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Argentina


Deserto della Puna

Estensione a Buenos Aires


Mirador del Hornocal

Salinas Grandes, vicugna

Parco Nazionale Los Cardones

Laguna Diamante, Cratere del Galan

Monte Stella, Mina Julia

PARTENZA
19/4/2024
RITORNO
5/5/2024
PRE-ESTENSIONE
ESTENSIONE
6/5/2024
2a ESTENSIONE
DURATA
17 o 18 giorni
PARTECIPANTI
massimo 11
GUIDA
Vincenzo Sapienza

 Sintesi del viaggio


Un percorso entusiasmante con punto di partenza ed arrivo a Salta: si raggiungono i luoghi più belli del nord ovest dell’Argentina spaziando da Fiambalà a sud fino a Tilcara ed Uruya a nord, arrivando nelle magnifiche regioni più remote del deserto argentino della Puna, a ridosso del confine con il Cile. S’incontrano paesaggi spettacolari e poco conosciuti dove si osservano anche molti animali selvatici, con proporzioni e colori oltre ogni possibile immaginazione, tra i più belli di tutta l’America meridionale e del mondo: valli e monti di roccia multicolore, grandi salares, formazioni glaciali nei deserti in quota, lagune abitate da fenicotteri, coni vulcanici, labirinti di pietra pomice, sabbie e, sopra ad ogni cosa, il cielo più blu che si possa trovare. Ci si ferma in diversi “pueblos” andini, e in  alcuni si alloggia,  con un percorso arricchito da tracce storiche che risalgono sia ai tempi preispanici, come i siti di Quilmes e Tastil, che successivi. Al termine è prevista una breve estensione per chi desidera visitare Buenos Aires, con una serata di tango.

È viaggiando che si trova la saggezza.
  • Buenos Aires
  • Salta
  • Purmamarca
  • Uquila
  • Tilcara
  • Iruya
  • Hornocal
  • Humahuaca
  • Salinas Grandes
  • San Antonio
  • Abra de Acay
  • Payogasta
  • Parco Nazionale di Los Cardones
  • Quebrada de las Flechas
  • Cafayate
  • Quilmes
  • Fiambalá
  • Balcon del Pissis
  • El Peñón
  • Salar de Antofalla
  • Cono De Arita
  • Tolar Grande
  • Casualidad
  • Mina Julia
  • Desierto del Diablo
  • San Antonio de los Cobres
  • Tastil
  • Salta
  • Buenos Aires

 Presentazione del viaggio


Gran parte del territorio del nord ovest dell’Argentina è costituito da un deserto costellato di montagne, vulcani, pianure di sale e lagune colorate che si spinge fino ad oltre i 5.000 metri di altitudine: nell’antica lingua Quechua, “Puna” significa infatti “alto”. La porta di ingresso a questo paradiso è la città di Salta, e da qui si sale gradatamente al cospetto delle più alte vette andine. Le piste segnate sono poche ed i villaggi abitati, i “pueblos”, sono sperduti nel nulla.

Il viaggio porta nei luoghi più significativi di questa grande regione; l’esplorazione inizia dai territori a nord di Salta, dove la Quebrada de Humahuaca è anche Patrimonio Unesco, scoprendo colli e monti dai colori inimmaginabili, tra cui spiccano il Cerro de los Siete Colores che contorna il bel villaggio di Purmamarca, le formazioni dal colore rosso intenso della Quebrada de Las Senoritas, l’ultraterreno Mirador de Hornocal e, attraverso una regione di monti erbosi e colorati canyon, si raggiunge il pittoresco pueblo di Iruya. Lasciata Tilcara e superata la Cuesta del Lipan si arriva a Salinas Grandes, la prima che s’incontra delle esotiche candide estensioni saline che si protendono nei deserti d’alta quota, e da qui si procede verso sud, in gran parte su piste sterrate, arrivando a San Antonio Los Cobres e, proseguendo lungo la celebre “Ruta 40” oltre il panoramicissimo ed alto passo di Akay (sfiora i  5000 metri), si entra nella lunga valle del fiume Calchaquì. Le cittadine ed i pueblos di queste regioni sono belli ed interessanti da visitare, iniziando con Molinos, Cachi e Payogasta, e poi Cafayate, l’affascinante sito preincaico di Quilmes e le rovine di El Shincal. Anche qui la natura è esageratamente generosa: si resta increduli per la bellezza del Parco Nazionale Los Cardones (cactus), per la peculiarità della formazioni della Quebrada de las Flechas e per la profusione di forme e colori della Quebrada de las Conchas, dove si cammina in uno stretto canyon arrivando ad un inimmaginabile palcoscenico cromatico naturale. Da Fiambalà, il punto più meridionale del tour, si raggiunge l’alto territorio al confine col Cile dove troneggia il vulcano Pissis (6793 mt), terzo monte per altezza di tutte le Americhe, uno dei punti panoramici più emozionanti al mondo, con lagune e monti di diversi colori che si estendono ai nostri piedi – la quota qui è di circa 4700 mt. L’itinerario porta ora verso nord: la prima meta è il pueblo di El Penon che si può raggiungere con due possibili percorsi, entrambi molto interessanti, dove si sosta per tre notti potendo così esplorare in modo adeguato questa nuova regione. Un primo circuito segue un percorso ad anello che arriva fino al cratere del vulcano Galan tra passi, lagune, canyon e vallate dai colori impensabili, dove vivono molti animali selvatici e, in particolare sulla Laguna Grande, i fenicotteri. Un’altra giornata è dedicata alla scoperta del grande bacino vulcanico del Carachipampa, con le Dune Bianche, il Campo de Piedra Pomez e la laguna Carachipampa, un insieme che resta per sempre nel cuore. Lasciato El Penon si continua sempre verso nord per Tolar Grande: oltre il passo di Kolla Atacamegna (4645 mt) si apre la lunga valle del Salar de Antofalla, ai cui margini ad ovest verso il Cile si ergono diversi vulcani e, oltre il salar, il passo che conduce al Salar de Arizaro offre una visione magica con i colori gialli intensi della Paja Brava che fungono da sfondo ai monti vulcanici. Il Cono de Arita segna l’ingresso al nuovo Salar, che si attraversa per arrivare al nostro pueblo. Qui ci attende una grande esplorazione ad ovest del Salar di Arita, che porta oltre il salar Rio Blanco verso la Mina Julia, uno dei punti più impressionanti del tour, con all’orizzonte la vetta del vulcano Llullaillaco, sacro agli Inca. Si torna quindi da Tolar Grande a Salta, vedendo le Ojos de Mar, piccole pozze saline dai diversi colori, al cui interno vivono ancora gli stromatoliti, antichissimi batteri produttori di ossigeno, godendo del Deserto del Diablo e visitando le rovine di Tastil. In sintesi, un viaggio perfetto per chi ama gli spazi senza confini!

