padiglioni, ed è stato concepito come una riproduzione della Città Proibita. I quartieri per l’imperatore e la sua corte, i palazzi per gli ospiti ed i templi assunsero un ruolo simbolico, accuratamente ricercato, esemplificativo del potere della dinastia Qing (1644-1912). L’insieme contribuì a creare un’atmosfera internazionale, utile agli incontri con le popolazioni di confine, specialmente i mongoli ed i tibetani. Come gli edifici sono in diversi stili architettonici, così i templi rappresentano una sorta di replica dei luoghi di culto delle diverse religioni ed etnie della Cina, e ne rappresentano la grande diversità. Sparsi su di una vasta estensione, sia la Villa sia gli Otto Templi esterni sono patrimonio dell’UNESCO. Dopo la visita della villa ci reca al Tempio della Gioia Universale (Pule si), chiamato anche Tempio del Padiglione Rotondo, per via della forma del Padiglione del Sole Nascente, dove si osservano i distintivi tratti dei templi del buddismo tibetano. Si vedono l’Anyuan Miao, o Tempio della Pace Lontana, e, in un sorta di crescendo, si visita il Puning si, o Tempio della Pace Universale, con una grande sala chiamata Mahayana, alta cinque piani, che racchiude una massiccia statua in legno alta 28 metri di Guanyin, che nel buddhismo cinese ha forma femminile e corrisponde al bodhisattva Avalokiteshvara. Lo Xumifushou Miao, Tempio della Felicità e Longevità sul Monte Sumeru pare si rifaccia alla residenza del Panchen Lama, il Tashilumpo, di Shigatse in Tibet. Ispirato invece al Potala di Lhasa, il Putuozongchen Miao, Tempio del Buddhismo Tibetano, è un esempio interessante di fusione tra l’architettura tibetana e cinese, e pare sia stato costruito per onorare i mongoli della zona del Kokonor in occasione della visita all’imperatore Qianlong per il suo sessantesimo compleanno, nel 1770.

14°g.    31/5 Chengde – Pechino e volo di rientro
Si rientra a Pechino con un trasferimento di circa 3 ore (227 km). Nel pomeriggio è prevista la visita al più importante tempio taoista della città, detto delle Nuvole Bianche (Baiyun Guan). Sorto in epoca Tang (618-907), subì diversi rifacimenti e gli edifici che si vedono oggi sono tutti di epoca Qing (1644-1912). La struttura del tempio, a sale successive disposte su pianta centrale, segue uno schema che oramai è noto; si conclude con un giardino ed una piattaforma per le ordinazioni dei monaci. Decorazioni e statue rappresentano simboli e divinità taoisti, come gli Otto Immortali. Nel monastero vivono tuttora monaci taoisti della scuola Quanzhen (Via della Realizzazione Completa), fondata dal monaco Wang Chongyang (1112-1169), a cui il tempio è dedicato. Prima di tornare, un’ultima esperienza, si percorrere Wangfujing, la famosa via pedonale (commerciale) nel centro città, poco lontano da Tiananmen. Ci si reca quindi in aeroporto per imbarcarsi sul volo di rientro della Air China.

15°g.    Sabato 1 giugno, arrivo a destinazione
La partenza per Milano Malpensa è prevista all’1.30 con arrivo alle 6.30. Il collegamento Alitalia per Roma Fiumicino parte alle 11.05 con arrivo alle 12.20; per gli orari di altre destinazioni contattare Amitaba.

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Tempio di Shuanglin

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Pechino, Città Proibita
Pechino, parco Beihai
Grande Muraglia
Un quartiere tradizionale (Hutong)
Pechino, Tempio del Cielo
Esercizi di calligrafia

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.