Armenia, Georgia e Azerbaigian
Grande incontro con il Caucaso
Vestigia storiche, popoli, culture e bellezze naturali

Georgia, Cattedrale di Sion

Armenia, Khor Virap

Azerbaigian, Gobustan

Tusheti, contadine preparano il formaggio

Armenia, Khor Virap e monte Ararat









Sintesi del viaggio
Il viaggio offre un incontro d’insieme completo e vario della regione del Caucaso, una magnifica area del mondo che, a memoria d’uomo, è sempre stata punto di incontro e confronto tra culture diverse, nel contesto di un ambiente naturale eccezionale e ricchissimo di varietà. Ci si muove in uno spazio aggraziato da una natura bella, rigogliosa ed a tratti selvaggia, contornato da monti altissimi con vaste aree fertili, foreste, praterie e zone di deserto, che giunge fino al Mar Caspio. In questo stupendo contesto il quadro umano è forse ancor più interessante, con i tre gruppi principali armeno, georgiano ed azero che hanno radici proprie ben distinte per lingua, scrittura, religione e tradizioni. Ad ogni passo s’incontrano le magnifiche testimonianze storiche di un intenso passato, costellato da infinite vicende di conquiste e riflussi, spesso legati al confronto che qui hanno giocato i grandi imperi persiano, ottomano e russo, ed anche ai movimenti della Via della Seta.
- Erevan
- Echmiadzin
- Hripsime
- Zvartnots
- Khor Virap
- Garni
- Gaghard
- Amberd
- Hovhannavank
- Saghmosavank
- Bavra
- Vardzia
- Khertvisi
- Paravani
- Tbilisi
- David Gareja
- Sighnaghi
- Tsinandali
- Telavi
- Alaverdi
- Omalo
- Shenako
- Gremi
- Kvareli
- Lagodekhi
- Sheki
- Samaxı
- Baku
- Gobustan
Presentazione del viaggio
Il tour inizia da Erevan in Armenia, una città che sorprende anche per la sua serena vitalità, con la visita dei siti che caratterizzano la storia del Paese, che fu il primo al mondo ad avere il cristianesimo come religione di stato, in una sua forma distinta, che è ancora oggi il collante più forte del mondo culturale armeno. Si vedono diversi dei monasteri più belli, da Khor Virap dove il sacro monte degli armeni, l’Ararat, si staglia all’orizzonte, a Geghart ed altri, e le chiese dove pulsa il fervore religioso, partecipando anche al servizio domenicale officiato dal Catolicos, che riverbera con i vibranti cori degli inni spirituali. È importante, se pur molto forte, la visita del mausoleo del genocidio, ed aprono una finestra sui tempi più antichi i musei dei manoscritti e della storia, oltre alle rovine di Erebumi e Garni, mentre si resta sicuramente sorpresi dalla Cascade, bizzarro esempio di una moderna realizzazione. La cucina armena è poi un’esperienza in sé, e la si potrà ben sperimentare con la scelta dei ristoranti tradizionali e tipici che è stata fatta.
Si procede per la Georgia entrando nel Paese da sud est, arrivando così in uno dei suoi luoghi più suggestivi, Varzia, una città scavata nella roccia con mirabile abilità, in un territorio dove si osservano castelli e fortezze che hanno sfidato invasioni ed affrontato battaglie, per stagliarsi ancora oggi in uno scenario naturale molto caratteristico. Si raggiunge Tbilisi, la capitale, attraverso gli altopiani del Caucaso Minore, ornati da laghi, dove prosperano i pastori; questa città è piacevolissima, e si esplora a piedi il pittoresco centro, abbellito dal fiume che lo attraversa, tra chiese antiche, hammam, moschea, caravanserragli ed il castello, tra viuzze dove pullula l’allegra vita dei georgiani. Un’allegria aiutata … dal loro buon vino: infatti uno dei punti d’orgoglio nazionale è il fatto che il nettare di Bacco venne prodotto per la prima volta proprio qui, in Georgia, circa 8000 anni fa! Anche qui la religione cristiana è un collante fondamentale della cultura, e la Georgia fu il secondo Paese al mondo ad adottarla; in questo ambito si vedono, oltre a quanto offre Tbilisi, le testimonianze principali, dalla cattedrale di Svetitskhoveli a Jvari ed Alaverdi, oltre al luogo più particolare per il contorno ambientale e la conformazione, David Gareja. Si procede per la regione di maggior produzione vinicola (sono previsti degli assaggi), ricca anche di resti storici, e ci si inoltra tra i monti del Caucaso Maggiore arrivando nel Parco Nazionale di Tusheti, una regione molto isolata con una natura selvaggia ed i villaggi caratterizzati dalle antiche torri. Per la cucina, è una vera gara… perché i georgiani sostengono che la loro è ancora migliore di quella armena; si cercherà di capire dove sta il vero, consumando i pasti in diversi ristoranti tipici.
