Le danze dei Cham
INDICE:
- Le danze dei Cham
- Le sette rappresentazioni create dallo Shabdrung
- Le altre rappresentazioni principali
Le danze dei Cham
Ogni Cham è composto da un insieme di diverse cerimonie, atti e danze e con l’inserimento di trame e danze specifici di quell’evento. Alcune forme sono però molto ricorrenti se non quasi d’obbligo, come ad esempio la Sha-Na Cham, popolarmente conosciuta come la danza dei cappelli neri. Tra le rappresentazioni che compongono i Cham del Bhutan ce ne sono sette la cui creazione viene attribuita dai bhutanesi allo Shabdrung, il grande illuminato del XVII secolo che diede forma alla struttura del Paese che persiste ancora oggi. Ma su questo ‘diritto d’autore’ ci sono opinioni diverse, perché la ‘danza dei cappelli neri’ in Tibet viene ascritta a Guru Rimpoce che, secondo la tradizione, la utilizzò per la purificazione del sito su cui sarebbe sorto il monastero di Samye, il primo ad essere fondato nel Paese delle Nevi; mentre per i bhutanesi egli utilizzò la danza conosciuta come Ging Dang Tsholing (vedi sotto). Queste sette sono state indicate separatamente e per prime.
Di seguito si è cercato di dare una descrizione delle rappresentazioni che sono più frequentemente eseguite; l’elenco che segue è piuttosto completo, ma non è ovviamente esaustivo. I nomi qui riportati sono quelli più comunemente utilizzati in Bhutan e sono tradotti nel nostro alfabeto seguendo la traslitterazione più usuale. Si tenga presente che le stesse danze in alcune località possono venir chiamate con nomi diversi; o una danza può essere divisa in diversi atti o, al contrario, più forme possono essere accorpate in un unico atto – con nomi ad hoc. Le denominazioni di atti e danze sono state inserite in ordine alfabetico e non per ordine di importanza.
Le sette rappresentazioni create dallo Shabdrung
Ognuna di queste è bellissima da vedere; se ci è concessa un’opinione, le tematiche svolte in Durdag, Guru Tshen Gye e Sha-Na Cham sono più immediate da interpretare ed è più facile seguirne il merito oltre che godersi il magnifico spettacolo.
- Chho-Shey
- Dranyen Cham
- Durdag
- Guru Tshen Gye
- Sha-Na Cham
- Sha-Na Nga Cham
- Tungam
CHHO-SHEY
Danza della canzone religiosa. I costumi sono simili a quelli utilizzati per Dranyen Cham (vedi sotto). La rappresentazione ricorda come Tsangpa Jerey nel XIII secolo sconfisse e convertì il demone tutelare del lago di Tsari Tsokar situato nel circuito di pellegrinaggio del monte Dakpa Shelri, il luogo più sacro del sud est del Tibet, consentendo da quel giorno ai devoti di recarsi con sicurezza in quel luogo santo, che si dice regali la piena felicità a coloro che vi giungono. La storia racconta che il demone assunse diverse forme, dalla rana allo yak, e infine si trasformò in una pietra su cui il maestro impresse l’orma del proprio piede.
DRANYEN CHAM
Danza con la chitarra. I danzatori indossano pesanti abiti di lana e calzari tradizionali di feltro, la tunica è nera, la camicia gialla, il copricapo rotondo e portano una spada. Un danzatore tiene tra le mani una chitarra bhutanese (Dranyen) ed i movimenti esprimono in modo gioioso la diffusione della scuola buddista Drukpa nel Bhutan ad opera dello Shabdrung.
DURDAG
Danza dei signori dei luoghi di cremazione. I danzatori portano maschere bianche con le sembianze di un teschio; impersonano le entità che regnano sulle moltitudini dei protettori della religione che abitano gli otto luoghi di cremazione che sono situati secondo la tradizione attorno al monte Meru, considerato qui come un mandala al cui centro risiedono le divinità tantriche. Spesso nei Cham entrano trasportando in un telo nero l’effige del demone e la posizionano al centro dello spazio di danza.
