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Origini e contenuti dei Cham

IINDICE:

  • Il Cham nella cultura e storia himalaiane
  • Trame e modalità degli eventi
  • Contenuti e svolgimento del Cham
  • Interpretare un Cham

 

Il Cham nella cultura e storia himalaiane

In Bhutan i Cham sono il veicolo culturale principale per le espressioni artistiche di musica, canto e danza, con un utilizzo di costumi e maschere molto elaborati. Questa forma rappresentativa è diffusa anche tra la maggior parte delle popolazioni di origine tibetana di cultura buddista Vajrayana. Nell’arco himalaiano oltre al Bhutan le aree dove il Cham è stato preservato ininterrottamente in modo più vigoroso sono, nelle regioni dell’India, lo Zanskar, il Ladakh (qui il più famoso si svolge a Hemis), lo Spiti, il Sikkim e Tawang; in Nepal nel Mustang ed in modo minore nel Kumbhu e nel Dolpo. Anche nel Tibet occupato le autorità cinesi in in molte località hanno consentito di riprenderne la tradizione.

La diffusione del Cham corrisponde all’ingresso della cultura buddista in un mondo sciamanico ed esprime molto concretamente la sintesi delle due anime himalaiane: l’unione del misticismo adottato dai saggi buddisti dell’India con le potenti capacità di divinazione e di rapporto con l’occulto dei devoti del Bon, capacità che furono sviluppate in un contesto naturale animato da forze soverchianti. Questa forma era presente già all’inizio dei tempi storici della cultura tibetana: il primo Cham è attribuito a Guru Rimpoce (Padmasambhava), che prima di recarsi in Tibet secondo la tradizione orale eseguì una danza dove oggi sorge il monastero di Kurjey in Bumthang per domare lo spirito di una divinità locale. Alcune rappresentazioni traggono la loro origine proprio dall’epoca in cui il grande Guru visitò queste regioni, quindi dall’VIII secolo, e ne rievocano le gesta, come ad esempio avviene nello Yakchoe di Ura.

Trame e modalità degli eventi

Il Cham esprime il contenuto della religione in modo teatrale e simbolico ed è utilizzato soprattutto come un potente mezzo per esorcizzare le negatività. Molti dei personaggi rappresentano entità convertite al bene e le trame, con intrecci a volte complessi, nel loro insieme ottengono la sconfitta dei demoni a cui si attribuisce la capacità di infliggere sfortune e calamità. La dinamica con cui viene svolto questo dramma varia, ma alcuni passi sono abbastanza ricorrenti, come si cercherà di sintetizzare di seguito.

Molte rappresentazioni si sono arricchite e sono state rese uniche grazie all’inserimento nelle trame di diversi eventi storici e di personaggi, non solo religiosi, che hanno lasciato le loro impronte nella località dove vengono svolte; il contenuto è quindi anche un metro che può aiutare ad individuarne origine ed evoluzione. Le rappresentazioni degli Dzong principali, che sono i centri sia religiosi che amministrativi del Paese, sono esecuzioni impeccabili che si concentrano sul messaggio religioso e storico, mentre nei Cham di carattere più locale alcune parti, ed a volte tutto, sono eseguite da gente comune, che a volte aumenta l’intensità del proprio coinvolgimento con abbondanti bevute, e l’intero evento è spesso immerso in un contesto di gioiosa e animata festa popolare.

Le rappresentazioni di danza si svolgono all’aperto, nel cortile principale dello Dzong o di fronte al tempio principale del monastero, o a volte in uno spazio specifico utilizzato per i Cham, come a Paro, mentre le cerimonie di preparazione necessarie per l’attivazione delle forze esoteriche che animano l’evento ed alcune delle danze specificamente legate a questi riti sono quasi sempre eseguite all’interno di un tempio. La partecipazione della gente è corale: siedono assieme bambini, anziani e persone di ogni professione: tutti indossano il proprio abito migliore. L’atmosfera è spontanea e rilassata ma anche attenta; molti osservano recitando dei mantra, le persone si siedono comodamente formando un grande cerchio attorno ai danzatori e a momenti di forte concentrazione seguono abbondanti merende e un sereno stare insieme.