Il viaggio è condotto da Vincenzo Sapienza, esperto ed appassionato conoscitore di deserti che ha già visitato queste regioni, e prevede un massimo di 11 partecipanti.

 

NOTA TECNICA

Sistemazioni: Si utilizzano buone sistemazioni che variano da hotel a 3 stelle a boutique hotel. Solo a El Penon e Tolar Grande si richiede un minimo di spirito di adattamento, si alloggia in appartamenti o stanze gestite direttamente dalla comunità locale, che offrono comunque camere con bagno privato e massima pulizia; si segnala che in questi luoghi sono le migliori sistemazioni disponibili.

Cibo e bevande: Le empanadas, le humitas, i tamales, il locro, i formaggi, gli essiccati, la quinoa, la carne di lama e la patata andina sono gli ingredienti tipici del menu nord argentino. Le marmellate e la varietà di frutta in sciroppo realizzati in modo del tutto artigianale completano il percorso delle prelibatezze da assaporare. La qualità dei “vini di altitudine” è riconosciuta a livello internazionale e si potranno provare nelle zone di produzione delle Valli Calchaquíes ed a Cafayate.

Clima, quota e attrezzatura: Nei mesi da dicembre ad aprile le temperature variano da 20 a 25 gradi durante il giorno, per scendere fino a circa 0 gradi durante la notte. Si consiglia quindi un abbigliamento a strati che preveda anche capi invernali (pile, giacche di piuma, guanti), scarpe da trekking, berretto, occhiali da sole, crema di protezione solare. L’itinerario è programmato con una salita di quota graduale per favorire l’acclimatamento all’altitudine con il punto d’inizio, Salta, che si trova a 1.200 metri. I 2 punti più alti di sosta sono El Penon (3395) – si arriva qui il decimo giorno e Tolar Grande (3527 mt) – 13° giorno. Il punto più alto toccato dal tour è nel 14° giorno quando, inoltrandosi nella Puna al confine con il Cile, se le condizioni della strada lo consentono, si raggiungono i 5223 metri sul Cerro la Estrella, dove si trova la Mina Julia. (NB: non si garantisce di poter arrivare fino a Mina Julia, la decisione sull’itinerario dipenderà dalle condizioni meteo e stradali, sarà il capospedizione a valutare il giorno stesso).

Veicoli e itinerario: Vengono utilizzate jeep (tipo Toyota Hilux 4×4 o Volkswagen Amarok) e si percorrono sia strade asfaltate che sterrate, ed a volte anche letti di fiumi e tracce non sempre in buone condizioni, potendo così spostarsi in luoghi magici, difficilmente accessibili. Il numero di persone per veicolo dipende dal numero complessivo di partecipanti: calcolando anche la presenza dell’accompagnatore italiano, da 9 a 12 persone si utilizzano tre veicoli, da 8 a 5 due veicoli ed in quattro un solo veicolo.

Elettricità e collegamenti: La corrente in Argentina è 220 volt. Si consiglia di munirsi di un adattatore universale poiché le prese sono di diverso tipo. In alcuni posti c’è elettricità solo per alcune ore, perciò si consiglia di portare una torcia e un inverter per caricare apparecchi fotografici in auto durante gli spostamenti. La copertura per la rete cellulare e il wi-fi sono presenti nelle principali città. In alcune zone remote c’è poca o nessuna copertura.

 Programma del viaggio


1°g. Venerdì 19 aprile, volo per Buenos Aires
Per raggiungere Buenos Aires vi sono diverse possibilità di volo; solitamente si utilizzano Iberian via Madrid o Aerolinas Argentina da Roma, e Amitaba può prenotare il volo scelto dai viaggiatori. Le partenze sono usualmente nel pomeriggio con arrivo nella capitale argentina la mattina successiva.

2°g. 20/4 Buenos Aires – Salta (1200 mt)
L’arrivo all’aeroporto intercontinentale di Ezeiza Buenos Aires è previsto di prima mattina; da qui, utilizzando un taxi o l’autobus aeroportuale (il costo non è incluso nel prezzo del viaggio), ci si trasferisce all’aeroporto Aeroparque Jorge Newbery per i voli nazionali (40 km, un tragitto di circa un’ora e mezza), ubicato ai margini della zona centrale della città lungo la riva del mare, dove ci si imbarca sul volo per Salta (orari da verificare). All’arrivo è in attesa dei partecipanti il corrispondente locale per il trasferimento presso l’hotel Inkai, Ghala o simile. Se non si è troppo stanchi dopo il lungo viaggio, è previsto un breve giro nella parte storica della città con, orari permettendo, la visita del museo archeologico di alta montagna, che raccoglie il patrimonio relativo alle cerimonie inca eseguite sulle cime delle Ande. Particolarmente interessanti sono i reperti scoperti nel 1999 sulla cima del vulcano Llullaillaco; si osservano le mummie perfettamente conservate di 3 bambini e le offerte dal significato caratteristico. In serata cena conviviale di inizio viaggio in un locale tipico.