GURU TSHEN GYE
Danza delle otto manifestazioni di Guru Rimpoce. Vengono rappresentate le otto forme che il Guru assunse per portare nel modo più adatto ai diversi tipi esseri il messaggio di liberazione. Ciascuna delle otto figure solitamente esegue un giro di danza e si ferma poi di fianco a Guru Rimpoce, che dopo la processione d’ingresso resta seduto protetto da un parasole, porta una maschera dorata, è spesso accompagnato dalle due consorti Mandarava e Yeshe Sogyel ed è assistito da folletti (gli attori sono spesso dei bimbi che portano una maschera bianca). Le manifestazioni del Guru possono essere così riconosciute: 1, Tshokye Dorji (“Lampo di diamante nato da un lago”): maschera blu e verde dall’aspetto pacifico, abito di broccato, nelle mani campana e vajra. 2, Loden Chogsey (“Guru della suprema conoscenza”): maschera bianca dall’aspetto pacifico, abito di broccato rosso, nelle mani un piccolo tamburo e una ciotola. 3, Padmasambhava (“Nato dal loto”): maschera bianca con copricapo rosso e abito monacale rosso e giallo. 4, Shakya Senge (“Leone del clan dei Sakya”): maschera dall’aspetto di Budda con i capelli blu, abito monacale rosso e giallo. 5, Pema Gyelpo (“Re del loto”): maschera con ciuffi di capelli bianchi e barba rossa, abito di broccato rosso, nelle mani un piccolo tamburo e uno specchio. 6, Nyima Ozer (“Raggio di sole”): maschera con ciuffi di capelli blu e barba gialla, abito di broccato d’oro, nelle mani un tridente. 7, Sengye Dradrog (“Colui che parla con la voce del leone”): maschera terrifica blu, abito di broccato blu; anche i suoi attendenti portano maschere blu dall’aspetto irato. 8, Dorji Dragpo (“Lampo che genera timore”): maschera rossa dall’aspetto terrifico.
Quando le otto forme hanno completato l’atto entrano 16 folletti [a volte questa parte viene nominata RIGNA CHUDRUG e considerata una danza a sé stante] che indossano vestiti di broccato e ornamenti d’osso ed eseguono due danze in onore del Guru e delle sue manifestazioni, la prima con l’ausilio di tamburi, la seconda con campanelle e piccoli tamburi. Nei Cham dove è prevista una benedizione da parte del Guru le persone presenti si accalcano e formano una lunga coda per riuscire ad avvicinarsi. Al termine escono tutti di scena con una solenne processione.
SHA-NA CHAM
Sha-Na Cham, o danza dei cappelli neri, è eseguita normalmente da 21 danzatori, ma a volte anche solo da 5, che portano grandi cappelli di feltro nero senza indossare maschere, scarpe di feltro e lunghi abiti di broccato colorato. E’ un rito di purificazione che viene utilizzato anche per preparare il luogo fisico dove vengono costruiti gli Dzong, i templi ed i Chorten. Lo scopo è riconciliare gli esseri malevoli che abitano nella terra per poter utilizzare il sito senza conseguenze. I danzatori rappresentano degli yogi che hanno il potere di uccidere e restituire alla vita, ovvero possono anche eliminare fisicamente i demoni avendo però la capacità e lo scopo compassionevole di farli rinascere in una terra pura dove potranno ricevere gli insegnamenti di un Budda. Lo schema della danza segue le linee invisibili di un mandala e spesso, solitamente verso la fine del rito, viene distrutto il feticcio del demone. Gli yogi dal cappello nero prendono così possesso della terra proteggendola e quindi con un passo particolare detto “del fulmine” conferiscono il loro potere al mondo. Questa danza per la sua grande importanza veniva condotta ed eseguita dallo Shabdrung in persona.
SHA-NA NGA CHAM
Danza dei capelli neri con il tamburo. I danzatori, agghindati come per la Sha-na Cham, danzano battendo ritmicamente un tamburo il cui suono rappresenta la religione, onorando la vittoria della religione stessa sulle forze del male.
TUNGAM
Danza delle divinità terrifiche. I danzatori portano abiti di broccato, calzari di feltro e maschere dall’aspetto terrificante. E’ una danza spettacolare che ha lo scopo di liberare gli esseri mostrando loro Zangthopelri, la “Terra Pura” (traducibile approssimativamente come “paradiso”) di Guru Rinpoce. I danzatori che impersonano le divinità cercano di accerchiare gli spiriti del male facendoli cadere in una scatola metallica di forma triangolare, posta al centro, dove vengono uccisi con il phurba, il pugnale tantrico con tre lame. Così viene salvato il mondo ed i demoni sono trasportati sul sentiero della liberazione.
Le altre rappresentazioni principali
Anche tutte queste rappresentazioni sono bellissime da vedere; a nostro avviso le tematiche più facili da seguire quando si partecipa ai Cham si trovano in Ging Dang Tsholing, Raksha Ma-Cham e Shawa Shachi.