L’Azerbaigain per molti è sinonimo di Baku, la capitale; ma, senza nulla togliere al suo fascino di città portuale del Mar Caspio, con una parte vecchia che si è guadagnata il riconoscimento Unesco e le parti nuove che hanno un fascino anche avveniristico, vi si scopre molto di più. Troviamo importanti pitture rupestri che testimoniano l’antichità degli insediamenti di questa regione, primordiali vulcani di fango e fiamme eterne che escono dalle falesie, testimoniante zoroastriane, antiche moschee e villaggi tradizionali, con una popolazione la cui maggioranza, parente stretta dei persiani, esibisce un carattere laico se pur in maggioranza di fede musulmana sciita.
Un ultimo appunto introduttivo: nel corso del viaggio sarà molto bello constatare come la durezza della storia di questi popoli non sembra averne intaccato in alcun modo lo spirito di ospitalità ed amichevolezza.
NOTA TECNICA
I servizi erogati sono molto validi in tutti e tre i Paesi, sia per gli alloggi che per il cibo. Gli armeni sono molto orgogliosi della loro cucina, ed il piacere di sperimentarla è parte delle gioie del viaggio. In Georgia la cucina è ricca e gustosa, accompagnata dai rinomati vini locali, passione nazionale. Ed in Azerbaijan troviamo un’ampia scelta con più stili di cucina e tanti cibi arricchiti da diverse spezie. Si segnala solo che nella zona di Omalo sono previsti due pranzi al sacco perché in quella regione caucasica non sono disponibili ristoranti sul percorso, e che la sistemazione utilizzata qui per le due notti è un hotel locale semplice, ma molto carino, e con stanze dotate di servizi. Ci si sposta utilizzando automezzi privati di buona qualità, cambiando mezzi e guida locale in ciascuno dei tre Paesi; in funzione del numero di partecipanti si utilizzano Mercedes Vito, Mercedes Sprinter o Minibus GT, sempre di recente immatricolazione e dotati di aria condizionata. Per l’esplorazione della remota area caucasica di Omalo si utilizzano mezzi 4×4 tipo Mitsubishi Delica in massimo 5 passeggeri per veicolo, che vengono utilizzati da Telavi fino al confine con l’Azerbaigian. Il clima a settembre è ottimale per una visita, perché giova ancora del caldo secco estivo senza avere temperature opprimenti: è un mese con poche precipitazioni e la temperatura massima prevista arriva a 26°c. Unico punto più freddo è la regione di Omalo, dove di notte a volte si può arrivare ad avere un minimo di 5 – 10°C.
UNA BREVE NOTA SULL’ARMENIA
L’Armenia, situata nella bellissima regione del Caucaso meridionale, è grande circa un decimo dell’Italia ed ha una popolazione di circa 3 milioni e mezzo di abitanti. Ha una storia antichissima e la sua capitale Erevan è tra le poche antiche città del mondo di cui si conosce con esattezza la data di origine: l’iscrizione in caratteri cuneiformi che venne qui rinvenuta indica nell’estate del 782 a.C. la sua fondazione da parte del Re di Urartu, Arghishti I, che la battezzò col nome di Erebuni. Fu anche il primo stato ufficialmente cristiano della storia a seguito dell’evangelizzazione nel IV secolo di Gregorio l’“Illuminatore”, che divenne il primo Catolicos, o Patriarca Supremo della chiesa apostolica armena. In tempi più recenti le vicende furono legate al confronto tra i potenti imperi ottomano e persiano, con alterne vicende fino alla conquista russa a metà del XIX secolo. Il momento più traumatico per gli armeni fu però il fatidico 1915, quando nel corso del primo conflitto mondiale gli ottomani ordinarono la deportazione di tutti gli armeni che abitavano le regioni da loro controllate nell’Armenia Occidentale nell’est della Siria, attraverso le montagne, d’inverno ed a piedi, un’azione che fu messa in atto molto crudelmente da truppe e milizie irregolari, formate in gran parte dai curdi, nemici storici degli armeni: quello che il mondo conosce come il “genocidio armeno”. Oggi l’Armenia è uno stato indipendente, pacifico e bello da visitare; lo strascico della storia si evince dai confini chiusi con Turchia e Azerbaigian e dal supporto che l’Armenia fornisce al Nagorno-Karabakh, la regione abitata in prevalenza da armeni con cui confina a sud est. Qui, a seguito del collasso del sistema sovietico, nel 1988 e 1994 erano state combattute pesanti guerre che portarono alla formazione di questo piccolo stato, che non è stato però riconosciuto dalla comunità internazionale, anche per le pressioni della componente islamica dell’ONU. Nel 2020 gli azeri, con l’aiuto della Turchia, sono poi passati al contrattacco e circa due terzi del Nagorno-Karabakh sono stati occupati dall’Azerbaigian, uno scontro cruento a cui gli azeri si erano attentamente preparati, che ha causato la morte di circa 6000 persone e l’esodo di buona parte della popolazione verso l’Armenia. La linea di cessate il fuoco è ora garantita dall’esercito russo e l’ingresso turistico nel Nagorno-Karabakh non è più consentito. Queste vicende non hanno comunque alcun impatto per chi visita l’Armenia, ed il clima rilassato e fortemente conviviale che si respira ad Erevan, la capitale, fanno sembrare che tutto ciò sia parte di una storia molto lontana.
