Kumbhamela: Introduzione
KUMBHAMELA
INDICE
- Introduzione
- Storia e mito
- La motivazione
- Il contesto
- Solo in India è possibile
- Le origini fluviali
Introduzione
Al di là degli esoterici testi vedici, che alla fin fine sono letti e conosciuti da un esiguo numero di dotti, per i più quello che conta maggiormente non è una dettagliata conoscenza scritturale ma il riconoscere la realizzazione delle virtù dei maestri viventi o dei loro iniziati discepoli: ciascuno di questi è la rappresentazione dell’essenza e del risultato del percorso di maturazione spirituale che tutti accomuna. Questa appartenenza non si riconduce a degli schemi razionali rigidi, ogni volta che si formula una classificazione emergono sempre dei fattori che la contraddicono; ma questo è un problema degli spettatori, non di chi appartiene alla colorita famiglia di seguaci del Sanatana Dharma (legge eterna), che sentono la fortissima connessione comune di chi percorre i diversi sentieri che portano al vero. Le differenze vengono superate considerando che ogni mente ha bisogno di un suo specifico percorso per unirsi alla totalità dell’essenza universale, e tanto diverse sono le menti, tanto sono diversi i metodi ed interpretazioni utili per l’ottenimento dello scopo ultimo.
Il grande fiume del Kumbahmela offre l’intensa opportunità di incontrare questo spirito, un sentire accessibile a chi lo voglia vivere e sperimentare, se pur sfuggente ad ogni interpretazione.
In queste pagine si è cercato così di riassumere le necessarie informazioni di contorno con la storia, i siti dove si svolgono i Kumbhamela ed uno specifico riferimento al ciclopico raduno di Prayaga, di cui trovate un insieme di interviste, testimonianze ed un documentario con i relativi testi. Trovate anche un reportage di un amico viaggiatore girato al Kumbhamela di Haridwar ad aprile 2010. Di seguito alcune riflessioni introduttive.
Storia e mito
Nel mondo induista si riscontra una fede pressoché assoluta nel mito della magica brocca del nettare dell’immortalità, delle preziose gocce che caddero durante l’epica battaglia tra i numi all’origine del nostro tempo. Alcuni professori universitari indiani hanno però cercato di analizzarne più razionalmente le origini. Trova un certo consenso l’affermazione che vede una distinzione tra il rito dell’abluzione nelle date d’auspicio, che è un riferimento preciso nella tradizione scritturale dei Veda ed è nel dna della cultura indiana, e l’epica del Kumbhamela. Secondo alcuni il fatto che si siano sempre verificate delle colossali abluzioni di massa, in modo particolare a Prayaga, non è una prova che queste fossero vissute come un “Mela” che fosse anche “Kumbha”. Un Mela (ovvero: raduno religioso) avviene per diversi motivi, ed in questo caso si rilevano nei testi antichi delle precise indicazioni sulla località di Prayaga; è quindi possibile che l’epica del Kumbha (ovvero la storia della magica brocca dell’amrita), possa essersi innestata in un momento successivo. A questo proposito viene evidenziato che nell’iconografia più antica la giara (il kumbha) non si trova.
Storicamente diversi indizi portano a ritenere un probabile l’inizio della tradizione del Kumbhamela nel raduno iniziatico dodecennale dei Naga Sadhu a Prayaga, che secondo alcuni ricercatori pare risalga al 1200. Il momento di auspicio per questa iniziazione è chiamato Magh Mela (dove Magh è il nome del mese e Mela vuol dire raduno), un momento che trova le sue origini agli albori della storia nelle scritture vediche.
Che ai Kumbhamela i grandi protagonisti siano i Naga Sadhu è un fatto: sono loro a tuffarsi per primi nella acque dei sacri fiumi quando sorge il sole del giorno di auspicio. Ad affascinare sono anche le loro abitudini ed il peculiare aspetto: vivono nudi, dopo l’iniziazione si lasciano crescere i capelli senza mai più tagliarli ed i loro vestiti sono distribuiti ai poveri o bruciati, prendono un nuovo nome e sono considerati dei rinati i cui legami precedenti con la vita (anche il riconoscimento della propria madre) sono cancellati. Conducono vita eremitica e sono iniziati alle arti marziali in quanto difensori militanti della fede. Si spalmano il corpo con un impasto fatto di cenere e legno di sandalo, che mantiene il corpo in salute e lo protegge dal caldo e dal freddo. Le esibizioni marziali dei Naga hanno fondamento nella storia e la loro organizzazione in centri o scuole di addestramento ci ricorda che intere sette Naga combatterono contro gli invasori islamici non meno che contro i colonizzatori inglesi, a cominciare dalle prime guerre che la Compagnia delle Indie Orientali condusse contro i regni del Bengala e del Bihar, arrivando alla prima guerra d’indipendenza combattuta nel 1857.
