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Nishiren Shu, Nichiren Shoshu e Soka Gakkai

NISHIREN SHU (SCUOLA DEL LOTO, NICHIREN SOSHU E SOKKA GAKKAI

A cura di Riccardo Marini di Villafranca

 

MONACO INIZIATORE: Nichiren (1222-1282)

ENTITÁ VENERATE: Budda Śākyamuni (per la scuola Nichiren Shu) e Nichiren (per la scuola Nishiren Shoshu)

  • Il Budda Śākyamuni, per la scuola Nichiren Shu, viene indicato come il Budda Eterno. Il Budda Storico è la forma umana con la quale il Budda Eterno apparve in India, che operò come un bodhisattva. Anche il Budda Eterno continua a seguire la misericordiosa e compassionevole “via del bodhisattva”. Perciò Il Budda Śākyamuni Eterno non va in alcun modo confuso con il Dio delle religioni monoteistiche. Egli è infatti la manifestazione del Dharma e quindi non s’identifica con un’eternità che non muta bensì con un’Entità che si rivela continuamente, esplicando la pratica del bodhisattva. Nel sutra del Loto le sue caratteristiche non sono definite ma richiamano la dottrina dell’Ādi-Budda raffigurato anche, nella forma Dharmakāya, dalla figura di Vairocana. In accordo col suddetto sutra, secondo Nichiren il Budda Eterno è rappresentato da Sakyamuni, mentre gli altri Budda trascendenti venerati dalle scuole giapponesi (Amitabha, Vairocana, etc.) sono emanazioni temporanee del Sakyamuni Eterno e non Budda a sé stanti.
  • Nichiren, nella Nishiren Shoshu. Per questa scuola, l’ultima apparizione del Budda Eterno è quella di Nichiren stesso; se il Budda è eterno e chiunque può divenire Budda, allora il Budda dell’ultimo periodo della Legge (= mappō) non può che essere colui che ha predicato la corretta dottrina del Sutra del Loto, ovvero Nichiren. Nel rivelare e propagare i suoi insegnamenti, Nichiren realizzò la missione del suo avvento secondo la profezia fatta dal Budda storico Śākyamuni. Questi avrebbe predetto che il “Vero Budda” sarebbe apparso agli inizi di un’età malvagia, chiamata mappō, e avrebbe diffuso l’estremo insegnamento buddista per permettere alle persone di quell’epoca di conseguire l’illuminazione, dato che da quel momento in poi i suoi insegnamenti “provvisori precedenti” avrebbero perso la loro validità. La setta Nichiren Shu identifica invece il monaco Nichiren con il bodhisattva Viśiṣṭacāritra/Jogyo.

 

DOTTRINA

Il buddismo Nichiren accetta buona parte delle idee del buddismo Mahāyāna e del buddismo Tendai, riviste da Nichiren: la Vacuità del mondo reale, i tre Corpi del Budda (= Trikaya), la buddità come condizione innata (hongaku, o illuminazione intrinseca) di ogni essere senziente (che occorre solo risvegliare), e così via. Pertanto l’illuminazione può essere raggiunta nella propria vita presente e condizione personale, ma è distintiva di questa scuola un’autentica venerazione per il Sutra del Loto (nella versione del monaco Kumārajīva, ma con l’aggiunta dei commentari dei maestri cinesi di scuola Tiāntái), che è considerato come l’insegnamento completo impartito dal Budda Shakyamuni. Esso contiene infatti tutti gli ammaestramenti pratico/teorici per giungere all’illuminazione personale.

Come anche nella setta Tendai, particolare attenzione viene prestata a due capitoli di questo sutra: il II (hoben: mezzi abili o espedienti) e il XVI (juryo-hon: durata della vita del Budda). In particolare, il secondo capitolo tratta dei mezzi con cui ottenere lo stato di buddità (giapp. bussho), mentre il sedicesimo capitolo parla della durata della vita del Budda che si è illuminato nell’infinito passato. Egli è perciò per se stesso da sempre illuminato.

Le critiche di Nichiren alle altre scuole buddiste erano:

  • nei confronti dello Jōdo-shū per l’aver posto il Budda Amitābha (Amida Butsu) in un ruolo di pre- minenza rispetto al Budda Śākyamuni (Shakamuni Butsu) e quindi nell’aver mutato la scala valoriale dello stesso buddismo;
  • nei confronti del buddismo Zen per aver questa scuola dimenticato il ruolo dei sutra, delle scritture buddiste e, in particolar modo, del Sutra del Loto;
  • nei confronti dello Shingon e del Tendai per aver fatto prevalere gli insegnamenti esoterici (mikkyō) del Vajrayāna rispetto alle scritture originali dell’insegnamento “completo” del Budda Śākyamuni, ovvero al Sutra del Loto;

Da ciò si evince che, in ultima analisi, Nichiren non avrebbe avuto, almeno inizialmente, intenzione di fondare una nuova scuola buddista, quanto piuttosto quella di riportare l’insegnamento buddista alle origini, ovvero alla preminenza del Sutra del Loto così come insegnato nell’antica scuola cinese Tiāntái e dal suo fondatore Zhìyǐ.