UNA BREVE NOTA SULLA GEORGIA
La Georgia, situata nella Regione Caucasica tra Russia, Mar Nero, Turchia, Azerbaigian ed Armenia, è un Paese incastonato tra le due catene del Caucaso Minore e Maggiore, storica terra di passaggio di potenze straniere e di mercanti lungo le Vie della Seta. Conta quasi 4 milioni di abitanti, che vivono ancor oggi in prevalenza di agricoltura e che hanno mantenuto, nonostante le vicissitudini dei secoli, una forte identità culturale, religiosa e linguistica. I georgiani si considerano discendenti di Kartlos, pronipote di Noè, e chiamano la loro nazione Saqartvelo, la terra dei Kartveli, mentre Georgia deriverebbe dalla parola persiana Gurj. Situata in posizione geografica storicamente cruciale, la Georgia ha vissuto da sempre passaggi di dominazioni diverse (greci, arabi, turchi selgiuchidi, mongoli, persiani, russi) intervallate da periodi d’oro in cui i Regni locali resistettero ad invasioni, assedi e stermini. Già divenuto nel IV secolo il secondo stato cristiano della storia, dopo l’Armenia, tra il 1000 e il 1200 la Georgia fu centro della cultura cristiana caucasica, il periodo di David il Costruttore. Importanti vestigia di quest’epoca d’oro sono ancor oggi disseminate in tutto il paese: cittadelle, fortificazioni, torri, castelli, monasteri, città rupestri, conventi e basiliche, ben incorniciati da splendidi paesaggi creati da una natura spesso ancora intatta e selvaggia. La cultura di questo piccolo ed affascinante paese è quindi antica e formata con influenze diverse. Dal 1991 la Georgia è uno stato indipendente ed ha vissuto per un decennio fasi alterne di pace e sicurezza e guerre intestine, fino alla Rivoluzione delle Rose (così chiamata per via dei fiori in mano ai manifestanti), un colpo di stato incruento del 2003. Nel 2008 la Georgia si è poi scontrata con la Russia con una breve guerra che ha causato la perdita dei territori dell’Abcazia, lungo la costa nordorientale del Mar Nero, e dell’Ossezia Meridionale, una regione che, dalla parte centrale dei monti del Caucaso Settentrionale georgiani, si protende verso sud fino alle aree pianeggianti non lontano da Gori. Il retaggio di queste più recenti vicissitudini per i visitatori si riduce al fatto che Abcazia ed Ossezia Meridionale non sono visitabili; il Paese è estremamente pacifico e tranquillo, con una popolazione amichevole ed allegra.
UNA BREVE NOTA SULL’AZERBAIGIAN
L’Azerbaigian, situato nella parte orientale della regione caucasica, confina a nord con Russia e Georgia, ad ovest con l’Armenia, a sud con l’Iran mentre ad est è bagnato dal Mar Caspio, ed offre un contesto naturale vario ed interessante, che spazia dai monti del Caucaso a zone più aride, fino ai vulcani di fango del Gobustan. Il Paese conta oltre dieci milioni di abitanti, che popolano una terra ricchissima di storia, per via anche della sua posizione strategica, tra le montagne del Caucaso e le rive del Mar Caspio. Il territorio è stato attraversato e conquistato da diversi popoli e condottieri, dai persiani alle orde mongole, fino ad arrivare ai russi che all’inizio del XIX secolo strapparono la capitale Baku all’impero persiano e che pian piano misero tutto il paese sotto il vessillo degli Zar, per poi far parte dell’Unione Sovietica. A seguito della disgregazione del sistema sovietico nel 1991 l’Azerbaigian si dichiarò indipendente, tenendo i confini che erano stati designati dal potere centrale senza particolare riguardo alla realtà storica e culturale dei territori. La situazione divenne difficile nella regione del Nagorno-Karabakh, dove gli attriti sfociarono in un aperto conflitto con la vicina Armenia, che rivendicava la regione per via della prevalenza di popolazione armena al suo interno, e che fece in modo che si formasse la nuova entità politica del Nagorno-Karabakh, che però nel mondo non venne riconosciuta come nazione. Ultimo terribile capitolo di questo confronto, il conflitto del 2020, che ha visto rinascere le ostilità con l’attacco azero che ha portato alla riconquista di buona parte del territorio etnico armeno di questa regione. Oggi l’Azerbaigian presenta un’economia in forte crescita grazie alle esportazioni di petrolio e gas naturale, e la capitale Baku vanta, oltre alle interessanti parti storiche, costruzioni modernissime ed avveniristiche, ma immerse in un mondo ricco di storia e cultura. La maggioranza della popolazione è di fede musulmana sciita, seconda come numero di aderenti solo all’Iran, in un contesto laico della gestione sociale e culturale del Paese, dove oggi è raro vedere donne giovani che portano il velo. Gli azeri sono persone ospitali e tranquille, creando un insieme che rimarrà per sempre negli occhi e nel cuore di chi si reca qui per una visita.