- Bumthang Tercham
- Dramitse Nga Cham
- De-Gye
- Dole Raksha Cham
- Ging Dang Tsholing
- Gingsum (o Gynging)
- Guang Drug Pawos
- Kyecham
- Pacham
- Phole Mo-Le
- Raksha Ma-Cham
- Shacham
- Shawa Shachi
- Shinje Yab Yum
BUMTHANG TERCHAM
Danza di consacrazione del luogo. Vengono indossate tuniche corte gialle e maschere bianche dall’aspetto pacifico; nelle mani i danzatori tengono un tamburo e una campanella. Ha origine da una visione che ebbe Pema Lingpa, il famoso santo bhutanese del XV secolo, di una danza con cui consacrare il tempio di Tamshing in Bumthang.
DRAMITSE NGA CHAM
Danza dei 16 suonatori di tamburo. E’ eseguita con tuniche gialle corte e maschere di animali; i danzatori portano un tamburo. Descrive la visione che Kunga Gyeltshen, Lama del monastero di Dramitse, ebbe della Terra Pura (paradiso) di Guru Rimpoce, quando gli attendenti del Guru si trasformarono in cento divinità pacifiche e cento divinità terrifiche che ballavano tenendo un tamburo nella mano sinistra.
DE-GYE
Danza degli otto tipi di spiriti (degli Yaksas, Mamos, Shindes, Gyelpos, Tsens, Dus, Lus e Lhas). Vengono indossate maschere di animali e i costumi sono gialli e lunghi fino al ginocchio. Queste entità, che regnano sul cielo, sulla terra e nel sottosuolo, causano ogni tipo di tormento agli esseri. Quindi le entità benefiche si manifestano come i re di queste classi di spiriti per convertirli al bene restituendo la felicità al mondo.
DOLE RAKSHA CHAM
Danza dello spirito guida dei morti (Raksha) del monastero di Dole. Il Raksha porta una maschera nera con le corna e indossa una tunica corta gialla. Si evoca la storia di come furono distratti i demoni dell’acqua che nottetempo distruggevano il lavoro eseguito di giorno dalle persone, impedendo così di completare la costruzione del ponte di Wangdi Phodrang. Venne celebrata dai monaci di Dole una danza nel cortile dello Dzong di Wangdi a cui assistettero anche i curiosi demoni del fiume. Un Raksha continuò le esecuzioni finché riuscirono a terminare i piloni del ponte, che fu immediatamente consacrato dal Je Khempo, impedendo così ogni ulteriore danno da parte dei demoni.
GING DANG TSHOLING
L’origine di questo rito viene attribuita a Guru Rimpoce, che secondo i bhutanesi lo eseguì personalmente a Samye dove fondò il primo monastero buddista del Tibet (VIII sec.), per purificare il sito eliminando le interferenze dei demoni che ne impedivano la costruzione. Nelle forme di questa rappresentazione viene descritto il paradiso di Zangthopelri, la Terra Pura da cui originano le incarnazioni del Guru, un mondo ben descritto dal maestro bhutanese Pema Lingpa che ne ebbe una perfetta e sublime visione nel XV secolo. Sia i danzatori Ging che Tsholing portano maschere terrifiche e i Ging hanno sul capo una bandiera e portano un tamburo. La danza dei Ging impersona gli eroi, le divinità tutelari e i folletti; la danza degli Tsholing le entità terrificanti convertite alla protezione della religione che provvedono a distruggere i demoni, i quali vengono simboleggiati da un’effige posta in una scatola metallica nera. Quando l’esorcismo è completato i Ging allontano i protettori della religione ed eseguono la danza della vittoria del bene accompagnandosi con il suono dei tamburi. E’ un rito di purificazione spesso accompagnato dai fischi dei presenti, che contribuiscono con questo a scacciare i demoni, e i Ging a volte colpiscono le persone con delle bacchette per eliminare le impurità del corpo. Il rito viene a volte anche utilizzato per predisporre il luogo purificandolo per l’apparizione di Guru Rimpoce (con la danze di Guru Tshen Gye).
GINGSUM [o Gynging]
Danza dei tre tipi di Ging (divinità tutelari): con i bastoni (Gyu-Ging), con le spade (Dri-Ging) e con i tamburi (Nga-Ging). Questa rappresentazione nasce da una visione che ebbe Pema Lingpa (XV sec.) quando visitò la Terra Pura (paradiso) di Guru Rimpoce. Nella prima fase i Ging portano maschere di animali indossando tuniche al ginocchio e tengono in mano il bastone con cui scacciare i demoni Nyulemas, che causano ostacoli nella vita e nella pratica meditativa. Poi, indossando maschere terrifiche, con la spada purificano le menti dei demoni inviandoli nel paradiso della pura coscienza; infine tengono in mano il tamburo, con cui celebrano l’allontanamento dei demoni e lo stabilirsi della felicità e della pace.