3°g. 21/4 Salta – Purmamarca – Uquila – Tilcara (2465 mt)
Partenza da Salta in direzione nord lungo la Ruta 9 e, raggiunta la Ruta 66 nei pressi della città di San Salvador de Jujuy, si prosegue sempre in direzione nord addentrandosi nella Quebrada de Humahuaca, dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità e Riserva della Biosfera dall’UNESCO, dove iniziano ad occhieggiare i primi monti policromi. Si transita dai paesi di Vòlcan e Tumbaya per arrivare, con una breve deviazione, a Purmamarca, il cui nome in lingua Aymara significa “Paese del Deserto” o “Paese della Terra Vergine” (156 km, circa tre ore e mezza di viaggio). Si esplora a piedi questo magnifico territorio formato da antichissimi depositi sedimentari con un lato del paese sovrastato dal Cerro de los Siete Colores che, come suggerisce il nome spagnolo, presenta incredibili sfumature dove predominano rocce di colore rosso, rosa, grigio, ocra, viola, bianco e verde. Si pranza qui e, tornati sulla Ruta 66, si prosegue sempre verso nord per 58 km (un’ora di guida) attraverso un territorio contornato da monti colorati dove colpisce vedere i vigneti frammisti a grandi cactus cardones, un abbinamento molto poco usuale! Oltrepassando Tilcara si giunge, nei pressi di Uquila, alla Quebrada de Las Senoritas, dove si passeggia tra evocative formazioni rocciose erose dal vento dal colore rosso intenso. Ci si dirige quindi a Tilcara (34 km), considerata la capitale archeologica della provincia di Jujuy poiché qui si trova la Pucarà de Tilcara, un’antica fortificazione preincaica del popolo Omaguaca, posta in posizione ben difensibile nei pressi della cittadina. Si alloggia presso l’hotel Resposo del Diablo o simile.

4°g. 22/4 Tilcara: Iruya, Hornocal e Humahuaca
Si riprende la Ruta 9 verso nord, ripassando da Uquila e proseguendo oltre Humahuaca fino all’imbocco della Ruta 13 (68 km), una strada sterrata che si dipana verso nord est tra monti erbosi e belle vallate salendo fino al passo del Condor, che offre un punto panoramico ottimo da circa 4200 metri di quota. Si scende da qui lungo una valle che diventa via via più stretta arrivando ad Iruya – 116 km in tutto. Un “paese da cartolina”, la prima impressione è quella di un villaggio appeso alla montagna per come è stato costruito, con un contorno di gole rocciose multicolori stupende. Dopo una tranquilla visita ed il pranzo si torna verso Humahuaca (73 km), e da qui si sale ad est del villaggio con un percorso di circa 25 km che conduce all’imperdibile mirador dell’Hornocal, situato a circa 4300 metri di quota, chiamato dai locali “Cerro dai 14 colori”: un insieme scenografico naturale formato dall’azione del vento e della pioggia sulle pareti delle montagne, che ne hanno eroso la parte superficiale scoprendo gli intensi e variegati colori delle stratificazioni di diverse forme, una visuale che da sola varrebbe il viaggio! Si torna da qui a Humahuaca, un paese considerato la capitale storica della regione che merita una visita; si trova a 2.939 metri ed è conosciuto per il carnevale che attrae sia locali che turisti nazionali e stranieri. Da qui si rientra a Tilcara (44 km).

5°g. 23/4 Tilcara – Salinas Grandes – San Antonio – Abra de Acay – Payogasta (2200 mt)
Si lascia Tilcara ripercorrendo per un tratto verso sud la Ruta 9 fino a raggiungere la Ruta 52 che, serpeggiando verso ovest oltre i monti cromatici di Purmamarca, ci guida attraverso la panoramica Cuesta del Lipan tra monti erbosi fino al passo (4170 mt), che offre una visuale verso il monte Chiagni (5700 mt) e si apre verso l’immenso bacino di Salinas Grande (circa 90 km di guida). Il candore di questo letto bianco, formato da circa 30 cm di sale, si estende tra le province di Salta e Jujuy all’altitudine di 3450 metri. Qui la gente locale ha organizzato dei brevi giri guidati percorrendo la superfice bianca per ammirare le vasche d’acque di raccolta del sale ed alcuni laghetti naturali. Ora si lasca la Ruta 52 imboccando una strada sterrata che contorna il bordo sudoccidentale di questo vasto spazio e prosegue verso sud arrivando al villaggio di San Antonio Los Cobres (3775 mt di quota, circa 100 km dal salares). Ad est del paese si imbocca la mitica Ruta 40 verso sud, che qui è sterrata, salendo fino al passo Abra de Acay, che sfiora i 5000 metri quota, con panorami stupendi. Lo sguardo spazia a nord fino a Salinas Grande ed a nord est fino al monte Chiagni, con la strada che passa in prossimità della vetta del monte Akay (5600 mt) e scende nella lunga valle che conduce verso Payogasta tra monti spettacolari. Si passa da La Poma, circondata da imponenti picchi innevati, nel pieno della Valle Calchaquì nei cui pressi si trovano i Vulcani Gemelli, la cui origine si ritiene risalga a più di centomila anni fa, nel periodo Quaternario. Giunti a Payogasta (134 km da S. Antonio) si alloggia presso l’Hotel Sala de Payogasta (un hotel boutique) o simile. La tappa, di circa 330 km, richiede approssimativamente sette ore e mezza.