Programma del viaggio
1°g. Sabato 9 settembre, volo per Erevan
Per arrivare ad Erevan, capitale dell’Armenia, vi sono diverse possibilità di volo. All’arrivo si viene ricevuti dal corrispondente di Amitaba e ci si trasferisce presso l’Hotel Opera Suite (4*) o similare. Erevan, capitale dell’Armenia, copre una bella zona di colli che si affacciano a sud verso il monte Ararat, ed è posta tra i 900 ed i 1300 metri di quota, rendendo il clima gradevole anche in estate. Ha origini antichissime, fu fondata nel 782 a.C., ed oggi ospita più di un terzo dei circa 3 milioni di abitanti del Paese.
2°g. 10/9 Erevan: Echmiadzin, Hripsime, Zvartnos e Museo del Genocidio
Si inizia la visita dell’Armenia con alcuni siti al cuore di questo popolo e cultura, di cui tre iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Ci si sposta ad una ventina di chilometri ad ovest della città arrivando ad Echmiadzin, il cuore della Chiesa Apostolica Armena e la residenza del Catolicos, il suo sommo Patriarca. Si visita la Cattedrale, la cui costruzione venne iniziata nel 301-303 da San Gregorio l’Illuminatore, dove, se i restauri saranno finiti, si partecipa alla grande liturgia domenicale che inizia verso le 11 (se no si seguiranno a Hripsime o a Gayane). I canti corali molto belli e sentiti col cuore da tuti i presenti, un momento molto speciale per apprezzare l’intensità della devozione degli armeni e l’armonia dei loro canti religiosi, che costituiscono uno degli elementi più forti dell’identità etnica e culturale. Durante il pranzo si avrà poi l’opportunità di assistere alla preparazione di un piatto tipico della cucina tradizionale locale. Ci si reca quindi alla bella chiesa di Santa Hripsime, che risale al 618 d.C., edificata sul luogo dove venne martirizzata, e si completa con Zvartnots, sito archeologico con le rovine che risalgono al VII secolo di quella che fu una tra le più belle cattedrali armene, posta sul luogo del celebre incontro tra San Gregorio e Re Tiidade II, che diede origine all’evangelizzazione del Paese. Rientrando nella capitale si visita il Tsitsernakaberd, dedicato alle vittime del Genocidio degli Armeni, con un importante e interessantissimo, se pur triste, museo che documenta in mondo inequivocabile la tremenda strage di innocenti causata dalla decisione del governo turco di eliminare in toto la presenza della popolazione armena dai territori armeni sud occidentali, un’area che era la più vasta dell’Armenia dove avevano vissuto sin dall’inizio della storia che ospitava la maggioranza di questo povero, perseguitato popolo. All’interno del suggestivo memoriale, al centro di un cerchio contornato da possenti pareti ricurve, arde a memoria una fiamma eterna. Ad Erevan si cena in un ristorante tradizionale, e si potrà apprezzaree anche la serena ma vivace vita di questa città, dove sembra quasi che l’intera popolazione si riversi per una tranquilla convivialità tra giardini e viali, animando un gran numero di baretti e ristoranti.