La motivazione
Il Kumbhamela da un punto di vista oggettivo è una cosa banalissima: ci si reca ad un fiume e si fa un bagno. Il fascino viene, oltre che dalla massa del fenomeno che ne è conseguenza, dalla potenza della motivazione delle persone. Tutti i presenti, dal professore universitario, al guru, al santone, al pellegrino ignorante e analfabeta, condividono una fede indiscussa sull’effetto di questo atto rituale. Secondo i più colti l’elemento soggettivo della fede è il vero catalizzatore che darà il risultato. Ma che l’acqua sia santa e sacra non è minimamente messo in dubbio; casomai alcuni aggiungono anche fatti “oggettivi”: come si evince anche dall’intervista al prof. Dubey, dove si sente che l’acqua miracolosamente non marcisce, che nessuno prende malattie alla pelle o si ammala facendo il bagno.
Oltre all’atto di purificarsi tramite l’abluzione, paragonabile al battesimo ed al perdono nella cultura cristiana, la ragione per partecipare è l’apertura della via della liberazione, l’incontro con i Maestri e, per le diverse famiglie religiose, un momento di raduno. Il Kumbha è momento d’unione e confronto di un mondo assolutamente poliedrico, il mondo dell’induismo. I maestri ed i pandit (eruditi) in modi diversi sostengono ciò che è indicato nel Rigveda: l’unicità per ognuno della dimensione divina e del rapporto tra Atman (anima, anche cosmica) e Brahman (l’increato, l’origine, ecc.). Un dettaglio importante è che questa fratellanza accomuna tutti, non è limitata agli esseri umani, ma include le potenti forme divine, gli animali, anche gli insetti: tutti condividono la medesima profonda natura. Questa è la base per la tolleranza delle opinioni, stante però che ogni scuola presente al Kumbha promuove il proprio punto di vista e che nel passato i contrasti hanno dato luogo anche a cruenti confronti armati. Il Kumbhamela ha così anche il ruolo di “concilio”, dove i grandi maestri spirituali, i capi scuola e gli eredi di Shankaracharia si trovano per discutere le priorità ed i problemi della caleidoscopica comunità religiosa induista.
Per gli umili pellegrini che formano l’oceanica massa dei devoti qui vi è la magia di poter vedere ed ascoltare uno stuolo di Yogi, Sadhu, Swami, persone che sono considerate realizzate, di osservare il risultato della via religiosa sedendosi al cospetto di chi ha percorso il sentiero fino al suo fine ultimo per riceverne le benedizioni.
Il contesto
I Kumbhamela assorbono come un teatro di vita 24 ore al giorno con migliaia di situazioni che si affiancano e si accavallano: processioni, insegnamenti, teatro, atti da fachiro: chi giunge a fama perché tira una jeep attaccata al pene… o usa il medesimo per sollevare un tronco… Ed un infinito insieme di rituali, come quello vedico della yagya, la purificazione con i bracieri di fuoco. Tutto questo non si svolge in un mistico silenzio, ma tra il frastuono di una folla immensa, tra musiche, annunci degli altoparlanti, canti e salmodie: cosa che non sembra disturbare lo spazio interiore di alcuno e turba solo chi è lì come spettatore.
Oltre ai fatti più ampi sono affascinanti il comportamento dei singoli ed i volti. Si osserva la vita di un continente che si svolge per strada, in modo ancor più amplificato di come normalmente avviene in India. L’atteggiamento delle persone è di estrema tolleranza e disponibilità, e di curiosità per le persone di provenienza straniera. Si osserva come si prepara il cibo, come ci si pulisce e profuma, come si curano le poche cose. Una grande danza di movimento collettiva. Ricchi e poveri non si distinguono, chi sosta per alcuni giorni trova riparo nei campi, dove viene offerto cibo strettamente vegetariano e niente alcolici.