GUANG DRUG PAWOS
Danza degli eroi con i sei tipi di ornamento. I sei ornamenti consistono nei 5 oggetti d’osso che indossano i danzatori; si considerano come sesto ornamento la campana ed il tamburo portati da ciascun danzatore. I movimenti di questa danza ed il suono dei tamburi hanno lo scopo di svegliare dal torpore gli esseri prigionieri del ciclo delle reincarnazioni, inducendoli a percorrere il sentiero della liberazione.
KYECHAM
Danza degli accompagnatori. E’ eseguita a piedi nudi con maschere di animali indossando tuniche gialle corte e tenendo una spada nella mano destra. Si evoca la partenza del re mitico Norzang per una campagna nel nord dell’India, accompagnato da un esercito di divinità.
PACHAM
Danza degli eroi. Viene eseguita senza maschere con una corona dorata e tenendo in mano delle campanelle e un tamburo. Ricorda la visione che Pema Lingpa ebbe della Terra Pura (paradiso) di Guru Rimpoce, il mitico Zangtopelri, quando Egli apparve seduto in piena gloria al centro di un Mandala circondato da moltitudini di eroi (Pawo) ed eroine (Khandrom Pamo) che erano assorbiti in uno stato di beatitudine. Queste figure hanno un ruolo importante: sono gli esseri che accompagnano i defunti fino a Zangtopelri.
PHOLE MO-LE
Danza dei nobiluomini e delle dame. Vengono indossati svariati costumi e maschere dai molti personaggi che partecipano; è un atto con una vena spesso comica che origina dalla saga del re mitico Noezang. Due principi lasciano le loro principesse in custodia ad una vecchia coppia ma in loro assenza vengono tutti circuiti da una banda di comici demoni, con scene che scatenano l’ilarità generale. Quando tornano i principi tagliano i nasi per punire un tale comportamento; ma alla fine il naso viene riattaccato e rinasce l’armonia.
RAKSHA MA-CHAM
Danza del giudizio dei morti. La trama espone dei contenuti che si ritrovano in parte del Bardo Thodol, il “Libro tibetano dei morti”. I danzatori portano costumi e maschere diversi, con una predominanza di maschere terrifiche. Shinje Chhogyel, il Signore della morte, soppesa il karma del defunto che viene esposto per il bene dal dio bianco e per il male dal demone nero. Vengono normalmente rappresentati due giudizi, il primo di una persona negativa – a volte quando il peccatore si presenta, cercando di fuggire di qua e di là terrorizzato ma ricatturato ogni volta dagli assistenti del Signore della morte (i Raksha), viene estratta da un cesto la testa di una mucca della cui morte è responsabile. Viene quindi steso un telo nero che indica il suo sentiero verso l’ingresso negli inferni, su cui viene trascinato il dannato. Quando tocca al defunto con un buon karma viene steso un telo bianco, la via verso le rinascite superiori, il demone nero cerca di prendersi con la forza il poveretto, ma il dio del bene lo salva. Spesso nell’intervallo tra i giudizi tutte le figure eseguono una danza e tornano poi a sedersi.
SHACHAM
Danza dei cervi. Le maschere dei cervi sono solitamente bianche con grandi corna; si ricorda la vittoria di Guru Rimpoce contro il signore del vento, che procurava con la sua potenza difficoltà agli esseri. Il cervo era la sua montatura, che dopo il confronto venne utilizzata dal Guru per recarsi a tranquillizzare gli esseri, annunciando che pace e gioia tornavano a regnare nel mondo.
SHAWA SHACHI
Danza del cervo e dei cani. Racconta della conversione di un cacciatore da parte di Jetsun Milarepa, il grande mistico tibetano dell’XI secolo, che appare come personaggio solo verso la fine dell’atto. E’ spesso arricchita di parti comiche e satiriche, soprattutto nella prima parte, con diverse scene che coinvolgono l’aiutante del cacciatore e i demoni comici, e spesso includono anche l’esecuzione di un rito propiziatorio per la caccia, quindi all’opposto dell’etica buddista, che propone una satira della funzione religiosa. Quando compare Milarepa con fare regale indossando un lungo abito bianco inizia la seconda parte dell’atto, che ha un tono più propriamente religioso; la conversione del cacciatore è rappresentata tramite il salto di una corda, occasione questa per un accenno di movimenti acrobatici.
SHINJE YAB YUM
Danza di Manjushri, il bodhisattva della saggezza, nella forma del Signore della Morte (Shinje, da Shin = morte, e Je = signore) con la sua consorte. Shinje indossa una maschera con le sembianze di un bufalo irato e porta un abito di broccato.
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