3°g. 11/9 Erevan, escursione a Khor Virap, Garni e Geghard
Ci si reca verso sud nella valle dell’Ararat, sul cui sfondo si staglia il biblico monte dove secondo la tradizione sarebbe approdata l’Arca di Noè; si attraversa il villaggio di Surenavan, dove si notano diversi nidi di cicogne sui pali della luce. Si visita il monastero di Khor-Virap, che, con la magia dell’Arart sullo sfondo, è divenuto il luogo simbolo dell’Armenia. La fondazione risale al IV secolo e la sua importanza è strettamente connessa con Gregorio l’Illuminatore, che introdusse il cristianesimo in Armenia. Da qui si rientra per un breve tratto verso Erevan e si procede verso nord est per raggiungere Garni, sito che presenta una continuità di occupazione dall’Età del Bronzo al Medioevo; vi si ammirano i resti della cittadella-fortezza, con l’unico tempio pagano in stile ellenistico sopravvissuto alla cristianizzazione del Paese, dedicato a Mitra, residenze signorili e impianti termali. Si pranza in una casa locale nei pressi di Garni dove si avrà l’occasione di partecipare alla preparazione del pane nazionale armeno chiamato “lavash”, che si cuoce in una sorta di stufa sotterranea chiamata “tonir”. Proseguendo un poco ancora verso nord-est lungo la gola del fiume Azat, si visita uno dei migliori esempi di architettura medievale armena, il monastero rupestre di Geghard fondato da San Gregorio, capolavoro scavato nella roccia tra il IV e il XIII secolo e iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. All’interno, nella prima encalave a sinistra, sgorga una sorgente d’acqua che pare abbia il potere di mantenere giovani! Si torna quindi ad Erevan, dove si cena in un ristorantge tipico; si percorrono in tutto circa 140 km, aprossimativamente tre ore di spostamenti.
4°g. 12/9 Erevan, visita della città
La giornata è dedicata alla città di Erevan. S’inizia con un sopralluogo alla Cascade, la monumentale scalinata che collega piazza dell’Opera col Parco della Vittoria, ornata da fontane, la cui costruzione iniziò in epoca sovietica, e diventata un luogo di esposizione di opere d’arte moderna (ci sono anche due statue di Botero). Una serie di scale mobili che corrono tra oggetti d’arte moderna porta fino in cima (se no si salgono circa 800 scalini), in un punto da cui si gode anche di una bella vista sulla città con lo sgaurdo che spazia, col tempo limpido, fino al monte Ararat. Ci si reca quindi al Matenadaran, il museo di manoscritti antichi, incluso nel registro della memoria del mondo dell’UNESCO, che esibisce di fronte all’ingresso la statua Mashtots, creatore dell’alfabeto armeno. Si prosegue con il Museo di Storia Armena, che introduce alle culture che hanno caratterizzato l’altopiano armeno dalla Preistoria al Medioevo. Dopo pranzo ci si reca al sito di Erebuni, le rovine della città-fortezza degli Urartu dell’VIII-VII secolo a.C, considerato l’atichissimo punto di origine di Erevan. Si passa quindi dal mercato della frutta, dove si apprezza la grande varietà e qualità della produzione armena, unita all’accattivante capacità di esporre la merce in modo colorato ed elegante, con anche gustosissimi e bei vasssoi di frutta secca, e si conclude la giornata visitando la fabbrica del cognac armeno Ararat, che si potrà degustare. Cena in ristorante tipico.
5°g. 13/9 Erevan – Amberd – Hovhannavank – Saghmosavank – Bavra (Georgia) – Vardzia
Si parte per la Georgia; la prima tappa è alla fortezza di Amberd, a 37 km da Erevan, chiamata la “fortezza tra le nuvole” per la collocazione elevata a 2300 mt, sulle pendici del Monte Aragats, un castello principesco costruito nel IX secolo e poi ampliato nel XIII. Si prosegue da qui verso nord per i monasteri di Hovhannavank e di Saghmossavank, ubicati a breve distanza lungo le gole del fiume Kasagh. Il primo ha una storia antichissima, fu fondato nel IV secolo da Gregorio l’Illuminatore con successive fasi di sviluppo e la parte principale che fu completata nella forma attuale tra il XVII e XVIII secolo. Saghmossavank risale al XIII secolo, il cui nome si traduce come “monastero dei salmi”; è ubicato sopra la spettacolare gola di Kasagh, da dove si apre una bellissima vista che spazia fino al monte Ararat. Completate le visite si parte per il confine con la Georgia, che da qui dista 145 km, proseguendo verso nord fino a Alagyaz, quindi andando per un tratto ad ovest a Saratak e poi sempre a nord per Bavra, posto di confine. Qui si incontrano la guida locale georgiana con i nuovi mezzi, si espletano le formalità di frontiera, e si prosegue verso nord ovest per Vardzia, circa due ore dal confine attraverso un ambiente naturale molto bello, ornato da dei laghi. Si cena e pernotta presso il Vardzia Resort 4*; il percorso complessivo è di 290 km, circa sei ore in tutto.