Contenuti e svolgimento del Cham

I monaci, condotti dalla guida esperta di un Lama, eseguono all’interno di un tempio riti e pratiche di visualizzazione tantrica che si protraggono spesso per alcuni giorni, a volte anche nella notte, e dispongono di fronte alle statue sacre delle offerte molto elaborate e simboliche, utili per chiamare la presenza delle entità. Anche le maschere che verranno utilizzate nelle danze vengono purificate con opportuni riti, perché verranno “abitate” dalle entità che raffigurano. Spesso, in un punto particolare nel tempio delle cerimonie o nel tempio dedicato alle divinità tutelari, vengono posti dei simboli, a volte una statuetta dalle sembianze umane in forma maschile eccitata, circondati da oggetti fatti con fili colorati intrecciati in forme geometriche tenuti da leggeri telai di legno, contornati da pugnali rituali con tre lame (i phurba) o altri oggetti dell’universo tantrico: queste figure rappresentano i demoni e fili ed armi servono a tenerli prigionieri. All’interno di questo spazio, grazie ai riti e alla forza concentrativa, vengono convogliate tutte le negatività, e queste sono a loro volta assorbite nei simboli e nell’effige del demone.

Quando la preparazione è terminata iniziano le danze; lo spazio dove si svolgono è un luogo che viene purificato ed è considerato un mandala, la dimora delle divinità. Alcune rappresentazioni hanno uno scopo descrittivo di contenuto religioso o anche storico ma i personaggi di queste storie appartengono sempre ai mondi sottili: durante le esecuzioni i monaci con l’ausilio del suono di tamburi, corni e canti rituali e tramite pratiche di meditazione concentrativa richiamano la presenza di ciascuna delle entità o dei maestri spirituali che sono identificabili nelle maschere e costumi indossati dal danzatore. Questi esseri sono ritenuti effettivamente presenti durante le rappresentazioni, in una forma che è visibile all’occhio di iniziati che abbiano sufficienti qualità spirituali. Dopo varie scene si giunge ad un apice in cui le entità benefiche provvedono a distruggere l’effige del demone che era stato preparato durante le cerimonie e che viene di solito posto al centro del cerchio di danza. Quando l’esorcismo è completato i resti del demone vengono eliminati, a volte bruciati, all’esterno dei confini del luogo consacrato e purificato; in alcuni casi viene fatta una processione e i resti sono portati all’esterno dell’area abitata in un punto specificamente scelto.

Oltre a questi riti di purificazione vengono solitamente svolte anche delle rappresentazioni descrittive con trame che spaziano da celebrazioni di fatti, personaggi e accadimenti, a episodi d’insegnamento morale, a descrizioni dei mondi sottili, con un insieme molto ampio di possibili varianti includendo anche una vena umoristica e satirica che a volte arriva ad essere un’ironica presa in giro di valori e consuetudini.

Interpretare un Cham

Nel nostro universo culturale questa ritualità è stata a volte razionalizzata come un insieme di fatti simbolici che descrivono un processo di purificazione dove si riversano nell’oggetto il male che si è ricevuto (anche ad esempio nella forma di una malattia) o che si è compiuto e la propensione stessa a compiere azioni non virtuose, mentre i personaggi sono stati interpretati come manifestazioni di parti dell’inconscio.
Ma per i partecipanti al Cham le entità ed energie evocate sono un fatto più che reale, nel senso che sono ritenute effettivamente presenti e sono vissute come le forze che condizionano lo spazio esistenziale: agiscono sulle coordinate e dimensioni entro cui ognuno sviluppa la propria dinamica soggettiva ed hanno la capacità di facilitarne od ostacolarne benefici e scopi. Ne consegue che il poter interagire con queste direttrici profonde consente di plasmare in modo più favorevole il destino della comunità ed anche dell’individuo.
E noi, cosa ne pensiamo?

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