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Una tranquilla strada che inizia da un ponte poco più a nord del monastero di Kurjey, nel cuore del Bumthang, porta al tempio di Tangbi Lhakhang, tra le piante e gli orti verdi di un bel villaggio situato su una piana contornata da monti coperti da rigogliose foreste. L’origine di Tangbi risale al 1470, quando fu fondato dal IV Shamar Rimpoce, uno dei Lama principali della scuola tibetana dei Karmakagyu (i Karmakagyu appartengono, come anche i monaci predominanti in Bhutan, i Drukpakagyu, al complesso insieme delle scuole che si ispirano al grande mistico tibetano Milarepa, create dall’opera dei suoi discepoli).
In quell’epoca viveva nella regione anche Pema Lingpa, il famoso Santo bhutanese che trovò molti Terma (gli oggetti e i testi sacri che vengono rinvenuti dalle persone spiritualmente dotate, lasciati in eredità dagli illuminati del passato), tra cui il preziosissimo Bardo Thodol, conosciuto come “Il libro tibetano dei morti”. I due maestri non si trovarono in buona armonia, e lo Shamar dovette andarsene lasciando il tempio in custodia a Pema Lingpa; la catena di metallo esposta all’ingresso del tempio si dice essere stata posta proprio da quest’ultimo quando prese possesso del tempio.
Tangbi Lhakhang è piccolo ma molto interessante; si accede ad un cortile dove è posto il tempio, al piano terreno dietro al portico si affaccia la sala principale che contiene le statue dei Budda dei tre tempi, al piano superiore si trovano altri due templi e il Gongkang, che contiene interessanti figure di protettori e affreschi di figure terrifiche – qui però è raro che lascino entrare i visitatori.
Se si visita Tangbi il nostro consiglio è, tempo permettendo, di recarsi anche all’eremo di Shok Drag: si segue per un tratto la strada che prosegue lungo la valle, lasciandola poi per salire all’eremo (il dislivello complessivo da Tangbi è ci c.a. 230 mt.), impiegando in tutto c.a. un’ora e mezza. Immerso nella foresta appeso ad una sporgenza rocciosa, in una pace primordiale, il luogo emana ancora la forza della presenza di Guru Rimpoce, che, secondo la tradizione orale, fece qui alcuni ritiri di meditazione.
Il Cham di Tangbi Mani, che si svolge tra settembre ed ottobre, è l’unico in Bhutan a trarre le proprie nobili origini dalla scuola Karmakagyu. Questa matrice, difficile da discernere per un osservatore poco preparato, traspare nella rappresentazione che onora ed evoca l’entità di protezione tipica del lignaggio dei Lama Shamar, Gom Bar Ngak. L’aspetto più eclatante delle rappresentazioni per un visitatore è sicuramente costituito dalla cerimonia del Mecham che si svolge usualmente nella prima giornata: viene costruito un grande arco di legno di pino a cui viene dato fuoco e i presenti ci passano sotto correndo, pensando di purificare in questo modo le negatività. Questa forma rituale è tipica della regione del Bumthang, e la si ritrova anche nei Cham di Tamshingpala Choepa, di Jambay Lhakang Drup e Domkhar.
Il sapore dell’evento, che dura tre giorni, è quello di una festa di villaggio. Le danze sono eseguite da persone laiche con molta dedizione ma senza la precisione rituale che caratterizza i Cham dei grandi Dzong; spesso gli ‘attori’ aiutano le proprie capacità con delle abbondanti bevute di chang, la birra prodotta localmente. Le rappresentazioni si svolgono all’interno del piccolo cortile con un allegro via vai di persone che passano molto tempo anche tra i banchetti posti all’esterno dove si fanno giochi di dadi, carte, ecc. con piccole scommesse in denaro, e impegnandosi in serie bevute.
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