PRATICHE RELIGIOSE

La liturgia viene chiamata Gongyo ed è celebrata generalmente due volte al giorno, una al mattino ed una alla sera. Le sue modalità variano nelle varie scuole (Nichiren-Shu; Nichiren Shoshu; Soka Gakkai).
Essa consiste nella recitazione multipla di:

  • Mantra “Namu myōhō renge kyō”: «Io esprimo la mia devozione al Dharma meraviglioso perfettamente dotato del Sutra del Loto». Esso viene chiamato odaimoku o daimoku, che significa “titolo” in giapponese. La sua recitazione deve essere effettuata davanti al mandala chiamato Gohonzon. Il Dai-Gohonzon è essenzialmente un mandala scritto da Nichiren in cinese e sanscrito il 12 ottobre 1279, affinché tutte le persone potessero conseguire la buddità. Nichiren vedeva in tale mandala una rappresentazione grafica dell’essenza del Sutra del Loto, la “Mistica legge” di causa ed effetto che sta alla base di ogni fenomeno e manifestazione dell’intero universo. Le sue successive riproduzioni, denominate Gohonzon sono quotidianamente venerate dai seguaci desiderosi di conseguire l’infinito potenziale che si trova all’interno della nostra vita, grazie alla forza vitale della nostra innata natura di Budda, costituita da CompassioneSaggezza e Determinazione. Il testo“Nam-myoho-renge-kyo” è scritto al centro del Gohonzon con caratteri ben chiari e delineati. Sullo sfondo, anch’essi in caratteri cinesi, si trovano i nomi dei Budda Sakyamuni e Taho, di molti altri Budda e bodhisattva, dei grandi maestri Zhìyǐ Tiāntái (fondatore della scuola cinese Tiantai), di Saichō, (fondatore della scola giapponese Tendai) e di ancora altri. Nel Gohonzon, sotto “Nam-myoho-renge- kyo”, si trova la firma di Nichiren.
  • Sezioni centrali del II e XVI capitolo del Sutra del Loto.
  • Varie preghiere differenti da scuola a scuola, del tipo:
    • “Presa di rifugio nei tre tesori” (Budda, Dharma e Sangha, rispettivamente Budda Sakyamuni, Il Sutra del Loto e Nichiren);
    • Lettura di un brano dagli scritti di Nichiren;
    • Lettura dei “Quattro Grandi Voti del Bodhisattva“.

SOKA GAKKAI

La Soka Gakkai (= società per la creazione di valore) è un movimento religioso di laici, diffuso in tutto il mondo, che asserisce di praticare il Buddhismo Nichiren. Esso fu fondato nel 1930 dall’educatore nipponico Tsunesaburō Makiguchi. La Soka Gakkai in origine si affiliò al monastero Taiseki-Ji, tempio principale della scuola buddista giapponese Nichiren Shōshū. Dal 1960 il suo attuale presidente onorario, Daisaku Ikeda, ne è anche il suo “padre-padrone”. Originariamente egli era un semplice figlio di pescatori, ora diventato miliardario. Egli divenne il terzo presidente della sezione nazionale della Soka Gakkai giapponese ed è stato in carica nel periodo dal 1960 al 1979, quando iniziarono i dissidi con la setta Nichiren Shoshu, che nel 1991 sfociarono nella sua “scomunica“, tramite decreto di apostasia ed espulsione. Dopo la scomunica, alcuni membri della Soka Gakkai cominciarono a descrivere il loro gruppo come il primo movimento Protestante e Riformatore del Buddismo, facendo un paragone con il Protestantesimo cristiano.

Sviluppatasi inizialmente nel solo Giappone, questa setta ha cominciato a diffondersi, dopo la seconda guerra mondiale, con la creazione di alcune organizzazioni all’estero. Nel 1975 è stata fondata la Soka Gakkai International, che attualmente è presente in 192 paesi. Daisaku Ikeda ne è attualmente il presidente effettivo. In Giappone La Soka Gakkai conta 10 milioni di fedeli, in Italia 70.000, cioè circa la metà dei buddisti italiani.

Non sono poche le critiche che vengono rivolte alla Soka Gakkai nel mondo. L’insegnamento della Soka Gakkai non è poi così in armonia coi precetti buddisti, principalmente perché i fedeli, anziché tendere all’eliminazione del desiderio e della brama (secondo il Budda causa di attaccamento e sofferenza) vengono quasi stimolati a praticarli. Il tutto avverrebbe mediante la recitazione reiterata e perseverante del titolo (daimoku) del Sutra del Loto, in giapponese “nam myōhō renge kyō“, e la lettura ripetuta quotidianamente (gongyō), in lingua antica, del II e XVI capitolo del Sutra del Loto stesso, davanti alla pergamena Gohonzon. Ciò produrrebbe non solo un “innalzamento del proprio stato vitale”, ma anche la realizzazione dei propri obiettivi e desideri, quasi si trattasse di pratiche magiche per trovare un lavoro, migliorare la propria situazione finanziaria, trovare casa, trovare un fidanzato o una fidanzata, risolvere problemi familiari o sociali oppure guarire da malattie. In pratica, è un po’ come se qualcuno credesse che si può imparare a guidare un auto semplicemente recitando insistentemente le parole “codice stradale, codice stradale, codice stradale…”.

Il Buddismo, invece, dovrebbe spezzare il legame di collegamento fra gli avvenimenti materiali e lo stato della mente ed offrire una prospettiva molto più elevata, anche in termini di felicità. Non si è felici per il raggiungimento di obiettivi o possesso di cose, bensì tramite un atto di pura consapevolezza della realtà “così com’è“ (cioè: coincidenza di Samsara e Nirvana). Ciò richiede un lavoro che si svolge esclusivamente nella nostra mente, la quale non ha più bisogno che la tal cosa accada o che la tal’altra sia da evitare. Una mente felice è una mente liberata dalla successione degli eventi e dall’attaccamento alle cose, alle opinioni, alle idee, alle illusioni. La Soka Gakkai propone invece, quasi esclusivamente, la ripetizione pressoché ossessiva del daimoku, e di brani del Sutra del Loto, in un incomprensibile giapponese medioevale (inintelligibile agli stessi giapponesi!) per risvegliare la propria innata Buddità.

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