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Zanskar

INDICE:

  • La regione dello Zanskar
  • Durezza della vita e serenità della gente
  • Presenza storica del buddismo in queste valli
  • Collegamenti per lo Zanskar
  • Viaggiare in Zanskar

Visuale dal castello di Zangla

Zangla, la regina dello Zanskar

Phuktal Gompa

La regione dello Zanskar

Lo Zanskar è la regione più remota dell’Himalaia indiano, situata oltre i versanti settentrionali delle impenetrabili montagne glaciali del nord dell’Himachal Pradesh, costituita da un insieme di valli profondissime che convergono ad ovest verso il fiume Dado e ad est nello Tsarap, che unendosi formano il possente fiume Zanskar. Il Dado e lo Tsarap si incontrano nell’unico tratto del territorio dove le valli si aprono formando uno spazio più ampio dove, seppur con difficoltà, è possibile la coltivazione della tsampa in quantità sufficiente per sostenere una popolazione che, fin da epoche remote, ha formato alcuni villaggi che diedero origine al Regno dello Zanskar, un mondo composto da poche migliaia di persone (nel 2009 si contavano circa 16.000 abitanti).

Lo Zanskar nella storia ha avuto dei momenti d’indipendenza, ma generalmente è stato un territorio legato alle sorti del regno del Ladakh, con un’autonomia regalatagli di fatto dall’isolamento. Nel villaggio di Zangla risiede la dinastia del Gyalpo, ovvero il re di questo feudo himalaiano; Nima Namgyal Dy è mancato nell’autunno del 2020 ed ora questo titolo onorifico spetta a Ginmet Dawa Stanbe Nima Namgyal Dy, il suo simpatico primogenito che ha anche visitato l’Italia. Il ‘Gyalpo’ viene rispettato ed è autorevole per via dei valori tradizionali e grazie al carisma personale, ma oggi è senza poteri oggettivi.

Durezza della vita e serenità della gente

La vita in questo sperduto territorio è durissima, l’inverno porta temperature che scendono fino a 40° sotto zero, la caduta di neve è spesso abbondante e si trova pochissimo combustibile: non c’è legna e il fuoco ancora oggi spesso è alimentato solo con lo sterco di animali. Quando nevica vengono tenuti aperti solo alcuni tratti di strada in uscita da Padum, solitamente verso Karcha e Zangla e spesso anche questi restano bloccati. Per riuscire a coltivare un po’ di tsampa e piselli in primavera i contadini devono spargere della terra sulla neve per velocizzarne lo scioglimento, altrimenti la breve estate non riesce neppure a far maturare questo resistentissimo cereale che abbonda in tutto il Tibet. La durezza delle condizioni non sembra però togliere la serenità ed il sorriso aperto alla gente, di stirpe e lingua tibetana, forse anche perché ispirata da una profondo senso religioso.

Presenza storica del buddismo in queste valli

In queste valli si è consolidata una forte fede mistica, seguendo l’ispirazione di grandi santi ed eremiti che vi trovarono rifugio. Tra questi, il più importante fu sicuramente Naropa, che nell’XI secolo risiedette nell’eremo di Dzongkhul per parecchi anni, dove fu poi costruito un piccolo monastero. Il fatto che, come Naropa, diversi meditatori abbiano cercato l’isolamento in questi luoghi non è così sorprendente, in quanto in quel tempo la regione del Kashmir ad ovest dello Zanskar era fortemente buddista e sede di un’importante università. A testimonianza di questo contatto, nei monasteri più antichi dello Zanskar si trovano importanti reperti artistici che risalgono fino al X secolo, il cui stile è decisamente kashmiro. La fioritura del buddismo tibetano si esprime nella presenza di un gran numero di monasteri che ornano le vallate, decisamente belli ed interessanti da visitare; in alcuni di questi ogni anno vi è la ricorrenza dei Cham, i festival religiosi dove vengono eseguite danze rituali con maschere e costumi. Si vedano ad esempio le pagine del sito Il festival di Karcha e Il festival di Sani.

La serenità dimostrata dalla gente che abita queste valli, stupende da visitare ma difficili per la sopravvivenza, non dovrebbe distrarci dal loro effettivo stato di bisogno. Ci sono diverse entità di volontari che cercano di dare un contributo; Amitaba è attiva con alcuni progetti di sostegno: per il dispensario medico di Rangdum, il restauro dell’eremo di Guru Nima Oser Chaphuk a Sani e le attività a Zangla ed in altre località in collaborazione con la STUPA Onlus.

Collegamenti per lo Zanskar

Lo Zanskar è, ancora oggi, difficile da raggiungere e di fatto isolato dal resto del mondo anche per 8 mesi all’anno.