6°g. 24/4 Payogasta – Parco Nazionale Los Cardones – Quebrada de las Flechas – Cafayate (1683 mt)
Prima di procedere col tour ci si reca al vicino paese di Cachi, un classico pueblo carino da visitare. Si percorre, ad est di Payogasta, la Ruta 33 che segue per un tratto il rettilineo corrispondente all’antica strada incaica (la Recta del Tin Tin), arrivando al Parco Nazionale Los Cardones (27 km), che in più punti presenta una grande concentrazione di cactus, offrendo la più grande diversità di piante grasse del Paese, in un contesto naturale stupefacente per la varietà dei colori di terre e rocce, con le vette candide del gruppo del Nevado Cachi (6380 mt) all’orizzonte. Si entra in questo ambiente prezioso seguendo la pista n. 42 e se ne esplorano le parti più belle con dei tratti a piedi, proseguendo poi lungo la pista che riporta nella vallata del fiume Calchaqui dove si riprende la Ruta 40. In questo punto si trova il villaggio Camino de los Atesanos, rinomato come la culla degli artigiani tessitori del “poncho saltegno”. Proseguendo, si giunge a Molinos, un tranquillo villaggio con una chiesa di 300 anni, dichiarata monumento storico nazionale, dove si pranza. Sempre verso sud si raggiungere il monumento naturale di Angastaco, dove vi sono alcuni punti panoramici molto belli; una delle geo forme più sorprendenti che troviamo qui è la Quebrada de las Flechas, con strutture erose che ricordano le punte di freccia. Si continua sempre lungo la Valles Calchaquies oltrepassando il paese di San Carlos ed arrivando a Cafayate, cittadina con circa 12000 abitanti dove si alloggia presso il comodo Hotel Los Sauces (3*) o simile; queste due ultime località sono note per gli squisiti vini d’alta quota. La tappa è di 200 km, circa cinque ore di guida.

7°g. 25/4 Cafayate
A pochi chilometri ad est della cittadina di Cafayate s’incontra una riserva naturale ricca di diverse formazioni, la Quebrada de las Conchas, modellata dall’azione del vento e dell’acqua. Dopo una prima sosta ed una breve passeggiata nell’area conosciuta come Los Coloratos, caratterizzata da pareti di colore rossastro ricche di anfratti, si arriva all’imbocco del sentiero che porta nel cuore di las Concas, dove ci attende un percorso a piedi di circa tre ore al massimo; chi non se la sentisse può andare in auto nel punto di uscita del percorso e risalirne solo la parte finale, comunque stupenda. Si sale gradatamente arrivando all’imbocco di uno stretto canyon, un intaglio naturale lungo e tortuoso tra pareti a picco di roccia dal colore rosso intenso (ad alcuni ricorda il Siq di Petra) che porta ad un passo aperto tra i monti dai colori variegati ed intensi della parte più bella di las Cochas; anche questo, come Hornocal, è un luogo che da solo meriterebbe l’intero viaggio! Si scende tra sabbie color rubino e si segue il deflusso della vallata ammirando le incredibili stratificazioni colorate arrivando fino alla strada, la Ruta 68, dove si sosta per il pranzo. Nel pomeriggio si risale per un tratto verso nord est questa strada per ammirare alcuni punti panoramici e di interesse della Quebrada: il belvedere di Tres Cruces, El Anfiteatro, luogo con particolare acustica naturale dove solitamente si trovano gruppi musicali locali, la Garganta del Diablo e Los Castillos. Si torna quindi a Cafayate per il pernottamento; si percorrono in tutto circa 100 km.

8°g. 26/4 Cafayate – Quilmes – El Shincal – Fiambalà (1519 mt)
Si riprende il viaggio in direzione sud lungo la Ruta 40 arrivando con circa un’ora di viaggio (54 km) alle rovine di Quilmes, il sito preincaico più grande dell’Argentina, che ebbe origine nel IX secolo arrivando ad ospitare, secondo le stime, circa 5000 persone. Si osservano le fondazioni di un gran numero di edifici posizionati sui terrazzamenti che salgono sul monte tra grandi cactus; all’ingresso vi è un interessante museo che spiega quanto si conosce di questo antico insediamento del popolo dei Quilmes. Si prosegue il viaggio sempre verso sud entrando nella provincia di Catamarca, fermandosi a Hualfin per visitare la piccola chiesa fondata nel 1770 e, superato il villaggio di Belèn, si arriva a Londres (223 km da Quilmes), un insediamento tra i più antichi del Paese che oggi conta poco più di 2000 abitanti. Nella storia è stato più volte assediato dai Chalchaquies, un popolo di gente di indole originariamente pacifica fino al 1561 quando, con la guida di Juan Calchaquì, si lanciò alla difesa delle proprie terre con asce di pietra, archi e frecce. L’impresa terminò con esiti negativi nel 1565, anno in cui i conquistadores vinsero e li distribuirono in tutto il Paese al fine di evitare eventuali ribellioni. Qui, con una breve deviazione di 4 km dalla strada principale si raggiunge l’antico insediamento di El Shincal de Quimivil, un sito che fu un importante centro amministrativo delle regioni meridionali dell’Impero Inca ed ebbe il suo apice tra il 1471 ed il 1536, quando poi fu occupato dalle truppe spagnole di Diego de Alamgro; si visitano il Tempio della Luna, la piazza principale ed il Tempio del Sole. Si parte da El Shincal continuando verso sud per altri 72 km arrivando all’intersezione con la Ruta 60. Ora si segue questa strada in direzione nord ovest arrivando nella cittadina di Tinogasta, circondata da vigneti, uliveti e cantine che producono vini di ottima qualità, per una breve visita della piazzetta centrale. Poco oltre si sosta all’Oratorio de Los Orquera, dove la Capilla del Rosario fu costruita nel 1712 e, prima di arrivare a Fiambalà, si visita anche la chiesa di Santa Segnora de Andacollo. Giunti a destinazione si alloggia presso la Posada Ramadita o simile; la tappa è di 460 km, circa sette ore.

