La Gher è l’abitazione tradizionale mongola, affiancata oggi nelle città e nei piccoli centri di provincia da edifici di modello sovietico. Ha una struttura molto particolare ed unica nel suo genere. In occasione del cambio dei pascoli può essere smontata in breve tempo e caricata sui carri tradizionali con ruote di legno trainati solitamente da cammelli, ma negli ultimi anni questo mezzo di trasporto ha ceduto il passo ai più veloci camion. A svolgere questa mansione erano tradizionalmente deputate le donne. Si può riconoscere una gher stabile da una che viene spostata ai campi stagionali grazie alla piattaforma su cui poggia ed alla base che, nelle dimore fisse, può essere cementata.
L’ossatura della gher è costituita da un intreccio di tralicci di legno, khana, che hanno misure standard e vengono affiancati l’uno all’altro in modo da costituire un recinto circolare. La porta, khalga, fatta di legno decorato, viene rivolta sempre a sud. Al centro della gher si pongono due baghana, i grandi pali portanti che servono per sorreggere la cupola del tetto, il toono, al quale poggiano gli uni, i pali di legno che costituiscono il tetto vero e proprio. Il tutto è poi rivestito di panni di feltro, e, da tempi più recenti, da teli di cotone bianco incerati, che permettono l’apertura di un buco sul tetto, atto a far entrare la luce ed uscire il fumo della stufa.
Gli spazi all’interno della gher hanno una forte valenza sociale e non ci si deve sedere ovunque si desideri, ma bisogna rispettare una specifica divisione gerarchica che vede il posto d’onore al nord, che è destinato alle divinità, e i posti di minor prestigio distribuiti man mano che ci si avvicina alla porta di casa, posta a sud. Il lato destro entrando è destinato agli uomini, il sinistro alle donne. Al centro è posizionata la stufa, che anticamente era soltanto un fuoco contenuto in un braciere, che simboleggia la famiglia e la progenie ed il cui fuoco rappresenta la continuazione genealogica. La custodia della fiamma è affidata al figlio minore, l’Otgon (nome che deriva dalla parola turca per il fuoco), che nella tradizione mongola è generalmente l’erede delle sostanze paterne ed è anche responsabile del reperimento del combustibile, l’argal, ovvero lo sterco degli animali secco, che nel nord del paese, dove sono presenti le foreste, viene affiancato dalla legna. In realtà ad occuparsi del fuoco sono poi le donne, che lo accendono la mattina presto e lo alimentano durante il giorno per cucinare e scaldare l’abitazione.
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