6°g. 14/9 Vardzia – Khertvisi – Paravani – Tbilisi
Si visita la città rupestre di Vardzia (XII secolo), che ha avuto un ruolo significativo nella vita politica, culturale, educativa e spirituale georgiana. Si tratta di un insediamento fatto scavare attorno al 1180 da Tamar, la grande regina figlia di Giorgio III, come ampliamento di una precedente fortificazione. La città si espanse fino ad ospitare cinquantamila abitanti, ed oggi si contano centoventi abitazioni costituite da oltre quattrocento ambienti ben identificabili con l’interno della Chiesa dell’Assunzione, affrescata nel 1185, sopravvissuto al tempo. L’aspetto attuale rivela da lontano molte delle cavità del complesso: questo perché le pareti frontali degli ambienti che furono scavati sono in gran parte cadute a causa di un fortissimo terremoto. A completare l’affascinante quadro di questa valle, si notano sulla cima del monte a nord del complesso la fortezza di Tmogvi e, sul monte appena di fronte a questa, due antichissime chiesette. Si lascia Vardzia ripercorrendo la strada con cui si è giunti fino a Ninotsmida, sul lago di Khanchali (80 km), con una sosta alla fortezza di Khertvisi (X sec.), che ebbe un ruolo vitale nella difesa della regione, grazie alla sua posizione strategica. Si procede quindi in direzione nord est attraverso una regione di pasture con bellissimi laghi; si contorna prima il Saghamo, quindi il Paravani, che è il più grande della Georgia, e la riserva idrica di Tsalka, con il pranzo presso un agriturismo. Giunti a Tbilisi, la bella e vivace capitale della Georgia, che oggi ospita circa un milione e mezzo di persone, cica il 40% della popolazione del Paese, si cena e si pernotta presso il Golden Tulip Design Tbilisi Hotel 4*, ben posizionato in centro. La tappa è di 225 km, circa 5 ore.
7°g. 15/9 Tbilisi ed escursione a Mtskheta
Si raggiunge Mtsketa nelle vicinanze di Tbilisi, l’antica capitale religiosa da dove nel IV secolo Santa Nino convertì il paese al cristianesimo. Cuore spirituale della Georgia, vi si trovano due delle chiese più antiche e importanti del Paese, iscritte alla lista del Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Si inizia visitando la prima, Jvari, situata su di un colle che domina la confluenza dei fiumi ed offe una bella visuale sulla cittadina, dove poi si scende per ammirare la Cattedrale di Svetitskhoveli sotto cui, secondo la tradizione, sarebbe sepolta la tunica di Cristo. Rientrati a Tbilisi si dedica alla fascinosa capitale della Georgia, con un magnifico tour a piedi che inizia con la visita della chiesa di Metekhi risalente al XIII secolo, situata su una collina con una bella visuale. Dai pressi della chiesa si sale con una spettacolare e panoramica cabinovia alla Fortezza di Narikala, il complesso di fortificazioni più antiche di Tbilisi (IV secolo). Da qui è molto bella la panoramica sulla città, che si estende lungo il fiume Mtkvari (o Kura), che è attraversato anche da un artistico ponte pedonale realizzato dal De Lucchi. Dalla fortezza con una piacevolissima passeggiata si scende verso il quartiere vecchio di Abanotubani dove si trovano le suggestive Terme Sulfuree, con architetture in stile ottomano, e vi si scope anche una pittoresca cascata; tra le case tradizionali si trovano una moschea che, unica la mondo, ospita sia sciiti che sunniti, ed un’antica sinagoga. Tutta quest’area è piena di vita, pullula di negozi, ristorantini e luoghi di ritrovo. Si visitano la Cattedrale di Sioni dove si trova la preziosissima Croce di Santa Nino, la santa più venerata della Georgia, realizzata coi suoi capelli intrecciati a rami di vite; e la Basilica di Anchiskhati, che è la più antica chiesa della città (VI secolo). Cena in un ristorante tradizionale.
8°g. 16/9 Tbilisi – David Gareja – Sighnaghi – Tsinandali – Telavi
Si lascia Tbilisi in direzione est verso la regione di Kakheti, dove si trovano le più rinomate produzioni vinicole della Georgia e, passata Sagarejo (50 km), si devia verso sud per raggiungere il complesso monastico di David Gareja, che porta il nome del santo siriano che fondò qui il monastero di Lavra nella prima parte del VI secolo. È un complesso religioso situato in una pittoresca regione pressoché desertica, costituito da diversi edifici sorti all’intorno di Lavra, con anche un gran numero di strutture rupestri affascinanti, e vi si ammirano dipinti murali di grande pregio. Il sito è situato proprio a cavallo del confine con l’Azerbaigian e sono in corso trattative tra i due Paesi per decidere la linea definitiva di “proprietà” di questo sperduto angolo del mondo. Si rientra da qui verso Sagarejo per proseguire poi ancora verso est arrivando alla città fortificata di Sighnaghi (XVIII secolo), nella parte più orientale della regione di Kakheti. La città conserva il suo accattivante aspetto originale, arricchito da belle panoramiche verso la valle di Alazani ed i più lontani monti del Caucaso. Terminata l’esportazione di questo piacevole paese si prosegue in direzione nord ovest per Telavi, una cittadina storica di circa 20.000 abitanti che è il centro principale della Georgia orientale; poco prima di giungervi si sosta a Tsinandali, dove si trova il Palazzo con le storiche cantine del principe Alexander Chavchavadze. Cena e pernottamento presso l’Hotel Holiday Inn 4*; si percorrono in tutto 280 km in circa 5 ore di guida. In serata si fa una passeggiata in centro per ammirare le parti vecchie della cittadina.