9°g. 27/4 Fiambalà: escursione al Balcon del Pissis (4700 mt)
Il programma di oggi porta in uno dei punti panoramici più incredibili del Pianeta Terra, il Balcon del Pissis; si giunge in alta quota in luoghi remoti dove spesso soffia un vento forte e freddo e, per il pranzo, si farà sicuramente molto tardi – ma ogni possibile disagio ha una ricompensa assoluta per la straordinaria bellezza naturale che s’incontra. S’inizia proseguendo lungo la Ruta 60 in direzione ovest inoltrandosi in una zona montuosa e scoscesa, la Quebrada de Las Angosturas, dove si osservano geo forme composte da varie rocce e colori, con intense sfumature rosse. Continuando a salire il clima diventa sempre più secco e si assiste alla transizione dalla steppa arbustiva alla steppa di graminacee alto andina; la strada devia gradatamente verso nord entrando nella Valle de Chaschuil, porta d’accesso alla zona di alta montagna, dove si iniziano a vedere le alte vette andine. Si lascia qui la Ruta 60 (88 km) che continua verso nord per poi entrare in Cile verso la base settentrionale del vulcano Ojos del Salado, e si segue ora la strada sterrata che porta verso ovest ad un passo che si apre sulla parte più alta della Puna, con una visuale verso il Cerro Bonete Chico (6759 mt) a sud ovest. Oltrepassata la Laguna de los Aparejos, dove già occhieggia la vetta del Pissis ad ovest, si attraversa un’area di ceneri vulcaniche con diverse sfumature cromatiche fino a che appare la magica Laguna Celeste, cinta all’orizzonte da scuri monti vulcanici. E qui, con un’ultima salita sulle ceneri vulcaniche, si arriva al Balcon del Pissis (150 km da Fiambalà), a circa 4700 metri di altezza, da dove si ammira proprio di fronte il vulcano Pissis, alto 6793 metri, il rilievo terzo per altezza di tutte le Ande, avendo ai propri piedi tre lagune dai colori intensi e diversi; ci si ritrova a chiedersi se non si sia atterrati su di un altro pianeta? Se le condizioni lo permettono, con i mezzi si potrà completare questa indimenticabile esplorazione proseguendo per un tratto verso la Laguna Negra, cercando di assimilare l’incredibile meraviglia di questi vasti spazi multicolore ai confini col cielo. Si torna quindi alla Ruta 60, dove solitamente si può pranzare al punto di sosta di Cortaderas, un poco più a nord del punto d’incrocio, e da qui si rientra a Fiambalà. Il tempo di guida richiesto varia in funzione delle condizioni, si consideri di impiegare almeno sei ore.

10°g. 28/4 Fiambalà – El Penon (3395 mt)
Per raggiungere il remoto villaggio di El Penon, situato a nord di Fiambalà ai margini del grande bacino del Volcan Carachipampa, il percorso più diretto segue la Ruta 34 che si inoltra per la vallata a nord del paese incontrando il villaggio di Palo Blanco, da dove una traccia sterrata prosegue per il pueblo di Las Papas e da qui, salendo alla Cuesta de Las Papas, arriva a La Lagunilla, un bellissimo lago che si appoggia ai contrafforti del Volcan Blanco, giungendo fino al passo di Las Papas (4350 mt), che si apre sul vastissimo spazio con al centro il Carachipampa dove convergono le grandi colate di pietra pomice. Il percorso scende poi da qui verso il vulcano passando dal Campo de Piedra Pomez ed arrivando a sud est del bacino al villaggio di Penon. La difficoltà di questa via è data dal grande numero di guadi che si devono superare tra Palo Blanco e Las Papas, di cui fortunatamente la gran parte piccoli, ma che possono essere profondi – chi li ha voluti contare dice che fossero più di 80! La fattibilità di questo bellissimo percorso dipende quindi dalla quantità d’acqua che vi è nel fiume che si deve risalire in quel tratto, e viene decisa in loco dal capogruppo. L’alternativa è ripercorrere la strada utilizzata giungendo da Cafayate fino ad El Eje (252 km), poco prima di Hualfin, imboccando da qui la Ruta 36 che si diparte dalla 40, e proseguendo poco oltre con la Ruta 43, un percorso sterrato che giunge fino ad El Penon, che dista da El Eje 148 km. Anche questo secondo percorso è interessante, si attraversa la Quebrada de Indalecho, una zona arida con strane formazioni rocciose modellate dal vento e, continuando a salire, si nota il paesaggio mutare da terroso a sabbioso: questa è la Cuesta de Randolfo, la porta della “puna catamarquena”. Lo sterrato sale zigzagando tra piante xerofile che contrastano con l’azzurro infinito del cielo, si transita ai margini del Pasto Ventura caratterizzato da crinali, valli e piccoli vulcani conici ed antiche colate laviche, e quindi si scende verso il villaggio di El Penon. Giunti a destinazione si alloggia presso la Casa de Familia Reina (una casa di famiglia con bagni privati) o simile. La tappa, a prescindere dal percorso che si segue, impegna per tutta la giornata.