A nord, verso il Ladakh, l’esercito indiano è impegnato da anni nella costruzione di una strada che segue le gole del fiume Zanskar, che fluisce verso nord aprendosi un varco per decine di chilometri tra ripidissime gole e sfocia nel fiume Indo; è difficile pronosticarne l’apertura: 10 anni fa ne mancavano 4 o 5 al massimo, e nel frattempo i lavori sono più o meno fermi a sud di Chilling… Per ora, il fiume Zanskar è “percorribile” solo a piedi d’inverno, solitamente tra gennaio e inizio marzo, quando il fiume congela. Questo modo tradizionale zanskaro di raggiungere il Ladakh camminando in una gola ghiacciata d’inverno, dove non arriva neppure il sole, in equilibrio sulle acque congelate del fiume, oggi è diventato il mitico ‘Chadar trek’, che attira i più avventurosi, originariamente di circa 8 giorni, ma grazie all’avanzamento della strada è ora ridotto a 2 o 3. Un’alternativa poco usuale per uscire dalla regione verso nord: discendere in estate le acque dello Zanskar con una zattera, una recente attività piuttosto avventurosa ma in realtà non poi così pericolosa.

I collegamenti con la regione ladakha del Rupshu, l’altopiano ad est dello Zanskar, sono solo su sentieri che valicano altissimi passi, utilizzabili dopo lo scioglimento delle nevi. I sentieri che sfruttano i passaggi tra le gole presentano in molte aree la difficoltà dei guadi, perché i torrenti sono impetuosi fino al completamento dello scioglimento nevoso, soprattutto verso la valle di Markha ad est di Zangla, dove a volte sono impraticabili fino alla seconda metà di agosto.

A sud l’esercito indiano sta lentamente tracciando una strada che in futuro dovrebbe collegare Padum a Darcha in Lahaul attraverso il passo del Shinku, che supera i 5000 metri; attualmente si riesce ad arrivare in jeep fino ad Ichar, oltre il monastero di Mune. Un pronostico per il completamento dei lavori è difficile, ma i nostri amici zanskari ritengono che se va bene si parla del 2025. Per gli amanti dell’escursionismo questo ritardo non è un male, perché la strada segue il medesimo tracciato del sentiero che compie la traversata classica dello Zanskar. A parte questa futura direttrice carrabile ci sono solo sentieri con passaggi anche molto difficili, come i percorsi che attraversano il passo glaciale dell’Umasi da Dzongkhul o risalgono la valle di Akphu. Queste caratteristiche del territorio offrono delle opportunità incredibili, un vero paradiso da scoprire, riservato agli escursionisti con sufficiente esperienza ed allenamento.

Verso ovest nel periodo estivo l’accesso è più semplice: l’unica spettacolare strada sterrata che porta in Zanskar, bloccata dalla neve anche per 9 mesi all’anno, risale il fiume Dado arrivando al passo del Pensi (4400 mt), abitato da miriadi di marmotte, dove la vista spazia sulle distese glaciali del misterioso massiccio del Sickle Moon, e porta sulla piana di Rangdum, dove si trova un isolato monastero posto su un colle morenico al centro di una valle di inimmaginabile bellezza, con vaste pasture di yak coperte da milioni di stelle alpine. Rangdum è l’ultimo punto dove si incontra la cultura del buddismo tibetano prima di immergersi nel mondo dell’Islam che popola le valli sottostanti. Proseguendo, dopo aver sfiorato i maestosi ghiacciai che scendono da vette altissime dominate dal Nun (7135 mt), che in un tratto arrivano fino al livello della strada, si segue la valle del fiume Suru, un affluente dell’Indo che oltre il villaggio di Panachik fluisce verso nord giungendo al paese di Kargil sulla strada che collega il Ladakh al Kashmir: Leh dista da qui 230 km, e Srinagar è un poco più vicina.

Viaggiare in Zanskar

Lo Zanskar rimane così una regione molto isolata dal divenire del mondo, luogo eccezionale per i visitatori che amano l’ambiente himalaiano. La zona è però sprovvista di servizi di “livello turistico”. Sono state aperte alcune locande dove è raro trovare dell’acqua corrente tranne che a Padum, la nuova “capitale” dove ce ne sono alcune abbastanza vivibili, e, quando i primi camion riescono a valicare il passo del Pensi, raramente prima della fine di giugno, arrivano anche gli approvvigionamenti per lo più di prodotti di base per il sostentamento. Ogni viaggio richiede quindi una buona organizzazione e una certa autonomia, e in diverse aree è necessario portare con sé l’attrezzatura da campo e buona parte dei rifornimenti.

Amitaba ha una grande esperienza di viaggi nella regione, da tranquille visite culturali ed esplorative a trekking anche difficili; i nostri suggerimenti si trovano nelle pagine dedicate agli itinerari himalaiani: Zanskar, e, per gli amanti del trekking, in India Himalaia trek.

A parte qualche viaggiatore avventuroso che si cimenta con l’impresa di arrivare in Zanskar prima dell’apertura della strada del Pensi La (e che Amitaba è in grado di assistere affinché il progetto abbia successo!) tutti i visitatori giungono nel periodo estivo. Da un punto di vista climatico tra fine giugno e settembre mentre a Delhi ci possono essere anche 35/40 gradi e piogge qui troviamo un clima secco, con alcuni possibili travasi monsonici di moderata intensità generati dalle correnti umide che riescono a superare la poderosa catena di monti che cinge tutto il confine meridionale della regione – si segnala in merito che con i cambiamenti climatici in questi ultimi anni a volte sono arrivate precipitazioni più consistenti che hanno causato anche delle frane. Le temperature sono miti con le minime nella piana di Padum a circa 10 gradi, ma con escursioni termiche che possono essere pronunciate, con il sole caldo che brucia nonostante l’aria fresca.

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