Lo stemma del Soyombo, presente non solo sulla bandiera nazionale ma su palazzi, bottiglie di vodka, cartelloni pubblicitari e targhe automobilistiche, da molto tempo è considerato dai Mongoli come l’emblema nazionale della libertà e dell’indipendenza.
Il Soyombo, come altre scritture ideografiche dell’Asia Centrale, ad esempio quella cinese, giapponese e coreana antica, anziché esprimere un solo concetto, è formato da diversi epigrammi che compongono a loro volta l’ideogramma. Il primo elemento che si rinscontra immediatamente è la simmetria, la rifinitura artistica e l’eleganza dell’ideogramma. Già Marco Polo, nel XIII secolo, menziona la bandiera mongola ornata dal sole e da un quarto di luna, elementi tuttora presenti nel Soyombo.
La nascita del simbolo è dovuta all’Undergheghen Djanavadjira, conosciuto come Zanabazar, capo della scuola tibetana Ghelupa in Mongolia, che nel XVII secolo compose un alfabeto, partendo dai segni dell’ideogramma Soyombo, per la trascrizione dei testi tibetani e sanscriti nella fonetica mongola. Di questo personaggio geniale si ricordano anche poesie ed opere scultoree.
La parte superiore del Soyombo è caratterizzata dal disegno simbolico del fuoco, che nell’immaginario popolare mongolo significa purificazione, rinascita, rinnovamento, ed anche la continuità della razza, il fiorire della famiglia, del clan, del popolo. In quanto alle tre lingue della fiamma, esse simboleggiano rispettivamente, nel passato, nel presente e nel futuro, la prosperità e del popolo mongolo e del suo nucleo, la famiglia.
Sotto le lingue di fuoco appaiono antichi segni totemici mongoli, il sole ed un quarto di luna, entità ancestrali fondatrici del popolo mongolo. Contrariamente a quanto si possa pensare, il primo è un simbolo femminile e il secondo maschile, come nota anche Fra Giovanni da Pian di Carpine nella sua Historia Mongalorum.
Il rettangolo rappresenta la rettitudine dei principi; i due rettangoli significano l’auspicio che tutti, sia gli appartenenti alle classi inferiori e sia coloro che sono alla sommità delle gerarchie sociali, debbono essere onesti e sinceri.
Nel folclore mongolo il pesce con gli occhi aperti simboleggia la vigilanza; due pesci rappresentano l’uomo e la donna, cioè la ragione e l’intuito. Questo pittogramma perciò significa che tutti i mongoli, uomini e donne, debbono sempre, seguendo ragione ed intuito, vigilare l’uno e sull’altro e contro i nemici.
l due tratti verticali presenti sui lati raffigurano le mura di una fortezza ed hanno un doppio significato: sia la rappresentazione dei confini inviolabili della nazione che l’espressione grafica dell’antico proverbio mongolo: “due amici uniti sono più forti dei muri di pietra”, quindi se il popolo mongolo resterà unito sarà più forte dei muri di una fortezza.
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