11°g. 29/4 El Penon: grande circuito del Galan
Oggi si esplorano le meraviglie a nord di El Penon, percorrendo un grande anello che tocca un’imperdibile sequenza di aree naturali di bellezza estrema. Si parte seguendo la strada principale che porta a nord al villaggio di Antofogasta de la Sierra, avendo da subito un fantastico susseguirsi di visuali. Colpisce subito la forma prefetta del Volcan Carachipampa che segna in modo impeccabile e proporzionato il centro di questo grande bacino, quindi il gruppo di crateri del Volcan Jote ed il Volcan Antofagasta, ornato da una bella laguna, attorniati da un vasto orizzonte cinto da monti policromi con le vette più alte perlate dalle nevi. Una breve sosta ad Antofagasta può essere interessante per ammirare alcuni dei murales colorati che in queste regioni del mondo abbondano in gran parte dei pueblos. Si lascia il paese salendo ad est lungo i crinali della vallata, con visuali molto belle sul grande bacino dei vulcani, ed arrivando al profondo intaglio del canyon di Mirihuaca, contornato da formazioni di pietra pomice, un’area dove spesso si trovano grandi gruppi di vicugne. Oltrepassato il bordo del grande bacino si segue una vallata che porta tra le formazioni del Real Grande e si sale fino ad un passo che sfiora i 5000 metri, accedendo ad una stupenda vallata che offre escrescenze rocciose ben modellate dai colori candidi, che guarda verso il Cerro Blanco, dove si transiterà più tardi. Con una ripidissima salita si raggiunge da qui il bordo del grande cratere del Volcan Galan, un bacino di 42 km di lunghezza e 24 di larghezza, all’interno del quale si osserva una delle lagune più straordinarie, la Laguna Diamante, dall’incredibile acqua turchese che ospita al suo interno batteri stromatoliti, ubicata a circa 4600 mt di quota. Contornandone il bordo si raggiungono alcune fumarole e acque termali, con temperature superiori ai 70 gradi e, arrivati ai margini meridionali della vallata, si ammira la Laguna Pabellòn. Procedendo ora verso sud si supera un altro colle e, dopo aver attraversato un altopiano con diverse formazioni modellate di pietra pomice, si arriva alla Laguna Grande dove abbondano i fenicotteri rosa, un luogo dichiarato Sito RAMSAR, cioè zona umida di importanza per la conservazione della biodiversità. Seguendo la valle ai piedi del Cerro Blanco (5908 mt) si rientra a El Penon per il pernottamento; si percorrono circa 180 km in approssimativamente sei ore.

12°g. 30/4 El Penon: Dune Bianche, Campo de Piedra Pomez, Laguna Carachipampa
Ci si dedica all’esplorazione delle parti più spettacolari del grande bacino del Carachipampa. Si raggiunge la base delle grandi Dune Bianche ubicate nella parte sudorientale, non molto lontano da Penon, per un’escursione a piedi sulle sabbie vulcaniche candide che contengono feldspati, onice e mica. Ci si può cimentare con percorsi di diversa difficoltà e durata, od anche solo passeggiare nei pressi del punto di sosta per godere dei panorami che anche da qui sono immensamente belli. Per chi se la sente, dalla duna più alta, che si raggiunge con circa un’ora di faticoso cammino, la visuale è stratosferica, da capogiro. Prossima tappa, l’area naturale protetta del Campo de Piedra Pomez, una zona di 75.550 ettari di superficie, prodotto delle eruzioni del Volcan Blanco avvenute migliaia di anni fa, il punto forse più celebre della Puna argentina. Si esplorano a piedi le formazioni che creano onde candide modellate in variegati modi dagli agenti fisici, frammiste a sabbie scure e superfici ossidate dall’intenso colore arancione. Solitamente si pranza al sacco qui e nel pomeriggio si prosegue per il centro del bacino puntando, tra onde di lava scura modellate dal vento e rocce di pomice chiara, ai bordi del Volcan Carachipampa, seguendone i bordi sulla lava nera fino all’omonima laguna, conosciuta anche come Laguna Colorada, dove si ammirano i fenicotteri rosa che, camminando nelle acque colorate, vivificano la visuale del severo profilo scuro del vulcano. Si rientra a El Penon nel trado pomeriggio.

