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Petra

La Giordania abbonda di ricchezze storiche, dalle rovine neolitiche ai castelli del deserto dei principi Omayyadi, ma il più rilevante di questi tesori è l’emozionante città di Petra, la stupefacente città scavata nella roccia, oggi dichiarata patrimonio mondiale dell’Unesco, tra i siti archeologici in assoluto più belli al mondo (per informazioni storiche vedere la pagina I tempi antichi).

INDICE:

  • Visita di Petra
  • Un cenno storico
  • Entrare a Petra: sogno o realtà?
  • Esplorare, e un magico perdersi

Rocce a Petra

Petra, tempio rupestre

Petra, rocce colorate

Visita di Petra

Petra è facilmente raggiungibile sia da Amman che dal Mar Morto; si consiglia di farlo percorrendo la stupenda Strada dei Re. Per godere appieno di Petra è necessario dedicarvi almeno una giornata intera; le ore migliori per apprezzarla in tutto il suo splendore sono le prime del mattino e le ultime del pomeriggio. La maggior parte dei visitatori trascorre qui 2 notti e chi ha più tempo 3, avendo così modo di gustare con più calma le rovine ed estendendo la visita anche al Siq al-Berid, la profonda fenditura che rivela le interessantissime rovine nabatee di quella che è stata battezzata ‘Piccola Petra’, nei pressi del villaggio neolitico di Baidah. La parte archeologica dell’antica città è ben separata da Wadi Musa, la cittadina che funge da base per i visitatori; sono disponibili molti alberghi, alcuni anche di alto livello, tali da rendere una permanenza anche comoda e piacevole.

Un cenno storico

Fondata intorno al III secolo a.C., Petra è scavata nella pietra arenaria, una roccia policroma che assume un intenso color ruggine con striature rosse, verdi, grigie, gialle ed una vasta gamma di sfumature intermedie. Fu in antichità una città edomita e poi divenne capitale dei natabei, un industrioso popolo arabo che si stabilì a sud della Giordania prima dell’era cristiana. Dalla loro base nascosta tra i monti dominarono le vie dei commerci, imponendo pedaggi e dando rifugio alle carovane cariche di spezie e sete indiane, avorio africano e pelli di animali. Il Regno Natabeo durò per centinaia di anni e Petra fu fortemente ammirata per la sua raffinata cultura, architettura e l’ingegnosa complessità delle dighe e dei canali d’acqua. Con l’imperatore romano Traiano Petra perse la sua indipendenza e successivamente fu praticamente abbandonata, diventando un rifugio per gruppi di famiglie beduine. Entrò così nell’oblio e la sua ubicazione rimase sconosciuta agli studiosi occidentali fino al 1812, quando un viaggiatore svizzero, Jhoan Ludwing Burckhardt, persuase una guida a condurlo sul luogo della leggendaria città perduta; egli scrisse: “Sembra veramente probabile che le rovine di Wadi Musa siano quelle della antica Petra”.

Entrare a Petra: sogno o realtà?

Gran parte del fascino di Petra viene dall’ubicazione spettacolare in cui si trova, cesellata nelle falesie di arenaria colorata che si aprono al termine di una profonda gola nel deserto. Per giungervi si avanza seguendo il fondo di uno strettissimo uadi, il Siq, le cui pareti rocciose sono alte fino a 200 mt, un’incredibile fenditura aperta da un terremoto preistorico, dove si possono osservare iscrizioni in lingue antiche e anfratti scavati nell’arenaria con venature simili a vortici. Il tortuoso Siq termina di fronte al monumento più celebre di Petra, il Tesoro, che appare all’improvviso rivelando la sua altissima facciata in perfetto stile ellenistico, alta circa trenta metri e ornata di statue, colonne e capitelli; all’interno vi sono varie stanze dalle pareti in roccia colorata. Il nome ‘tesoro’ viene dal fatto che si favoleggiava la presenza di ricchezze nascostevi da un faraone, tuttora mai trovate.

Esplorare, e un magico perdersi

Esplorando Petra si vedono un’infinità di edifici rupestri e rovine, ma la magia del luogo si coglie nel modo più intenso ‘perdendosi’ tra i mille sentieri più o meno scoscesi tra le falesie ai bordi delle vallate, che portano a scoprire centinaia di edifici, tombe, terme, templi, acquedotti, scalinate monumentali, suggestivi disegni e bassorilievi, tutti edificati nella coloratissima roccia che in questo ambiente che sconfina nel surreale rende l’atmosfera millenaria densa di mistero. Se ci si inerpica un poco si può arrivare alla cima del monte Aaron, dove si trova un’ara sacrificale e si ha una visione spettacolare sull’insieme della città. Colpiscono il visitatore alcuni siti particolarmente eclatanti, come il teatro romano del primo secolo d.C. scavato nella roccia, i giganteschi templi tombali che rivestono i ripidi pendii policromi delle falesie e, al centro della vallata principale, le rovine delle parti che furono costruite dai romani, in particolare i resti del Foro. Se poi dal Foro si percorre il sentiero che sale zigzagando tra le scoscese vallate verso nord si giunge all’impressionante Monastero, forse il reperto più affascinante di Petra, che fu molto probabilmente un colossale tempio del I secolo dedicato al re nabateo Obodas con la facciata alta 50 metri cesellata nelle roccia rosa, immerso tra i monti impervi da dove lo sguardo spazia fino al Wadi Araba.

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