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In tempi antichi i Santi provenienti dall’India alla ricerca del mitico regno di Shambala scoprirono nel cuore dell’Himalaia, a nord del massiccio dell’Annapurna, una misteriosa fonte d’acqua che sgorga tra le fiamme tenui di un fuoco perenne: di fronte ai loro cocchi vi era la sintesi degli elementi terra, acqua, fuoco ed aria. Iniziarono così a raggiungere questo luogo per meditare, rivelando a pochi discepoli l’ubicazione della sacra fonte, e nel corso del tempo Muktinath divenne la meta di pellegrini devoti. Qui l’acqua miracolosa consente alle piante di crescere anche se ci si trova a 3750 mt di quota, formando un bosco ornato da bandiere di preghiera, dove l’aria purissima è impreziosita dal suono di campanelle; assaporando la magia di questo eterico bosco ci si sorprende a chiedersi se non sia proprio qui la casa degli elfi. In questo giardino si siedono i Sadhu giunti scalzi dall’India ed i monaci tibetani; le fedi convivono armoniosamente, e all’interno del recinto sacro sono sorti alcuni piccoli luoghi di ritiro e templi che appartengono a induisti, sia vishvaiti che shivaiti, e buddisti.
A breve distanza, ai piedi del santuario, vi è oggi un villaggetto dove sostano i camminatori che si cimentano con il giro dell’Annapurna, e, poco oltre, vi è il bellissimo villaggio medioevale di Jarkot; più lontano, lungo la riva del fiume a fondo valle, vi è poi Kagbeni, che rivela il carattere tipico del Mustang. Adagiati sul versante settentrionale della vallata s’incontrano invece il monastero femminile di Tharcholing e, subito oltre, il villaggio di Chhaingur, dove si trova un piccolo Gompa di scuola Nyingma, quindi Purang e Dzong, che, come suggerisce il nome, fu un antico feudo ed il cui castello, che si erge sul villaggio tradizionale, è ora in rovina. Tra questi monti ci si può così immergere in un microcosmo che esemplifica in modo speciale il valore sia paesaggistico che culturale del mondo himalaiano.
Da alcuni anni Muktinath è raggiungibile con le jeep, non è più necessaria la fatica di un percorso a piedi, anche se i sentieri rimangono affascinanti e belli da percorrere. Il modo più usuale per giungervi è con un piccolo aeroplano da Pokhara a Jomoson, un paese posizionato tra il Daulagiri ed il gruppo dell’Annapurna, ai piedi del maestoso Nilgiri, da dove si prosegue o a piedi o con un mezzo. Alcuni preferiscono percorrere questo tragitto, almeno per uno dei tratti, in jeep. Jomoson è posizionato nel punto di transizione climatica tra le aree arboree delle regioni più meridionali e le regioni desertico di alta quota, caratteristico dei territori che giungono fino in Tibet.
Di seguito un’indicazione su come esplorare questa zona a piedi nel modo più bello.
1°g. Pokhara – Jomoson
Un volo stupendo che costeggia le falde dell’Annapurna e del Daulagiri, due giganti himalaiani di oltre 8000 metri, porta a Jomoson a 2713 metri d’altezza, dove ci si sistema in un lodge. Chi se la sente può recarsi a piedi fino al villaggio di Markha, molto bello e ben conservato, dominato da un monastero buddista. È una passeggiata di circa 2 ore verso sud che si svolge in un ambiente vasto, tra montagne che troneggiano 5000 mt più in alto! Il sentiero è pianeggiante, attraversa una zona con coltivazioni e villaggi ancora arborea.
2°g. Jomoson – Kagbeni
La meta dista circa tre ore di cammino lungo un sentiero che segue il greto del fiume, quasi sempre in piano; ci si alza di soli 100 mt., dai 2713 mt di Jomoson ai 2810 mt di Kagbeni. Man mano che si procede verso nord l’ambiente è sempre più desertico. Il villaggio di Kagbeni sorge in un’oasi incastonata tra ripide montagne terrose ai bordi del vasto greto del fiume Kali Gandaki; è culturalmente parte del regno del Mustang e buona parte degli amichevoli abitanti veste l’abito tradizionale. È un luogo immerso in un altro secolo, con le caratteristiche tipiche dei villaggi d’alta quota tibetani ed un interessante piccolo monastero di scuola Sakya. Agli ingressi del piccolo agglomerato più antico si notano degli strani feticci fallici, posizionati per tenere lontani gli spiriti malvagi, e le porte di molte case sono ornate con degli strani diagrammi di fili colorati, anch’essi parte del vasto patrimonio esorcistico di queste regioni. Si alloggia anche qui in un lodge.
3°g. Kagbeni – Jarkot (3519 mt)
La salita per Jarkot inizia ripida per un tratto, con panorami meravigliosi sull’oasi di Kagbeni e la lunga e arida valle che porta verso nord in Mustang; si notano nelle falesie terrose molte piccole grotte artificiali scavate come luoghi di ritiro dagli yogi, che venivano utilizzate anche come rifugi dalla gente della valle in caso di pericolo. Si raggiunge presto l’oasi d’alta quota di Jarkot su cui troneggia il monastero di questo stupendo villaggio. È la giornata più impegnativa, circa 5 ore di cammino.
4°g. Jarkot – Muktinath (3750 mt)
Una breve salita porta al villaggio di Muktinath, dove si alloggia in un lodge, e con una passeggiate ci si reca per una accurata visita della zona del vicino santuario, uno dei luoghi più puri di tutto l’Himalaia. Chi lo desidera nel pomeriggio può recarsi ad esplorare i villaggi posti sul lato nord della valle, che rivelano alcuni piccoli antichissimi monasteri, dove è ancora molto forte anche l’aspetto sciamanico Bön. Il più vicino è Chhuigur, che dista circa mezz’ora; i più allenati possono spingersi fino a Dzong (un’ora e mezza), che fu la capitale di un piccolo regno e conserva tutt’ora gli interessanti resti del castello.
5°g. Muktinath – Jomoson
Giornata di facile discesa che impegna per circa 5 ore di cammino; non si passa da Kagbeni ma si raggiunge il fiume Kali Gandaki più a sud, percorrendo un panoramicissimo sentiero a mezza costa da cui si gode della vista delle immense masse di Nilgiri e Daulagiri (8167 mt) che dominano l’orizzonte a sud. Al mattino, prima di iniziare a scendere, è possibile andare per un’ultima visita al santuario.
6°g. Jomoson – Pokhara
Si prende il volo per Pokhara che parte nelle prime ore del mattino; è possibile proseguire lo stesso giorno da qui per Katmandu
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