Il significato unico del Corano, cioè la sua letterale identificazione con la Divinità nella mente del credente, nell’Islam ha fatto si che il Corano nella sua forma scritta venisse ad occupare una posizione analoga a quella delle icone o delle immagini sacre in altre fedi, come quella cristiana. Questo fatto spiega l’assenza di iconografia pittorica sacra in Iran e nel mondo mussulmano in generale. Nelle moschee non ci sono quindi immagini devote in forma pittorica, poiché tale bisogno è soddisfatto dai versi del Corano scritti con un senso calligrafico estetico.
Questa assenza dell’arte pittorica in ambito religioso però in Persia non implica l’assenza di immagini rappresentative, un’arte che è stata florida principalmente al servizio del monarca nella forma di temi di potere, come la sottomissione di un nemico, le battaglie, certi animali regali, il re incoronato, la caccia.
La miniatura persiana ha inizio con la dinastia Mongola Ilkhanide nel XIII secolo. I primi artisti seguivano le tradizioni mesopotamiche con figure legate alla linea di fondo e sfondo bianco. Poiché gli Ilkhanidi avevano stretti legami con la Cina, gli effetti dell’influenza cinese sulla pittura stimolò l’uso di dettagli di montagne e paesaggi di origine dell’estremo oriente; ma l’idea dello spazio definito riemerse alla fine del XIV secolo, divenendo attraverso l’Islam il formato base della pittura per numerosi anni a venire, come applicazione del principio dell’ordine universale alle arti visive, proprio come lo era nella poesia e nella musica.
Alla fine del XIV secolo la pittura entrò nella sua fase classica migliore, ed eccelse con le sue forme rettangolari e la finezza dei dettagli.
Associata dapprima alle due capitali Shiraz e Herat nel XV secolo, dopo il trasferimento della capitale ad Isfahan nel XVI secolo la miniatura subì un reale cambiamento, con la nuova enfasi nel trattare le figure personali. Se la pittura precedente trattava l’uomo nel suo ambiente naturale, quella del XVI e XVII secolo tratta l’uomo in se stesso, con una moda per il sensuale nel gran numero di rappresentazioni di amanti, bei giovanetti e donne voluttuose.
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