9°g. 17/9 Telavi – Alaverdi – Omalo e Shenako
Da oggi, fino la confine con l’Azerbaigian, si utilizzano veicoli 4×4. Ci si reca circa 20 km a nord di Telavi dove si trova la maestosa Cattedrale di Alaverdi, costruita nell’XI secolo in un sito monastico del VI secolo, considerata una delle quattro cattedrali più importanti dei cristiani ortodossi georgiani. Si prosegue da qui per la regione caucasica di Omalo, nel Parco Nazionale di Tusheti, un’area conosciuta anche come Tuscezia; il pranzo è previsto al sacco. Vi si accede con una strada in parte sterrata che valica l’alto passo di Abano (2850 mt) che porta sui versanti settentrionali del Caucaso Maggiore, che, restando chiuso per parecchi mesi ogni inverno, rende la regione isolata dal resto del Paese per lunghi periodi. Il territorio offre una natura incontaminata, un ambiente tra i meglio preservati dell’intero Caucaso dove vivono diversi animali, tra cui l’orso e l’aquila, che confina con le repubbliche russe della Cecenia e del Daghestan, abitato da tenaci pastori georgiani che vivono principalmente di pastorizia utilizzando la transumanza. Tra queste remote valli ci trova immersi tra incantevoli paesaggi e si incontra una cultura locale viva ed interessante, con una decina di villaggi caratterizzati dalle tipiche torri di pietra. Tra questi il principale è Omalo, situato a 1880 mt di quota, composto da poche case e con un esiguo numero di abitanti, ornato dalla piccola fortezza medioevale di Keselo che vi sorge appena sopra. Si completa la giornata visitando anche il vicino villaggio di Shenako (2070 mt), con case tradizionali ed una chiesetta del XIX secolo, e, rientrati a Omalo, si alloggia e ci cena presso la Guest House Shina. Oggi si percorrono in tutto circa 110 km.
10°g. 18/9 Omalo, escursione a Bochorma, Dartlo, Dano e Kvavlo
Si dedica la giornata all’esplorazione di questa regione incantata, godendo dei magnifici panorami, della natura pura e dei villaggi tradizionali; il pranzo è al sacco. Utilizzando i mezzi 4×4 ci si reca al villaggio di Bochorna, uno dei luoghi abitati più alti d’Europa (2345 mt), e qui si prosegue un poco oltre per ammirare dall’alto il villaggio di Dochu. Si torna quindi indietro per un tratto e ci si inoltra a nord fino a Dartlo, un villaggio dove i tetti sono ancora in ardesia con diverse torri, sormontato in alto sul monte dall’ardito villaggio – fortezza di Kvavlo. Con i mezzi si sale fino al villaggio di Dano e da qui si arriva nei pressi di Kvavlo, che si raggiunge con una breve passeggiata – è poi possibile scendere a piedi fino a Dartlo o, se si preferisce, si può ritornare ai mezzi e scendere con questi. Completate le esplorazioni si torna alla locanda di Omalo.
11°g. 19/9 Omalo – Gremi – Kvareli – Lagodekhi – (Azerbaigian) – Sheki
Si riprende la via dell’andata attraversando verso sud il panoramico passo di Abano. Raggiunte le pianure si sosta per una visita a Gremi (93 km da Omalo), che fu la capitale del regno di Cachezia fino al trasferimento della corte alla vicina Telavi. Di quel periodo d’oro, quando questo luogo era un vivace centro sulla Via della Seta, restano le rovine della fortezza e la Chiesa degli Arcangeli (XVI secolo), che conserva affreschi originali. Si prosegue da qui per un breve tratto verso sud est arrivando a Kvareli, dove si trova un “gvirabi” (tunnel), una grotta naturale trasformata in cantina per il vino, dove si ha la possibilità di assaggiare alcuni degli ottimi vini locali, ritenuti tra i migliori della Georgia, e di degustare i piatti tipici della zona. Da qui si raggiunge poi con circa un’ora di guida il confine di Lagodekhi tra Georgia e Azerbaijan. Dopo il disbrigo delle formalità doganali ed il cambio della guida locale e dei mezzi di trasporto si parte, sempre in direzione sud est, per Sheki, che dista dal confine 108 km, due ore al massimo, dove si cena in un ristorante tipico e si alloggia presso l’Hotel Marxal Resort & Spa 5*. Il passato di Sheki ha avuto un plauso importante, con il riconoscimento di due siti UNESCO, per il centro storico e per il Palazzo del Khan.