All’intorno si creano giganteschi mercati, con anche semplici luoghi per mangiare e la vendita di varie mercanzie. Ed anche intrattenimento: una moltitudine di rappresentazioni teatrali … tutte sulla Mahabarata o sul Ramayana, le due infinite saghe mitiche indiane, che fortunatamente contengono così tanti episodi e storie che danno spazio alla creatività ed alle scelte delle compagnie che le interpretano. Ma ci sono anche cose meno legate al tema religioso, come giostre e strutture da luna park. Uno spazio che nel suo insieme ha anche una parte commerciale.
L’afflusso dei pellegrini avviene in tutti i modi possibili: da chi arriva a piedi, ai convogli speciali dei treni e le colonne di pullman. Uno spaventoso groviglio che riversa le moltitudini nel magico punto del Kumbha! Unica regola generale, ognuno ha pochissimo con sé: un sacco, una piccola borsa, che si portano facilmente sul capo camminando i molti chilometri che vanno da dove si blocca il traffico alle acque purificatrici dei fiumi. Forse anche per far fede alle scritture, che raccomandano di avvicinarsi al divino con umiltà e camminando scalzi.
Per un’idea delle problematiche organizzative implicate in questi giganteschi raduni si vedano anche le considerazioni inerenti Mahakumbhamela.
Solo in India è possibile
Solo l’India può consentire una manifestazione del genere. Una simile massa altrove, ad esempio nei paesi occidentali, richiederebbe uno spazio infinitamente maggiore, e servizi complicatissimi. L’ingrediente fondamentale è soprattutto la fede religiosa che pervade l’intero mondo sociale. E’ la fede abbinata ad una oggettiva massa demografica gigantesca che rende fattibili i colossali Kumbhamela – l’unica altra nazione che potrebbe produrre masse di queste dimensioni è forse la Cina, che però, anche prima dell’avvento di Mao, non ha mai avuto motivazioni religiose così preponderanti nelle proprie abitudini sociali.
Le origini fluviali
Troviamo qui i semi della nostra cultura, le radici antiche.
Questo contenuto archetipo del Kumbhamela si sente anche nelle persone presenti. Molti volti hanno apparenze bibliche, barbe, lunghi capelli, tuniche, fronti dipinte, mentre le donne portano i sari colorati. Ed i Naga, il cui nome è quello degli spiriti del sottosuolo e dell’acqua, sono decisamente i fachiri dell’immaginario ed indulgono spesso in atti strabilianti. Ed anche le spiegazioni sul Samadhi, messo in pratica ad esempio da chi si fa seppellire per tre giorni…
Ma questi sono solo degli aspetti esteriori di qualcosa di radicato nel profondo, che induce col pensiero e le emozioni a sondare le origini della storia dell’umanità.
INDICE DELLA SEZIONE
- Introduzione
- Buddismo giapponese
- Buddismo tibetano e le sue scuole
- Kalachakra: Il tantra della ruota del tempo
- Kalachakra: Introduzione del XIV Dalai Lama
- Il Tantra buddista
- Origine del Kalachakratantra
- Shentong e Rangtong: Dolpopa, Buton e Orgyenpa
- Kalachakra e buddismo tibetano
- Shambala, Kailash e Shangshung
- Profezia e mito di Shambala
- La dinastia di Shambala
- Conferimento del Kalachakra
- Kalachakra: Bibliografia e collegamenti
- Kalachakra 2000 a Ki Gompa
- Ki Gompa: La sacra dimora di Kalachakra
- Ki Gompa: Consacrazione del luogo
- Ki Gompa: Danze rituali
- Ki Gompa: Creazione del Mandala
- Ki Gompa: Insegnamenti introduttivi
- Ki Gompa: Iniziazione di Kalachakra
- Ki Gompa: Danze popolari
- Ki Gompa: Il monastero
- Ki Gompa: Il campo tibetano
- Ki Gompa: Partecipanti e campo Amitaba
- Ki Gompa: Racconti dei partecipanti
- Kumbhamela: Introduzione
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