13°g. 1/5 El Penon – Salar de Antofalla – Salar de Arizaro e Cono de Arita – Tolar Grande (3527 mt)
La meta oggi è il villaggio di Tolar Grande, situato più a nord ai margini del Salar de Arizaro, un magnifico percorso che inizia ripercorrendo la strada del 29/4 fino ad Antofogasta de la Sierra (60 km). Oltrepassato il pueblo si lascia la strada principale e si inizia con la pista sterrata passando dal Salar de Antofagasta ed imboccando la Quebrada de Calaste dove, spesso, in particolare nelle parti più alte, si incrociano gruppi di vicugne ed altri animali andini. Si sale gradatamente arrivando al passo di Kolla Atacamegna (4645 mt) che offre incredibili punti panoramici, in particolare sul Salar de Antofalla, una pianura salina ritenuta essere la più lunga al mondo: in base alle misurazioni possibili, da 150 a 170 km. Ai margini occidentali di questa distesa, lungo il versante di fronte al passo, si ergono diversi vulcani e cerri, con il Vulcan Antofalla (6409 mt) al centro, con anche tanti coni, ben visibili dalla parte più bassa della discesa, posti direttamente sopra al candido fondovalle, un insieme esageratamente bello. Si scende fino al Salar e lo si attraversa arrivando al piccolo ma molto interessante villaggio indigeno di Antofalla, dove solitamente si sosta per il pranzo (circa 145 km da El Penon). Si riparte risalendo il versante opposto del Salar valicando il colle situato tra il Vulcan Antofalla ed il Cerro Tebenquicho che porta verso Arizaro, una zona questa che è conosciuta come Campos Amarillos, estese superfici di terreno chiamate anche “Campi Gialli”, poiché sono ricoperte dall’erba Paja Brava che presenta un’intensa colorazione giallo ocra, dipingendo le pendici dei coreografici monti con uno stupendo manto dorato. La discesa porta al Salar de Arizaro arrivando al punto dove si trova il Cono de Arita (77 km dal villaggio), una singolare geo forma di origine vulcanica con una prominenza di circa 200 metri, un cono naturale tra i più perfetti al mondo. Il Salar di Arizaro è uno spazio vasto ed anche ricco di storia perché veniva attraversato da carovane che partivano dalla valle di Lerma per giungere in Cile; la tradizione tramanda che i mandriani, per sopravvivere ai venti estremi, a volte solevano uccidere una vecchia mucca per usarne il corpo come riparo. Uno dei significati di Arizaro è “posatoio di avvoltoi”, in quanto i condor vi si radunavano attratti dai resti di bestiame morto. Si completa questa splendida tappa attraversando la salina, sempre in direzione nord, per raggiungere Tolar Grande, un villaggio con circa 200 abitanti situato a ridosso delle dune rosse di sabbia fossile nei pressi del Salar. Venne fondato ai tempi dell’attività mineraria di Mina Julia (estrazione di zolfo) e di Mina Arita (estrazione di onice), ed il paese aveva la stazione ferroviaria più importante, visitabile, creata per trasportare i minerali. Si alloggia presso l’Hosteria Casa Andina, un piccolo hotel con bagni privati, o in una casa di famiglia. La tappa è di 295 km e, con le soste, impegna per l’intera giornata.

14°g. 2/5 Tolar Grande: Caipe, Casualidad, Campo de Piedra Pomez del Cerro Negro, Mina Julia
La grande sfida odierna: alcuni sostengono che questa sia la tappa più bella di tutto il viaggio, e ci sono simpatiche discussioni in corso! Si giudicherà …  Si lascia Tolar Grande attraversando il Salar de Arizaro verso ovest e seguendone poi i margini per un tratto a sud ovest giungendo alla Estacion de Caipe (74 km), una stazione ferroviaria non più operativa posta sui bordi dei monti, interessante da visitare, con panoramiche molto belle verso il Salar de Arizaro; siamo ora nelle Cerranias del Taca Taca, catene montuose che presentano una straordinaria gamma di colori dovuti alla composizione minerale rendendo la visione spettacolare. Proseguendo verso sud ovest e superato un colle si ha la visione del Salar Rio Blanco e si ammirano, ancora un poco lontane, le vette cromatiche di Mina Julia, arrivando al Campamento La Casualidad (68 km da Caipe), una stazione mineraria ora abbandonata a ridosso del confine cileno, dove più di 2500 persone hanno lavorato fino al 1979. Il materiale di lavorazione a suo tempo veniva portato qui dall’altissima Mina Julia utilizzando una lunghissima teleferica di cui sono rimasti pochi piloni, ma il cui tracciato si individua ancora per via della traccia gialla lasciata dai pezzi di zolfo caduti dai carrelli nel corso del tempo. Proseguendo ancora oltre si continua la salita avvicinandosi al Monte Stella, dove veniva raccolto lo zolfo, passando oltre uno scuro cono vulcanico e giungendo al Campo de Piedra Pomez del Cerro Negro (14 km). Qui si ha una visuale eccezionale: oltre alle forme sagomate di pietra pomice si ammira a nord ovest la vetta del Vulcan Llullaillaco (6780 mt), monte sacro per gli Inca e luogo di rituali di propiziazione e sacrificio, mentre si hanno proprio di fronte i monti che fanno capo al Monte Stella, che dispiegano abbinamenti cromatici impensabili; alle spalle, il profilo del cono vulcanico e all’orizzonte diversi giganti andini, tra cui dovrebbe essere ormai facile riconoscere il Vulcan Antofalla. L’ultimo tratto di sterrato che da qui arriva fino alla Mina Julia, al confine con il Cile a 5.223 metri sul Cerro la Estrella, solo a volte è percorribile per via delle condizioni climatiche e per il frequente accumulo della neve portata dal vento – il capogruppo ne valuta la fattibilità in loco; in ogni caso, per ‘fare giornata’ non è necessario spingersi fino a lì. Al termine delle esplorazioni si torna a Tolar Grande lungo il medesimo percorso. Tempo permettendo, nei pressi del paese si può salire la Duna Escondida, da dove si gode una bella visuale su questo territorio di dune fossili rosse.

15°g. 3/5 Tolar Grande – Desierto del Diablo – San Antonio – Tastil – Salta
Si torna verso le ‘terre basse’ con un’ultima tappa molto bella. Nei pressi di Tolar si sosta agli Ojos de Mar: si tratta di piccoli laghetti di origine vulcanica con l’acqua turchese salatissima, dove, oltre agli estremofili, sono stati scoperti degli stromatoliti, microorganismi considerati tar le prime forme di vita del pianeta, fondamentali nell’aver creato l’abitabilità della Terra perché produttori di ossigeno. Si lascia, sempre su strada sterrata, il grande bacino del Salar de Arizaro verso est arrivando al Salar del Diablo, immergendosi in un paesaggio rossastro che ricorda Marte, e si percorrono la strada conosciuta come “7 Curvas” ed il Desierto del Diablo, con saliscendi e viste panoramiche. Arrivando al Salar de Pocitos si imbocca verso nord la Ruta 27 e la si segue fino ad incrociare la Ruta 51, seguendo ora questa verso est per San Antonio del Los Cobres, dove si sosta per il pranzo nel paese dove si era transitati il 23/4. Proseguendo sempre verso est si sale al passo di Abra Blanca a 4.180 metri, porta della Quebrada del Toro, scendendo da qui verso Tastil, dove si visitano le rovine di un sito preincaico. Giunti a Salta si alloggia presso il medesimo hotel; da San Antonio si percorrono circa 160 km in approssimativamente quattro ore.