12°g. 20/9 Sheki – Lahic – Shamakhi (Samaxi) – Baku
Ci si reca nei pressi della città al villaggio di Kish per visitarne la chiesa ortodossa georgiana, che risale al XII secolo, e si completa con la visita al bellissimo Palazzo del Khan, famoso per le ricchissime decorazioni ed il magnifico Caravanserraglio. Si parte quindi verso sud est per Baku arrivando, con una breve deviazione verso le pendici dei monti (20 km), al villaggio di Lahic, uno dei più antichi del Caucaso, dove viene parlato il tati, anche questa, come l’azero, una lingua vicina al persiano. In questo luogo dal bell’aspetto tradizionale vengono preservate diverse lavorazioni artigianali, in primo luogo quella del rame, ed è rinomata anche la produzione di tappeti. Proseguendo verso sud est si transita da Shamakhi, che fu un tempo la capitale degli Shirvanshah, dove si visita la moschea di Juma, che origina dall’VIII secolo, la più antica dell’Azerbaigian; venne distrutta diverse volte da terremoti e da diverse invasioni, e fu sempre ricostruita, con gli ultimi restauri negli anni appena scorsi. Si procede quindi per Baku, che da qui dista 122 km, dove si alloggia e si cena presso l’Hotel Holiday Inn Baku 4*. Il percorso odierno è di 330 km, circa 6 ore di guida in tutto.
13°g. 21/9 Baku, con Atashgah e Yanar Dagh
Baku è una grande città, interessantissima da visitare, con un centro storico che è patrimonio UNESCO ed aree modernissime, nel suo grande insieme copre un’ampia area urbana che conta oltre 5 milioni di persone, ed è situata sulle rive del Mar Caspio, le cui acque sono a – 28 mt di elevazione rispetto ai mari del mondo. La visita della città inizia dal Viale dei Martiri, un punto particolarmente panoramico sulla splendida baia di Baku. Da qui si procede per la città vecchia, con la visita dei monumenti storici: il caravanserraglio, i resti della chiesa di Santo Bartolomeo, il vecchio hammām, antiche moschee ed infine la famosa Torre della Vergine ed il Palazzo dei Shirvanshah. Dopo il pranzo nella città vecchia ci si sposta ai margini orientali della città verso la penisola di Absheron, dove sono visibili gli scheletri delle vecchie installazioni petrolifere ed alcuni castelli medievali, si raggiunge il villaggio di Surakhani dove si trova il tempio del fuoco di Atashgah, luogo religioso che è stato punto di riferimento degli zoroastriani, ma che veniva utilizzato anche da indù e sikh. Da qui ci si sposta un poco più a nord arrivando a Yanar Dagh, la “montagna che brucia”, dove dal bordo di una falesia si alzano fiamme alte fino a tre metri alimentate da gas sotterraneo, un peculiare fenomeno di erogazione che è costante nel tempo, una delle peculiarità naturali dell’Azerbaigian. Si rientra da qui in hotel; la cena è in un ristorante tipico.
14°g. 22/9 Baku: Gobustan e Vulcani di Fango
Si lascia la città seguendo le rive del Mar Caspio verso sud ovest arrivando a Gobustan (circa 70 km), patrimonio dell’UNESCO, dove sono presenti oltre 7000 incisioni rupestri. Si inizia con la visita del museo dove vengono analizzati, attraverso foto e video, campioni delle pietre incise che rivelano la vita quotidiana delle popolazioni primitive di quest’area, con scene di caccia, di alimentazione e di sepoltura; sul sito si trova anche un’incisione, chiamata la Pietra Romana, che fu cesellata dai dei soldati romani. All’ingresso della riserva si trova anche una peculiare roccia musicale, il Gaval Dash, che se colpita rilascia bellissimi suoni. Completata l’esplorazione del sito ci si reca nella zona dei vulcani di fango, anche questa parte di quest’area protetta: in Azerbaigian si trova circa la metà dei 700 vulcani di fango del mondo, e la maggior parte di questi è situata qui. Ci si immerge in una delle più particolari bellezze naturali dell’Azerbaijan, esplorando un’area dove sono presenti più di 100 vulcani di diverse altezze, che creano un effetto lunare. Ci si sposta quindi sulla costa del Mar Caspio per il pranzo e, rientrando a Baku, si visitano la moschea di Bibi-Heybat, centro spirituale dei musulmani di queste regioni, ed il Museo dei Tappeti, che è posizionato sul lungomare della città, un luogo piacevole anche per una piccola passeggiata. La cena è in un ristorante tipico.
15°g. Sabato 23 settembre, volo di rientro
Trasferimento all’aeroporto e volo di rientro con la compagnia scelta.
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