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La Strada dei re è vecchia di 5000 anni. Nell’antichità era la principale via commerciale della Transgiordania e fu teatro di molti eventi della sua storia; nei tempi biblici si narra che Re Edom negò a Mosè il permesso di percorrerla ed in seguito i nabatei la utilizzarono per trasportare le merci più preziose da Petra alla Siria; fu rimodernata sotto Traiano per facilitare la comunicazione con le coste del Mar Rosso e nei secoli a seguire venne utilizzata da pellegrini e crociati per visitare e difendere i luoghi sacri della zona. Durante il dominio ottomano venne poi costruita una strada più veloce che transitava lungo i territori meno impervi del deserto arrivando fino a Damasco; la Strada dei Re perse così la sua importanza.
La Strada dei Re che da Amman porta a Petra può essere percorsa in una sola giornata, un percorso previsto in molti degli itinerari suggeriti. Partendo da Amman dopo 30 km si incontra Madaba e, poco lontano, la cima del Monte Nebo, da dove nelle giornate più limpide lo sguardo spazia oltre il Mar Morto e la Valle del Giordano fino a Gerusalemme. Proseguendo verso sud si attraversa lo spettacolare intaglio naturale creato dal Wadi Mujib, un’area dove è stata istituita una riserva naturale, composta di ripide falesie e profondissimi canyon che dai monti si aprono verso il Mar Morto e, più a sud, sul Wadi Araba, formando anche cascate di acque termali (ad Hammamat Ma’in, 30 km a sud ovest di Madaba). Procedendo sempre verso sud si incontrano i castelli crociati di Kerak e Shobak, e, oltre, si approda dopo circa altri 40 km a Wadi Musa, punto di accesso alla magica città rupestre di Petra.
La Strada dei Re può essere imboccata anche partendo dal Mar Morto; varia solo la sequenza delle prime due visite: si sale come prima tappa con una panoramica strada al Monte Nebo e da qui si raggiunge Madaba e si prosegue lungo il Wadi Mujib per Kerak. E, ovviamente, il percorso è altrettanto bello da sud a nord.
Madaba è chiamata la ‘Città dei Mosaici’ per i reperti di epoca bizantina che custodisce. Il mosaico più celebre è conservato nella chiesa di San Giorgio e raffigura una mappa della Palestina, originariamente composta da 2 milioni di tessere di pietra colorata, lunga più di 16 metri e alta circa 6, raffigurava un territorio vastissimo, dal delta del Nilo fino al Libano. E’ un capolavoro di geografia biblica dove viene indicato il percorso per raggiungere Gerusalemme attraverso le 150 località abitate dalle 12 tribù d’Israele; l’inclusione di alcuni siti come il Santo Sepolcro, costruito nel 543, hanno permesso di ipotizzare una datazione dell’opera attorno al VI secolo d.C. Il mosaico è stato anche di aiuto agli studiosi per individuare alcuni siti e località. Del mosaico originale sono sopravvissute solo delle parti, sufficienti però per poterne apprezzare la qualità e la precisione geografica dell’ esecuzione. Pare che lo scopo di un mosaico siffatto posto sul pavimento di una chiesa, oltre a glorificare le opere divine nella Terra della Bibbia, fosse di indirizzare meglio il pellegrino che si recava nei luoghi sacri.
Poco più ad ovest di Madaba si trova il monte Nebo, alto circa 800 mt, il punto più alto della catena dei monti Moabiti. E’ il sito più venerato della Giordania perché viene indicato nei testi biblici come il luogo della morte e sepoltura di Mosè; è sempre stato centro di culto e pellegrinaggi e sono venuti qui anche alcuni papi. I cristiani bizantini vi edificarono una piccola chiesa a base quadrata, dalla quale poi si sviluppò un complesso più ampio formato da una basilica e vari edifici monastici; attualmente la chiesa, il Memoriale di Mosè, è sotto la tutela della Custodia Francescana di Terra Santa. Si trovano interessanti mosaici e, oltre alla tranquilla bellezza del sito, colpisce il grandioso panorama che si apre ad ovest verso Gerusalemme.
Oltrepassate le parti più impervie del Wadi Mujib si arriva a Kerak, un’imponente roccaforte crociata costruita nel 1142 posta sulla sommità di un colle sopra l’omonima cittadina, a metà strada tra Amman e Petra. È una delle roccaforti più celebri del Medio Oriente, superata per imponenza solo da Crac des Chevaliers in Siria. L’edificio costituisce un esempio del genio dell’architettura militare crociata e sono interessanti da visitare anche le buie parti coperte, esplorando il labirinto di sale dal soffitto a volta, i lunghi corridoi interni e le prigioni. Il più famoso tra gli occupanti di Kerak fu Rinaldo di Chatillon, un personaggio cha ha lasciato un brutto ricordo per la sua brutalità; sfidò l’Islam nell’intento di conquistarne i luoghi più sacri, Mecca e Medina. Ma nel 1187 subì una terribile sconfitta in seguito alla quale fu decapitato per mano dello stesso Saladino e da allora iniziò il declino delle fortune dei crociati; il forte di Kerak capitolò alle truppe musulmane già l’anno successivo. In merito ai castelli crociati in Terra Santa è interessate sapere che venne edificata una rete di punti difensivi distanziati da un giorno di cammino, e di notte, su ogni castello veniva acceso un fuoco per segnalare a Gerusalemme che tutto andava bene.
A circa 40 km da Petra s’incontra il castello di Shobak, conosciuto all’epoca come ‘Le Krak de Montreal’, il primo dei castelli crociati ad essere edificato nel 1115; ma quanto osserviamo oggi risale in buona parte alla successiva epoca mamelucca, inclusi i torrioni e le mura. Arroccato sul fianco di una montagna, presenta un esterno imponente con un severo portale e muri di grande spessore; è in condizioni peggiori rispetto a Kerak, ma consente un’interessante visita, con la possibilità di esplorarne anche gli oscuri passaggi segreti.
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