A cura di Riccardo Marini di Villafranca
MONACO INIZIATORE: Kukai ovvero Kōbō-Daishi (774-835)
DIVINITÁ VENERATA: l’Adhi-Budda Vairocana (Mahavairocana – Dainichi Niorai)
Quest’ultimo in Giappone venne anche identificato, grazie al sincretismo tipico del buddismo di quel periodo, con la dea solare dello shintoismo, Amaterasu.
Dal punto di vista storico, l’emergere delle scuole di Kukai (Shingon) e di Saicho (Tendai) fu dovuto alla decadenza del buddismo storico/primigenio che offriva come prospettiva l’illuminazione solo al termine di un lunghissimo processo di numerose reincarnazioni. Entrambe le scuole professano un buddismo tantrico/esoterico ed affermano che le relative pratiche possono permettere il conseguimento dell’illuminazione in una sola vita, da parte di chiunque. Mentre la scuola Shingon presenta un buddismo fortemente tantrico, la scuola Tendai lo è in modo moderato. La scuola Shingon classifica i propri insegnamenti in Kengyo e Mikkyo.
Kengyo (insegnamento essoterico = fondato sulle scritture)
Quanto è stato trasmesso dal Budda storico, seppure sia contenuto nelle scritture Mahayana, scritte secoli dopo la sua morte. Le dottrine essoteriche sono, secondo Kūkai, mezzi pratici con cui i Budda cercarono di guidare gli esseri viventi, in base alla loro capacità di comprendere la Verità. Le dottrine esoteriche, invece, sono la Verità stessa Assoluta. I principali insegnamenti essoterici asseriti sono:
Benché lo Shingon accetti un gran numero di scritture preesistenti alla sua fondazione, due sutra di carattere tantrico, composti in India fra il VII e l’VIII secolo, hanno particolarmente attirato la sua attenzione:
MIkkyo (insegnamento esoterico = fondato sulle pratiche iniziatiche, ermetiche)
Deriva direttamente dal Budda Mahavairocana/Dainichi Niorai (Vairocana), il “Budda cosmico” che è la personificazione della Buddità/Verità Suprema. Esso si concretizza con la pratica d’intonazioni e di recitazioni di sacri testi/frasi, o mantra, l’esecuzione di posizioni/gesti simbolici o mudra, e la contemplazione meditativa di immagini bi-tridimensionali chiamate mandala.
Oltre alla lettura e recitazione dei sacri sutra sopra indicati, in questa scuola grande attenzione viene dedicata alle pratiche tantriche/esoteriche. L’obiettivo di quelle svolte dallo Shingon è la realizzazione dell’identità della propria natura con quella di Mahāvairocana. Per ottenere questo scopo servono tecniche e pratiche, incentrate su mantra, mudra e mandala, il cui insegnamento è trasmesso da un maestro personalmente e direttamente ai soli iniziati. Se il praticante è capace di unire parola (mantra), azione (mudra) e visualizzazione meditativa (mandala) può immediatamente giungere all’illuminazione/realizzazione della buddità, e quindi alla liberazione dal karma e dal ciclo delle rinascite. Si tenga presente che ciò può anche non avvenire in un’unica esistenza, ma comunque queste pratiche possono permettere al fedele laico di progredire, ed al novizio di prepararsi alla vita monastica. Vengono anche usate nove lettere sacre, che vengono disegnate nel vuoto con la mano di fronte ai fedeli. Ecco una breve descrizione di mantra, mudra e mandala.
MANTRA
La sillaba man significa “mente, pensiero, atto del pensare, intelletto, respiro, anima vivente” mentre la sillaba tra significa “che libera, che compie, che agisce, che protegge”. Dunque, le due sillabe insieme significano “formula che libera la mente”, oppure “formula che agisce sul pensiero”. In breve, il mantra è una sequenza di parole che, se ripetuta con la pronuncia e specialmente l’attitudine mentale corretta, è in grado di dare più potere alla nostra mente e creare degli effetti tangibili nella vita. Un mantra può essere recitato ad alta voce, sussurrato o anche solo enunciato mentalmente, nel silenzio della meditazione, ma sempre con la corretta intonazione, pena la sua inefficacia. Va inoltre evidenziato che un mantra non lo si può apprendere da un testo o da generiche altre persone, ma viene trasmesso unicamente da un guru, cioè un maestro. Un aspetto importante nell‘enunciazione del mantra è il controllo della respirazione. Nella scuola Shingon i mantra sono redatti in un antico sillabario indiano usato per scrivere il sanscrito, il siddham (in giapponese shittan). Su questi caratteri, oltre che sul loro suono e significato, il praticante deve meditare, poiché la loro forma costituisce una modalità di concentrazione visuale. Di particolare importanza è la meditazione sulla lettera A.
MUDRA
Per giungere all’illuminazione è indispensabile, oltre all’utilizzo di formule sacre o mantra ed alla contemplazione dei mandala, eseguire correttamente le mudra, perché il gesto assume un’importanza capitale nella trasmissione di un insegnamento o di un potere. Per questo motivo le mudra, nella forma rituale, assumono il valore di un sigillo, di un patto o di un contratto che deve unire il fedele ad una specifica divinità. Oltre al significato simbolico, la mudra possiede un vero potere creato dalla posizione e dal contatto delle dita. Questo contatto determina nel corpo e nei suoi sistemi nervosi delle sensazioni che hanno lo scopo di attivare tutto il sistema endocrino e sanguigno. Il Kongokai mandala (“mandala del Diamante”) è formato, come detto sotto, da nove piccoli sotto-mandala. A ciascuno di questi corrisponde una specifica mudra. A ciascuna delle nove mudra corrisponde una divinità centrale, che bisogna conoscere e invocare con il pensiero. Senza questa unità tra la contemplazione di un mandala, l’emissione di un particolare suono o frase ed uno specifico gesto, niente può essere realizzato. Secondo i monaci e gli asceti, tali gesti magici hanno l’immenso potere di esorcizzare i demoni e sono usati a scopo purificatorio e protettivo.
MANDALA
Il mandala in Giappone assunse ad una grande importanza, come se fosse un’“entità vivente” in grado di assicurare l’efficacia delle pratiche esoteriche celebrate in sua presenza. Il termine sanscrito mandala viene spesso tradotto come circolo, mondo, cosmo o ”innesco”. Il mandala giapponese più famoso ed utilizzato si chiama Ryōkai (Ryōgai, Ryoukai) o mandala “dei due Mondi”. Esso si compone infatti di due mandala separati che assieme costituiscono l’oggetto di contemplazione e meditazione del buddismo tantrico giapponese. I due sotto-mandala sono:
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