Che visione dell’esistenza propone il sufismo? Vi sono mille sfaccettature, come è normale per un movimento mistico che in larga misura è anche poco codificato. Di seguito si è cercato di offrire un breve riassunto, senza pretesa di aver colto in queste poche righe il nocciolo dei contenuti di questo importante movimento religioso.
INDICE:
Il Sufismo è la realtà mistica dell’Islam: inizialmente solo una spiritualità discreta e ascetica, vicina alla corrente islamica persiana dello sciismo, fu poi combattuto dai teologi che l’accusavano di eterodossia e libertinaggio, poi riconciliato alla teologia nell’IX secolo grazie ad al-Ghazali e riavvicinato poi allo sciismo nel periodo mongolo (XIII secolo).
Malgrado le loro divergenze di metodo e di linguaggio, sufismo e sciismo seguirono una stessa filiazione iniziatica da maestro a discepolo, che risaliva al Profeta e in ultimo a Dio, attraverso l’arcangelo Gabriele. Tuttavia si contrapposero non solo per ragioni dottrinali e spirituali, ma anche politiche. La dinastia safavide (1501 – 1732), che nacque come ordine sufi e quindi adottò lo sciismo e ne fece la religione della Persia, represse alcuni ordini sufi giudicati sovversivi per la loro indipendenza e le loro idee.
Rendersi a Dio rinunciando al mondo è la via spirituale del Sufismo. Il corpo è una prigione, che va dominata, non rifiutata ed è attraverso l’amore che l’uomo è portato verso Dio e verso l’unione spirituale.
Dio solo è reale, mentre il mondo e l’ego sono delle illusioni. Tra Dio e l’uomo c’è quindi solo un ostacolo: l’egocentrismo, che deve essere purificato con pratiche spirituali, di virtù e povertà.
La creazione, il mondo, è al tempo stesso un velo che nasconde Dio e una finestra che ne rivela la sua luce. Tra la terra e l’Unità divina c’è una moltitudine di mondi, simili a tende che celano la luce eterna. La Terra è la scorza invisibile di una realtà infinita ed il primo scalino di una gerarchia di universi immateriali, spirituali e divini. La realtà suprema è l’Unità divina, trascendente, che abbraccia tutto ciò che è.
L’universo (il macrocosmo) e l’uomo (il microcosmo) si corrispondono: il corpo, l’anima e lo spirito sono in relazione col mondo sensibile, l’anima cosmica e lo spirito universale.
I sufi considerano Dio come il sole e vedono tutte le religioni come altrettante parole di Dio e cammini verso l’Unità.
Ogni sufi segue gli insegnamenti di un maestro (lo sheikh) e un’iniziazione marca l’entrata del discepolo nella confraternita e nella via che è chiamato a seguire per tutta la vita ed anche oltre.
La via del sufi è ritmata da meditazioni, ritiri e preghiere, che lavano l’anima dall’orgoglio e dalla mondanità e che aprono l’intelligenza alla contemplazione.
I dervisci amano mendicare, errare di città in città, esercitare attività umili. Nei dipinti il sufi è rappresentato con oggetti sia pratici che simbolici: una ciotola per l’elemosina (kashku), un’ascia (per la protezione contro gli animali e i ladri, nonché simbolo della guerra spirituale contro le passioni), un berretto, una borsa ed una tromba di corno.
Nel suo viaggio verso Dio il mistico passa da diversi stati (hal) e fermate spirituali (maqam), a volte con estasi e visioni sovrannaturali, che sono delle tappe e dei gradi di una graduale unificazione dell’anima col Divino.
Il mistico sufi è un esempio di amore autentico per Dio e di intelligenza libera da passioni. Egli ricorda ai re che il potere non è altro che un vento nel deserto ed ai religiosi teologi che la lettera della legge non è nulla senza lo Spirito.
Sciismo e sufismo esercitarono entrambi una forte influenza sulle associazioni di artigiani e sugli ordini di cavalleria (futuwwa). I più grandi poeti iraniani furono dei mistici: Ferdousi, Attar, Rumi, Sadi, Hafez e Djami.
A volte condannata dai giuristi, anche la musica ha un ruolo centrale in alcuni ordini sufi ed i poemi cantati oggi sono in genere di Hafez e Rumi. All’interno della società le confraternite mistiche sono state una presenza di spiritualità indispensabile, come lo sono stati i monaci in terra cristiana.
Nelle classi sociali modeste come presso i principi, il sufismo ha modellato una spiritualità ed una saggezza di vita che si ritrova ancora al giorno d’oggi.
Gli iraniani, anche se a volte poco religiosi, condividono tutti una sensibilità mistica, grazie proprio alla lettura spesso quotidiana delle poesie di Hafez, Rumi e Sadi.
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