PER CHI RIENTRA

16°g. 4/5 Salta – Buenos Aires e volo per l’Italia
Trasferimento in aeroporto e partenza in volo per Buenos Aires (orari da confermare) dove si atterra all’aeroporto Aeroparque Jorge Newbery; da qui, utilizzando un taxi o l’autobus aeroportuale (il costo non è incluso nel prezzo del viaggio), ci si trasferisce all’aeroporto intercontinentale di Ezeiza Buenos Aires per l’imbarco sul volo di rientro. La gran parte dei voli decolla nel pomeriggio con arrivo in Italia la mattina successiva.

17°g. Domenica 5 maggio, arrivo a destinazione

ESTENSIONE A BUENOS AIRES

16°g. 4/5 Salta – Buenos Aires
Trasferimento in aeroporto e partenza in volo per Buenos Aires (orari da confermare), dove si atterra all’aeroporto Aeroparque Jorge Newbery. Qui è in attesa il corrispondente locale di Amitaba, ci si reca in hotel (Boutique Hotel Ker Recoleta o simile.) per lasciare il bagaglio (le stanze sono disponibili dalle 14.00) e si iniziano le visite della città. Il tour dura circa quattro ore e tocca tutti i punti di rilevo quali: Plaza de Mayo, Casas Rosada, La Catedral, El Cabildo, La Boca (El Caminito), Puerto Madero e l’Obelisco. Per la sera ci si reca ad uno spettacolo di tango che include la cena (si lascia l’hotel tra le 20.00 e le 20.30 con un rientro previsto verso le 23.45).

17°g. 5/5 Buenos Aires e volo per l’Italia
Tempo libero fino al trasferimento all’aeroporto intercontinentale di Ezeiza Buenos Aires per l’imbarco sul volo di rientro. La gran parte dei voli decolla nel pomeriggio con arrivo in Italia la mattina successiva.

18°g. Martedì 7 maggio, arrivo a destinazione

 

COSTO DEL VIAGGIO

€ 3750 – Minimo 3 e massimo 11 partecipanti
Estensione a Buenos Aires, € 300

La quota comprende: le spese di iscrizione, la polizza base Europ Assistance (su richiesta, con E.A. possono essere estesi i massimali ad un costo di € 70 ed emessa la Polizza di Annullamento, che costa 5,5% del valore del viaggio), i trasporti indicati nel programma ad esclusione dei voli, le entrate ai siti, l’alloggio in camera doppia, la pensione completa dalla sera del 20/4 alla colazione del 4/5, la presenza dell’accompagnatore italiano. Per l’estensione a Buenos Aires: l’alloggio in camera doppia con colazione, cena con spettacolo, visita della città con guida locale parlante italiano, trasferimenti aeroportuali.

La quota non comprende: i voli internazionali, il supplemento per la camera singola, le bevande, le visite e le escursioni non in programma, le mance e tutto quanto non indicato alla voce “la quota comprende”.

Supplementi: € 650 con 4 partecipanti (con il quarto partecipante serve una jeep in più), € 250 con 3, 5 o 8 partecipanti; stanza singola € 200 (NB: in alcune località remote della Puna potrebbe non essere disponibile). Estensione: € 70 per la stanza singola.

Visti e documenti: non è necessario un visto per entrare in Argentina, solo il passaporto con validità residua di almeno sei mesi dalla data del rientro in Italia.

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 DOCUMENTI DI VIAGGIO

PAESI E TRADIZIONI

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Ojo del Mar

 GALLERIA FOTOGRAFICA

Vulcano Pissis e Laguna Negra
Pueblo di Purmamarca
Mirador del Hornocal
Salinas Grandes, vicugna
Parco Nazionale Los Cardones
Laguna Diamante, Cratere del Galan
Monte Stella, Mina Julia
Pueblo di Iruya
Salinas Grandes
Pueblo di Humahuaca
Quebrada de las Flechas
Canyon a Quebrada de las Conchas
Rovine preincaiche di Quilmes
Quebrada de las Conchas
Balcone del Pissis, monti e lagune
Canyon di Mirihuaca
Carachipampa dalle Dune Bianche
Campo de Piedra Pomez
Fenicottero, laguna Carachipampa
Salares de Antofalla
Cono de Arita, Arizaro
Vulcano Llullaillaco, Mina Julia
Arenal (Salar Comprimido)
Desierto del Diablo
Ojo del Mar, Tolar Grande

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni Generali di Partecipazione; la quota include la polizza “Assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danneggiamento bagaglio” fornita da Europ Assistance, la polizza “Viaggi Rischio Zero” di UnipolSai Assicurazioni e la polizza “Filodiretto Protection” fornita da Nobis Compagnia di Assicurazioni. Le normative (Condizioni Generali e polizze assicurative) sono visibili nel sito di Amitaba e presso il nostro ufficio.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in viale Ca’ Granda, 29 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Lecco col numero 313373, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. È autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 50 del Codice del Turismo (D.lgs 79/2011) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la UnipolSai Assicurazioni n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.